più o
men
repubblicane dell'età andatanon
gli si parton dagli occhi ed et le caccia per tutto.Quindi
una
noia,uno
schifo obbligato del presente in cuinon
vede i petti gagliardi vestiti di ferro, in cuinon
odeiltumultuare
delle libereassembleené
il rintocco celere dellacampana
delcomune chiamante
sotto il proprio gonfalone i cittadini soldati. «Ma
la civiltàha
sostituito più stabiliforme
di più stabile libertà futura »Che ne
importa a lui ? Eglivuole le apparenze esteriori, egli vuole glischiamazzi terribilmente armoniosi delle turbe, vuol dei tiranni ad ogni costo per poterliammazzare,
enon
ci essendo, li fìnge.Ma
questa età che afferma la propria libertà colle costituzioni, che si ribella
non
più collaspadama
con la
penna
inmano,
questo popolo chebada
ai traffici ed ai
campi
invece che aicomizi e alla propria sovranità, contento di significarla per—
126—
mezzo
di rappresentanti suoi,dàn
dispetto o bileamara
al poeta.E
la bileerompe
finalmente in tutta la sua potenza neiDecennali
eanche
piùveemente
poi nellenuove
poesie :ne
scaturisce la poesia car-ducciana diargomento
politico che, fattepoche
eccezioni,mi
pare la più fredda, la piùstentata-mente
entusiasta, e soprattutto poimi
pareuna
inutile cattivissima azione.
Prima
di chiarireilmio
concetto a questo pro-posito, nìidebbo
arrestareun momento
sui De-cennali, clievan
sopratutto famosi per l'inno a Satana. In quest'inno, per l'unica volta, il poeta manifesta esplicitamemtele proprie idee filosofiche,ovvero
crede di manifestarle, giacch»' io perme
ho
salda opinione clie lo stesso Carducci si sia ingannato a partito credendosi e dicliiarandosi razionalista. L'inno a Sataim èun
inno solitario chenon ha
più un'eco sola in tutta la poesiadiEnotrio
Romano
: la filosofia del poeta, qualeal-meno
appare nei suoi versi,non deve
cercarsi nella ragione,ma
nel sentimento ;mi
è avviso che il Carduccinon
credafermamente
inuna
qualclie dottrina,
ma
che siabbandoni
làdove
l'afietto lo
muove,
popolando,come
è uso dei poeti, dianime
edi particelle di Dio tuttele cose circostanti. iN'ei suoSatana due
fatti son perso-nificati : la ragione che si ribella aldogma
cieco e lo abbatte, lacarne
che, sottrattasi allati-—
127—
Fannia dell'ascetismo, rivendica i proprii diritti : e quest'ultimo fatto è evidentemente
un
effetto del primo.Or
egli inneggiaappunto
alla ragione perchè vincitrice di quella beghineria religiosa e intellettuale, com'egli la chiama, e perchè alui, novello pagano,
ha
ridonato ilgodimento
della bella natura,condannata come
causa di pec-cato dal cristianesimo. Il concetto si chiarisceanche
meglio in questi versi delle sueOdi
bar-bare. Egli cosi apostrofa il Cristo :Addio,semitico nume! continua Neituoimisterilamortedomina:
inaccessibileredeglispiriti Tuoi templiilsoleescludono.
Cruciatomartire tucrucigliuomini,
Tudi tristizia l'aercontamini:
Ma
icielisplendono,ma
ieampiridono.Ma
d'amorelampeggiano Gli occhidi Lidia.Ecco
perchè il poeta inneggia aSatana
: perchè eglinon
vuol lamorte ma
la vita, perchè vuoleil sole nei templi, perchè
non ama
che il martire cruciato cruci a sua volta e faccia tristi gli uo-mini. Luce, luce !Amore, amore
! Si apprezzinole gioie che la dolce terra dispensa ai mortali !
È
l'uomo antico che risorge ed evoca tutte le al-legreDeitàle qualisantificavanoconlaloronatura divina i piaceri delmondo.
Questa è, a
mio
avviso, la genesi logica del-l'innoa Satana, contro cui tanti anatemi furono—
128scagliati : considerato
da un
talpunto
di vista, quest'innomi
lascia, per la sua struttura, assai freddoe parco diammirazione.
Poiché sentimentopagano
ciha
ad essere meglio le mille volte l'inno addirittura greco aFeho
Apolline, lePrimavere
elleniche e tante altre odidove
il sentimentonon
è soffocato dalle idee razionalistiche e dalle eterne stucchevoli declamazioni contro il
dogma
ed ilprete,
ma
scintilla, freme, tripudia traun perenne
sorriso di fiori e dilabbra porporine.Dico
dunque,
pernon
più ripeterlo, che invano, perquanto mi
pare, si cercherebbeuna
propria opinione filosofica nel poeta nostro: sepure non
si voglia dar
nomo
di opinione filosofica a quel-l'aspirazioneviolenta ch'egli risente versoilmondo
antico con le sue idee panteistiche ed epicuree.
Questo
vano
tentativo di ricostruzioned'una
ci-viltà spentanuoce
all'espressione efficacedel sen-timentomoderno, pur
cosi forte nel Carducci: la cornice smagliante di colori greco-latini e medio-evali siff'oca ilquadro
: l'ideamoderna
si trova sulleforme
classichecome
sul letto di Procuste: bisogna per adattarvela o stirarla o accorciarla.E
lamedesima
osservazione èpure
applicabile alle poesie diargomento
politico, alle quali faccio ritorno.Ho
detto più su che esse sono perme una
inutile cattivissima azione.
Invano
si cerchorebbeuna
ragiono plausibile ppr giustificarele brutalità grossolane e spesso oscene, le diatribe velenose e—
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terribili per insulti sanguinosi, con le quali egli assale e 1' Italia e gì' italiani. Molte di esse in società che si rispetti
non
si possono dire neppure, ed ionon
le dico.E
questi insulti perchè? C'è chicreda inbuona
fede che, in questi tempi in cui è lecito spifferare quanto siha
di bello e di brutto sulla lingua in faccia al sole e ridergli poi sulmuso
per sopra-mercato, c'è chi creda, dico, che il Carducci silamenti in sulserio d'essere servo?
Che
egliveda
dei tiranni e degli schiavi? cheveda
la viltà cor-rere per le vie, e gliuomini
curvare le spalle sotto il bastone che li colpisce?Eh
via! nessunosa meglio del Carducciquanto
abbiano fatto i nostri padri per darci la libertà sconfinata di cuigodiamo:
nessuno sa meglio di lui quanto differiscano daiNeroni
e dai Caligola quelli che ei sicompiace
dichiamare
esositiranni,povera
gente che a breveandare
preferiranno al tronoun
impiego inun
municipio, fossemagari
quel di Firenze ; nessuno sa meglio del valente poeta che ilseme
dei Gracchièoramai perfetta-mente
inutile nei nostricampi
; eppure chi sa dirmi il perchè di assalti virulenticome
questi?Ve ne
offro, spigolandoliqua
e là, alcuni esempi:Ilghettod'Italia dischiusoèpertutti:
Alpopold'Italiachiuncalciovuoldar? (Meminissehorret).
-
130popolod'Italia, vecchio Titano ignavo Vileiotidissiinfaccia,tumi gridasti:bravo!
E
dei miciversi funebri t'incoroni ilbicchier.(Avanti).
E
alludendo all'occupazione diRoma, dopo aver
fattoingiuriosamente parlareigloriosispiriti latini,
conclude :
Così gli spirti magni entro il latino Ciel, di lor fuga mesto:
Trionfa la suburra; urla Pasquino: Viva l'Italia! io resto.