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Ma quello chea me importa è che non si confonda questo parassita con il realismo vero che son

fer-mamente

convinto essere

un

piogresso dei nostri di. In fin dei contisi dice e si ripete

da

tutti

che

la letteratura

ha

da essere lo specchio fedele delle tendenze, dei vizi, delle virtù d'un'intera età: si

pone

anzi l'aurea sentenza

come

base alla storia delle lettere, se

ne

magnifica la verità; e contutto ciò

quando

viene

un

poeta a presentarvi innanzi vivo e parlante l'uomo del secolo o

una

l'orma di essoche

pure

riconosceteinmoltissimidiquantivi attorniano, \()i vi ribellate seper

una

cagion vo-siia speciale (juella

forma

vi dispiace e negate ad-dii'ittura che ({uella sia poesia, negate che essa

debba

esser parte viva della letteratura.

E

a render più

compiuta

ladeclaniiizione,a met-tereil

colmo

agli insulti contro questa

povera

poe-sia, si evoca l'ombra di Dante, e la »<i dice

dimen-ticata

da

tutti i giovani poeti

che

all'Alighieri so-stituiscono Pietro Aretino , a Beatrice

Venere Pandemia.

()

Padre

Daniel i >tgiiaci d'un'idea

nuova die

splenderà certo nella poesia futura

non pongono

in rettoriche sfuriate il loro sprezzo per la ignobile

27

accusa:

non

l'anno

pompa

quotidiana dell'amore e della venerazione che

hanno

verso di te,

ma

ti

hanno

innalzato

un

altare nel segreto del loro cuore: e si confortano

pensando

che se tu levassi ora il capo dalla

tomba

e tornassia rivederelatua Firenze e ripigliassi la

penna —

o

babbo

Dante!

saresti

anche

tu

un

giovane letterato.

Del resto

malgrado

le stolte accuse e a di-spetto d'ogni argine che le si voglia opporre, la poesia

contemporanea,

voi potete vederlo

facil-mente,

cammina

a passi rapidissimi e vince ogni

animo innamorato

delbello: insensibilmente quel

non

so chediindefinito

che

io

ho

cercato di spie-gar

da

principio si manifesta nella

maggior

parte dei versi cheoggi

vedono

la luce: indizi di inge-gni arguti appaion

qua

e là su alcuni giornali letterarii;

sono canzoni di tali chefra qualche

anno

si presenteranno al pubblico a ricevere il

battesimodi poeti.

Leggete

quei versi :

un pro-fumo come

difrutto di regioni stranierevi alletta, vi

immerge

in

vaghe

meditazionie

pensando

all'au-tore voi susurrate :

Uno

strano ingegno.

In quellastranezza è il preludio

sempre

più evidente

d'una

novità che si avvicina, in quella stranezza vi balena innanzi a

quando

a

quando

il

lampo

d'un pensiero forte, splendido, nuovo.

È

il

fenomeno che

si avverte leggendo i versi di

Ferdinando Fontana.

Or

dicano i critici che il poeta

moderno ha

da

ispirarsi alle battaglie dellademocrazia, o aquelle della politica: sudino a provargli

che

egli

ha

da porsi al tavolino

con

lo scopo determinatodi far della poesia

morale

ocivile: cerchino di avviarlo per quel sentiero che pare l'ottimo a loro :

il

poetaquasialui

non

giungessequelconfuso gridìo, con la fronte alta e rivolta verso la sua

meta

misteriosa, procede indifferente :

abbandonato

alle ispirazioni sue scrive con la

medesima penna

l'inno panteistico alla

grande anima

del

mondo,

e la canzonetta rivelatrice di sussulti amorosi :

d'ogni cosa

che

gli fa

un

solco nel pensiero o nel cuore egli

consegna

la

memoria

in

un

verso.

Cosi,

non

altrimenti, si giungo alla conquista del pi'oprio scopo.

Se il poeta volesse, per contentare il critico, far violoiiza alla propi-ia natura, adattarn alla bocca la

tromba

epica

quando

è nato allo zuffolo, o pretendere alla

fama

di apostolo delle turbo-lenti idee sociali

quando

è fatto per dipinger negli inni la

calma

natura,

ognuno

intende quale ri-dicola figura ci farebbe la poesia.

E

i critici a questo

non badano

e

seguono

a ricercar nel poeta ciò

che

egli né voleva

poteva dire ;

ma

la

poesia, che è il pensiero

umano

acceso dall'affetto potente, nella sua ricerca di nuovi orizzonti

non

si arrestaai richiami,

non

siconturba aglischerni;

caduta, si rialza : smarrita, rintraccia paziente il

diritto sentiero.

Un

raggio

che

letralucadi

tempo

29

in

tempo

basta a confortare i suoi campioni in-trepidi : e

quantunque

i soldati dell'oggi

non

sperino

che

abbia loro

ad

arridere il

tempo

del-l'affermazione

chedal loro seno

debba

sorgere

il poeta il quale riassuma il lungo dubitare, il

lottare affannoso di questo periodo ditransizione e inizii l'età nuova,

pure

son lieti abbastanzadi aver intuito l'avvenire solenne, e di aver fatti essi i primi passi nel santo pellegrinaggio.

Al

disopra dellenostre simpatie, dei nostri odi e dei nostri dispettucci variabili, stanno più nobili interessi: quelli dell'arte, quelli della Poesia ita-liana.

Chi di voi sull'altare della

Dea

checi rallegra le

lunghe

noie

non

sacrificherebbe volonterosole proprie ire letterarie ? Ecco, io son

venuto

a

do-mandarvi

questo sacrificio: e scongiuro a'oì sopra-tutto, o giovani generosi, a

non

voler gettare spine sul sentiero

che

il poeta

moderno

calca affannando,

con

gli occhi rivolti a

una meta

che egli

non

distingue,

ma

nella quale crede

con

l'entusiasmo del neofita.

Francesco De

Sanctis finiva con queste parole che

hanno

del fatidico la sua storia della lette-ratura italiana :

«

Il

grande

lavoro del secolo

XIX

è al suo termine. Assistiamoad

una nuova

fermentazione di idee, nunzia di

un nuova

formazione.

Già

vediamo

in questo secolo disegnarsi il

nuovo

se-30

colo.

E

questa volta

non dobbiamo

trovarci alla coda,

non

ai secondi posti ».

Egli

dunque,

il critico spassionato eprofondo, divinò, e sono anni parecchi, il

nuovo

orizzonto letterario che ci si spiega lontano dinanzi ; di-vinò la

nuova

luce che presto o tardi diraderà queste tenebred'incertezza edidubbio incui bran-coliamo.

Nuove forme

stanno per sovrapporsi alle antiche: scoprirle è

una

conquista.Se alcun ardito osa avventurarsi alla fortunosaricerca, o giovani, l'accompagnino gli auguri od i conforti vostri. Gli antichi

han chiamato

ilpoeta vate, indovino. Ta-lora

una

partedell'avvenirebuiopar

che

siscopra,

come

per guizzai- di lampo, alla sua fantasia oc-cupata dal Dio: ed egli intuona

un

canto che

suona

quasi straniero alle orecchie dei

contem-poranei : perchèridere?

Noi non

intendiamoquella lingua, essa è la lingua dei nostri nepoti. Forse che Dante, il

massimo

fra i nostri profeti, parlò in lingua dei tempi suoi?

Vedete

: ogni genera-zione susseguente

ha

scoperto sé stessa e il suo pensiero in alcuna parto del divino

poema,

e il

commento

o la perfetta intelligenza di questo si svilupparonosoltanto a misura chenel

tempo

vinse o trionfò il lil)oro pensiero.

La

poesia ò vaticinio :

ma

vaticinio spogliato delle antiche

forme

paurose e solenni : essa ac-carezza

dolcemente

i vostri pensieri, suscita i

vostri affetti, e voi, inconscii, la respirate

col-—

31

l'aria : gridino

pure

i poeti contro alsecolo ban-chiere

è

una

vecchia loro abitudine escappa detto sovente

anche

ai più innamorati del pre-sente

il secolo banchiere par che li trascuri e li legge e ad ogni

nuovo venuto domanda

con ansietà se porti

con

se il

nuovo

verbo.

E

dei poeti alcuni

evocano

il cadavere

vene-rando

del passato, quasi

debba

rivelarci nella storia dei suoi affanni e delle sue vittorie tra-scorseinostri affanni e lenostre vittoriea venire;

altri

van

diritti incontroalla

meta

e interrogando la multiforme materia, o la ragione fervida nella lotta,

ne cantano

i responsi oscuri : altri

solle-vano

la propria

mente

oltre le nubi e

intrave-dono

strani

mondi

artistici, e

ne

ritornano pieni

il capo di azzurro, di indefinito: altri ritorto l'occhio dalla scena del

mondo

per fissarlo nel tumultodellapropriacoscienza, vidipingon l'uomo

moderno,

sfiduciato, stanco, dubbioso ; or pieno di giovanezza senteil

sangue

corrergli atorrenti per le

vene

e inneggia alla vita :

ma

tosto la

fiumana

s'arresta ed egli sta gelido e scettico contemplatore dell'umana

commedia. Tenta

alcuno l'inno della vittoria

— ma

l'armonia si perde in-avvertita : nessuna coscienza è preparata a ri-ceverla.

Non

si affannino i critici a deplorare

un

tale stato di cose, e a volere che il poeta batta lavia che più lor piacerebbe :

non

si

pretenda

ilpoeta

-

32

credente in

una

etàche

non

crede; si sia con-sentanei ai propri principii;

essere cioè la let-teraturalo specchio dellavita

morale

ecivile d'un popolo , lo scrigno in cui egli rinchiude

gelosa-mente

il sacro tesoro dei suoi affetti e delle su<f

meditazioni affannose.