• Non ci sono risultati.

Le recensioni coeve: il punto di vista adulto e l’insistenza sul patriottismo È un’esigenza della teoria della letteratura per ragazzi quella di riesaminare i propr

Ferenc Molnár, tra fama internazionale e modernità

3. I ragazzi della via Pál Nasce la prosa moderna per l’infanzia

3.1. Le recensioni coeve: il punto di vista adulto e l’insistenza sul patriottismo È un’esigenza della teoria della letteratura per ragazzi quella di riesaminare i propr

classici attraverso gli strumenti della critica letteraria e dell’interpretazione testuale, sfruttando un apparato teorico solido in grado di fornire un metodo d’analisi condiviso. Tale esigenza vale anche per I ragazzi della via Pál e vale anche nella loro patria d’origine. Lo studioso ungherese László Pál Galuska sottolinea infatti:

che almeno nell’istruzione primaria e, dove possibile, anche nell’istruzione secondaria bisognerebbe ripensare il canone letterario e le tematiche offerte. […] Certo, la maggior parte delle persone conosce le opere classiche o quelle della letteratura per ragazzi contemporanea, ma sono abbastanza approfondite e sufficienti queste conoscenze? Per ora, infatti, anche nel caso dei classici, come per di A Pál utcai fiúk di Ferenc Molnár, ci si

210 G. Komáromi, A gyermekkönyvek titkos kertje, Budapest, Pannonica Kiadó 1998, p. 144. La

letteratura per ragazzi ungherese si trova in questo periodo in una congiuntura molto favorevole. Komáromi sottolinea come nello stesso periodo nacque anche la poesia moderna per ragazzi. [A Pál utcai fiúkkal megszületett a modern magyar gyerekpróza. (…) Molnár Ferenc regényében nemcsak a modern ifjúsági próza, a modern idők is polgárjogot nyertek egy kamaszkönyvben.]

- 100 -

imbatte non di rado in una sorprendente ignoranza oppure in una carenza di ricerche. Eppure si tratta del più famoso libro ungherese per l’infanzia211.

I giudizi che hanno finora contrassegnato la ricezione dell’opera sono mossi, secondo Galuska, principalmente dalla componente emotiva della lettura e portano pertanto a un’interpretazione soltanto parziale: «Per il romanzo di Molnár non vi sono analisi affidabili, pensate, che seguano i criteri scientifici della teoria della letteratura»212.

La tendenza a giudicare il romanzo con una forte componente di emotività si riscontra già nelle recensioni coeve. Un’emotività che si declina essenzialmente in due atteggiamenti: quello nostalgico e quello pedagogico. Nel primo caso i recensori tendono a ritrovare nelle pagine di Molnár la descrizione di un tempo passato, del proprio tempo passato, quello della loro infanzia. Nel secondo caso si giudica il romanzo partendo invece dal criterio della rispondenza agli intenti pedagogici ufficialmente incoraggiati dalle istanze educatrici del tempo. L’emotività si riscontra in questo caso nel netto schieramento ideologico che, come visto già ampiamente, caratterizza la critica delle opere per ragazzi del tempo. È proprio attraverso questo coinvolgimento nelle recensioni, e dunque una tendenza allo schieramento, che si possono isolare quei temi e quelle caratteristiche del romanzo che possono aver destato maggiormente l’attenzione. Una disamina delle recensioni mette in evidenza innanztitutto come le varie voci dei commentatori – sia che tessano le lodi, sia che, più raramente, critichino il romanzo – si trovino d’accordo sulla sua eccezionale qualità artistica. Uno dei commenti più efficaci in questo senso è quello di Mariska Pap, comparso nel 1907 sulla rivista A hét. L’autrice ha «quasi ha paura» a chiedersi

se sapremo o no, noi orfani popoli ugrici, apprezzare secondo il giusto valore l’opera che Ferenc Molnár ha compiuto per noi, gettando le fondamenta ampie, solide, e così artisticamente belle che completerebbero anche il tetto, per la letteratura per l’infanzia moderna, una piccola letteratura a parte, singolare, vivace, di cui finora non abbiamo avuto pari213.

211 L. P. Galuska, A Pál utcai fiúk értelmezésének kérdései a magyar gyermekirodalmi kutatásban, in Könyv és Nevelés 10/3, 2008, URL: http://olvasas.opkm.hu/index.php?menuId=125&action=article&id=923. [hogy újra kellene gondolni az irodalmi kánon és az ajánlott irodalom témaköreit legalább az általános iskolai oktatásban, de ha lehet, akkor a középiskolákban is. (…) A legtöbb ember persze ismeri a klasszikus vagy kortárs gyermekirodalmi műveket, de vjon elég mélyek és alaposak-e ezek az ismeretek? Hiszen egyelőre méga z olyan klasszikusok, mint Molnár Ferenc: A Pál utcai fiúk c. regénye esetében is gyakorta meglepő tájékozatlansággal, illetve a kutatás hiányával találkozunk. Pedig ez az egyik leghíresebb magyar gyermekkönyv.]

212 Ibid. [Molnár regényének a “magas” irodalomtudományban szakmailag hiteles, átgondolt elemzése

nincs.]

213 M. Pap, recensione a A Pál utcai fiúk, in A hét, 1707, I, p. 16. [tudjuk-e majd mi, árva ugari népek,

kellőképpen értékelni a munkát, mit nekünk Molnár Ferencz végzett, ahogy kialapozta szélesen, erősen és olyan művészi szépen, hogy tetőzetnek is beillenék, – a modern gyermekirodalmat egy külön, sajátos, eleven kis irodalmat, amilyen nekünk eddig nem volt.]

- 101 -

Per Mariska Pap il romanzo è una piccola miniatura della vita, i personaggi sono un piccolo esercito di uomini appassionati che giocano fino in fondo la partita della vita adulta. Si sottolinea come tutti questi elementi della vita vera vengano esposti a piccole dosi, partendo da un «delizioso gusto giocoso»214. Non sono esplicitamente

trattati, eppure ci sono tutti: «nebbia e fumo, terra e uomo, l’ingiusta legge del pugno, le perfidie del destino, le lotte senza senso contro i mulini a vento, il tradimento infame e l’eroica esaltazione, piccole commedie frivole e grandi tristezze»215. Un tale

testo, così sostiene l’autrice, permette di far sbocciare dall’animo del bambino il vivido e caldo sentimento umano, la forza e la freschezza, l’amore per la vita e la capacità di vedere dov’è la verità. È chiaro che il punto di vista assunto da Pap, sia che si tratti di un giudizio estetico che di uno sul valore pedagogico, è quello dell’adulto.

Analoghi commenti li ritroviamo nella recensione di Aurél Kárpáti comparsa sul Bollettino ecclesiastico (Egyházi közlöny) nel 1907: vi si loda il carattere vivido della storia e della scrittura. L’autore sottolinea il fatto che il romanzo non sia stato scritto da un pedagogo e che quindi non possegga nulla di quelle noiose esortazioni paternalistiche all’amor di patria, alla morale, all’onore – pur contenendole tutte, ma nela forma di opera d’arte. Gli insegnamenti scaturiscono con naturalezza da una storia semplice, in cui Molnár restituisce, «senza darsi arie» da moralista, una parte di realtà e da essa, dalla storia del grund e dalla caratterizzazione dei singoli personaggi, si apprendono i veri valori morali e il senso della vita. L’autore sembra dire ai suoi lettori (così Karpáti):

Guardate, ecco qui, aprite gli occhi, perché chi non osserva tutto attorno a sé inciampa facilmente. La vita non è semplice contentezza, contiene anche dure lotte, ore amare, insuccessi. E in quei momenti cade, muore anche il migliore, il più giusto. Ma non è mai permesso disperarsi. Gli eventi non dipendono da noi, sono irrevocabili, è un peccato meditare su ciò che è successo. Domani è un nuovo giorno, porta nuove gioie e nuovi dolori. Prendete la vita quindi così com’è e non rimuginate. Vi è sì l’amarezza, ma a volte vi si trova anche la gioia, e di questa bisogna approfittare216.

214 Ibid.

215 Ibid. [hó és füst, föld és ember, az ököl igaztalan joga, sorshitványság, hiu tülekedés a szélmalmok

ellen, gaz árulás és hősi rajongás, léha kis komédiák és nagy szomoruságok.]

216 Kárpáti Aurél, Egyházi Közlöny 1907, p. 835. [Nézzétek, itt van, nyissátok ki a szemeteket, mert aki

nem lát meg mindent maga körül, könnyen megbotlik. Az élet nem csupa vidámság, nehéz küzködések, keserű órák, kudarcok is vannak benne. S oljkor a legjobb, a legigazabb is összeroskad, elpusztul. De nem szabad soha kétségbeesni. Az események függtlenek tőlunk, azok megmásíthatatlanok, ami elmult, azon kár tünődni. Holnap új nap hoz új örömöket és új bájokat. Vegétek hát az élet úgy, amint van és ne okoskodjatok. Késerüség is van, de öröm is akad olykor s ez ki kell haználni.]

- 102 -

Da queste prime recensioni si evince che novità, modernità e diversità del romanzo sono individuate principalmente nella mancanza del tono didascalico, nella naturalezza con cui il lettore può trarre degli insegnamenti dal testo.

Questo sembra valere tanto per il lettore bambino quanto per l’adulto che si immedesima nella storia, come testimonia un’altra recensione dello stesso anno. Pál Farkas scrive su Új idők (tempi nuovi) adottando il proprio punto di vista di adulto217.

In pochi tratti, egli descrive vita e morte dell’eroe “tragico” Nemecsek come una vita e morte comune, ordinaria, e motiva la commozione che scaturisce da tutta questa semplicità con lo sguardo nostalgico dell’adulto:

Questi ragazzini che si battono sul grund, che giocano con le biglie di vetro, sono nostri cari vecchi conoscenti. Li abbiamo conosciuti quando anche noi ancora ci battevamo sul

grund, quando rivestivamo le alte cariche di ufficiali nelle società segrete e con spavento

pensavamo all’eventualità che il coordinatore di classe potesse venire a sapere qualcosa di queste sacre faccende. E quando prendevamo più sul serio una riunione del circolo che non oggi lo sciopero politico di massa218.

L’autore della recensione si identifica dunque con i personaggi del racconto, seguendo del resto gli ammiccamenti del testo a personaggi realmente esistenti nella gioventù di Molnár. Nella recensione si ha anche una testimonianza di quanto rapidamente si sia trasformata la città di Budapest e, con essa, la sua gioventù. I tempi moderni vedono i ragazzi non più interessati alle lotte sul grund ma al cinema, non più alle storie di indiani ma a quelle di detective (Sherlok Holmes in testa). E così cambiano anche gli scrittori: «Nem de Amicis ír többé róla, hanem Wedekind» (non è più De Amicis a scrivere della gioventù, ma Wedekind). Soltanto quindici anni dopo rispetto alla data in cui si ambienta la storia, il romanzo viene letto da Farkas già come un romanzo “dei tempi andati”. Conseguentemente egli considera il Molnár dei Ragazzi di via Pál differente dal solito Molnár che i lettori del tempo erano abituati a leggere (o meglio a veder rappresentato sulle scene): un autore che per l’occasione di questo romanzo mette da parte la propria ironia. «La fredda ironia vivisezionatrice si tace quasi del tutto. La storia di questi ragazzini è stata scritta con caldo affetto.

217 Pál Farkas (1878-1921) era coetaneo di Molnár, anche lui di Budapest, anche lui di origine ebraica,

anche lui scrittore di romanzi (anche per l’infanzia) e di drammi, sebbene non fu scrittore di grande fama.

218 P. Farkas, Új idők, 1907, II., p. 306. [Ezek a grundon verekedő, leckétől drukkoló, üveggolyóval

játszó kis fiúk régi, kedves ismerőseink. Akkor ismertük őket, amikor még mi is verekedtünk a grundon, titkos egyesületekben előkelő tisztséget töltöttünk be és rémülve gondoltunk az eshetőségre, hogy az osztályfőnök e szent dolgokból megtudhatna valamit. És amikor még komolyabban vettünk egy önképzőköri ülést, mint ma a politikai tömegsztrájkot.]

- 103 -

Quell’affetto con il quale ripensiamo alla nostra infanzia ormai offuscata»219, nota

Farkas.

Un altro autore che tesse le lodi incondizionate del romanzo, in occasione della nuova edizione del 1911 con nuove illustrazioni dell’artista Miklos Vadász, è Aladár Schöpflin220. Il fatto che il critico, a soli quattro anni dalla prima pubblicazione, parli

di successo «profondo e duraturo dell’opera», fa riflettere, per contrasto, su quanto la letteratura per l’infanzia fosse destinata, allora come spesso oggi, a essere letteratura di consumo usa e getta. Egli mette in rilievo come uno degli ingredienti che hanno reso in breve tempo il romanzo uno Standardwerk della letteratura per ragazzi sia la scrittura che combina «cuore caldo» con «fresca forza creativa», caratteristica che lo distingue dal gran numero di opere per l’infanzia a cui il pubblico è normalmente abituato.

Attraverso l’elogio dell’incontro “congeniale” tra il testo scritto e le illustrazioni che lo arricchiscono, il recensore mette in luce le caratteristiche proprie del romanzo. Delle illustrazioni loda la «straordinaria freschezza e ricchezza di composizione e di forme», «la sicurezza della caratterizzazione» dei personaggi, i tratti leggeri, essenziali, che «nel tono, nel carattere, si amalgamano al testo, non lo schiacciano, ma nemmeno si dissolvono accanto a esso, piuttosto lo mettono in risalto, e quando serve lo accentuano, e in questo modo essi stessi acquistano vigore»221. A chiosare questa

descrizione, Schöpflin aggiunge che si conoscono pochi libri ungheresi in cui scrittore e illustratore abbiano mostrato un tale fortunato incontro.

Non tutte le recensioni sono tuttavia concordi nel definire il valore pedagogico del romanzo. Voce fuori dal coro rispetto a quelle che hanno salutato con favore un testo privo di costrizioni didascaliche è infatti la firma di Ludovicus per la Magyar Középiskola, rivista della scuola primaria. Sul numero del 15 settembre 1908 egli lamenta la leggerezza con cui vengono tralasciati temi a suo avviso fondamentali quali l’amor di patria e la fede:

Ma oltre a ciò vi sono poi vistose mancanze: in un romanzo per la gioventù non si dovrebbero trascurare i concetti di amor di patria e fede. Infatti questi sono i motivi più forti del nostro intero universo di sentimenti. Occorre curarli nell’anima dei bambini e dei ragazzi. Il tema dell’amor di patria viene toccato di tanto in tanto dall’autore, quando

219 Ibid. [A hideg, boncoló irónia majdnem egészen elhallgat. A kis fiúk történetét meleg szeretet írta.

Az a szeretet, amelylyel a magunk ködbevesző gyermekkorára gondolunk.]

220 A. Schöpflin, Molnár Ferenc könyvei, in Vasárnapi Újság, 51, 1911, p. 1035. Aladár Schöpflin (1872-

1950) fu critico e storico della letteratura, scrittore e traduttore. Si occupò molto della letteratura ungherese contemporanea, e fu molto attento ad evidenziare l’importanza degli scrittori del Nyugat.

221 [hangulatban, karakterben egybeforrnak a szöveggel, nem nyomják, nem is enyésznek el mögötte,

- 104 -

paragona alla patria il grund, che dobbiamo difendere allo stesso modo, ma si tratta di un riferimento molto tenue. Il tema della fede invece è completamente bandito dal libro, come se lo scrittore evitasse quasi di proposito la valorizzazione di questo aspetto. Che bell’occasione sarebbe stata ad esempio per lo scrittore nell’episodio della morte di Nemecsek mettere in risalto almeno con un tratto il sentimento di fede! Così il destino di Nemecsek, il piccolo, simpatico eroe scolaro è tristemente tragico e a momenti nemmeno l’adulto riesce a confortarsi: laddove con il pensiero consolatorio della religiosità l’adulto sarebbe molto più equilibrato e ci sentiremmo confortati. In questo modo il romanzo termina con la disillusione, e fa male222.

La messa in luce di queste mancanze da parte del recensore può essere letta ai fini di questa analisi come una riprova della diversità del romanzo rispetto al tradizionale filone pedagogico della letteratura per ragazzi. La modernità, che coincide anche con l’esaltazione dei valori borghesi, mette in secondo piano anche la religione223.

Involontariamente, nel criticare la mancanza di un elemento a suo avviso fondamentale nella letteratura per ragazzi, il recensore mette il luce uno degli elementi centrali, cruciali del romanzo: quello della disillusione. È un tema che si ritrova fortemente presente nella postfazione di una delle più recenti traduzioni italiane (che riprenderò nel prossimo paragrafo) e che dimostra dunque come forse la sua trattazione sia frutto di tutt’altra sensibilità, di tutt’altri tempi. Ma ad approfondire questo argomento ci si muoverebbe in una direzione diversa da quella che stiamo tracciando, la quale ci porta comunque a fare un salto in avanti nel tempo, ma allo scopo di isolare e presentare in maniera più chiara il problema del patriottismo e dell’educazione alla guerra. È utile, nuovamente, lavorare per contrasto per raffinare lo sguardo su quanto ci si è proposti di analizzare. È in questo senso che occorre tornare all’analisi di Delfino Tinelli, già citato in apertura di questo paragrafo.

222 Ludovicus, Magyar Középiskola, 5 settembre 1908, pp. 445-448, qui p. 446. [De ezek mellett vannak

aztán feltűnő hiányai: Egy ifjúsági regényből nem lett volna szabad a hazaszeretet és vallásosság gondolait mellőzni. Pedig ezek egész érzésvilágunknak legerősebb motivumai. Kell, hogy a gyermek, ifjú lelkében ápoljuk őket. A hazaszeretet gondolatát ugyan elvétve érinti az író, amikor a grundot a hazához hasonlítja, amelyet épen úgy meg kell védenünk, de ez nagyon halvány vonatkozás. A vallásosság gondolata pedig telyesen számüzve van a könyvből, mintha az író szinte akarva kerülné ennek a gondolatnak az érvényesítését. Milyen szép alkalma lett volna az írónak például Nemecsek halálában a vallásosság érzését legalább egy vonással kidomborítani! Így Nemecseknek, a kis rokonszenves diákhősnek sorsa siváron tragikus s vele úgyszólván a kifejlet sem válik megnyugtatóvá: míg a vallásosság vigasztaló gondolatával a kifejlet sokkal harmónikusabb volna s megnyugvást éreznénk. Igy a regény csalódással végződik s ez fáj].

223 È interessante notare che un’osservazione analoga sull’assenza del motivo religioso si legge ancora

nel 1967 nel saggio di Delfino Tinelli: «Sono, invece, appena sfiorati e senza vero impegno, i motivi della famiglia, e del tutto assenti i valori dell’educazione religiosa» (p. 56). Il critico, che probabilmente aveva ancora a modello il classico dei classici per la scuola, il libro Cuore, continua: «Certamente è auspicabile che un’opera di letteratura per l’infanzia, ispirata da intenti espressamente formativi, tenga debitamente conto di tutti i valori dell’umana perfettibilità, al vertice dei quali sta quello religioso» (p. 57).

- 105 -

Sorprende infatti leggere un giudizio diametralmente opposto rispetto a quello riportato da Ludovicus sul tema dell’amor di patria. Nella sua analisi, Tinelli lo presenta come il valore cardine declinato nel romanzo in tutte le sue sfaccettature:

È certamente ozioso segnalare che il racconto della lotta dei ragazzi di via Pál contro le Camicie Rosse tende scopertamente alla formazione del buon cittadino capace di diventare, all’occorrenza, un buon soldato, di combattere eroicamente e di morire per la patria. E se pensiamo che, cronologicamente, i fanciulli della via Pál hanno raggiunto la maggiore età giusto negli anni 1914-1918 e che avranno certo rivissuto nelle trincee lo spirito che li animava sul campo della via Pál, ci appare evidente che il Molnár, accingendosi, nel 1907, ad una opera educativa diretta in questo senso, ebbe un intuito degli ideali del momento che diremmo, purtroppo, quasi profetico224.

Tinelli definisce l’amor di patria il valore di tutti i valori, «il principio supremo ordinatore di tutti gli altri valori vissuti ed espressi dai ragazzi di via Pál», da cui partono i conseguenti motivi della bandiera, dell’esercito, della disciplina, della fedeltà, dell’eroismo, mentre il contrappunto a tutti questi valori è il tradimento225.

Quanto abbiamo presentato finora dimostra che quella di Tinelli è ben lungi dall’essere una segnalazione “oziosa”: la domanda sul posto occupato dall’amor di patria all’interno del sistema di valori del romanzo ha una risposta tutt’altro che scontata, che molto dipende dal tempo e dal luogo in cui viene formulata.

Ci troviamo di fronte a un punto cardine della trattazione, in cui risulta evidente la complessità di composizione e ricezione del messaggio letterario. Se non chiarita, la questione può portare al paradosso: il romanzo ha avuto successo – in Ungheria e nel resto del mondo, e in particolare in Italia – perché rompeva con la tradizione precedente, oppure al contrario perché rispondeva ai criteri comunemente richiesti o accolti di buon grado dalle istanze sanzionatrici? A questa domanda si può provare a fornire una risposta esaminando a fondo il problema delle traduzioni e tenendo a mente una delle osservazioni che Ernst Seibert fa sulla posizione particolare, anzi paradossale, della letteratura per l’infanzia e nello specifico dei suoi classici, posizione dovuta anche alla sua ricezione attraverso diversi media:

Klassiker insbesondere der Kinderliteratur sind jene tatsächlich (immer noch) rezipierten Werke, die an sich das höchste Maß an Historizität aufweisen, die aber dennoch oder gerade deswegen für die Rezipienten einen absolut gültigen Einblick ins Kindheitsleben vermitteln. (Absichtlich ist hier von Rezeption – und nicht von Lesen – die Rede, weil in den seltensten Fällen die Originalfassungen gelesen werden und ihre Bekanntschaft mit

224 Ivi, p. 81. 225 Ibid.

- 106 -

den literarischen Figuren und ihren Abenteuern zumeist gar nicht aus der Lektüre, sondern aus medialen Bearbeitungen herrührt.)226