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Ideologia della cooperazione

4.5. Altri due esempi: la Provincia di Bologna e la Regione Veneto

4.5.2. Regione Veneto

L'altro sito che abbiamo scelto come tipologia della strategia “istituzionale”, il “contrario” in termini greimasiani, del sito della Provincia di Bologna che abbiamo appena descritto, è quello della Regione Veneto. I motivi della scelta derivano dalla prototipicità del sito stesso, che condensa nella sua semplicità le caratteristiche degli altri siti regionali che possiamo far rientrare in questo modello, che illustreremo nel paragrafo successivo.

Iniziamo la nostra analisi segnalando l'evoluzione che il sito ha subito nel tempo, che concerne soprattutto la denominazione della sezione di riferimento e i contenuti testuali, mentre a livello strettamente visivo non è stato effettuato nessun restyling. Infatti, come possiamo vedere nelle immagini seguenti, riferite alle versioni del 2006 e del 2008 del sito, le differenze non saltano all'occhio, come è avvenuto invece in altri casi regionali (a questo proposito vedere l'appendice).

Figura 15. Il sito del Veneto nel 2006

La struttura, la trama visiva, e la navigazione non cambiano. Si tratta di pagine interne al portale regionale, e il percorso per arrivare rimane: Home page>Temi Istituzionali>Relazioni Internazionali. Il colore blu/grigio regna sovrano. Nello spazio centrale si sviluppano i contenuti accerchiato dagli strumenti di navigazione, costituiti dal frontespizio con il logo regionale, dalla barra principale orizzontale sottostante, con 5 sezioni (LA REGIONE, TEMI ISTITUZIONALI, SERVIZI ALLA PERSONA, AMBIENTE E TERRITORIO, ECONOMIA) e dalla barra di sinistra. La navigazione tematica rimane invariata e allo stesso modo a destra ritroviamo gli uffici e le strutture amministrative di riferimento, con tanto di nominativi degli assessori competenti e dei funzionari, con mail e indirizzi.

La navigazione è unica, semplice e intuitiva, si conosce sempre dove ci si trova grazie al path, si tiene in conto anche l'usabilità, con la possibilità di aumentare il contrasto e di fare una ricerca con un motore interno. Prevalgono i sintagmi nominali e nel complesso la sobrietà, che si distingue in testi brevi, spaziati, e nella mancanza di immagini. Ritroviamo le caratteristiche che individuano il sito come modello della strategia dell'istituzionalità.

Comparando le due versioni del sito, appare invece una variazione, che (come si può vedere nelle due immagini seguenti) avviene a livello dello stile discorsivo e della narrazione veicolata dai testi.

In primo luogo, cambia la catalogazione della tematica di riferimento: se nel 2006 la sezione si chiamava DIRITTI UMANI E COOPERAZIONE ALLO SVILUPPO, nel 2008 (e nella versione attuale) si chiama COOPERAZIONE ALLO SVILUPPO E SOLIDARIETÀ INTERNAZIONALE. Questo cambiamento è accompagnato dall'ampliamento della sezione, che nel 2006, nella barra del menù a sinistra comprendeva solo due parti, COOPERAZIONE ALLO SVILUPPO E DIRITTI UMANI, mentre attualmente troviamo 7 sezioni (Contributi e Finanziamenti, Il Comitato, Programmi Piani e relazioni, Link Utili, Normativa, Archivio News, Pubblicazioni). La barra verticale di destra rimane invece la stessa, con i contatti dell'assessore e degli uffici competenti, insieme ai Bandi-Finanziamenti.

Nel caso del 2006, la pagina centrale della sezione si apre con il seguente testo, dal titolo IL VENETO PER LA PROMOZIONE DEI DIRITTI UMANI, LA CULTURA DI PACE, LA COOPERAZIONE ALLO SVILUPPO E LA SOLIDARIETÁ INTERNAZIONALE:

La tutela dei diritti umani e il raggiungimento di un ordine internazionale più equo che permetta ai paesi in via di sviluppo (file.pdf) di raggiungere standard internazionali sono obiettivi che ogni livello politico e di governo deve porsi: dalla Carta delle Nazioni Unite, alla Costituzione Europea e a quella Italiana, fino agli ordinamenti delle regioni e degli enti locali. Questo è l'impegno della regione Veneto, che è stata la prima regione italiana a dotarsi di una legge dedicata a questi temi, già alla fine degli anni '80, con le leggi 18/1988 e n.18/1992.

Notiamo da un lato la volontà di riconoscimento come “ente pioniere” nell'intraprendere azioni dirette di cooperazione, per il quale lo sviluppo di paesi stranieri è una priorità e un dovere, e dall'altro lato l'intenzione di spiegare al cittadino in cosa consista la cooperazione e il suo oggetto (vedi ad esempio che accanto alla menzione di Paesi in Via di Sviluppo si apre un documento che spiega quali sono e la definizione degli stessi). Questa intenzionalità è rafforzata dall'uso di strumenti esplicativi come il documento-power point (un formato particolarmente utilizzato nella didattica), per definire l'ambito della cooperazione, e dal tono interrogativo utilizzato anche nei testi successivi. Infatti, quando si apre la sottosezione COOPERAZIONE ALLO SVILUPPO, che nel testo centrale diventa COOPERAZIONE ALLO SVILUPPO E SOLIDARIETÀ INTERNAZIONALE (mentre i Diritti Umani che avevano condiviso il titolo della sezione passano a costituire un appartato a sé stante, raggiungibile attraverso la barra di sinistra), appare la domanda “Cos’è la cooperazione allo sviluppo – o aiuto internazionale” e la spiegazione risulta essere una citazione dalla legge del Ministero degli esteri, da cui si riprende anche la definizione di cooperazione decentrata che viene data nel Power Point allegato. Segue la domanda: “Cosa sono gli interventi di

solidarietà internazionale”? E “Cosa fa la Regione Veneto per la Cooperazione allo Sviluppo e la Solidarietà Internazionale”. Si spiegano quindi esaustivamente, con

un linguaggio diretto e semplice, le attività della regione in questo senso.

La struttura linguistica, il tono, il registro e l'insieme degli strumenti a disposizione, delineano un'intenzione dell'autore di dirigersi direttamente, in un appello, ad un destinatario che non potrebbe non sapere di che cosa si sta trattando, ma che a ha disposizione tutta l'informazione necessaria per verificare le azioni della

Regione Veneto, e nello stesso tempo, nel caso non lo sapesse, di farsi un'infarinatura della cooperazione allo sviluppo. L'enunciatore cerca di instaurare quindi un contratto di lettura basato su una distanza pedagogica, attraverso un regime discorsivo della competenza e dell'autorità: la Regione “insegna” al cittadino e lo informa prima di tutto sulla tematica, in una volontà di diffusione e di necessità di educazione, dato che, come abbiamo visto nel primo testo, la cooperazione dovrebbe essere una priorità per qualsiasi istituzione pubblica. Quindi l'istituzione pubblica si qualifica con un SAPERE e un DOVERE FARE, nel nome di una missione di guida e di educazione dei propri cittadini, e di una competenza che la indica come soggetto principale delle azioni di cooperazione. È interessante notare che questa strategia discorsiva si accompagna da un lato ad una trama visiva che conferma questa autorità, coerente a quella che abbiamo definito come lo stile ISTITUZIONALE, che contrasta però con lo stile del discorso, la relazione di complicità instaurata con il destinatario (non solo un soggetto competente, ma anche qualsiasi cittadino che non abbia mai sentito parlare di aiuto allo sviluppo), che invece appartiene alla strategia dell'umanitario. Questa rottura rispetto ai modelli che abbiamo ipotizzato viene però sanata nella versione del 2008.

Nel sito attuale, infatti, i diritti umani scompaiono e la sezione si chiama semplicemente COOPERAZIONE ALLO SVILUPPO E SOLIDARIETÁ. Questo cambiamento ci sembra rilevante, perché indica uno spostamento all'interno del campo semantico che abbiamo delineato in riferimento al tema trattato: nella versione precedente del sito, i diritti umani sono messi sullo stesso piano della politica di cooperazione, e la Regione Veneto si dota di una competenza (sapere) e di una intenzione (dovere) che delinea la cooperazione come un mezzo, uno strumento per permettere al destinatario, i paesi in via di sviluppo, di raggiungere l'oggetto di valore, costituito dallo SVILUPPO o meglio, dal livello di sviluppo della regione stessa. In questo caso, invece, la narrazione cambia:

La cooperazione decentrata allo sviluppo

La Regione del Veneto, attuando negli anni la propria attività di cooperazione decentrata, ha messo in piedi un "sistema Regione" per la cooperazione: la Regione coordina e "mette in rete" gli attori della cooperazione, realizzando e sostenendo iniziative che hanno un forte

radicamento nel territorio veneto. La sua azione si è inoltre caratterizzata per il fatto di considerare i destinatari dell’aiuto come veri e propri partner, con cui instaurare relazioni operative e durature di scambio reciproco e di sviluppo concreto.

La solidarietà internazionale

La Regione realizza numerosi interventi di solidarietà internazionale, intendendo come tale l'aiuto umanitario a favore di popolazioni colpite da gravi calamità naturali o da altre situazioni straordinarie di crisi. Questo tipo di interventi ha una durata necessariamente limitata nel tempo, in quanto il suo scopo è quello di rispondere con immediatezza a situazioni di emergenza.

Notiamo immediatamente come si distingua fra la cooperazione, che si specifica come decentrata, e la solidarietà internazionale, che definisce le azioni umanitarie, limitate agli interventi di emergenza in caso di calamità naturali, quindi a situazioni puntuali, dei quali si specifica la limitazione nel tempo. Questa divisione è netta, e se da un lato risponde ad una maggiore precisione e testimonia una conoscenza del campo (in cui effettivamente le attività di cooperazione vanno distinte da quelle di emergenza, differenti per modalità di azione, intervento, pratiche eccetera), dall'altro testimoniano un cambiamento nella strategia discorsiva, più vicina a quella che abbiamo definito dell'istituzionalità.

La Regione di ritaglia il ruolo di “coordinatore”, per cui si evince che i soggetti della cooperazione sono altri, e i paesi non sono più beneficiari degli aiuti ma vengono assurti al ruolo di partner. Questa dichiarazione di principio si riflette poi nelle sottosezioni enumerate in precedenza (Contributi e Finanziamenti, Il Comitato, Programmi Piani e relazioni, Link Utili, Normativa, Archivio News, Pubblicazioni) che compongono la sezione: come avevamo segnalato per la prima versione del sito della cooperazione del Mae (paragrafo 4.2.1.), si descrive il funzionamento amministrativo e la struttura regionale dedicata agli interventi di cooperazione previsti, cioè si preferisce raccontare il “come” fare invece di “cosa”.

Nel discorso della Regione Veneto e in generale nel modello comunicativo dell'istituzionalità prevale una narrazione che “informa”: si elencano una serie di leggi, di normative, di nominativi, di numeri. Il paradigma informativo si costituisce

come un'attività strategica, all'interno di questo regime enunciativo, e, come ricorda Abril177 a proposito della natura culturale dell'informazione, quest'ultima è lontano dall'essere un'attività asettica e oggettiva:

L'informazione moderna, il “dare formato”, raggiunge l'efficacia di un processo di comunicazione nel tempo e nello spazio. Questo fa di essa un'attività strategica, in quanto si tratta di salvaguardare le condizioni di registro, immagazzinamento, trasmissione e identificazione testuale di qualsiasi dato o contenuto, assicurando la sua stabilità mediante la preservazione preventiva dal rumore che il contesto o gli usi particolarizzati potessero sovrapporgli.

L'informazione, e di conseguenza una strategia comunicativa basata su di essa, è quindi una formazione culturale, un modo di rappresentare e “dare formato” alla realtà attraverso un discorso che ricerca il proprio effetto pragmatico sul destinatario, che viene raffigurato e inserito in questa narrazione informativa come un “lettore che reagisce a degli stimoli” (vedi ancora Abril), non un interprete178.

L'intenzione di dimostrare uno stato di cose “oggettivo” e la rappresentazione del destinatario come soggetto obbediente a stimolo/risposta e pertanto manipolabile, richiamano le caratteristiche di un discorso egemonico, come abbiamo ricordato con il modello del rizoma nel capitolo 3, attraverso la riduzione ad una strategia dell'informazione che passa attraverso l'esperienza sensoriale e l'attività testuale-discorsiva, cioè nei modi testuali che articolano il linguaggio con altri registri semiotici (iconici, plastici eccetera)179, portate avanti dalle istituzioni pubbliche nell'ambito della cooperazione allo sviluppo. A continuazione, vedremo come questa pratica informativa sia frequentemente

177

Abril, G., “La información como formación cultural”, in Cuadernos de Información y Comunicación.

Información y cultura visual,, Vol.12, Madrid, 2007, pag. 69.

178 L’autore intende in questo senso distanziare la propria definizione di lettore dal senso

ermeneutico abituale, suggerendo un passaggio, per l’analisi delle pratiche comunicative contemporanee, da un modello retorico ad un modello psico-tecnico di interpretazione del significato, che presuppone nel destinatario altre condizioni di uso intermini spaziali, temporali e culturali.

179

utilizzata dalle regioni italiane, anche nei casi in cui l'insieme della discorsivizzazione del sito web sia più vicino al modello umanitario.