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CAPITOLO 3 SINTASSI DELLE COMPARATIVE

6.2 RELATIVE LIBERE

Bracco (1980) per l’italiano, Larson (1987), Grosu (1994), Izvorski (1995) sono tra i primi ad identificare le comparative come una sottoclasse di frasi relative libere.

Comparative e relative sono infatti affini semanticamente: entrambe sono frasi aperte, cioè predicati contenenti una variabile. Al livello distribuivo, è generalmente possibile parafrasare una comparativa con una relativa, come mostrano coppie di esempi quali (60a-b), presochè sinonime:

(60) a. Maria ha visto più amici di quanti ne ha potuti vedere Paolo. b. Maria ha visto più amici di quelli che ha potuto vedere Paolo.

In particolare le cosiddette relative libere condividono con le comparative in italiano lo stesso elemento wh- (quanto ed il suo paradigma); la comparativa in (61a) e la relativa libera in (61b) si distinguono solo per la presenza obbligatoria del clitico ne nella comparativa:

(61) a. Maria vede più amici di quanti ne vede Paolo. b. Maria vede più amici di quanti vede Mario.

Donati (1997, 2000) ne conclude che le due costruzioni condividono la derivazione per movimento della testa quantificazionale quanto.

Le relative libere infatti presentano alcune delle proprietà sintattiche individuate per le comparative.

Ad esempio, le relative libere presentano la stessa restrizione anti pied-piping che agisce sulle comparative:

(62) a. *Paolo conosce [a chi] sta parlando Maria.

b. *Paolo conosce [quanto uomini] stanno parlando [e] con Maria.

(63) a. Paolo si chiede [a chi] sta parlando Maria.

b. Paolo si chiede [quanto uomini] stanno parlando [e] con Maria.

(64) a. *Cosa ti chiedi se Maria ha incontrato quanti hanno inventato [e]?

b. *Come ti chiedi se Maria vivrà volentieri in qualsiasi città Paolo vorrà vivere [e]?

Nel caso delle relative libere, la natura di isola forte non è sorprendente, poiché in accordo con le relative propriamente dette, isole forti per definizione in quanto SN complessi.

La caratteristica definitoria delle relative libere è quella di essere strutture difettive: laddove le relative piene hanno un antecedente lessicale ed un operatore wh- realizzato o meno, le relative libere sono introdotte semplicemente da un elemento wh- che non appartiene alla serie di pronomi relativi: in italiano, per esempio, si ha D + quale o cui nelle relative piene, ma elementi come quanto, chi, dove etc. nelle relative libere:

(65) a. Paolo conosce l’uomo che sta parlando con Maria. b. Paolo conosce chi sta parlando con Maria.

È ormai comunemente assunto che la frase relativa sia il complemento di un determinante esterno, e che l’antecedente della relativa, ovvero il SN di cui la frase è predicata, si sollevi (da cui la definizione dell’analisi “a sollevamento”) dalla sua posizione di base interna alla relativa allo specificatore del complementatore relativo. L’elemento wh-, quando presente, è il determinante di questo SN a sollevamento (Vergnaud (1974), Kayne (1994), Bianchi (1995)).

Donati, estendendo l’analisi di testa dalle comparative alle relative libere, interpreta il contrasto tra relative libere e relative piene in modo parallelo a quello tra comparative e interrogative: nell’uno e nell’altro caso, si tratta dell’opposizione tra un movimento di testa ed il movimento di un sintagma: mentre le relative piene e le interrogative muovono un sintagma wh- in [Spec, C’’], le relative libere e le comparative muovono una testa wh- in C019.

Il movimento di testa postulato nelle comparative e nelle relative libere è ammissibile, perché non c’è nulla che lo blocchi: il tratto wh- presente sull’elemento quanto è quello più vicino che

19 Il parallelismo strutturale di comparative e relative libere non è totale, perché diversa è la testa wh- sottoposta a

movimento: un quantificatore nelle comparative, un determinante definito nelle relative libere. Ciò causa leggere differenze interpretative, nonché sintattiche. Ad esempio le relative libere, a differenza delle comparative, obbediscono alla LBC come le altre strutture a movimento:

(i) a. Mary visited more museums than Paul visited [[e] churches]. Mary ha visitato più musei di quante Paul ha visitato chiese

b. *Mary visited what Paul visited churches. Mary ha visitato che Paul ha visitato chiese

possa essere attratto dalla testa C. Ma ciò non è sufficiente a motivarne l’applicazione: è necessario esplicare le ragioni dell’alternativa tra movimento di testa e movimento di sintagma, e non limitarsi a rilevarla descrittivamente, per definire un principio in grado di prevedere sistematicamente la scelta tra l’uno e l’altro. Lo stesso Chomsky (1995) riconosceva che, dato un tratto F, esso può essere verificato indifferentemente in una configurazione testa – testa (sarebbe il caso del movimento di testa) o in una configurazione specificatore – testa (nel caso di movimento di sintagma), senza specificare alcun principio teorico generale che spieghi il perché dell’una scelta o dell’altra.

Le frasi relative sono frasi nominali, nel senso che la frase è selezionata da una testa di tipo D esterna. Tuttavia, le relative libere non recano traccia esplicita di questo tratto nominale, essendo sempre introdotte da un elemento wh-. Ciò di cui sarebbero difettive le relative libere sarebbe allora lo strato del determinante, al di sopra di C’’. In questa caratteristica difettiva risiederebbe la proprietà essenziale che governa la scelta del movimento di testa nelle relative libere. Se le relative libere mancano dello strato del SD, sono semplici frasi ordinarie, introdotte da C’’. Ma un semplice C’’, nei contesti rilevanti, violerebbe la selezione del verbo, che richiede una frase nominale; in effetti, la frase relativa libera, pur avendo – almeno in apparenza – la struttura di un semplice C’’, presenta la distribuzione di un sintagma nominale, piuttosto che quella di una frase semplice, come si può osservare da (66):

(66) a. Paolo non conosce [chi sta parlando con Maria]. b. Paolo non conosce [il nuovo fidanzato di Maria]. c. *Paolo non conosce [se sta parlando con Maria].

Questa distribuzione nominale si correlerebbe con il pattern del movimento di testa. Il movimento di testa cioè modificherebbe le proprietà sintattiche della testa in cui approda, contrariamente al movimento di sintagma; perciò, una frase che ospita un movimento di sintagma rimarrebbe una frase, ma una frase che comprende un movimento di testa diventa qualcos’altro, in funzione della categoria dell’elemento mosso.

Nel caso delle relative libere, l’elemento wh- coinvolto è un determinante; muovendo la testa D a C, si dota il complementatore del tratto nominale necessario a farne una relativa, cioè nominale, capace di soddisfare la selezione del verbo.

Relative libere e relative piene sono entrambe caratterizzate da un tratto D, che costituisce la caratteristica definitoria delle relative in generale. Ma se nelle relative piene questo tratto D è

inserito tramite Merge di una testa D al di sopra di C’’, nelle relative libere sarebbe dato dal movimento in C di una testa D estratta da una posizione interna alla frase.

Il movimento di testa dunque, a differenza del movimento di sintagma, sarebbe in grado di modificare le proprietà sintattiche della testa in cui approda; questo in virtù di una Proprietà di Proiezione che permette a qualunque elemento che si trovi nella posizione di testa (perché generato basicamente o perché mosso), ma non di specificatore, di trasferire all’intera proiezione i propri tratti. Non vi è altro principio che distingua a priori i due tipi di movimento: sono entrambi motivati dalla stessa esigenza di controllo dei tratti e condividono le stesse condizioni di località (Minimal Link Condition).

Poiché nelle comparative avviene lo stesso movimento di testa che si ha nelle relative libere, sostiene Donati, la comparativa è un sintagma nominale quantificato complesso20: infatti il

movimento della testa Q a C, responsabile della formazione delle comparative come quello di D lo è delle relative libere, in quanto movimento di testa dota il complementatore, e quindi l’intera proiezione frasale, di tratti di tipo Q.

In altre parole, le comparative sarebbero relative di quantità. Ciò è per Donati confermato dalle proprietà semantiche e sintattiche della comparazione. In particolare, dal punto di vista semantico i fenomeni di portata (cf. Capitolo 2 § 4.2) avvicinano la comparativa ad un SN quantificato complesso.

Inoltre l’intera costruzione comparativa richiedere che i due termini di paragone siano sintagmi nominali quantificati.

L’essenza della comparazione, come si è detto, è quella di mettere in relazione due quantità o due gradi di una proprietà. Il comparatore è infatti un predicato binario, i cui due argomenti sono i due termini di paragone. Il comparatore è generato nella posizione di Deg0, ed i suoi due argomenti occuperebbero rispettivamente la posizione di specificatore e di complemento di Deg (cf. oltre, (71)). Nello specificatore della testa più alta si collocherebbero poi quei modificatori che specificano in modo più o meno preciso la differenza tra le due quantità poste in relazione dalla comparazione, come in (67):

(67) Maria ha mangiato molti/tre volte/di gran lunga più biscotti di quanti ne ha mangiati Paolo.

20 In quanto dotato al tempo stesso di tratti D (dati dal movimento di testa dell’elemento wh) e di tratti C (dati dal

Merge della testa C). Questa complessità può essere espressa tecnicamente ricorrendo alla nozione di elemento lessicale modificato proposta in Chomsky (1998) per descrivere lo statuto dell’aggiunzione di testa.

Donati sostiene che gli argomenti del comparatore siano sempre due sintagmi quantificati. Per quel che riguarda il secondo termine di paragone, ovvero l’argomento interno, ciò discenderebbe direttamente dalle conclusioni della sua analisi di testa: il movimento della testa Q a C provvede quest’ultima dei suoi tratti, facendone una frase nominale quantificata (una relativa di quantità). Infatti la frase comparativa, in quanto sintagma nominale complesso, è un’isola forte, determinata dalla CNPC (Condizione del SN Complesso). Inoltre anche l’argomento esterno è, sebbene non sia sempre visibile, un sintagma quantificato. Se infatti è generalmente astratto in italiano standard, il quantificatore può invece essere realizzato apertamente, come in (68), in varietà colloquiali, non strettamente definibili su base geografica:

(68) a. Maria ha mangiato più tanti biscotti di Paolo. b. Maria ha mangiato più pochi biscotti di Paolo.

La natura di variabili dei quantificatori coinvolti nella comparazione ed in particolare di quello del primo termine appare subito evidente a livello distribuzionale. Anche nelle varietà che ammettono la realizzazione di un quantificatore esplicito nel primo termine questo non può mai corrispondere ad un definito, quali ad esempio i cardinali o il determinante definito:

(69) *Maria ha mangiato più tre/i biscotti di quanti ne ha mangiati Paolo.

Anche in inglese ci sono tracce della presenza di un quantificatore nel primo termine di paragone. Come notava già Bresnan l’elemento comparativo more rappresenta infatti una forma morfologicamente complessa, costituita dal suffisso comparativo –er, ed un quantificatore affine a many, che quantifica il primo termine di paragone:

(70) a. Mary ate more cookies than she ate candies.

b. Mary ate [-er [[Q’’ many cookies] [than [Q she ate [e] candies]]]]

Mary mangiò più tanti biscotti che lei mangiò caramelle ‘Mary mangiò più biscotti che caramelle’

Il comparatore più, o more, si muoverebbe quindi dalla posizione centrale in cui è generato, tra i due termini di paragone, ad una posizione di testa, a sinistra del primo termine:

(71) Q’’

[e] [e]

di

quanto/i/e…

L’obbligatorietà di questo movimento in sintassi aperta (peraltro non assoluta, come dimostrano varianti in situ; cfr., ad esempio, Mario è intelligente più di te) sarebbe dettata dalla natura di indefiniti dei quantificatori che fanno da testa ai due argomenti; in quanto indefiniti, essi fungono da variabili, e devono pertanto essere c-comandati da un operatore. Il comparatore, nella sua posizione di base, non è in grado di legare la variabile più alta, quella dell’argomento esterno, e deve quindi muoversi ad una posizione da cui c-comandi correttamente entrambe le variabili di quantità. Questo movimento crea tra l’altro il corretto ordine lineare degli elementi, senza postulare alcuna regola di estraposizione.

7. SOLLEVAMENTO DEL SA

L’affinità tra relative e comparative è alla base anche di un altro approccio recente alla sintassi della comparazione, che differisce però sostanzialmente da quello di Donati.

Lechner (2004) assume con Abney (1987), Corver (1990, 1993), Kennedy (1997), etc., che l’aggettivo abbia una proiezione funzionale estesa Deg’’. Ma, contrariamente a quanto assunto in questi autori (per i quali il SA e la frase comparativa sono generati come complementi di una proiezione intermedia Deg’ ricorsiva: cf. (72a)), Lechner assume che la frase comparativa è il complemento della testa Deg, e che il SA si origina in Spec, Deg’’ come argomento esterno della testa di grado (Izvorski (1995)) ((72b)):

più Deg’’ Q’’ Deg’ Deg0 SP P Q’’ Q0 Fless’’… Q0 SN

(72) a. Deg’’ b. Deg’’ 3 3

Deg’ SA Deg’ 3 3 Deg’ Deg Deg C’’

3 4

SA C’’ Deg’’

Questo permette tra l’altro di evitare l’operazione di estraposizione postulata in Bresnan (1973), Kennedy (1999), Kennedy e Merchant (2000) per derivare il corretto ordine lineare (la frase comparativa è generata direttamente nella sua posizione superficiale, come complemento di Deg), e di dare conto delle proprietà di legamento (la comparativa è nel dominio di c- comando di tutte le categorie che la precedono).

Inoltre, questa struttura elimina alla radice i problemi posti dall’estrazione dell’operatore (nullo) da un ramo sinistro (contra LBC). Infatti, la testa di grado nella frase matrice seleziona un termine di grado, ovvero la frase comparativa. Assumendo che le restrizioni s-selezionali siano costanti, anche la testa Deg interna alla comparativa seleziona un termine di grado: l’operatore (nullo). Poichè in questa analisi l’operatore non si trova su un ramo sinistro, essendo il complemento (aggiunto a destra) di Deg, può essere liberamente estratto.

Dunque, sia il SA nella frase principale che quello (cancellato) mella comparativa occupano la posizione di specificatore di un sintagma di grado. Questa corrispondenza suggerisce a Lechner che sia possibile implementare una sintassi della comparazione del tutto analoga all’analisi a sollevamento delle frasi relative (piene: cf. supra, § 6.2). In questo senso, Comparative Deletion consisterebbe nel sollevamento esplicito del SA da [Spec, Deg’’] nella comparativa a [Spec, Deg’’] nella frase principale.

Questo movimento sarebbe motivato dalla necessità di eliminare un tratto [+comparativo] sulla testa di grado più alta, sostanziato semanticamente (essendo la posizione del comparatore). Un secondo processo di movimento colpirebbe poi l’operatore nullo, che, generato basicamente come complemento del Deg più basso, si solleva a [Spec, C’’], da dove lega la traccia di grado.

Come gli altri approcci a movimento, il sollevamento del SA rende conto immediatamente del fatto che la cancellazione comparativa, a differenza di altre operazioni di ellissi, è locale (Kennedy (1999)); ma questa ipotesi differisce crucialmente dagli altri processi di movimento, per il fatto che entrambe le copie del SA sono soggette all’interpretazione in Forma Logica. Mentre infatti nel movimento di sintagmi e nel movimento di testa tutte le copie generate dal

movimento sono cancellate tranne una (generalmente la più alta), il sollevamento del SA rappresenterebbe un esempio di movimento senza formazione di catena (Poole (1996))21;

questa differenza non sarebbe frutto di una stipulazione ma delle condizioni di interpretabilità. Nelle catene infatti la mancata cancellazione di tutte le copie tranne una risulta in rappresentazioni di Forma Logica non interpretabili a causa di argomenti spuri; ma nelle comparative entrambe le copie devono essere interpretate all’interfaccia semantica. In particolare, la copia più alta deve essere interpretata perché altrimenti la testa di grado non si applicherebbe ad una categoria appropriata (un aggettivo graduabile); la copia più bassa non può essere cancellata in Forma Logica perché contiene la traccia di grado legata dall’operatore. L’affermazione che il sollevamento del SA esclude la testa di grado spiega anche perché il SA antecedente e quello contenuto nella comparativa non abbiano la stessa forma ed interpretazione. Infatti, in questa analisi la morfologia comparativa è il riflesso de controllo dei tratti tra la testa aggettivale e la testa di grado [+comparativa], ed il sollevamento del SA esclude la testa di grado.

Infine, l’analisi a sollevamento spiega gli effetti del legamento nelle comparative. Le violazioni del Principio C infatti (§ 3.2) dipendono dalla presenza nella frase comparativa, prima del sollevamento del SA, dell’espressione referenziale nel dominio di c-comando del pronome. Le violazioni di cross-over debole d’altra parte sono analizzate da Lechner come violazioni della Novelty Condition (Condizione di Novità, Heim (1982)), secondo cui la coreferenza tra un indefinito ed un pronome è lecita solo se l’antecedente precede il pronome. Che il sito di CD si comporti come un indefinito debole si nota dalle interpretazioni possibili per (73):

(73) Più studenti hanno ricevuto una A quest’anno di quanti l’abbiano ricevuta l’anno scorso.

21 Il fatto che il sollevamento del SA non induca la formazione di una catena implica anche che il sollevamento

del SA non rispetti necessariamente la Minimal Link Condition (per la quale, informalmente, un movimento breve è preferito ad un movimento lungo, e che perciò sostanzia l’ipotesi che il movimento sia ciclico). Questo esclude il sollevamento del SA dalla Minimalità Relativizzata: poiché la formazione di una comparativa non coinvolge la formazione di una catena può procedere in termini di una derivazione contro-ciclica, non locale, il che spiega perché l’operatore in [Spec, C’’] della frase comparativa non blocchi il movimento del SA:

(i) Jean bought [a more expensive car]i [C’’ opk than Anne bought [Deg’’ [SA expensive car]i tk]]

Lechner rappresenta il sito della cancellazione comparativa nelle comparative di quantità (comparative vertenti su un nominale) come un SN introdotto da un quantificatore profondo parallelo a quello presente nella frase principale, many. Ma questo quantificatore, incassato nella comparativa, non può avere lettura proporzionale, forte: può dar luogo solo a predicazioni deboli, ovvero cardinali. Così (70) non sarebbe giudicata vera in una situazione in cui la percentuale di studenti che hanno ricevuto una A quest’anno supera la percentuale di studenti che ha ricevuto una A l’anno scorso, ma solo se il numero assoluto di studenti che ha ottenuto una A quest’anno è maggiore del numero assoluto di studenti che l’hanno ottenuta l’anno scorso. Ciò dipenderebbe direttamente dal fatto che la testa di grado interna alla frase comparativa è semanticamente vacua, cosicchè il sito di CD denota semplicemente una proprietà individuale, e non una proprietà di grado.