Detto e non detto del dialogo tra Heidegger e Krämer-Badon
6) La replica di Krämer Badoni e la ‘modificazione della domanda di Hegel’ Krämer-Badoni non risponde alla missiva di Heidegger perché è convinto che ogni sua
parola cadrebbe «nel vuoto»88: ritiene che il pensatore non si sia confrontato veramente
con Über Grund und Wesen der Kunst, limitandosi a ribadire i concetti fondamentali della propria ‘filosofia dell’arte’. Crede inoltre che le parole conclusive della lettera non siano sincere, in quanto l’occasione di discutere di persona con lui si era già presentata a Monaco ma Heidegger non l’aveva colta, preferendo passare tutto il tempo ad accertarsi che lo scrittore lo avrebbe difeso dalle accuse politiche.
Krämer-Badoni comunica però le sue osservazioni sul contenuto della lettera in due scritti: nell’articolo, pubblicato su “Die Welt”, Fußnote für einen verbitterten Denker (1980) e in un paragrafo della sua autobiografia Zwischen alle Stühlen (1985), intitolato
Heideggers Dank und meine Differenz89. Heidegger non avrebbe davvero compreso Über
Grund und Wesen der Kunst in quanto questo testo ruota intorno all’importanza decisiva dell’arte moderna: «Ogni teoria che oggi non prenda seriamente in considerazione [l’arte
84 R.A. Bast, Ein Brief Martin Heideggers an Rudolf Krämer-Badoni, cit., p. 179 (tr. it. p. 91). Sull’incapacità
dell’opera d’arte di «instaurare il luogo a cui appartiene», e sulla conseguente mancanza di uno spazio proprio dell’arte, cfr. anche M. Heidegger, Über Igor Strawinsky, in GA 13, p. 181; Spiegel-Gespräch mit Martin Heidegger (Intervista dello «Spiegel» a Martin Heidegger), in GA 16, p. 682 (tr. it., p. 608).
85 Cfr. GA 76, p. 376 (tr. it., p. 723). Secondo Heidegger, partendo dalla meditazione sull’essenza della tecnica
si è rinviati a quella sull’essenza dell’arte e viceversa. Soltanto questo tipo di riflessione può consentire un superamento dell’‘assenza d’arte’ (Kunstlosigkeit) nell’epoca della tecnica. Egli la chiama dunque ‘efficace’ (bewirkend) e la considera come l’unico modo di ‘agire’ possibile all’uomo per preparare un superamento dell’estetica e, con essa, della metafisica (cfr. M. Heidegger, Die Unumgänglichkeit des Da-seins, cit., pp. 7-8; tr. it., pp. 51, 53).
86 R.A. Bast, Ein Brief Martin Heideggers an Rudolf Krämer-Badoni, cit., p. 179 (tr. it. p. 91). In Die
nachgelassenen Klee-Notizen, “Heidegger Studies”, IX, 1993, p. 10, Heidegger sottolinea l’impronta
metafisica dell’arte moderna, in cui fa rientrare indifferentemente surrealismo, arte astratta e arte inoggettiva. Otto Pöggeler rileva il carattere sommario del giudizio heideggeriano (cfr. O. Pöggeler, Bild und
Technik. Heidegger, Klee und die Moderne Kunst, Fink, München, 2002, p. 151). Una difesa dell’arte
moderna a partire dalla stessa filosofia di Heidegger è in M. Poltrum, Schönheit und Sein bei Heidegger, Passagen, Wien, 2005, pp. 39-45, 114-119.
87 R.A. Bast, Ein Brief Martin Heideggers an Rudolf Krämer-Badoni, cit., p. 182 (tr. it. p. 95).
88 R. Krämer-Badoni, Fußnote für einen verbitterten Denker, cit.; Zwischen allen Stühlen, cit., p. 183. 89 Cfr. R. Krämer-Badoni, Zwischen allen Stühlen, cit., pp. 179-186.
110 dell’epoca moderna] deve risolversi completamente in banalità»90. L’arte moderna, lungi
dall’occultare l’essenza dell’arte in generale, è infatti il luogo in cui essa si manifesta in modo appropriato. Nel mondo contemporaneo si realizza quell’identità tra arte e teoria verso cui si è diretta la produzione artistica nel corso di tutta la sua storia, sfociando nella dimensione dell’inoggettuale91.
Krämer-Badoni adopera la parola ‘teoria’ in due sensi diversi. In un primo senso, la «teoria dell’arte» «rimane» sempre «indietro» rispetto alle grandi opere di ogni tempo perché non le prepara e non riesce compiutamente a spiegarle92; ‘teoria’, in senso lato, è
però sinonimo dello stesso pensiero artistico. La ‘teoria’, in questa seconda accezione, lungi dall’‘abbandonarsi’ alle ‘cose stesse’ – via che secondo Heidegger deve essere percorsa dalla meditazione –, si libera progressivamente dalla «deviazione (Umweg)» attraverso gli oggetti e, in quanto «forma» del processo artistico di rielaborazione, arriva a coincidere totalmente con la propria «materia» (con i colori nella pittura astratta e con i puri rapporti matematici nella musica)93.
Il modo di procedere della teoria descritto in Über Grund und Wesen der Kunst è forse apparso a Heidegger affine al metodo dell’estetica, che si serve dei concetti di ‘contenuto’ e ‘forma’ per ‘fissare’ e ‘calcolare’ il reale. Nella sua lettera il pensatore apprezza infatti la tesi di Krämer-Badoni secondo cui è impossibile definire l’unità dell’opera d’arte in base a criteri esterni o analoghi a quelli del mondo organico. Ma se lo scrittore spiega quest’impossibilità come una conseguenza della coincidenza di arte e teoria, che conduce a un completo rifiuto dell’imitazione a favore dell’asimmetria e dell’inoggettualità94,
Heidegger decontestualizza la tesi di di Krämer-Badoni e la riferisce al significato ‘ontologico’ e non meramente ‘ontico’-biologico dell’opera d’arte.
Sebbene in Fußnote für einen verbitterten Denker Krämer-Badoni scriva già che la differenza tra le sue convinzioni e quelle di Heidegger è «talmente netta che in mezzo a esse non può venir gettato nessun ponte»95, nel 1980 egli manifesta comunque ancora un
certo rispetto per la concezione heideggeriana dell’arte. Esprime infatti l’intenzione di pubblicare la lettera del pensatore insieme a Über Grund und Wesen der Kunst, se ne fosse mai uscita una nuova edizione, in modo da concedere a Heidegger, il «grande defunto», una sorta di autodifesa post mortem.
Il suo disappunto raggiunge invece il culmine in Zwischen alle Stühlen. Nel libro del 1985 Krämer-Badoni, dopo aver riletto Der Ursprung des Kunstwerkes, ne giudica l’autore un incompetente presuntuoso che, come tutti i filosofi, adopererebbe complicati giochi di parole per mascherare le forzature delle sue interpretazioni, tramite cui cercherebbe soltanto di supportare le proprie tesi. Krämer-Badoni ritratta pertanto il giudizio positivo su Heidegger come filosofo in generale e persino la nota scritta per difenderlo dall’accusa di nazionalsocialismo. Prendendo come pretesto la citazione di Hölderlin che conclude
L’origine dell’opera d’arte e il giudizio secondo cui quest’artista è «il poeta la cui opera
aspetta ancora la comprensione dei Tedeschi»96, Krämer-Badoni considera l’atteggiamento
di Heidegger come «un esagerato eroismo nazionalistico», che si accompagnerebbe all’avversione nei confronti dell’arte moderna propria dei «piccolo-borghesi»97. Questa
90 R. Krämer-Badoni, Über Grund und Wesen der Kunst, cit., p. 36.
91 Cfr. R. Krämer-Badoni, Fußnote für einen verbitterten Denker, cit.; Zwischen allen Stühlen, cit., p. 182. 92 Cfr. R. Krämer-Badoni, Über Grund und Wesen der Kunst, cit., pp. 117-118.
93 Cfr. ivi, pp. 27-28, 36-37.
94 Cfr. R.A. Bast, Ein Brief Martin Heideggers an Rudolf Krämer-Badoni über die Kunst, cit., p. 181 (tr. it. p.
93). Krämer-Badoni si sofferma su questi concetti in Über Grund und Wesen der Kunst, cit., pp. 54-57.
95 R. Krämer-Badoni, Fußnote für einen verbitterten Denker, cit.; Zwischen allen Stühlen, cit., p. 183. 96 M. Heidegger, Der Ursprung des Kunskwerkes, cit., p. 66 (tr. it. p. 62).
97 R. Krämer-Badoni, Zwischen allen Stühlen, cit., p. 185. L’interpretazione di Hölderlin è posta in relazione
all’adesione di Heidegger al nazionalsocialismo da molti interpreti (cfr. K. Stierle, Ein Auge zu wenig. Erde
und Welt bei Heidegger, Hölderlin und Rousseau, in C. Jamme–K. Harries (Hrsgg.), Martin Heidegger.
111 valutazione negativa del pensiero e del comportamento di Heidegger, unita alla scarsa conoscenza delle sue opere – Krämer-Badoni mostra di aver letto soltanto L’origine
dell’opera d’arte e Essere e tempo98 –, induce lo scrittore a definire la propria iniziale
ammirazione nei confronti del pensatore come «qualcosa che appartiene al passato»99.
Se la distanza tra Heidegger e quanti, come Krämer-Badoni, si aspettano di trovare nelle opere del pensatore una lettura ‘filologicamente’ fedele delle opere d’arte o una ricostruzione storiografica delle varie correnti artistiche non può che essere incolmabile, ciò non impedisce però né la stima e l’amicizia tra Heidegger e alcuni artisti contemporanei (per esempio Eduardo Chillida e Bernhard Heiliger), né la possibilità che l’arte contemporanea interpreti se stessa attraverso concetti formulati in L’origine dell’opera d’arte100. Lo stesso Heidegger ritiene che, nell’epoca della tecnica, rivesta un ruolo decisivo
non solo la meditazione sull’essenza dell’arte (che si sviluppa in quella sull’essenza della tecnica)101, ma anche la creazione artistica.
Negli appunti preparatori alla parte finale della conferenza La questione della tecnica, intitolati Arte e tecnica, egli annota infatti: «Se all’interno del mondo odierno determinato dalla tecnica – da essa e per essa, che è solo all’inizio del suo dispiegamento – l’arte sia essenziale e necessaria e per questo possibile! (Modificazione della domanda di Hegel)»102.
Un’arte ‘essenziale’ sarebbe quella capace di attuarsi conformemente alla sua essenza ‘poetica’. Essa dovrebbe pertanto potere disvelare l’essere nel mondo odierno portando a manifestazione l’essenza della tecnica. Tale arte sarebbe ‘necessaria’ per ‘salvare’ dal pericolo dell’imposizione, e ‘possibile’ grazie alla sua affinità essenziale con la tecnica. Heidegger non risponde in modo diretto alla propria riformulazione della domanda hegeliana, ma dai suoi scritti emerge un atteggiamento complessivamente orientato verso una sua soluzione positiva. In Meditazione (1938-1939) egli scrive infatti che oggi «l’arte diventa nuovamente τέχνη, ma non nel senso di una mera ricaduta, bensì del compimento»103. All’arte che sembra dissolversi nella tecnica Heidegger contrappone nei
Quaderni neri (1938-1939) «l’altro dell’arte», cioè «il porsi-in-opera della verità», che rende «l’opera (Werk)» lo stesso «operare (Wirkung) ‘dell’’ essere» e l’«inizio della
Hölderlin. Die Überforderung des »Dichters in dürftiger Zeit«, in A. Gehtmann-Siefert–O. Pöggeler [Hrsg.],
Heidegger und die praktische Philosophie, Suhrkamp, Frankfurt am Main, 1988, pp. 191-227). Dato che essa si sviluppa però soprattutto dopo il Rettorato, quando Heidegger interpreta Hölderlin in modo opposto al Regime, il confronto del pensatore con il poeta dovrebbe essere considerato uno dei fattori che ha giocato un ruolo importante nell’allontanamento di Heidegger dall’ambiente politico e nel suo interessamento per l’arte. A supporto di questa tesi va notato che, se all’inizio del suo confronto con Hölderlin (WS 1934/1935) Heidegger ne parla come del «poeta dei Tedeschi», cioè come dell’artista che ha cantato e così disvelato, instaurato l’essere dei Tedeschi (egli commenta la lirica Rammemorazione, che si riferisce «poeti venturi di Germania»), già in «Come quando al dì di festa…» (1939/1940) Hölderlin è considerato «il primo» dei poeti venturi, senza che ne sia precisata la nazionalità. In La poesia di Hölderlin, un destino (1945/1946) Heidegger si sofferma infine sul concetto hölderliniano di ‘ciò che è proprio’ (das Eigene), spiegando che esso va inteso non come ciò che è nazionale e patriottico, ma come lo stesso destino storico, al di là di ogni prospettiva nazionalistica.
98 Cfr. R. Krämer-Badoni, Zwischen allen Stühlen, cit., p. 185, dove Krämer-Badoni dice che uno dei motivi
per cui ha intrapreso la lettura di L’origine dell’opera d’arte è stato l’apprezzamento per «l’ontologia brillantemente formulata in Sein und Zeit».
99 R. Krämer-Badoni, Zwischen allen Stühlen, cit., p. 186.
100 Dieter Jänig interpreta l’arte di Constantin Brâncuși e di Alberto Giacometti servendosi della concettualità
elaborata nel saggio L’origine dell’opera d’arte, a cui si rifanno anche William Tucker e Hermann Nitsch (cfr. D. Jähnig, »Der Ursprung des Kunstwerkes« und die moderne Kunst, in W. Biemel–F.-W. von Herrmann [Hrsgg.], Kunst und Technik: Gedächtnisschrift zum 100. Geburtstag von Martin Heidegger, Klostermann, Frankfurt am Main, 1989, pp. 219-254; Interview mit Hermann Nitsch, in M. Poltrum, Schönheit und Sein bei Heidegger, cit., pp. 121-132).
101 Cfr. GA 76, p. 325 (tr. it., p. 623). 102 Ivi, p. 377 (tr. it., p. 725).
112 storia»104. Nel colloquio tenuto in seguito alla conferenza …Poeticamente abita l’uomo…
(1952) egli lascia aperta la possibilità che l’opera dell’arte contemporanea faccia apparire l’essenza della tecnica, consentendo un ‘altro’ inizio storico, purché non assuma le nuove tecnologie a proprio oggetto, ma renda consapevoli delle esperienze proprie del mondo tecnico ed esprima il mutato modo di sentire e di vivere in esso105.
Se l’opera a cui Heidegger allude – identificandola con i dipinti di Paul Klee solo in una certa fase del suo cammino di pensiero – divenisse oggi reale, essa riuscirebbe a dischiudere un’‘altra’ dimensione del nostro universo tecnico. Ciò consentirebbe all’uomo di rinvenire in esso una nuova ‘patria’, in cui il rispetto della ‘terra’ e delle diverse tradizioni che vi si radicano sarebbe l’origine di ogni azione e ‘produzione’.
104 GA 95, p. 137 (tr. it., p. 184).
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