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METODOLOGIA DELLA RICERCA 1 Premessa

8 FELICI 2012; CAMPANA 2013 9 BROGI 2006-2007.

2.3 Ricognizione di superficie

Come già accennato sopra, le indagini si sono svolte esclusivamente entro i limiti amministrativi di Asciano e si sono concentrate in specifiche aree campione; tuttavia, in alcuni casi le ricerche sono state condotte anche al di fuori dei transetti, in occasione della verifica delle anomalie aeree e delle ricognizioni architettoniche di cui tratteremo dopo. La campionatura ha seguito un criterio ibrido (arbitrario e casuale) già adottato in altri progetti del senese14, ovvero, i campioni sono stati definiti sia attraverso l’incrocio dei caratteri

paesaggistici con i dati editi raccolti durante la fase preliminare delle ricerche, che scegliendo porzioni di territorio prive di informazioni storiche e archeologiche. Dobbiamo precisare, inoltre, che la campionatura non è stata concepita in modo definitivo e immutabile, ma, al

14 In particolare VALENTI 1995, CENNI 2007, CAMPANA 2001, CAMPANA 2013; In merito al sistema di cam- pionatura si veda CAMBI-TERRENATO 1994, p. 147.

contrario, abbiamo preferito adattarla alle dinamiche delle indagini, che, progressivamente, hanno visto affiorare nuovi interrogativi e nuove prospettive.

Sono state quindi identificate quattro aree campione per un totale di 90,4 Km2 (36,8% della superficie comunale di Asciano) e una zona di interesse specifico rappresentata graficamente da un areale circolare:

- Campione A

Focalizzato principalmente intorno agli insediamenti di Asciano, Pievina e Rencine, ha un’area complessiva di 40 km2 che spazia dalla valle dell’Ombrone alla pianura alluvionale del borro Bestina, verso Serre di Rapolano. Presenta un alto tasso di indagabilità grazie al 69% di superfici seminative e comprende al suo interno il 33,6% dei contesti editi, tra i quali le importanti aree archeologiche di Poggio Pinci e Molinello. Racchiude altresì le due pievi altomedievali di S.Ippolito in Sessiano e di S. Giovanni in Rancia, e il monastero di Rofeno, fondato nella prima metà dell’XI secolo.

- Campione B

E’ incentrato intorno all’abitato di Chiusure e al Monastero di Monte Oliveto Maggiore. Possiede una superficie totale di 17 km2 comprendente una vasta area calanchiva e pertanto indagabile per il 54%. Il campione racchiude l’11,1% delle informazioni edite tra le quali quelle relative al monasterium Sancti Angeli in Fundo Luco; si tratta di una struttura religiosa di epoca longobarda, localizzabile con qualche incertezza, alla quale facevano riferimento due vici dal toponimo attualmente scomparso (vicus Ceune, vicus

Grecena).

- Campione C

Ha una superficie totale di 12,7 km2 e risulta indagabile per il 45%. Comprende l’8,6% delle attestazioni edite fra le quali spicca l’importante pieve di S. Vito, nota fin dall’VIII secolo; si tratta anche di una zona contraddistinta da alcuni rinvenimenti di età etrusco- romana, interpretabili come abitati o necropoli, nonché da un’alta densità di siti fortificati (circa 1 ogni 3 Km2) che vengono documentati a partire dal XII secolo (Monte S. Marie, Montecerconi, Montebello, Torre a Castello).

- Campione D

Presenta il 5,9% delle informazioni edite totali, tra le quali si annoverano alcuni rinvenimenti di età antica. Include le località di Leonina, Mucigliani e Vescona, attestate dalle fonti scritte medievali come curtes e, successivamente, come sede di castello (con sicurezza Mucigliani e Vescona). Per questo motivo il campione, esteso 20,7 km2 e caratterizzato da un elevato tasso di indagabilità (90%), potrebbe fornire interessanti dati sull’incastellamento della zona.

- Zoom E

L’areale di 1,6 km2 di dimensione, è stato posizionato strategicamente nella fascia intermedia tra i campioni A e B, e in particolare intorno alla località di Baccoleno, toponimo associato con le poche attestazioni note della zona (0,6% del totale). Le superfici, essendo rappresentate quasi esclusivamente da seminativi, risultano idonee alle indagini per il 98%.

Fig. 4 - Rapporto tra area dei campioni e superfici idonee alle ricognizioni Fig. 3 - Campionatura del territorio di Asciano

Le ricognizioni si sono articolate in tre campagne effettuate negli anni 2005-200615 e 2008,

per un periodo complessivo di sei mesi, mentre tra 2010 e 2017, sono state organizzate indagini più circoscritte, rivolte alla verifica sia di alcuni siti individuati in precedenza che di alcune aree adiacenti alle emergenze architettoniche. In totale sono stati indagati 17,8 km2, ovvero l’8,2% del territorio comunale e il 9,8% delle superfici idonee alle ricognizioni. Le ricerche hanno apportato un incremento del dato archeologico complessivo del 969%, grazie al censimento di 252 contesti inediti (circa 14 ogni km2), inquadrabili cronologicamente dalla preistoria all’età moderna. Le indagini sul campo sono state svolte nel periodo di lavorazione agricola dei terreni (settembre-ottobre) con il supporto di una squadra di ricognitori composta in media da 5 elementi, principalmente laureati o laureandi in scienze archeologiche16. L’attività è stata condotta secondo le consuete procedure del field walking

con lo scopo di individuare ogni emergenza archeologica in superficie; pertanto la squadra ha coperto sistematicamente l’estensione dei campi coltivati per strisciate e in formazione parallela, rispettando una distanza costante di 5 metri tra un ricognitore e l’altro17. Tuttavia,

l’irregolarità e l’estrema ampiezza dei fondi agricoli, frequentemente riscontrata nel nostro territorio, ha reso più difficoltosa la fase di esplorazione con il rischio di non completarla a

dovere. Per ovviare a ciò ed evitare una potenziale perdita di dati, durante le ricognizioni è stato adottato da subito l’uso della bussola e, più recentemente, ci siamo avvalsi degli strumenti di navigazione previsti dal sistema GPS (Global Positioning System). Nel caso di indagini svolte all’interno di colture stabili (vigneti, oliveti), invece, sono stati presi come riferimento i vari filari, tendenzialmente percorsi dai ricognitori in maniera alternata. Dai contesti intercettati nel corso delle esplorazioni è stato recuperato un campione rappresentativo di reperti per ogni tipologia, mentre sono stati raccolti integralmente i

15 BROGI 2006-2007.

16 Si ringraziano i partecipanti alle ricognizioni, in ordine alfabetico: Massimo Arnone, Denise Balistreri, Vanessa Baratella, Ernesto Bianco, Elisabetta Caliandro, Eva Castellucci, Maria Corsi, Chiara Costantino, Elena Dellù, Benedetta Dorio, Edmondo Falaschi, Tecla Gottardi, Marco Maragno, Giovanna Marrone, Astrid Mirjana Maykic, Marilena Mazzurco Masi, Paolo Metelli, Giovanna Molin, Alessandra Neri, Laura Olivieri, Francesco Pericci, Liliana Pocetti, Ida Ripani, Federica Rossi, Elisa Rubegni, Laura Sagripanti, Si- mona Saraceno, Chiara Solcia, Valentina Testa, Simona Tordi, Gerardo Tomasillo, Martina Trapassi, Elisa Zentilini.

17 CAMBI-TERRENATO 1994, pp. 123-124; CAMBI 2000, p. 251.

materiali datanti e quelli riconducibili ad un off-site. Ogni volta che sono state individuate delle evidenze archeologiche, la ricognizione è stata momentaneamente interrotta per consentire la verifica e la documentazione del deposito. Quest’ultimo aspetto ha previsto la compilazione sul posto delle schede cartacee di “Sito” e di “UT” (Unità Topografica)18, la

realizzazione di fotografie generiche e di dettaglio, e il rilevamento delle tracce in coordinate geografiche assolute attraverso l’utilizzo di un GPS19. In un secondo momento, i dati acquisiti

sono stati inseriti all’interno dell’apposito database relazionale (DBMS), elaborato per il “Progetto Carta Archeologica della Provincia di Siena”, e nella piattaforma GIS. Per quanto riguarda le unità topografiche non perimetrabili, in primo luogo gli off-sites, abbiamo fatto riferimento ai limiti dell’intero campo indagato e sono state rappresentate graficamente nel GIS come un areale di dimensioni standardizzate.

Le informazioni così gestite nella loro complessità, hanno consentito un’ottimale visione d’insieme e una puntuale pianificazione degli interventi successivi. Per alcuni siti di particolare interesse o di dubbia interpretazione, è stata prevista un’intensificazione delle indagini attraverso la ripetizione delle ricognizioni20 o la realizzazione di showel tests. Nel

caso di siti caratterizzati da un importante potenziale archeologico, la ripetizione annuale o

stagionale delle esplorazioni ha consentito di registrare un considerevole aumento dei dati conoscitivi, mentre per i contesti di piccola entità ha sottolineato soltanto un progressivo deterioramento delle evidenze ed una maggiore difficoltà di lettura.

Il riconoscimento dei contesti archeologici e quindi i risultati delle indagini, sono stati inevitabilmente condizionati da un variabile grado di visibilità. Tra i fattori determinanti dobbiamo menzionare in primo luogo quei fenomeni post-deposizionali strettamente

18 Il termine “Sito” viene associato al campo coltivato in esame, ed assume la connotazione di contenitore di ogni singola evidenza archeologica (UT). Le voci previste nella scheda “Sito” rimandano ai caratteri geografici/ geomorfologici del luogo e metodologici della ricerca, mentre quelle della scheda “UT” sono dedicate alle specifiche informazioni del deposito. Cfr. RICCI 1983.

19 Il modello adottato, il Trimble Geo Explorer II, è stato messo a disposizione dal Laboratorio di Archeo- logia dei Paesaggi e Telerilevamento (LAP&T) dell’Università di Siena. Per l’uso di tale strumentazione nell’analisi territoriale si veda CAMPANA 2006, pp. 208-210.

20 Spesso le ricognizioni sono state ripetute volutamente a qualche giorno di distanza dalle piogge, cioè quando sussistono determinate condizioni nei suoli che tendono ad accentuare la visibilità delle eviden- ze archeologiche. Vedi anche VALENTI 1995, p. 26.

connessi alle dinamiche geo-pedologiche (accumulo ed erosione)21 e allo sfruttamento

dei suoli. Riguardo agli aspetti geo-pedologici, in effetti, abbiamo riscontrato particolari problematiche interpretative lungo i maggiori bacini idrografici, dove l’apparente assenza di emergenze potrebbe essere spiegata con la deposizione di terreni alluvionali avvenuta in un momento successivo e quindi con la copertura dei contesti archeologici sotto ingenti strati di sedimento. La stessa casistica è verificabile anche presso quei terreni bonificati attraverso colmate di monte o sbancamenti, che hanno interessato vaste aree rurali del nostro territorio tra Otto e Novecento.

Le zone caratterizzate dalle erosioni cretacee (il 7,8% della superficie comunale di Asciano), invece, sono state escluse a priori dalle indagini per gli evidenti ostacoli ambientali, costituendo di fatto un vuoto conoscitivo. Come abbiamo già accennato, la genesi di gran parte delle erosioni deve essere associata ai quei dissesti idro-geologici che si sono resi estremamente evidenti a partire dalla crisi di metà Trecento e che hanno intaccato le eventuali stratigrafie archeologiche precedenti ed esistenti nei suoli interessati22. Questo

scenario è stato confermato da un sopralluogo mirato presso l’estesa area a biancane in località Leonina23: l’analisi non sistematica dei terreni dilavati dalle acque meteoriche e

delle sezioni, ha infatti restituito reperti databili genericamente all’età etrusco-romana e riconducibili pertanto a superfici frequentate in un periodo antecedente alla formazione delle erosioni24. Nonostante lo scenario risulti incompleto per limiti metodologici e

ambientali, si tratta comunque di un dato di notevole importanza che potrebbe essere ampliato con l’apporto di professionalità e strumentazioni relative ad altri ambiti disciplinari (geo-morfologia, biologia, ecc.).

21 In particolare CAMBI-TERRENATO 1994, pp. 152-154, 172. 22 TORRI et alii 2018, pp. 142-144.

23 Il sopralluogo è stato condotto con il contributo del dott. Dino Torri del CNR di Perugia, esperto in geo-morfologia ed erosione dei suoli.

24 Nel terreno sono stati recuperate vari laterizi frammentari in impasto grezzo (chamotte) e alcune pareti di ceramica da fuoco o da dispensa.

La maggiore percentuale dei siti archeologici è stata individuata nei seminativi (62,4%) dove le macchine agricole risultano notoriamente efficaci nel riportare alla luce le tracce dei depositi sepolti. La quantità di materiale affiorante è tuttavia vincolata anche al tipo di lavorazione, che può prevedere scassi nel terreno fino a 50 cm di profondità: se arato, un campo presenterà superfici meno dense di reperti in quanto una buona percentuale degli stessi resterà inclusa nelle zolle di terra, viceversa, se fresato, il campo donerà una maggiore percezione del deposito, ma un più alto grado di spargimento, con il rischio di falsare le interpretazioni25. Generalmente è possibile constatare come le evidenze siano

destinate ad un progressivo depauperamento provocato proprio dalle lavorazioni agricole ripetute stagionalmente26 e accelerate in modo esponenziale se in concomitanza di

particolari condizioni morfologiche. Presso i versanti collinari, infatti, le arature accentuano la dispersione dei reperti superficiali e oltretutto risultano maggiormente distruttive per le stratigrafie nel sottosuolo, sempre più esposte dallo scivolamento del terreno lungo le pendenze. L’impianto di colture stabili, con scassi fin oltre il metro di profondità, comporta invece un diverso livello di conservazione dei contesti; se nei vigneti il deposito archeologico viene distrutto quasi totalmente, negli oliveti le stratigrafie vengono danneggiate solo in corrispondenza delle buche destinate alla sistemazione delle singole piante27. In entrambi i

casi la percezione superficiale è inizialmente molto alta ma, con il succedersi delle lavorazioni, soprattutto delle fresature, si verifica anche in questo caso un rapido esaurimento delle

25 VALENTI 1995, pp. 25-26.

26 CAMBI-TERRENATO 1994, pp. 170-171. 27 VALENTI 1995, p. 26.

emergenze28. Abbiamo tuttavia constatato come non sempre i suoli di queste colture

vengano sottoposti ad una costante manutenzione, causando un’ulteriore abbassamento della visibilità; infatti, le ricerche hanno dovuto fare i conti con l’incuria delle superfici che si presentavano spesso ricoperte da una variabile percentuale di vegetazione.

Un altro aspetto da tenere presente è rappresentato da quei fattori ambientali, ovvero dalle condizioni meteo o di luce, che hanno via via accompagnano le indagini di superficie. Una luce estiva, particolarmente intensa, provocherà serie difficoltà nel riconoscere i depositi superficiali, specie se in presenza di terreni secchi e argillosi. Dall’altro lato le condizioni di visibilità miglioreranno con il cielo coperto oppure nelle ore pomeridiane, caratterizzate da una luce solare meno forte29. La cultura materiale costituisce, infine, un ulteriore

elemento determinante per la visibilità, partendo dal presupposto che reperti durevoli

risultano di più facile individuazione nel terreno rispetto ad evidenze deperibili. In questo senso, la ricognizione di superficie si rivela uno strumento particolarmente discriminatorio nell’intercettare tipologie insediative e periodi storici, evidenziando pertanto un netto squilibrio conoscitivo tra contesti rappresentati da una edilizia più monumentale, tipici dell’età etrusco-romana, e contesti basati su strutture più labili, come nel caso delle fasi pre-protostoriche e altomedievali30.

Le tracce archeologiche rilevate nel corso delle ricerche sono state decodificate facendo particolare riferimento a modelli ipotetici maturati nei vari contributi di cartografia archeologica del senese31. Tutto ciò ha una valenza esclusivamente preliminare e generica

28 Si veda anche CAMPANA 2001, p. 67. 29 VALENTI 1995, p. 26.

30 CAMPANA 2013, pp. 48-50.

31 In particolare VALENTI 1995, pp. 27-31; CAMPANA 2001, pp. 69-70; FELICI 2004 pp. 61-62; CENNI 2007, pp. 47-49; CAMPANA 2013, pp. 67-68; PERICCI 2018, pp. 47-48.

considerando come il rapporto tra superficie e sottosuolo sia impossibile da cogliere nella sua complessità soltanto attraverso le ricognizioni territoriali e senza l’apporto di ulteriori strumenti o verifiche di scavo. A tal riguardo risulta esplicativo il caso del sito di S. Pietro a Pava, interpretato dalle indagini di superficie come possibile mansio di età romana. L’ipotesi si è rivelata tuttavia riduttiva sia da un punto di vista cronologico che tipologico, confrontandola con i risultati dello scavo stratigrafico; la ricognizione, infatti, non era stata in grado di riconoscere quelle fasi tardo antiche e medievali contraddistinte dalla presenza di una struttura religiosa32. Pertanto, tenendo bene a mente gli evidenti limiti di dettaglio

della ricognizione, si espongono a seguire le categorie interpretative adottate: - Materiale sporadico (non sito/off-site)33

in questa categoria si includono tutti quei rinvenimenti non riconducibili direttamente ad un sito sepolto e solitamente spiegabili con l’attività di concimazione dei campi che ha previsto lo spargimento nei suoli di letame e rifiuti domestici come la ceramica. Il criterio più usato per distinguere un sito da un “non sito” contempla il rapporto esistente tra superficie e densità dei reperti. Purtroppo in alcuni casi risulta difficile comprendere se queste evidenze siano piuttosto da attribuire ad un sito compromesso dalle ripetute lavorazioni agricole oppure costruito in materiali deperibili. Tuttavia, considerando il pesante impatto che l’agricoltura meccanizzata e i lavori di bonifica hanno avuto e continuano ad avere nel nostro territorio, è plausibile considerare una buona percentuale di questi ritrovamenti, specie quelli di cronologia antica, come il risultato del degrado di veri e propri contesti insediativi.

- Frequentazione

si riferisce a tutte quelle tracce potenzialmente associabili ad aree insediate ma difficilmente perimetrabili. Questa categoria è stata concepita soprattutto in risposta alle problematiche interpretative che sono state esposte sopra, riguardo alla distinzione tra off-site e insediamento deteriorato o con edilizia deperibile.

- Area di smaltimento di fornace

contesto individuabile essenzialmente negli immediati dintorni o all’interno del centro storico di Asciano, in quanto caratterizzato dalla presenza di impianti produttivi di ceramica fin dai secoli medievali. Risulta facilmente riconoscibile grazie all’alta densità dei materiali sulle superfici e alla presenza di scarti di prima cottura o scorie di fornace. Per praticità questa terminologia è stata adottata anche in caso di rinvenimento effettuato in locali interni.

- Area insediativa

la categoria include tutte quelle situazioni per le quali è accertata l’esistenza di una o più strutture abitative (compresenza di ceramica di uso comune e materiale edilizio) difficilmente rilevabili singolarmente. Questa casistica è stata riscontrata sia nelle colture stabili, dove la realizzazione delle piantagioni ha provocato un generale sconvolgimento dei depositi, che nei seminativi dove l’azione prolungata dei macchinari agricoli ha prodotto un considerevole deterioramento e spargimento dei reperti sulle superfici.

32 FELICI 2012, pp. 91-92.

- Tomba

la categoria è stata raramente riscontrata durante le indagini e viene riconosciuta grazie alla compresenza sul terreno di reperti osteologici, materiale ceramico e laterizi. La maggior parte dei casi individuati sono da associare con probabilità alla tipologia delle sepolture alla “cappuccina”.

- Abitazione

si presenta sul terreno come una concentrazione di 10x10 m di dimensioni in media, caratterizzata da materiali da copertura (coppi e tegole) spesso da resti degli elevati (in materiale deperibile, in pietra o in mattoni), e reperti ceramici. La tipologia più riscontrata è l’abitazione costituita da pareti in argilla e incannucciato con copertura in laterizi. Piuttosto rare si rivelano le abitazioni con elevati in pietra o in mattoni che sono riconducibili soprattutto alle fasi medievali o post medievali.

- Complesso di medio-grandi dimensioni (fattoria o villa)

categoria che rappresenta grandi concentrazioni sul terreno, mediamente di 40x30 m. E’ caratterizzata da un’alta densità di materiale da copertura (coppi e tegole), ceramico (forme da mensa, da cucina, da conserva, da trasporto) ed edilizio (frammenti di cocciopesto, tubuli, mattoni, tessere di mosaico). A seconda della pendenza del campo, il deposito può subire un trascinamento, talvolta notevole, che può raggiungere anche un centinaio di metri. Genericamente ha un arco cronologico compreso tra la fase tardo repubblicana e quella tardo antica.