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ATLANTE CRONO-TIPOLOGICO DELLE TECNICHE MURARIE E DELLE APERTURE 1 Premessa

4. Gli strumenti delle maestranze

Il riconoscimento degli strumenti impiegati nella finitura superficiale dei materiali da costruzione, è un aspetto di estrema importanza per lo studio degli apparati murari, non solo perché può fornire preziosi riferimenti cronologici ma anche perché è in grado di suggerire indicazioni sul livello tecnico e sulle maestranze coinvolte nei vari cantieri. Tuttavia, non sempre è stato possibile attribuire con sicurezza ad uno specifico strumento i segni lasciati sui paramenti, a causa di molteplici problematiche legate alla tipologia della pietra, all’inclinazione della percussione e all’usura dello stesso utensile. Per questo motivo, così come in recentissimi studi39, abbiamo preferito riferire le tracce individuate a generiche

categorie di strumenti, suddivise in base alla tipologia della terminazione, ovvero a punta, a lama piana e a lama dentata.

4.1 Strumenti a punta

A questo gruppo appartengono la subbia, utensile a percussione indiretta, e il picconcello

38 In particolare PARENTI 1988, pp. 289-290; MANNONI 1997; MANNONI 2005, p. 17; NUCCIOTTI 2010, p. 26.

dotato di una o due punte che si presenta come la variante piccola del piccone, rispetto al quale risultava più maneggevole ed efficace nelle procedure di spianatura40. Entrambi gli

strumenti lasciano tracce puntiformi e nette che, però, sono difficilmente distinguibili tra di loro; tali segni sono stati individuati a partire dal romanico maturo (XII-XIII secolo), sia in conci di pietra calcarea che di pietra arenaria. Nelle fasi successive (XIII-XV secolo), invece, utensili del genere risultano impiegati per una veloce spianatura superficiale di paramenti costituiti da bozze variamente squadrate e realizzate indifferentemente con gli stessi litotipi ricordati sopra. Esempi materiali sono riscontrabili nella cinta muraria Due-Trecentesca di Asciano e in alcuni palazzi signorili di analoga cronologia nelle immediate vicinanze, così come nella torre di Montalceto, edificata nella seconda metà del XV secolo.

4.2 Strumenti a lama piana

Il principale strumento riferibile a questa categoria è il cosiddetto “ascettino”, conosciuto anche con il termine francese di polka. Si tratta di un utensile a percussione diretta in genere provvisto di due trancianti perpendicolari al manico oppure con uno dei due orientato verticalmente. Lascia tracce lineari e parallele solitamente disposte in diagonale sulle superfici, e nel senese è associabile ad apparati murari di ottima qualità esecutiva databili a partire dal XII-XIII secolo fino al XIV secolo41. Spesso risulta utilizzato insieme ad

un altro strumento a lama piana, lo scalpello, impiegato per la realizzazione del “nastrino” durante le fasi di squadratura del materiale. Nel nostro caso i segni dell’ascettino sono individuabili essenzialmente negli edifici religiosi caratterizzati da conci di pietra calcarea e travertino, ma è stato possibile riconoscere l’impiego di uno strumento analogo anche in paramenti murari realizzati in pietra arenaria (S. Pietro in Villore, S. Alberto di Montalceto). La cronologia rispecchia il trend generale dell’area senese, in quanto l’ascettino risulta reperibile principalmente in complessi databili al romanico maturo (vedi S. Vito in Verzuris), oppure in contesti già gotici, come la navata di S. Agata ad Asciano, anche se in quest’ultimo

40 BIANCHI-PARENTI 1991, pp. 142-143; FRATI 2006, pp. 109-110.

41 Si veda soprattutto BIANCHI-PARENTI 1991, p. 142-144; MENNUCCI 1996, p. 49, 51; FRATI 2006, p. 112; CAUSARANO 2017, pp. 163-173.

Fig. 5 - Subbia e picconcello

caso i materiali sembrano essere stati recuperati dall’abbattimento della precedente aula di minori dimensioni.

L’uso di strumenti a lama piana nelle strutture in cotto, largamente testimoniato a Siena a partire dalla fine del XII secolo42 e rivolto alla decorazione dei mattoni con le tipiche

“graffiature” oblique, risulta abbastanza raro nel nostro territorio. Simili soluzioni, infatti, sono visibili nella parte superiore di S. Pietro in Villore e nelle aperture della sala capitolare del convento di S. Francesco ad Asciano, testimonianze databili tra Due e Trecento43; in

entrambi i casi, le linee diagonali superficiali furono realizzate con probabilità prima della posa in opera, in quanto i segni non risultano avere una continuità tra i mattoni e quindi tra un filare e l’altro.

4.3 Strumenti a lama dentata

In questa categoria si comprendono essenzialmente la martellina dentata e la gradina. Quest’ultimo strumento a percussione indiretta è contraddistinto da un tranciante con

42 GABBRIELLI 2010, pp. 78-79; CAUSARANO 2017, pp. 153, 170.

43 In particolare per S. Pietro in Villore MORETTI 1990, p. 312; per S. Francesco ad Asciano BARTALOZZI 1998-1999, p. 198.

Fig. 7- Scalpello e ascettino

da BIANCHI- PARENTI 1991 Fig. 8 - Due tipologie di ascettinoda FRATI 2006

punte più meno numerose, a sezione rettangolare o trapezoidale, che lasciano sulla pietra tracce lineari discontinue44. Il suo utilizzo è conosciuto sin dall’antichità, come testimoniano

nel nostro territorio alcuni elementi architettonici di generica età romana rinvenuti nello scavo di Pava, mentre in epoca basso medievale, soprattutto nel Trecento, sembra destinato principalmente alla scultura45. Piuttosto numerosi sono, invece, i casi di restauro registrati

dall’età moderna che ricorrono all’impiego della gradina per la rifinitura delle superfici esterne, come sembrano confermare anche i lavori promossi sulla facciata della chiesa conventuale di S. Francesco ad Asciano, verso la metà del XVIII secolo46.

L’introduzione della martellina dentata nel senese avviene tra la fine del XII e gli inizi del XIII secolo per mezzo di maestranze legate sostanzialmente all’ambito pisano47. Lo strumento è

caratterizzato da una doppia lama perpendicolare o parallela al manico, dotata di dentatura a sezione tronco-piramidale con terminazione a punta di dimensione variabile; nel nostro caso il tipo di martellina più comune risulta quella a denti fini. La lavorazione lascia segni puntiformi allineati e paralleli tra di loro, solitamente con orientamento obliquo rispetto alla faccia del concio che molto spesso presenta tracce del “nastrino” realizzato a scalpello48.

Nel nostro territorio l’impiego della martellina è riconoscibile a partire dal XIII-XIV secolo nei complessi religiosi (ad esempio S. Agata e S. Francesco ad Asciano) caratterizzati da paramenti di ottima fattura e quindi sintomatici di maestranze qualificate. Ma in questa fase, la martellina a dentatura fine si diffonde ampiamente anche nell’edilizia privata (ad esempio Palazzo Corboli già Bandinelli) dove la troviamo utilizzata soprattutto per la spianatura dei conci delle varie aperture

44 BIANCHI-PARENTI 1991, p. 143; CAUSARANO 2017, p. 174 45 BIANCHI-PARENTI 1991, p. 146.

46 BARTALOZZI 1998-1999, pp. 104-107.

47 I primi casi nella città di Siena sono documentabili nel paramento orientale della cattedrale e nella porta Stalloreggi, mentre per il territorio sono riconoscibili nella cappella di Montesiepi e nella vicina Chiesa Abbaziale di S. Galgano. Cfr. CAUSARANO 2017, pp. 175-176; GABBRIELLI 1998, pp. 19, 21.

48 Per la tipologia delle tracce della martellina si veda in particolare BIANCHI-PARENTI 1991, p. 143; CAUSARANO 2017, p. 174.

Fig. 10- Gradina e marellina dentata