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Capitolo 2 Lo spreco delle risorse culturali e naturali a livello paese

2.3 Rinnovare le risorse: fare sistema

L’Italia è dotata di un patrimonio di risorse artistiche e culturali di grande notorietà.

Possiede attrazioni naturali e paesaggistiche, si pensi alle Alpi, alle coste, alle isole, all’entroterra e alle città d’arte, ma anche alle tradizioni enogastronomiche e quindi alle produzioni agroalimentari riconosciute e apprezzate in tutto il mondo.

L’Italia è un paese che ha visto nascere il turismo, che tra i primi ha sviluppato le prime strutture di accoglienza, infrastrutture e servizi, ma negli ultimi anni sta vivendo una crisi, perdendo attrattività sul piano internazionale.

Una spiegazione è riconducibile alla difficoltà di molte destinazioni di rinnovarsi facendo fatica a rimanere competitive, ma anche al cambiamento del modello di vacanza.

Nella logica dello sviluppo locale l’obiettivo è che il turismo diventi il motore in grado di generare l’ “effetto filiera”, cioè che sia capace di coinvolgere i settori limitrofi, tra cui agricoltura, artigianato, commercio e industria, che possono trovare nei turisti un nuovo mercato di sbocco, evitando quella marginalità alla quale, altrimenti, sarebbero relegati.

Non basta più ancorarsi al generico potere evocatorio esercitato dalla “marca Italia” o dal prestigio di alcune regioni o località. Bisogna riconoscere il cambiamento avvenuto nel settore turistico internazionale e intervenire secondo delle analisi e valutazioni specifiche, sia sotto il profilo dell’organizzazione turistica, sia dell’individuazione di percorsi in grado di recuperare la competitività delle singole destinazioni e del sistema-Paese nel suo complesso. Il recupero della competitività rappresenta un obiettivo di primaria importanza, capace di motivare i soggetti, pubblici e privati, responsabili delle decisioni sia strategiche sia operative attinenti il settore turistico.

L’Italia dunque avverte l’esigenza di riposizionarsi e rimodellarsi come destinazione turistica, così da recuperare quella competitività che l’ha contraddistinta nei decenni precedenti.

Un territorio diventa destinazione quando il mercato riconosce in esso la presenza di fattori di attrazione, siano essi naturali o artificiali, capaci di determinare una vacanza.

Sotto il profilo geografico, il turismo si configura come un insieme di flussi di persone che considerano il viaggio o la vacanza come un bisogno fondamentale, si spostano da un luogo ad un altro all’interno di un sistema di vincoli (fisici ed economici), che definiscono l’ampiezza e la durata di tale spostamento e il tempo di permanenza nei luoghi visitati.

Un territorio dunque emerge come destinazione quando riesce ad intercettare in modo stabile quei flussi, grazie alla sua capacità di proporre un’ offerta coerente con i bisogni e le motivazioni della domanda.

Riassumendo un territorio diventa una destinazione quando un numero consistente di viaggiatori lo sceglie fra un set di alternative, in virtù delle sue caratteristiche peculiari, decidendo di investire in esso il proprio tempo e il proprio budget per la vacanza48.

Da un punto di vista economico, questa capacità di attrarre i flussi in maniera stabile, comporta un doppio processo di natura imprenditoriale: alimenta fenomeni di imprenditorialità locale e determina fenomeni di attrazione di investimenti, sollecitando le imprese che operano nel campo dell’intermediazione turistica, dei trasporti o della ricettività a considerare quel territorio come una destinazione da inserire nel proprio piano di attività strategica e ad investire su di esso per alimentarne lo sviluppo e la “vendibilità” sul mercato49.

48 Le nuove strategie di destination marketing. Come rafforzare la competitività delle regioni turistiche

italiane, Josep Ejarque, pag. 17

49 Le nuove strategie di destination marketing. Come rafforzare la competitività delle regioni turistiche

La crisi della destinazione Italia può e deve essere fermata attraverso la messa in agenda da parte del governo della re- ingegnerizzazione del Belpaese che può anche partire con un approccio bottom up, coinvolgendo le comunità locali nella messa in turismo.

Creare un sistema Italia efficace ed efficiente attraverso la progettazione su scala locale di network, ovvero ogni destinazione deve re-ingegnerizzarsi attraverso la creazione di un rete che coinvolga tutti gli attori della filiera turistica, ma anche e soprattutto i residenti.

Un approccio che sia in grado di creare tanti network locali che interagiscono su scala regionale e poi nazionale.

Le linee guida devono essere emanate dal livello centrale, affinché siano universalmente riconosciute, per poi essere adattate alle esigenze dei singoli territori, dai quali dovranno nascere le idee per innovare la singola località.

La pubblica amministrazione dovrà creare delle piattaforme digitali con le quali interagire con i cittadini che possono proporre idee e miglioramenti, ma anche critiche e suggerimenti.

L’Italia soffre di uno squilibrio territoriale, cioè del fatto che ci sono destinazioni centrali che convogliano la maggior parte dei flussi nazionali e internazionali e delle destinazioni secondarie che invece fanno fatica ad attrarre i turisti o restano nodi di passaggio per raggiungere le destinazioni maggiori.

Le città d’arte e alcune località balneari richiamano la maggior parte dei flussi turistici, ma esistono una miriade di destinazioni dotate di risorse che nonostante non siano in grado di generare in modo autonomo i flussi turistici, non mancano di attrattività e di potenziale di sviluppo.

I maggiori competitor del Belpaese hanno subito in passato la stessa sorte e infatti sono riusciti a sviluppare prodotti turistici alternativi per

i territori secondari, riuscendo a distribuire meglio le ricadute sul territorio.

Alcuni esempi sono per la foresta nera in Germania il prodotto bike, il rafting nell’area della Gorce Du Verdon in Francia e il prodotto enologico a La Rioja in Spagna.

In Italia si è assistito ad un processo di sviluppo di un prodotto alternativo simile con gli agriturismi in Toscana, il quale però è stato generato dai turisti stessi e solo dopo ha attirato l’attenzione dell’imprenditoria, ma manca ancora la spinta all’innovazione.

Lo sviluppo di aree minori, che riescano a dislocare i flussi, porta dei benefici in termini economici, garantendo maggiori ricadute sul territorio e una migliore distribuzione delle risorse.

Uno dei problemi che si riscontra e che limita lo sviluppo di prodotti turistici alternativi è la mancanza di collaborazione tra privati, operatori ed enti istituzionali, i quali dovrebbero interagire e creare un sistema in grado di supportare le politiche e le strategie dettate a livello nazionale.

È necessario che a livello nazionale venga pianificata una gestione delle destinazioni maggiori e un progetto di sviluppo delle realtà minori, senza il quale è difficile intraprendere relazioni collaborative a livello imprenditoriale e pubblico-privato.