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Capitolo 3 Verso il futuro del sistema Italia

3.1 Verso una visione sistemica

L’obiettivo a lungo termine per sviluppare e ristrutturare il settore turistico in Italia è creare una visione sistemica, una rete estesa su tutto il territorio nazionale che integri e armonizzi l’offerta.

Il concetto per una visione sistemica fa perno sulla gestione responsabile del territorio.

Il caso degli Stati Uniti d’America è emblematico.

Alcuni visionary men compresero subito la necessità di proteggere e conservare le aree protette di interesse nazionale e le prime furono costituite negli anni venti.

Le aree protette presentano un’elevata complessità ambientale, così questi sistemi necessitano di essere gestiti in modo efficace da strutture organizzative in grado di dotarsi di organigrammi ad elevata differenziazione interna.

È questa la fase della visione organizzativa del settore.

La svolta si ha nel 1916, quando viene istituito l’ente pubblico “Servizio Parchi Nazionali (National Park Service)”, la cui missione era quella di promuovere lo sviluppo responsabile.

Questo ente prese in consegna un sistema di beni naturali, archeologici e culturali costituito da quattordici parchi nazionali e ventuno monumenti nazionali.

Nel 1918 adotta gli strumenti manageriali su scala sistemica.

Negli stessi anni nascono i primi network collaborativi misti pubblico e non profit e il National Park and Conservation Association, con compiti di sorveglianza nei confronti del National Park Service, che ad oggi conta circa quattrocentomila soci.

L’Italia nello stesso periodo, insieme a molte altre nazioni, non si è dotata di strutture pubbliche centralizzate per la gestione delle aree protette e, dunque, ha destinato poche località a questa tipologia di gestione.

La gestione centralizzata e la specializzazione funzionale sono più efficaci nell’attuare strategie per uno sviluppo responsabile.

Sempre in riferimento all’esempio degli USA, è emblematico come grazie a questa struttura organizzativa il National Park Service sia riuscito a realizzare un management integrato dei beni naturali e culturali, arrivando a contare nelle sue funzioni, negli anni settanta, la conservazione dei beni di rilevanza storica, differenziando la tipologia di habitat gestiti, includendo quindi litorali di interesse nazionale, fiumi e vie fluviali di elevato valore scenico, zone costiere lacustri e sentieri di interesse nazionale.

Lo scheletro organizzativo oggi comprende sette grandi divisioni, oltre cento diverse funzioni aziendali, a cui si aggiungono organi di staff centralizzati.

Le risorse umane e finanziarie sono costituite da venticinquemila dipendenti stipendiati, duecentomila volontari annui e quasi circa quattro miliardi di dollari di spese53.

Negli USA si assiste ad una precoce start up delle strutture organizzative per i beni culturali e ambientali, mentre in altri paesi, come l’Italia si devono ancora sviluppare delle visioni sistemiche. Il ruolo del non profit nello sviluppo responsabile risulta essere un fenomeno in crescita grazie al fatto di essere un settore autonomo, fonte di risorse umane per le organizzazioni pubbliche e prezioso nei rapporti inter-organizzativi di collaborazione con gli enti pubblici. Si può dire, infatti, che l’intervento del non profit è riconducibile a tre azioni: l’intervento autonomo e diretto da parte delle organizzazioni non profit, il coinvolgimento dei volontari da parte degli enti pubblici e la collaborazione tra enti pubblici e organizzazioni non profit54. Le organizzazioni non profit hanno la peculiarità di riuscire a sviluppare e far crescere il network specialmente nell’ambito della

53 Organizzazione dei beni culturali: materiale didattico del corso, a cura di G. Padroni, pagg. 221-222

(Management integrato dei beni culturali e ambientali: sfide organizzative, F. Niccolini)

54 Organizzazione dei beni culturali: materiale didattico del corso, a cura di G. Padroni, pagg. 223-224

sostenibilità e nell’ambiente culturale, dell’associazionismo e delle donazioni.

È sempre il caso degli USA ad essere d’esempio.

Il settore non profit è molto potente in nordamerica, tanto che le organizzazioni influenzano il sistema delle reti in cui operano.

Esistono dunque nazioni dove il non profit ha un ruolo di sottosistema trainante nel network dello sviluppo responsabile, altre nazioni, invece, come l’Italia in cui stenta ad affermarsi e decollare (l’Italia occupa meno di un cinquantesimo della forza lavoro nazionale del settore non profit.

Nazioni come la Germania e la Francia presentano, invece, una percentuale di occupati nel settore più che doppia rispetto a quella italiana)55.

Le cause di questa scarsa attitudine al non profit in Italia, derivano dal fatto che vi sia poca propensione alla donazione da parte dei cittadini, probabilmente in virtù del fatto che la conservazione e la valorizzazione dei beni comuni, siano essi naturali o artificiali, è per Costituzione, compito dello Stato.

È possibile rimanere ancorati ad un retaggio storico per il quale debba essere lo Stato con le sue scarse risorse finanziare ad occuparsi da solo della conservazione della res publica?

Dal canto suo lo Stato italiano dovrebbe avvicinare il cittadino alla donazione, alla collaborazione del settore non profit per tutelare beni che debbono essere tramandati alle generazioni future, che devono godere dei beni che hanno costruito nei secoli l’identità nazionale. Lo stato dunque dovrebbe abbattere quelle barriere che limitano la donazione, che impongono limiti quali-quantitativi alla detassazione delle donazioni stesse.

Agli inizi del Novecento, negli USA, nascevano i “think tank”, letteralmente serbatoio di pensiero.

55 Organizzazione dei beni culturali: materiale didattico del corso, a cura di G. Padroni, pagg. 224-225

Inizialmente erano dei gruppi di persone che avevano come missione quella di aiutare il governo a pensare.

I primi think tank erano veri e propri centri di ricerca finanziati dai pionieri della filantropia americana e nacquero per sostenere proposte di riforma istituzionale e sociale.

Erano e sono strutture interdipendenti ai settori dell’amministrazione e ai centri di ricerca delle università.

Anche l’Italia capì in seguito dell’importanza di organismi in grado di collaborare con lo stato, ma rimangono ancorati ad una visione di supporto politico56.

La creazione di organismi che aiutino lo stato a pensare ad una progettualità di un sistema Italia, invece, consentirebbe maggiore dinamicità e comunicazione tra i soggetti che operano nel comparto turistico e i soggetti responsabili della governance.

Il soggetto privato diventerebbe capace di influenzare le istituzioni e l’opinione pubblica.

Se l’Italia si dotasse di una visione sistemica del comparto turistico riuscirebbe a recuperare posizioni nella classifica della competitività turistica, non solo nel ranking europeo, ma anche in quello mondiale.