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Rischio e incertezza nella letteratura economica Il caso delle tecnologie

8. I concetti di rischio e incertezza e la risposta regolatoria: il principio d

8.1 Rischio e incertezza nella letteratura economica Il caso delle tecnologie

I concetti di rischio e incertezza hanno trovato vasta trattazione nella letteratura economica principalmente con riferimento al settore assicurativo.

Un breve excursus sull’evoluzione storica delle due nozioni può farsi partire dalla discussione originata nel periodo 1890 – 1910 circa il soggetto da premiare per l’assunzione del rischio di impresa, nell’ambito delle teorie economiche di distribuzione (Wood O.G, 1964); in tale contesto John Haynes definisce il rischio come “la possibilità (chance) di danno o di perdita”10. Tale definizione di rischio risulta quasi unanimemente condivisa dalla comunità scientifica dell’epoca. Successivamente, nel 1951, Allan H. Willet introduce una distinzione tra rischio e incertezza, definendo il termine chance: in senso soggettivo esso può essere inteso come il risultato dell’imperfezione della conoscenza umana e non un fattore esterno; in senso oggettivo, invece, esso rappresenta il grado di probabilità associato al verificarsi di un determinato evento11. Il contributo principale di Willet può essere ravvisato nella distinzione apportata dal suo lavoro tra i diversi termini del problema (chance, uncertainty, objective, subjective) e nell’introduzione di una prospettiva soggettiva o oggettiva di approccio alla questione. Una determinante sistemazione alla materia del rischio e dell’incertezza viene dal lavoro di Frank H. Knight che nel 1921 così distingue tra rischio e incertezza: il termine rischio indica una incertezza misurabile; nel concetto di incertezza manca invece la caratteristica di misurabilità12.

10 “The word risk has acquired no technical meaning in economics, but signifies here as elsewhere

chance of damage or loss”. John Haynes, Risk as an Economic Factor, The Quarterly Journal of

Economics, IX No. 4 (July, 1895), p. 409.

11

“…it is merely an appearance, resulting from the imperfection of man’s knowledge and not a part

of the course of external nature….by chance in objective sense is meant the degree of probability that a particular event will occur…”. Allan H. Willet, The Economic Theory of Risk and Insurance

(Philadelphia: The University of Pennsylvania Press, 1951), p.3.

12

“To preserve the distinction…between the measurable uncertainty and an unmeasurable one, we

may use the term ‘risk’ to designate the former and the term ‘uncertainty’ for the latter……The practical difference between the two categories, risk and uncertainty, is that in the former the distribution of the outcome in a group of instances is known (either through calculation a priori or from statistic past experience), while in the case of uncertainty this is not true, the reason being in general that it is impossible to form a group of instance, because the situation dealt with is in high

La differenza pratica, afferma Knight, tra le due categorie, rischio e incertezza, è che nella prima la distribuzione degli esiti (conseguenze) in un gruppo (campione) di casi è conosciuta (attraverso un calcolo a priori o attraverso un esame statistico delle esperienze passate), mentre ciò non è possibile nel caso dell’incertezza che si riferisce a situazioni spesso uniche13. L’aspetto quantitativo, inteso nel senso di misurabilità, è ciò che distingue il rischio dall’incertezza nelle teorie di Knight. Con il proliferare di pubblicazioni in materia di assicurazione e rischio successive al testo di Knight, una pluralità di definizioni di rischio e incertezza viene prodotta, prive tuttavia di un interesse specifico nella sistemazione della materia (Kulp, C.A., 1928; Crobough, C.J., Redding, A.E., 1929).

Un apporto considerevole alla distinzione tra le nozioni e le relative definizioni di rischio e incertezza viene altresì dalle teorie di Irving Pfeffer, che nel 1956 parla di rischio come una combinazione di pericoli (hazards) misurato dalla probabilità e di incertezza come uno stato mentale misurato dal grado di convinzione (degree of

belief)14

.

Molti economisti discutono la distinzione introdotta da Knight argomentando che rischio e incertezza così come definiti da Knight non appaiono avere significative differenze.

Altri economisti, in particolare i post-keynesiani come Shackle (Shackle, G. L. S. (1949-50;1952) e Davidson giudicano fondamentale la distinzione di Knight e ritengono l’incertezza intesa in senso knightiano l’unica forma di casualità rilevante in campo economico. Di contro, situazioni di rischio knightiano sono ritenute possibili dagli stessi studiosi solo in particolari e ben definiti scenari in cui le alternative sono chiare e gli esperimenti possono essere plausibilmente ripetuti. Il rischio knightiano, essi argomentano, non ha alcuna connessione con la indefinita casualità del mondo reale in cui si trovano ad operare i decision-maker in campo

degree unique”, Frank H. Knight, Risk, Uncertainty and Profit (Boston and New York: Houghton

Mifflin Company, 1921) p. 233.

14

“...Risk is a combination of hazards and is measured by probability; uncertainty is measured by

economico. Nelle situazioni reali l’attribuzione di una probabilità matematica è spesso non realizzabile.

Il dibattito circa il rischio e l’incertezza è ancora oggi acceso e lungi da una soluzione definitiva.

In riferimento alle tecnologie biomediche intenderemo, nel proseguo del capitolo, per rischio la situazione in cui la probabilità di un esito negativo è quantificabile e misurabile, per incertezza la condizione di non conoscibilità della probabilità del verificarsi di un evento.

Entrambe le circostanze, rischio e incertezza, possono originare dall’innovazione tecnologica nel settore biomedicale e tuttavia esse spesso non esimono dal dover prendere decisioni circa l’introduzione e le modalità di utilizzo della tecnologia nella pratica clinica. Se nel caso del rischio, la possibilità di identificarne i fattori principali, di quantificare la probabilità associata al verificarsi di un evento avverso e l’impatto potenziale di esso permette l’impiego di piani e misure per limitare (o eliminare quando è possibile) i fattori e le eventuali conseguenze, la condizione di incertezza, spesso conseguenza di un approccio non sufficientemente accurato alla valutazione della sicurezza della tecnologia durante le differenti fasi del suo sviluppo, pone i decisori nella difficile situazione di non avere informazioni a supporto delle loro scelte (e spesso lascia l’introduzione delle tecnologie biomediche al governo della forza contrattuale e delle politiche di marketing delle grandi aziende produttrici) e lascia gli utilizzatori della tecnologia, medici e personale sanitario, oltremodo esposti alle conseguenze legali della produzione di un danno originato dall’impiego della tecnologia e i beneficiari dell’impiego della tecnologia, i pazienti, particolarmente vulnerabili, spesso senza neppure saperlo, ai danni derivanti dall’impiego di nuove tecnologie.