• Non ci sono risultati.

Capitolo Quarto

5. Sapore di casa

Ogni tanto, una volta ogni paio d’anni, mi decido a fare delle … […] quando si fanno le pulizie vere, un ripulisti generale …

Il trasloco è un’opportunità, ma non occorrono necessariamente pretesti importanti per mettersi a riordinare; e in quelle occasioni, come si intuisce dalle parole di Rosanna, si buttano via alcune cose e ad altre, forse, viene

assegnata una diversa disposizione. Talvolta anche nuovi beni vengono fatti oggetto di appropriazione, mentre altri perdono un ruolo o ne acquistano un altro. Le collezioni in modo particolare, non di rado sono attraversate da incisivi processi di risignificazione; essi mirano a mettere in evidenza i punti di riferimento del nostro presente, proponendo se necessario anche una rivalutazione del passato.

Questi sono i quadri di Giulia, che a me piaccion tantissimo, anzi questi li voglio riportar giù … probabilmente mettere in cucina …

La soffitta di Paola ha le pareti fitte di quadri non meno che dei suoi salotti. Molte sono opere d’autore, finite quassù per far spazio ai lavori di pittori più amati riservati al piano dell’appartamento. La collezione pittorica di questa padrona di casa si estende fin sopra le scale, dunque, dove due grandi stanze mansardate accolgono una curiosa promiscuità di opere d’arte - almeno comunemente ritenute tali – e disegni a tempera e acquarelli realizzati

interlocutrice che, alle prese con i nipotini, avverte il desiderio di rivedere le espressioni artistiche dei figli giù in cucina. Già abituata a far ricomparire oggetti in disuso per la gioia dei nipoti58, Paola sente il bisogno di cambiare il contesto di quei disegni in base alle mutate condizioni del suo presente, e analogamente tocca la stessa sorte anche al vecchio monopattino:

Questo poi, prima o poi lo porto giù, è un monopattino dei miei figli

Le cose di cui Paola si è circondata, e i criteri in base a cui le ha selezionate, subiscono adesso modifiche per meglio conciliarsi con la sua biografia attuale, e dai suoi preziosi depositi di memoria tornano alla ribalta oggetti e ricordi da tempo accantonati. Se è vero che “tutti, nel corso della nostra vita, quando mettiamo in ordine le nostre carte e le nostre cose, di continuo le decontestualizziamo e le ricontestualizziamo, e le mettiamo in rapporto con la nostra memoria” (Pavone 1995)59, ciò d’altro canto accade perché il quotidiano, solitamente associato a immutabili immagini di routine,

58

è in realtà il riflesso delle nostre identità, e come tale non è mai uguale a se stesso, bensì è in perpetuo movimento. Ma è pur vero che questa tendenza non si erge affatto da sola: esiste, piuttosto, una continua tensione tra il mutamento e i tentativi di ricontestualizzazione da un lato, e dall’altro, la smaniosa ricerca di stabilità che ci spinge a erigere ogni volta nuovi fari d’orientamento.

Paola: - Questo bastone! Questo non me lo ricordavo, questo mi piace

molto…

Ric.: - Anche per le fiabe, eh?

Paola: - Esatto! …Bello ‘sto bastone!

Le fiabe sono al centro degli interessi principali di Paola, in questo

momento. Fabbrica da sola i componenti per realizzare delle narrazioni animate, e alla vista di un vecchio bastone appoggiato distrattamente in soffitta non può che entusiasmarsi e decidere di utilizzarlo. La risignificazione di questo oggetto serve a ricomporre un’immagine aggiornata di Paola nello specchio delle sue mura domestiche, un ritratto che ella possa riconoscere come familiare e orientativo rispetto all’entropia dell’esistenza quotidiana. E’ per questa ragione che, oggi più che mai, secondo Gillis “ogni soffitta è un archivio, e ogni salotto è un museo” (1997, P.14): i nostri possessi, quali elementi materiali della nostra identità, “fanno sempre qualcosa, e innanzitutto fanno noi stessi” (Latour 1993, p.22).

A//A E LUIGI

Età: circa 60

Località dell’abitazione: S. Anna, Lucca

Composizione del nucleo familiare: sposati, due figli Attività: lei insegnante, lui pensionato

Data della visita: 22/04/2008

La coppia è apparsa sin da subito entusiasta della possibilità di raccontarsi attraverso gli innumerevoli oggetti esibiti in tutto l’appartamento. Vetrine grandi e piccole, mensole, teche e cornici raccolgono doni e souvenir provenienti da ogni parte del mondo. Le collezioni più disparate trovano posto in tutti gli angoli della casa, e rendono difficile focalizzare l’attenzione su un unico elemento: lo sguardo si perde tra conchiglie, minerali, fossili, statuine, bambole, animali imbalsamati e manufatti d’ebano. Entrambi gli intervistati sembrano sentirsi pienamente rappresentati dalla miriade di suppellettili che li circondano, come se queste fossero la sintesi ideale della loro intera vita.

Dal diario di campo:

Hanno molta voglia di definirsi, e di definirsi attraverso gli oggetti. Questa casa è un vero e proprio museo. Restiamo molto colpite dalla meticolosità con cui hanno messo insieme così tante cose, eterogenee e stravaganti. Ci rimangono impresse in particolare: la pelle di boa, l’allevamento di gamberetti, le pepite d’oro e i mobili recuperati da persone decedute al piano di sopra!

... Ci vorrebbe una casa grande dove ogni pezzo venga messo ...

Non hanno tutti i torti, Anna e Luigi, nel desiderare una casa più grande: nel loro soggiorno, già di ampie dimensioni, i soprammobili ricoprono pareti, affollano mensole e ripiani, e strabordano da ogni contenitore. L’appartamento tutto, e in particolare il salotto, ricordano davvero molto le caratteristiche di un museo; la natura variegata degli oggetti, le modalità espositive, ma soprattutto la loro imponente moltitudine, sembrano smarrire perfino l’occhio degli stessi collezionisti, che dinanzi a certi scaffali in un primo momento indugiano con descrizioni vaghe e generiche:

Anna: Ecco, e questi ... tutti oggettini ... boccettine trovate di qua e di là [...] ognuno c’ha il suo significato, sì ...

Successivamente i coniugi sono in grado di presentare le numerose suppellettili con ricchezza di dettagli e precisione, scavalcandosi verbalmente a più riprese per la volontà impellente di raccontare ciascuno la propria versione sulle circostanze d’acquisizione dei beni. A fronte delle loro dichiarazioni, volte a convincerci delle potenzialità d’evoluzione della collezione, noi tutte non abbiamo potuto fare a meno di notare l’estrema staticità di un ambiente che, seppur incrementabile nel numero delle componenti, non presenta molte possibilità di intervento sugli elementi presenti. Animali imbalsamati, fossilizzati, oppure chiusi in teche gigantesche e troppo pesanti per essere rimosse agevolmente. E ancora: bozzoli di seta che non proteggeranno più alcuna forma di vita, foglie essiccate e inserite in cornici saldamente sigillate, e una serie di bacheche riempite, compiute, finite. Diversamente dalla soffitta di Paola, come pure dall’intero suo appartamento, questi vani sembrano concepiti per rimanere così come sono, con l’ampliamento delle collezioni come unica possibilità di modifica o aggiornamento. Anna e Luigi non vanno in cerca di nuovi contesti per le proprie cose d’affezione, né sono proiettati verso processi di risignificazione dei loro possessi; piuttosto, sembrano in cerca di conferme:

Anna: 'oi si fa così: queste cose non si puliscono. Si puliscono una volta all’anno, però ... la pulizia è le... c’è tutto una ... come si dice ...

Luigi interviene mentre Anna cerca le parole giuste per esprimersi secondo i suoi intenti, ma il discorso sulla pulizia è troppo importante per essere sorvolato, e lei interrompe a sua volta il marito per spiegarsi in modo adeguato:

Anna: ‘Spetta un attimo! Fammi dire! Che ... la pulizia è legata ... è quasi un rito perché è legata tutta al ricordo di quell’oggetto ...

/oi: Ah, quindi cioè pulite ma ... aprite e rimembrate?

Anna e Luigi: Si Sì, è cosi! ... Questo l’ho preso qui ... questo l’ho preso

là ...

Quel rito annuale che compiono insieme ha la cadenza delle grandi celebrazioni, e si esplica essenzialmente nella commemorazione di luoghi, vicende e situazioni legate agli oggetti. Quei beni sanciscono la loro storia, i loro valori, le relazioni, i gusti e gli interessi. Capisaldi intatti della loro biografia, attraverso il rito vengono riconfermati60, e rammentati come per ripassare una lezione fatta di immutabili certezze. Sono i loro punti di riferimento. Gli strumenti grazie a cui hanno lentamente fatto proprio l’ambiente circostante, connotandolo con colori, forme e odori. Il risultato è “il loro” sapore di casa, introiettato grazie a quei beni tanto bizzarri quanto più “necessari per rendere visibili e stabili le categorie della propria cultura” (Douglas 1979, p. 66).

... Sì, tutte le sculture che vedete e le decorazioni le ho fatte io ... diciamo che ... fanno parte del mio essere

..

Angela trova conferma dei propri riferimenti culturali nelle sue realizzazioni artistiche, che dalle sue parole sembrano formare un tutt’uno con la sua persona. Graziella, come ricordiamo, è affezionata alle sue travi, perché solo così riconosce un ambiente familiare attorno a sé. E Paola, smarrita nelle camere d’albergo con quadri di palme e orizzonti tropicali, senza una Madonna a capo del letto non riesce a dormire. Ciascuno, insomma, connota la propria casa con elementi materiali in grado di conciliare il proprio bisogno di “appaesamento”, e attraverso un’opportuna impalcatura fatta di oggetti e di beni allontana il rischio di un domicilio poco confortevole o addirittura alieno. Se quello in cui viviamo, dunque, è “un mondo fatto di merci che tracciano le linee dei nostri rapporti sociali” (Ibid.), la nostra cultura, allora, è una cultura fatta di cose, dove queste marcano i confini delle nostre biografie identitarie, e ancor di più ci orientano dotando di senso le nostre dimore.