• Non ci sono risultati.

Segue: il caso dell’ICE “Stop Vivisection”

I rapporti tra l’Ombudsman europeo e le istituzioni dell’Unione

2. IL RAPPORTO TRA L’OMBUDSMAN E LA COMMISSIONE EUROPEA

2.3 Segue: il caso dell’ICE “Stop Vivisection”

L’ICE “Stop Vivisection” è un caso esemplare di come, da un lato, la Commissione agisce nella gestione di un’ICE e soprattutto l’atteggiamento collaborativo della stessa nei confronti dei promotori, e dall’altro, di come l’Ombudsman ha avuto la possibilità di effettuare il proprio controllo su un potenziale caso di cattiva amministrazione eventualmente commesso da parte della Commissione all’interno della procedura in esame.

2.3.1 Il fatto

L’ICE “Stop Vivisection” fu presentata da parte di un comitato, il cui promotore principale fu un cittadino italiano, con l’intento di abrogare la Direttiva 2010/63/UE sulla protezione degli animali utilizzati a scopi scientifici e di ricerca, e presentando una nuova proposta che abolisse totalmente la sperimentazione animale in laboratorio per l’anno 2020.

195 Cfr. Nota n.89

109

La proposta venne effettivamente registrata da parte della Commissione, poiché almeno in questa prima fase nessuno dei quattro motivi di rigetto fu riscontrato.

Il comitato cominciò dunque a mobilitarsi per la raccolta delle firme necessarie per poter presentare la proposta alla Commissione per la discussione nel merito. Il termine per la raccolta è, al massimo, di 12 mesi.

La registrazione dell’ICE avvenne il 22 giugno 2012, e contestualmente il comitato di “Stop Vivisection” lanciò la campagna per la raccolta firme, sia tramite supporto cartaceo che online.

Nell’organizzare la raccolta online, il comitato si trovò di fronte a dei problemi tecnici.

La Commissione, riscontrando che anche altri organizzatori di altre ICE stavano scontrandosi con lo stesso tipo di problema, decise di mettere a disposizione i propri server in Lussemburgo per garantire che le operazioni di raccolta firme non fossero ritardate e le ICE stesse non fossero danneggiate.

Ovviamente, la raccolta di firme online permette di accogliere un maggior numero di consensi non sussistendo il problema della lontananza territoriale.

Risultò, però, che il comitato dell’ICE avrebbe dovuto chiedere delle autorizzazioni aggiuntive alle autorità lussemburghesi per l’utilizzo di server situati sul loro territorio; la richiesta fu presentata nel Luglio 2012.

Nel frattempo, la Commissione europea comunicò al comitato di “Stop Vivisection” che il termine dei 12 mesi avrebbe cominciato a decorrere dal momento in cui la stessa avesse creato l’apposita finestra sui server per la raccolta delle firme, e ciò per non danneggiare i promotori per aver perso circa un mese per i problemi tecnici in cui erano incorsi. Quindi, il termine ultimo diventò quello alla data del 1° novembre 2013 e i 12 mesi cominciarono a decorrere dal 1° novembre 2012.

110

Il comitato di “Stop Vivisection”, però, non poté effettivamente raccogliere le firme online fino a dicembre 2012, quando giunsero le autorizzazioni da parte delle autorità lussemburghesi; per cui, chiese alla Commissione che il termine di raccolta venisse nuovamente prorogato, poiché i ritardi delle autorità lussemburghesi, secondo la sua opinione, avrebbero danneggiato drasticamente il termine per la raccolta delle firme.

La Commissione si rifiutò però di estendere nuovamente il termine, rendendo chiaro che il Regolamento 211/2011 dà al massimo 12 mesi per poter adempiere alla fase della raccolta. Contando inoltre che il termine era già stato prolungato per problemi tecnici rispetto alla raccolta online, risultò alla fine dei conti che il comitato dell’ICE aveva avuto ben 16 mesi di tempo per raccogliere le firme, quantomeno quelle sottoforma cartacea.

Il 29 ottobre 2013, esattamente tre giorni prima della chiusura della raccolta delle firme, il comitato presentò denuncia all’Ombudsman per segnalare l’asserito caso di cattiva amministrazione in cui è incorsa la Commissione per non aver prolungato il tempo massimo per la raccolta delle firme.

2.3.2 La decisione dell’Ombudsman

Il caso è arrivato alla corte dell’Ombudsman, la quale, dopo aver svolto le dovute indagini ed aver ricevuto le opinioni di entrambe le parti interessate, è giunta ad una decisione196.

Dopo aver sottolineato l’importanza di uno strumento come l’ICE e aver ribadito che la Commissione, nello svolgimento del suo ruolo, ha il dovere di rendersi il più disponibile possibile nei confronti degli organizzatori, l’Ombudsman afferma anche che la Commissione non aveva mancato a questo suo dovere, avendo, da un lato, già prorogato di ben quattro mesi il termine ultimo per la raccolta firme dal momento

196 Decisione 2071/2013/EIS

111

della prima registrazione, e dall’altro lato, messo a disposizione in maniera totalmente gratuita i propri server.

Ritiene dunque che una eventuale ulteriore proroga avrebbe violato il principio dell’equo trattamento tra differenti iniziative.

Nel frattempo, alla chiusura della raccolta firme il 1° novembre 2013, l’Ombudsman aveva constatato anche che il comitato per “Stop Vivisection” aveva già raccolto il numero minimo di firme, oltre ad aver ricevuto l’approvazione della Commissione per la discussione di fronte al Parlamento.

In ultima istanza, perciò, l’Ombudsman non ritenne che la Commissione sia incorsa in alcun caso di cattiva amministrazione.

2.3.3 La conclusione della Commissione

L’ICE “Stop Vivisection” è stata poi presentata alla Commissione197 il 3 marzo 2015 per la discussione finale.

Dopo una lunga e dettagliata analisi della Commissione sul modo in cui il tema della sperimentazione animale è disciplinato all’interno dell’Unione europea, sottolineando che la Direttiva 2010/63/UE è stata introdotta già con l’obiettivo di andare nella direzione dell’abolizione in futuro di questo tipo di ricerca, e affermando che, già nell’epoca moderna la sperimentazione deve essere effettuata causando la minor sofferenza possibile, e solo se necessaria, agli animali usati come cavie da laboratorio (utilizzando anche, laddove possibile, metodi alternativi alla sperimentazione animale), la stessa Commissione ritiene di non proseguire oltre con l’iniziativa “Stop Vivisection” in quanto, appunto, gli obiettivi che si prefigge, anche se pienamente condivisi dall’istituzione, già esistono all’interno del programma di gestione della sperimentazione animale dell’Unione, e soprattutto sottolinea l’importanza che questo tipo di sperimentazione ha avuto in passato

112

sull’evoluzione delle cure sia per l’uomo, ma anche per gli animali stessi.

In conclusione, la Commissione non ha ritenuto opportuno dare seguito all’ICE in questione.

113

CAPITOLO IV