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I Sette Contro Tebe Eteocle ed Edipo

Anche nei Sette Contro Tebe il rapporto genealogico padre-figlio con maggiori occorrenze è quello concernente il personaggio principale, Eteocle, e suo padre Edipo. L'identificazione del personaggio con il suo statuto genealogico segue uno sviluppo graduale e in un certo senso va di pari passo con il processo gnoseologico del destino tragico del protagonista, le cui cause sono da cercare proprio nel problematico complesso genealogico dei Labdacidi e, nello specifico, nelle maledizioni scagliate dal padre contro i figli.

Diversamente da Serse, Eteocle è un personaggio che domina la scena per la maggior parte del dramma e che, forse proprio in virtù di questo fattore, viene nominato molto meno frequentemente. Ad ogni modo, il primo identificativo con cui egli si presenta al pubblico, già nei primi versi del prologo, consiste nel suo nome proprio226:

224 Hall 1996, p. 172, in cui discute la problematica attribuzione di un significato militare all'espressione "occhio del Re". Su l'esistenza o meno di tale titolo utile il commento di Garvie 2009, p. 354.

225 Garvie 2009, pp. 335-6.

226 Aesch. Sept. 4-9. Il testo riprodotto è quello di G. O. Hutchinson (Hutchinson 1985). Come sottolinea lo studioso a p. 43, l'importanza del nome è innanzitutto di natura drammaturgica in questo punto: " the audience need to learn the name". In accordo con quanto ho già indicato in apertura di questo capitolo, anche Hutchinson concorda nel sottolineare che one's own name is always significant in Greek poetry.

εἰ μὲν γὰρ εὖ πράξαιμεν, αἰτία θεοῦ· εἰ δ᾽ αὖθ᾽-ὃ μὴ γένοιτο- συμφορὰ τύχοι, Ἐτεοκλέης ἂν εἷς πολὺς κατὰ πτόλιν ὑμνοῖθ᾽ ὑπ᾽ ἀστῶν φροιμίοις πολυρρόθοις οἰμώγμασίν θ᾽· ὧν Ζεὺς ἀλεξητήριος ἐπώνυμος γένοιτο Καδμείων πόλει.

Se infatti andremo bene, ne sarà causa un dio:

se al contrario - non accada!- toccasse sventura,

Eteocle soltanto per gran parte della città verrebbe celebrato dai cittadini da preludi dai molti rumori

e da singhiozzi: ma Zeus, essendo protettore, dimostri di essere tale alla città dei Cadmei.

Così avviene anche con il personaggio del messaggero, che entrando in scena al v. 40 si rivolge al sovrano dicendo227:

Ἐτεόκλεες, φέριστε Καδμείων ἄναξ, ἥκω σαφῆ τἀκεῖθεν ἐκ στρατοῦ φέρων.

Eteocle, illustre signore dei Cadmei,

giungo dall'esercito di là portando notizie chiare.

Per tutto il prologo e anche per tutta la parodo, non si danno connotazioni genealogiche del personaggio. La prima menzione della filialità di Eteocle si trova invece nel primo episodio in seno ad un dialogo tra Eteocle ed il coro delle fanciulle tebane. Quest'ultimo entra in scena esprimendo il suo terrore per la situazione di assedio cui Tebe è soggetta. Eteocle, rientrando in scena, rimprovera al coro la sua mancanza di coraggio ascrivendola alle caratteristiche negative del γένος delle donne. È a questo punto che il coro, sollecitato forse dal linguaggio genealogico impiegato da Eteocle, si rivolge al sovrano sottolineandone la discendenza da Edipo228:

ὦ φίλον Οἰδίπου τέκος, ἔδεισ᾽ ἀκού- σασα τὸν ἁρματόκτυπον ὄτοβον ὄτοβον.

O caro figlio di Edipo, ho paura perché ho sentito il fracasso il fracasso che picchia dai carri!

La prima occorrenza, dunque, si colloca in ambito corale, in un momento in cui il coro manifesta terrore e spavento per la possibile disfatta della città e in risposta ad un utilizzo dispregiativo del linguaggio genealogico da parte di Eteocle229.

La seconda menzione del rapporto genealogico tra Eteocle ed Edipo si trova in un contesto scenico simile. Il coro, in uno stato di evidente turbamento per le paure sul proprio futuro e sul futuro della città230, utilizza questa formula patronimica per identificare l'ingresso in scena

227 Aesch. Sept. 39-40. 228 Aesch. Sept. 203-4.

229 Hutchinson 1985, p. 18 impiega l'espressione "wild emotions" per descrivere la caratterizzazione emotiva del coro. L'apostrofe è interpretata dallo studioso come naturale affetto nei confronti del sovrano, senza ulteriori approfondimenti. Molto più utile è Lupaʂ - Petre 1981, p. 79, che scrive: "la réplique du choeur est un chef-d'oeuvre de sous-entendus tragiques: les femmes semblent répondre au roi, mai c'est au fils d'Oedipe qu'elles s'adressent, en dévoilant pour un istant la vraie nature du héros et du conflit".

del personaggio231:

καὶ μὴν ἄναξ ὅδ᾽ αὐτὸς Οἰδίπου τέκος εἶσ᾽ ἀρτικόλλως ἀγγέλου λόγον μαθεῖν· σπουδὴ δὲ καὶ τοῦδ᾽ †οὐκ ἀπαρτίζει῭† πόδα.

Ed ecco il signore, lo stesso figlio di Edipo, arriva in perfetto orario per apprendere il discorso del messaggero:

e la fretta scompone anche il piede di costui.

Tra questo brano e quello precedente il nome di Eteocle non compare e non comparirà più fino alla parte finale della tragedia, verosimilmente interpolata nell'ottica di legare il dramma all'Antigone sofoclea. L'episodio che segue, il cosiddetto catalogo degli eroi recitato da Eteocle e il messaggero, culmina con la notizia da parte di quest'ultimo che Polinice attende il fratello alla settima porta della città per determinare chi dei due debba regnare su Tebe. La reazione di Eteocle, che comprende di dover affrontare un duello fratricida e compiere così le maledizioni del padre, ribadisce lo statuto genealogico del personaggio232:

ὦ θεομανές τε καὶ θεῶν μέγα στύγος, ὦ πανδάκρυτον ἁμὸν Οἰδίπου γένος· ὤμοι, πατρὸς δὴ νῦν ἀραὶ τελεσφόροι.

O stirpe resa folle dal dio e dagli dèi molto odiata O stirpe nostra di Edipo tutta lacrime:

Ohimè, ora davvero le maledizioni del padre si compiono.

L'appropriazione del proprio ruolo genealogico si accompagna dunque alla comprensione dell'ineluttabilità delle maledizioni del padre. Nel momento in cui Eteocle capisce che deve necessariamente scontrarsi con il fratello, comprende anche di dover essere il continuatore delle qualità, in questo caso negative, del padre, e che questo legame genealogico non solo lo identifica, ma determina anche il suo destino. È interessante notare che subito dopo i versi appena letti Eteocle dia un perfetto esempio di logica genealogica233:

ἀλλ᾽ οὔτε κλαίειν οὔτ᾽ ὀδύρεσθαι πρέπει, μὴ καὶ τεκνωθῆι δυσφορώτερος γόος.

Ma non è opportuno piangere né lacrimare, di modo che non sia generato più insopportabile lamento.

L'accostamento dei due passi suggerisce delle chiavi di lettura che confermano un ragionamento da parte di Eschilo e del suo pubblico sulla nozione di causazione veicolata tramite il linguaggio genealogico234. Non bisogna piangere né lacrimare, perché queste due

azioni genererebbero un lamento più intollerabile, sul principio che il simile produce il simile. Alla stessa maniera infatti, il personaggio tragico comprende la propria tragicità tramite un'accettazione del proprio ruolo genealogico: egli è il prodotto della serie di maledizioni che

231 Aesch. Sept. 372-4. 232 Aesch. Sept 653-5. 233 Aesch. Sept. 656-7.

234 Già Hutchinson 1985, p. 150, notava che "metaphors of begetting are always strong in A.[eschylus] and τεκνωθῆι must describe one γόος causing the other", richiamando a tal proposito Ch. 806, Ag. 751-71.

di padre in figlio si ripercuotono sul γένος dei Labdacidi. Lo stesso coro ribadirà nello stasimo successivo la concatenazione delle sciagure che affliggono Laio e i suoi discendenti. Non stupisce dunque che da questo punto del dramma in poi Eteocle venga chiamato esclusivamente figlio di Edipo, figlio o stirpe di Edipo. L'eroe cessa di essere Eteocle ed inizia ad essere una continuazione nel tempo di Edipo235.

Edipo e Laio

In questa tragedia Edipo non viene mai esplicitamente indicato come figlio di Laio, benché nella parte finale della tragedia il nome di quest'ultimo compaia diverse volte. La prima menzione è fatta da Eteocle stesso che, dopo essersi definito stirpe di Edipo, acquisisce piena consapevolezza del dramma genealogico in cui lui e il fratello si trovano come ultime pedine236:

ἐπεὶ τὸ πρᾶγμα κάρτ᾽ ἐπισπέρχει θεός, ἴτω κατ᾽ οὖρον, κῦμα Κωκυτοῦ λαχὸν Φοίβωι στυγηθὲν πᾶν τὸ Λαΐου γένος.

Poiché l'affare fortemente un dio sospinge, vada con vento propizio, l'onda del Cocito ottenga tutta la stirpe di Laio odiata da Febo.

L'identificazione con Laio e il richiamo allo scontro con Febo ha sicuramente, nel pubblico, la funzione immediata da richiamare le vicende dell'intero ciclo tebano, ricordando verosimilmente quanto rappresentato diverse ore prima nella prima tragedia della tetralogia, il

Laio237. In questa sezione finale della tragedia infatti tutta l'attenzione sia dei personaggi sia

del coro si sposta sulle dinamiche inerenti le sventure della stirpe dei Labdacidi. Come si apprende dal coro ai versi 742-57, è infatti la trasgressione da parte di Laio ad un divieto di Apollo a gettare sulla stirpe una

παρβασία

che perdura fino alla terza generazione e che passa, naturalmente, tramite la parabola rovinosa di Edipo.

I sette Argivi vs. i sette Tebani

Una delle sezioni più studiate dei Sette contro Tebe è senza ombra di dubbio il lungo episodio che abbraccia i vv. 375-719 e che costituisce la scena principale della

235 Aesch. Sept. 677, 801, 807, 833. Che il v. 653 costituisca un punto di svolta nella connotazione drammatica del personaggio di Eteocle è un dato che già a inizio Novecento veniva problematizzato da Wilamowitz (Wilamowitz 1903, pp. 436 sgg.) e che da allora occupa un ruolo importante nella critica testuale (Wilamowitz 1914, pp. 641-3; Solmsen 1937, pp. 197-211; Murray 1940, p. 140). Più recentemente Pierre Vidal-Naquet ha sottolineato come il v. 653 possa rappresentare un punto di svolta del tessuto tragico tra messa in scena dei valori della πόλις e valori del γένος (Vernant - Vidal-Naquet 1986, t. II, pp. 115-121). 236 Aesch. Sept. 689-91.

rappresentazione238. In questa scena, il pubblico assiste a sette discorsi paralleli, i Redenpaare

della critica tedesca239, pronunciati rispettivamente dal messaggero tebano e da Eteocle. Il

primo descrive ciascuno dei sette condottieri argivi annunciando a quale porta ognuno intende schierarsi, mentre il sovrano risponde ad ogni descrizione annunciando chi tra i Tebani sarà preposto a sfidare il campione argivo e difendere la porta in questione. Oltre all'estensione e alla centralità testuale della scena, che ne garantiscono il ruolo centrale da un punto di vista drammatico, una serie di elementi inerenti alle sette coppie di discorsi ha fornito alla critica causa e materiale per una prolifica serie di interpretazioni e studi. La scelta dei nomi dei condottieri di ambo le parti, la descrizione degli scudi dei sette Argivi e del tebano Iperbio, l'ordine e il nome delle porte della città affiancata a ciascuna coppia di eroi e anche il tempo e aspetto verbale impiegato da Eteocle per la disposizione dei difensori sono tra i principali elementi canonicamente soggetti ad analisi240. In maniera abbastanza curiosa, poco spazio è

stato dato negli studi ad un altro tratto che sembra avere valore connotativo in questa scena: la presenza o meno di una denotazione genealogica degli eroi.

In pieno accordo con quella che pare essere una modalità tradizionale di presentazione degli eroi dai poemi epici in poi, una parte dei 14 eroi elencati in questo episodio riceve un'indicazione di tipo patronimico241. È stato osservato che nei poemi omerici l'esplicitazione

delle proprie coordinate genealogiche assolveva in un certo senso la funzione di asseverare il proprio statuto guerriero ed aristocratico. Dato il carattere marcatamente epico di questa sezione del dramma, si sarebbe tentati in un primo momento di attribuire al discorso genealogico in questa sezione la medesima funzione. Tuttavia, dal momento che non a tutti gli eroi viene concesso un identificativo patronimico, si pone un'ulteriore domanda: cosa determina nel catalogo eschileo la menzione del padre? La questione pare abbastanza complessa, per cui tenterò di fornire solo alcuni spunti.

In linea di massima, si osserva che a ricevere un identificativo di tipo patronimico sono i guerrieri tebani, in contrapposizione agli invasori argivi. Dopo aver sentito la descrizione dello stazionamento di Tideo alle porte Pretidi, Eteocle risponde così242:

238 Vernant - Vidal-Naquet 1986, t. II, p. 129.

239 L'espressione fu introdotta nel panorama degli studi da Ritschl 1858.

240 Cfr. Lupaş - Petre 1981, pp. 112 sgg. Sull'ordine degli aspetti e tempi verbali impiegati dal messaggero e da Eteocle e su una loro possibile correlazione a dinamiche drammatico-emotive, Hutchinson 1985, pp. 104-5; sugli scudi e su una loro analisi imperniata sull'idea che la loro disposizione sia simmetricamente strutturata secondo un'opposizione binaria basilare πόλις/γένος in prefigurazione del conflitto tragico cui partecipa Eteocle, Vernant - Vidal-Naquet 1986, t. II, pp. 128-47; sui nomi delle porte, sul confronto con le altre tradizioni e il confronto con l'evidenza archeologica, Berman 2007, pp. 87-115.

241 Si veda a riguardo supra, cap. 1.1. 242 Aesch. Sept. 407-16.

ἐγὼ δὲ Τυδεῖ κεδνὸν Ἀστακοῦ τόκον τῶνδ᾽ ἀντιτάξω προστάτην πυλωμάτων, μάλ᾽ εὐγενῆ τε καὶ τὸν Αἰσχύνης θρόνον τιμῶντα καὶ στυγοῦνθ᾽ ὑπέρφρονας λόγους· αἰσχρῶν γὰρ ἀργός, μὴ κακὸς δ᾽ εἶναι φιλεῖ. σπαρτῶν δ᾽ ἀπ᾽ ἀνδρῶν, ὧν Ἄρης εφείσατο, ῥίζωμ᾽ ἀνεῖται, κάρτα δ᾽ ἔστ᾽ ἐγχώριος, Μελάνιππος · ἔργον δ᾽ ἐν κύβοις Ἄρης κρινεῖ. Δίκη δ᾽ ὁμαίμων κάρτα νιν προστέλλεται εἴργειν τεκούσηι μητρὶ πολέμιον δόρυ.

Io a Tideo l'illustre figlio di Astaco

contrappongo come baluardo a queste porte, di gran lunga è di buona nascita e il trono di Pudore

onora e odia i discorsi tracotanti:

è inoperoso di gesti turpi, non ama essere vile. Dagli uomini seminati, coloro che Ares risparmiò, germinò la radice, ed è pienamente nativo di qui, Melanippo: l'opera Ares giudicherà con i dadi. Giustizia davvero consanguinea lo sospinge affinché scacci la lancia nemica dalla madre generatrice.

La posticipazione del nome del guerriero da mandare contro Tideo non può essere considerato un semplice capriccio del caso, ed è evidente che esso crea un effetto di massimizzazione dell'attesa in cui ogni elemento elencato assume un particolare peso connotativo243. Il primo elemento a caratterizzare l'avversario di Tideo è proprio la menzione

del padre, Astaco244. Il secondo elemento, direttamente correlato al primo, è la nobiltà del

guerriero, che gode del titolo di εὐγενής. Come terzo elemento, Eschilo associa al dato genealogico un dato etico: il guerriero il cui nome deve ancora essere pronunciato onora il trono di Vergogna e odia i discorsi devianti. In questo senso si configura come l'esatto opposto di Tideo e rientra nel precetto eroico di non voler essere κακός. Il quarto elemento connotativo del guerriero torna sul tema genealogico: la sua radice (il termine è indicativo) deriva dagli Sparti, i nati dalla terra che aiutarono Cadmo nella fondazione dei Tebe245. Come

quinto elemento infatti si ritrova una sottolineatura dell'autoctonia di questo difensore della città: egli è veramente indigeno, radicato al territorio. Solo a questo punto Eschilo fornisce il nome del guerriero, che a questo punto si presenta come vero figlio della terra stessa, cui Melanippo presterà le proprie virtù belliche.

La seconda menzione genealogica dell'episodio si trova nella terza coppia di guerrieri. Dopo aver sentito della postazione del suo omonimo Eteoclo alle porte Neiste246, il sovrano

risponde247:

243 Lupaş - Petre 1981, p. 137: "Les derniers vers de la tirade d'Étéocle dévoilent enfin, après une attente savamment ménagée [...] le nom du champion annoncé au v 407". Così anche Hutchinson 1985, p. 111 : "It lends weight to the naming of the Theban champion".

244 Un personaggio su cui si conosce ben poco. Lupaş - Petre 1981, p. 136: "Astakos est presque un inconnu dans la litérature grecque".

245 A questo proposito Vian 1963, pp.158 sgg.

246 Eteoclo è un personaggio che da sempre desta stupore nella critica, proprio per la sua quasi omonimia con il protagonista. Vernant - Vidal-Naquet, t. II, p. 143, analizza la sua figura alla luce del tema del dopplegänger. Più recentemente Berman 2007, p. 44 ha suggerito che il personaggio si tratti di un'invenzione eschilea. 247 Aesch. Sept. 473-9.

καὶ δὴ πέπεμπται κόμπον ἐν χεροῖν ἔχων Μεγαρεύς, Κρέοντος σπέρμα τοῦ σπαρτῶν γένους, ὃς οὔτι μάργον ἱππικῶν φρυαγμάτων βρόμον φοβηθεὶς ἐκ πυλῶν χωρήσεται, ἀλλ᾽ ἢ θανὼν τροφεῖα πληρώσει χθονί, ἢ καὶ δύ᾽ ἄνδρε καὶ πόλισμ᾽ ἐπ᾽ ἀσπίδος ἑλὼν λαφύροις δῶμα κοσμήσει πατρός.

E già è stato mandato tenendo la baldanza nelle mani

Megareo, seme di Creonte della stirpe dei seminati, lui che non temendo per niente il furioso strepitìo degli sbuffi equini dalle porte non arretrerà, ma o morendo fornirà al sottosuolo un trofeo, oppure sia i due uomini sia la rocca dallo scudo afferrando adornerà la casa del padre con bottini.

Sebbene con meno enfasi rispetto al caso di Melanippo, anche per Megareo, cugino di Eteocle, si ritrovano gli stessi elementi connotativi: dell'eroe si dichiara subito il padre e l'appartenenza alla stirpe degli Sparti248. Nella breve descrizione si trovano inoltre il tema

dello stretto rapporto con il suolo che lo ha nutrito e l'immagine epica della decorazione della casa del padre con i trofei di guerra.

La successiva coppia di discorsi vede Ippomedonte schierarsi alle porte di Atena Onca. La scelta di disporre Iperbio a questo guerriero argivo è ben nota per la presenza della descrizione dello scudo del tebano, che si oppone simbolicamente a quello dell'invasore249.

Tuttavia, benché l'attenzione sia rivolta principalmente alla descrizione dello scudo, anche per questo tebano viene fornita un'identificazione genealogica di tipo patronimico250:

Ὑπέρβιος δέ, κεδνὸς Οἴνοπος τόκος, ανὴρ κατ᾽ ἄνδρα τοῦτον ἡιρέθη, θέλων ἐξιστορῆσαι μοῖραν ἐν χρείαι τύχης, οὔτ᾽ εἶδος οὔτε θυμὸν οὐδ᾽ ὅπλων σχέσιν μωμητός.

Iperbio invece, l'illustre figlio di Enope,

guerriero contro tale guerriero fu scelto, volendo investigare la sorte nella stretta della sorte, né nell'aspetto né nell'animo né nell'effigie delle armi

è biasimevole.

Anche in questo caso si trova, associata al dato genealogico, una connotazione etica del guerriero tebano in accordo con i grandi personaggi dell'epica eroica, incentrata sull'orgoglio e sul rifiuto sistematico del biasimo sociale251.

Strettamente correlata a questa è la successiva coppia di campioni. Tra le schiere degli Argivi è stato scelto Partenopeo come eroe attaccante, mentre tra i Tebani la scelta ricade su

248 Creonte era discendente sia di Cadmo sia degli Sparti tramite l'antenato Penteo (la cui madre, Agave, era figlia di Cadmo e il cui padre, Echione, era uno degli Sparti). Da questo punto di vista anche Eteocle e Polinice potevano essere considerati figli degli Sparti sia tramite la madre sia tramite il padre. Che vi fosse una sottile analogia in gioco tra la fine dei due fratelli e la storia degli Sparti è stato suggerito da Vernant - Vidal-Naquet 1986, t. II, pp. 144-7 , che ipotizza anche un gioco di immagini ed assonanze linguistiche tra i termini αὐτοκτόνος (v. 681 e con valore avverbiale al v. 734) e αὐτόχθων.

249 Si veda a riguardo Vernant - Vidal-Naquet 1986, t. II, pp. 134-6. 250 Aesch. Sept. 504-8.

251 Anche la figura di Iperbio rimane abbastanza misteriosa. Hutchinson 1985 si spinge a commentare: " we know nothing of Hyperbius or his brother Actor" [su cui infra]. Sulla genealogia di Iperbio ed Attore, tuttavia, aveva già scritto Vian 1963, p. 169, sostenendo che potrebbero essere anch'essi discendenti di Sparti.

Attore252: ἔστιν δὲ καὶ τῶιδ᾽, ὃν λέγεις τὸν Ἀρκάδα, ἀνὴρ ἄκομπος, χεὶρ δ᾽ ὁρᾶι τὸ δράσιμον, Ἄκτωρ, ἀδελφὸς τοῦ πάρος λελεγμένου, ὃς οὐκ ἐάσει γλῶσσαν ἐργμάτων ἄτερ ἔσω πυλῶν ῥέουσαν ἀλδαίνειν κακά

C'è per costui, che chiami l'Arcade,

un uomo senza vanagloria, e la mano guarda all'azione,

Attore, fratello di quello che prima è stato detto, il quale non lascerà la lingua senza fatti

rafforzare mali scorrendo fuori dalle porte.

Il discorso genealogico subisce in questo punto una variante: di Attore non viene menzionato il padre, ma viene detto che è fratello di colui che era stato detto prima, ossia di Iperbio. Come per i suoi predecessori, il dato genealogico è accompagnato dalla descrizione dell'indole risoluta ed eroica del guerriero: egli non permetterà che dalle porte Borree scorrano parole vane, ed è il suo braccio, e non la lingua, ad essere pronto all'azione253.

L'ultimo guerriero tebano a ricevere una connotazione genealogica, in queste sette coppie di discorsi, è naturalmente Eteocle. Come si è visto supra nella sezione dedicata al sovrano di Tebe, alla scoperta di dover fronteggiare il proprio fratello, colui che poco prima il messaggero designa come τὸν αὐτοῦ σοῦ κασίγνητον (v. 632), Eteocle reagisce identificandosi come figlio di Edipo. Quest'ultima qualifica, naturalmente, si applica anche al fratello Polinice, e a differenza delle altre connotazioni genealogiche del catalogo non differenzia il difensore dal suo avversario, ma anzi, in maniera tragicamente ambigua lo pone in un certo senso sul medesimo piano. La stirpe di Edipo odiata dagli dèi è infatti la stirpe di entrambi, e benché il personaggio di Eteocle domini ancora in un certo senso il proprio carattere razionale ed epico-eroico sfidando il messaggio lanciato dall'emblema sullo scudo del fratello, la chiusura del suo discorso sottolinea l'idea di una rappresentazione dei due condottieri come perfetti uguali254:

τούτοις πεποιθὼς εἶμι καὶ ξυστήσομαι αὐτός· τίς ἄλλος μᾶλλον ἐνδικώτερος; ἄρχοντί τ᾽ ἄρχων καὶ κασιγνήτωι κάσις, ἐχθρὸς σὺν ἐχθρῶι στήσομαι.

In queste cose confidando vado e gli starò dinnanzi io stesso: chi altri potrebbe con più giustizia? Capo contro capo e consanguineo contro consanguineo, nemico contro il nemico starò.

252 Aesch. Sept. 553-7.

253 Questo ultimo tratto si pone naturalmente in contrapposizione alle minacce di Partenopeo riferite dal messaggero (vv. 529-32). Questa coppia eroica presenta un'altra variazione al discorso genealogico: l'eroe argivo, in realtà arcade, riceve un identificativo genealogico metronimico. Di lui viene detto che nacque ἐξ ὀρεσκόου μητρός (v. 532), con probabile riferimento ad Atalanta (cfr. Lupaş - Petre 1981, p. 174 e Berman 2007, p. 47). Il riferimento alla madre "montana" è probabilmente dovuto all'associazione tra l'eroe e la femminilità (soprattutto la verginità femminile) causata dal nome, su cui lo stesso Eschilo si sofferma (vv. 536-7). Tuttavia, è significativo che non sia un tebano ma uno dei nemici a ricevere l'unica menzione di discendenza matrilineare nel catalogo. Il tema dell'opposizione tra impiego di discorso genealogico patrilineare e discorso genealogico matrilineare è molto interessante e meriterebbe una successiva trattazione, soprattutto in virtù del più recente interesse nel mondo degli studi classici verso i gender studies. Sul ruolo della donna nella tradizione genealogica greca suggerisco Bernardini 2012.

Che l'ipotetica uguaglianza etica dei due condottieri, veicolata tramite l'uguale posizione genealogica ricoperta, fosse quantomeno una delle nozioni veicolate da questo passo ce lo garantisce il testo eschileo subito dopo. All'annuncio di volersi preparare ad affrontare il fratello il coro, in preda all'angoscia, risponde infatti255:

μή, φίλτατ᾽ ἀνδρῶν, Οἰδίπου τέκος, γένηι ὀργὴν ὁμοῖος τῶι κάκιστ᾽ αὐδωμένωι·

Non essere, o più caro fra gli uomini, figlio di Edipo,

uguale nella furia a colui che viene chiamato malissimamente.

Mi sembra ragionevole concludere che in tutti i casi osservati la menzione genealogica sia