4. IL CASO TOD'S
4.1 Il settore Moda in Italia
Il settore Moda è considerato in tutto il mondo un'eccellenza dell'industria italiana; Moda e Made in Italy sono infatti un'accoppiata inscindibile nell’immaginario nostrano ed estero.
Sebbene il settore abbia passato di recente anni difficili, la ripresa sembra essere arrivata ed il sistema Moda continua ad essere un pilone fondamentale dell'economia italiana; i settori di Moda e Tessile hanno infatti apportato 52,4 miliardi di fatturato ai conti nazionali del 2014 (+3,3% annuo), con l’export che rappresenta il vero punto di forza (28,5 miliardi, +3,9% sul 2013).149
I dati relativi alle esportazioni sono senza dubbio da evidenziare dal momento che la ripresa sembra appunto arrivare soprattutto (se non quasi esclusivamente) dalle vendite all'estero; il fatturato del settore Moda – oltre 47.000 imprese con 405.000 addetti – è previsto in crescita di quasi 4 punti percentuali nel 2015, oltre i 54 miliardi di euro. Alla base di queste stime vi è un export destinato a crescere di quasi 7 punti, sopra i 30,4 miliardi, per una bilancia commerciale in attivo di quasi 10 miliardi.150
La Moda Donna continua a correre all'estero: nei primi cinque mesi del 2015, infatti, l'export è cresciuto del 5,2%. I dati, secondo un'elaborazione realizzata da Sistema Moda Italia su dati Istat, smorzano le preoccupazioni legate al forte calo degli acquisti da parte della clientela russa – l'export verso la Russia tra gennaio e maggio 2015 è sceso del -33,4% rispetto al 2014 – evidenziando al contrario un aumento delle vendite in Cina (+30,4%), negli Stati Uniti (+27,4%) e nei paesi dell'Unione Europea (+8,5%).
L'audience straniera è fondamentale per la Moda femminile italiana che con i suoi 12,5 miliardi di euro di ricavi registrati nel 2014, in crescita del 2,5% sul 2013, rappresenta il 24% del fatturato complessivo del Tessile-Moda Made in 149 Il lavoro nella moda: dalla sarta al direttore creativo, assegni medi sopra i 28mila euro,
www.repubblica.it, Economia & Finanza, 21 Settembre 2015.
Italy e ha un'orizzonte di riferimento sempre più globale. Nel 2014, infatti, le esportazioni sono salite del 4,7% a 7,3 miliardi di euro e sono arrivate a pesare per il 59% sul giro d'affari di settore.
A preoccupare invece è ancora la domanda interna poiché sebbene nel 2014 il calo del sell out del womenswear sul mercato domestico (-3,7%) sia quasi dimezzato rispetto all'anno precedente, le speranze di una ripresa rimangono disattese. Secondo le rilevazioni statistiche di Sita Ricerca per Smi, nel periodo compreso tra la P-E 2014 e l'A-I 2014/15 la spesa delle famiglie italiane in prodotti di Moda Donna è diminuita del 2,7% rispetto al periodo corrispondente del 2013.151
Il settore Moda in Italia, si compone di un numero elevatissimo di aziende di tutte le dimensioni, dai più grandi gruppi, proprietari di marchi famosi in tutto il mondo, a imprese di piccole e medie dimensioni inserite nella filiera produttiva. Tra le imprese di maggiori dimensioni ve ne sono alcune che hanno deciso di quotarsi in Borsa, mentre altre hanno rinunciato a questa opzione seppur in presenza di tutti i requisiti formali e sostanziali necessari a percorrere questa strada.
Secondo una recente ricerca effettuata dall'osservatorio Pambianco152, società di consulenza strategica specializzata nei settori Moda & Lusso, che ha l'obiettivo di individuare le società italiane con i requisiti tecnici e oggettivi per essere quotate in Borsa in un arco temporale di 3-5 anni (indipendentemente dall'effettiva volontà di quotarsi), sarebbero 50 le società del settore Moda & Lusso in possesso delle caratteristiche per quotarsi.
Dallo studio emerge che se tutte le aziende appartenenti a questi settori si quotassero raggiungerebbero una capitalizzazione pari a 26,1 miliardi di euro; in pratica si raddoppierebbe il valore del comparto dal momento che la 151 Casadei Marta, Cresce del 5,2% l'export della moda made in Italy: il calo in Russia compensato da
Cina e Stati Uniti, www.moda24.ilsole24ore.com, Industria & Finanza, 15 Settembre 2015.
152 Pambianco ha preso in considerazione un campione di 763 imprese operanti nei settori Moda & Lusso; la ricerca tiene conto di alcuni parametri come la crescita degli ultimi anni (dal 2009 per l'esattezza), la redditività, la dimensione, l'export, la forza distributiva, la fascia di mercato e l'indebitamento.
capitalizzazione delle aziende della moda e del lusso nel 2013 ammontava a 29,7 miliardi di euro con Luxottica che rappresentava, con i suoi 17 miliardi di capitalizzazione, più del 50% del totale.
Si tratta di realtà e marchi storici (tra i quali, sul gradino più alto, Giorgio Armani, Ermenegildo Zegna e Dolce e Gabbana) che, nel caso della Moda e del Lusso, hanno registrato tutte assieme un fatturato 2012 per 15 miliardi di euro, in crescita dell'8,1% a dispetto della crisi, vantando inoltre una redditività del 16,9% e un patrimonio netto complessivo di 10,4 miliardi.
Dal campione, anche in questo caso, è emerso che alcune società della Moda sono molto esposte alle esportazioni: l'azienda fiorentina Stefano Ricci, ad esempio, vende all'estero il 92% dei propri prodotti così come Zegna mentre Only The Brave (Diesel), la società di Renzo Rosso, vanta una percentuale di esportazione pari all'89%.
Sembra quindi che, per valutare la quotabilità sia opportuno considerare la percentuale dell'export: «Con un ottimo posizionamento competitivo, una naturale vocazione all'export e una buona capacità di resistenza alla crisi, le società del Made in Italy - spiega l'AD di Borsa Italiana Rafaele Jerusalmi - si confermano essere ancora una volta uno dei più importanti motori di crescita del nostro Paese, contribuendo positivamente al saldo commerciale italiano e continuando a realizzare importanti piani di investimento a beneficio dell'intera filiera di produzione. La competizione su scala globale, lo sviluppo di nuovi canali di vendita, il consolidamento dei brand e le importanti campagne di comunicazione richiedono però strutture finanziarie solide e organizzazioni aziendali sempre più manageriali. Per questo motivo sempre più società del settore guardano alle opportunità offerte da Piazza Affari e trovano nella quotazione in Borsa un importante strumento di finanziamento, capace di sostenere un vero e proprio salto dimensionale e in grado di agevolare il passaggio generazionale e di supportare la visibilità e l'internazionalizzazione delle imprese».153
Dalle passerelle a piazza Affari. Tra queste aziende, Versace ed Ermanno Scervino sono i nuovi big della moda che hanno scelto la strada della Borsa. «Il nostro obiettivo rimane la quotazione», ha spiegato Gian Giacomo Ferraris, amministratore delegato della maison Versace, precisando che l'azienda «ha un assetto manageriale, pur essendo di tipo familiare, proprio in vista di questo obiettivo».
Anche Ermanno Scervino si è già strutturato per sbarcare a Piazza Affari, ma la “tabella di marcia” non è stata ancora fissata. «Credo che ogni azienda italiana debba prepararsi per essere pronta alla quotazione, indipendentemente se lo farà o meno», ha specificato Toni Scervino, amministratore delegato dell’azienda, «finora siamo riusciti da soli a crescere nei primi anni. Poi, mai dire mai». La società ha raggiunto circa 100 milioni di fatturato e già nei prossimi mesi ha in programma l’apertura di numerosi negozi nel mondo, tra i quali gli Stati Uniti. 154 Negli ultimi anni, purtroppo, si è però assistito anche a molte acquisizioni da parte di gruppi stranieri di importantissime imprese italiane operanti nel settore Moda & Lusso. Gli esempi più eclatanti riguardano il passaggio di proprietà del prestigioso marchio romano Bulgari nel 2011 e di Loro Piana nel 2013, nelle mani del gruppo francese, il più grande al mondo nel settore, LVMH (Louis Vuitton Moët Hennessy) di proprietà di Bernard Arnault, che già in passato aveva acquisito sotto il proprio controllo aziende importanti quali Fendi, Olga Berluti ed Emilio Pucci; Krizia, azienda di moda fondata da Mariuccia Mandelli 60 anni fa, finita nel 2014 nelle mani della cinese Shenzhen Marisfrolg Fashion Co Ltd, azienda di moda leader sul mercato asiatico guidata dall’imprenditrice Zhu ChongYun e infine Gucci, Bottega Veneta e Sergio Rossi, acquistati dal gruppo francese Kering, di François Henri Pinault.155
Tra i gruppi italiani quotati156 e saldamente nelle mani di imprenditori italiani vi è 154 Micheli Eleonora, Versace e Scervino si preparano alla quotazione, www.ilsole24ore.com, Finanza &
Mercati, 10 Giugno 2015.
155 Altri esempi di passaggi di proprietà di importanti imprese italiane sotto il controllo di multinazionali straniere sono affrontate in: Dalla moda all'industria, il Made in Italy in mano agli stranieri, www.corriere.it, Economia, 29 Luglio 2015.
156 Altre aziende italiane di successo operanti del settore Moda & Lusso quotate sono; Aeffe, Basicnect/Robe di Kappa, Brunello Cucinelli, Csp, Damiani, Fedon, Ferragamo, Geox, Luxottica,
invece il gruppo Tod's, di proprietà della famiglia Della Valle (che ne controlla il 58,3%)157, guidato da Diego Della Valle, Presidente e Amministratore Delegato, Andrea Della Valle, Vice Presidente e un Consiglio di Amministrazione in cui siedono personalità di spicco come Luigi Abete e Luca Cordero di Montezemolo. Nei prossimi paragrafi andremo quindi ad analizzare le motivazioni che hanno spinto il board di Tod's a scegliere la strada della quotazione e i principali effetti che tale scelta ha avuto sulle strategie aziendali; lo faremo con un'intervista che, grazie alla grande disponibilità del Presidente Diego Della Valle, abbiamo avuto la possibilità di realizzare personalmente.