3. LA QUOTAZIONE IN BORSA: UNA VISIONE STRATEGICA
3.2 Cambiamenti strategici significativi connessi alla quotazione
3.2.1 Le strategie economico-finanziarie
Le strategie economico-finanziarie riguardano le scelte relative alle modalità di investimento, finanziamento e distribuzione del dividendo effettuate da un'impresa ed hanno l'obiettivo di assicurare la solvibilità aziendale nel breve e nel medio-lungo periodo insieme allo sviluppo e alla crescita, nel tempo, dei business aziendali.
La componente economico-finanziaria delle strategie aziendali poi, ricopre un ruolo di primo piano nel processo di pianificazione strategica dal momento che tali strategie sono da considerarsi fondamentali nel conciliare le diverse esigenze e i diversi obiettivi che convergono in azienda.94
Diviene dunque di fondamentale importanza per un'impresa definire la propria “strategia competitiva sui mercati finanziari” considerando sia i principali fattori esogeni, ovvero il quadro ambientale in cui essa è inserita, che endogeni, come gli obiettivi aziendali e la composizione della propria struttura finanziaria.
In quest'ottica, l'evento della quotazione potrebbe incidere significativamente su quanto appena detto, a maggior ragione quindi diventa cruciale un'attenta valutazione dei cambiamenti ai quali l'azienda andrà incontro.
La scelta dei sistemi competitivi in cui operare condiziona ovviamente le 93 Romano G., op.cit., pag. 124.
94 A tal riguardo, afferma Romano: “Tali strategie devono comunque contemperare differenti obiettivi, anche fra loro in contrapposizione: garantire un livello di indebitamento virtuoso ed un grado di patrimonializzazione adeguato, supportare le esigenze di sviluppo competitivo, consentendo le innovazioni e gli investimenti necessari anche se avranno ritorni nel medio-lungo termine, nonché corrispondere alle aspettative di remunerazione dei portatori di capitale con dividendi soddisfacenti, salvaguardando però anche le esigenze di autofinanziamento dell'azienda”, Romano G., op.cit., pag. 148.
strategie economico-finanziarie di un'impresa, sia in termini di reperimento che di impiego delle fonti, dal momento che il fabbisogno finanziario di un'impresa necessario a sostenere le proprie politiche concorrenziali è strettamente connesso alle specifiche caratteristiche dell'ambito competitivo presidiato, a prescindere dalle strategie adottate.95
Detto ciò, la quotazione permette all'azienda di accedere ad un nuovo e importante canale di finanziamento, attivabile nel tempo quando ve ne sia la necessità e la possibilità, permettendo una modifica del profilo di rischio associato all'azienda che a sua volta garantirà un miglioramento dei rapporti con i finanziatori aziendali, in particolar modo con il sistema creditizio.
La capacità di attrarre capitale di rischio, oltre a migliorare la patrimonializzazione dell'azienda (aumentandone l'affidabilità, la stabilità e l'autonomia rispetto ai soggetti che apportano capitale di credito) si traduce infatti anche in una maggiore capacità di indebitamento in grado di rafforzare le potenzialità finanziare della società.96
Come abbiamo avuto modo di osservare nel capitolo precedente infatti una delle motivazioni principali che spingono a ricorrere al mercato borsistico è rappresentata dalla necessità o volontà di riequilibrare la struttura finanziaria, ricorrendo ad una nuova fonte di finanziamento.
Alla luce di quanto detto l'azienda deve dunque definire una nuova strategia economico-finanziaria che richiede molta attenzione da parte del management poiché è alto il rischio di focalizzare l'attenzione quasi esclusivamente sugli aspetti finanziari rispetto alle altre variabili aziendali; in particolare il rischio riguarda la possibilità che l'ottica di valutazione degli obiettivi conseguiti si accorci, concentrandosi su obiettivi breve periodo, con conseguenti effetti negativi sulla realtà aziendale e sulla sua funzionalità duratura.97
Un comportamento simile è legato al fatto che il mercato valuta attentamente non solo la realizzazione di adeguati piani industriali orientati al medio-lungo periodo 95 Cfr. Reboa M., Strategie economico-finanziarie. Parametri e modelli di valutazione, Milano, EGEA,
1989.
e agli obiettivi di crescita perseguiti dall'impresa in questo lasso di tempo, ma anche i risultati di breve termine, in conseguenza di una normativa che richiede alle emittenti quotate di rendere pubblici, come dovere d'informativa, i risultati conseguiti trimestralmente, che mal si conciliano con l'operatività aziendale e i suoi ritorni.98
Concentrarsi sulla crescita dei risultati di breve periodo però, come affermato da Reboa rischia di configurare una patologica miopia strategica che distoglie l'attenzione del management da aspetti rilevanti e aumenta le tensioni ai quali i vertici aziendali sono sottoposti.
Un'impresa quotata deve riuscire a non definire le proprie scelte in base alle opinioni e le attenzioni proveniente dall'esterno sui risultati trimestrali o semestrali, ma al contrario deve “avere una precisa idea dei programmi di investimento che intende realizzare, ed analizzare in modo attento ed accurato la loro realizzabilità e rischiosità, onerosità, redditività prospettica nonché, quindi, il loro contributo al raggiungimento e mantenimento dello sviluppo durevole ed evolutivo”. 99
Perciò sono le attenzioni che il mercato, gli analisti finanziari e gli investitori istituzionali rivolgono alle capacità di crescita, innovazione e quindi alle sue prospettive future che devono rappresentare agli occhi dell'impresa uno stimolo al miglioramento della propria redditività e all'accrescimento del proprie dimensioni, latu sensu.
Inoltre, nella definizione delle strategie economico-finanziarie sarà altrettanto importante considerare le circostanze esogene in grado di avere effetti significativi sulle scelte e i risultati aziendali.100
98 Cfr. Romano G., op.cit., pag. 152 e ss. 99 Romano G., ivi, pag. 152.
100 In tal senso argomenta Romano: “Talvolta l'andamento della borsa in generale e di alcuni titoli in particolare può risultare influenzato anche da fattori che non hanno alcun legame con le performance o con le scelte gestionali; l'azienda quotata si può infatti trovare coinvolta, suo malgrado, anche in speculazioni da parte di terzi che difficilmente si coniugano con una mentalità imprenditoriale di tipo «tradizionale». Il mercato reagisce infatti, più o meno tempestivamente, a qualunque evento che coinvolga direttamente l'azienda, uno o più concorrenti, il settore in cui l'impresa opera o, più in generale l'intero paese o la congiuntura internazionale: non è possibile evitare di subire il cosiddetto rischio sistematico e, dunque, prima di decidere l'ingresso in borsa, è necessario acquisire consapevolezza anche nei confronti di tale fenomeno” e ancora “l'andamento dei tassi di interesse,
Adattare le esigenze e le strategie finanziarie dell'azienda al sentimento del mercato è comunque un'attività tanto difficile quanto delicata dal momento che la scelta di effettuare l'ingresso in Borsa, oltre ad essere analizzata alla luce dell'andamento del mercato sia borsistico che del credito, richiederà di considerare le condizioni e le prospettive evolutive sia del settore al quale l'impresa appartiene sia in senso più ampio all'intero sistema economico nazionale ed internazionale. Un simile atteggiamento è imprescindibile dal momento che la competizione sui mercati finanziari ha carattere internazionale ovvero non riguarda solo le imprese concorrenti sui mercati reali, ma un vasto insieme costituito da imprese che oltre ad operare in settori diversi tra loro sono situate in Paesi differenti.
Infine, non possiamo esimerci, nell'analisi delle strategie economico-finanziarie e dei cambiamenti dai quali sono interessate con la quotazione, dal considerare le
politiche di distribuzione dei dividendi che a loro volta potranno subire dei
cambiamenti con il passaggio dell'impresa a società a capitale diffuso.
L'azienda quotata si trova inevitabilmente a dover conciliare le esigenze di autofinanziamento dei propri business con il soddisfacimento delle aspettative del mercato e degli azionisti in termini di distribuzione degli utili conseguiti, dovendo sostenere anche un confronto con le altre imprese quotate.
La creazione di valore per gli azionisti però può avvenire attraverso due strade: la distribuzione del dividendo da un lato, la realizzazione del capital gain dall'altro, inteso come accrescimento del valore economico del capitale azionario, che si verifica in corrispondenza di prospettive economiche della gestione positive ovvero di una riduzione del profilo di rischio dell'impresa.101
La questione si risolve in un trade off tra la distribuzione dei dividenti attesi dagli nonché l'atteggiamento delle istituzioni bancarie rispetto al concedere credito, sono ad esempio, variabili in grado di influenzare il soggetto economico”, Romano G., op.cit., pp. 154-155.
101 Per capital gain si intende infatti la differenza positiva tra il prezzo di mercato ed il prezzo di acquisto dell'azione.
Galeotti a proposito del capital gain sostiene che esso risulti “di più immediata percezione ed è, almeno per le aziende quotate, più liquido, ossia rapidamente realizzabile sul mercato. Ciò porta ad attribuire maggior peso alla componente della performance legata al capital gain piuttosto che a
azionisti o il reinvestimento degli utili conseguiti nella realizzazione di progetti ed investimenti in grado di creare valore; la scelta dovrà in questo caso essere basata sull'obiettivo di implementare una strategia economico-finanziaria che assicuri all'impresa un equilibrio economico durevole ed evolutivo alla luce delle opportunità di sviluppo individuate dal management e che prescinda invece dalle pressioni e dalle influenze derivanti dall'esterno e dalle diverse categorie di
stakeholder con cui l'impresa ha a che fare.102
In conclusione, nel valutare l'ingresso in Borsa dalla prospettiva delle strategie economico-finanziarie, possiamo affermare che non è sufficiente prendere in considerazione gli elementi sui quali, tradizionalmente, si basano analisi di questo tipo (come il confronto tra i costi legati alle diverse alternative di finanziamento, rapporto tra rendimento del capitale investito e costo del debito ecc.) ma sarà utile e doveroso considerare sia le opportunità che la quotazione in Borsa è in grado di garantire all'azienda nel medio-lungo periodo, come la possibilità di accedere ad un'importante nuova fonte di finanziamento, miglioramento dello standing creditizio e maggiore capacità di indebitamento, sia gli impegni ed i vincoli che questa scelta porta con sé, che a loro volta comportano il sostenimento di maggiori costi operativi, maggiori obblighi informativi e di natura normativa.103
102 Una delle conseguenze dell'accesso al mercato borsistico è ovviamente l'ingresso all'interno della compagine azionaria di una moltitudine di nuove categorie di azionisti, ognuna delle quali sarà contraddistinta da aspettative, obiettivi ed orizzonti temporali di investimento differenti. Una interessante classificazione di queste categorie viene effettuata da Romano, che individua:
azionisti in possesso di quote rilevanti, cassettisti, speculatori e investitori professionali; Romano G., op.cit., pp. 159 e ss.
103 Per approfondimenti si veda Bianchi Martini S., Politica finanziaria d'azienda, Pisa, Il Borghetto, 1993 e Gualtieri P., Gli effetti della quotazione ufficiale di borsa sulla gestione finanziaria aziendale, in Cattaneo M., Cesarini F., Colombo G.E., Marchetti P.G., Ruozi R., (a cura di), L'ammissione alla