PRIMI RISULTATI E PROSPETTIVE
5. SISTEMI DI PREVENZIONE
Un elevato livello di automazione nel controllo e nella gestione degli impianti e l’adozione di procedure di lavoro in funzione della tutela dei lavoratori migliorano la salubrità degli ambienti, favorendo la riduzione dell’esposizione agli agenti chimici, fisici e biologici duran-te le fasi lavorative ordinarie. L’adozione di sisduran-temi di produran-tezione collettiva (aree di rispetto attorno alle macchine in funzione, microinterruttori di sicurezza, segnalazioni acustiche e luminose di avvertimento) evita, se questi sono manutenuti correttamente, infortuni gravi o mortali, soprattutto durante le fasi di pulizia e manutenzione. Negli impianti di inceneri-mento, l’installazione di reti alla bocca della fornace, ad esempio, impedirebbe il passaggio di materiali pericolosi o ingombranti, potrebbe ridurre il rischio di esplosioni e gli interven-ti per la rimozione di materiali ostrueninterven-ti. La creazione di zone filtro prima degli accessi a sale controllo, uffici e spogliatoi riduce la diffusione della contaminazione da agenti micro-biologici.
In ambienti chiusi di processo, sarebbe auspicabile l’installazione di un impianto di aerazione che mantenga l’aria in depressione e che convogli l’aria in uscita verso la depurazione per garantire un ricambio sufficiente rispetto alle dimensioni dell’ambiente e garantire il conteni-mento dei livelli dei gas entro valori tali da non produrre effetti dannosi per la salute. Gli ambienti chiusi destinati allo stazionamento del personale (cabine di automezzi, sale control-lo, uffici) dovrebbero essere dotati di un impianto di ventilazione in grado di captare l’aria in ingresso da posizione sicura, lontana da contaminazioni; in alternativa, essere dotati di siste-mi di filtrazione. In ogni caso, tali ambienti dovrebbero essere mantenuti in sovrapressione, rispetto alle aree contaminate.
E’ stata osservata un’elevata contaminazione microbica negli uffici; per ovviare a ciò l’adozione di procedure per l’accesso a tali ambienti, estese a tutti i lavoratori, dovrebbero essere orienta-te al manorienta-tenimento della separazione tra aree “contaminaorienta-te” ed aree “puliorienta-te”, prevedendo la pulizia e la disinfezione delle mani e delle scarpe prima dell’accesso, la deposizione dei DPI usati in aree lontane dagli uffici, il controllo della tenuta delle aperture verso gli ambienti di proces-so.
DPI idonei, ben mantenuti (art. 44 D.Lgs 626/94), sull’uso dei quali i lavoratori sono informati e formati, se non addestrati come previsto per gli autorespiratori, aumentano il livello di sicu-rezza in tutti i reparti e, principalmente, nello svolgimento di operazioni di pulizia e manuten-zione dove l’automamanuten-zione degli impianti è meno efficace ed è necessario l’intervento “manuale”.
Particolare attenzione dovrebbe essere posta all’organizzazione della circolazione degli auto-mezzi all’interno degli impianti al fine di evitare manovre pericolose per gli operatori a terra.
L’allestimento di postazioni di lavoro ergonomiche sui mezzi per la movimentazione dei mate-riali, è particolarmente indicato per evitare problemi muscolo-scheletrici agli addetti.
E’ necessaria ed obbligatoria la sorveglianza sanitaria (D.Lgs. 25/02; D.Lgs. 277/91; D.Lgs.
626/94), nonché adeguate informazione e formazione dei lavoratori.
Le misure antincendio, posizionate presso i punti critici al fine di rendere tempestivi ed effica-ci gli interventi, dovrebbero essere quelle speeffica-cifiche per ambienti con la presenza di grosse masse di materiali in biodegradazione; l’utilizzo di macchine (es.: trituratori) o attrezzature di lavoro con possibile formazione di scintille in presenza di polveri o di materiali combustibili;
stoccaggio e accumulo di materiali combustibili. Misure preventive consistono in: controlli visi-vi continui (telecamere a circuito chiuso); sistemi di arresto delle macchine per conferimento non conforme di materiali; aspirazione costante delle masse in biodegradazione; aspiratori localizzati su punti di emissione di polvere; trituratori a basso numero di giri per ridurre la pos-sibilità di formazione di scintille per attrito; manutenzione e pulizia programmate e periodiche;
installazione di rilevatori di fumo; segnaletica di sicurezza adeguata ai pericoli e alle norme generali di prevenzione incendi.
6. CONCLUSIONI
Il recupero di energia e materiali attraverso molteplici e complessi processi di trattamento dei rifiuti è un’attività in continua crescita per numero di imprese operanti e per numero di addet-ti incaricaaddet-ti della gesaddet-tione degli impianaddet-ti. La valutazione dei rischi sin qui condotta, seppure limitata ad una ristretta tipologia di impianti, ha posto in evidenza sia situazioni di pericolo che sono causa di infortuni, sia problematiche legate all’esposizione ad agenti di rischio di tipo fisi-co, chimico e biologico per le quali è necessario un approfondimento correlato con la natura degli inquinanti. E’ previsto un proseguimento dello studio con ulteriori campagne di misura-zione degli agenti di rischio individuati e l’estensione della ricerca ad altre tipologie di impian-to e processi produttivi legati alle politiche “locali” di sviluppo del setimpian-tore; si potrà così fornire un contributo all’aggiornamento della Tariffa dei Premi ed al miglioramento continuo dei siste-mi di protezione e prevenzione specifici per gli impianti di trattamento dei rifiuti e delle acque reflue.
BIBLIOGRAFIA
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LA RAFFINAZIONE DEL PETROLIO E LA PETROLCHIMICA NELLE TARIFFE INAIL P. Fioretti*, G. Zarrelli*
* INAIL - Direzione Generale - Consulenza Tecnica Accertamento Rischi e Prevenzione
RIASSUNTO
Nella attuale formulazione della voce 21451 della Tariffa della Gestione Industria sono inclusi sia i processi produttivi volti all’ottenimento di combustibili e derivati dal petrolio, sia processi volti alla trasformazione di materie prime, in buona parte derivate dalla raffinazione del petro-lio, dal gas naturale o, specie in passato, dalla distillazione del carbon fossile, per ottenere pro-dotti chimici di base. Questa formulazione ha generato incertezze interpretative, legati al ter-mine “Petrolchimica”, rendendo necessario definirne più compiutamente il campo di applicazio-ne.
E’ stato condotto un approfondimento nella analisi di materie prime, prodotti finiti, processi e, soprattutto, ambienti lavorativi e organizzazione produttiva per conseguire una distinzione su basi tecnologiche aggiornate e condivise.
Questo lavoro si propone di individuare criteri che consentano di circoscrivere le produzioni petrolchimiche nel contesto più ampio e variegato dei processi produttivi della chimica organi-ca esaminando l’importanza di fattori quali: alimentazioni, prodotti finiti, dimensioni e organi- capaci-tà degli impianti e processi produttivi. Particolare attenzione è stata rivolta alla realcapaci-tà organiz-zativa del Complesso Petrolchimico, operando confronti in parallelo con la Raffineria di Petrolio, dalla quale è derivato direttamente e alla quale, tuttora, si trova strettamente vincolato.
SUMMARY
Item 2145 of INAIL tariff table includes most of Hydrocarbon Processing Industry (HPI): petro-leum refineries, petrochemical complexes and part of organic compound processing plants.
Present formulation causes uncertainty when classifying HPI enterprises, mostly due to the word
“Petrochemical”, and more stringent criteria should be found to define field of application. In this paper, we consider difference in feedstock and products, process and, particularly, work environment and organization, in order to achieve a more suitable definition, on updated tech-nological bases.
1. ALIMENTAZIONI
1.1 Le alimentazioni della Raffineria
La Raffineria lavora principalmente petrolio, ma anche miscele di idrocarburi provenienti da fonti diverse (come condensati da trattamento del gas naturale, sottoprodotti della distillazio-ne del carbon fossile, oli lubrificanti esausti, scisti bituminosi, ecc.). Il petrolio, principale
1 2145: Raffinazione del petrolio e petrolchimica: distillazione e raffinazione di oli minerali; produzione di intermedi e di derivati (esclusa la produzione di resine sintetiche per la quale v. sottogruppo 2190). Degasolinaggio del metano (solo se effettuato a sé stante).
materia prima, viene ricevuto nel parco serbatoi della raffineria praticamente immutato da come estratto: le sole operazioni subite in precedenza sono quelle di separazione delle acque di formazione e del gas naturale eventualmente presente in soluzione.
1.2 Le alimentazioni del Complesso Petrolchimico
La Petrolchimica è in grado di ricevere alimentazioni costituite da frazioni petrolifere, ottenute per distillazione in Raffineria, o da gas naturale; solo talvolta è utilizzato il petrolio grezzo, o addirittura bitumi e carbone.
2. PRODOTTI
Non è semplice definire esaurientemente tra i derivati del petrolio quelli propri della raffineria, cioè petroliferi, e quelli petrolchimici, in quanto esistono prodotti ottenuti in entrambe le tipo-logie di stabilimenti da materie prime simili (carbone, vegetali). La Petrolchimica stessa nasce all’inizio dello scorso secolo per riutilizzare frazioni petrolifere di scarso impiego (etilene, pro-pilene, ecc.), valorizzandole rispetto all’uso come combustibile nella Raffineria medesima. Per distinguere ciò che ricade nell’ambito della Petrolchimica, almeno in prima approssimazione, può essere applicato il criterio della composizione dei prodotti finiti:
- quanto ottenuto in Raffineria è costituito da miscele di composti idrocarburici: scopo delle operazioni svolte sulle materie prime è quello di ottenere non composti puri, ma prodotti le cui caratteristiche sono fissate in base all’attitudine all’impiego pratico, piuttosto che alla effettiva composizione chimica. I combustibili, ad esempio, debbono presentare alcune pro-prietà chimico-fisiche che è possibile ottenere con modulate miscele di idrocarburi. Densità, volatilità, resistenza alla detonazione delle benzine sono ottenuti per miscelazione di benzi-ne di prima distillaziobenzi-ne, benzibenzi-ne di reforming, antidetonanti, butani. I sottoprodotti di raf-fineria, spesso, possono essere inclusi in una formulazione di prodotto finito, consentendo-ne un pieno recupero.
- i prodotti petrolchimici sono, viceversa, solitamente composti singoli, con un grado di purez-za definito, utilizpurez-zati come materie prime di base per tutta l’industria della chimica organi-ca, dalla produzione delle materie plastiche fino alla farmaceutica. L’evoluzione della tecno-logia ha comportato il raggruppamento nei complessi petrolchimici di produzioni che, origi-nariamente, non avevano relazioni con il comparto petrolifero, come nel caso della sintesi di ammoniaca e urea. Questa tecnologia, legata inizialmente alla produzione di idrogeno per elettrolisi dell’acqua e azoto per distillazione dell’aria liquida, ha subito negli anni un rin-novamento completo, con l’utilizzo di idrocarburi (gas naturale o distillati) quali materie prime. Particolarmente problematica, rispetto alle Raffinerie, è la gestione dei sottoprodot-ti, che, di fatto, sono impurezze e che, talvolta, sono valorizzati come combustibili, mentre più spesso costituiscono rifiuti pericolosi, fortemente inquinanti e instabili.
2.1 Prodotti Petroliferi
Possiamo raggruppare i prodotti di raffineria in alcune classi: combustibili e carburanti, inter-medi per la petrolchimica, lubrificanti, bitumi, sottoprodotti valorizzabili. Inoltre, è necessario distinguere tra prodotti di sola raffinazione e formulati.
Per sola raffinazione si ricava una serie di miscele idrocarburiche, atte ad essere utilizzate sia come combustibili, sia come intermedi: gas combustibili e liquefatti (GPL); benzine di prima
distillazione (virgin naphtha); solventi; cherosene; gasolio leggero e pesante; residui pesanti.
Tra i principali formulati (ossia ottenuti per miscelazione principalmente di distillati) vi sono:
quelli ottenuti per miscelazione di virgin naphtha, gas liquefatti, prodotti di conversione (vedi paragrafo 3.1 successivo) e antidetonanti (benzine auto);
- il Jet Fuel (ottenuto dal cherosene desolforato, disidratato e additivato con componenti anti-statici e antigomma);
- il gasolio auto (attraverso la desolforazione e la miscelazione dei distillati omologhi);
- l’olio combustibile (per miscelazione di residui pesanti e gasolio desolforato come lussante);
- gli oli lubrificanti (ottenuti per raffinazione dei residui, separazione dei componenti indesi-derati, miscelazione);
- i bitumi (ottenuti dai residui pesanti e con il recupero dei componenti estratti nella produ-zione dei lubrificanti).
Tra i sottoprodotti trovano particolare risalto lo zolfo elementare, presente in molti dei compo-nenti del petrolio, la cui presenza deve essere ridotta nei combustibili per il forte potere inqui-nante.
Particolare importanza rivestono poi le produzioni da “conversione”, ottenute per trattamenti termo-chimici dai distillati e che consentono di conseguire una maggiore resa in distillati pre-giati (benzine, anziché gasoli pesanti) o frazioni dotate di particolari caratteristiche (benzine con più alta resistenza alla detonazione rispetto a quelle di prima distillazione).
2.2 Prodotti Petrolchimici
Non è possibile tentare di elencare compiutamente quali siano i prodotti della petrolchimica, né elencare tutti i principali processi produttivi.
Possiamo genericamente individuare quelli ottenuti da pirolisi di frazioni petrolifere: monome-ri idrocarbumonome-rici (olefine, etile, propilene); da estemonome-rificazione o ossidazione: composti ossigena-ti; per alogenazione: cloroderivati, fluorocarburi; per oligopolimerizzazione: n-paraffine; per combustione parziale: nerofumo; per reforming di virgin naphta: aromatici; per reforming di gas naturale: idrogeno, gas di sintesi (CO - idrogeno), dai quali si possono ottenere alcoli o ammo-niaca, urea, ecc.
I monomeri sono una classe di composti chimici atti a reagire, in condizioni appropriate, per formare materie plastiche in forma di resine e fibre; i composti ossigenati, quali alcoli, acidi organici, aldeidi, ossido di etilene, ecc.; gli alogenati sono composti derivati da idrocarburi per reazione con cloro, fluoro, bromo, iodio. Dotati di forte potere solvente (trielina, percloetilene, tecloruro di carbonio, clorometani, clorobenzeni, ecc.) sono anche utilizzati nella industria della chimica organica come basi per la produzione di pesticidi, disinfettanti, ecc. Alcuni sono suscettibili di polimerizzazione in resine (cloruro di vinile monomero, tetrafluoroetano, ecc.) particolarmente inerti e resistenti all’attacco di sostanze chimiche diverse. Il nerofumo, infine, è ottenuto da frazioni petrolifere o gas naturale ed è utilizzato come carica per i pneumatici o pigmento per inchiostri.
3. PROCESSI PRODUTTIVI