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Solidarietà, tutela, sostenibilità: il collante della resilienza

2. Il ruolo della solidarietà

2.1. Solidarietà, tutela, sostenibilità: il collante della resilienza

La prospettiva fino ad ora illustrata, che lega tra loro ecosistema, solidarietà e generazioni future, non può non richiamare il principio dello sviluppo sostenibile329, soluzione di efficienza intergenerazionale in grado di garantire le

opportunità delle generazioni future senza limitare quelle presenti330.

Il contenuto effettivo di questo principio331 (che può dirsi assente, deficit che ne

ha impedito una adeguata emersione a livello giurisprudenziale, relegandolo a principio che sta - ancora ad oggi - solo sulla carta332) non può che essere

strettamente collegato alla conservazione e al mantenimento della funzionalità degli ecosistemi, dovendo lo sviluppo sostenibile consentire l’utilizzo delle risorse naturali senza intaccare la loro capacità di rigenerazione futura, assicurando quindi uno sviluppo durevole.

Lo stesso concetto di sostenibilità finisce, così, per tradursi in “non vulnerabilità dell’ecosistema”, ovvero non superamento delle soglie di resilienza: in tal modo, il principio dalla carta si eleva a criterio scientifico, in grado di imporsi sulle scelte legislative, politiche, amministrative e giudiziarie garantendo, al contempo, il diritto di ognuno al mantenimento in salute degli ecosistemi.

329 Art. 3-quater, Cod. amb. “Ogni attività umana giuridicamente rilevante ai sensi del presente codice deve conformarsi al principio dello sviluppo sostenibile, al fine di garantire che il soddisfacimento dei bisogni delle generazioni attuali non possa compromettere la qualità della vita e le possibilità delle generazioni future”.

330 Sul punto, si consiglia la lettura di F. FRACCHIA, Sviluppo sostenibile e diritti delle generazioni future, in Riv. Quadr. Dir. Amb., n. 0/2010, p. 13 ss.; G. MORBIDELLI, Il regime amministrativo speciale

dell’ambiente, in Aa. Vv., Scritti in onore di A. Predieri, vol. II, Milano, 1977, p. 1121; F. FRACCHIA, Lo

sviluppo sostenibile: la voce flebile dell'altro tra protezione dell'ambiente e tutela della specie umana,

Napoli, 2010.

331 Per un approfondimento circa l’evoluzione storica dello sviluppo sostenibile, G. C. GARAGUSO, Da

Stoccolma a Rio (ed oltre), in G. C. GARAGUSO, S. MARCHISIO (a cura di), Rio 1992: Vertice per la Terra,

atti della Conferenza Mondiale sull’Ambiente e lo Sviluppo, Milano, Franco Angeli, 1993.

332 Per un’analisi sul concetto di sviluppo sostenibile e della sua concretizzazione in principi procedurali, quali quello di integrazione e quello di precauzione, in una prospettiva internazionalistica, S. SALANDRI, Il diritto internazionale in materia di sviluppo sostenibile. Quali

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In tale chiave deve esser letto l’art. 3-quater, co. 2, Cod. Amb., nella parte in cui afferma che anche l'attività della pubblica amministrazione deve essere volta all’attuazione del principio dello sviluppo sostenibile e, di conseguenza, “nell'ambito della scelta comparativa di interessi pubblici e privati connotata da discrezionalità, gli interessi alla tutela dell'ambiente e del patrimonio culturale devono essere oggetto di prioritaria considerazione”333.

Si ritiene opportuna una precisazione: il parametro di riferimento non dev’essere l’uomo. Ricondurre la tutela dei processi ecosistemici nei limiti in cui questi sono utili all’uomo svuoterebbe di significato il ragionamento seguito fino ad ora, perché porterebbe a gradi di tutela difformi, a seconda dell’importanza che i relativi servizi ecosistemici rivestono per l’uomo, fino a giungere al risultato di tutelarne uno e non tutelarne un altro. Ciò risulterebbe paradossale dal momento che, come ribadito più volte, le regole di funzionamento dei cicli vitali sfuggono all’uomo, trattandosi di livelli di organizzazione estremamente complessi basati su leggi interne non lineari e, quindi, spesso imprevedibili334, per cui una selezione

come quella ipotizzata, oltre che impraticabile335, porterebbe probabilmente a

conseguenze disastrose.

Di conseguenza, l’unico modo dare corpo alla materia “tutela dell’ecosistema” è, si torna a ribadire, è quello di tutelare in toto le dinamiche metaboliche

333 “Il concetto fondamentale che esprime lo sviluppo sostenibile deve essere inteso come garanzia procedurale nell’elaborazione delle scelte e delle decisioni discrezionali sulla definizione dell’equilibrio ecologico e sulla indicazione delle prestazioni che l’uomo è in grado di ottenere dalla natura, conservandone le capacità di prestazioni future, un uso razionale delle risorse attraverso principi di equità intergenerazionale e di equità intragenerazionale”, S. GRASSI, Rischio di impresa e

sviluppo sostenibile, in G. ALPA, G. CONTE, V. DI GREGORIO, A. FUSARO, U. PERFETTI (a cura di), Rischio di

impresa e tutela dell’ambiente, Napoli, Esi, 2012, p. 8 ss.

334 Essendo sistemi adattivi in grado di autoregolarsi, perfino la conoscenza di alcuni dei loro meccanismi di funzionamento non permette, di per sé, di predirne in toto il comportamento. 335 “Gli esseri umani sono partecipanti concatenati e interdipendenti ai doveri di protezione e salvaguardia di tutti gli elementi della natura, indipendentemente dal fatto che ne conoscano i

benefici o i reali proventi economici.” K. BOSSELMANN, Un approccio ecologico ai diritti umani, in (a cura di) M. GRECO, Diritti umani e ambiente. Giustizia e sicurezza nella questione ecologica, Firenze, ECP, 2000.

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dell’ecosistema di riferimento (oggetto di tutela immediato), al fine ultimo di trarre beneficio per l’uomo, in termini di sopravvivenza e benessere. La soglia da rispettare è quella ecologica (resilienza), non quella dell’utilità umana in senso stretto (senza escludere che queste talvolta possano coincidere336), fermo

restando che l’oggetto di tutela reale (mediato) resta comunque l’uomo, obiettivo ultimo del nostro ordinamento.

Sembra quindi che tutto si giochi intorno alla determinazione di dette soglie- limite, entro le quali può dirsi garantito il mantenimento dei processi di funzionamento dei cicli vitali degli ecosistemi.

Risulta così di immediata percezione come le questioni affrontate rispondano ad un unico schema sistemico: per concretizzare il principio di sviluppo sostenibile, dare corpo alla tutela dell’ecosistema, garantire il diritto, di stampo solidaristico, alla sopravvivenza umana e riempire di contenuto i doveri di protezione messi in luce, è necessario volgere le sguardo alle scienze, traducendo in termini giuridici i principi fondamentali dell’ecologia.

Una simile consapevolezza pare stia affiorando a livello internazionale, sotto forma di principi c.d. ecogiuridici.

336 Si pensi alla nota storia Chico Mendes: questi era un sindacalista che iniziò le sue battaglie contro la deforestazione della foresta Amazzonica per tutelare il diritto dei suoi compagni

seringueiros, “raccoglitori di gomma” di caucciù, a continuare a vivere e lavorare nella foresta, La

sua battaglia sindacalista viene ricordata, in realtà, come una lotta ambientalista, tanto da esser stato riconosciuto dalle Nazioni Unite nel 1987 come uno dei più influenti difensori della natura.

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