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SPESA PUBBLICA E SUSSIDIARIETA’ VERTICALE

Il coinvolgimento dello Stato nell’economia ha comportato profondi squilibri, ha causato l’esplosione della spesa pubblica e il conseguente incremento del debito pubblico. Si è diffusa perciò tra i cittadini l’idea che il settore pubblico sia un ostacolo alla crescita del Paese, dati gli inadempimenti, i costi e la lentezza delle amministrazioni.

29 Il riepilogo delle privatizzazioni dal 1994 al 2010 è consultabile in

www.dt.mef.gov.it/export/sites/sitodt/modules/documenti_it/finanza_privatizzazioni/finanza_privatizzazion i/Riepilogo_privatizzazioni_Ministero_1-1-1994_31-12-2010.pdf.

30 A. Pizzorno, La corruzione nel sistema politico, in D. Della Porta, Lo scambio occulto, Il Mulino, 1992. Pag.

55.

31 http://www.normattiva.it/static/progetto.html .

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La spesa pubblica, in Italia, ha raggiunto livelli elevati: a fine 2013 ammontava a circa 800 miliardi di euro ed è in continua crescita. Il debito pubblico nello stesso anno era pari a 2.070 miliardi di euro; essendo la popolazione italiana di circa 60 milioni di abitanti il debito corrisponde a 34.500 euro per ognuno di noi. Tali cifre indicano che lo Stato ha speso nei vari decenni più di quello che era di sua disponibilità33.

In particolare dai dati pubblicati dalla Ragioneria Generale dello Stato presso il Ministe ro dell’Economia e delle Finanze e sintetizzati nel Rapporto Sussidiarietà e spesa pubblica, pubblicato da Fondazione per la sussidiarietà nel 2015, possiamo analizzare la composizio ne della spesa pubblica italiana. Ne risulta che l’aumento della spesa è dato dall’ammontare degli interessi passivi ereditato dal debito pregresso e dalla spesa per le prestazioni sociali, la cui voce più imponente e in costante aumento riguarda le pensioni.

L’eccessivo debito pubblico ostacola fortemente la crescita economica e per questo gli accordi europei, tra cui il Fiscal Compact, suggeriscono di attuare delle politiche di limitazione della spesa. Tuttavia, in Italia, dal 1995 al 2013 questa è aumentata del 75%. Il modello centralizzato di spesa, predominante nel nostro Paese, appare, data la situazione economica attuale, non sufficiente a determinare il necessario stimolo del PIL.

In tale contesto è auspicabile introdurre un sistema che favorisca la riallocazione delle risorse e dei centri di decisione verso gli enti e gli organi più vicini ai bisogni dei cittadini. Introdurre il principio di sussidiarietà verticale nel nostro sistema vuole dire ripartire le competenze decisionali, alla luce di quanto previsto dalla Costituzione dopo la riforma del Titolo V, e allontanarsi dal centro per avvicinarsi ai singoli.

La sussidiarietà permette di ridurre il problema dell’asimmetria informativa, in quanto i Comuni e le istituzioni locali hanno miglior capacità di interagire con i singoli, controllarne i comportamenti, conoscerne i bisogni e offrire loro il servizio più adatto.

È possibile inoltre individuare il rapporto esistente tra il grado di sussidiarietà verticale e la ricchezza del Paese: come vedremo, aumenta ndo la decentralizzazione si ha un effetto positivo sul PIL.

È innanzitutto interessante confrontare il grado di sussidiarietà verticale presente nel nostro sistema con quello dei principali Paesi europei.

Per calcolare un indice che misuri il livello di sussidiarietà verticale nella spesa pubblica è necessario individuarne le sue componenti.

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La spesa pubblica totale è composta dai redditi del personale dipendente, dall’ammontare di acquisti di beni e servizi per consumi finali, dagli interessi passivi, dalle prestazioni sociali in denaro tra cui principalmente le pensioni e dagli investimenti dello Stato. Si considerano cioè tutte le decisioni di spesa prese sia a livello centrale, da tutti gli organi ed enti amministrat ivi le cui responsabilità coprono l’intero territorio, sia le decisioni assunte dagli enti locali. Come si nota nella Figura 1, nel 2013 l’Italia risulta tra i Paesi europei con il livello di spesa totale più alto, pari a 788.987 miliardi di euro, in coda a Germania al primo posto con 1.223.130 miliardi, Francia con 1.175.640 miliardi e Regno Unito con 894.21734.

Raccogliendo i dati riguardanti le spese sostenute dalle amministrazioni locali, cioè gli enti la cui responsabilità coprono solo una parte del territorio del Paese, si ottiene un’analisi analoga al caso della spesa totale. Nella figura 2 vediamo come l’Italia si trovi fra i principali Paesi per quel che riguarda il volume di spesa; in particolare nel 2013 si pone al terzo posto con 234 miliardi di euro, dopo Germania con 562 miliardi e Francia con 252 miliardi35.

34 Ivi, pag. 88 e ss. 35 Ivi, pag. 96 e ss. 0 200000 400000 600000 800000 1000000 1200000 1400000

Figura 1. Spesa pubblica totale in Europa nel 2013. Fonte: Rapporto Sussidiarietà e ... spesa pubblica, 2015, pag. 91.

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Un indice del livello di sussidiarietà è calcolabile come rapporto tra la spesa pubblica locale e quella totale. Il dato che si ottiene fornisce una misura del grado di decentramento della spesa, cioè quanto ammontare di spesa totale è assegnata a livello locale.

Diversamente dai casi precedenti, la comparazione tra Paesi europei mostra che l’Italia, per l’anno 2013, si attesta a metà classifica con un indice pari a 0.3 mentre ai primi posti, con i valori più alti di decentramento, troviamo Danimarca e Svizzera, pari rispettivamente a 0.66 e 0.63.

Dal confronto con gli altri Paesi europei, emerge che l’Italia ha un grado di decentramento, secondo il principio di sussidiarietà verticale, leggermente inferiore alla media europea; tuttavia tale indice è in leggero aumento, da 0.25 nel 1995 al 0,3 del 2013, incorporando

0 0,1 0,2 0,3 0,4 0,5 0,6 0,7 0 100000 200000 300000 400000 500000 600000

Figura 2. Spesa pubblica locale in Europa nel 2013. Fonte: Rapporto sussidiarietà e ... spesa pubblica, 2015, pag.99.

Figura 3. Grado di decentramento della spesa pubblica nei Paesi europei nel 2013. Fonte: Rapporto sussidiarietà e ... spesa pubblica, 2015

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l’effetto della riforma del Titolo V della Costituzione36. Negli ultimi dieci anni, però, la

variazione del grado di sussidiarietà verticale ha subito una decrescita, dovuta al maggio r aumento della spesa pubblica totale rispetto a quella locale. In particolare, la spesa sostenuta dagli organi amministrativi centrali e la spesa previdenziale sono aumentate rispettivame nte del 21%37 e del 38%38.

Risulta interessante, inoltre, analizzare le destinazioni della spesa totale nei principali paesi europei. Il Rapporto pubblicato dalla Fondazione per la sussidiarietà, rielaborando i dati Eurostat sulla spesa in termini di percentuali del PIL, confronta le voci di spesa dei cinque principali Paesi europei. L’asse verticale riporta il valore della spesa in percentuale sul PIL e si evidenzia come l’Italia si caratterizzi da un maggiore contributo per l’amministrazio ne generale, cioè per le attività degli organi esecutivi, legislativi, finanziari, per gli affari esteri e per i servizi pubblici in generale39.

Il totale delle voci di spesa considerate nella Figura 4, per quanto riguarda l’Italia, è pari al 23.9% del PIL.

Dai dati finora analizzati emerge che il totale delle uscite della pubblica amministrazio ne italiana per soddisfare i bisogni pubblici è, in termini assoluti, molto più alto della maggio r parte dei Paesi europei, ma se si guarda al grado di decentramento dei centri di decisione

36 Ivi, pag. 121. 37 Ivi, pag. 99. 38 Ivi, pag. 115.

39 Informazioni sulle fonti e i metodi di raccolta dei dati sono consultabili in

http://ec.europa.eu/eurostat/statistics - explained/index.php/Government_expenditure_by_function_%E2 %80%93_COFOG. 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10

Italia Germania Spagna Francia Regno Unito

Amministrazione generale Sanità istruzione Difesa Sicurezza e ordine pubblico Figura 4. Voci di spesa pubblica nei cinque principali Paesi europei nel 2012. Personale rielaborazione dei dati del Rapporto Sussidiarietà e ... spesa pubblica, 2015.

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l’Italia si pone sotto la media europea. Questo vuol dire che il nostro sistema appare ancora fortemente centralizzato.