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Spese per la difesa 510 Nel corso dell’ultima legislatura, complice la crisi economica e dell’euro, la spesa per

la funzione difesa511 è scesa dai 15,4 miliardi del 2008 ai 14,4 del 2011. Nel 2012 in Italia la spesa per la difesa è stata pari a circa 26,46 miliardi di euro

(poco meno del 2% del Pil512 (1,7% del Pil). Leggermente superiore rispetto a quella

507

“Vale la pena ricordare”- continua il generale italiano-“ a titolo di esempio, che soltanto nel 2003/2004 le nostre forze armate potevano sostenere due schieramenti maggiori fuori area in situazioni di conflitto ad intensità elevata (Iraq e Afghanistan) ed altri due di medie dimensioni in ambiente meno ostile (Kosovo e Bosnia), con un impegno che è arrivato fino a 12.500 unità di personale; oggi ne abbiamo poco più di 6.200 e non saremmo certo in grado di andare molto al di là di tale cifra.” Vincenzo Camporini, già Capo di Stato Maggiore della Difesa, è Capo di Stato Maggiore dell’Aereonautica e vicepresidente dello IAI (Istituto Affari Internazionali). Si Veda: “La crisi abbatte i bilanci della difesa” articolo cit.

508

Si Veda Ibidem. Vi è un incongruenza nelle parole dell’ex ministro poiché l’ammodernamento dei mezzi come si dichiara nella nota 499, fa parte del settore “Esercizio”.

509

Ibidem

510

Si Vedano le tabelle “Spese funzione difesa 2002-2012” e “Spese funzione difesa per tipologia 2002- 2012” in fondo.

511

La funzione difesa si riferisce ai costi di funzionamento delle forze armate (esercito, marina e aereonautica): stipendi del personale, acquisizione degli equipaggiamenti, ricerca e sviluppo di nuove tecnologie, investimenti in infrastrutture militari, addestramento, manutenzione dei mezzi. Sono escluse invece le voci che non riguardano direttamente il funzionamento dello strumento militare, come ad esempio le pensioni o l’utilizzo dei Carabinieri per compiti di sicurezza interna. Si Cfr. “La crisi abbatte i bilanci della difesa” articolo cit.

512

119

della Germania (che è l’1,4 % del Pil) e inferiore a quella della Francia (2,3 % del Pil)513.

Data la necessità di fare cassa per mantenere anzitutto il deficit attuale, precariamente nella posizione del 3%, nel nuovo governo Letta si è ipotizzato un taglio alla spesa pubblica nella quale rientra anche quella per la difesa.

“Il problema di tagliare il bilancio della difesa è che per il 65%-75% è impiegato per

pagare stipendi e pensioni: il governo Monti ha cercato di cambiare questo

rapporto, ma non è ancora chiaro quanto sia riuscito ad incidere finora. Su questa parte di costi del personale è o impossibile intervenire (come nel caso delle pensioni, che sono diritti acquisiti) oppure molto difficile: significherebbe licenziare dei dipendenti pubblici.”514

Al netto delle spese per il Personale (9 milioni circa)515 e di quelle per Esercizio e missioni internazionali –in tutto circa 3 mliardi- il restante si dirige verso gli Investimenti, per gli F35, le navi da guerra e i sottomarini, che appunto potrebbero essere sottoposti a taglio. Tuttavia sembra che la spesa per investimenti non sia affatto improduttiva. Vuolesi che una commisione verso un’azienda, cantiere o industria militare, una volta pagata dallo Stato vada ad alimentare stipendi e reddito nazionale (quindi imposte) e a generare competenze e specializzazione che si traducono in buon mercato, estero e competitivo. “Inoltre, tutti i programmi di investimento sono pluriennali e in molti casi non sarebbe possibile recuperare tutto l’investimento”516.

Il sistema militare italiano stabilisce i programmi di spesa in base alle strategie, elaborate a loro volta sulla base di quelle che sono considerate minacce esterne e in funzione degli obiettivi.

“Il sistema politico, utilizza l’apparato militare come strumento della politica estera e di sicurezza, e integra tali obiettivi con le altre priorità del governo in campo economico e sociale”517.

Nella “Nota integrativa allo stato di previsione della difesa per il 2013” (il

documento ufficiale presentato dal Ministro della Difesa al Parlamento italiano per illustrare lo stato e le prospettive del bilancio della difesa) la Difesa italiana lamenta, la consapevolezza che “il livello complessivo di risorse disponibili per la Difesa -non

513

Si Veda: Anna Frankin “La spesa militare in Italia” del 31 maggio 2013

http://www.internazionale.it/news/da-sapere/2013/05/31/qual-e-la-spesa-militare-in-italia/

514

Si Veda: Ibidem

515

Si Cfr. “La crescita della spesa militare italiana“ articolo citato.

516

Si Veda: “Il governo Letta e i soldi” articolo citato

517

Si Veda: “Economia a mano armata” Libro bianco sulle spese militari 2012, della campagna Sbilanciamoci! Cit. p.14 http://www.sbilanciamoci.org/wp-

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coerente con le effettive necessità dello Strumento Militare- non potrà aumentare nel breve-medio periodo”518 per cui “una profonda revisione dello Strumento

Militare, finalizzata a recuperare un adeguato volume di risorse da destinare all’operatività” può costituire l’alternativa519.

L’irrinunciabile appartenenza alla Nato e la prospettiva di una integrazione degli strumenti militari, impongono dal canto loro, all’Italia come agli altri Paesi, il rispetto di rigorosi parametri tecnologici al fine di fornire un’ interoperabilità con gli alleati, tempestiva e attiavibile in qualsiasi situazione e da cui non ci si può sottrarre né vi è l’intenzione. Le instabilità geostrategiche di un’area di riferimento –in oltre-

mettono il team governativo internazionale nella condizione di “non poter escludere alcuna forma di intervento”, anche quelle che con la fine della guerra fredda

sembravano archiviate520.

Parallelamente vi è la considerazione della presenza di un “forte squilibrio fra i costi

associati al settore per il Personale e le risorse disponibili per garantire il

mantenimento e l’ammodernamento dello Strumento Militare (settore Esercizio e

Investimento)”521 . Quindi per poter garantire prontezza e mantenere alto l’onore di un Paese che per spese per la difesa è fra i primi al mondo, alla contrazione del personale va affiancato l’ammodernamento delle strutture organizzative delle Forze Armate come detto e così la razionalizzazione del modello organizzativo delle stesse in quadro generale di miglioramento della governance522.

Sono queste le “Priorità politiche” che il team della Difesa mette in campo, per adattarsi e fronteggiare il nuovo contesto normativo-economico e quello internazionale e della sicurezza.

L’ottica è quella di un attuale quadro geo-strategico “che si contraddistingue per una elevata instabilità, strettamente correlata alla fluidità di molti key factors in particolare: l’evoluzione degli equilibri politici ed economici globali, con l’ormai chiara ascesa di ‘nuove potenze’ sulla scena mondiale; il crescente livello di

518

L’Italia è impegnata, in particolare, nel conseguimento del pareggio di bilancio entro il 2013 come da dettame europeo, e ciò avviene anche attraverso la revisione della spesa pubblica.

519

Si Veda: “Nota Integrativa al Disegno di Legge di Bilancio per l’anno 2013 e per il triennio 2013‐2015. Quadro di riferimento” Ministero della Difesa” Si Veda: http://www.rgs.mef.gov.it/_Documenti/VERSIONE- I/Bilancio-d/Bilancio-finanziario/2013/DisegnodiBilancio/AllegatoaldisegnodiBilancio/12_- _Allegato_tecnico_-_Ministero_della_Difesa_-_DLB_2013-2015.pdf 520 Si Cfr. Ibidem 521 Ibidem 522

“al fine di proseguire nell’opera di interforzizzazione e riduzione delle ridondanze organizzative

(…) digitalizzazione delle informazioni “fondamentali”(…) e migliorando la trasparenza e la certificazione dei processi interni (…) nell’attuazione di una propria politica energetica quale strumento di efficientamento infrastrutturale e riduzione della spesa” Si Veda: Ibidem Cit. p. 4

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minaccia allo scambio ed all’accesso alle risorse di importanza vitale per il soddisfacimento dei bisogni di vita e per lo sviluppo economico delle Nazioni (a livello mondiale, infatti, le aree più ricche di riserve energetiche risultano, in varia misura, minacciate da conflittualità interna agli Stati o interstatale). Non meno rilevanti risultano, altresì, nel settore dei traffici marittimi internazionali, i maggiori rischi connessi con il transito in regioni afflitte dalla pirateria; infine, la velocità del cambiamento. Lo scenario di sicurezza, infatti, si trasforma rapidamente e non attraverso una evoluzione lenta e per certi versi prevedibile.”523

PARAGRAFO 4.3: Risorse a Bilancio.

A “legislazione vigente” il volume finanziario dedicato alla difesa come da progetto di bilancio –escluse le risorse provenienti da altri ministeri524 - è pari a 20.935,22 milioni di euro che, rapportato al PIL previsionale per il 2013 (definito in 1.582.375 miliardi di €), corrisponde all’1,32%, rispetto all’1,28% rilevato per il 2012525.

Con riferimento invece, alle Funzioni della Programmazione Tecnico Finanziaria (PTF), propria del Dicastero, si ha la seguente situazione:

le risorse destinate alla Funzione Difesa che riguarda le componenti terrestri, aeree e navali delle forze armate, sono di 14.646,0 milioni di euro, in rapporto percentuale al Pil (tenendo conto dei contributi del Ministero dello sviluppo economico e delle risorse derivanti dai periodici decreti sulle missioni internazionali (circa 1,5 miliardi di euro all’anno)526, è dello 0,93% : un incremento rispetto al 2012, dello 0,87%.

Fotografia per Settori di spesa527:

- spese per il Personale militare e civile in servizio (destinate alla retribuzione del personale con e senza rapporto continuativo di impiego), hanno subito un incremento di 70,6 milonii di euro (+0,7%) rispetto al 2012 approvato.

Per il Personale civile, è previsto un incremento di +10,6% (+105,9 milioni di euro) rispetto al 2012

-spese per l’Esercizio, “destinate a garantire la funzionalità e l’efficienza dello Strumento militare”, sono pari a 1.331,5 miliardi di €, con un decremento di 12,5%

523

Si Veda: “Nota Integrativa al Disegno di Legge di Bilancio per l’anno 2013” Doc. Cit., cit. p.2

524

Si Veda infra

525

Si Cfr.“Nota Integrativa al Disegno di Legge di Bilancio per l’anno 2013” Doc. cit

526

Si Veda: “Armi un affare di Stato” testo citato. Cit. p. 25

527

122

(-191 milioni di euro)528 rispetto alla dotazione 2012529. I consumi intermedi per la categoria sono considerati insostenibili tanto da apportare un serio taglio di 15 miliardi di euro in previsione per il 2013530

-Spese per l’investimento, “destinate all’ammodernamento tecnologico dello strumento militare ed alla ricerca - pari a circa 3.631,3 miliardi di €, con un incremento di +46,5%531 (+1.153 milioni di euro)”.

Dello stanziamento coplessivo fanno parte anche:

-il trattamento di ausiliaria, cioè il trattamento di “quiescenza del personale che ha cessato il servizio permanente ed è collocato in ausiliaria, prima che il relativo onere sia assunto dagli organi previdenziali”, che è di 430,6milioni di €, e segna un

aumento del 20,96% rispetto al 2012.

-Spese per le Funzioni esterne, cioè “quelle attività non direttamente collegate con i compiti istituzionali di difesa come l’approvvigionamento idrico per le isole minori o voli di Stato”, hanno subito un calo (-0,7% rispetto al 2012) e per questo ritenute insufficienti.

-Funzione Sicurezza del Territorio che “riguarda l’arma dei carabinieri per le attività che ricadono all’interno delle competenze del dicastero della Difesa, le previsioni sono di una spesa pari a 5.759,6 milioni di € con un decremento del 2,3% rispetto alla dotazione 2012”,

Su “parametri significativamente elevati e con aspetti di marcata criticità” -si legge nella “Nota Integrativa” allo stato di previsione 2013- “rimane il rischio che l’organizzazione militare nel suo complesso non riesca a garantire efficacia, particolarmente a settori quali la formazione, l’addestramento, la manutenzione e le scorte” . Il particolare contesto economico e la necessità di continuare ad onorare gli impegni assunti a livello internazionale condizionano le scelte di priorità –o risk

management- in fase gestionale, che la soluzione finale è quella poi di allocare le

poche risorse finanziarie disponibili -“frutto di un ipofinanziamento che si trascina dagli scorsi Esercizi Finanziari”- all’operatività immediata, limitando di conseguenza adeguati livelli di operatività per quegli assetti di “non previsto impiego

528

Si Veda: “La crescita della spesa militare italiana“ articolo citato.

529

“fattore essenziale e condizionante per il livello di output operativo richiesto” Vedi “Nota integrativa del Ministero della Difesa”Doc. cit

530

“E in applicazione dei provvedimenti di contenimento della spesa pubblica emanati tra 2009 e 2011 nel corso degli altri esercizi finanziari e delle ulteriori riduzioni imposte di recente dal D.L. 95/2012”. Riduzione prevista per il 64% e che per tale portata inficia -a detta del Ministero della Difesa- “sull’operatività dello Strumento militare, non potendo i tagli concentrarsi che in minima parte sulle spese per il funzionamento delle strutture, pur in un processo di riduzione delle stesse”. Si Veda: Ibidem Cit. p. 6

531

“Tali previsioni di spesa sono destinate a sostenere la prosecuzione dei programmi di investimento già approvati in passato e per i quali sono stati assunti formali impegni anche a livello internazionale, lasciando tuttavia ridotti spazi di manovra per l’avvio di nuovi”. Si veda Ivi

123

nell’immediato che, invece, dovrebbero essere sempre pronti in caso di contingenze.”532

Negli ultimi anni, il nostro Paese si è comunque lanciato in una serie di programmi di acquisizione di dubbio valore strategico. Un esempio della “testardaggine delle scelte del governo” è rappresentata dalla prosecuzione del programma (statunitense) F–35. Ci si aspetterebbe che l’Italia avesse deciso di cambiar rotta e dedicarsi alla manutenzione di ciò che già possedeva anziché acquistare nuovi mezzi. Mentre il risultato è che si punta sulle acquisizioni di nuovi sistemi d’arma anziché sul mantenimento di ciò che già possediamo533.

Nonostante i tagli forti, soprattutto a personale e infrastrutture, questo non ha indebolito il ruolo dell’Italia nei programmi d’appalto europei e multilaterali -quindi- come pure nel mantenimento della cooperazione internazionale nel campo della difesa tanto a livello europeo (attraverso l’Eda) quanto transatlantico. Nel quadro europeo l’Italia rimane al terzo posto (dietro Francia e Germania) per contributo alle attività dell’Esa (European Securety Agency)534.

La spesa totale per i programmi d’acquisto di nuovi aerei e navi da guerra, nuovi carri armati e nuove bombe, quest’anno sfiora i 5 miliardi e mezzo di euro.

“Una corsa al riarmo che sembra dettata non da esigenze di difesa del territorio, ma dalle ambizioni di prestigio nazionale che animano i nostri generali, oltre che dagli interessi economici dell’industria bellica”535.

Del resto, “la quantità e l’operatività delle forze armate dipendono dalle ambizioni nazionali”, sibilla in un’intervista a Rivista Italiana Difesa il capo di Stato Maggiore dell’esercito: Generale Claudio Graziano536.

Ed ha ragione Mario Mauro537 nuovo Ministro della Difesa, a ritenere che l’Itlia è una “grande potenza”: se visti i dati del Sipri nel suo Military Spending per il 2012, tra le

15 potenze che spendono di più al mondo, al decimo posto troviamo l’Italia. (Con

una spesa in percentuale al Pil -ricordiamolo- del 1,7 %)538.

532

In tale ambito, la Difesa evidenzia come da anni prosegua l’erosione delle disponibilità finanziarie particolarmente nella categoria di spesa dei ‘consumi intermedi’ la quale “assicura il regolare funzionamento dei Comandi, Enti e Reparti ed il pagamento di oneri inderogabili (le c.d. spese di funzionamento delle strutture) da un lato e dall’altro, le capacità operative dello Strumento ovvero, la pronta disponibilità di personale e mezzi, attraverso le risorse destinate alla formazione, all’addestramento individuale e di reparto, alla manutenzione dei mezzi/equipaggiamenti/materiali, al mantenimento in efficienza delle scorte (la c.d. operatività dello Strumento Militare)”. Si Veda: Ibidem cit. p 2

533

Si Cfr. Francesco Mancuso “ La crescita delle spesa militare in Italia” articolo citato

534

Si Cfr.”Defence spending in light of the economic crisis” Doc. citato

535

Si Veda: Enrico Piovesana “2 giugno, la festa della Repubblica che spende 5,4 miliardi per armarsi” del 2 giugno 2013 http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/06/02/due-giugno-parata-militare-piovesana/612518/ 536 Si Cfr. Ibidem 537 Ibidem 538

Si Veda: Sipri “I 15 paesi con la più alta spesa militare nel 2012“

124

PARAGRAFO 4.4: Programmi bellci

539

Un aspetto paradossale del sistema difesa italiano è nella rendicontazione del budjet a sua disposizione. Alcune spese che la Difesa effettuerà gli sono permesse da risorse (soldi pubblici) che non provenendo direttamente dal bilancio stanziato dal dicastero e provenendo da altri ministeri (civili) non sono rendicontate tra le spese del primo.540

“Dei 5,4 miliardi di spesa in armamenti per quest’anno, 3,18 miliardi provengono

dalle casse della Difesa ma 2,18 miliardi sono fondi del Ministero per lo Sviluppo Economico (che inoltre finanzia per intero le missioni all’estero)”;

42 milioni invece provengono addirittura del Ministero dell’Istruzione541.

“Negli ultimi tre anni Il Ministero dello sviluppo economico ha dragato 6,1 miliardi di euro dal bilancio del ministero dello Sviluppo economico a quello della Difesa,

2.267 milioni di euro nel 2010, 2.248 nel 2011”542

Mentre nel 2012 i fondi a disposizione per la Difesa in Italia, “sono aumentati di 375 milioni a 4,2 miliardi, tra risorse del ministero della Difesa e quelle del dicastero dello Sviluppo economico”543

A confermarlo è Finmeccanica dopo che la notizia era uscita sulla rivista

Altreconomia, e dice “il Ministero dello sviluppo economico assegna fondi ad alcuni programmi militari indebitandosi con gli istituti di credito per poi girare i finanziamenti alle industrie del comparto difesa.” 544

539

Prima di proseguire sulla rendicontazione degli investimenti fatti di recenti o da fare da parte della Difesa e dei Ministeri “coadiuvanti” si elencano gli acquisti italiani degli ultimi anni: -“ qualche decina di cannoni semoventi da 155mm di produzione tedesca: cingolati modello “Pz 2000″ di cui ne avevamo già 70 mai utilizzati. Costo: oltre 500 milioni di euro; 16 elicotteri da supporto logistico “CH-47F Chinook“, con un’opzione per ulteriori 4 esemplari: un’operazione dal costo di oltre 1 miliardo di euro. Altri due (ne avevamo già una coppia) sommergibili di fabbricazione tedesca, “U 212 Todaro“; una spesa di 2 miliardi di euro. Due “Gulfstream“, i tecnologicissimi jet da guerra aerea (gli F35 sono bombardieri) soprannominati “la Ferrari dei cieli”, dal costo di 750 milioni di dollari l’uno” Si Veda: “Armi, continua lo “shopping” dell’Italia: in arrivo anche 12 navi per tre miliardi di euro!” articolo citato.

540

Si Cfr. Riccardo Troisi e Massimo Paolicelli “La recessione non tocca le armi nonostante la crisi e il Bel Paese non sta a guardare” del novembre 2010, Doc. http://www.cininet.org/wp-

content/uploads/2010/11/Troisi-revised-per-CINI.doc.

541

Si Cfr. “2 giugno: la festa della Repubblica che spende 5,4 miliardi per armarsi” articolo citato.

542

Si Veda: Francesco Vignarca “Debito senza difesa, a pagare gli interessi ci pensa lo Stato” del 28 marzo 2012 http://www.altreconomia.it/site/fr_contenuto_detail.php?intId=3307

543

Si Veda: Ibidem

544

125

L’iter di questo supporto finanziario parte quando sono già stati scelti i programmi di investimento545 e una volta individuate le aziende di produzione, poi partono i contratti tra la difesa e l’impresa o le imprese interessate. Ora, in una normale dinamica commerciale “sarebbe il fornitore del prodotto a dover ricercare -se ne ha la necessità- una linea di credito che lo metta ai ripari da eventuali ritardi nel pagamento dei beni o dei servizi venduti, e per i quali è stato sottoscritto l’accordo”546

Qui cosa succede, che è lo Stato a rimborsare i crediti. Qui entra in gioco lo Stato a fare”un passo in più”. Per l’industria militare, nell’ambito di programmi che possono durare anche 15 anni, il trattamento è molto più favorevole: l’agevolazione –che permette alle imprese di avere immediata disponibilità di soldi- consiste di un contratto di finanziamento, stipulato tra un istituto di credito e l’azienda destinataria del contributo (contratti i cui “schemi” sono definiti dai ministeri), successivamente rimborsato dallo Stato. In oltre, “per autorizzare il

finanziamento è necessaria la preventiva autorizzazione del ministero dell’Economia (anche se alcune recenti modifiche riconoscono una certa autonomia

al ministero dello Sviluppo economico), in particolare per quanto riguarda l’impostazione del tasso di interesse”. Successivamente l’impresa rilascia una

delega irrevocabile all’incasso a favore della banca e porta via con sè i soldi, “lasciando allo Stato l’onere di pagare negli anni successivi le rate del finanziamento, restituendo il capitale ma anche gli interessi. E determinando così un aumento pluriennale del debito pubblico, un vero e proprio ‘debito armato’”547

Oltre ai Ministeri dello Sviluppo economico, della Difesa e dell’industria armiera ce n’è un quarto di attore: le banche. Una di quelle che ha deciso di mettersi a disposizione di questo meccanismo spicca la Banca infrastrutture innovazione e

sviluppo (Biis), la controllata di Intesa Sanpaolo, specializzata nell’attività di finanza

pubblica (public finance)548. Corrado Passera e Mario Ciaccia, rispettivamente ex amministratore delgato di Intesa ed ex amministratore delgato di Biis, sono stati il ministro dello Sviluppo economico e il suo vice durante il Governo Monti (dal

545

“La scelta dei beneficiari dipende dal ministero della Difesa, che stabilisce i programmi di armamento da finanziare, a partire da un budget disponibile, che è noto a priori e deciso collegialmente dal governo nell’ambito della Legge di stabilità (la vecchia “Finanziaria”). Possono essere “selezionati” solo quei progetti di acquisizione militare pluriennali su cui gli organi competenti del Parlamento abbiano già espresso

un’approvazione. In questo modo, però, le Camere esercitano una forma di controllo che è solo preventiva, e molto lontana dal momento della effettiva realizzazione”. S iVeda Ibidem

546

“A maggior ragione quando la fornitura del bene vede come destinataria l’Amministrazione Pubblica”. Si Veda Ibidem. Cosa che appunto per altri settori –quelli civili- l’ha portata a trovarsi indebitata nei confronti delle imprese e ora inizia a ripagare. (Si Veda prima)

547

Ibidem

548

“ Diretta a promuovere e finanziare la realizzazione di grandi infrastrutture di pubblica utilità, la sua attività si estende anche in diversi Paesi europei”. Si Veda: http://www.treccani.it/enciclopedia/banca-