• Non ci sono risultati.

il dibattito sul teatro come oggetto di studio

2.3. La critica a Duvignaud e l’approccio teorico di Maria Shevtsova

2.3.1. Il teatro come pratica sociale

Anche dopo il primo congresso mondiale di sociologia del teatro, la posizione di Duvignaud rimane pressoché immutata, sempre profondamente legata a riflessioni di carattere storico-sociale, compiute a posteriori, sull’opera teatrale. Ma quella del sociologo francese non è che una delle possibilità di analisi a disposizione del sociologo teatrale che, come indicato nel manifesto di Gurvitch, può, altrimenti, indagare il fenomeno come insieme di relazioni e pratiche sociali. Ma, nel far ciò, lo

74 scienziato sociale deve ricorrere a quella nozione di teatro e quelle tendenze che, a partire dagli anni ’80, hanno iniziato ad includere tutte le espressioni della performance, accresciute, inoltre, da una particolare enfasi posta sul teatro come pratica dei performer. Da allora un ampio numero di manifestazioni teatrali si realizza nei luoghi più diversi e non canonicamente adibiti alla mise en scene e il teatrante, come già era successo negli anni ’50 con il Living Theatre, abbandona l'arco scenico per riversarsi nelle strade, nelle piazze, utilizzando tutti quegli spazi urbani predisposti ad una loro teatralizzazione. Inoltre opere artistiche traggono ispirazione dalla letteratura in generale, piuttosto che da quella prettamente drammatica. Queste tendenze hanno portato a forme ibride di teatro (Shevtsova 2009, p.11 trad. mia) alcune delle quali hanno introdotto l'uso della tecnologia mediale, mentre altre, come si vedrà con i case studies di questa ricerca, hanno definitivamente escluso la forma della realizzazione scenica del testo e la scenografia, privilegiando il teatro come momento esperienziale di incontro tra individui. Tuttavia, nonostante la fine dell’imperialismo letterario, come lo ha definito Duvignaud e nonostante l’attenzione dimostrata dai sociologi del teatro nei confronti degli spettacoli teatrali, piuttosto che verso i testi della drammaturgia, sarebbe assurdo escluderli dalle aree di studio della sociologia del teatro (Shevtsova op.cit., p. 36 trad. mia ).

In questo senso, le proposte avanzate da Maria Shevtsova e dal suo Sociology of Theatre and Performance research Group, mirano a creare una prospettiva omnicomprensiva della relazione tra sociologia e teatro. La sociologa russa parte, infatti, da punti teorico-disciplinari diversi che trovano una loro sistematizzazione concettuale senza conflitto e senza che una materia si serva dell’altra in modo esclusivamente strumentale. Questa visione interdisciplinare rivaluta la pratica teatrale come esperienza collettiva, come insieme di relazioni osservabili dagli scienziati della società, piuttosto che relegarla ad un senso pratico acquisito o ad una forma culturale cristallizzata (ivi, 23). Il sociale, infatti, risulta formato dalle relazioni e, nello stesso tempo, gli individui posseggono una conoscenza pratica di queste tale da convertire questa conoscenza in azioni ordinarie. Questo fatto impone al sociologo, e con più forza al sociologo teatrale, una doppia lettura del proprio oggetto di studio: come insieme di pratiche e di relazioni. Secondo Shevtsova lo studio di queste pratiche teatrali, come esperienze di vita sociale, richiede, però, il sostegno di una metodologia di tipo qualitativo, determinante per liberare la

75 sociologia del teatro «dagli imperativi della statistica» (Shevtsova 2009, p. 11 trad. mia) e della sociometria del pensiero gurvitchiano. La sociologia, in quanto scienza che studia la società, non può bypassare le prassi teatrali considerandole mere pratiche del fare, né soffermare il proprio sguardo solo sulla considerazione dell’opera teatrale come testo scritto o limitarsi a confrontare come nel tempo siano mutate le loro forme in relazione al mutamento dei loro contesti. Con queste argomentazioni, Shevtsova inaugura una serie di studi sulla realizzazione stessa degli spettacoli teatrali analizzati come momenti relazionali tra agenti, non privi di forme conflittuali, includendo in essi anche le performance e tutte quelle forme, ibride, di espressione artistica, come i musical o il flash mob, cui si può attribuire, ugualmente, il valore dell'atto drammaturgico. Le performance e, in generale, la pratica performativa divengono, quindi, oggetto degli studi sociologici sul teatro in quanto contribuiscono alla costruzione dell'immaginario collettivo e al tempo stesso ne sono espressione.

La sociologa russa ridetermina, così, in maniera più esaustiva, i confini argomentativi della sociologia del teatro. Ponendo al centro di essi le dinamiche e le strutture relazionali dei gruppi, vi include le forme espressive degli ibridi teatrali e delle performances.

La sociologia del teatro, scrive, si occupa dei seguenti temi e ambiti (Shevtsova 2009, pp. 33-34 trad. mia):

− degli studi volti ad approfondire le questioni teoriche della materia;

− dei comportamenti sociali degli attori sia quando sono riferiti a) alle loro condizioni lavorative, alla tipologia dei contratti che regolamentano la professione, delle loro aspettative occupazionali, ecc; b) alle dinamiche di gruppo e alla produzione performativa; c) ai legami tra attori all'interno stessa compagni o tra diverse compagnie e, volendo allargare lo spettro di indagine sociale anche ai rapporti tra la compagnia e i collaboratori esterni che hanno a che fare con essa; d) alle differenze tra gruppo di recitazione e i gruppi di vita e il loro ruolo sociale in certi tipi di teatro come quello grotowskiano e del Laboratorio teatrale;

− dei registi, con particolare attenzione ai loro requisiti: a) dal punto di vista lavorativo, b) nel rapporto con gli altri componenti del gruppo come, ad esempio, gli attori o i collaboratori esterni alla compagnia, c) attraverso lo studio del loro ruolo sociale;

76 − degli addetti ai lavori: - ossia degli altri attori che fanno parte del campo - come costumisti, compositori, tecnici -anche qui valgono le sottoaree precedenti: a) dal punto di vista lavorativo, b) dei rapporti, c) del loro ruolo sociale-

− degli studi che hanno per oggetto i drammaturghi, a proposito, ad esempio, di come scrivono i loro copioni e da quali fattori questi possano essere influenzati, come il commissionamento di un'opera per particolari produzioni, prestando attenzione al modo in cui queste opere sono scritte, ad esempio con o senza la partecipazione degli attori e del regista, o in circostanze di stage ecc.. (es. work in progress); − dei finanziatori dell'opera teatrale e del ruolo esercitato dall'amministrazioni con

particolare riferimento: ai criteri con i quali le istituzioni finanziano il teatro e alla struttura della rete amministrativa;

− delle politiche pubbliche attivate specificatamente per il teatro e delle politiche teatrali in riferimento alle scelte suggerite a proposito dei prezzi, degli argomenti, dei luoghi delle rappresentazioni, delle distinzioni tra il teatro pubblico e quello privato,

− delle comparazioni tra i vari tipi di teatro sociale: cosa distingue, ad esempio, il teatro "nazionale", da quello "istituzionale" o "comunitario", dal teatro “etnico”, al “femminista”, al popolare,ecc..;

− dello studio delle performance come: a) studio delle distinte attività e della messa in scena teatrale, b) dei processi che precedono una produzione artistica e delle dinamiche di gruppo, dove l'enfasi è posta sul gestus sociale (di Brecht) all'interno della proiezione della performance, in contrapposizione, ad esempio, alle tensioni all'interno delle interazioni tra i membri della compagnia, c) l'analisi delle performance nelle quali il processo artistico è riconosciuto come prodotto socioculturale generato dagli artisti, dai registi, dagli scenografi, ossia da tutti gli agenti sociali che costruiscono il senso del mondo posto in essere dalle loro pratiche teatrali. Se ad esempio questo senso è esercitato in modo consapevole o inconsapevole e intuitivo;

− delle caratteristiche dell'audience e del pubblico: a) la composizione sociale del pubblico in termini di appartenenza di classe, genere, etnicità, educazione, ecc; b) come pubblico differenziato a seconda del tipo di teatro, ossia se il teatro sia in grado di attirare, formare, costruire un certo tipo di pubblico al quale riferirsi, c) come studio delle interazioni tra attori e spettatori, a livello percettivo e a livello di bagaglio culturale degli spettatori e come questo intervenga nella percezione

77 della performance mediato dalla mentalità, dalle emozioni, dalle influenze ideologiche, ecc.;

− del ruolo dei critici del teatro: (educatori, mediatori, pubblicisti) e il ruolo dei mass media: a) sia positivamente, riguardo a come la pubblicità può attirare audience; b) che negativamente, a proposito di come i media possano allontanare l'attenzione pubblica dal teatro, ad esempio con il mezzo televisivo;

− del testo drammaturgico a) delle espressioni, trasformazioni, appropriazioni, desideri proiettati, dei contributi alla costruzione di una società determinata attraverso i contenuti, la forma, lo stile la struttura del testo. b) delle differenze della genesi sociale e delle visioni del mondo che cambiano dalla produzione testuale a quella orale (che era l'unica componente della performance);

− della comparazione tra i vari generi teatrali: commedia, tragedia e dei loro sottogeneri come la city comedy, la revenge tragedy,ecc.;

− infine, simile all'area precedente, è quella che focalizza la propria attenzione sulle fusioni tra generi teatrali e i suoi ibridi: il musical, il balletto e così di seguito. Questo elenco costituisce, ad oggi, lo stato dell’arte sul campo di studio della materia teatrale e sottende un necessario avvalersi di contributi scientifici diversi. Ad esempio, Shevtsova, nei propri lavori, si serve delle ricerche sulla performance condotte da Richard Schechner, della critica letteraria di Michail Bachtin, delle prassi teatrali di Bertold Brecht ed Eugenio Barba, inaugurando un approccio teorico al teatro di tipo multidisciplinare.

Al contrario di Duvignaud, considera fondamentale prendere in considerazione il pensiero di un drammaturgo come parte integrante della sua pratica teatrale e quindi, infine, dell’analisi scientifica che ne esplora i contenuti e le forme. La sociologa ritiene, pertanto, deficitaria una riflessione scientifica sugli spettacoli di Brecht che non tenga conto, come ha fatto Duvignaud, del rapporto tra questi e il marxismo di cui era sostenitore. Questa esclusione appare maggiormente visibile ne La sociologia dell'attore (1965), seguito del primo libro del sociologo francese, nel quale il teatro di Brecht, pur ricevendo il riconoscimento dovuto esclusivamente nel volume introduttivo, non risulta immerso in quella visione del mondo che lo ha caratterizzato profondamente. In altre parole, sebbene Duvignaud riconosca che Brecht non possa essere ignorato negli studi sociologici sul teatro, decide di non ripercorrere il suo pensiero e non ne conserva, neanche dal punto di vista critico, alcun elemento rilevante nel proprio studio.

78 Mentre i lavori storico-sociali di Duvignaud vedono il teatro come una pratica, di volta in volta influenzata dal suo contesto, Shevtsova pone l’accento sul caso inverso, cioè sulla capacità del teatro

di costruire nuovi orizzonti di spazio sia in senso fisico attraverso l’appropriazione di spazi, magari dismessi nelle periferie urbane per praticarvi la cultura ,sia in senso più simbolico come spazio della socialità, della relazione e del mutamento. Il teatro consente ad uomini che si riappropriano del loro corpo di farne strumento di libertà creativa e veicolare informazioni (Londra 8 Dicembre, 2011. Da una conversazione informale con Shevtsova).

Sono le lotte tra agenti e i conflitti di vedute e impostazioni concettuali che generano il cambiamento delle pratiche sociali degli individui. Grazie all'habitus di cui questi sono dotati, i capitali di cui dispongono, l'autonomia del campo in cui operano, essi modificano il mondo che li circonda. È questo riferimento alla teoria bourdeusiana che, attraverso il concetto di campo e del suo rapporto con lo spazio sociale o macrocosmo, permette l’osservazione del fenomeno teatrale in tutti i suoi aspetti dalla produzione di un’opera, alle forme assunte dalle compagnie, alle relazioni tra attori e spettatori. Se a livello elementare, infatti, il campo è costituito da una relazione e il compito dello scienziato sociale è quello di costruire sistemi relazionali tra dati intellegibili, apparirà evidente che, in quanto relazione o insieme di relazioni, qualsiasi campo costituisca un potenziale oggetto sociologico, quindi, anche il campo teatrale, spazio della produzione culturale.