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esemplificativo alcune suggestioni che abbiamo raccolto dalle narrazioni scritte e orali dei bambini che vivono nel paese di pianura : “ Dalla finestra mi piace vedere con mio fratello la natura”; “Mi piace il

3.5 Tempo e quotidianità

I bambini abitano lo spazio in un tempo; poiché per abitare, ammonisce Heidegger, bisogna “soffermarsi”:

94 L. Bonesio, Paesaggio, identità e comunità tra locale globale, Diabasis, Reggio Emilia, 2007.

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“Il soggiorno è un soffermarsi. Esso necessita di un lasso di tempo, in cui l’uomo trova la quiete. Quiete però non intende la cessazione dell’attività ed il venir meno dei fastidi. Quiete è il fondato acquietarsi nella costanza della propria essenza”95.

Ciò porta alla luce una dimensione strettamente connessa con quella della spazialità: la dimensione della temporalità. L’abitare è un’esperienza che necessita di attuarsi in uno spazio e in un tempo, per indicare un dove e un quando nel designare la propria presenza.

Nel pensiero heideggeriano troviamo un forte ancoraggio alla dimensione della temporalità, che ci permette di intendere la spazialità dell’essere-nel-mondo solo alla luce della temporalità96. Addirittura, nell’analitica heideggeriana è la temporalità dell’esserci che ne condiziona la spazialità.

In tale prospettiva, anche la rappresentazione di mappe spaziali può essere considerata uno strumento utile al fine di cogliere, ad esempio per quanto riguarda la casa, particolari momenti di vita e relazioni familiari, routines e significati che si attribuiscono agli spazi fisici97. La casa, in fondo, è il luogo dell’incontro e delle relazioni familiari, magari con alcune ritualità (i pasti, le domeniche, le colazioni…) o con momenti intimi che ricorrono.

Ma altresì nella narrazione delle esperienze urbane trapelano le peculiarità delle dinamiche quotidiane in cui i bambini si trovano inseriti, la ritmicità delle entrate e delle uscite, le permanenze negli spazi privati o l’accesso a quelli pubblici.

Città/zona industriale:

Entrando nelle dinamiche abitative dei bambini, specialmente di quelli residenti in città, colpisce il dover constatare l’assenza in numerosi disegni e nei racconti infantili del tema del relax, del riposo. La parcellizzazione dei tempi si riverbera sulle esperienze che i bambini compiono negli spazi. La ramificazione dei luoghi in cui i bambini trascorrono le proprie giornate esprime una quotidianità abitata da variegati ambienti e spostamenti.

Alcuni bambini che vivono in città esplicitano in più occasioni il bisogno di riposarsi, rilassarsi, non fare nulla, dormire. La domenica è indicata più di una volta come il giorno in cui si fa qualcosa in casa con la famiglia (e i bambini sono felici di questo).

Nel complesso, a troppi bambini manca il tempo per stare negli spazi, osservarli, sostare in essi. I loro spostamenti sono sempre vincolati alla presenza di qualcuno (generalmente un adulto) o a uno scopo ben

95 M. Heidegger, W. Biemel, Hölderlins Hymne “Der Ister”, V. Klostermenn, 1984, p. 25

96 M. Heidegger, Essere e Tempo, pp. 324 e seguenti

97 M. Banks, Visual methods in social research, London, Sage 2001; J. Jorgenson - T. Sullivan, Accessing Children's Perspectives Through Participatory Photo Interviews, in Forum: Qualitative Social Research, 11, 2010, p. 4; R.

Silverstone, E. Hirsch (Eds.), Consuming technologies: Media and information in domestic spaces, London, Routledge, 1994; P. Mizen, A litte "light work"? Children's images of their labour. In Visual Studies, 20(2), 2005, pp. 124-139.

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preciso. Prevalentemente, si spostano in macchina e manca la disponibilità temporale necessaria (il “giusto tempo”) per mettere a fuoco i particolari di ciò che li circonda: in questo incontro, infatti, la città scorre davanti ai loro occhi rapidissimamente e sembra priva di colori, suoni, particolari. Per molti bambini la città appare asettica, scialba. Essa non racchiude storie, avventure, esperienze, ma è una destinazione: un luogo in cui ci si reca solo se c’è un motivo per farlo, un’utilità.

Assai curioso, però, è il fatto che, in questa città caotica, l’unico colore che compare, anche se in rare occasioni, è il verde: in un caso, la città viene definita piena di parchi verdi e fioriti, mentre nell’altro un bambino sostiene di abitare nel quartiere più verde di Brescia. Questo aspetto appare quasi “fiabesco” e testimonia la forte attrazione dei bambini per gli elementi naturali: come se, nonostante tutto, anche la città avesse qualcosa di naturale e positivo da offrire, motivo per cui val la pena di abitarvi.

In ultima battuta, possiamo affermare di aver comunque colto tra le righe una voglia di conoscere la città: i bambini non si rassegnano all’imperversare della cementificazione e del traffico. Negli scorci temporali che la vita frenetica offro loro, riescono a fare significative esperienze di scoperta della loro città: “in primavera si vedono le cose più belle e più interessanti”. Non vogliono proprio lasciare spazio alla rassegnazione e si affezionano agli spazi: “La mia città ha tante, ma tante di quelle case che sembra non ci sia vegetazione, ma se guardi molto attentamente vedrai che c'è….”

Anche in questo disegno così scarno e privo di presenze umane, al centro del foglio è rappresentato un albero e nella connotazione psicosensoriale si trova espresso a chiare lettere “Odore di freschezza”!

Nella scansione temporale delle giornate, comunque, emerge una diffusa presenza della televisione e di strumenti tecnologici, che connotano fortemente gli spazi e i tempi domestici. L’analisi di questo dato richiama alla mente gli esiti di ricerche come quella condotta da J. Holtz Kay, che ha messo a confronto la vita dei bambini di dieci anni di una piccola città a misura di pedone con quella di coetanei di un grande

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sobborgo residenziale98. Nel contesto più urbanizzato, i bambini passano il proprio tempo davanti alla televisione quattro volte più dei loro coetanei, che possono muoversi più liberamente nel contesto cittadino e approcciare il mondo esterno in modo più libero e autonomo.

L’uso estensivo dell’automobile, la privatizzazione della vita quotidiana e l’accessibilità illimitata offerta dalle nuove tecnologie fanno da cornice alla mancanza di tempo per vivere esperienze extra-domestiche da parte dei “bambini di città”. Emerge infatti, nelle rappresentazioni iconiche e nelle verbalizzazioni dei bambini stessi, una sorta di allontanamento dal mondo, di privazione dell’esperienza educativa di incontrarlo fuori dalle mura domestiche, e quindi l’emergere di uno spiccato bisogno di appartarsi e di rinchiudersi nella rassicurante comodità del confort, nei rari momenti in cui ciò è concesso.

Montagna/pianura:

Per i bambini di pianura e di montagna, invece, il rapporto con gli spazi di vita riesce ancora ad essere esperienza ripetitiva e quotidiana. I bambini hanno il tempo per abitare gli spazi, ossia quel tempo libero per poterli percorrere e scoprire, attraverso il gioco e il libero movimento. Il loro è uno stare negli spazi accompagnato da abitudini e da ricorrenze.

Anche i racconti dei bambini di pianura

narrano di esperienze di ordinaria vita familiare carica di