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The Baby Cotton case

Capitolo 4: La maternità surrogata del Regno Unito

4.2.1 The Baby Cotton case

Il fenomeno della maternità surrogata ha suscitato attenzione a partire dal caso di Baby Cotton, una bambina nata negli anni ‘80 in seguito ad un accordo di maternità surrogata stipulato a titolo oneroso133. Il caso riguardò una coppia statunitense che, attraverso un’agenzia, trovò una madre surrogante in Inghilterra, la quale dette alla luce la bambina, biologicamente figlia del padre committente. Un problema si verificò al momento in cui la coppia, dall’Inghilterra, volle portare la bambina con sé negli Stati Uniti, poiché l’autorità locale era in dubbio sul concedere o meno l’espatrio, dunque la questione venne rimessa al tribunale. Il

132 I. PARISI, op. cit., p. 11 in www.associazionelucacoscioni.it

133 High Court of Justice, Family Division, 8, 11, 14 January, in Fam. Law Review,

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giudice Latey, dopo aver spiegato le sue preoccupazioni riguardo all’aspetto commerciale della vicenda, affermò che al centro della giurisdizione del diritto di famiglia dovesse essere preso in considerazione ciò che è meglio per il bambino o i bambini interessati. I metodi per generare un bambino suscitavano difficili problemi etici e morali, ma in quella sede non dovevano essere considerati rilevanti ai fini della decisione. Riprese quindi uno dei principi cardine del diritto di famiglia a livello internazionale, ossia quello del best interest of child, formulato per la prima volta nella Dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo del 1959, all’art. 2, il quale prevedeva che «the best

interests of the child shall be the paramount consideration». La

decisione in questo caso venne basata sul fatto che, quando un bambino nasce attraverso la maternità surrogata e la gestante non voglia tenere il bambino, i genitori committenti, se possono offrire un’adeguata casa e supporto morale, sono autorizzati a prendersene cura134.

Lo stesso giudice, in una sentenza del 1987 Re an Adoption Application

(Surrogacy) della High Court of Justice, Family Division, concesse il

pagamento alla madre surrogante, dichiarando che la somma di denaro poteva essere considerata come una compensazione per i disagi e le spese sostenute durante la gravidanza e non come un pagamento precedentemente effettuato per ottenere in futuro il bambino135.

Dunque, si nota che, prescindendo dal dato legale, i giudici riescono a legittimare anche ipotesi in cui per la maternità surrogata si sia pagata una somma di denaro alla donna gestante.

134 R. EDELMANN, Surrogate Motherhood: International Perspectives, Hart

Publishing, 2003 p. 146

135 In the matter of Article 26 of the Constitution and in the Matter of The Adoption

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4.2.2. Casi riguardanti i Parental Orders: Extensions to the

6-Month Statutory Time Limit

In merito ai parental orders sono sorte controversie relativamente a molti aspetti e tra i più interessanti emerge la questione riguardante la possibilità di estendere il limite temporale di 6 mesi per presentare ai tribunali la domanda per ottenere tale provvedimento. L'HFEA del 2008 stabiliva che, per ottenere un Parental Order (PO), la relativa domanda dovesse essere presentata entro 6 mesi dalla nascita del bambino, ma nonostante ciò, nel case of Re X [2014] EWHC 3135, il giudice Munby aveva emesso un PO dopo il termine di 6 mesi, trovando un'interpretazione della Sezione 54 che giustificava la sua scelta. Ha fatto riferimento al limite di tempo come "quasi privo di senso" e ha chiesto: "Can Parliament really have intended that the gate should be

barred forever if the application for a parental order is lodged even one day late? I cannot think so”, aggiungendo che un solo giorno non era un

ritardo tanto rilevante da dover vietare la concessione di un PO136.

L’interpretazione del giudice Munby del 2014 è stata seguita e confermata anche in case AB versus CD [2015] EWFC 12 sui Parental

Orders Time Limits, dove l'Alta Corte ha concesso un PO per bambini

di 8 e 5 anni, che fino a quel momento erano stati legalmente senza genitori; dopo la loro nascita tramite una gestante californiana, gli ordini del tribunale statunitense pre-parto avevano permesso ai genitori britannici di avere certificati di nascita rilasciati a loro nome ma secondo la legge del Regno Unito, senza un PO, le bambine non erano riconoscibili come loro figlie137. Nonostante il significativo intervallo di tempo, di oltre 6 mesi rispetto al caso di X del 2014, il giudice Russell ha affermato che sarebbe stato manifestamente ingiusto dare ad un ritardo innocentemente commesso, anche molto lungo come questo, un

136 Re X (A Child) (Surrogacy: Time Limit) [2014] EWHC 3135 (FAM) in

http://www.familylawweek.co.uk/site.aspx?i=ed133396

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rilievo tale da ledere il benessere di questi bambini; ha posto l’accento sul diritto dei bambini alla conoscenza del modo del loro concepimento e nascita, come parte della loro identità, e sull'inadeguatezza degli ordini di adozione per le coppie committenti, per essere riconosciuti come genitori legali. Inoltre, è stato guidato dal principio che il best interest deve prevalere su qualsiasi preoccupazione di lesione dell’ordine pubblico, salvo nei casi di gravissima violazione, fatto che non si era verificata in tale caso. Più tardi, nel 2015, dopo il case A & B, si presentò un caso complicato in cui una coppia aveva fatto domanda per ottenere un PO per gemelli nati tramite maternità surrogata praticata in India nel dicembre 2011. La loro domanda per ottenere un PO era stata presentata in ritardo perché i committenti non erano a conoscenza del fatto che fosse necessario un ordine affinché i loro nomi risultassero sui certificati di nascita. Quando si resero conto della necessità di tale domanda, la stessa fu rigettata per l’avvenuto decorso dei 6 mesi, sebbene la coppia fosse in buona fede. La giudice Theis era stata invitata a valutare se l'ordine potesse essere concesso nonostante la richiesta fosse presentata fuori dai tempi previsti e ha iniziato il suo giudizio affermando che il caso sollevava “important issues as to the extent the court is able to

purposively interpret or “read down” the criteria’ in S54 HFE Act 2008, following the decision in X”. Ha poi spiegato alcuni tra i problemi

che la mancanza di un PO può causare: “Senza un parental order, i genitori committenti non saranno i genitori legali del bambino di cui probabilmente si sono presi cura sin dalla nascita e che il bambino considera come genitori di fatto. Anche se questa assenza di tale provvedimento di per sé non può influenzare la loro capacità di fornire assistenza quotidiana al bambino, può avere conseguenze a lungo termine, ad esempio che riguardano i diritti di successione”.

Dopo un'attenta analisi, la giudice Theis si è sentita in grado di interpretare il S54 (3) in modo estensivo, concedendo il PO, in modo da garantire gli interessi di benessere a lungo termine dei bambini e i diritti

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umani di tutte le parti, in particolare quelli derivanti dall'articolo 8 CEDU. A suo avviso, una differente interpretazione avrebbe potuto generare conseguenze negative a lungo termine per i bambini e le ricorrenti, che è precisamente ciò che la sezione si propone di prevenire138.