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La Compagnia di marcia del Battaglione alpino Val Piave era in posizione più arretrata rispetto al resto del battaglione, che la mattina del 10 novembre 1917 si avviava verso la resa. Il comandante di questa compagnia si unisce allora al gruppo del Capitano Masini con i resti del battaglione Belluno, sulle rive del lago di Santa Croce; il suo lungo racconto, non privo di qualità letterarie, merita una trascrizione quasi integrale.

C’è chi non vede altro che la resa, io col capitano Masini, col suo A.M. in 2a Ten Cadorin, con gli alpini Pasini, Carelli e Franceschini decidiamo di non arrenderci. Siamo letteralmente chiusi. Desideriamo attraversare il lago di S.Croce e con un forte compenso, che paga il Capitano Masini, alle 22 lo passiamo; approdiamo allo scalo presso l’Osteria “dalla Pierina”. Lungo la strada Fadalto Belluno sosta il carreggio nemico con fanali accesi, riusciamo a attraversarlo… Il mattino del giorno 11 a Civoi; alle 12 siamo a S.Antonio Tortal, dove gli austriaci scannano maiali e fanno le fucilate al Passo di S. Ubaldo. Alle 16 giungiamo a Pra de Rarego a Villa Guarnieri troviamo i primi disertori, che indossati gli abiti borghesi gozzovigliano con le proprie famiglie. …I tedeschi sono a Segusino Attendiamo la notte per passare a nuoto il Piave. Alle 16 giunge improvviso un pattuglione di nemici, sono del 2° Regg. Bosniaci: i miei compagni sono nascosti nel fienile. Io cerco celarmi inutilmente; mi trovo faccia a faccia con un caporale, egli estrae la pistola e me la punta io gliela ghermisco; colluttiamo e gli altri si slanciano su di me, e pensano a derubarmi del binocolo (Zeiss 12 ingrandimenti teledux), della pistola Browning, di un orologio, del portafoglio ben fornito. La scena è brigantesca: accorre l’ufficiale austriaco ed io sono salvo; questi mi dice subito << Scusi signore, questi briganti sono tutti ubriachi>> Anche il soldato Carelli è stato scovato, egli ha assistito alla scena ed è terrorizzato. Il 13 seguo gli austriaci. Sono dei veri briganti e vigliacchi, potrei scrivere molto sul conto loro. L’ufficiale è il cadetto Antonio Levech abita in via Triestina 15 Lubiana: è slavo e avverso all’Austria. Tentai presso di lui ma quel caporale ebbe sospetti e mi sorvegliò. Dobbiamo andare a Feltre. Il 14 il grosso della colonna nemica da Lentiai deve raggiungere Feltre…. Vi è carreggio, tra i quali autocarri italiani guidati da italiani ( uno porta il n. 2711) vi sono salmeristi alpini e bersaglieri. Sono stati obbligati dai gemanici. A Busche il ponte sarà terminato alle 13. Sono le 10 prego il cadetto di condurmi a Lentiai. La scorta ci lascia soli. Per strada prego il cadetto di farmi fermare per un bisogno, mi concede di avvicinarmi al boschetto fuori Villa Piasca, vi entriamo, siamo soli, io abuso del cadetto e ci liberiamo. In una casa di contadini ci travestiamo. Torniamo alla casera. Il soldato Carelli defeziona. Passo un ramo del Piave in barca gli altri a guado con l’acqua sino alla cintola. Vado alle case coloniche De Merzan e a Casteleno per lo sprone nord-est mi arrampico sul Tomatico. Ascensione difficilissima, avendo perduto la strada per l’oscurità della notte. Alle 24 giungo in cresta. Gli austriaci hanno occupato il Tomatico. Mi avvio lungo il costone nord di esso, procedo a stento nel bosco ceduo, il 15 nov. Raggiungo il Sassuma. Nemmeno da questa parte si può passare nelle linee nostre… la Valle di veres è piena di nemici. Io sono sfinito e scoraggiato: da ventiquattrore avevamo mangiato solo poche castagne. E’ forza discendere. Mi rifocillo dove posso… Guado il fiume Somma sul M. Telve prende posizione l’artiglieria da campagna. Un soldato austriaco mi ferma e mi obbliga a seguirlo ma non mi ha riconosciuto: riesco a disimpegnarmi (nota

dell’interrogatore: il Capit. Era travestito) Sono osservato, devo entrare in una casa; sono respinto; mi fo riconoscere e acconsentono a trattenermi sino all’imbrunire. La casa si riempie di germanici, io sono nascosto in soffitta; i padroni vogliono farmi uscire di notte, io ho ragioni per rifiutare e mi seviziano tutta la notte: mi vogliono denunziare. All’alba esco. Una sentinella della nostra vecchia caserma mi da l’alt. Non posso passare devo andare al Municipio per farmi arruolare tra i lavoratori; riesco a passare e vado verso Arten. Una sentinella germanica mi chiede i documenti. Anche qui dopo tutto riesco a passare. Vago per la campagna e dappertutto vedo gli orrori che commettono quelle orde. Il 18 raggiungo la frazione S. Felice nel Comune di San Gregorio nelle Alpi. Da due giorni sono febbricitante: mi ammalo e mi ricovero nella casa di Giovanna Bortoluzzi contadina. … Decido di andare in Svizzera per tornar a combattere in Italia. Il 23 vengono da me il ten. Canelli sig. Guido del 3° alpini, il sottotenente Conture Riccardo del 3° alpini, l’aspirante Agosti sig Arrigo dell’8° alpini. Sono dispersi; hanno progetti come quelli che mi spinsero sul Tomatico. Espongo le mie idee mostrano di volermi seguire, sono entusiasti, li ammonisco che occorre saper andare incontro ai più puri geli alle più gelide durezze. Accettano. Stabilisco che è necessario seguire la tattica dei contrabbandieri e tutte le marce devono svolgersi in alta montagna. Il 28 novembre partiamo per la Valle Scura, Piano Eterno giungiamo a Gosaldo. Il 29 per Frassené, Rivamonte, Monte Agner Col di Prà (Valle di San Lucano). Sostiamo sino al 2 dicembre per false notizie di ritirata austriaca. Il 3 dicembre per il passo Chiesurette, Gares, Castelnuovo di Stria a Falcade. Il 4 sera, partendo da Falcade il S.Ten Conture comincia a crear imbarazzi per la sua deficienza di volontà e perché non sa camminare in montagna. Ci dirigiamo in val Fredda per fare il Passo Comelle. Alle 24 nevica, ci ripariamo in un deposito munizioni dei vecchi appostamenti di artiglieria. Sappiamo che a S.Pellegrino e a Fanzo vi sono gli austriaci, riteniamo che nelle vecchie linee si lavori a recuperare il materiale…. Un ufficiale austriaco gira in sky, quando è notte passiamo le ultime nostre trincee. Inavvertitamente deviamo. La neve è ghiacciata , il freddo intensissimo, le calzature sono indurite dal gelo, la marcia è penosa nella notte scurissima. Nel salire la neve non si lascia intaccare, il pendio è ripido, siamo stremati di forze, a un tratto Conture scivola, precipita; scivolano precipitano il ten. Canelli e l’asp. Agosti; fortunatamente questi si arrestano, ma il S.Ten. Conture è andato a fermarsi a un trecento metri nel vallone. Io sono in una posizione insostenibile, la mia gamba destra è indurita, i piedi non li posso muovere. Il Ten. Canelli si disimpegna, dopo di lui anche l’asp. Agosti. Riteniamo una sciagura ma il Ten. Conture dà la voce che e illeso. Il Ten. Canelli con L’Asp. Agosti compie il salvataggio di tutti. Il contegno di Canelli fù di abnegazione nel costante pericolo – mi riservo di avanzare regolare proposta di ricompensa. Deviando, eravamo andati a Costabella (nelle vicinanze di Moena). Il 6 dicembre siamo sorpresi da una squadra di austriaci , riusciamo a disimpegnarsi. In mezzo

alla tormenta raggiungiamo Passo le Selle verso la val di Fassa; studio il sistema difensivo; scendiamo al Rifugio Marinelli, ma per la presenza di una compagnia di corvée siamo obbligati a scavarsi buchi nella neve e a celarci. Il 7 dicembre siamo a Karersee; l’8 a Tiers al Catinaccio Il Sott.ten. Conture ci crea imbarazzi e disappunti: è un peccato che si vestano da alpini chi ha la negazione dell’alpinismo. Per colpa sua il 9 ci troviamo nel massimo disagio. Il Ten Canelli è nervoso, attacca brighe. Alle 6.30 passiamo la ferrovia a Blumau invece che alle 4… Siamo scoperti da cinque cacciatori, ci sospettano ci interrogano, a stento ci disimpegniamo, ma non possiamo proseguire, dobbiamo celarci. Gendarmi e cacciatori vengono sulle nostre peste; non ci scoprono. La sera raggiungiamo Bolzano Superiore. Il ten. Canelli è sempre nervoso, Colture aggiunge all’indisciplinatezza la poca resistenza alle sofferenze. Per passare valle Sarentina ( che è una stretta e profonda forra) a Wangen perdiamo una notte; la strada si prende anche di giorno: io mi sospendo su un abisso. Il sott. Ten. Conture mi aiuta a salvarmi. La resistenza dei miei compagni cede, io sono accusato scegliere giri lunghi e faticosissimi. La sera del giorno 11 giungiamo a Flaas, una frazione del comune di San Genesio Atesino fa molto freddo, passiamo la notte all’addiaccio. Il giorno 12 da Flaas andiamo a S.Caterina; la sera scendiamo a Merano, gli ufficiali insistono per fare un tratto del percorso per il fondo valle. Abbiamo razioni viveri per 5 giorni. Cedo. Alle 20 attraversiamo Merano, continuiamo la marcia per la Val d’Adige. Il 13 dicembre alle 6 giungiamo a Laatch: abbiamo percorso oltre 65 km in 24 ore. E’ scuro, non si vede nulla, attendiamo un pò di alba per scegliere la via della montagna. Ci accorgiamo che siamo circondati; passa gente e militari; siamo allo scoperto. Occorre un nascondiglio. In un primo sbalzo il S.te. Conture non si attiene al mio ordine: siamo scoperti da un contadino, Franz Fisher di Laatch che va a denunziarci. Alle 10 incomincia la caccia. Ordino un altro sbalzo, riusciamo a sfuggire ai gendarmi ma il S.Ten Conture è il cattivo genio, per la sua indisciplinatezza rivela il nostro nascondiglio, alle 15 i gendarmi ci scovano e Conture fu l’unico che alzò le braccia. In caserma i gendarmi ci trattano e ci perquisiscono sommariamente come sano fare gli agenti di polizia: Il sottufficiale de gendarmeria mi interroga, rispondo come mi piace e si accontenta. Siamo inviati a Schandlers e consegnati al distaccamento di fanteria. Ci vengono usate gentilezze. Indi condotti alla stazione, in un vagone di IIa classe ci fanno partire per Merano. Siamo oggetto di curiosità. Un gruppo di ufficiali austriaci tra cui un capitano di marina ci domandano se abbiamo piacere di conversare con loro. Si esprimono ammirati per la nostra fuga, ci pregano con garbo di accettare una bottiglia di vino che avevano con loro, e delle sigarette, alla stazione di Merano vogliono condurci al ristorante io rifiuto. Per ordine del comando di tappa siamo chiusi nelle carceri giudiziarie di Merano. Protesto inutilmente. Il 14 rinnovo le proteste al magg. Com. la tappa: egli si mostra rammaricato di non poter disporre di un Hotel per

sorvegliarci. Ordina che sia accompagnato all’ospedale per medicarmi. Il 16 siamo trasferiti ad Aicha (Franzenfeste). All’uscita dal carcere un giornalista ci fotografa; alla stazione fanno lo stesso, noi ci schermiamo. (Capitano Luigi Rossignoli n.1.131)

Il racconto del Capitano Rossignoli racchiude molti degli elementi dei grandi racconti di avventura: la situazione disperata, il viaggio pericoloso, l’incontro con i briganti, il nemico gentile, la contadina che ospita il profugo, i compagni, l’avventura in alta quota, il rischio della vita, la tormenta, il freddo, i compagni riottosi e infine la meta agognata mancata per soltanto una dozzina di chilometri, ovviamente a causa del “genio cattivo”.