L’offensiva sull’alto Isonzo, condotta principalmente dai tedeschi, realizzò una sorpresa strategica e tattica, anche perché quella parte relativamente remota del fronte era poco collegata con le linee di rifornimento austro ungariche. Poi l’enorme sproporzione fra la potenza di fuoco di attaccanti e difensori, la scarsa capacità di comando, il panico e la confusione sempre crescenti causarono un’ecatombe di prigionieri, oltre trecentomila. Le poche e limitate strade che conducevano all’interno erano intasate dai rifornimenti diretti alle truppe in avanzata; per i prigionieri italiani diretti verso l’Austria e l’Ungheria i rifornimenti semplicemente non erano previsti, se non in misura limitatissima. Le colonne di prigionieri furono condotte con marce di dozzine di chilometri, fino allo sfinimento. Per qualcuno ci fu anche l’umiliazione di essere esposti come trofeo alla popolazione di Vienna: Da qui discendo a Caporetto da Caporetto a Idersko Ladra, Tolmino… Pernotto a Tolmino in un piazzale insieme ai soldati, al mattino ci incolonnano; si cammina tutto il giorno si arriva a Tribusa (ora Bohinj in Slovenia sono circa 55 km) incontriamo lungo la strada molte truppe tedesche austriache; a Tribusa ci danno ½ pagnotta e ci fanno ripartire soli noi ufficiali e rimettiamo in viaggio sino alle 4 della notte del 27. Lungo la strada continue carrette militari germaniche ferme. Gli ufficiali affranti dallo spossamento cadono a terra; mentre i soldati austriaci colla baionetta alle reni gli fanno andare avanti. Avute due ore di riposo su di un pendio mentre pioveva ci addormentammo per risvegliarci pregni d’acque; dopo le due ore si riparte; si giunge in una località che non ricordo dove ci danno una chicchera di brodo; si cammina per tutto il giorno e si arriva ad Idria la sera del 27 dove ci danno ¼ di pagnotta e 172 scatoletta di carne e si dorme in uno stabilimento attaccato alla stazione. L’indomani (28) mattino si riparte e si arriva la sera ad Oberlaibach (ora Vrhnika in Slovenia da Idria sono altri 35 chilometri circa in mezzo alle montagne) sotto un’ acqua torrenziale; qui
finalmente ci danno brodo carne e mezza pagnotta. Il 3 novembre parto da Oberlaibach e dopo 4 giorni di viaggio in carro bestiame arrivo a Sigmundserberg. fermandoci per una giornata per una giornata quasi a Vienna per farci vedere al pubblico come bestie feroci. A Sigmundserberg ci disinfettano ci depilano ci fanno fare una contumacia di fame e dopo 3 giorni al Reparto ci mandano in 200 a Braunau in Boemia in un ex campo di ufficiali russi qui arriviamo il 17 novembre. (Aspirante Antonio Lora n. 1.084)
Il racconto può essere più stringato, ma la sostanza non cambia, un ufficiale sorpreso nel sonno e catturato a Beivars fra Cividale e Udine, è quasi telegrafico:
Di là fummo condotti a Cividale ed il 3 novembre, sempre a piedi e digiuni, fino a Kraovo ed in ferrovia fino a Rastatt in Germania. (Sottotenente Giuseppe Giudicepietro n. 11.846) Una passeggiata di una sessantina di chilometri. Grahovo ob Baci, oltre Tolmino era un centro ferroviario più vicino rispetto a Oberlaibach.
Un ufficiale che era riuscito a ritirarsi dal Monte Nero e a passare l’Isonzo venne catturato il giorno dopo sul Monte Stol e avviato verso nord in una marcia di circa 90 chilometri passando per l’erta salita del Passo della Moistrocca
Da prigioniero con una colonna di altri ufficiali mi venne fatto risalire il corso dell’Isonzo per Saga, Plezzo, Soca, e Trenta e poi scendera a Kronau di qui fummo mandati ad Assling dove ci misero su carri bestiame e ci portarono a Rastatt, Baden. (Sottotenente Salvatore Egidi n. 13.142)
Un capitano catturato sulle prealpi carniche ricorda perfettamente ogni pezzo di pane ricevuto,
Verso le ore 18 fummo incolonnati ( circa un migliaio di soldati e una ventina di ufficiali e avviati a Pozzis ove giungemmo verso le ore 22, e pernottammo in un cascinale senza che nulla ci dessero da mangiare. Il successivo giorno 7 da Pozzis fummo condotti a Tolmezzo… in seguito alle nostre vive proteste a sera ci venne somministrato poco riso crudo e fummo condotti per dormire in una casa privata. Al mattino riprendemmo la marcia e sotto un’acqua torrenziale giungemmo a Paluzza dove avemmo una tazza di brodo ( quasi imbevibile) e un quarto di pane. Il mattino alle 9 ci rimettemmo in marcia per il passo di Mte Croce Carnico giungemmo a Mauthen verso le 22, dove ci dettero una scatoletta di carne e ½ pagnotta. Il giorno 10 riprendemmo la marcia a piedi sino a Delach. Di qui i soldati proseguirono a piedi, gli ufficiali in treno sino a Villach, quindi a piedi a Seebach e la sera
ripartimmo in treno diretti a Mauthausen, viaggiando in vagoni di 3° classe agganciati sempre a treni merci. Per il vettovagliamento durante il viaggio gli austriaci provvedettero sempre facendoci consumare i vari pasti ai Ristoranti delle stazioni. Giunti a Mauthausen alle ore 2 ant. del 14 nov. Dopo quattro giorni di quarantena passammo al gruppo Ufficiali del campo stesso. (Capitano Aldo Vigorelli, n. 573)
Si tratta di una marcia di circa 100 km con due passi a 950 e a 1.350 metri fatta nutrendosi di ¾ di pagnotta, un pugno di riso, una tazza di brodo e una scatoletta di carne.
C’è anche una testimonianza di fuoco “italiano”, rivolto verso i prigionieri già avviati verso le retrovie nemiche, un inciso appena accennato. Un numero più elevato di testimonianze di questi fatti si possono trovare nello studio di Camillo Pavan sui prigionieri italiani dopo Caporetto43.
Attraversammo Tolmino colpiti da artiglieria e velivoli nostri, indi Karlsruhe Darmstadt Grossen e Cellelager, (Aspirante Manlio Buffoni n.10.910)
Con il progredire dell’avanzata austro tedesca, si allungano ulteriormente le marce verso la prigionia, ma il trattamento non migliora come racconta un ufficiale dei bersaglieri catturato a Ponte nelle alpi
Da Vittorio marcia per l’internamento con il seguente itinerario: Vittorio – Aviano – Travesio - S.Daniele - Gemona - Moggio – Chiusaforte Pontebba. E senza alcun vettovagliamento. Da Pontebba per treno sino al campo di concentramento di Csot bei Papa Ungheria (23 Nov.) (Sottotenente Salvatore Maddalena n. 3.309)
Si tratta in questo caso di almeno 150 chilometri; Pontebba, era il capolinea ferroviario provvisorio in attesa di ricollegare Udine con Tarvisio.
Un ufficiale alpino del battaglione alpino Monte Pavione, era in una compagnia distaccata dal resto del reparto e perciò non fu catturato a Cima Campo nel novembre 1917; fu invece catturato sul Monte Grappa un mese dopo. Nel suo viaggio verso la prigionia fu fatto passare per Udine, allora divisa fra tedeschi e austriaci:
43 Camillo Pavan, Alberto Burato, I prigionieri italiani dopo Caporetto Pavan Editore Treviso 2001, pagg. 54,55
I tedeschi non si curarono di noi prigionieri, ne ci interrogarono o perquisirono, ne ci dettero alcun conforto ne medicarono quelli feriti. Nella notte stessa ci facevano partire per Feltre- il giorno 16 si era a Belluno il 17 a Vittorio – dove con ferrovia fummo condotti a Pordenone ed il giorno 21 ad Udine. La nostra residenza ad Udine durò sino al 27 dicembre – trattati pessimamente, poco cibo – pane K – niente pulizia come giaciglio il pavimento delle camere. Nella caserma dell’ 8° regg. Alpini dove eravamo rinchiusi si trovavano anche soldati italiani – ma in massima parte disertori che lavoravano al servizio dei tedeschi. La città di Udine era divisa in due parti una austriaca e l’altra tedesca con divieto assoluto agli austriaci di venire nel reparto tedesco. Il saccheggio era sistematico, di tutto. Tutti i soldati inviavano gran quantità di roba a casa loro. I giorno 28 dicembre eravamo al castello di Lubiana ed il giorno 2 gennaio a Dunaszerdahely (Sottotenente Emanuele Appendini, n. 1.187, Monte Grappa, 13 dicembre 1917)
Anche uno dei cappellani descrive brevemente il viaggio
Dovetti fare a piedi il viaggio da Fadalto fino a Tarvis, senza vitto e sotto pioggia e neve. Di colà fui inoltrato nel concentramento di Sopronnyek in Ungheria. (Tenente Cappellano battaglione alpino Val Piave, Don Ottavio Barberis n. 6.638)
Il viaggio risalendo il Piave verso l’Austria fu uno dei più tremendi:
Da Longarone fummo inviati a Pontafel ove giungemmo il 18 novembre. Durante questo viaggio dagli austriaci non ci fu dato che raramente da mangiare e molti di noi sarebbero morti di fame se la nobile popolazione dei paesi invasi, da cui passavamo, pur sapendo di andare incontro a un doloroso periodo di stenti e di carestia, non ci avesse aiutato regalandoci polenta patate e altri viveri. (Sottotenente Giuseppe Gambaro n. 3.296) La Pontafel austriaca è oggi la Pontebba italiana, raggiunta dopo una marcia di una marcia di 150 chilometri con i rigori dell’inverno, pioggia e neve. Le nobili popolazioni qui citate sono quelle del Cadore e della Carnia.
Ad un altro catturato a Longarone, ferito ad una gamba, fu risparmiata la marcia a piedi, ma ebbe comunque la sua dose di sofferenze:
Caddi subito ferito ad una gamba da pallottola che provocò la rottura dell’arteria e la perdita dei sensi. L’indomani mi trovai a Longarone prigioniero dei germanici. Il primo trattamento da parte degli ufficiali e truppa germanica fu umiliante (Nota interrogatore Chiese ad un uffle germanico di essere trasportato, lui diede piglio ….hai voluto la guerra,
pigliatela) Nessuna specie di materiale sanitario. Itinerario dal 10 al 16 novembre ricoverato in una casa privata in Longarone, privo affatto di viveri e di medicamenti il 16 su un carro trainato da buoi trasportato a Pieve (nota interrogatore .dove lo amputarono della gamba… principiava la cancrena mancavano strumenti quanto l’urgenza per … la gamba si valsero di un coltello preso in una casa dopo averlo disinfettato nell’acqua bollente. Subì l’operazione da sveglio) dove fui consegnato alle autorità austriache che in autoambulanza mi fecero proseguire per Innichen, dove giunsi il 19 novembre. Qui rimasi fino al 29 indi fui trasferito in treno ospedale a Knittelfeld Il 15 marzo 1918 fui inviato a Troppau ove rimasi fino al 24 luglio… Trattamento negli ospedali soddisfacente, fin dal primo giorno in cui fui catturato mi trattennero la retta ospedaliera di Kne 3. (Tenente Raffaele Anselmo n. 1.091)
Knittelfeld è in Stiria(A) mentre Troppau in Slesia era agli estremi confini settentrionali dell’Impero asburgico; Troppau è ora Opava in Repubblica Ceca.
Sempre nell’ambito della battaglia di Caporetto, particolarmente tragica fu la sorte dei ricoverati negli ospedali italiani, impossibili da evacuare e frettolosamente abbandonati dal personale sanitario. Un ufficiale da mesi ricoverato e immobilizzato a letto fu pertanto catturato senza neanche poter muovere un passo:
Il sottoscritto fu fatto prigioniero il giorno 28 ottobre 1917 alle ore 11 nell’ Ospedale contumaciale di Udine, dove era ricoverato dal 27 agosto 1917 a seguito di ferita al femore sinistro, riportata nell’azione svolta sulla Bainsizza il di 25 agosto 1917. Fatto prigioniero non fu mai perquisito ne interrogato dal nemico, che sino al 22 novembre lasciò l’ospedale in completo abbandono. Soffrì quindi orribile fame lenita in qualche maniera dalla pietà dei civili, che in mezzo alle angherie del nemico trovava tempo di soccorrere i feriti. Dal 22 novembre in poi, essendo il predetto ospedale divenuto l’ospedale di riserva n. 3 austriaco, fu rimesso a posto ed i feriti curati con amorevole sollecitudine. Ciononostante di circa 150 ufficiali degenti nell’Ospedale, solo 70 ne ripartirono, pochi rimasero perché più gravi e il resto morirono per mancanza di cure e di vitto. L’otto di dicembre partì per Lubiana, ove giunse il la sera del 9. ( Aspirante Ubaldo Bianchi n. 743)44.
44 Le disastrose condizioni degli Ospedali di Udine dopo Caporetto sono vividamente descritte Cesco Tomaselli cit. al capitolo “L’ultimo piombo” incentrato sulla figura dell’infermiera Ina Battistella.