• Non ci sono risultati.

L'UNIONE EUROPEA: GEOMETRIE VARIABILI

All'interno degli equilibri e degli assetti geografici europei, le varie istituzioni dell'UE (Parlamento Europeo, Commissione e Consiglio) rappresentano il cardine attorno al quale ruota tutto l'assetto politico–istituzionale del continente. La portata del compito politico di questi organi è estremamente complessa se si considerano non solo i paesi che hanno aderito ad essa, ma anche tutti gli Stati che, in un futuro prossimo o remoto, puntano ad aderirvi con l'impegno di allinearsi ai principi comunitari1.

L'integrazione proposta dall'Unione Europea è iniziata nell'anno 1951, con l'istituzione della CECA (Comunità Europea del Carbone e dell'Acciaio), seguita dalla firma del Trattato di Roma nel 1957, il quale ha portato alla nascita di un mercato comune.

Il progetto di integrazione comunitaria è stato fin dall'inizio un'idea estremamente ambiziosa, ai limiti dell'utopia, in quanto aspirava ad unire sotto una stessa “bandiera” economica e politica, Stati e popolazioni con identità nazionali completamente diverse da loro. Tuttavia, nemmeno i “padri fondatori” dell'Unione avrebbero potuto immaginare che il

loro sogno europeo potesse spingersi fino al punto in cui si trova attualmente2.

L'Unione Europea ad oggi rimane un'istituzione politico–economica sovranazionale a cui aderisce la maggior parte dei Paesi del Continente, tra i quali quindici di loro hanno adottato un sistema di moneta unica.

Il risultato dell'integrazione europea ha portato ricchezza e sviluppo al continente, allontanando i fantasmi degli scenari bellici della Seconda Guerra Mondiale scegliendo una strada fatta di cooperazione economica e politica.

Nonostante i grandi risultati raggiunti dal processo di integrazione UE, i problemi che le istituzioni del Vecchio Continente devono affrontare sono numerosi.

La spinta integratrice del processo europeo oggi sembra aver perso gran parte del suo fascino nei confronti sia delle popolazioni degli stati UE, che di quelle dei Paesi che si apprestano ad essere ammessi nell'Unione. Avendo oramai raggiunto i traguardi fissati in passato – come la nascita di un Mercato Unico Europeo o l'instaurazione di una valuta comune come l'Euro – l'Unione Europea appare solamente come un “superstato” le cui ulteriori prospettive di allargamento destano esclusivamente incertezze nella popolazione del Vecchio Continente3.

Se l'integrazione economica ha prodotto degli innegabili ed evidenti risultati, questa non è stata seguita da un'analoga integrazione politica.

Ed è proprio in questo elemento che risiede uno dei più grandi problemi dell'Unione Europea, soprattutto quando si analizza il ruolo geopolitico dell'istituzione nei confronti di altri elementi esterni ad essa: l'incapacità di parlare con una sola voce. All'interno della “grande famiglia europea” e dei suoi 27 Stati, le divisioni sono molte e di varia origine: quella tra “Stati fondatori” e non, tra gli Stati che contribuiscono maggiormente al bilancio europeo e tra quelli che ne traggono un beneficio, tra i promotori della moneta unica e i diffidenti, e molte altre4.

I numerosi Paesi che si trovano all'interno dell'iniziativa UE stentano a trovare una mediazione tra i diversi interessi nazionali: questo scenario si traduce in una forte impasse decisionale su diversi temi di sicurezza internazionale5.

Il processo di integrazione comunitaria ha portato alla nascita di una grande area condivisa di valori, come la scelta della diplomazia sulla guerra, la tutela dei diritti umani, la separazione dei valori religiosi dalla politica. Tuttavia, all'interno dell'UE è importante analizzare un fattore di divisione che influisce enormemente sulle prospettive future del suo sviluppo politico ed economico: la separazione tra “centro-europa” e “periferia”.

L'allargamento dell'Unione nei confronti degli Stati Orientali in parte è già avvenuto ed in parte deve ancora avvenire, ed esso rimane un fenomeno di estremo interesse per lo sviluppo economico e politico dell'UE.

2 Ibid.

3 Per approfondimenti v. FERRERA, M.; GIULIANI, M. Governance e politiche dell'Unione Europea, Il Mulino (2008). 4 Per acquisire un'idea più completa delle divisioni all'interno dell'UE v. PISTELLI, L. Mappa della (dis)unione europea, Limes

(2006), vol. 1.

5 Un esempio può essere rappresentato dalla crisi del Kosovo del 1998, in cui la risoluzione della questione venne interamente lasciata in mano agli Stati Uniti, poiché l'UE non disponeva di strumenti politici per risolvere la crisi dell'area balcanica. Anche

Pur avendo portato – come scrive Orlando - “nuova importante linfa al progetto europeista6” l'inclusione degli Stati

balcanici e Orientali avvenuta tra il 2004 ed il 2007 ha avuto e può avere in futuro effetti destabilizzante sul progetto paneuropeo.

Questi Paesi avevano già mostrato un desiderio di essere annessi all'UE da molto tempo. Tuttavia, essendosi distaccati dall'influenza russa solo da qualche decennio, essi hanno conquistato un'indipendenza che li rende restii a cedere la sovranità economica e politica all'Unione. Si crea quindi uno scenario in cui ai Paesi dell'Europa Orientale, destinatari dei fondi e dei contributi provenienti da Bruxelles, vengono richiesti dei “sacrifici” economici dal core delle istituzioni UE, che non risultano da loro sempre ben accetti.

Inoltre, poiché il vero potere decisionale riguardo a vari temi politici, economici e strategici comunitari è spesso in capo ai Paesi appartenenti al “Blocco occidentale”, a volte gli Stati dell'Est Europa percepiscono un senso di esclusione e la sensazione di essere dei “paesi di seconda classe”7.

Se si vuole analizzare la politica estera economica dell'UE e la credibilità delle istituzioni di Bruxelles sulla scena internazionale è importante sottolineare la divisione tra gli Stati della “Vecchia Europa” e quelli della “Nuova Europa”. Come sostiene Orlando “per far sì che l'Unione Europea ambisca a diventare un interlocutore credibile sul piano internazionale, l'unica strada possibile è che essa guardi agli Stati Orientali con un maggiore sentimento di inclusione e coinvolgimento, aumentando l'attenzione politica e l'interesse nei confronti della Regione del Continente”.

L'importanza della regione dei Paesi del Blocco Orientale risiede in numerosi aspetti: in primis - vista la loro prossimità con le zone dove la Russia ha rivendicato la propria sovranità (come l'Ucraina) - quella del mantenimento della sicurezza dei confini europei. Inoltre, essi sono importanti per una ragione di sicurezza energetica8.

Attraverso i Paesi dell'Europa Orientale transitano infatti gli unici due oleodotti che provengono dalla Russia per il rifornimento energetico del Vecchio Continente: il Druzhba e il Baltic Pipeline Sistem.

Allo stesso tempo, i tre gasdotti russi che garantiscono l'approvvigionamento energetico del Vecchio Continente transitano anche loro nell'Europa dell'Est: lo Yamal Europe il Transgas ed il Blue Stream9.

L'Europa quindi importa circa il 50% del proprio fabbisogno energetico dalla Russia, e l'Est Europa in questo quadro rappresenta uno scacchiere fondamentale.

Vista l'importanza della regione e le criticità del loro collegamento con l'Europa Centrale, gli organi principali dell'UE hanno quindi impostato una serie di progetti per facilitare un'integrazione logistica ed energetica eurasiatica.

6 ORLANDO, C. La Partita Eurasiatica: Geopolitica della Sicurezza tra Occidente e Russia, Ediesse (2009), cap. I pag. 24. 7 JAROCH, E. China's Foreign Policy Towards CEE Countries: determinants, developments and problems, People's Square

(03/2016; http://peoplessquare.pl/2016/03/19/chinas-foreign-policy-towards-cee-countries-determinants-development-and- problems/, data ultima consultazione 6/01/2016).

8 VAN DER PUTTEN, F. Chinese Investiments in the Port of Piraeus, Greece: theRelevance for the EU and the Netherlands, Clingendael (12/2016) pag. 25.

Le iniziative proposte rimangono principalmente: nel campo dei trasporti, l'istituzione della rete TEN - T (Trans –

European – Network, Rete trans – europea), un insieme di collegamenti di trasporto intermodale (marittimo, ferroviario

ed aereo) che comprendono i corridoi Europei, e la TRACECA (Transport Corridor Europe Caucasus Asia, Corridoio di Trasporto Europeo Caucasico ed Asiatico). Per cercare di arginare l'eccessiva dipendenza energetica da nazioni come la Russia, è nato il progetto Inogate (Interstate Oil and Gas Transport to Europe, Sistema interstatale per il trasporto di petrolio e gas naturale in Europa) il quale comprende una serie di progetti finalizzati proprio all'inclusione di gasdotti ed oleodotti tra l'Europa, il Caucaso e l'Asia Centrale)10.

Le divisioni all'interno dello scenario europeo rimangono evidenti e rendono le istituzioni del Vecchio Continente un complesso ed eterogeneo insieme di spinte politiche, ideologiche ed economiche. Se fino a questo momento la nascita di un'unica voce europea con cui porsi sullo scenario internazionale è stata un obbiettivo ancora non pienamente raggiunto, spinte esterne mettono di fronte l'Europa ad una necessità di maggiore integrazione, affinché essa cessi di essere – per utilizzare una definizione inflazionata riguardo all'indecisione dell'UE in politica estera - “un gigante economico ed un nano politico”.