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Via Fratelli Bandiera comincia – o inisce – con un grande cavalcavia, che si imbocca da una lunga rampa. Come ricordano Giuliana e Milo, una coppia che vive a Malcontenta che ritroveremo più avani, questo cavalcavia è stato costruito nella seconda metà del Novecento, in sosituzione di un più anico ponte di ferro, e oggi collega via delle Libertà, cioè la strada che conduce all'omonimo ponte automobilisico direto a Venezia laguna, con i principali assi viari di Mestre, innestandosi con un lungo scivolo ino in via Fratelli Bandiera. Soto al cavalcavia, che è in realtà un cavalcaferrovia, c'è la stazione di Mestre, un fascio di binari che separa netamente le comunità di terraferma di Mestre e Marghera. Per quanto riguarda entrambe, si trata di comunità e non di cità: sia l’una che l’altra infai fanno parte del Comune di Venezia, a cui Mestre è stata annessa nel 1926 in seguito all'ampliamento del progeto della cità di terraferma, che comprendeva anche il centro citadino ino ad allora autonomo (Barizza 1994).

Per arrivare in via Fratelli Bandiera dalla zona della stazione di Mestre ci sono varie possibilità: le linee 13, 16, 18, 53 e 53E degli autobus ACTV, il tram o il sotopassaggio. La linea tramviaria T2, che collega il centro di Mestre a quello di Marghera, è stata costruita piutosto recentemente: i binari del tram passano da via Cappuccina, proseguono al di soto della stazione e sbucano a Marghera, dove si può scendere alla prima fermata per arrivare con pochi passi in via Fratelli Bandiera, oppure proseguire per il centro, direzione Piazza Mercato e via Beccaria. Questo servizio, inaugurato nel 2014 e reso operaivo nel 2015, si sovrappone a quello automobilisico per la trata percorsa, ma ha il vantaggio di essere molto più comodo in quanto a centralità delle fermate e tempi di percorrenza, dato che dalle 6 di maina alle 22 c'è più o meno un tram ogni 10 minui, e questo rappresenta perciò un grande vantaggio per gli spostameni fra i due centri7. Se

invece si è a piedi o in bicicleta, l'unica alternaiva sono i due sotopassaggi della stazione, uno

pedonale e l’altro ciclopedonale (ig. 2). Quest’ulimo è tristemente noto alle cronache più receni a causa della situazione in cui spesso versa, e può rappresentare in efei una vera e propria barriera, a seconda delle condizioni in cui lo si trova, tanto che durante il mio periodo di ricerca i citadini hanno organizzato anche un evento, dal itolo Netemo Day (in dialeto “netémo” signiica “puliamo”), in cui un gruppo di persone si è organizzata spontaneamente e gratuitamente per rendere questo luogo di transito più gradevole. Non è stato raro infai che vi trovassi chiazze di orina e odori malsani, e che da una certa ora in poi il luogo fosse presidiato dalla polizia. Sembra infai che questo lungo tunnel, decorato di piastrelle di un giallo ocra sporcato dalle scrite scolate, sia anche teatro di spaccio e consumo di droghe pesani, una quesione di cui nell'autunno 2017 si è molto parlato anche in trasmissioni televisive nazionali8

.

All'altro capo, invece, il limite di via Fratelli Bandiera è l'innesto della Strada Regionale Padana 11 che prosegue in direzione di Padova, segnalato da un restringimento nel numero di corsie della carreggiata nella direzione che va da Venezia verso Malcontenta e Padova, e da un cartello sbarrato che indica la ine del quariere di Marghera, mentre entrando in via Fratelli Bandiera lungo la direzione opposta si incontra una rotonda, che collega diretamente la Strada Regionale a via dell'Eletricità9

, da dove ci si immete su via Fratelli Bandiera tenendo la sinistra.

Venendo da Mestre o da Venezia, il lato destro della strada è quello che delimita il centro abitato, mentre il lato sinistro costeggia la zona industriale. Essendo abituata a seguire il percorso in questa direzione, per me lato destro signiica lato cità di Marghera, lato abitato, mentre il lato sinistro è il lato industrie, dove si trova appunto via dell'Eletricità, una strada che corre parallela a

8 Si veda la trasmissione RAI Nemo. Nessuno escluso, col servizio I tossici di Mestre e l'eroina gialla, andato in onda il 12 ottobre 2017.

Figura 2 – Il sotopasso ciclopedonale della stazione che collega Mestre a Marghera. Foto di Giada Bastanzi, setembre 2017.

via Fratelli Bandiera per tuto il suo tracciato e che si trova a pochi metri di distanza da quest'ulima, ma completamente inserita nel contesto della viabilità del polo industriale. Il lato industrie presenta un impato visivo sensibilmente diverso dal lato abitazioni: si disingue infai chiaramente una parte dello skyline industriale, nella faispecie quello della prospiciente area, la cosiddeta prima zona industriale, e oltre alle immense gru del porto e al ponte strallato in alcuni puni si vede anche il proilo degli impiani, sopratuto in corrispondenza di alcuni ediici a un solo piano. È uno scenario di notevole impato visivo, sopratuto per quanto riguarda i detagli degli alissimi silos della Grandi Molini Italiani e gli ali contenitori marcai CIA, Centro Intermodale Adriaico, che insieme agli strali del ponte di recente costruzione svetano sui bar, sulle autoconcessionarie, sui supermercai e sulle autoicine iammani, creando un contrasto fra il grigio delle vecchie costruzioni e il gialloblu delle nuove insegne. In alcuni puni si vedono anche dei piccoli camini che mandano vapore dagli impiani ancora in funzione, creando un gran fumo bianco. A diferenza che nel centro di Marghera, da cui gli impiani non si vedono, da qui si ha

invece una chiara impressione di che cosa sta dietro alla linea degli ediici afacciai sulla strada, cioè delle fabbriche collocate per lo più lungo la retrostante e parallela via dell'Eletricità, dove però c'è da prendere ato anche del fato che moli impiani preseni sono in dismissione o abbandonai, e quindi, per così dire, non fumano più. Lo scenario atuale di via Fratelli Bandiera ci ofre lo spunto per riletere sulla diferenza fra il presente e il passato: sul lato industrie si trovano infai gli scheletri di alcuni dinosauri industriali degli scorsi decenni, un assaggio di quello che Nicoleta, un'altra protagonista delle prossime pagine, deinirà «un cimitero degli elefani»10

. Di fronte alla rampa del cavalcavia si trovano gli ediici di due fra le prime industrie insediatesi a Porto Marghera, la Vidal e la Galileo (Cerasi 2007). La prima era una fabbrica chimica che produceva saponi e cosmeici, installatasi in terraferma già nel 1913 dopo l'avvio di un laboratorio di profumeria da parte del fondatore, Angelo Vidal. In una tesimonianza riguardo ad essa, contenuta nel libro di Laura Cerasi Perdonare Marghera, si legge che la fabbrica di bagnoschiuma era piutosto invasiva per chi vi abitava vicino, al punto che i fumi profumai da essa prodoi entravano nelle cucine ed accompagnavano i pasi delle persone, che mangiavano col «fumo del bagnoschiuma»11

. La seconda invece si è installata su un precedente impianto, avviato nel 1921, di xilite, un materiale uilizzato in edilizia composto di calcestruzzo; le Oicine Galileo si occupavano invece di strumeni scieniici, astronomici ed oici, e sono state inaugurate in via Fratelli Bandiera nel 1939 (Barizza, Resini 2004)12

. All'altro capo della strada invece un grande spiazzo di erba incolta lascia presumere che quello spazio fosse occupato da qualcos'altro, e in efei sembra proprio così: Giuliana, che ha passato l’infanzia in quelle zone, mi ha raccontato infai che lì si trovava una grande fabbrica di vetrocoke.

10 Intervista a Nicoletta, 19 luglio 2017. 11 Si veda l'intervista a S.P. In Cerasi, 2007.

12 Il dato contrasta con la versione riportata da Officine Galileo, secondo cui l'inaugurazione dello stabilimento di Porto Marghera risale invece al 1937.

Di qua della strada, della Romea, della casa, della Strada Statale, andando avani c'era la Vetrocoke. La Vetrocoke era una fabbrica dove facevano vetro – coke, quindi lavoravano il vetro, e c'erano delle montagne di scarto, di pezzi di vetro, che non so neanche dove sono andai a inire […] Quando io tornavo [da scuola, dalle Suore Canossiane in via Piave a Mestre], ero bimba, e nella taschina del grembiulino.. mi fermavo a scegliere i pezzeini di vetro più belli, più luminosi, che mi piacevano.13

Già grazie a quesi detagli, riferii a due degli ediici più evidentemente abbandonai di via Fratelli Bandiera, è semplice intuire che ino a pochi decenni fa il conine fra lo spazio quoidiano e domesico e quello delle fabbriche lungo questa strada era tracciato in modo molto meno neto rispeto ad oggi, e che è esisito un tempo in cui questa strada non aveva la funzione di isolare le abitazioni dalle fabbriche e viceversa, dato che queste si afacciavano diretamente su una delle principali arterie viarie della cità, e potevano coinvolgere i passani e gli abitani della comunità con i loro prodoi e coi loro efei.

Di fronte alla ex Vidal si trovava uno storico locale di ritrovo degli operai di Porto Marghera che oggi è il pub Al Vapore, un jazz club piutosto famoso che organizza spesso conceri dal vivo ed esibizioni ricercate, ed ha festeggiato nel 2016 trent'anni di aività. Il chiosco che esisteva prima del pub su quel terreno era stato aperto in corrispondenza della vecchia fermata del tram, ed era un importante luogo di ritrovo per gli operai di Porto Marghera, sopratuto per quei moli che provenivano dall'entroterra e facevano i pendolari. L'aluenza al chiosco misurava lo stato dell'occupazione degli stabilimeni: negli anni '50 e '60 cresceva insieme agli impiani e alla loro manodopera, nei momeni di massima occupazione era talmente afollato che, secondo il iglio dei gestori dell'epoca, bisognava preparare i bicchieri già colmi sul bancone, mentre a parire dagli anni '70 è iniziata una fase di declino, cominciata con lo spostamento di quella che era ormai diventata la fermata dell’autobus14

a causa della costruzione del nuovo cavalcavia, che è poi

13 Intervista a Giuliana e Milo, 19 ottobre 2017. 14 Si veda il par. 2.

proseguita di pari passo con lo spopolamento delle fabbriche, ino alla chiusura dell'aività nella sua originaria veste di chioscheto operaio (Cerasi 2007).

In occasione del trentesimo anno della nuova aività, inaugurata dal iglio dei vecchi proprietari, soto la rampa del cavalcavia anistante il locale, quindi all'inizio del lato abitato, è stata allesita una specie di galleria d'arte di cui è rimasto il itolo scrito su uno striscione appeso al corrimano del cavalcavia, 30 Art Gallery. Soto il cavalcavia non si gode certamente di un ambiente confortevole per le passeggiate, anzi, vi si trovano solo auto parcheggiate e penne di uccelli, strappate probabilmente a causa della rete metallica che si è rota soto al cavalcavia. Ma c'è rimasto ancora qualcosa della mostra: oltre alle targhete didascaliche che segnalano che lì era stata collocata un'opera, ci sono due installazioni che hanno resisito. Entrambe hanno la forma dei cartelli che si trovano a Venezia con su scrii i nomi delle calli, hanno lo sfondo bianco contornato di nero, e le scrite sono state realizzate con lo stesso caratere di quelle che si vedono a Venezia. In uno di quesi due dipini, che non è irmato, il candore del bianco dello sfondo potrebbe essere l'indizio di un ritocco recente. La scrita recita Lavoriamo per voi (ig. 3), e sembra chiamare in causa due dimensioni colleive, un “noi” che lavoriamo e un “voi” che in qualche modo godete dei frui di questa faica, ma anche due comunità citadine. C'è Marghera, luogo dove si trovano sia la dimensione del lavoro, nella zona industriale a pochi metri dal dipinto, che il dipinto stesso, realizzato diretamente sul cemento del cavalcavia e quindi impossibile da collocare altrove, e poi c'è Venezia, a cui rimandano la forma del cartello e delle letere della scrita, e dato che tali cartelli in laguna servono per indicare i nomi delle calli, dei campi e delle fondamenta, sembra quasi che anche questo messaggio voglia dare un'indicazione rivolta alla cità insulare, cercando di unirla, almeno nel messaggio, a quella di terraferma.

Figura 3 – Il dipinto soto la rampa del cavalcavia in via Fratelli Bandiera, che dà il itolo al capitolo. Foto di Giada Bastanzi, otobre 2017.