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2.2 L’origine storica del possesso 1 Il possesso e ager publicus

2.2.1.2 I vari tipi dell’ager publicus

Sull’ager publicus, i privati potevano ottenere il possesso. Però i modi per cui questi possessi potevano essere ottenuti erano molteplici. E secondo queste diverse modalità l’ager publicus si divideva in vari tipi. In diversi tipi di ager publicus, le condizioni su cui poteva costituirsi il possesso erano differenti. Quindi, per capire bene il possesso sull’ager publicus, dobbiamo prima di tutto conoscere un po’ i vari tipi di ager publicus esistenti.

2.2.1.2.1 ager occupatorius

Il tipo più primitivo e fondamentale dell’ager publicus è l’ager occupatorius. Questa terminologia ha due significati diversi. Da un canto indica le terre conquistate dal popolo vincitore per occupazione bellica, in accordo ai principi di diritto internazionale antico (iure gentium). Come ha commentato Aggenio, "hic et

occupatorius ager dicitur eo quod in tempore occupatus est a victore populo, territis exinde fugatisque hostibus". D’altro canto, l’espressione indicava anche le terre aperte

all’occupazione dei privati, che potevano occupare la quantità che erano in grado di

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Bozza, F., Il possesso, Napoli, 1935, p.35

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utilizzare per lo sfruttamento agricolo, in primo luogo mediante coltivazione, ma anche come pascolo per il mantenimento del bestiame.Festo V. possessiones: "appellantur agri late patentes publici privatique, qui non mancipatione sed usu

tenebantur, et ut quisque occupaverat, possidebat". Nell’ambito di questa tesi,

naturalmente, il secondo significato è molto più importante, anche se il primo senso è quello più originario. Infatti, nel periodo iniziale, questa occupazione dell’ager da parte dei privati si riteneva abusiva. Ma per qualche motivo, via via, come ricordava Brudese, la storia politica di Roma avrebbe conosciuto bensì occupazioni, non autorizzate né controllate, ma lungi dal legalizzarle,nell’ordinamento giuridico le avrebbe ritenute abusive.50

Per un lungo tempo, questo tipo di occupazione dell’ager publicus restava solo nella mani dei patrizi. Bozza ritiene che i plebei ne erano esclusi non solo di fatto, ma anche di diritto.51 Tanti altri giuristi (Burdese, Nicosia, Capogrossi, ecc) ritengono invece che non sia stato trovato il fondamento legale nelle fonti per cui i plebei sarebbero stati esclusi dall’occupazione dell’ager publicus. La ragione per cui i plebei erano esclusi di fatto è che solo i patrizi avevano le capacità economiche (forza–lavoro, capitali, ecc.) per esercitare quest’atto (ma Capogrossi ritiene che il soggetto dell’occupazione non fosse il singolo cittadino, ma la gens. Siccome i plebei erano esclusi dalle gens, essi non avevano possibilità di occupazione).52 Per i patrizi, che detenevano nelle loro mani il potere statale, prendere e consolidare il vantaggio derivante dal possesso dell’ager publicus sembrava un bisogno naturale e praticabile. Essi presero grandi possedimenti di ager publicus, in particolare di tipo occupatorius e trasmesso ereditariamente di generazione in generazione, senza che esistesse, peraltro, alcun obbligo di pagare un corrispettivo per lo sfruttamento degli stessi. Questo fenomeno ha naturalmente generato insoddisfazione tra i plebei, che hanno perpetrato lotte secolari, chiedendo che una parte più grande dei territori conquistati ed annessi venisse distribuita come ager privatus, ed al contempo venisse contenuta

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Burdese, A., Studi sull‘ager publicus, Torino, 1952, p.20

51

Bozza, F., Il possesso, Napoli, 1935, p.47

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l’espansione dell’ager publicus e soprattutto limitato quantitativamente il possesso dei di esso da parte dei patrizi.

Come risultato positivo delle ribellioni dei plebei, la Lex Licinia era approvata nel 367 a.C. Questa legge rappresentava il primo intervento legislativo in ordine alla limitazione dei possessi dell’ager publicus, e stabiliva il principio di modo agrorum. Con questa legge, e altre successive, per i possessori dell’ager occupatorius, sia gli iugeri di terreno occupabile, sia il numero di capi di bestiame da allevare furono limitati.

2.2.1.2.1 ager quaestorius e ager censorius

Nella storia di Roma, per il motivo dell’esigenze belliche, ai questori venne affidato il compito di vendere ager publicus. E così nacque l’ager quaestorius.

Igino. de. cond. agr, 115, 15–115, 20

Quaestorii autem dicuntur agri quos populus Romanus devictis pulsisque hostibus

possedit, mandevitque quaestoribus ut eos venderent, quae centiriae nunc appellantur, id est plinthides, hoc est laterculi, eosdem in quinquagenis iugeribus quaedratos cluserunt limitibus, atque ita certum cuique modum vendiderunt.

In tali frammenti si parla di vendita di ager publicus populi Romani effettuata dai questori dietro mandato del popolo, e si insiste sul fatto che si tratta di terre tolte ai nemici. Se si pensa che ai questori era demandata l’amministrazione finanziaria dell’erario statale, e che essi dovevano sopperire in primo luogo alle esigenze finanziarie militari, non stupisce che, determinandosi casi di bisogno per esigenze belliche, si sia demandato ai questori il compito di vendere terre pubbliche tolte ai nemici. E la vendita dell’ager publicus, stando alle testimonianze delle fonti, dovette chiedere di volta in volta esplicito mandato e quindi avere pur sempre carattere di eccezionalità. Il primo esempio di vendita quaestoria di cui abbiamo sicure notizie è del 205 a.C.53 La terra venduta dietro mandato del senato rimaneva pubblica, nel possesso tutelato da interdetti e revocabile dell’acquirente, tenuto a pagare un vectigal

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a puro titolo di ricognizione.54

I censori, che entravano in carica ogni cinque anni e ai quali spettava la funzione di predisporre il regolamento delle entrate e delle spese pubbliche, con il sistema di locationes censoriae concedevano ai privati, dietro pagamento di un corrispettivo, lo sfruttamento di beni pubblici. Oggetto di locatio censoria furono anche appezzamenti di ager publicus, il cui godimento veniva concesso ai privati, dietro l’obbligo del pagamento di un vectigal periodico, normalmente per un quinquennio, ma automaticamente rinnovabile sotto le censure successive, o senz’altro anche per periodi più lunghi. Naturalmente la concessione era sempre revocabile anche prima del termine, in caso di mancato pagamento del vectigal.55 L’ager publicus concesso in questo modo si chiamava ager censorius.

Festo, V. venditiones: venditiones…dicebantur censorum locationes; quod vel

ut fructus locorum publicorum venibant.

La differenza tra ager quaestorius e ager censorius è che la vendita di ager

publicus effettuata dai questori si accompagnava ad esigenze finanziarie eccezionali

di natura militare; la vendita di ager publicus da parte dei censori dovette rispondere piuttosto ad esigenze inerenti alla amministrazione della terra pubblica.56

2.2.1.2.3 ager scripturarius e ager compascuus

Nell’economia romana, la pastorizia occupava una posizione non meno importante dell’agricoltura. Per questo motivo, bisognava lasciare almeno una parte dell’ager publicus al fine di sviluppare la pastorizia. L’ager scripturarius è un tipo di

ager publicus destinato al pascolo per l’allevamento del bestiame, il cui regime forse

in un primo tempo non differiva da quello dell’ager occupatorius. Ma a partire da una certa epoca l’accesso al pascolo di queste terre pubbliche venne sottoposto al pagamento di un corrispettivo, fissato in ragione di ciascun capo di bestiame, della cui riscossione si occupavano i censori, trattandosi di entrata pubblica, annoverata tra i

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Burdese, A., Studi sull‘ager publicus, Torino, 1952, p.45

55

Nicosia, G., Il possesso, Catania, 1997, p.96

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vectigalia populi Romani in senso lato. Tale corrispettivo, tuttavia, veniva

specialmente denominato scriptura, a quanto sembra in connessione col sistema di tenuta dei registri in cui veniva scritto il numero dei capi di bestiame; da ciò la denominazione di ager scripturarius.57

Tra le terre pubbliche destinate al pascolo, oltre all’ager scripturarius, ve n’era un altro tipo, cioè l’ager compascuus. Questo tipo di ager publicus era lasciato ad un certo numero di persone, per lo più titolari di fondi vicini, per far pascolare il loro bestiame.

Festo, V. compascuus ager: compascuus ager dictus est qui a divisoribus

agrorum relictus est ad pascendum communiter vicinis.

Probabilmente il compascuo romano ha avuto origine dall’uso, e rispondendo ad evidenti ragioni di opportunità economica, ossia di concedere pascoli (che rimanessero pubblici) allo sfruttamento comune di più assegnatari limitrofi.58

La differenza tra ager scripturarius e ager compascuus è molto evidente. Questi due tipi di ager publicus destinato al pascolo si svilupparono indipendentemente nell’evoluzione della storia romana.