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La versione Garzanti e la versione Rizzoli: le traduzioni di Mario Praz e Bruno Maff

Nota 2: a seconda dell‟ampiezza, dello scopo a cui rispondono e della leggibilità, le citazioni tratte

3.1 Le traduzioni italiane di Emma (1816)

3.1.1 Le versioni italiane di Emma tra gli anni Quaranta e Cinquanta

3.1.1.2 La versione Garzanti e la versione Rizzoli: le traduzioni di Mario Praz e Bruno Maff

Il primo segno evidente delle norme operanti nel sistema d‟arrivo è l‟innalzamento rispetto all‟originale tramite una riscrittura nobilitante dal forte sapore letterario. Questa riscrittura marca da un lato lo status elevato del bi-testo, e dall‟altro lo rende accettabile per la cultura italiana in quanto conforme ai canoni tradizionali dominanti. Forme auliche e arcaicizzanti (a partire dall‟uso capillare e ridondante dei pronomi soggetto egli, ella, essa, essi), toscanismi e alzo di registro lessicale occorrono con regolarità in entrambi i testi. La traduzione di Praz fa poi largo uso, anche nel discorso indiretto, di forme verbali tronche di stampo ottocentesco come “eran vissute”, “consultar”, “ci furon”, “venir curata”, “esser di nuovo” (Emma 1: 1, 191, 201, 270, 364) e di arcaismi come “pel”, “pei” o “colà” (Emma 1: 1, 99, 274), già desueti per l‟italiano standard del periodo, specialmente nel discorso orale. Nella scelta tra possibili allotropi, la preferenza è spesso data a quello più prezioso: per la forma dell‟inglese medio “must”, si preferisce “debbo” a devo, la parola “lacrima”, usata nel capitolo I, cede il posto al più aulico “lagrime” nella parte finale del romanzo, e “languidezza” sostituisce languore (Emma 1: 280, 6, 274). Molto diffuso è anche il ricorso a toscanismi di maniera: nell‟edizione pubblicata da Garzanti, i comuni pronomi dimostrativi inglesi “these” e “this” (questi/e, questo/a) diventano “codesti” e “codesta”, a

raffreddore si predilige il toscano “infreddatura” (Emma 1: 1, 203, 275, 5), e non manca l‟uso della

voce “punto” a rafforzare la negativa, cosicché “Mr. Dixon does not seem in the least backward in any attention” passa a “Mr. Dixon non sembra punto tiepido nelle sue premure” (Emma: 142; Emma 1: 117).

Sempre nella versione tradotta da Praz, la nobilitazione del testo originale agisce in modo evidente anche nel capillare alzo di registro lessicale che investe pressoché tutte le parti del discorso, dai sostantivi ai verbi, dagli aggettivi alle forme avverbiali. Così, per citare alcuni esempi tratti solo dal primo capitolo ma indicativi della resa del testo nella sua globalità, “for her to have” diventa “serbasse” (non avesse), “indeed” è reso con “invero” (e non in realtà), “beloved friend” diventa “amica diletta” (non più cara), per il comune “began” si seleziona il letterario “principiò”, e la domanda semplice e diretta di Mr Knightley “How did you all behave?”, riferita al matrimonio di

147 Miss Taylor con Mr Weston (Come vi siete comportati tutti quanti?) si trasforma in “Che contegno avete tenuto, voi tutti?”, assumendo un tono più “scritto” e formale (Emma: 1, 4, 10, 8; Emma 1: 1, 7, 5).

Accresce inoltre l‟effetto di un‟azione letterarizzante sull‟originale la frequenza di pronomi personali aulici ridondanti di terza persona singolare, presenti insieme ai più semplici “lei” e “lui”, pure utilizzati. Che l‟impiego di queste forme non sia riconducibile a un uso dell‟italiano tipico dell‟epoca in cui viene prodotta la traduzione, lo si intuisce confrontando lo stile di questa edizione con quello dei Promessi Sposi, di poco posteriore a Emma. Sentendoli già come obsoleti, specie nella mimesi del parlato e del pensiero dei personaggi, Manzoni mette in atto sul testo del 1827 un laborioso processo correttorio che limita l‟uso di “egli” o “essa” – omettendoli, o modificando la struttura frasale (cfr.§ 2.2.2). A distanza di più di un secolo, la traduzione di Praz li conserva anche quando non strettamente necessari. Come mostrano gli esempi che seguono (in cui il corsivo evidenzia nel testo italiano il pronome ridondante), questa norma operativa agisce sulla lingua della narrazione così come sul discorso diretto e sul discorso indiretto libero, intensificando in questi ultimi due casi l‟effetto di una resa linguistica omogenea e livellata verso l‟alto:

(1) Emma and Harriet had been walking together one morning, and, in Emma‟s opinion, been talking enough of Mr. Elton for that day. She could not think that Harriet solace or her own sins required more [...]. (Emma: 137)

(2) “She does seem a charming young woman, just what he deserves. Happy creature! He called her „Augusta‟. How delightful!” (Emma: 244)

(3)She would not allow any other anxiety to succeed directly to the place in her mind which Harriet had occupied.

(1a) Emma e Harriet avevano passeggiato assieme una mattina, e, a opinione di Emma, avevano parlato abbastanza di Mr. Elton per quel giorno.

Essa non poteva pensare che il conforto

di Harriet o i suoi propri peccati richiedessero di più [...]. (Emma 1: 113)

(2a) “Lei sembra una giovane donna affascinante, proprio quale egli merita. Felice creatura! Egli la chiamava „Augusta‟. Com‟è incantevole!” (Emma 1: 202)

(3a) Emma non permise che altre ansie prendessero subito nella sua mente il posto che aveva occupato Harriet. Essa

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There was a communication before, one which she only could be competent to make [...]. (Emma: 410)

aveva dinanzi a sé una comunicazione che lei soltanto poteva fare [...]. (Emma 1:339)

Nel testo inglese i prononomi personali he/she, che non possono essere omessi, risultano non marcati e non acquistano enfasi particolare; nel testo italiano, viceversa, la loro mancata omissione (pure possibile senza creare problemi di comprensione) unita alla scelta di pronomi aulici come essa o egli conferisce alle parole della narrratrice e dei personaggi un‟impronta decisamente innalzante.

Quella che Berman (1999: 58) definisce come tendenza a un “re-writing embéllissant” dell‟originale si ritrova anche nella traduzione edita da Rizzoli, benché in misura forse meno insistita. Di qualche anno precedente a quella di Praz, la versione di Maffi fa uso di moduli letterari che appaiono tanto più formali quanto più investono le parti dialogiche. Tra questi, le forme tronche (“criticar” “venir”, “desiderar”, Emma 2: 14, 155, 358), i consueti pronomi soggetto “egli”,”ella” al posto dei pronomi più comuni, e il “vi” locativo preferito al ci come traducente del semplice there (e anche qui potrebbe essere utile notare che se Manzoni già inseriva il ci locativo nell‟edizione finale dei Promessi sposi del 1840, questo uso poteva dirsi ormai accettato a più di un secolo di distanza, almeno nella lingua viva). Ecco allora nella traduzione di Maffi “Vi ho passato tanti mesi felici!” per “I have spent so many happy months there!”, (Emma 2: 261; Emma: 254 ); ed ecco nuovamente l‟uso di allotropi preziosi, come “debbo” per devo, “invero” per davvero, “menomo” per minimo, o “beltà” per bellezza (Emma 2: 55, 154, 64, 42); e infine, l‟adozione dell‟enclisi pronominale anche nei dialoghi (“portar seco”, “capitatagli”, “formatesi”; Emma 2: 70, 259, 260).

Sul piano grammaticale e morfo-sintattico si rilevano infine altri elementi di letterarietà, come l‟accordo del participio passato con l‟oggetto e l‟uso di “Né” ad inizio frase. Nel primo capitolo, Emma pronuncia un “Se non avessi [...] date e ridate piccole spinte e appianate diverse faccenduole” (corsivo mio, Emma 2: 16), più letterario (anche per il vezzeggiativo di matrice toscana) dell‟originale “If I had not [...] given many little encouragements, and smoothed many little matters” (Emma: 11). Allo stesso modo, la costruzione negativa inglese non marcata “it was not to be supposed that poor Harriet should not be recollecting too” (Emma: 242) assume, con il “né” iniziale, un tono lievemente più elevato nella forma italiana “né era da supporre che la povera Harriet non ricordasse lei pure”(Emma 2: 258).

Sempre in accordo con le convenzioni della tradizione letteraria post-manzoniana (cfr.§ 2.2.2), anche l‟edizione Rizzoli è qua e là disseminata di toscanismi, dal “se vi garba” usato per

149 rendere “if you please” (Emma 2: 14; Emma: 8) all‟uso di un si impersonale come traducente della terza persona plurale inglese, che porta a rendere “They separated too much into parties” con il toscaneggiante “Ci si disperse in troppi gruppi” (Emma: 332; Emma 2: 352, corsivo mio). Come il precedente, anche questo bi-testo sembra dunque orientarsi verso una riscrittura nobilitante dell‟originale. Avviene così, ad esempio, che il mediamente formale “[she] was sadly alarmed at”, detto da Miss Bates a Emma riguardo alla madre, si trasformi in un più elegante “si allarma da non

si dire” (Emma: 144; Emma 2:157, corsivo mio). In alcuni casi la traduzione arriva anche alla

creazione di tratti letterari completamente assenti dalla fonte, sicché a pagina 264 del testo di Maffi compare un retorico (e tutto sommato superfluo) “Orbene”, privo di controparte nel testo di partenza.

Opera infine anche qui in modo sistematico l‟elevazione del registro lessicale già descritta per la traduzione Garzanti. La versione Rizzoli usa “diletti” per “enjoyments”, “celiando” per “playfully”, “della miglior cera” per “in their best looks”, “or sono” per “ago”, “diatribe” per “quarrels”, “senno” per “judgement”, “tacque” per “he had done”, “senza crucciarmi” per “without any great misery”, “diporto” per “pleasure” (Emma 2: 262; Emma: 246) (Emma 2: 9, 14, 15, 39, 40,260, 262; Emma: 4, 8, 9, 31, 32, 244, 246). Come si vede, la traduzione tende a selezionare parole di registro alto rispetto a termini più comuni (e non necessariamente bassi) più vicini al registro medio dell‟originale – come potrebbero essere ad esempio piaceri, in tono scherzoso, litigi,

giudizio, e così via. L‟alzo del registro agisce non soltanto su singoli termini, ma anche su

espressioni più estese: il familiare “at any time” (quando vuole) diventa in italiano “quando più le aggrada” (Emma: 11, Emma 2: 17), e lo scorrevole “she means it, I know” (vuole farlo davvero, lo

so) si irrigidisce nel più formale “so che tale è il suo proposito” (Emma: 32; Emma 2: 40). È

possibile inoltre rintracciare qualche esempio di linguaggio scolastico e burocratico nell‟uso di espressioni come “ritenere”, “possiede” e “in vece sua” per le forme medie inglesi “think”, “have” e “for her” (pensare, avere, per lei/al posto suo; Emma 2: 39, 261, 153; Emma: 31, 245, 140). L‟effetto è, ancora una volta, quello di una globale elevazione del testo originale, e di uno stile che denota (specie nel discorso diretto) uno scarso livello di verosimiglianza e leggibilità9.

Questo effetto di scarsa fluidità, non riscontrabile nel testo inglese, è amplificato dall‟azione della seconda norma traduttiva che regola i clssici italiani in traduzione, ovvero la costante e rigorosa aderenza alla lettera grammaticale e morfosintattica dell‟originale. Questa rigida osservanza del testo di partenza può investire singole strutture grammaticali o segmenti più ampi di testo, fino a configurare una traduzione specchio di lettura non propriamente agevole. Come

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mostrano i passaggi riportati sotto in parallelo (si veda in particolare l‟ultimo), la versione Rizzoli presenta molteplici occorrenze di questa norma operativa:

(1) “Ah! that‟s a great pity; for I assure you, Miss Woodhouse, where the waters do agree, it is quite wonderful the relief they give. In my Bath life, I have seen such instances of it! And it is so cheerful

a place, that it could not fail of being of use to Mr. Woodehouse‟s spirits, which, I understand, are sometimes much depressed.”(Emma: 247; corsivo mio)

(2) [...] and she knew she was considered by the very few who presumed ever to see imperfection in her, as rather negligent in this respect, and as not contributing what she ought to the stock of their scanty comforts. (Emma: 137)

(3) [...] and when she considered how peculiarly unlucky poor Mr. Elton was in being in the same room at once with the woman he had just married, the woman he had wanted to marry, and the woman whom he had been expected to marry, she must allow him to have the

right to look as little wise, and to be as much affectedly, and as little really easy as could be. (Emma: 243; corsivo mio)

(1a) “Oh, è un gran peccato! Le assicuro, Miss Woodhouse, che quando le acque fanno al proprio caso, è incredibile il sollievo che portano. Ne ho visti tanti esempi, nel mio soggiorno a Bath! Ed è

un posto così ridente che non potrebbe mancar di esercitare benefici effetti sull‟umore del Signor Woodehouse, che, a quanto sento, è a volte molto depresso.” (Emma 2: 263; corsivo mio)

(2a) [...] inoltre, dei pochissimi che presumevano di trovare in lei dei difetti, Emma sapeva d‟esser giudicata, sotto questo riguardo, piuttosto negligente e avara del doveroso contributo al fondo dei loro magri svaghi. (Emma 2: 151)

(3a) [...] e considerando in che situazione disgraziata si trovasse il povero reverendo Elton, essendo nella stessa stanza con la donna che aveva appena sposato, con la donna che aveva desiderato sposare e con la donna che gli altri si erano aspettati sposasse, Emma

non poteva non riconoscergli il diritto di avere l‟aria meno equilibrata possibile e di mostrarsi tanto affettatamente (e tanto poco in realtà) disinvolto, quanto si poteva immaginare. (Emma 2: 259;

151 corsivo mio)

Come si vede dal raffronto, la sintassi complessa ma scorrevole dell‟inglese austeniano si irrigidisce nel passaggio traduttivo in una serie di frasi ipotattiche che cercano per quanto possibile di mantenersi vicine alle strutture dell‟originale, e il cui andamento risulta faticoso, si potrebbe dire, proprio perché modellate sull‟originale.

Come si è detto, l‟azione di questa norma traduttiva si manifesta sul piano sintattico anche in porzioni di testo più ridotte, specie nella anteposizione del soggetto (o dell‟avverbio) al verbo, e dell‟aggettivo al nome. Questo ordine, che è fisso e non marcato in inglese, risulta impacciato e lievemente enfatico in italiano: “A thousand vexatious thoughts would recur”, “Any nonsense will serve” o “highly esteeming Miss Taylor‟s judgement” restano dunque “Mille pensieri fastidiosi rinacquero”, “Qualunque sciocchezza servirà”, e “altamente apprezzando il giudizio di Miss Taylor”. E piuttosto legnoso risulta il commento di Harriet su Mrs Elton, che per ricalcare l‟ordine di “She does seem a charming young woman” (Sembra davvero una ragazza affascinante) sfocia in un rigido “E lei sembra un‟incantevole donna” (Emma: 242, 334, 1, 240; Emma 2: 258, 354, 9, 260).

Sul piano grammaticale sono soprattutto i modali, i passivi e i gerundi a pagare il prezzo dell‟adesione alle strutture dell‟originale. Per esprimere il rammarico o i vari gradi di certezza e incertezza che l‟inglese rende di norma con i verbi modali, l‟italiano fa spesso uso di forme medie che impiegano avverbi o aggettivi (forse, è possibile/impossibile che, se solo, e così via). Anche in presenza queste forme, la traduzione di Maffi opta tuttavia per moduli più complessi e speculari alle strutture del testo inglese, cosicché “We should not like her so well as we do, sir, if we could

suppose it.” si riflette in “Non le vorremmo il bene che le vogliamo, signore, se potessimo supporlo”, e “I wish you could have heard her honouring your forbearance” diventa “Vorrei che l‟avesse potuta sentir lodare la pazienza”, dove si affastellano faticosamente quattro verbi (Emma:

9, 339; Emma 2: 15, 359, corsivo mio). Anche il passivo viene spesso mantenuto in traduzione, a fronte di possibili forme attive impersonali più diffuse, e così pure il gerundio: “Deve sembrarvi una fortuna che, in questa circostanza, a Miss Fairfax sia permesso di venir da voi” riproduce “You must feel it very fortunate that Miss Fairfax should be allowed to come to you at such time”, mentre i gerundi della frase “Harriet non essendo a Hartfield e suo padre intrattenendosi con il reverendo Elton, ebbe tutto per sé un quarto d‟ora di conversazione” riflettono le più scorrevoli forme in “- ing” “happening not to be” e “being present to engage” del testo di partenza (Emma 2: 156, 260; Emma: 142, 244; corsivo mio). I moduli grammaticali inglesi sono in vari casi riprodotti dal testo

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d‟arrivo fin nelle singole parole: la traduzione preferisce ad esempio il formale “ognuno” (singolare) per rendere l‟indefinito (singolare ma non particolarmente elegante) “everybody”, che poteva essere agevolmente tradotto con il termine tutti (cfr. Emma: 331-2, Emma 2: 352).

L‟osservanza della lettera dell‟originale incide infine anche sul piano lessicale e morfo- sintattico, con conseguenze non dissimili da quelle già osservate, e non mancano casi ibridi in cui è proprio l‟adesione ai moduli lessicali dell‟originale a determinare un alzo di registro. Così Mr Knightley rimprovera Emma per il suo comportamento scortese verso Miss Bates esclamando “Mal fatto davvero!” (“It was badly done, indeed!”), mentre la voce narrante osserva che per Mr Elton Harriet “sarebbe stata un matrimonio migliore” (“would have been a better match”) ed Emma esclude per sé e suo padre non un loro viaggio, ma “una loro andata a Bath” (“their going to Bath”). Un inamidato e letterario “né l‟ho ora” riproduce infine in modo speculare l‟inciso “nor have I now” pronunciato da Mr Knightley durante una conversazione piuttosto accesa con Emma sul futuro dell‟amica Harriet (Emma 2: 359, 260, 263, 64; Emma: 339, 244, 247, 55, corsivo mio). La comunicazione tra i personaggi non sembra articolarsi tanto sul piano dell‟oralità e della vicinanza dei partecipanti quanto su quello della “literacy” (cfr. Tannen 1982: 2-5): più che a riprodurre la funzione pragmatica del testo inglese, la traduzione mira prevalentemente a trasferire nel testo finale la stessa “quantità” di elementi informativi presenti nell‟originale.

Pur concedendosi un passo più personale e disinvolto, anche la versione di Praz presenta casi di traduzione specchio. In un passaggio già analizzato per Maffi, in cui la sintassi austeniana tipicamente si fa complessa ma non involuta, la lingua d‟arrivo della versione Garzanti procede con una certa fatica. Così, “she must allow him to have the right to look as little wise, and to be as much affectedly, and as little really easy as could be” diventa “Emma non poteva negargli il diritto di apparire tanto poco assennato, e di essere tanto affettatamente, e così poco in realtà, disinvolto, quanto era possibile” (Emma: 243; Emma 1: 201). E anche in questa versione la norma che presiede all‟immobilità rispetto all‟originale opera su singoli elementi sintattici, grammaticali o lessicali. L‟inglese “before Miss Taylor had ceased to hold the nominal office of governess” si rispecchia inalterato nell‟italiano “prima che Miss Taylor avesse cessato dall‟impiego nominale di governante”; allo stesso modo, le forme modali italiane sono plasmate con un certo impaccio sul modello dell‟originale, per cui “which must make it very strange to be in two different kingdoms” produce un faticoso “questo deve far sembrare molto strano trovarsi in due regni diversi”, mentre il commento affettuoso di Mr Knightley su Emma (“We should not like her so well as we do [...] if we

could suppose it”) perde un po‟ della sua fluidità nella resa italiana “Non ci riuscirebbe tanto

153 Altre volte, sempre nella versione di Praz, è la resa ossequiosa dell‟aspetto morfologico del testo di partenza a produrre una traduzione per così dire immobile. Si può osservare allora come la leggera legnosità dell‟espressione “Io la credo bella, proprio bella”, pronunciata da Harriet riguardo Mrs Elton, sia ascrivibile all‟aderenza alla più spontanea forma inglese “I think her beautiful, quite beautiful” (Emma 1: 201; Emma: 243). L‟adesione lessicale al testo di partenza produce altre volte anche una certa opacità di significato, come quando, commentando con modestia il gioco di parole che sta per proporre, Mr Weston osserva “It is too much a matter of fact” (Emma: 336, È troppo

evidente/facile), e nell‟italiano compare un non chiarissimo “È troppo una constatazione di fatto”

(Emma 1: 277). Infine, come già visto nella versione di Maffi, anche Praz usa “ognuno” per rendere il pronome “everybody”, con un meccanismo ibrido che rispecchia la struttura del testo di partenza, ma finisce con il produrre anche elevazione di registro: ecco quindi “ognuno arrivò per tempo [...]

ognuno ebbe un‟esplosione di ammirazione” per “everybody was in good time [...] everybody had a

burst of admiration” (Emma 1: 274; Emma: 331-2, corsivo mio).

I casi ibridi, in cui le due norme operative generali dell‟innalzamento e dell‟immobilità lessicale, sintattica e grammaticale si intersecano e interagiscono, sono in verità piuttosto diffusi nella traduzione Garzanti. Così “I am no advocate for entire seclusion” è reso con “io non sono una

zelatrice dell‟isolamento completo”, che ricorre a un preziosismo per mantenere il sostantivo, e il

comune “I used to be quite angry” (Di solito mi arrabbiavo molto) passa, per aderenza alla forma verbale used to e innalzamento di quite, al formale “Solevo arrabbiarmi assai” (Emma: 246, 249; Emma 1: 204, 206, corsivo mio). Numerosi sono anche gli esempi in cui il passato remoto viene preferito al passato prossimo (anche nei dialoghi), con un procedimento che mescola il calco morfologico dal simple past inglese con l‟impiego di moduli tradizionali tipici della prosa letteraria italiana ancien régime. “Lo dissi francamente a Mr. E.” (Emma 1:205; “I honestly said as much to Mr. E.”, Emma: 248), afferma Mrs Elton parlando del più e del meno con Emma, mentre (sempre in una conversazione con Emma) Miss Bates afferma di aver letto alla madre la lettera della nipote Jane Fairfax dopo che una precedente ospite “fu partita” (Emma 1: 115; “since she went away”, Emma: 139), e non ad esempio dopo che se ne era andata.

Altri esempi significativi di questa azione congiunta si trovano a livello lessicale. Nella già citata conversazione tra Emma e Mrs Elton, di fronte al luogo comune da questa manifestato, ostensibilmente e con entusiasmo, che il Surrey sia senza alcun dubbio il giardino dell‟Inghilterra, la protagonista si schermisce con un “but we must not rest our claims on that distinction”; in italiano il mantenimento di “riposare” per “rest” fa slittare verso l‟alto l‟espressione inglese, pur non colloquiale, e la spinge verso un ornato e toscaneggiante “ma non dobbiamo far riposare il

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“he was not wholly without apprehension” suona meno enfatico dello speculare “egli non era