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La versione Newton & Compton e la versione Mondadori: le traduzioni di Pietro Meneghelli e Anna Luisa Zazo

Nota 2: a seconda dell‟ampiezza, dello scopo a cui rispondono e della leggibilità, le citazioni tratte

3.1 Le traduzioni italiane di Emma (1816)

3.1.2 Emma tra gli anni Novanta e il Duemila.

3.1.2.2 La versione Newton & Compton e la versione Mondadori: le traduzioni di Pietro Meneghelli e Anna Luisa Zazo

In linea con l‟orizzonte elevato tracciato dai dati paratestuali, anche i dati testuali relativi alle due traduzioni più recenti di Emma evidenziano, seppure con modulazioni diverse, la natura “sacrale” del classico moderno.

Sul piano linguistico, all‟inviolabilità di cui sembra godere il Grande Libro corrisponde la norma traduttiva che presiede alla rigida riproduzione dei moduli dell‟originale. Presente in entrambe le traduzioni, questa rispettosa osservanza della lettera sembra caratterizzare in modo particolare la versione Mondadori. Il testo della Zazo ne viene investito su più piani intrecciati tra loro, da quello morfo-sintattico e grammaticale fino a quello delle singole parole, nel loro ordine e nella loro quantità. “I believe it is very true” (pronunciato da Mr Woodhouse, rivolto a Emma) resta allora “Credo sia molto vero”, e se nel testo di partenza Mrs Elton osserva che “These kind of things are very well at Christmas, when one is sitting round the fire” (Queste cose vanno bene a

Natale, quando si sta seduti intorno al fuoco) e dice a Jane Fairfax “Take my other arm”

(prendetemi a braccetto/il braccio), le sue parole si velano di una certa opacità nella versione italiana, quando il personaggio osserva che “Queste cose vanno molto bene a Natale, quando si

siede vicino al fuoco”, e ordina poi a Jane Fairfax “prendete l‟altro mio braccio” (Emma: 8, 336,

337; Emma 4: 8, 374, corsivo mio). Se la seconda espressione risulta solo lievemente legnosa per l‟aggiunta del possessivo, nel primo caso la forma impersonale “si siede”, prodotta per adesione all‟originale, può creare anche qualche ambiguità sull‟esatto soggetto dell‟azione (chi si siede?). Ancora, il colloquiale “you made a lucky guess”(che Praz rende per esempio con un altrettanto informale “Avete azzeccato giusto”) viene tradotto dalla Zazo con lo speculare “avete fatto un‟ipotesi fortunata”, dal sapore più formale (Emma: 10; Emma 1: 7; Emma 4: 11), mentre l‟espressione “nell‟opinione di Emma” si modella in senso innalzante sul più semplice “in Emma‟s opinion” (secondo Emma) (Emma 4: 153; Emma: 137). In alcuni casi la versione Mondadori sembra voler recuperare persino l‟origine etimologica delle parole inglesi usate nell‟originale, per cui il termine “alloy”(guastare) nel commento della voce narrante “these were the disadvantages that threatened alloy to her many enjoyments” è ricondotto al significato pre-figurativo di “lega di metalli” nella resa italiana, che propone “tali erano gli svantaggi che minacciavano di corrompere

la purezza delle sue molte gioie” (Emma: 4; Emma 4: 3-4, corsivo mio).

L‟aderenza grammaticale e morfologica all‟originale porta poi questa versione, come già le traduzioni Garzanti e Rizzoli, a conservare l‟indefinito “ognuno” per “everybody”, dove il più comune tutti sarebbe stato possibile (cfr. “ognuno fu puntuale”; “everybody was in good time”;

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Emma 4: 369; Emma: 331). Un‟altra regolarità che si riscontra a livello grammaticale è il già osservato mantenimento di verbi passivi, futuri e modali che riecheggiano le strutture inglesi – con una preferenza, nel caso dei modali, per forme verbali a fronte di possibili forme sostantivate, avverbiali o aggettivali. Così, per l‟espressione “I know you cannot have heard from Jane” la traduttrice esclude scelte come È impossibile che abbiate avuto notizie da Jane, immagino, e opta per il più impacciato “So che non avete potuto avere notizie recenti da Jane” (Emma: 139; Emma 4: 155, corsivo mio), mentre il passivo della frase “and many a long October and November evening

must be struggled through at Hartfield” (abbastanza usuale in inglese) acquista un aspetto piuttosto

farraginoso nell‟italiano “e molte lunghe serate di ottobre e di novembre dovevano venir affrontate a Hartfield” (Emma: 5; Emma 4: 5, corsivo mio). Di faticosa dicibilità è infine anche la resa del discorso diretto di Miss Bates, il cui “which must make it very strange to be in different kingdoms”, diventa “questo deve far sembrare molto strano vivere in due regni diversi” (Emma: 141; Emma 4: 157).

Inoltre, a fronte delle forme ormai accettate dell‟italiano dell‟uso medio che vedono il presente sopravanzare il futuro indicativo (cfr. § 2.2.4), nella versione Mondadori a futuro grammaticale inglese corrisponde futuro grammaticale italiano, con un effetto di letterarietà assente dall‟originale. “Non sarà un ottimo progetto?”, domanda allora Mrs Elton a Emma (“Will it not be a good plan?”), mentre Miss Bates annuncia “dirò tre cose sciocche appena aprirò la bocca, non è così?”, chiedendo poi conferma con un laborioso “Non pensate tutti che sarà così?” – che non rende se non in parte l‟esitazione del testo di partenza “I shall be sure to say three dull things as soon as ever I open my mouth, shan‟t I? [...] Do not you all think I shall?” (Emma 4: 277, 373; Emma: 249, 335, corsivo mio). In questo ultimo caso, la traduzione specchio applicata alle tags mette in luce anche l‟effetto livellante della riscrittura italiana sulla dimensione pragmatica del romanzo austeniano (cfr. § 3.1.1.2). Lo stesso avviene nella resa speculare di “capite” per “you know” e “Sì, vedo che cosa vuole dire” per “I see what she means” (Emma 4: 272, 373; Emma: 244, 335, corsivo mio). Anche questa traduzione sembra in definitiva più attenta a un rigoroso trasferimento delle informazioni presenti nel testo di partenza che a una resa delle sfumature interpersonali, e anche qui l‟oralità sembra subordinata alla literacy.

La tendenza a non discostarsi dalle forme dell‟originale (se non per nobilitarle) è forse ancor più degna di nota quando si manifesta sul piano sintattico, specie nell‟anteposizione del soggetto al verbo. Per le frasi “Miss Woodhouse [...] desires to know what you are all thinking of”, “Is Miss Woodhouse sure that she would like to hear what we are all thinking of?”, e “Let me hear any thing rather than what you are all thinking of”, che punteggiano l‟agile conversazione di Mr Knightley, Emma e Frank Churchill durante l‟escursione a Box Hill, susseguendosi a breve distanza, il

161 mantenimento del soggetto in posizione tematica (non marcato in inglese) produce nel testo italiano un accumulo di forme piuttosto sforzate come “[la] signorina Woodhouse [...] desidera sapere a che

cosa tutti stiate pensando”, “È certa la signorina Woodhouse che la piacerebbe sapere quello a cui tutti noi stiamo pensando?”, e “Preferisco sentire qualsiasi cosa ma non quello a cui tutti voi state pensando” (Emma: 334; Emma 4: 371-2, corsivo mio). E in un altro contesto, più familiare, in cui il

la distanza tra i partecipanti è minima – Miss Bates cerca di far capire alla madre, un po‟ sorda, una cosa appena detta da Emma – l‟ordine sintattico calcato sull‟originale ha effetti di rigidità ancora maggiore, cosicché l‟inglese “do you hear what Miss Woodhouse is so obliging to say about Jane‟s handwriting?” diventa “avete sentito che cosa la signorina Woodhouse ha avuto la bontà di dire sulla calligrafia di Jane?” (Emma140, Emma 4: 156).

Come si può osservare, nell‟edizione Mondadori l‟immobilità rispetto al testo di partenza produce spesso una resa appesantita e poco scorrevole, lontana dalla limpida e cristallina asciuttezza riconosciuta dalla traduttrice alla lingua austeniana. Sempre sotto l‟egida del timore reverenziale potrebbe porsi anche un certo appiattimento del “non detto”, un offuscamento di quella ironia sottaciuta e sottile così frequente in Jane Austen. Ecco come viene resa da Maneghelli e poi dalla Zazo la piccola punta di sorridente malevolenza che la narratrice lascia intuire nel dar voce alla curiosità generale di cui è oggetto l‟aspetto fisico di Mrs Elton. Scrive la Austen

[I]t must be left for the visits in form which were then to be paid, to settle whether she were very pretty indeed, or only rather pretty, or not pretty at all. (Emma: 242)

Meneghelli e Zazo traducono, rispettivamente:

[L]a decisione se fosse molto carina, o solo piuttosto carina, o se non lo fosse affatto, fu lasciata alle visite formali che sarebbero avvenute in seguito. (Emma 3: 180)

[E]ra necessario attendere la visite formali che sarebbero seguite, per stabilire se era davvero molto graziosa, o soltanto abbastanza graziosa, o se semplicemente non era graziosa. (Emma 4: 270)

A fronte della traduzione di Meneghelli, meno timorosa di allontanarsi dall‟originale per rendere le implicature ironiche della Austen, la versione Mondadori appare più rigida, più ossequiosa del testo di partenza, e anche più debole sul piano pragmatico.

In modo analogo, per ossequio alla lettera del Grande Libro, la versione della Zazo non sempre riesce a rendere la dimensione “ecoica” (cfr. Wilson and Sperber 1992/1996) dell‟ironia austeniana, colta invece più efficacemente dall‟edizione Newton & Compton. Nel corso della prima

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conversazione tra Emma e Mrs Elton, quest‟ultima esprime la convinzione che le persone che hanno grandi possedimenti mostrano sempre interesse verso i grandi possedimenti altrui. Emma, di diverso parere, formula mentalmente un commento che resta inespresso. Ecco il testo di partenza, seguito dalla versione di Meneghelli e dalla traduzione della Zazo:

“So extremely like Maple Grove! [...] People who have extensive grounds themselves are always pleased with any thing in the same style”.

Emma doubted the truth of this sentiment. She had a great idea that people who had extensive grounds themselves cared very little for the extensive grounds of anybody else; but it was not worth while to attack an error so double-dyed [...]. (Emma: 245)

“Davvero molto simile a Maple Grove! [...] Chi dispone di un grande parco si compiace sempre di vedere qualcosa di simile”.

Emma dubitò dell‟autenticità di questo sentimento. Tendeva molto a credere che le persone che possedevano un grande parco pensassero pochissimo ai grandi parchi degli altri; ma non valeva la pena di correggere un errore così evidente [...]. (Emma 3: 182)

“Così simile a Maple Grove! [...] Chi possiede grandi appezzamenti di terra trova sempre piacevole vedere qualcosa dello stesso stile”.

Emma dubitava della verità di quel sentimento. Era piuttosto convinta che chi possiede grandi appezzamenti di terreno si cura assai poco dei grandi appezzamenti di chiunque altro; ma le sembrava vano confutare un errore così palesemente tale [...]. (Emma 4: 273-4)

Se entrambe le traduzioni mostrano una certa ostilità verso il verbo avere, e lo aggirano con i burocratici “possedere” o “disporre”, resta però che nella versione Newton & Compton il traduttore riproduce in modo più sciolto l‟originale, facendo riecheggiare ironicamente e in maniera informale nei pensieri di Emma le parole della sua interlocutrice. È in questo modo, ad esempio che “cared very little” passa opportunamente a “pensassero pochissimo”. Nella traduzione Mondadori, più legata alla lettera, si manifesta invece il fenomeno già osservato nelle riscritture meno recenti: per osservanza lessicale dell‟originale “cared” resta “si cura”, e per innalzamento “very little” si eleva ad “assai poco” (corsivo mio). Il risultato di questa e altre scelte (si veda la resa di “so double- dyed” con il ridondante “così palesemente tale”) è quello di portare a una riscrittura di tono omogeneo, alto e formale, in cui la comunicazione si articola su un livello meno sfumato, e in cui l‟effetto ironico finale appare come diluito.

Quando le traduzioni rinunciano all‟immobilità e si allontanano dalla lettera del testo di partenza, lo fanno più spesso in direzione di un innalzamento. Questo innalzamento, come si è visto, è in parte finalizzato a preservare il decoro stilistico dell‟opera tradotta in quanto appartenente

163 alla categoria dei Grandi Libri. Al tempo stesso, per i classici stranieri tradotti in italiano l‟elevazione è anche utile a conformare il testo d‟arrivo ai parametri letterari della tradizione autoctona, nel cui alveo l‟opera può essere così consacrata a pieno titolo. I dati raccolti mostrano come nella versione Mondadori, l‟innalzamento avvenga per alzo di registro lessicale, per allungamento o attenuazione, e per utilizzo di moduli grammaticali distanti dall‟italiano dell‟uso medio. A livello pragmatico, è ascrivibile alla norma dell‟innalzamento anche l‟elevazione della “social deixis” (Levinson 1983: 89-90), cioè l‟uso di titoli e forme di cortesia che denotano un grado di maggiore distanza e di minore familiarità tra i personaggi rispetto a quello presente nell‟originale.

Così, nel testo tradotto dalla Zazo, la preferenza tra il ci e il vi locativo è di nuovo accordata al letterario vi, non solo nella narrazione ma anche nei dialoghi. Ecco allora che “di conseguenza vi andava assai poco. Ma ora prese l‟improvvisa decisone di non passare davanti a quella porta senza entrarvi” traduce il più comune “therefore she seldom went near them. But now she made the sudden resolution of not passing their door without going in”. Gli esempi sono in realtà moltissimi: da notare “vi è in genere il tempo di guarirne” (“there is generally time to recover from it”), pronunciato da Jane Fairfax, “Nessuno vi sarebbe riuscito” (“Nobody could have helped it”), detto da Emma a Knightley per giustificare il comportamento scortese da lei tenuto con Miss Bates, e infine “non valeva la pena pensarvi” per il colloquiale “I really could not give it a thought” di Mrs Elton (Emma 4: 153, 375, 377, 248; Emma: 137, 337, 339, 277, corsivo mio). In virtù dell‟alzo di registro lessicale, che sconfina in alcuni casi nel linguaggio burocratico o scolastico, la traduzione esclude spesso per la parola home il più semplice traducente casa sostituendolo con dimora, mentre per le comuni espressioni avverbiali ago o lately (fa, poco fa) il testo d‟arrivo seleziona – anche nel discorso diretto – il più formale “addietro”. “I had it in my hand so very lately” (detto con una certa agitazione da Miss Bates, che non riesce a trovare una lettera ricevuta da Jane Fairfax) è quindi tradotto con “la tenevo in mano così poco tempo addietro” (e non ad esempio ce l‟avevo in mano un

attimo fa), e per i comuni “very pretty” (molto carino) e “very good” (molto bravo) la preferenza è

accordata a termini più eleganti come “molto piacente e molto ammodo”. Ancora, sulla base della medesima norma operativa, per “finding her so determined upon neglecting her music”, viene scelto lo scolastico “scorgendola così decisa a trascurare la musica” (Emma: 3, 248, 10, 139, 11, 249; Emma 4: 3, 276, 10, 155, 12, 278, corsivo mio). Già a questo primo livello, non è difficile osservare una sorta di omogeneizzazione, di “pastorizzazione” del linguaggio13

che uniforma le voci dei personaggi, elevandole e al tempo stesso assimilandole alla voce narrante – una resa standardizzata

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di segno opposto a quella “varietà”, a quei “linguaggi diversi” per “personaggi diversi” pur riconosciuti nell‟introduzione come tratti essenziali dello stile austeniano (Emma 4: xxv).

Che lo status del bi-testo vada invariabilmente segnalato come alto è confermato anche dal ricorso a procedimenti di allungamento o attenuazione. Anche quando indotta dal passaggio traduttivo, la ridondanza tende a inglobare scelte lessicali elevate: il conciso “a third” diventa così “un terzo commensale”, e l‟economico “She could then see more and judge better” si estende in “Ebbe la possibilità di vedere meglio e giudicare con maggiore accortezza”; ancora, l‟esplicito “evils” (mali) è mitigato in “inconvenienti”, e in modo analogo alla versione Garzanti, la definizione diretta che Miss Bates dà di Miss Campbell (“absolutely plain”) è parzialmente attenuata dalla circonlocuzione “priva di bellezza” (Emma: 4, 244, 143; Emma 4: 4, 272, 159, 3, corsivo mio).

Un altro fenomeno che si rileva frequentemente, in questa e altre versioni dei classici moderni ottocenteschi, è infine l‟innalzamento degli “honorifics” (Levinson 1983: 90), cioè dei titoli e delle forme di cortesia che marcano la distanza sociale tra i personaggi14. Cosicché, se è accettabile in base ai parametri della cultura d‟arrivo che nell‟Ottocento Emma o Miss Bates si rivolgano rispettivamente al padre e alla vecchia madre usando il voi, (benché persino le traduzioni meno recenti optino già per il tu, e il voi non rifletta davvero l‟intimità tra Emma e suo padre, spesso chiamato confidenzialmente “papa”, cfr. Emma: 8, 10, 11), appare invece incongruo che sia Mr Woodheouse a riservare alla figlia la medesima forma di cortesia:

“Ah! my dear, I wish you would not make matches and foretel things, for whatever you say always comes to pass. Pray do not make any more matches”

“I promise you to make none for myself, papa; but I must, indeed, for other people. It is the greatest amusement in the world!” (Emma: 10)

“Ah, mia cara, vorrei che non combinaste matrimoni e non prevedeste nulla, poiché quello che dite accade sempre. Vi prego, non combinate altri matrimoni”.

“Vi prometto di non combinarne uno per me, papà, ma dovrò senza dubbio farlo per altre persone. È il maggior divertimento che vi sia al mondo!” (Emma 4: 10)

È interessante osservare come l‟innalzamento della forma di cortesia si intrecci in questo caso con l‟impiego di moduli letterari. L‟uso di forme verbali di registro elevato (i congiuntivi “combinaste”, “prevedeste”, forse per adesione alla costruzione con “wish”, che è tuttavia più colloquiale in

14 Cfr. anche la nozione di tenor in Hatim (1997: 25-6), e l‟introduzione generale per una contestualizzazione del tenor

165 inglese) e l‟aggiunta di un aulico “che vi sia”, senza corrispondente nell‟originale, concorrono ad attenuare la dimensione familiare dello scambio tra Emma e il padre. Altrettanto indicativa è infine l‟elevazione del “my love” (Emma: 334) con cui Mr Elton si rivolge pubblicamente alla moglie, commettendo una lieve “improprietà” sociale. Mantenuto dalle altre versioni con “amor mio” (Emma 1: 276, Emma 4: 355) o “amore mio” (Emma 3: 242), l‟appellativo dell‟originale (sentito forse come poco decoroso) è invece attenuato nella versione Mondadori, dove passa a un più delicato “mia cara”.

Nella traduzione di Meneghelli, l‟uso dei titoli e della forme di cortesia non va particolarmente soggetto a innalzamento15. Anche qui non manca tuttavia la spinta verso la nobilitazione. Le parti in cui emergono forme di riscrittura nobilitante sono ancora una volta segnate dall‟alzo di registro lessicale e dalla scelta di moduli iper-letterari. In qualche caso, come si vedrà, questi moduli risultano pressoché sovrapponibili alla traduzione di Praz pubblicata da Garzanti. Pur usando, specie nella narrazione, un linguaggio più agile e asciutto rispetto alle versioni viste fin qui, anche la traduzione Newton & Compton scarta per “cold” la parola

raffreddore a favore del toscanismo “infreddatura”, sceglie il prezioso “rinunziare” al posto

dell‟allotropo più comune rinunciare nella resa del colloquiale “give up”, e opta per gli aulici “più sagace”, “pur mentre” e “alcuno” (tutti nel discorso diretto, come in “Vi prometto di non combinarne alcuno per me stessa, papà”, Emma 3: 24) per voci dell‟inglese medio come “cleverer”, “when” e “none” (Emma: 8, 248, 10, 339; Emma 3: 22, 184, 24, 245).

In più punti è possibile rilevare anche l‟influsso di una certa ortodossia scolastica o burocratica, per cui “shoes” non è scarpe, ma “calzature”, e “have” passa a “conservare” (Emma: 138, 3; Emma 3: 19,110). Infine, se nel testo originale Emma sostiene che un soggiorno a Bath forse non aiuterebbe la salute del padre (dicendo che il viaggio non sarebbe “at all more likely to be useful”, Emma: 247), nel testo italiano la protagonista osserva in modo più paludato che al padre Bath non “recherebbe più alcun giovamento” (Emma 3: 183). Anche questa versione non è infine esente da procedimenti di attenuazione o di allungamento: anche qui Miss Campbell non è “plain”, ma “priva di ogni attrattiva”, e il commento di Emma “It appears to me the most desirable

arrangement in the world” si allunga nel più artificioso “A me pare proprio che non si sarebbe potuto desiderare una combinazione migliore” (Emma: 143; Emma 3: 114). L‟effetto, pur mitigato

da una narrazione abbastanza sciolta, ricorda a volte quel “sublime da salotto” di stampo melodrammatico e libresco che si ritrova così spesso secondo Testa (1997: 119) nei dialoghi dei romanzi italiani tra Ottocento e Novecento (cfr §.2.2.2).

15 Malgrado qualche incongruenza: lo stesso “Ma‟am” che Miss Bates rivolge alla madre viene reso ad esempio prima

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Da ultimo, anche la traduzione di Meneghelli denota più di una scelta normativa orientata verso una ossequiosa adesione alle forme dell‟originale. Ne risulta, come si è visto in precedenza, una sorta di traduzione specchio che può interessare il piano lessicale come quello grammaticale e sintattico, su porzioni più o meno estese di testo. Anche in questo caso, compaiono alcune forme molto simili o uguali a quelle usate nella versione di Praz. In entrambe le traduzioni Mr Knightley, in visita a casa Woodhouse, afferma che la notte è “così mite che devo ritirami dal vostro gran

fuoco”, speculare all‟inglese “so mild that I must draw back from your great fire” (Emma 3: 22;

Emma 1:5; Emma:8, corsivo mio), e Mrs Elton dice a Emma “Quando sarete trapiantata” (“Whenever you are transplanted”) anziché, come traduce la versione Mondadori in modo più chiaro ancorché allungato, “Quando sarete costretta a trasferirvi” (Emma: 245; Emma 3: 182; Emma 1: 203; Emma 4: 273, corsivo mio). In un punto del romanzo in cui il discorso indiretto libero ha come riflettore Mrs Elton, il testo di Meneghelli ricorda ancora una volta da vicino quello di Praz, nella mescolanza di allungamento e aderenza lessicale al testo di partenza. Ecco l‟originale,