Già nel Settembre 1936 il ministro generale dei cappuccini inviò ad Addis Abeba un primo gruppo di frati italiani in sostituzione dei francesi, sotto la direzione di Modesto da Valgrana548. Dopo una prima ispezione delle opere assistenziali che i cappuccini avevano in Addis Abeba, questi visitò le diverse missioni dell’antico vicariato dei Galla e fatto un resoconto dei bisogni chiese ed ottenne presto nuovi cappuccini e suore che provvide a smistare in diverse missioni.
Si trattava di ricostruire le missioni, rimaste gravemente danneggiate o distrutte durante la guerra italo-etiopica del 1935-36 come ad esempio la missione di Uasserà dove il 15 Maggio 1936, appena nove giorni dopo l’ingresso di Badoglio in Addis Abeba, erano rimasti uccisi il cappuccino del Québec Adalbert da Montréal e sei ragazzi del luogo549. Modesto da Valgrana non disdegnò la cordialità espressagli da Graziani, che incontrò diverse volte durante la sua permanenza ad Addis Abeba. La notizia di questa sintonia col Viceré giunse ai suoi superiori di Roma, che non si lasciarono sfuggire l’occasione di pregarlo di intervenire presso di lui su alcune questioni riguardanti l’attività missionaria dell’ordine: la confisca di un fabbricato che era stato donato da Hailé Sellassié al vescovo Jarosseau affinché lo usasse come scuola della missione di Harar; alcuni ambienti del Ghebì -residenza- imperiale di Harar che in una prima fase dell’occupazione italiana erano
548 Si trattava dei padri: Callisto da Sestri Ponente e Gaetano che furono assegnati al vicariato dell’Harar;
Modesto da Valgrana ed Augusto alle missioni cappuccine del distretto di Addis Abeba, cfr. AGCap, H 53, H 51. D. 1, 1943, Relatio de statu missionis tempore quo ab Anglis occupata est., Relazione di Padre Modesto da Valgrana a Padre Donato da Welle ministro generale dei cappuccini, p. 1.
stati promessi dal governo vicereale ai cappuccini, ma che successivamente si era deciso di trasformarli in un cinema per gli italiani di Harar550.
Tra i nuovi arrivati nel vicariato cappuccino anche il trentino Gabriele da Casotto che fu inviato nella regione del Kambatta, dove nel giro di pochi mesi riuscì ad ottenere, per mezzo di vicende assai avventurose, la liberazione di molte centinaia di bambini e giovani schiavi che restituì alle famiglie e ai villaggi di origine. Un’impresa che gli valse fama duratura nella regione, tanto che da allora gli indigeni lo chiamarono“il leone del Kambatta”
551
.
La sua attività portò a compimento quegli sforzi che negli anni precedenti avevano compiuto alcuni cappuccini francesi tra quelle popolazioni indigene. Infatti nel giro di pochi anni i cattolici di quei territori aumentarono considerevolmente, tanto che nel 1943 i battezzati cattolici avrebbero superato i quindicimila e i catecumeni -i candidati al battesimo ndr- sarebbero stati ventimila.
Ciò avrebbe portato Propaganda Fide nel Marzo 1940 ad erigere due nuove prefetture apostoliche, quella di Endeber e quella di Hosanna552, che tuttavia avrebbero avuto vita ancora più breve delle altre circoscrizioni ecclesiastiche cattoliche dell’Etiopia a causa della disfatta italiana.
Castellani chiese a Modesto da Valgrana di presentargli un piano di sviluppo delle missioni dell’Harar e questi gli prospettò l’apertura a breve di almeno quattordici missioni, tutte presso popolazioni prevalentemente “animiste”, come i guraghé, cambattà,
550 AGCap, H 53, H. 51. D. 5, Lettera del Ministro Generale dei cappuccini a Modesto da Valgrana, Roma 9
Febbraio 1937, foglio s.n.; lettera di Modesto da Valgrana al Ministro generale dei cappuccini, Addis Abeba 16 Febbraio 1937.
551 Padre Gabriele da Casotto, Una spedizione antischiavista, ed. PIME, Milano 1940. 552 AGCap, H53, H.51. D. 1, Op. cit., p. 3.
uollamò e galla sidamo553. Nessuna nuova missione era prevista in territori a prevalenza ortodossa o islamica, per evitare pericolosi confronti che tra l’altro avrebbero comportato anche seri problemi con il governo.
Le nuove missioni sarebbero sorte nelle vicinanze di centri abitati in cui si prevedeva l’insediamento di consistenti nuclei di coloni. Inoltre sarebbero state dotate di appezzamenti di terreni per uso agricolo, come il governo aveva programmato anche per gli istituti missionari delle altre circoscrizioni ecclesiastiche dell’Etiopia.
Spesso però si trattava di terreni confiscati alle comunità indigene o ai sacerdoti cattolici locali. Una particolarità che i cappuccini sottostimarono non riconoscendo la proprietà originaria di questi terreni, che considerarono da subito come “Beni stabili della missione”, come scrisse il provicario Modesto da Valgrana al generale dei cappuccini554
. Anche per quest’atteggiamento in molte parti dell’Harar e più in generale in Etiopia -come già nella prima colonia italiana dell’Eritrea-, le relazioni tra i missionari il clero ortodosso abissino e lo stesso clero cattolico indigeno peggiorarono significativamente555.
Circa la ripartizione del personale missionario, il consiglio generale dei cappuccini seguì anzitutto le indicazioni di Castellani e Propaganda Fide suddividendo l’Harar secondo territori ecclesiastici corrispondenti ai commissariati civili, che affidarono a diverse province religiose cappuccine italiane.
Inoltre tennero conto di una precisa richiesta di Modesto da Valgrana sulla provenienza geografica dei missionari da inviare in Etiopia, secondo cui era preferibile che fossero italiani del nord. Infatti in una precedente lettera al ministro generale il provicario aveva scritto:“…Perché poi la missione non abbia a riuscire un mosaico di Religiosi, La
553 AGCap, H 53, H. 51. D. 1, lettera di Modesto da Valgrana al delegato apostolico Castellani, del 26 Ottobre
1936.
554
AGCap., H53, H.51. D.1,1943, Relatio de statu missionis tempore quo ab Anglis occupata est., Relazione di Padre Modesto da Valgrana, cit., pp. 3-10.
sarei a pregare, se possibile, ad inviare preferibilmente Religiosi settentrionali, perché più attivi e di meno pretese e più disposti alla vita di sacrificio…”556. I superiori di Roma non ebbero nulla da eccepire in proposito, e pertanto risposero: “terremo conto del suo desidero, inviando preferibilmente Religiosi Settentrionali”557
.
E così alla provincia cappuccina di Torino andarono il distretto ecclesiastico corrispondente al commissariato civile degli Arussi, le missioni cappuccine di Addis Abeba e quelle del governatorato omonimo e come superiore designato fu scelto Modesto da Valgrana. Alla provincia di Genova furono assegnati i commissariati di Harar e Giggiga, con superiore Egidio da Triora; a quella di Roma il commissariato del Cercer e Dire Daua con superiore Ippolito da Vetralla; a quella di Trento il commissariato del Ghigner e le missioni del Guraghé che i cappuccini consideravano “storiche” -ma che erano contese dai missionari della Consolata come accennato precedentemente- con a capo Gabriele da Casotto; alla provincia di Venezia il commissariato di Goba e alcune altre missioni “storiche” che ora appartenevano al vicariato del Gimma -sempre contese alla Consolata ndr- con Tiziano da Verona come superiore558.
Nel corso del 1938 su richiesta di Leone Ossola si sarebbe aggiunta pure la provincia cappuccina di Parma a cui andarono singole missioni appartenenti a diversi distretti ecclesiastici del vicariato dell’ Harar559. Circa la presenza di cappuccini dell’Italia
meridionale, questi erano pochissimi e piuttosto a disagio come testimonia ad esempio la
556 AGCap, H 53, H. 51. D. 1. Missio Harar Piemonte, II Documenta Officialia, 1936-1945, lettera di padre
Modesto da Valgrana al padre generale dei cappuccini, Addis Abeba 6 Febbraio 1937, foglio s. n.
557 AGCap, H 53, H. 51. D. 1. Missio Harar Piemonte, II Documenta Officialia, 1936-1945, Lettera del
definitorio generale dei cappuccini a padre Modesto da Valgrana, provicario apostolico dei Galla, Roma 24 Febbraio 1937, f. 2.
558 AGCap, H 53, H. 51. D. 1. Missio Harar Piemonte, II Documenta Officialia, 1936-1945, Lettera del
definitorio generale dei cappuccini “ai nostri Missionari dei Vicariati Apostolici di Harar, Addis Abeba e
Gimma (AOI)…” Roma 14 Febbraio 1938, foglio s. n.
559 AGCap., H53, H.51. D.1,1943, Relatio de statu missionis tempore quo ab Anglis occupata est., Relazione di