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‘Il corpus nascosto’: i ‘nomi’ della Venustas. Il lessico dell’ordine architettonico nelle “Vite” di Giorgio Vasari (1550 e 1568)

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(1)

architettura e arte

DeL principato meDiceo

€ 75,00

a

rchitettura e

a

rte del

principato mediceo

a cura di

Ferruccio canali

Vasari, gli Uffizi e Michelangelo:

dall’ ‘invenzione’ del Rinascimento

al mito di Firenze

La Società di Studi Fiorentini ha inteso ricordare con questi due “Bollettini SSF” – il n.22

e il n.23, riuniti sotto un unico titolo “Architettura e Arte del Principato mediceo

[1512-1737]. Vasari, gli Uffizi e Michelangelo: dall’’invenzione’ del Rinascimento al mito di Firenze”

– la ricorrenza dei 500 anni dalla nascita di Giorgio Vasari (1511-2011) e i 450 anni dalla

morte di Michelangelo Buonarroti (1564-2014), due Artisti e Architetti sommi che hanno

contribuito, attraverso il Genio (Michelangelo) e la Norma (la sistematizzazione vasariana),

alla Cultura dell’Umanità, con lasciti che sono poi rimasti fermenti vitali per le epoche

successive e nei contesti più vari. Da una parte il ‘racconto’ delle “Vite” vasariane, quale

fonte primaria per la nascita della moderna Storia dell’Arte e l’impianto della Galleria degli

Uffizi, quale concretizzazione somma, nei secoli successivi, di quel racconto; dall’altra la

Bellezza e l’Armonia raggiunte dalle forme michelangiolesche, sono divenute acquisizioni

che hanno interessato generazioni di Uomini, che si sono avvicinati all’Arte e alla Cultura del

Principato mediceo, specie nella sua ‘stagione dell’Oro’ cinquecentesca, cercandone modelli e

suggestioni ritenute sempre spendibili nella Contemporaneità. Una stagione che ha dunque

raggiunto vertici sommi, sia di produzione teorica sia artistica, e che ha costituito un vero e

proprio “Indimenticabile Antico” per tutta l’Umanità.

Timed to coincide with the 500th anniversary of the birth of Giorgio Vasari (1511-2011) and

the 450th anniversary of the death of Michelangelo Buonarroti (1564-2014), issues n.22 and

n.23 of the SSF Bulletins have been united under the singular title of “Architecture and Art of

the Medici Principality (1512-1737): Vasari, the Uffizi and Michelangelo From the invention

of the Renaissance to the myth of Florence”. Within these issues the Society of Florentine

Studies wishes to remember these two master artist-cum-architects who, through the genius

of Michelangelo and the systemisation of Vasari contributed to the heritage of Humanity,

leaving a legacy which proved vital to the fermentation of future generations in numerous

different contexts. Through the “Lives of the Artists”, a primary source of the birth of

modern Art History, and the systemisation of the Uffizi Gallery, Vasari left a legacy, both

written and systematic, which was to be cemented over the following centuries. Michelangelo,

on the other hand, gifted the world with the beauty and harmony achieved through his forms.

These legacies affected generations of men who, in a quest to find models or examples for the

contemporary world, looked to the art and culture of the Medici principality, especially in

its “Golden Age”. It was an age that reached the highest apex both in theoretical and artistic

terms, and that created a truly “Unforgettable Ancientness” for all mankind.

2013

22

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23

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iorentini

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SocietÀ Di StuDi Fiorentini

anno 2013-2014

stre civiltà fiorentina presente anche in altre realtà geografiche. L’Associazione promuove

cicli di conferenze, dibattiti, convegni i cui esiti confluiscono nella pubblicazione di scritti

e saggi raccolti in collane di studi («BSSF - Bollettino della Società di Studi Fiorentini» e

«Letture»). La Società si rivolge pertanto a tutti coloro che, avendo a cuore i molteplici

aspetti della ‘Fiorentinità’, siano interessati, associandosi ad essa, a seguire il progresso

degli studi o a inviare i loro personali contributi scientifici.

The Società di Studi Fiorentini (Florentine Studies Society)) is a cultural Association that

promotes scholarly studies concerning Florentine topics, which aim at giving greater insight

to the illustrious Florentine civilisation and of its presence in other geographical areas. The

Association promotes conferente cycles, debates, meetings and publishes all papers and essays

delivered in a studies series («BSSF - Bollettino della Società di Studi Fiorentini» and

«Let-ture»). The Society, therefore, addresses to all those who, taking to heart the multiple aspects

of ‘Florentinism’ (Fiorentinità), are interested in becoming a member in order to follow the

studies progress; or to those who wish to submit and share their own personal scientific

con-tributions.

Società di Studi Fiorentini

e.mai: studifiorentini@libero.it

www.societastudifiorentini.it <http://www.societastudifiorentini.it>

Facebook: societastudifiorentini ovvero societastudifiorentini

Per associarsi

Associazione Studi Fiorentini

Via del Pino, 3 - 50137 Firenze

Conto Corrente Postale: 14048508

IBAN: IT25 D076 0102 8000 0001 4048 508

L’adesione dà diritto al Socio: di ricevere il numero dell’anno relativo del «Bollettino della

Società di Studi Fiorentini»; di partecipare alle iniziative societarie; di collaborare alle

pubblicazioni, previa accettazione dei saggi da parte della Redazione del «Bollettino»

sulla base della programmazione editoriale. L’ammontare dell’associazione è stabilito di

anno in anno. Per Enti, Biblioteche, Musei, etc., tale quota è sempre assimilata a quella

prevista per i Soci Sostenitori.

Quote per gli anni 2013 e 2014

Socio Sostenitore (e per Soci eletti nelle diverse cariche sociali): € 80.00

Socio Ordinario € 40.00

P

residente

Virgilio Carmine Galati

e

conomo

Ferruccio Canali

c

onsigliodirettivo

Soci fondatori

Ferruccio Canali

Giorgio Caselli

Carlo Francini

Virgilio Carmine Galati

Francesco Quinterio ( )

Soci designati

Valerio Cantafio Casamaggi

Giovanna De Lorenzi

Olimpia Niglio

Carlo Picchietti

Alessandro Uras

anno 2013

v

icePresidente

Valerio Cantafio Casamaggi

d

irettore

s

cientifico

Ferruccio Canali

c

ollegiodei

P

robiviri

Giorgio Zuliani (Presidente)

Enrica Maggiani

Gabriele Morolli

c

ollegiodei

r

evisori

dei

c

onti

Paola Pesci (Presidente)

Bombina Anna Godino

Antonella Valentini

P

residente

Virgilio Carmine Galati

e

conomo

Ferruccio Canali

c

onsigliodirettivo

Soci fondatori

Ferruccio Canali

Giorgio Caselli

Carlo Francini

Virgilio Carmine Galati

Francesco Quinterio ( )

Soci eletti

Giuseppe Conti

Giovanna De Lorenzi

Carlo Picchietti

Stefano Pagano

Alessandro Uras

v

icePresidente

Alessandro Uras

d

irettore

s

cientifico

Ferruccio Canali

c

ollegiodei

P

robiviri

Giorgio Zuliani (Presidente)

Enrica Maggiani

Olimpia Niglio

c

ollegiodei

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dei

c

onti

Paola Pesci (Presidente)

Bombina Anna Godino

Assunta Mingrone

(3)

ARCHITETTURA E ARTE

DEL PRINCIPATO MEDICEO (1512-1737)

FIRENZE E LA TOSCANA, VASARI E GLI UFFIZI

a cura di Ferruccio Canali

ANNO 2013 NUMERO 22

DELLA SOCIETÀ DI STUDI FIORENTINI

Collana di studi storici

per i 500 anni

dalla nascita di Giorgio Vasari (1511-2011)

e del “Principato mediceo” (1512-2012)

(4)

ferrucciocanali, valeriocantafiocasamaggi, virgiliocarminegalati, stefanopagano, francescoquinterio ( ), alessandrouras

direttorescientifico: ferrucciocanali

socicorrispondenti

mariabeatricebettazzi (emilia), vittoriacapresi (ilcairo-egitto), tommasocarrafiello (napoli-campania), bombina annagodino (calabria), enricamaggiani (liguria), olimpia niglio (kyoto-giappone), valentina orioli (romagna), massimiliano savorra (molise), leonardo scoma (sicilia), simona talenti (salerno-campania), karin templin

(inghilterra), mariaantoniettauras (sardegna), vincenzovandelli (emilia), giorgiozuliani (triesteeistria)

comitatoscientificoitaliano

ferruccio canali (universitàdi firenze), giuseppeconti (università difirenze), giovannade lorenzi (università difirenze), virgiliocarminegalati (universitàdifirenze), valentinaorioli (universitàdibologna), massimiliano savorra (universitàdel molise), simonatalenti (università disalerno), ulisse tramonti (universitàdi firenze), stefanozagnoni (universitàdiferrara)

comitatoscientificointernazionale

vittoriacapresi (universitàgermanicaalcairo – egitto), romeocarabelli (universitàditours – francia), roberto goycooleaprado (universitàalcalàdimadrid - spagna), adrianomarinazzo (muscarelllemuseumofart - va,usa) olimpia niglio (università di kyoto-giappone), davidrifkind (universitàdi miami-usa), karin templin (schoolof architectureandlandscape, kingstonuniversity, londra)

Proprietà letteraria e artistica: divieto di riproduzione e di traduzioni. La Direzione della Collana Editoriale, i Membri dei Comitati Scientifici e l’Editore non si assumono responsabilità per le opinioni espresse dagli Autori, né per la corresponsione di eventuali Diritti di Riproduzione gravanti sulle singole immagini pubblicate (i costi di tali eventuali Diritti d’Autore ricadranno infatti unicamente sull’Autore/i del saggio/i liberando sia la Direzione editoriale sia l’Editore di ogni eventuale obbligo al proposito); tale liberatoria resta comunque valida unicamente per l’edizione del contributo scientifico cui tali immagini sono connesse. È la Redazione che si prende cura della correzione delle bozze, per cui i testi consegnati dagli Autori vengono considerati definitivi. L’invio di contributi per la pubblicazione non implica né l’edizione degli stessi (per ogni contributo una “Valutazione di accettazione” verrà espresso dalla Direzione o dal Curatore/i che possono consigliare o ritenere indispensabili integrazioni o puntualizzazioni sia scientifiche sia bibliografiche sia redazionali da parte degli Autori, tanto da poter eventualmente esprimere anche parere negativo alla pubblicazione del materiale inviato); né una loro edizione immediata (i tempi verranno infatti stabiliti di volta in volta sulla base delle priorità o delle esigenze editoriali indicate dalla Direzione o dal Curatore/i, in relazione alla preparazione di numeri monografici). I materiali grafici e fotografici inviati, oltre che i testi, verranno comunque soggetti, sia come dimensione di pubblicazione sia come numero, al progetto editoriale approntato. Non si restituiscono i dattiloscritti, né le immagini, né i disegni pubblicati o non; il materiale inviato viaggia a rischio del mittente. La pubblicazione di foto, disegni e scritti da parte degli Autori implica la loro totale rinuncia alla corresponsione di ogni compenso di Diritto d’Autore o di rimborso spese sia da parte della Direzione sia da parte dell’Editore, trattandosi di pubblicazione scientifica e senza fini di lucro. Al momento dell’edizione le presenti condizioni si considerano accettate, anche tacitamente, da parte degli Autori a partire dalla consegna dei testi per la stampa (che da parte degli Autori è quella di inoltro alla Direzione al Curatore/i).

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eerreview

I contributi scientifici inviati vengono valutati, per conto della Direzione e del Curatore, ai fini della procedura di peer

review, da un Lettore interno, membro della Redazione, e da un secondo Lettore, individuato come Esperto (adottando la

procedura di clear peer review, con indicazione, in ogni saggio, dei due Lettori). Segue poi un la valutazione finale da parte di un Lettore anonimo (blind peer review).

ARCHITETTURA E ARTE DEL PRINCIPATO MEDICEO (1512-1737) FIRENZE E LA TOSCANA, VASARI E GLI UFFIZI

«Bollettino SSF» », 22, 2013

ideazioneecurascientifica di Ferruccio Canali

progettoecuragrafica: sbaf – firenze (Ferruccio Canali e Virgilio Carmine Galati) revisioneeditoriale: Maria Natalina Brigliadori

revisionietraduzioniininglese: Karin Templin

copertina, logoefascettagrafica: Virgilio Carmine Galati

I disegni presenti in questo volume sono di Ferruccio Canali (pp. 10, 446); Virgilio C. Galati (pp.8, 226, 364, 412, 464) Il «Bollettino» è stato registrato presso il Tribunale di Firenze al n.4777 del 2 marzo 1998 fino all’anno 2002. Poi è stato trasformato in “Collana editoriale” non potendo garantire regolari uscite periodiche. Il «Bollettino» è registrato nel sistema U-GOV (sistema per la governance degli Atenei universitari italiani del “Ministero dell’Università e della Ricerca scientifica”) con codice: ISSN 1129-2800. Il “Bollettino” è compreso nella “Lista delle Riviste Scientifiche” dell’ANVUR (Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca della Repubblica Italiana) aggiornata al 10 febbraio 2014.

Finito di stampare nel Novembre 2014

da Litografia I.P., Via Giovanni Boccaccio 26 rosso, 50133 Firenze ISSN 1129-8200 - ISBN 978-88-89999-84-4

(5)

‘IL CORPUS NASCOSTO’: I ‘NOMI’ DELLA VENUSTAS.

IL LESSICO DELL’ORDINE ARCHITETTONICO

NELLE “VITE” DI GIORGIO VASARI (1550 E 1568)

Ferruccio Canali

A Gabriele. Maestro di Ordini.

la complessità del lessico architettonico vasariano è stata in parte già sottolineata (anche in relazione alla serie di consigli, correzioni e «ghost writers» che parteciparono alla redazione delle “Vite”1); una complessità, però, connessa

non solo alla ‘lingua tecnica’ delle botteghe artistiche come faceva Cosimo bartoli2 (com’è

naturale che fosse per un Artista e come è stato

abstract: Le “Vite” di Giorgio Vasari, nelle due edizioni del 1550 e 1568, mostrano al proprio interno un corpus lessicale, relativo alle morfologie dell’Ordine architettonico, che non è stato ancora oggi sistematicamente studiato (si tratta dunque di un ‘corpus nascosto’); e ciò nonostante la centralità dell’Ordine stesso nella Trattatistica vitruviana e in quella rinascimentale, per la messa a punto della Venustas. In questo studio, dunque, in una stretta relazione tra ‘Nomi’ e ‘Forme’, si intende recuperare – dalla ‘A’ di “accanalare” allo ‘Z’ di “zoppo” – quel lessico per farne rivivere i valori morfologici e le relazioni linguistiche nei confronti dei Contemporanei all’Aretino e degli Architetti e Studiosi a lui successivi.

“Lives” by Giorgio Vasari, in the two editions of 1550 and 1568, show an lexical corpus concerning architectural morphologies of the Order, which has not yet been systematically studied today (so this is a ‘hidden corpus’); and this in spite of the centrality of the Order in the Vitruvius and the Renaissance Treatises, to the development of ‘Venustas’. In this study, therefore, a close relationship between ‘Name’ and ‘Forms’, trying to recover - from ‘A’ to ‘accanalare’ to ‘Z’ of “zoppo” - for that lexicon, to revive the values of morphological and linguistic relations towards Contemporary Aretino and Architects and Scholars after him.

ampiamente ribadito3 dalla Critica), ma singolare

anche per le sue varie ‘aperture’ tematiche, ad esempio in relazione al

«fruttuso scambio di concetti e termini tra l’ambito architettonico e quello politico fin dal periodo romano di Vasari, quando egli, cioè, si ritrovò a condividere il tempo con i letterati Peerreview: Gabriele Morollie Francesco Quinterio.

1. Quella delle “Vite” di Vasari si pone certamente come una ‘lingua composita’ e differentemente Autoriale (non solo ri-conducibile a Vasari, dunque), frutto di successivi ‘aggiustamenti’ lessicali oltre che stilistici ‘in corso d’opera’ prima per l’edizione torrentiniana del 1550 e poi per quella Giuntina del 1568. Per il contributo letterario di Pier francesco Giambul-lari: P. scaPecchi, Una carta dell’esemplare riminese delle “Vite” del Vasari con correzioni di Giambullari. Nuove indicazioni e

proposte per la Torrentiniana (1550), «Mitteilungen des Kunsthistorischen institus in florenz», Xlii, 1998, pp.101-114. Per l’opera di revisione di Carlo lenzoni, ora M.Daly Davies, Carlo Lenzoni’s “In difesa della Lingua Fiorentina e di Dante” ... in

Cosimo Bartoli (1503-1572), Atti del Convegno (Mantova e firenze, 2009), a cura di f.P.fiore e D.lamberini, firenze, 2011, pp.261-280. Per Vincenzio borghini: s. GinzburG, Filologia e Storia dell’Arte. Il ruolo di Vincenzio Borghini nella genesi della

Torrentiniana, in Testi, immagini e Filologia nel XVI secolo, Atti delle Giornate di studio (Pisa, 2004), a cura di e. Carrara e

s. Ginzburg, Pisa, 2007, pp.170 e segg.

2. Per gli strettissimi rapporti artistici e letterari (oltre che amicali) tra Vasari e bartoli, che chiamava l’Aretino «amico quasi fratello», si veda c. Davies, schede in Principi, letterati e Artisti nelle carte di Giorgio Vasari ..., Catalogo della Mostra (Arezzo,

1981), a cura di l. Corti e M. Daly Davies, firenze, 1981, pp.133-140, 142-146, 149-150. Per le incisioni «vasariane» poste ad accompagnare la traduzione del “De Re Aedificatoria” di leon battista Alberti eseguita da Cosimo bartoli (firenze, 1550 e Venezia, 1565): iDeM, La fortuna di Giorgio Vasari nell’incisione: l’”Architettura” di Leon Battista Alberti del 1565 e altre

vicen-de in Festschrift Richard Harprat, a cura di W.liebenwein e A.tempestini, Monaco di baviera, 1998, pp.105-118.

3. G.nencioni, Il Volgare nell’avvio del Principato mediceo in Firenze e la Toscana dei Medici, attiDel conveGno (Firenze,

1980), a cura di G.Garfagnini, firenze, 1983, vol.ii, pp.692 e segg. e poi iDeM, Sulla formazione di un lessico nazionale

dell’Ar-chitettura, «bollettino d’informazione del “Centro di Ricerche informatiche per i beni Culturali di Pisa”», V, 2, 1995, pp.7-33. Ma si ricordino anche le dispute accademiche di ambito linguistico tra gli «Aramei», sostenitori del fiorentino parlato, e gli «Humidi» che si riconoscevano nel modello letterario di benedetto Varchi. nel lessico delle botteghe, ripreso da bartoli e da Vasari, ci sarebbero i lemmi «aggetto», «anelli», «bastonicino», «bottaccio», «correnti», «dado», «goletta», «intaccatura», «mazzocchio», «sgusciato», «zoccolo» (come indicati da a. JelMini, Sebastiano Serlio. Il trattato di Architettura, locarno,

1986, pp.214-218), ma in verità per le “Vite” andrebbe aggiunto ben altro: da “lavoro di quadro” a “lavoro d’intaglio” solo per citare i casi più evidenti e poi la ricca serie dei lemmi connessi. tutto ciò si può evincere dal Lessico nel presente studio.

(6)

delle famiglie dei cardinali Ippolito de’ Medici e Giovanni Gaddi, che preparavano le edizioni di Machiavelli ... Quello che stupisce in Vasari è l’uso del linguaggio politico per descrivere i mutamenti artistici. Vasari non solo ha usato i concetti principali della Storiografia ‘politica’ per costruire la sua visione della Storia dell’Arte, ma, per di più, dove non aveva un lessico per indicare certi avvenimenti o categorie artistiche, lo ha mutuato dal linguaggio della Politica. Il caso più evidente è appunto quello del termine “Licenzia”4, che viene

inserito da Vasari all’interno di una rete lessicale di termini come “Ordini” e “Regola”, compresenti con connotazioni diverse nel linguaggio politico, oltre che artistico e architettonico»5 .

Quelli derivanti dalla Politica sono stimoli interessanti per la definizione del lessico architettonico vasariano, ma non certo né unici, né preminenti. Anzi. La complessità nel cogliere tutte le sfumature è spiccata: si pensi solo all’estrema articolazione di quel linguaggio in relazione al lessico filosofico, o a quello dei Letterati linguisti6, oltre che in riferimento alle

denominazioni correnti all’interno delle Botteghe artistiche fiorentine. Più in ombra sono rimaste però relazioni ulteriori, se solo si pensa a quelle con la precedente – e anche con la coeva - Trattatistica architettonica: sia quella antica, Vitruvio7 in

primis, sia moderna (perlomeno Alberti8, Serlio9,

4. Ad esempio, «il concetto di “Licenza”, che inizialmente e limitatamente alla Pittura coincide con quello castiglionesco di “Sprezzatura”, non viene preso da Vasari [unicamente o tanto] dalla Retorica, ma viene da lui elaborato e definito [soprattutto] all’interno di una rete lessicale propria del linguaggio politico: “mancandoci ancora nella regola, una licenzia, che non essendo di regola, fosse ordinata nella regola e potesse stare senza fare confusione o guastare l’ordine, il quale aveva bisogno d’una invenzione copiosa di tutte le cose e d’una certa bellezza continuata in ogni minima cosa, che mostrasse tutto quell’ordine con più ornamento” (g. vasari, Le Vite ..., 1568, edizione a cura di G.Milanesi, Firenze, 1878-1885, vol. IV, p.5). Vasari sostituisce

a “Sprezzatura” il termine “Licenza”, probabilmente avendo in mente l’uso che di questo vocabolo faceva la Storiografia, non solo fiorentina, sulla Politica: “belle cornici, capitegli e base, porte, tabernacoli e sepolture, fece assai diverso da quello che di misura, ordine e regola facevano gli uomini secondo il comune uso e secondo Vitruvio e le antichità, per non volere a quello agiugnere. La quale licenzia ha dato grande animo a quelli che hanno veduto il far suo di mettersi a imitarlo, e nuove fantasie si sono vedute poi alla grottesca più tosto che a ragione o regola, a’ loro ornamenti. Onde gli artefici gli hanno infinito e perpetuo obligo, avendo egli rotti i lacci e le catene delle cose, che per via d’una strada comune eglino di continuo operavano” (g. vasari, Le Vite ..., 1568, edizione a cura di G.Milanesi, Firenze, 1878-1885, vol. VI, pp.54-55) ... Ed è questa scoperta, insieme

alla pluralità delle maniere, degli stili potremmo dire, a fargli raggiungere l’idea di una pluralità di perfezioni nel campo artistico»: e. mattioda, Poesia e Storia nelle “Vite” di Giorgio Vasari, in Gli Scrittori d’Italia. Il patrimonio e la memoria della

Tradizione letteraria come risorsa primaria, Atti del XI° Congresso Nazionale dell’ADI – Associazione Italianisti Italiani (Napoli, 2007), Grottammare (AP), 2008 (anche in http://www.italianisti.it , consultato nel giugno 2013). Ma si ora veda anche m. rossi, “Ordine e “Artificio” nel lessico di Giuliano Giraldi [1590 acc-1623] e altri Accademici della Crusca, in Scritti

di Muselogia e di Storia del Collezionismo in onore di Cristina de Benedictis, a cura di D. Pezzagano, Firenze 2012.

5. mattioda, Poesia e Storia nelle “Vite” di Giorgio Vasari ..., cit. Cfr. anche m. pozzie e. mattioda, Giorgio Vasari storico e

critico, firenze, 2006. E prima: J.w. whitfield, On Machiavelli’s Use of Ordini, in Discourses on Machiavelli, Cambridge,1969,

pp. 141-162.

6. Non va dimenticata la preparazione letteraria di Vasari, dai suoi Studia Humanitatis con Precettori vari (dal Pollastra a Pierio Valeriano), alla lunga frequentazione dei maggiori Storici e Letterati del suo tempo (Bartoli, Borghini, Annibal Caro, Giovio, Molza, Varchi, ecc.). Non a caso “Le Vite”si aprono con l’elogio della Poesia e della Storia, perché è, classicamente, la Scrittura a costruire un’opera perenne che mantiene in vita la fama degli Artisti: (g. vasari, Le vite de’ più eccellenti pittori,

scultori e architetti, nelle redazioni del 1550 e del 1568, a cura di P. Barocchi e R. Bettarini, Firenze, 1966, vol. I, p. 10.) In particolare sul pensiero di Borghini: m. pozzi, Il pensiero linguistico di Vincenzio Borghini, in Lingua e cultura del Cinquecento,

Padova, 1975, pp. 91-222; E: Vincenzio Borghini. Filologia e invenzione nella Firenze di Cosimo I, Catalogo della Mostra, a cura di G. Belloni e R. Drusi, Firenze, 2002, pp. 334-341. Cfr. Der literarische Nachlass Giorgio Vasaris, a cura di K.Frey, Monaco di Baviera, 1923-1930.

7. Per l’edizione vitruviana di Daniele Barbaro: «Daniello Barbaro, eletto d’Aquileia, che ha scritto sopra Vitruvio»: Vasari, Le Vite ..., 1568, Vita di Jacopo Sansovino (e nello stesso passo compare anche il riferimento vasariano ad Andrea Palladio). Per la Cultura letteraria di Barbaro e soprattutto i suoi riferimenti anche fiorentini (ad Alberti soprattutto e a Michelangelo) si veda ora il mio f. canali, Plinio il Vecchio e Leon Battista Alberti, le fonti antiche e moderne: i “Commentarii” a “Vitruvio”

di Daniele Barbaro e il contributo di Andrea Palladio, dai manoscritti marciani alle edizioni a stampa (1556, 1567), «Studi Veneziani», 60, 2010 (ma 2011), pp.79-178. Una indagine comparativa del lessico delle “Vite” e di quello presente nei “Commentarii” barbariani non mi sembra sia stata realizzata (dal Lessico tecnico riportato nel presente studio si possono già trarre indicazioni, ma soprattutto rimando al mio f. canali, Thesaurus architectonicus. Il lessico degli Ordini architettonici

nella Trattatistica italiana del Cinquecento: analisi comparativa, Ph.D-Dottorato di Ricerca in “Storia dell’Architettura e dell’Urbanistica”, Università degli Studi di Firenze, Facoltà di Architettura, 1999).

8. «Leon Batista Alberti ... scrisse dell’“Architettura dieci libri” in lingua latina, publicati da lui nel 1481, et oggi si leggono tradotti in lingua fiorentina dal reverendo Messer Cosimo Bartoli, preposto di San Giovanni di Firenze»: vasari, Le Vite ...,

1568, Vita di Leon Battista Alberti . E prima, ricordandolo come committente: «Cosimo Bartoli [è] mio amicissimo et di tutti i nostri artefici, come quello che sempre si è dilettato, et ancor si diletta di tale mestiero»: vasari, Le Vite ..., 1568, Vita di

Piero di Cosimo. Una indagine comparativa del lessico delle “Vite” e di quello presente nella traduzione bartoliana del 1550 (fatta anche di aggiornamenti , di filtri e di metafrasi, di limature: n. aricò, Il “De Re Aedificatoria” secondo Cosimo Bartoli in

Cosimo Bartoli ..., cit, pp.14-24) non mi sembra sia stata effettuata (dal Lessico tecnico riportato nel presente studio si possono già trarre al proposito numerose indicazioni, ma soprattutto rimando al mio canali, Thesaurus architectonicus. Il lessico degli

Ordini architettonici nella Trattatistica italiana del Cinquecento: analisi comparativa ..., cit.). Per gli studi albertiani di un altro sodale di entrambi, Bartolomeo Ammannati, si veda il mio f. canali, Materiali ammannatiani agli Uffizi: annotazioni inedite

in alcuni trattati di architettura e brevi note sul corpus dei Disegni in Bartolomeo Ammannati, scultore e architetto (1511-1592), Atti del Convegno (Firenze-Lucca, 1994), a cura di F. Salvi e N.Rosselli del Turco, Firenze, 1995, pp.255-262.

(7)

Cataneo10, Vignola11, testi certamente conosciuti

da Vasari, come anche quello di Palladio12), oltre

che nell’ambito del sempre fruttuoso rapporto con il suo ‘amicissimo’ Cosimo Bartoli13 e la

di lui traduzione del “De Re Aedificatoria” di Alberti, stampato a Firenze nel 1550 e ancora a Venezia nel 1565 (un testo questo del quale la Storiografia ha ampiamente riconoscito la centralità nella definizione di un moderno lessico architettonico14).

Una tale complessità induce dunque a sondare “Le Vite” per ‘ambiti specifici’, per cercare di delineare, all’interno di ciascun ambito stesso, la polisemia, i diversi usi e le varie ‘catene di significati’, che Vasari ha voluto strutturare, sia

nell’edizione delle “Vite” del 1550, sia soprattutto in quella del 1568.

Il testo vasariano ha senza dubbio goduto, specie negli ultimi decenni, di un’attenzione filologica e linguistica ben maggiore di altre trattazioni rinascimentali15, pur senza giungere, in

riferimento al lessico degli Ordini architettonici, ad una disamina dei valori e degli usi dei singoli lemmi. Il presente studio dunque:

1. si è incentrato sull’analisi dell’Ordine archi-tettonico - senza ovviamente compiere un Index delle occorrenze lemmatiche, ma individuando solo le principali attestazioni di variazione di si-gnificato - perché, a partire da Vitruvio e dalla

9. Per una conoscenza da parte di Vasari delle opere letterarie di Serlio: «là dove, vedendo ridurre ogni cosa in pessima maniera, Sebastian Serlio bolognese, architettore, mosso da pietà, ha intagliato in legno et in rame dua Libri d’Architettura, dove son fra l’altre cose trenta porte rustiche e venti delicate; il qual libro è intitolato al re Arrigo di Francia»: vasari, Le Vite

..., 1568, Vita di Marcantonio bolognese, intagliatore. Anche in questo caso, una indagine comparativa del lessico delle “Vite” e di quello presente nel Quarto Libro di Serlio (Venezia, 1537) non mi sembra sia stata compiuta (dal Lessico tecnico riportato nel presente studio si possono già trarre al proposito numerose indicazioni, ma soprattutto rimando sempre al mio canali,

Thesaurus architectonicus. Il lessico degli Ordini architettonici nella Trattatistica italiana del Cinquecento: analisi comparativa ..., cit.).

10. Vasari ricorda anche Pietro Cataneo senese, seppur non per il suo Trattato: «Piero Catanei similmente ha di mano del medesimo [Domenico Beccafumi] in un tondo a olio, una Vergine»: vasari, Le Vite ..., 1568, Vita di Domenico Beccafumi.

Ancora, una indagine comparativa del lessico delle “Vite” e di quello presente nel Quinto Libro di Cataneo (Venezia, 1567) non mi sembra sia stata effettuata sempre alla luce delle differenze e della analogie tra Senese e Fiorentino, nell’ambito del Regionalismo lessicale toscano (dal Lessico tecnico riportato nel presente studio si possono già trarre al proposito numerose indicazioni, ma soprattutto rimando sempre al mio canali, Thesaurus architectonicus. Il lessico degli Ordini architettonici nella

Trattatistica italiana del Cinquecento: analisi comparativa ..., cit.).

11. Non a caso, «né meno ha in ciò operato Iacopo Barozzo da Vignola architettore, il quale in un libro intagliato in rame ha con una facile regola insegnato ad aggrandire e sminuire secondo gli spazii de’ cinque Ordini d’Architettura; la qual opera è stata utilissima all’arte, e si gli deve avere obligo, sì come anco per i suoi intagli e scritti d’architettura si deve a Giovanni Cugini da Parigi»: vasari, Le Vite ..., 1568, Vita di Marcantonio bolognese, intagliatore. Anche in questo caso, un’indagine

comparativa del lessico delle “Vite” e di quello presente nella “Regola” non mi sembra sia stato compiuto (dal Lessico tecnico del presente studio si possono già trarre svariate indicazioni, ma soprattutto si veda il mio Canali, Thesaurus architectonicus. Il lessico degli Ordini architettonici nella Trattatistica italiana del Cinquecento: analisi comparativa ..., cit. Da quella prima analisi è derivata la sintesi, sempre riferita al lessico dell’Ordine architettonico, delle riflessioni del solo Jacopo Barozzi da Vignola, edita nel mio f. canali, Il ‘corpus’ nascosto. Individuazione e considerazioni critiche sul corpus lessicale della “Regola” ... in

Vignola e i Farnese, Atti del Convegno Internazionale di Studi (Piacenza, 2002), a cura di C.L.Frommel, M.Ricci e R.Tuttle, Milano, 2003, pp.206-218. Se ne possono cogliere anche le ‘tangenze’ vasariane).

12. nelle “Vite” (1568) vi è anche un riferimento al trattato in fieri di Andrea Palladio, la cui opera dei “Quattro Libri” sarebbe

uscita a Venezia nel 1570: «E perché tosto verrà in luce un’opera del Palladio, dove saranno stampati due libri d’edifizii antichi et uno di quelli che ha fatto egli stesso edificare, non dirò altro di lui, perché questa basterà a farlo conoscere per quello eccellente architetto ch’egli è tenuto da chiunche vede l’opere sue bellissime, senzaché essendo anco giovane et attendendo continuamente agli studii dell’arte, si possono sperare ogni giorno di lui cose maggiori»: Vasari, Le Vite ..., 1568, Vita di Jacopo Sansovino. Palladio era in rapporto di amicizia a Venezia con Cosimo Bartoli – sodale di Vasari - che lo definiva «amico mio»: Firenze, Archivio di Stato, Fondo “Archivio Mediceo”, 2979, c.37v, del 3 luglio 1568, missiva di Bartoli al principe Francesco de’ Medici da ultimo citata in J. bryce, Prolusione a Cosimo Bartoli (1503-1572), Atti del Convegno ..., cit., p.XV.

Vasari, Le Vite ..., 1568, Vita di Marcantonio bolognese, intagliatore. Ancora, un’indagine comparativa del lessico delle “Vite” e di quello presente nel Primo dei “Quattro Libri” (Venezia, 1570) non mi sembra sia stata compiuta (sempre dal Lessico tecnico del presente studio si possono già trarre numerose indicazioni, ma soprattutto rimando al proposito al mio canali, Thesaurus

architectonicus. Il lessico degli Ordini architettonici nella Trattatistica italiana del Cinquecento: analisi comparativa ..., cit.). 13. Già nel 1549 Bartoli sappiamo essere coinvolto, insieme a Pier Francesco Giambullari e a Vincenzio Borghini, nella pre-parazione per la stampa della prima edizione delle “Vite” vasariane; e ancora negli anni Sessanta partecipa alla prepre-parazione della seconda edizione del 1568, «al punto che è difficile negargli il titolo di ‘ghost writer’ per certe parti del testo»: bryce,

Prolusione ..., cit., p.XIII. Si veda più diffusamente J. bryce, Cosimo Bartoli (1503-1572). The career of a Florentine polymath,

ginevra, 1983.

14. nencioni, Sulla formazione di un lessico nazionale ..., cit. E ora anche m.biffi, Il lessico tecnico di Cosimo Bartoli in Cosimo

Bartoli (1503-1572) ..., cit., pp.99-107. Eppure uno studio comparativistco del lessico delle “Vite” e di quello della traduzione

albertiana di Bartoli non mi sembra sia stato compiuto (dal Lessico tecnico del presente studio si possono già trarre al pro-posito utili indicazioni).

15. Per un primo studio comparativo del lessico dell’Ordine architettonico nella Trattatistica cinquecentesca a livello della sola sinossi delle fonti, si veda, però, il mio f. canali, Thesaurus architectonicus. Il lessico degli Ordini architettonici nella

Trattatistica italiana del Cinquecento: analisi comparativa ..., cit. (ma restano ancora da compulsare in un unico studio quelle analisi comparativistiche del lessico. Un lavoro che mi prefiggono nel corso dei prossimi anni).

(8)

sua famosa triade teorica (“Firmitas, Utilitas e

Venustas”), agli Ordini nella loro strutturazione è

stato attribuito, anche nell’ambito della Cultura rinascimentale, non un valore accessorio per l’Ar-chitettura, ma, anzi, la possibilità – trasmissibile e controllabile – di garantire “Venustas” ad un edi-ficio o ad un complesso edilizio: dalla Utilitas si giungeva alla Venustas. Dunque, il lessico dell’Or-dine – seppur costituendo un ambito ristretto e specifico, ma proprio per questo ben ‘controllabi-le’ – può restituire davvero ‘i nomi della Bellezza’ dai quali non solo è desumibile un’Estetica ‘appli-cata’, ma anche dibattiti, proposte, innovazioni ... Garantendo così, anche a noi oggi, la possibilità di una lettura specifica (e contestualizzata) dei singoli manufatti, secondo il lessico loro proprio; 2. Non esistendo a tuttoggi repertori completi a proposito di questo lessico specialistico, si tratta di un corpus «nascosto» del quale gran parte degli Storiografi contemporanei non ha consapevolezza se non per ambiti molto estesi o, al contrario, in riferimento a questioni singole (tanto che risulterebbe difficile rispondere alle semplici domande: esiste un corpus lessicale vasariano specifico in riferimento all’Ordine? Esso cambia da edizione a edizione? Come è variamente declinato a seconda dei vari usi? In che rapporti si pone con la coeva Trattatistica? E con Vitruvio? etc).

3. L’analisi si è incentrata sul lessico di Vasari non solo per la rilevanza internazionalmente riconosciuta ancora oggi all’opera dell’Architetto e per la sua ‘fortuna’ storiografico-critica, ma proprio per la decisa importanza rivestita dall’Aretino nell’ambito della Trattatistica moderna e della Letteratura artistica. In più, anche se gli studi vasariani costituiscono ormai un settore storiografico assai ricco ed esteso, nei titoli delle centinaia di contributi riferibili a Vasari, i lemmi «lingua», «linguaggio tecnico», «parole» o «lessico» non arrivano ad occupare che un numero molto ristretto di presenze (anche se più esteso rispetto ad altri Autori);

4. Se poi, all’interno degli studi vasariani, oltre a qualche riflessione di ambito rappresentativo e planimetrico, si cerca una corrispondenza puntuale tra parole e loro significati o usi

preminenti, quelle attestazioni bibliografiche si fanno ancora più esigue.

5. In ultima analisi, non va dimenticato che le «Lingua toscana» venne scelta dalla Cultura dei vari Stati della Penisola italiana (e non solo) come una sorta di ‘lingua franca’ per ‘usi intellettuali’ (letterari, ma anche scientifici) che non fossero legati al Latino come ‘Lingua internazionale’. Vasari contribuì in primis, in ambito artistico e architettonico, ad un tale ‘Primato linguistico’ della Firenze di Cosimo I16, poi riverberatosi,

come usi, importazioni e veri e propri calchi, su gran parte delle Lingue italiane ed europee. Di qui l’estremo interesse di un’analisi lessicale, anche sub specie architectonica, delle descrizioni biografiche delle “Vite”.

L’ambito architettonico della “Venustas”, rappresentato soprattutto dalle morfologie dell’”Ordine architettonico” e dal suo lessico ‘specialistico’, costituisce, dunque, un interessante banco di prova per verificare – data la sua centralità – la ricchezza delle riflessioni vasariane al proposito, i suoi rapporti con la Tradizione, gli imprestiti da altri ambiti ‘limitrofi’ o invece ‘lontani’, la coerenza del dettato vasariano; e vista poi la secolare fortuna delle edizioni delle “Vite”, la valutazione della possibilità che proprio il lessico vasariano abbia potuto influire o meno sulla creazione del generale lessico architettonico italiano ed europeo (il più delle volte, invece, si è considerato quel linguaggio tecnico, accuratamente filtrato dall’Aretino dai vari ambiti, quasi un ‘automatismo’, dandolo quasi ‘per scontato’, senza cercarne, invece, le logiche intrinseche).

Il tentativo di mettere a punto un “Vocabolario

del lessico dell’Ordine architettonico nelle ‘Vite’ di Giorgio Vasari” a quanto mi consta non era mai

stato compiuto finora: sono stati elaborati utili raffronti tra le due edizioni delle “Vite” (1550 e 1568)17 ; un “Index verborum” come censimento

delle occorrenze18 (materiali che peraltro risultano

ora in parte superati dalle più moderne banche dati informatiche con testi in rete a ricerca diretta); è stato affrontato il significato di alcuni

16. Si vedano gli ormai ‘classici’: Architettura e Politica da Cosimo I a Ferdinando I, a cura di G.Spini, Firenze, 1976; c.vasoli, La Cultura delle Corti, bologna, 1980; m.plaisance, L’Accademia e il suo Principe. Cultura e Politica a Firenze al

tempo di Cosimo I e di Francesco de’ Medici, Manziana (Roma), 2004 (1° ediz. Parigi, 1989). Da ultimo Enrico Mattiodda contesta il «mito» del “Primato fiorentino” in relazione alla Politica culturale del granduca Cosimo e Vasari (ma su una tale interpretazione la discussione può, in verità, ritenersi aperta e la tesi dello Storico difficilmente condivisibile): mattioda,

Poesia e Storia nelle “Vite” di Giorgio Vasari ..., cit.

17. p.barocchi, Indice analitico in Giorgio Vasari. Le Vite ... edizioni affrontate Torrentiniana (1550) e Giuntina (1568),

Firenze, 1963.

18. p.barocchi, s.maffei, g.nencioni, u.parrini ed e. picchi, Giorgio Vasari. Le Vite ... nelle redazioni del 1550 e del 1568.

(9)

lemmi ritenuti particolarmente significativi19 .

Non era però mai stato fatto, un tentativo ‘esteso’ come invece nel presente studio (dalla A alla Z, cioè da «Accanalare» a «Zoppo»).

Lo scopo è stato infatti, più che puntare a “Concordanze e frequenze” o all’individuazione «di parole tecniche, disperse nel mare di un lessico eterogeneo, [ad ottenere] la globalità e compat-tezza di un lessico tecnico, storico e critico, che indentifica concettualmente e linguisticamente un ramo del sapere»20 . E, soprattutto, in questo

caso non si è trattato di un ramo ‘esteso’ (come potrebbe essere l’ambito storico-artistico), ma lo specifico di un tema architettonico fondamentale nel Cinquecento, come quello relativo agli Ordini, che tenesse sempre in vista non solo il dato lingui-stico, ma soprattutto la rispondenza morfologica, proporzionale, ornamentale e sintattica, cercan-do, cioè, nel concreto, di comprendere ‘nelle for-me’ il dettato vasariano.

Non si intendeva infatti creare unicamente uno strumento utile per la “Storia della Lingua italiana” (pur in una sua accezione specialistica), quanto permettere di leggere la strutturazione delle forme architettoniche, alla luce di una connessione imprescindibile tra i “Nomi” e le “Morfologie”. Senza una tale attenzione e relazione, non sarebbe stato possibile interpretare, all’interno dei vari lemmi, le varianti di funzioni e di senso, i casi di omografi, le analogie, gli impieghi vasariani di sineddoche e metonimie, le catene semantiche, le variazioni, i dettagli etc. Con questo studio, infatti, non si è inteso elaborare un vocabolario, per così dire, ‘circolare’, poiché il numero delle voci analizzate (i lemmi) non copre il numero di tutte quante le parole che compaiono nelle definizioni e negli esempi delle “Vite” di Vasari; ma si è inteso, invece, costituire una ‘scelta’ mirata di ‘parole’ (lemmi) che evidenziassero il rapporto tra ‘Nomi’ (in senso lato) e Forme (in senso generale).

Uno studio autonomo richiederebbe, dopo la compilazione di questo lessico, una rinnovata e puntuale riflessione su che cosa fosse e come si dettagliasse, per Vasari, l’Ordine architettonico: uno studio comparativo delle varie accezioni lem-matiche; una puntualizzazione delle differenze e analogie (si pensi solo ai numerosi termini impie-gati dall’Aretino, per indicare proprio l’”Ordine”: da “componimento” a “lavoro”, da “maniera” a “opera”, oltre, naturalmente, a “Ordine” stesso, ma anche “fabbrica”, “genere”, “foggia”). Ma cer-to è che non si può compiere uno studio del lessico (vasariano e non) senza comprendere gli usi e le morfologie indicate, come si è cercato soprattutto in questo studio al di là delle corrispondenze uni-camente lemmatiche o delle ‘catene semantiche’. Infatti, colpisce ad esempio – e va fortemente sot-tolineato – un carattere ‘fondativo’ della conce-zione vasariana, rispetto ad altre trattazioni spe-cialistiche coeve (un carattere che si può cogliere solo con la consapevolezza dell’uso concreto, as-sociato ai lemmi): il fatto che nelle “Vite” l’Ordine architettonico non comprende solo le morfologie ‘usuali’ connesse ai piedritti (colonne e pilastri) e alla loro chiusura sommitale (lineare trabeata o curvilinea ad arco), ma che sono parte della stessa idea di “Ordine” anche le tessiture (o opere) murarie ed in particolare quelle medievali toscane di derivazione etrusca o classica. L’Ordine della Rustica – con le sue morfologie, i suoi montaggi e anche i suoi proporzionamenti senza piedritti e senza capitelli – si allarga, nell’ottica vasariana, ad un’Estetica naturalistica in grado, con forme tutte proprie, di affiancarsi agli Ordini ‘tradizionali’. Di qui, una ricchezza lemmatica di ampio registro (da “Rustica” a “Ordine rustico” a “Opera rusti-ca”, ma a comprendere, gerarchicamente, anche “bozza”, “bugna”, “pietra” fino alle caratterizza-zione dei montaggi quali “proiettura”, “rilievo”, “risaltare”, “sportare”, “sconnesso”, “torto” ...). Una ricchezza dunque di grande interesse per l’ordine tutto.

19. Ad esempio: e.forssman, Dorico, Ionico, Corinzio nell’architettura del Rinascimento, Stoccolma, 1961 (ediz. it. 1973);

J. summerson, Il linguaggio classico dell’architettura, Londra, 1963, (ediz. it. 19902); Natura e Artificio. L’Ordine Rustico,

le fontane, gli automi nella cultura del Manierismo europeo, a cura di M. Fagiolo, Roma, 1981; a. ghisetti giavarina, la

Basilica Emilia e la rivalutazione del Dorico nel Rinascimento, «Bollettino C.I.S.A. Centro Studi Andrea Palladio» (Vicenza), XXIX, 1983, pp.9-36; g.morolli, Vetus Etruria. Il mito degli Etruschi [e dell’ordine Tuscanico] nella letteratura architettonica,

nell’arte e nella cultura da Vitruvio a Winckelmann, Firenze, 1985; chr. thöenes e h.günther, Gli ordini architettonici:

rinascita o invenzione in Roma e l’Antico nell’Arte e nella Cultura del Cinquecento, Roma, 1985, pp.261-310; J. onians, Bearers

of meaning. The classical Orders in Antiquity, in Middle Age and in Renaissance, Princeton (U.S.A.), 1988; y. pauwels, Les

origines de l’ordre Composite, «Annali d’Architettura», 1, 1989, pp.29-46; idem, L’Ionique: un ordre en quete de base, «Annali

d’Architettura», 3, 1991, pp.7-13; L’emploi des ordres dans l’architecture de la Reinassance, Atti del Convegno (Tours, 9-14

giugno 1986), a cura di J.Guillaume, Parigi, 1992; p. zampa, L’ordine Composito, alcune considerazioni, «Quaderni del

Dipartimento di Storia dell’Architettura», giugno, 1993, pp.37-50; m.losito, La ricostruzione della valuta Ionica vitruviana

nei trattati del Rinascimento, «Mélanges de l’École Française de Rome. Italie et Méditerranée», 105, 1993, 1, 133-175; r. schofield, Il dibattito cinquecentesco sugli Ordini architettonici, Toscano e Dorico in Pellegrino Tibaldi architetto e il San

Fedele di Milano ..., como, 1994, pp.58-92; J. rykwert, The dancing column. On order in architecture, Cambridge (usa), 1996;

g. morolli, Un Tuscanico di gloria: Michelangelo e l’ordine architettonico di San Giovanni dei Fiorentini a Roma, «Bollettino

della Società di Studi Fiorentini», Parte prima: 3, 1998, pp.9-29: Parte seconda: 4, 1999, pp.59-80. v.pizzigoni, Di sotto in su.

Note sul problema angolare del Dorico durante il Rinascimento, in Saggi di Letteratura architettonica, a cura di F.P. di Teodoro, Firenze, 2009, vol. I, pp.241-255.

20. g. nencioni, Introduzione in p. barocchi, s. maffei, g. nencioni, u. parrinied e. picchi, Giorgio Vasari. Le Vite ... nelle

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Per le edizioni delle “Vite” vasariane ci si è serviti di quelle ormai d’uso comune e dunque ‘consolidate’. E cioè:

- edizione del 1550 (Torrentiniana): GiorGio

Vasari, Le Vite de’ più eccellenti Architetti, Pittori

et Scultori italiani da Cimabue insino a’ tempi nostri, Firenze, Lorenzo Torrentino, 1550 (ed.

cons. a cura di L.Bellosi e A.Rossi, Torino, 1986) - edizione del 1568 (Giuntina): GiorGio Vasari,

Le Vite de’ più eccellenti Pittori, Scultori et Architettori, Firenze, Giunta, 1568 (ed cons. a

cura di Gaetano Milanesi, Firenze, 1878-1885, rist. a cura di P.Barocchi, Firenze, 1973 con

Introduzione )

(il testo delle edizioni vasariane è stato mantenuto come presentato nelle due edizioni, salvo essere stato aggiornato, per maggiore comprensibilità, inserendo: la lettera maiuscola alla parola ‘Ordine’ in modo da rendere chiaro il riferimento all’Ordine architetteonico; utilizzando la lettera maiuscola per il nome dei diversi Ordini, quali Composto, Composito, Corinzio, Dorico, Ionico, Italico, Latino, Rustico, Toscano .... Si sono inserire le “virgolette alte” quando Vasari indicava nomi propri non evidenziati dopo «si chiama ...», «chiamano ...», «detto ...» etc. Oltre ad ulteriori ‘modernizzazioni’ grafiche che rendessero più intelleggibile lo scritto vasariano. Per la diversità delle edizioni delle “Vite” oggi ampiamente disponibili anche sul web, e sulle quali è possibile compiere la ricerca diretta di lemmi, si è preferito fare riferimento alla sola “Vita” d’Artista e non alla pagina delle varie edizioni impiegate). ModalitàdiMarcatura

Nello studio per ciascuna parola-lemma è stato messa a punto:

- elencazione dei principali significati diversi (come [1.] ...; [2.] ... etc.);

- usi articolati in contesti vari;

- identità semantiche anche in assenza di univoche denominazioni (che sono state introdotte e indicate con ‘*’: ad esempio nel caso delle “Cariatidi” di vitruviana memoria richiamate da Vasari, ma senza indicare il loro nome; o ancora come per la “Tenia”, modanatura presente nel fregio Dorico che Vasari descrive come un listello del quale però non riporta la denominazione vitruviana; o ad indicare la “trabeazione”, denominazione assente nelle “Vite”, ma fondametale per comprendere la strutturazione della ‘parte alta’ dell’Ordine); - principali relazioni con la trattatistica precedente (specie con Vitruvio e Alberti);

- relazione con il contesto linguistico, aulico, fiorentino rappresentato dalla prima edizione, nel 1612, del “Vocabolario degli Accademici della

Crusca” di pochi decenni dopo l’uscita dell’ultima

edizione delle “Vite” (e a volte anche con il “Dizionario del Disegno” di Filippo Baldinucci del 1681, vista la sua specificità);

- indicazione dei principali passi in cui individuare il lemma con i suoi diversi significati e in relazione al ‘contesto d’uso’ (alla voce “attestazioni”

come 1. ...; 2. ... etc.);

- individuazione di possibili catene semantiche di significati analoghi o similari, la cui lettura delle esplicazioni lemmatiche può aiutare nella comprensione (alla voce “riferimenti lessicali Generali”);

- segnalazione dell’uso dello stesso lemma (indipendentemente dalla identità o diversità del significato e dell’impiego rispetto alle “Vite”) nella trattazione di altri Autori coevi (alla voce “anchein ...”). Ogni Autore ha i propri usi dei

vari lemmi (concordanti, discordanti, omologhi ... rispetto a quelli vasariani) a suggerire con ciò tutta una serie di possibili considerazioni, circa il rapporto tra il ‘mondo teorico di Vasari’ e quello della restante Trattatistica architettonica (cfr.: abbreViazioniinusoper fontiulteriori), che

richiederebbero studi singoli.

Si è trattato, con ciò, di poche indicazioni meto-dologiche, ma estremamente significative, finaliz-zate a realizzare quella prassi che va sotto il nome di «marcatura» e che ha lo scopo di agevolare la lettura grazie ad una omologazione della veste editoriale e con una individuazione sistematica di tutti i singoli contesti. E tra i principali si pon-gono dunque i cosiddetti tre macrocontesti indi-viduati: lemma, definizione, citazioni e relazioni. Una importante notazione va fatta anche sui ‘sot-tolemmi contestuali’ (avverbi, voci verbali, deri-vati) che sono qui inseriti spesso nella voce princi-pale (ad esempio “sodo” in “sodezza”), a costitu-ire un lessico ‘nascosto’ più ricco; così facendo si sono riusciti a sistematizzare anche i significati del lemma registrati sotto altra voce o le sfumature di significato non evidenziate nell’uso del lemma principale. Inoltre, sono stati spesso segnati, in quanto desunti dal “Vocabolario degli Accademici

della Crusca” o meglio dal “De Architectura” di

Vitruvio, i cosiddetti ‘riferimenti paraetimologi-ci’, cioè quei riferimenti linguistici latini o greci, che hanno la funzione di limitare e di scandire i campi semantici della voce nei vari contesti. IL LESSICO DELL’ORDINE ARCHITETTONICO VASARIANO

aVVertenzarelatiVaallefontiVasariane impieGate

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simbolieabbreviazioniinuso

/... / = indica passi presenti solo nell’edizione del 1550;

{... }= indica passi, o una Vita d’Artista (con relativi passi), presenti solo nell’edizione del 1568;

* = indica un lemma assente nelle “Vite”, ma al quale Va-sari allude concettualmente con una perifrasi o un discorso intero e, dunque qui inserito per comodità di comprensione; ‘...’ = rimanda alla voce di cui si sta trattando, oppure ad una esplicazione inserita nel presente studio per maggiore chiarezza;

“...” = rimanda ad una voce di “Dizionario” (lemma), af-frontata nel presente studio;

[...] = inserimento esplicativo all’interno del passo vasariano da parte di chi scrive per ‘ricucire’ il discorso complessivo; abbreviazioniinusoperfontiulteriori

alb-de re = Leon Battista Alberti, De Re Aedificatoria, 1452-1472 (ed. cons. L’Architettura, a cura di G. Orlandi e P. Portoghesi, Milano, 1966).

alb./bart. = L’Architettura di Leonbatista Alberti tradotta in

lingua Fiorentina ... con la aggiunta de’ disegni, a cura di Cosi-mo Bartoli, Firenze, Lorenzo Torrentino, 1550 (ed cons. Ve-nezia, De’ Franceschi, 1565, rist. anast. Sala Bolognese, 1985). alb./lauro = I dieci libri de “l’Architettura” di Leon Battista

Alberti ... novamente da la Latina ne la Volgar Lingua con molta diligenza tradotti (da Pietro Lauro modenese), Vene-zia,Vincenzo Valgris, 1546.

baldinucci = Filippo Baldinucci, Vocabolario toscano

dell’Arte del Disegno, Firenze, 1681.

barb. = Il Commento di Daniele Barbaro in I Dieci Libri

dell’Architettura di Vitruvio tradotti e commentati, a cura di Daniele Barbaro, Venezia, Francesco de’ Franceschi, 1567 (ed. cons. a cura di M. Tafuri, Milano, 1987).

cat.-cataneo = Pietro Cataneo senese, Libro Quinto [dove]

si tratta di quel che s’aspetta all’ornato per le fabbriche in Idem, L’Architettura. Libri Otto, Venezia, stamperia Manu-zio, 1567 (ediz. cons. rist. anast. Sala Bolognese, s.d.). ces. = Il Commento di Cesare Cesariano in Cesare

Cesa-riano, Vitruvio. De Architectura traslato, commentato e affi-gurato, Como, Gotardo Da Ponte, 1521 (ed. cons. a cura di A.Bruschi, A.Carugo, F. P. Fiore, Milano, 1981).

pal.-palladio = Andrea Palladio, I Quattro Libri

dell’ar-chitettura, ne’ quali, dopo un breve trattato de’ cinque ordini, et di quelli avertimenti che sono più necessarii per fabricare, si tratta delle case private, Venezia, de’ Franceschi, 1570 (ora rist. anast. Milano, 1981).

scam.-scamozzi = Vincenzo Scamozzi, L’Idea

dell’Architet-tura Universale, Venezia, Giorgio Valentino, 1615 (ed. cons. rist. anast. Sala Bolognese, s.d.).

serl-serlio, 1537 = Sebastiano Serlio, Libro Quarto. Regole

generali di Architettura sopra le cinque maniere degli edifici ... cioè Dorico, Ionico, Corinthio e Composito, Venezia, 1537ed. cons. Sebastiano Serlio. I sette Libri dell’Architettura, a cura di Gian Domenico Scamozzi, Venezia, Franceschi, 1584. (Rist. anast. Sala Bolognese, s.d.).

vign-vignola = Jacopo (Giacomo) Barozzi da Vignola,

Re-gola delli cinque ordini d’architettura, Roma, s.d. all’incirca 1562 (ediz. cons. a cura di M. Walcher Casotti in Pietro Ca-taneo e Giacomo Barozzi da Vignola. Trattati con l’aggiunta di scritti di Architettura, Milano, 1985, pp.512-538 e Avver-tenze per la trascrizione filologica, pp.511-512).

vitr-de arch. = Marco Vitruvio Pollione, De Architectura libri decem, I sec, a.C. (ed. cons. Vitruvio Pollione, De Archi-tectura, a cura di A.Corso e P.Gros, E.Romano, Torino, 1997) vitr./ces. = Cesare Cesariano, Vitruvio. De Architectura

traslato, commentato e affigurato, Como, Gotardo Da Pon-te, 1521 (ed. cons. a cura di A.Bruschi, A.Carugo F.P.Fiore, Milano, 1981).

notabibliograficasullemma «maniera»

Il termine «Maniera» (da cui “Manierismo”, ma anche l’I-taliano “manierato”) è probabilmente uno di quelli che ha avuto la maggiore attenzione storiografica nell’ambito della Letteratura artistica, anche se, soprattutto, in ambito di bi-bliografia generale (si vedano gli ormai ‘classici’: g. brigan -ti, La Maniera italiana, Roma, 1961; c. h. smyth,

Manne-rism and «Maniera», Locust Valley [N.Y.] s.d. [ma 1962]; a. hauser, Il Manierismo: la crisi del Rinascimento e l'origine

dell'arte moderna, Torino, 1965; a. bonito oliva,

L'ideolo-gia del traditore: arte, maniera, manierismo, Milano, 1976; a. pinelli, La bella maniera: artisti del Cinquecento tra regola

e licenza, Torino, 1993; r. barilli, Maniera moderna e

Ma-nierismo, Milano, 2004). Si tratta però di testi che non hanno affrontato le specificità dell’Ordine architettonico, anche se restano interessanti, come orizzonte lessicale e applicativo, le varie declinazioni del termine «Maniera» nell’uso artisti-co. Per quelle varie declinazioni vedano da ultimo: c. fal -ciani, Il Pontormo alla Certosa fra Leonardo e la “maniera

stietta tedesca” in Pontormo e Rosso Fiorentino, le divergenti vie della Maniera, Catalogo della Mostra, a cura di C. Fal-ciani e A. Natali, Firenze, 2014, pp.191-203; t. mozzati,

“Alla maniera de’ Fiorentini”: diffusione e tendenze del gusto nel Rinascimento italiano, in La Primavera del Rinascimen-to, Catalogo della Mostra, a cura di B. Paolozzi Strozzi e M. Bormand, Firenze, 2013, pp.181-187; v. romani, Pietro

Bembo tra cultura figurativa cortigiana e “Maniera moder-na”, in Pietro Bembo e l’invenzione del Rinascimento, Cata-logo della Mostra, a cura di G. Beltramini, D. Gasparotto e A. Tura, Venezia, 2013, pp.32-47; a. sherman, “Ad ogni

maniera”: Tintoretto imitates Veronese? in Inganno. The Art of Deception, a cura di S. Gregory e S. A. Hickson, Adelshot (GB), 2012, pp.68-81; a. scotti, La “bella maniera”:

archi-tetti, committenti, teoria e forma dell’Architettura tra Roma e Milano nel Cinquecento in Lombardia manierista, a cura di M. T. Fiori, Brescia, 2009, pp.69-101; ch. l. frommel,

“Ala maniera e uso delj boni Antiqui”: Baldassarre Peruzzi e la sua quarantennale ricerca dell’Antico in Baldassarre Peruzzi (1481-1536), a cura di Ch.L.Frommel, Venezia, 2005, pp.3-82; a. orlando, La “dolce maniera” del cambiasesco Pier

Francesco Piola, «Paragone. Arte», 49, 2003, pp.33-41. Per Vasari in particolare: a.natali, “Il moto e il fiato”:

Leonar-do e il primato dei Toscani nelle “Vite” di Vasari, Catalogo della Mostra, a cura di P. Refice, Firenze, 2011, pp.103-111; e. concina, Giorgio Vasari, Francesco Sansovino e la

“ma-niera greca” in “Hadriatica”, attorno a Venezia e al Medioevo ... Scritti in onore di Wladimiro Dorigo, a cura di M.Agazzi, E.Concina, G.Trovabene, Padova, 2002, pp.89-96. vitr/barb. = I Dieci Libri dell’Architettura di Vitruvio

tra-dotti e commentati, a cura di Daniele Barbaro, Venezia, Francesco de’ Franceschi, 1567 (ed. cons. a cura di M. Tafu-ri, Milano, 1987).

vocabolariodegli accademici della crusca, Venezia, 1612 (1° edizione e successive nel corso del XVII secolo). Insieme al “Dizionario” di Baldinucci si tratta di tappe fon-damentali anche per la Lessicografia specialistica italiana, non solo in quanto opere strettamente correlate fra loro, ma perché attraverso il “Vocabolario della Cusca” il lessico storico-artistico in primis vasariano venne filtrato attraverso quello dell’uso; mentre nel “Vocabolario” tecnico di Baldi-nucci quel lessico risultava connesso ad una letteratura spe-cifica di nuovo di ambito artistico. Gli ‘imprestiti’ vasariani non si sono mostrati in verità molti, ma spesso entrambi i “Vocabolari” servono a noi per illuminare su concetti gene-rali noti a Vasari stesso (desunti da Dante, Petrarca, Boccac-cio) o a lui coevi (come da Borghini).

(12)

*ABUSO

Al contrario di gran parte della Trattatistica cinque-centesca Vasari non impiega questo termine nelle “Vite”, sostituendolo, piuttosto, con varie altre locu-zioni, come «sproporzione» (proporzionale), «erro-re» (morfologico) e così via. Del resto, nella «lingua Toscana» il termine, diffuso in altre realtà regionali (come il Veneto), aveva significato ridotto di «abu-sione, disusanza, trasandamento. Latino

“desuetu-do”», come dimostrava anche il “Vocabolario degli Accademici della Crusca” del 1612.

attestazioni: non risultano attestazioni

vasariane. riferimenti lessicali generali: errore,

sproporzione.

ACCANALARE (e ACCANALATO)

Nel senso di ‘scanalare’. Per quanto riguarda il fusto della colonna, già Vitruvio prevedeva, per l’ordine Dorico, la presenza di scanalature (III,5,14:

«striges»); e così, in linea con la trattazione canonica

vitruviana, anche Vasari contemplava un tale trattamento, di ‘accanalatura’, cioè di trattamento diffuso su di una superficie mediante la realizzazione di canali contigui. Infatti «volendo accanalare le colonne, vogliono essere il numero de’ canali ventiquattro, ma spartiti talmente che ci resti fra un canale e l’altro la quarta parte del canale che serva per piano» (Introduzione all’opera, III, l’’ordine Ionico’). L’architettura fiorentina del Quattrocento aveva impiegato anche fusti di colonna lisci, ma l’ordine Dorico non era stato impiegato, per cui finiva per trattarsi dell’«accanalatura» dei fusti, si configurava come un tipo di trattamento adatto degli ordini ‘superiori’. Nel monumento a Giovanni dalle Bande Nere ora sul sagrato della chiesa di San Lorenzo, successivo al 1540, era stato adottato un ‘Dorico di gloria’ per le colonne addossate poste ai lati del grande dado-basamento, per cui la trattazione di Vitruvio sembrava ritornare di grande attualità; Vasari, dunque, pareva ribadire il canone della ‘Regola’, seppur con tutte le dovute differenze del caso. Del resto, lo stesso Aretino sottolineava,

vitruviano more, come si trattasse, per le scanalature

del fusto Dorico, di «facce» (con spigolo vivo), più che non di «canali» (tipici invece dello Ionico e del Corinzio). Ne emergeva, dunque, un Vasari, filologicamente ‘lettore’ di Vitruvio, oltre che di Leon Battista Alberti, che peraltro, nel suo “De Re

Aedificatoria” del 1452-1472, aveva puntualmente

alluso (De Re, VII,IX,14-15) alla trattazione vitruviana; e la ‘mediazione albertiana’ per Vasari era ovviamente costituita dalla recentissima traduzione “in lingua Toscana” (edita nel 1550) di Cosimo Bartoli. Così, il più rilevante caso di ‘accanalatura’, cioè di trattamento diffuso di una superficie mediante la realizzazione di canali contigui, restava quello del fusto delle colonne dei vari Ordini. In particolare per Vasari, «se si ha da vedere la colonna accanalata nel Dorico, vogliono essere venti facce in cambio de’ canali, e non rimane fra canale e canale altro che il

canto vivo» (Introduzione all’opera, III). Interessante il fatto che il termine entri nel “Vocabolario degli

Accademici della Crusca” solo nella sua quarta

edizione del 1729-1738 (risultando assente nella prima del 1612), con il riferimento a «una sola colonna, che varia dall’altre, che è l’accanalata» (da l’”Origine della città di Firenze” di Vincenzo Borghini [1584], Firenze, 1602, p.147).

attestazioni: Introduzione all’opera, III. L’‘ordine

Dorico’. riferimenti lessicali generali: canale,

colonna accanalata, striato ACCOMODARE

Nel senso di montare, o collocare, in uno spazio o in luogo, ottenendo un effetto di «grazia, misura, proporzione e convenienza». Strettamente connesso all’ambito della percezione visiva, oltre che, naturalmente, dell’individuazione morfologico-proporzionale, il verbo fa riferimento ad un concetto di Bellezza, che non è solo condizionata dall’oggetto in sé (che può essere appunto anche molto bello), ma che va contestualizzata con il montaggio che di quell’oggetto si fa in rapporto al suo contesto, per ottenere, complessivamente, «grazia, misura, proporzione e convenienza». Vasari, cioè riprende, pur senza nominarle, le categorie vitruviane di “Ordinatio” e di “Dispositio”. Un uso tecnico che peraltro non trova alcun riscontro nella prima edizione del “Vocabolario degli Accademici della

Crusca” (1612) che riporta (ad vocem) un blando

significato di «legar o attaccare fune, o sì fatta cosa, a che si sia, purché la tenga» desunto da Giovanni Boccaccio. Le attestazioni nelle “Vite” risultano varie: nel 1568 i riferimento al «{[cortile del palazzo pubblico della Signoria a Firenze, dove] Michelozzo fece una porta con pilastri ... nel fregio della quale

accomodò tutte l’arme del comune}» (Vita di Michelozzo); il ricordo, sempre nel 1568, che «{il

fatto sta non in aver solamente ritratti e disegni di cose belle, ma di saperle accomodare secondo che è quello a che hanno a servire, con grazia, misura, proporzione e convenienza. Ma quanto fu e sarà sempre lodata questa cornice del Cronaca, tanto fu biasimata quella che fece nella medesima città al palazzo de’ Bartolini [Bartolini-Salimbeni] Baccio d’Agnolo che ... tornò tanto male, per non aver saputo con giudizio accomodarla, che non potrebbe star peggio e pare sopra un capo piccino una gran berretta}» (Vita di Simone Pollaiolo detto il Cronaca). Ancora: «{per Andrea cardinale della Valle, [ivi]

accomodò nel partimento di quell’opera, colonne

basse e capitegli antichi}» (Vita di Lorenzetto).

attestazioni: Vita di Michelozzo, il Palazzo Pubblico

della Signoria a Firenze; Vita di Simone Pollaiolo

detto il Cronaca: la ‘cornice Corinzia’ di palazzo

Strozzi e quella di Baccio d’Agnolo in palazzo Bartolini Salimbeni a Firenze; Vita di Lorenzetto, Sant’Andrea della Valle in Roma. anche in: Ser.,

IV,5,p.129; Cat.,V,III,pp.112-113; Vign., Tav.XXI; Pall.,I,15/19,pp.22/51; Scam.II,VI,18,p.70.

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