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Per Vasari il fregio Ionico doveva essere in rapporto con la restante trabeazione e mentre «la sua cornice è adorna di mensole e di dentelli, et il suo fregio con un poco di ‘corpo tondo’ [torato]». Il fregio doveva cioè avere un profilo non rettilineo, ma essere leggermente incurvato (cosa non prevista da Vitruvio, ma attestata in molte rovine).

attestazioni: Introduzione all’opera, III, l’’ordine

Ionico’. riferimentilessicaligenerali: architrave

Ionico, cornice Ionica, ordine Ionico. anche in:

Vitr./ Ces., p.LVIIII; Vitr./ Barb., p.159; Alb./ Bart.,pp.229-230; Ser.IV,7,p.161; Vign., Tav. XV; Cat.,V,VII,p.124; Pall.,I,16,pp.28,37; Scam. II,VI,7,p.21.

*FREGIO RUSTICO o TOSCANO

Vasari non fornisce alcuna specifica informazione, forse anche perché già Vitruvio (De Arch, IV,VII,5) aveva previsto una ‘cornice architravata’, cioè la cor- nice direttamente poggiante sull’architrave con eli- sione appunto del fregio. La sistematizzazione della Trattatistica moderna aveva in molti casi, invece, in- serito un fregio (Serlio, IV,5,p.128v; Vignola, Tav.IV; Cataneo, V,III,pp.112-113), ma Vasari mostra invece di seguire la ‘filologia vitruviana’.

attestazioni: Introduzione all’opera, III, l’’ordine Rustico

o Toscano. Non risulta alcuna attestazione al proposito. riferimentilessicaligenerali: ordine Rustico.

FRONTESPIZIO

Nel senso di frontone, Parte Principale quale grande chiusura in genere triangolare (se non ad arco di cerchio o rettangolare) di un fabbrica e dell’Ordine. Ricordava Vasari, nell’edizione del 1568, come la porta Palio di Verona di Sanmicheli «è di facciata larghissima e tutta di bozze .... Sopra è un cornicione Dorico ricchissimo con le sue apartenenze, sopra cui doveva andare un frontespizio con suoi fornimenti».

attestazioni: {Vita di Michele Sanmicheli}, l’’opera

Rustica’ associata all’ordine Dorico. riferimenti lessicali generali: cornicione. anche in: Vitr./

Barb., p.120; Alb./ Lauro, p.153v; Alb./ Bart., pp.226- 227; Ser., IV,5,pp.131,133v; Pall.,I,20,p.51; Scam. II,VI,12,p.41.

FUSAROLO

Decorazione consistente in una serie di elementi sferici e fusiformi (la cui forma derivava appunto dal fuso), alternati a ‘rocchetti; rimandava, dunque, a quel legame tra Abbigliamento e Architettura che a livello ornamentale trovava la propria massima espressione (con fregi, ricami, intagli, collarini, etc.). [1.] Vasari ricordava quell’ornamentazione, realizzata ad intaglio, allorché prescriveva che «[se l’opera] non resta pulita, ma si intagli in tai cornici e fregi, fogliami, uovoli, fusaroli, dentelli, guscie et altre sorte d’intagli, in que’ membri che sono eletti a intagliarsi da chi le fa, ella si chiama “opera di quadro intagliata” overo “lavoro d’intaglio”». [2.] Per effetto linguistico di metonimia, poiché le fusarole erano poste nelle modanature a sezione semircolare, come gli astragali, Vasari usava la decorazione per indicare l’astragalo decorato del capitello Ionico: «Giuliano da Sangallo cominciò il primo chiostro di Cestello [Santa Maria Maddalena dei Pazzi a Firenze] {e ne fece quella parte che si vede di} componimento Ionico, {ponendo i capitelli sopra le colonne con la voluta che girando cascava fino al collarino dove finisce la colonna, avendo sotto l’uovolo e fusarola} (Vita di Giuliano e Antonio da Sangallo).

attestazioni: 1. Come decorazione fusiforme:

Introduzione all’opera, II, l’ornamentazione «doppia». 2. Ad indicare, per metonimia, l’astragalo decorato a fusarole: Vita di Giuliano e Antonio da

Sangallo, l’‘ordine Ionico’ di Santa Maria Maddalena

dei Pazzi a Firenze. riferimentilessicaligenerali:

intaglio, ornamentazione. anche in: Vign., Tav.

XXVI; Pall.,I,18,p.49. FUSO

‘Fuso’ vale per Vasari come ‘fusto’ della Colonna, membro fondamentale tra Base e Capitello, soggetta ad affusatura (entasis + rastremazione), a possibile scanalatura (e rudentatura), a ornamentazioni diverse (come candelabre, mensole, trattamenti vari). All’interno del “Vocabolario degli Accademici della

Crusca”, nell’edizione del 1612, si sottolineavano

le analogie con il fuso per filare: «strumento di legno, lungo comunemente intorno a un palmo, diritto, torníto, e corpacciuto nel mezzo, sottile nelle punte»; per cui l’analogia portava che «è fuso il fusto della colonna. Latino: “scapus”. E “colonna ben fusata”, cioè ben tirata e proporzionata». In

precedenza Vasari aveva sottolineato che «debbono i componimenti dove s’ornano le facce o fuori o dentro, aver corrispondenza nel seguitar gli ordini lor nelle colonne, e che i fusi di quelle non siano lunghi o sottili, o grossi o corti, servando sempre il decoro degli ordini suoi» (Introduzione all’opera, VII). E quindi che «{per la cupola di San Pietro a Roma ... sopra la tribuna ... il fuso della colonna è 43 palmi e mezzo}» (Vita di Michelagnolo).

attestazioni: Introduzione all’opera, VII, come ben

proporzionare; Vita di Michelagnolo, le colonne che ornano i pilastroni nella cupola di San Pietro a Roma. riferimenti lessicali generali: colonna.

anche in: Vitr./Barb., p.132; Alb./ Lauro, p.137;

Alb./Bart., p.213; Ser., IV,5,p.127v; Vign., Tav.XXXI; Cat.,V,XI,p.131; Pall.,I,13,p.15; Scam.II,VI,11,p.37. GENERE

Nelle “Vite”, la denominazione di ‘genere’ risulta sinonimica a quella di ‘Ordine’, tanto che «Bramante diede principio al palazzo ch’a San Biagio sul Tevere [il palazzo dei Tribunali in via Giulia a Roma] si vede ... di opera Rustica bellissimo ... {che da quelli della professione è tenuto il più bello Ordine che si sia visto mai in quel genere}» (Vita di Bramante). Tanto che «l’ordine fu il dividere l’un genere dall’altro, sì che toccasse ad ogni corpo le membra sue e non si cambiassero più tra loro il Dorico, lo Ionico, il Corinzio e il Toscano; e la misura fu universale» (Proemio alla Parte Terza). Anche Vasari sembrava anticipare, anche se non con la lucidità che si addiceva alla Filosofia («l’ordine fu il dividere l’un

genere dall’altro»), la sistemazione teorica riassunta,

pochi decenni dopo (1612), dal “Vocabolario degli

Accademici della Crusca”, laddove «”genere”:

secondo i Loici, è quel, che comprende sotto di se le spezie. Latino “genus”; Greco “γένος”. E

«”spezie”: che comprende sotto di se più cose, differenti solamente di numero [gli individui]. Latino: “species”». Così, il «genere» sarebbe venuto a comprendere tutti i componenti (colonne, pilastri, lesene costituiti da parti principali, membri, porzioni ed elementi e modanature); le «specie» sarebbero stati i singoli Ordini canonici (Toscano-Rustico, Dorico, Ionico, Corinzio, Composito); gli «individui» ne rappresentavano la singola esplicazione. Per Vasari, forse non con la stessa lucidità gerarchica, «genere» equivaleva a «Ordine», ma anche «specie» sembrava rimandare allo stesso concetto («ecci un’altra specie di lavori che si chiamano “Tedeschi”: Introduzione all’opera, III), anche se, probabilmente la differenza, in questo caso, sembrava risiedere tra il Canone (ordini Toscano-Rustico, Dorico, Ionico, Corinzio, Composito) e le forme «Tedesche» anti-canoniche. attestazioni: Vita di Bramante, l’’opera rustica’

del palazzo dei Tribunali a Roma; Proemio alla

Parte Terza, gli Ordini architettonici. riferimenti lessicaligenerali: lavoro, maniera, ordine, specie.

anchein: Scam.II,VI,3,31,pp.8,148.

GHIRIBIZZARE

Se il “Vocabolario degli Accademici dell Crusca” nella sola 3° edizione del 1691 presentava una voce autonoma per ‘ghiribizzare’ (nelle edizioni

precedenti del 1612 e del 1623 si rimandava a “fantasticare”), la spiegazione relativa indicava comunque «fantasticare: e dicesi dello stillarsi di continovo il cervello, pensando nuove invenzioni, trovati straordinarj, e strani. Latino “anquirere”, “comminisci”, “animo volvere”, “meditari”, “agitare”». Tra gli esempi presentati, significativi per il XVI secolo, ben due passi di Benedetto Varchi: «fantasticare, val mulinare, ghiribizzare, girandolare, arzigogolare» (da Ercolano, dialogo nel quale si

ragiona generalmente delle lingue e in particolare della Fiorentina e della Toscana, 1570); e «andava

sempre ghiribizzando qualche arzigogolo» (da

Storia fiorentina, 1545-1565 poi 1721). Anche Vasari,

contemporaneamente a Varchi, impiegava il termine con lo stesso significato, inteso in senso quasi positivo anche se con qualche riserva d’invenzione, allorché ricordava, nella sola edizione del 1568, come Andrea Contucci da Monte San Savino «fece nella sua giovinezza per Simone Pollaiuolo, altrimenti [detto] il Cronaca, due capitelli di pilastri per la Sagrestia di Santo Spirito [a Firenze] che gl’acquistarono grandissima fama {e furono cagione che gli fu dato a fare il ricetto, che è fra la detta sagrestia e la chiesa; e perchè il luogo era stretto, bisognò che Andrea andasse molto ghiribizzando}».

attestazioni: Vita di Andrea Contucci da Monte San

Savino, l’errore nel non fare cadere le costolonature

delle volte sui piedritti sottostanti. riferimenti lessicali generali: arco, capriccio, ingegno,

inventare, studio, terribilità. GHIRLANDA

Tra gli elementi decorativi maggiormente impiegati fin dall’Antichità vi era sicuramente la ‘ghirlanda’, variamente declinata – dal punto di vista compositivo e ornamentale – a seconda dei suoi componenti. Anche i Moderni, ovviamente avevano riutilizzato l’ornamento e Vasari ricordava al proposito, nell’edizione del 1568, in particolare che «{Benedetto alla Madonna delle Grazie che è poco fuor Arezzo, facendo un portico e una salita ... nel portico ... fece per gocciolatoio una ghirlanda di rosoni intagliati di macigno che sportano in fuori un braccio et un terzo}».

attestazioni: Vita di Benedetto da Maiano, ‘sopra

il capitello’, il cornicione. riferimenti lessicali generali: corona, gocciolatoio, cornicione, rosone.

anchein: Pall.,I,20,p.52.

GIRARE

Vasari impiega il verbo ‘girare’ per tutte le strutture o modanature che hanno un andamento continuo che, abbracciandone o toccandone altri, può configurarsi come semircircolare o rettilineo. [1.] Con andamento semircolare e/o spingente, sia di archi, sia di strutture: «{a Cosimo Rucellai Alberti fece il disegno del palazzo che egli fece nella strada che si chiama la Vigna [Vecchia a Firenze] e quello della loggia che gl’è dirimpetto, nella quale, avendo girati gl’archi sopra le colonne strette nella faccia dinanzi e nelle teste, perché volle seguitare ei medesimi e non fare un arco unico, gl’avanzò da ogni banda spazio, onde fu forzato fare alcuni risalti ne’ canti di dentro; quando

poi volle girare l’arco della volta di dentro, veduto non potere dargli il sesto del mezzo tondo, che veniva stiacciato e goffo, si risolvette a girare in sui canti, da un risalto all’altro, con certi archetti piccoli}» (Vita di Leon Battista Alberti). E così «{nel modello per la cupola di San Pietro a Roma ...[la tribuna a cupola] sopra il cornicione che gira di dentro in tondo, si posa sopra i quattro ‘pilastri grandi doppi’ che si muovono di terra}» (Vita di Michelagnolo). [2.] Come andamento all’incirca semicircolare di modanature del capitello dell’ordine Ionico, Vasari ricorda che «il capitello Ionico sia ben girato con le sue volute, o cartocci o viticci che ognun se li chiami, come si vede al Teatro di Marcello in Roma sopra l’ordine Dorico» (Introduzione all’opera,III). E nell’applicazione moderna, nella sola edizione del 1568, che «Giuliano da Sangallo cominciò il primo chiostro di Cestello [Santa Maria Maddalena dei Pazzi a Firenze] {e ne fece quella parte che si vede di} componimento Ionico, {ponendo i capitelli sopra le colonne con la voluta che girando cascava fino al collarino dove finisce la colonna}» (Vita di Giuliano

e Antonio da Sangallo. [3.] Molto più raramente il

verbo viene impiegato per indicare un andamento rettilineo, continuo sorpassando gli angoli, delle modanature. Così, infatti, nella sola edizione del 1568, l’Aretino notava come «per la sepoltura del signor Giovanni de Medici in San Lorenzo a Firenze, Baccio murò tutto l’imbasamento, il quale è un dado isolato di braccia quattro incirca per ogni verso, et ha dapiè un zoccolo con una modanatura a uso di basa che gira intorno intorno» ({Vita di Baccio

Bandinelli}).

attestazioni: 1. Ad indicare un andamento

semircolare e/o spingente, sia di archi, sia di strutture:

Vita di Leon Battista Alberti, gli archi della Loggia

Rucellai a Firenze; Vita di Michelagnolo, i pilastroni nella cupola di San Pietro a Roma. 2. Come andamento all’incirca semicircolare di modanature del capitello dell’ordine Ionico: Introduzione all’opera, III, l’’ordine Ionico’; Vita di Giuliano e

Antonio da Sangallo, l’’ordine Ionico’ di Santa Maria

Maddalena dei Pazzi a Firenze. 3. Per indicare un andamento rettilineo, continuo sorpassando gli angoli, delle modanature: {Vita di Baccio

Bandinelli}, le modanature del «basamento» del

monumento a Giovanni dalla Bande Nere a Firenze. riferimenti lessicali generali: modanatura.

anche in: Alb./Bart.,pp.218-219: Vign., Tavv.XIX-

XX; Pall.,I,16,p.33; Scam.II,VI,29, p.136. GIUDIZIO

Nella valutazione del risultato finale nel montaggio di un costrutto, Vasari sottolinea come il ‘giudizio’ e cioè l’apprezzamento da parte del Pubblico intendente (l’opinione pubblica) e l’”occhio”, cioè l’effetto visivo della percezione, costituiscano i due principali parametri. E ciò più di quanto non possa essere la correttezza della Progettazione ‘a tavolino’ (le “seste”) o il riferimento a modelli aulici (antichi o dettati da noti Maestri). Lo si era sperimentato nel caso dell’assai discusso palazzo Bartolini Salimbeni di Baccio d’Agnolo realizzato a Firenze e dell’invece assai apprezzata cornice di palazzo Strozzi del

Cronaca. Così, nel 1568, sottolineava Vasari come «{non basta agl’Artefici, come molti dicono, fatto ch’egli hanno l’opere, [qualora tornino male come la cornice di Palazzo Bartolini a Firenze] scusarsi con dire “elle sono misurate a punto dall’Antico e sono cavate da buoni maestri”, atteso che il buon giudizio e l’occhio più giuoca in tutte le cose, che non fa la misura delle seste}».

attestazioni: Vita di Simone Pollaiolo detto il

Cronaca, la ‘cornice Corinzia’ di Palazzo Strozzi

a Firenze. riferimenti lessicali generali:

occhio, misurare, sesta. anche in: Ser.IV,7,p.158v;

Cat.,V,III,pp.112-113; Scam.II,VI,30,p.140. GIUOCARE

Nel senso di ‘avere rilevanza’, ‘condizionare’, Vasari sembra alludere ad un significato esistenziale, che mette l’Architettura e anche la strutturazione degli Ordini al centro del ‘gran gioco’ della Vita (da cui derivano fama, successo, o, al contrario, la disgrazia): nell’espressione del giudizio su un’opera da parte della Comunità, infatti, ‘giocano’ alcuni fattori, mentre altri vengono ignorati o depressi. Così, «non basta agl’Artefici, come molti dicono, fatto ch’egli hanno l’opere, [qualora tornino male come la cornice di Palazzo Bartolini a Firenze] scusarsi con dire “elle sono misurate a punto dall’Antico e sono cavate da buoni Maestri», atteso che il buon giudizio e l’occhio più giuoca in tutte le cose, che non fa la misura delle seste}».

attestazioni: Vita di Simone Pollaiolo detto il

Cronaca, la ‘cornice Corinzia’ di Palazzo Strozzi a

Firenze. riferimentilessicaligenerali: giudizio.

GOCCIA

Nell’ordine Dorico, la «campanella» è la «goccia» che, sotto il listello («pianetto»), o tenia, chiude in basso, in serie, il triglifo del fregio, scendendo sull’architrave; a memoria degli incastri delle travi e delle loro testate, si tratta della lapideizzazione dei ‘chiodi’ che, nell’architettura lignea, fissavano appunto il triglifo. E così infatti Vasari: «serra l’architrave, risaltando con una lista, i risalti e da piè fa un pianetto sottile, tanto quanto tiene il risalto; a piè del quale fanno sei campanelle per ciascuno, chiamate “gocce” dagli Antichi».

attestazioni: Introduzione all’opera, III, l’‘ordine

Dorico’. riferimenti lessicali generali:

campanella, pianetto. anchein: Vitr./Ces., p.LXV;

Barb., p.145; Cat.,V,IV,p.116; Pall.,I,15,p.26; Scam. II,VI,31,p.148.

GOCCIOLATOIO

Porzione della cornice (cornicione) della trabeazione, il ‘gocciolatoio’ (o “corona”) si mostra in genere piuttosto sporgente e, dunque, notevolmente in vista. Infatti nell’ordine Corinzio «il suo architrave, fregio e cornice con le misure descritte da Vitruvio, siano tutte intagliate con le mensole et uovoli et altre sorte d’intagli sotto il gocciolatoio» (Introduzione all’opera, III). La superficie del gocciolatorio stessa poteva diventare elemento qualificante: «{Benedetto alla Madonna delle Grazie che è poco fuor Arezzo, facendo un portico e una salita ... nel portico ... fece

per gocciolatoio una ghirlanda di rosoni intagliati di macigno che sportano in fuori un braccio et un terzo}» (Vita di Benedetto da Maiano).

attestazioni: Introduzione all’opera, III, l’‘ordine

Corinzio’; Vita di Benedetto da Maiano, ‘sopra il capitello’. riferimentilessicaligenerali: corona.

anchein: Vitr./Barb., p.162; Alb./ Bart.,pp.229-230;

Ser., IV,5,p.128v; Cat.,V,III,pp.112-113; Pall.,I,15,p.26; Scam.II,VI,17,p.67.

GOFFO

L’effetto percettivo di una mancata estensione del sesto di un arco risulta esse ‘goffo’ e “stiacciato” nel caso non sia stato calcolata bene la possibilità di sviluppo degli appoggi e della monta. Così era successo a Leon Alberti che «{a Cosimo Rucellai Alberti fece il disegno del palazzo che egli fece nella strada che si chiama la Vigna [Vecchia a Firenze] e quello della loggia che gl’è dirimpetto ... quando volle girare l’arco della volta di dentro, veduto non potere dargli il sesto del mezzo tondo, che veniva stiacciato e goffo, si risolvette a girare in sui canti, da un risalto all’altro, con certi archetti piccoli}». attestazioni: Vita di Leon Battista Alberti, l’errore

nella concatenazione: la mancata tangenza tra arco e trabeazione. riferimenti lessicali generali:

stiacciato.

GOLA (ROVESCIA)

Tra le modanature semplici si poneva la ‘gola’ che mostrava, nella pratica, di avere una serie di varianti come dritta, rovescia, dritta di base e rovescia di base. Vasari non entrava in un tema così complesso, ma, ad uso di cimatio, descriveva, nella sola edizione del 1568, il fatto che «per la sepoltura del signor Giovanni de Medici in San Lorenzo a Firenze, Baccio Bandinelli murò tutto l’imbasamento, il quale è un dado isolato di braccia quattro incirca per ogni verso ... che ha sopra una gola alta tre quarti, che va in dentro sgusciata a rovescio a uso di fregio, nella quale sono intagliate alcune ossature di teste di cavalli legate con panni l’una all’altra».

attestazioni: {Vita di Baccio Bandinelli} e la

sepoltura di Giovani dalle Bande Nere a Firenze. riferimenti lessicali generali: sgusciato. anche in: Alb./ Lauro, pp.149v-150v; Alb./ Bart., p.217;

Ser.,IV,8,pp.169/170 ; Cat.,V,VIII,p.125; Barb., p.183; Pall.,I,26,pp.56-57; Scam.II,VI,33,31,pp.153,148. GRADUATO

I paramenti rustici fiorentini si caratterizzano – nel caso di palazzo Strozzi – nel racconto vasariano non solo per la qualità morfologica delle bozze, ma anche per il loro trattamento geometrico, specie nel loro montaggio “graduato”: «per Filippo Strozzi, Benedetto da Maiano gli fece un modello [per il suo Palazzo di Firenze] ... e condusse il guscio di fuori ... il quale è d’’ordin Rustico’ e graduato». Un trattamento che prevedeva che «la parte de’ bozzi dal primo finestrato in giù, insieme con le porte, è rustica grandemente, e la parte che è dal primo fenestrato al secondo è meno rustica assai». Cioè gli sporti delle bozze si rastremavano (appunto ‘graduavano’) salendo verso l’alto.

attestazioni: Vita di Simone Pollaiolo detto il

Cronaca, l’’opera rustica’ di Palazzo Strozzi a

Firenze. riferimenti lessicali generali: bozze,

Rustico. GRANDE

Il rapporto dimensionale che si instaurava tra componenti prossimi o tra prescrizioni istituzionalizzate e diverse applicazioni, suggeriva la valutazione della ‘gradezza relativa’. Come nel caso, indiretto, espresso da Vasari sulla scia di una Tradizione certificata dalla rovine anche se non dalla Trattatistica vitruviana, della comparazione tra le volute del capitello Corinzio e quelle dell’ordine Composito, i cui «capitelli si posson far simili ai Corinti, salvo che vuole essere più la cimasa del capitello e le volute o viticci alquanto più grandi, come si vede nell’Arco [di Tito a Roma]».attestazioni:

Introduzione all’opera, III, l’‘ordine Composito’.

riferimentilessicaligenerali: piccolo. anchein:

Ser.IV,7,p.162v; Cat.,V,IX,p.126; Pall.,I,14,p.16. GRANDEMENTE

La rilevanza visiva e strutturale di un costrutto viene sintetizzata da Vasari nell’avverbio ‘grandemente’, come nel caso dell’impatto delle bozze della Rustica di palazzo Strozzi a Firenze: «per Filippo Strozzi, Benedetto da Maiano gli fece un modello [per il suo Palazzo di Firenze] ... e condusse il guscio di fuori ... e la parte de’ bozzi dal primo finestrato in giù, insieme con le porte, è Rustica grandemente». attestazioni: Vita di Simone Pollaiolo detto il

Cronaca, l’’opera rustica’ di Palazzo Strozzi a

Firenze. riferimentilessicaligenerali: grande.

GRATO

Gli aspetti riferiti alla percezione visiva condizionano fortemente il giudizio estetico vasariano, che bilancia però il dato visivo con quello morfologico (la «grazia»). Infatti, già nell’edizione del 1550, Vasari notava come «il basamento [della statua della Giuditta], {ch’è un balaustro} di granito con semplice ordine, si dimostra ripieno di grazia et a gli occhi grato in aspetto» (Vita di Donatello).

attestazioni: Vita di Donatello, il «basamento»

(piedistallo) della “Giuditta”. riferimentilessicali generali: grazia. anchein: Alb./ Bart., p.213; Ser.

IV,6,p.140; Cat.,V,III,p.111. GRAZIA

Per Vasari, anche ispirandosi per copia o per calco agli esempi antichi, gli Architetti moderni dovevano saperli adattare sulla base di specifiche qualità. Nell’edizione delle “Vite” del 1568 l’Aretino sottolineava: «{il fatto sta non in aver solamente ritratti e disegni di cose belle [desunte dall’Antico], ma di saperle accomodare secondo che è quello a che hanno a servire, con grazia, misura, proporzione e convenienza}», laddove «grazia» si riferisce all’aspetto morfologico del montaggio degli Ordini, «convenienza» assume uno specifico valore di ‘opportunità d’uso’ (l’Utilitas vitruviana), «misura» fa riferimento all’aspetto dimensionale, «proporzione» a quello proporzionale (Vita di

Simone Pollaiolo detto il Cronaca). Un valore già

messo in evidenza, a partire dall’edizione del 1550, allorché Vasari notava come «il basamento [della statua della Giuditta], {ch’è un balaustro} di granito