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CORNICE CORINZIA

Per quanto riguarda il cornicione Corinzio, Vasari rimanda al dettato vitruviano (De Arch., IV,I): «sèguitisi il suo architrave, fregio e cornice con le misure descritte da lui [Vitruvio], tutte intagliate con le mensole et uovoli et altre sorti d’intagli sotto il gocciolatoio».

attestazioni: Introduzione all’opera, III, l’’ordine

Corinzio’. riferimentilessicaligenerali: cornice.

CORNICE IONICA

Per lo Ionico, specifica Vasari in relazione al membro più alto della trabeazione (cornicione): «la sua cornice [sia] adorna di mensole e di dentelli» (Introduzione all’opera, III, l’‘ordine Ionico’). attestazioni: Introduzione all’opera, III, l’‘ordine

Ionico’. riferimentilessicaligenerali: cornice.

CORNICE DORICA

Come cornicione, membro sommitale della trabeazione, in un Ordine colonnare, Vasari impiega il termine in relazione all’ordine Dorico: «la cornice sua col fregio et architrave appiccata, risaltando a ogni dirittura di colonna con que’ canali».

attestazioni: Introduzione all’opera, III, l’‘ordine

Dorico’.

riferimentilessicaligenerali: cornice.

*CORNICE RUSTICA (o TOSCANA) Vasari non riporta prescrizione alcuna.

attestazioni: Introduzione all’opera, III, l’‘ordine

Rustico’. Ma non risulta alcuna attestazione. riferimentilessicaligenerali: cornice.

CORNICIAMENTO

Il trattamento a ‘cassettonato’, nell’intradosso del gocciolatoio della trabeazione – memoria lignea e carpentieresca dell’antica strutturazione delle tra- vature della copertura - richiede che ogni singolo riquadro venga ‘corniciato’ da listelli lignei condotti «pezzo per pezzo». Una mestria che era stata propria dei Da Maiano, legnaioli quattrocenteschi sommi che, nel racconto di Vasari solo del 1568, avevano la- vorato a suo tempo: «{Benedetto alla Madonna delle Grazie che è poco fuor Arezzo, facendo un portico e una salita ... nel portico ... perché non voleva che questo cielo apparisse di pezzi come era, riquadrò pezzo per pezzo d’un corniciamento intorno, che ve- niva a fare lo sfondato del rosone, che incastrato e commesso bene a cassetta, univa l’opera di maniera che chi la vede la giudica d’un pezzo tutta}». attestazioni: Vita di Benedetto da Maiano, ‘sopra

il capitello’: la trabeazione. riferimenti lessicali generali: a casetta, rosone, sfondato. anche in:

Scam.II,VI,22,23,pp.87,96. CORNICIONE

Il termine ha vari usi nelle descrizione delle “Vite” a seconda della natura degli organismi, ma mantiene una propria univocità nell’indicare la chiusura sommitale di un costrutto (può essere un ordine o l’andamento modanato di un palazzo). [1.] Come sinonimico di “cornice”, quale membro sommitale della trabeazione dell’Ordine architettonico, veniva

rimandato nella sola edizione del 1568: «{fu poi Antonio da Sangallo a Loreto dove ... continuando un medesimo ordine nelle crociere e nelle navate della chiesa, con superbe modanature d’architravi sopra gl’archi, fregi e cornicioni}» (Vita di Antonio

da Sangallo il Giovane). E una stessa ‘ortodossia’

linguistica aveva rispettato Michelangelo «{nel modello per la cupola di San Pietro a Roma ... nella tribuna sopra il cornicione che gira di dentro in tondo, si posa sopra i quattro ‘pilastri grandi doppi’ che si muovono di terra, con i suoi capitegli intagliati d’ordine Corinto accompagnato dal suo architrave, fregio e cornicione}» (Vita di Michelagnolo). [2.] Come chiusura modanata (Corinzia) di palazzo Strozzi a Firenze, ma senza la scansione canonica della trabeazione: «essendo messo il Cronaca [buono imitatore delle cose antiche e osservatore delle regole di Vetruvio] per le mani a Filippo Strozzi, gli piacque tanto per il modello che gli fece del cortile e del cornicione che va di fuori intorno al palazzo [Strozzi a Firenze], volle che poi il tutto passasse per le sue mani, servendosi sempre poi di lui. Fecevi dunque il Cronaca ... in cima una cornice Corinzia molto magnifica, che è per fine del tetto» (Vita di

Simone Pollaiolo detto il Cronaca).

attestazioni: 1. Come sinonimico di “cornice”, quale

membro sommitale della trabeazione dell’Ordine ar- chitettonico: Vita di Antonio da Sangallo il Giovane, i costrutti architettonici a Loreto; Vita di Michelagnolo, le colonne che ornano i pilastroni nella cupola di San Pietro a Roma. 2. Come chiusura modanata (Corinzia) di palazzo Strozzi a Firenze, ma senza la scansione canonica della trabeazione: Vita di Simone

Pollaiolo detto il Cronaca, la ‘cornice Corinzia’ di pa-

lazzo Strozzi a Firenze. riferimentilessicaligene- rali: cornice. anchein: Ces., p.LVI; Cat.,V,I,p.110.

CORONA

Nella strutturazione generale dell’Ordine architetto- nico, sulla scorta di Vitruvio (ad es. De Architectura III,V,13: «coronae») per ‘corona’ si intende un com- ponente specifico della trabeazione identificabile con il ‘gocciolatoio’, quale porzione sporgente spesso ret- ta da modiglioni, frontalmente liscia ma con intrados- so decorato. Vasari, che dà per scontato il valore tec- nico del termine, sul quale non si dilunga, nota, nella sola edizione del 1568, che proprio in riferimento alla «corona» si era rivelato l’errore di Giovan Battista del Tasso (suo inimicissimo), già nel modello ligneo, ma soprattutto nella realizzazione della loggia del Mercato Nuovo di Firenze, poiché «quando tirato su ogni cosa [esse] si ebbero a mettere a’ luoghi loro, non vi entrava la corona di sopra della cima di essi capitelli; onde bisognò tagliarne tanto che si guastò l’Ordine»

{Vita del Tribolo}. La descrizione vasariana mantiene

una certa ‘ambiguità’ se con ‘corona’ si intendesse l’a- baco («la corona di sopra della cima di essi capitelli»), ma è preferibile interpretare tutto - visto l’Apax- come gocciolatoio di una porzione di trabeazione.

attestazioni: {Vita del Tribolo}, errori nel

montaggio degli ordini: la mancanza della giusta relazione dimensionale tra ordine maggiore e minore. riferimenti lessicali generali: errori, cornice.

anchein: Vitr./Ces., p.LVIIII; Vitr./Barb., p.159; Ser.

IV,6,p.140v; Cat.,V,VII,p.124; Pall.,I,15,p.26; Scam. II,VI,3,p.10.

CORPO

A partire dalla metafora organicistica tra Architettura e Corpo umano, sistematizzata da Vitruvio ma rialente almeno all’età greca, l’idea che una strutturazione architettonica possa appunto assimilarsi ad un «corpo» con tutte le valenze non solo morfologiche, ma anche funzionali che ciò implica, entra a pieno titolo anche all’interno del lessico tecnico dell’Arte rinascimentale. Così Vasari intende l’intero ‘Ordine architettonico’, laddove «l’ordine fu il dividere l’un genere dall’altro, sì che toccasse ad ogni corpo le membra sue e non si cambiassero più tra loro il Dorico, lo Ionico, il Corinzio e il Toscano; e la misura fu universale» (Proemio alla Parte Terza). Infatti, «l’ordine Composto, seben Vitruvio non ne ha fatto menzione non facendo egli conto d’altro che dell’opera Dorica, Ionica, Corintia e Toscana, tenendo troppo licenziosi coloro che pigliando di tutt’e quattro quegli ordini, ne facessero corpi che gli rappresentassero piuttosto mostri che uomini, per averlo costumato molto i Romani et a loro imitazione i Moderni, non mancherò di questo ancora, acciò se n’abbia notizia, dichiarare e formare il corpo di questa proporzione di fabrica» (Introduzione all’opera, III).

attestazioni: Proemio alla Parte Terza, gli ordini

architettonici; Introduzione all’opera, III, l’‘ordine Composito’. riferimenti lessicali generali: ma-

niera, Ordine architettonico opera. anchein: Scam.

II,VI,1,p.2. CORPO TONDO

Con una perifrasi di carattere morfologico, Vasari indica, utilizzando un riferimento geometrico, con ‘corpo tondo’ lo specifico andamento del profilo ‘a cuscino’ (o a pulvino’) del fregio della trabeazione dell’ordine Ionico, dando così origine al ‘Fregio torato’ (visto che il toro è la modanatura dell’Ordine con quell’andamento a profilo semicircolare), anche se, per l’Aretino, si tratta solo di «un poco» di tondo. E il riferimento è generico, perché in verità l’andamento è semicircolare e non propriamente «tondo». Così, «il fregio dell’ordine Ionico ha un poco di ‘corpo tondo’».

attestazioni: Introduzione all’opera, III, l’‘ordine

Ionico’. riferimenti lessicali generali: fregio

Ionico. CORRERE

Con bella figura poetica, Vasari individua percet- tivamente il lungo andamento di una cornice indi- candolo con un verbo quale appunto ‘correre’, che ne sottintende il netto e continuativo profilarsi sulle pareti: «[nella Basilica di San Pietro] vedesi in quella parte, ch’è finita di suo, la cornice che rigira attorno di dentro correre in modo, con grazia, che il disegno di quella non può nessuna mano meglio in essa leva- re e sminuire».

attestazioni: Vita di Bramante, l’Ordine di San

Pietro a Roma. riferimenti lessicali generali:

CORRISPONDENZA

L’invito di Vasari, all’interno delle “Vite”, è a seguire i corretti ordinamenti degli Ordini. Infatti, «si ha a conoscere uno edificio proportionato bene ... [poiché] debbono i componimenti dove s’ornano le facce o fuori o dentro, aver corrispondenza nel seguitar gli Ordini lor nelle colonne, e che i fusi di quelle non siano lunghi o sottili, o grossi o corti, servando sempre il decoro degli ordini suoi». attestazioni: Introduzione all’opera, VII, come ben

proporzionare. riferimenti lessicali generali:

proporzione. anche in: Pall.,I,13,pp.15-16; Scam.

II,VI,13,p.46. CORRISPONDERE

In ambito strutturale, la sovrapposizione tra registri e Ordini doveva essere conservata, soprattutto in riferimento al mantenimento del preciso verticalismo degli assi delle strutture («a dirittura»). Infatti «[per la sepoltura di Giulio II ... in San Pietro in Vincoli a Roma] ... {sopra la cornice si muove un altro ordine pulito senza intagli, di altri ma variati Termini,

corrispondendo a dirittura a que’ primi a uso di

pilastri con varie modanature di cornici}».

attestazioni: Vita di Michelagnolo, gli Ordini

di Termini. riferimenti lessicali generali:

proporzione. anche in: Alb./ Lauro, p.151;

Ser.,IV,8,pp.169/170; Scam.II,VI,29, p.136. CORTO

Nell’ambito dei cattivi proporzionamenti dei componenti dell’Ordine, si poneva anche l’errore della realizzazione di costrutti troppo ‘corti’, non rispondenti cioè all’armonia generale dell’insieme (o troppo grossi o troppo sottili). Un errore che ritornava frequentemente, poiché «si ha a conoscere uno edificio proportionato bene ... [poiché] debbono i componimenti dove s’ornano le facce o fuori o dentro, aver corrispondenza nel seguitar gli ordini lor nelle colonne, e che i fusi di quelle non siano lunghi o sottili, o grossi o corti, servando sempre il decoro degli ordini suoi» (Introduzione all’opera, VII). Errori che si possono riscontrare anche nelle opere moderne più insigni, notava Vasari, come «[nella chiesa di San Lorenzo a Firenze] si veggono molti errori, ma fra gl’altri quello delle colonne messe nel piano, senza mettervi sotto un dado, che fusse tanto alto quanto era il piano delle base de’ pilastri posati in su le scale; cosa che al vedere il pilastro più corto che la colonna, fa parere zoppa tutta quell’opera» (Vita di Filippo Brunelleschi).

attestazioni: Introduzione all’opera, VII, come ben

proporzionare; Vita di Filippo Brunelleschi, l’errore nell’associazione sintattica tra colonna e pilastro. riferimentilessicali generali: alto, corto, largo,

sottile. COSTUMARE

L’impiego assiduo di un costruttto o di un Ordine intero da parte di un gruppo («gli Architetti moderni») o un popolo («i Romani») viene definito da Vasari ‘costumare’, secondo il significato poi istituzionalizzato dal “Vocabolario degli Accademici

della Crusca” (1612) di «usare, essere consueto

a fare» (con passaggio dal livello commerciale, dell’uso quotidiano, a quello specialistico). Così, infatti, «l’ordine Ionico ha in sé bellissima grazia e leggiadria e se ne costuma molto fra gli architetti moderni» (Introduzione all’opera,III); e la volontà (anti-vitruviana) di trattare dell’«ordine Composto, seben Vitruvio non ne ha fatto menzione ... per averlo costumato molto i Romani et a loro imitazione i Moderni» (Introduzione all’opera, III).

attestazioni: Introduzione all’opera, III, l’‘ordine

Ionico’; Introduzione all’opera, III, l’‘ordine Composito’.

DADO

Esattamente come la parola “quadro”, anche la parola “dado”, come riferimento a un volume che dovrebbe essere cubico ma che può definirsi anche parallelepipedo, mostra di essere investita, all’interno delle “Vite”, di una serie di significati e di usi diversi. [1.] Come fusto parallelepipedo del pilastro, nella sola edizione del 1568 viene ricordato come «{nel modello per la cupola di San Pietro a Roma ... nella Tribuna ... séguita l’imbasamento dove posano le colonne ... e sopra ... da l’imbasamento 18 grandissimi pilastroni ornati ciascuno di dua colonne di fuori e pilastri di drento ... che il dapiè del dado loro è palmi 8 e palmi [?] e once 11}» (Vita

di Michelagnolo). [2.] Come rialzo, che sostituisce

il piedistallo senza averne i dovuti membri: «[nella chiesa di San Lorenzo a Firenze] si veggono molti errori, ma fra gl’altri quello delle colonne messe nel piano, senza mettervi sotto un dado, che fusse tanto alto quanto era il piano delle base de’ pilastri posati in su le scale» (Vita di Filippo Brunelleschi). [3]. Come imbasamento di un monumento, tipo enorme piedistallo, si riporta nell’edizione del 1568: «per la sepoltura del signor Giovanni de Medici in San Lorenzo a Firenze, Baccio murò tutto l’imbasamento, il quale è un dado isolato di braccia quattro incirca per ogni verso, et ha dapiè un zoccolo con una modanatura a uso di basa che gira intorno intorno e con una cimasa nella sua sommità, come si fa ordinariamente a’ piedistalli, e sopra una gola alta tre quarti» {Vita di Baccio Bandinelli}.

attestazioni: 1. Come fusto parallelepipedo del

pilastro: Vita di Michelagnolo, la cupola di San Pietro a Roma. 2. Come rialzo, che sostituisce il piedistallo senza averne i dovuti membri: Vita di

Filippo Brunelleschi, l’«opera zoppa» in San Lorenzo

a Firenze. 3. Come imbasamento di un monumento, tipo enorme piedistallo: {Vita di Baccio Bandinelli}, la sepoltura di Giovanni dalle Bande Nere in San Lorenzo a Firenze. riferimenti lessicali generali: piedistallo, pilastro. anche in: Vitr./

Barb., p.166; Alb./ Bart., pp.217-219; Ser. IV,6,p.141; Pall.,I,14,p.19.

DAPIÈ