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All’indomani della traduzione-attualizzazione compiuta da Cosimo Bartoli, nel 1550, del “De Re

Aedificatoria” di Leon Battista Alberti – laddove il

Trattatista quattrocentesco indicava con “columna” un piedritto ‘generico’ che poteva essere sia tondo sia quadrato (De Re, I,X,2-6) – la specificazione della forma del fusto del piedritto stesso non diventava affatto banale specie per l’ambiente fiorentino (e per quello veneto dove Bartoli aveva a lungo risieduto). Così non a caso Vasari metteva in evidenza che Sanmicheli «a Verona fondò e tirò in alto la porta detta volgarmente del Palio ... Dalla banda che è volta verso la città vi fece il Sanmicheli una bellissima loggia ... con pilastri grandissimi, che hanno per ornamento colonne di fuori tonde e dentro quadre e con ‘mezzo risalto’».

attestazioni: {Vita di Michele Sanmicheli}: l’’opera

Rustica’ associata con l’ordine Dorico. riferimenti lessicali generali: colonna, pilastro. anche in:

Alb./Lauro, p.164; Alb./Bart.,p.258. *COLONNA TOSCANA

cfr. COLONNA RUSTICA e ORDINE TOSCANO attestazioni: non si registrano attestazioni

vasariane, se non, denominativamente, in riferimento all’ordine Rustico, da intendersi, dunque, come sinonimico. riferimentilessicaligenerali: ordine

Rustico, ordine Toscano. COLONNE DOPPIE

Dal punto di vista del montaggio sintattico degli Ordini, Vasari ricordava, nella sola edizione del 1568, il costrutto della ‘colonna doppia’, cioè di due colonne ‘accoppiate’, ravvicinate. [1.] Il raddoppiamento poteva avvenire frontalmente,

come «a Verona [dove] Sanmicheli fece ... la bellissima porta del palazzo del Podestà che è d’ordine Ionico con doppie colonne et intercolonnii ornatissimi ... Essa pare per la bassezza del luogo dove è posta alquanto nana, essendo massimamente senza piedistallo e molto larga per la doppiezza delle colonne» ({Vita di Michele Sanmicheli}). Quasi una ’cifra’ di Sanmicheli, che «a Verona fondò e tirò in alto la porta detta volgarmente del Palio ... Dalla parte di fuori è d’ordine Dorico, con colonne ... che sono otto in tutto, sono poste a due a due [colonne accoppiate]» ({Vita di Michele Sanmicheli}). [2.] Il raddopiamento era stato compiuto anche nel senso della ‘profondità’, visto che «su disegno et invenzione del Vignuola ... in su uno de lati del palazzo a Caprarola è girata, in forma tonda, una scala a chiocciola ... che si regge tutta sopra colonne doppie, con cornici che girano in tondo secondo la scala, che è ricca e varia, cominciando dall’ordine Dorico e seguitando il Ionico, Corinto e Composito, con ricchezza di balustri, nicchie et altre fantasie, che la fanno essere cosa rara e bellissima» ({Vita di Taddeo

Zucchero}) [3.] Una ulteriore complessificazione del

costrutto sintattico si era avuta con la duplicazione ‘in facciata’ delle colonne e con l’apposizione, sulla parete retrostante, di lesene di ribattitura (quindi doppio ordine di lesene e doppio ordine di colonne). Costrutto sperimentato sempre da Sanmicheli: «la cappella di San Giorgio di Verona è d’ordine Corinzio con capitelli Composti, colonne doppie di tutto rilievo e con i suoi pilastri dietro» {Vita di

Michele Sanmicheli}.

attestazioni: 1. Le colonne accoppiate sulla fronte,

in orizzontale: {Vita di Michele Sanmicheli}, le colonne doppie a Verona. 2. Le colonne accoppiate in profondità: ({Vita di Taddeo Zucchero}, le colonne «doppie» a Caprarola. 3. Le colonne accoppiate e con lesene di ribattitura parietali {Vita di Michele

Sanmicheli}, le ‘colonne doppie di tutto rilievo’.

riferimentilessicaligenerali: colonna. anchein:

Vitr./ Ces., p.LIIIv; Scam.II,VI,25,p.105. COMMETTERE

Nel senso tecnico di ‘unire’ in maniera solidale tra loro, Vasari ricordava sia i pezzami lapidei, sia gli elementi dell’ornamentazione. [1.] In riferimento ai pezzami lapidei, le bozze dovevano essere, per preservare la stabilità del paramento del costrutto o dell’edificio, ben ‘commesse’ tra loro, con le dovute modalità di incastro e sulla base delle Leggi dell’aderenza, della complanarità, etc. Così, nella sola edizione del 1550, Vasari faceva riferimento al fatto che «per Filippo Strozzi, Benedetto da Maiano gli fece un modello [per il suo Palazzo di Firenze] ... /e le pietre del palazzo sono tanto finite e sì ben

commesse, che non può nessuno quasi vedere ch’elle

siano murate ... Et insomma un lavoro fatto appresso con grandissima diligenzia, sì quanto all’’opera dello scalpello’ e sì quanto allo averlo commesso insieme /» (Vita di Simone Pollaiolo detto il Cronaca). Insomma, per ottenere la Bellezza non bastava la buona esecuzione scultorea («lo scalpello»), ma anche l’accurato montaggio (il fatto di «aver commesso insieme»). [2.] Con il senso di imperniate, incastrate,

Vasari ricordava, in riferimento all’ornamentazione simbolica, le lettere infisse nel marmo nel fregio del Pantheon a Roma: «i fregi di quest’opera si possono fare intagliati tutti con fogliami, et ancora farne de puliti o vero con lettere dentro, come erano quelle del portico della Ritonda, di bronzo commesse nel marmo» (Introduzione all’opera, III). Naturalmente non bastava l’incastro in sè, pur bene eseguito, ma la Regola d’Arte presupponeva che tutta l’opera venisse anche ben ‘commessa’, cioè ben unita in maniera solidale, in modo che l’intera struttura acquistasse resistenza e stabilità.

attestazioni: 1. Per quanto riguarda gli incastri

strutturali dei pezzami lapidei: Vita di Simone

Pollaiolo detto il Cronaca, l’’opera Rustica’ di

Palazzo Strozzi a Firenze. 2. Nel senso di ornamenti imperniati, incastrati: Introduzione all’opera,III (l’‘ordine Corinzio’ del Pantheon). riferimenti lessicaligenerali: bozza, commettitura, incastrare.

anchein: Scam.II,VI,15,p.55.

COMMETTITURA

La natura delle commettiture tra una pietra e l’altra poteva grandemente influire sull’effetto finale e dunque sulla qualità dell’Architettura. A livello estetico in riferimento sia agli Ordini sia alle tessiture murarie; nelle muraglie anche per un deciso effetto statico. [1.] Le commettiture delle pietre nell’Ordine e nei suoi ornamenti richiedevano montaggi ‘di attenzione’ che Vasari prevedeva: «se la colonna è un braccio grossa e l’architrave similmente largo et alto, facciasi simile il dado del fregio, ma dinanzi gli resti nella faccia un ottavo per la commettitura del piombo, ed un altro ottavo o più sia intaccato di dentro il dado a quartabuono da ogni banda ... Facciasi di poi un pezzo di cornicione largo quanto il dado sopra le colonne, il quale abbia le commettiture dinanzi come il fregio» (Introduzione all’opera, III). «Nella sala grande del Palazzo Ducale di Firenze ... le pietre scorniciate e le colonne così di pietra del fossato come quelle di marmo furono condotte con diligenza grandissima dagli scarpellini et intagliatori per cura di Giuliano da San Gallo, e dopo tanto ben murate, che non è possibile vedere le più belle

commettiture, e quadre tutte» (Vita di Baccio d’Agnolo). Ma un ottimo effetto era stato ottenuto

anche da Michelangelo, poiché «del Travertino ha fatto similmente Michelagnolo nel difuori della fabrica di San Piero certi tabernacoli grandi, e dentro la cornice che gira intorno alla tribuna, con tanta pulitezza, che non si scorgendo in alcun luogo le commettiture» (Introduzione all’opera, I). [2.] Nelle tessiture murarie, intese da Vasari come un vero e proprio Ordine, fondamentali risultavano la dimensione dei pezzami (“bozze”), il trattamento delle superfici, e anche la natura delle commettiture tra una pietra e l’altra. Un’attenzione che l’Aretino mostrava in più passaggi, fin dall’”Introduzione

all’opera”: «molto più è dotata la città di Firenze

di fabriche stupendissime fatte di bozze ... et è necessario ... che avvenga che sono i pezzi delle pietre maggiori, e molto migliori le commettiture dove si va collegando tutta la fabrica con una pietra che lega l’altra pietra» (Introduzione all’opera, III). [3.] Anche

nella costruzione ingegneristica dell’Architettura, l’Aretino ricordava come nella cupola di Santa Maria del Fiore a Firenze, Filippo Brunelleschi «appresso, considerando quello che egli aveva fatto nelle augnature, incastrature e commettiture e legazioni di pietre, faceva tremare e temere» (Vita di Filippo

Brunelleschi). E la stessa qualità era stata raggiunta,

nell’esecuzione delle cortine murarie, anche da Michelangelo, che «nella tribuna di San Pietro ... fece ordine, distribuzione et ornamento tanto vario, comodo e forte, durabile e ricco, e fa di maniera spalle alle due volte della cupola che vi si avolta sopra, ch’è cosa tanto ingegnosa e ben considerata, e di poi tanto ben condotta di muraglia, che non si può vedere agli occhi di chi sa e di chi intende cosa più vaga, più bella e più artifiziosa, e per le legature e commettiture delle pietre» (Vita di Michelangiolo). Nel caso delle muraglie le modalità di connessione tra i pezzami erano più valide e comprendevano anche «augnature», «incastrature» e «legazioni» (o «legature», che per l’Ordine si riducevano a sole ‘commettiture’).

attestazioni: 1. Le commettiture delle pietre

nell’Ordine e nei suoi ornamenti: Introduzione

all’opera, III, de’ cinque Ordini d’architettura; Vita

di Baccio d’Agnolo; Introduzione all’opera, I, delle diverse pietre. 2. Le commettiture delle pietre negli

Ordini delle opere murarie: Introduzione all’opera, III, le bozze dell’ordine Rustico ovvero Toscano. 3. Le commettiture delle muraglie: Vita di Filippo Brunelleschi, la cupola di Santa Maria del Fiore; Vita di Michelangiolo, la tribuna di San Pietro. riferimenti lessicali generali: bozza, ordine,

ordine Rustico, pietra, torto. COMPONIMENTO

Tra le numerose denominazioni poste ad indicare l’’Ordine architettonico’, Vasari, quasi con intento letterario, impiega anche quella di ‘componimento’: una relazione tra Lingua e Architettura degli Ordini rimasta poi in auge fino alla Contemporaneità. In verità gli usi di Vasari risultano diversi. [1.] Il termine ‘componimento’ inteso come giusto assemblaggio dei componenti di un costrutto architettonico. Infatti, «si ha a conoscere uno edificio proportionato bene ... [poiché] debbono i componimenti dove s’ornano le facce o fuori o dentro, aver corrispondenza nel seguitar gli ordini lor nelle colonne, e che i fusi di quelle non siano lunghi o sottili, o grossi o corti, servando sempre il decoro degli ordini suoi» (Introduzione all’opera, VII). E poi, «all’entratta del Palazzo del principe Doria a Genova è una porta di marmo, di componimento et ordine Dorico» (Vita di Perin del Vaga). [2.] Il giusto assemblaggio può riguardare anche i componenti dell’Ordine architettonico. Infatti, nella sola edizione del 1568, allorché Vasari ricorda il «componimento d’ordine Corinzio», eliminando cioè la stretta identità tra Ordine e Componimento, ma sottolineando, piuttosto, come il ‘Componimento’ costituisse la giusta corrispondenza dei componenti dell’Ordine stesso. Infatti: «Andrea Contucci da Monte San Savino fece nella sua giovinezza per Simone Pollaiuolo, altrimenti [detto] il Cronaca, due capitelli

di pilastri per la Sagrestia di Santo Spirito [a Firenze] che gl’acquistarono grandissima fama {nel ricetto [della Sagrestia di Santo Spirito a Firenze], che è fra la detta sagrestia e la chiesa, perchè il luogo era stretto, bisognò che Andrea andasse molto ghiribizzando. Vi fece dunque di macigno un componimento d’ordine

Corinto, con dodici colonne tonde}» (Vita di Andrea Contucci da Monte San Savino). [3.] Vasari poi

impiega ‘componimento’ anche come sinonimo di Ordine, come quando «Giuliano da Sangallo cominciò il primo chiostro di Cestello [Santa Maria Maddalena dei Pazzi a Firenze] {e ne fece quella parte che si vede di} componimento Ionico» (Vita di

Giuliano e Antonio da Sangallo).

attestazioni: 1. Come giusto assemblaggio dei

componenti di una fabbrica: Introduzione all’opera, VII, come ben proporzionare; Vita di Perin del Vaga, le porte. 2. Come giusto assemblaggio dei componenti dell’Ordine: Vita di Andrea Contucci da Monte San

Savino. 3. Vasari poi impiega ‘componimento’

anche come sinonimo di Ordine, Vita di Giuliano e

Antonio da Sangallo. 3. Vita di Giuliano e Antonio da Sangallo, l’‘ordine Ionico’ di Santa Maria Maddalena

dei Pazzi a Firenze. riferimentilessicaligenerali:

foggia moderna, maniera, ordine. anchein: Scam.

II,VI,27,pp.120-121.