• Non ci sono risultati.

*MODULO

Nella scansione proporzionale dell’Ordine architettonico, per la modalità modulare istituita da Vitruvio a partire dalla dimensione del diametro della colonna all’imoscapo (cioè nella parte bassa del fusto), il termine impiegato da Vasari, per indicare il valore specifico di quel fondamentale diametro, non è mai il vitruviano «modulus» (ad es. De Architectura, III,III,7 o anche IV,Proe.,2), ma il «da pie’» ovvero «testa». E ciò contrariamente all’uso di buona parte della Trattatistica moderna che a partire da Alberti (VII,VIII,[4-6],pp.120v-121) e poi anche successivamente con Palladio (I,16,p.31 ) e Scamozzi (II,VI,2,p.4) utilizzava univocamente il termine «modulo» per riferisi a quel rapporto/misura; mentre altri Autori, come Cataneo (V,IV,p.114) e Vignola (Tav.IV e Tav.VII), intendevano con «modulo» la «rata pars» vitruviana (De Arch., III,III,10) se non il raggio invece che il diametro stesso all’imoscapo. attestazioni: non sono state individuate attestazioni

vasariane. riferimentilessicaligenerali: da pie’.

MOSTRUOSO

Per qualificare esteticamente la propria valutazione negativa delle opere gotiche, Vasari impiegava diver- se aggettivazioni, tra le quali si distingue, appunto, «mostruoso». Il “Vocabolario degli Accademici della

Crusca”, nel 1612, forniva la definizione di quella

valutazione, non solo legata al piano dell’apparenza estetica, quanto proprio a quella sostanziale, poiché «Mostruoso è fuor del naturale uso. Latino: “mon-

strosus”», laddove si indicava, appunto, il fatto che

nelle cose mostruose non venivano seguite le Leggi (anche statiche e compositive) che la Natura impone- va. Per Vasari, infatti, «ecci un’altra specie di lavori che si chiamano “Tedeschi”, i quali sono di orna- menti e di proporzione molto differenti dagli antichi e da moderni; né oggi s’usano per gli eccellenti, ma son fuggiti da loro come mostruosi e barbari, man- cando /dimenticando/ ogni lor cosa di ordine, che piuttosto confusione o disordine si può chiamare». attestazioni: Introduzione all’opera, III, la ‘maniera

Tedesca’. riferimentilessicaligenerali: barbaro,

confusione, disordine, lavoro Tedesco. anche in:

Cat.,V,I,p.110. MUOVERE

Il verbo ‘muovere’ viene tecnicamente impiegato da Vasari nel senso di ‘spiccare’, ‘elevarsi’. Infatti, nella sola edizione del 1568, l’Aretino puntualizzava come «{la cupola di San Pietro a Roma ... nel modello [di Michelangelo], nella tribuna sopra il cornicione che gira di dentro in tondo, si posa sopra i quattro ‘pilastri grandi doppi’ che si muovono di terra}». attestazioni: Vita di Michelagnolo: le colonne che

ornano i pilastroni nella cupola di San Pietro a Roma. anchein: Cat.,V,VII,pp.121-122.

MURARE

Nella sola edizione del 1550, Vasari poneva in luce la capacità – grazie alla ‘buona regola dell’Arte’ – di simulare effetti naturali anche attraverso l’ottima realizzazione costruttiva, tanto che nel palazzo Strozzi di Firenze «/le pietre del palazzo sono tanto finite e sì ben commesse, che non può nessuno quasi vedere ch’elle siano murate/».

attestazioni: Vita di Simone Pollaiolo detto il

Cronaca, l’’opera rustica’ di Palazzo Strozzi a

Firenze. riferimenti lessicali generali: opera

Rustica. NANO

Ciò che è da intendersi per l’opposto di ‘alto’, per qualificare la dimensione di un costrutto (colonna), è per Vasari ‘nano’. Nella sola edizione del 1568, infatti, «{a Verona Sanmicheli fece ... la bellissima porta del palazzo del Podestà ... Essa pare per la bassezza del luogo dove è posta alquanto nana, essendo massimamente senza piedistallo e molto larga per la doppiezza delle colonne}» ({Vita di

Michele Sanmicheli}). Il concetto di ‘alto’ o ‘nano’

era legata dunque principlamente ad un’apparenza, per tutta una serie di condizioni al ‘contesto’ («la bassezza del luogo» ovvero «essendo essa stessa massimamente senza piedistallo e molto larga per la doppiezza delle colonne»). Comparativamente

rispetto agli altri Ordini, però, l’ordine Rustico presentava proporzioni proprie: «il lavoro chiamato Rustico è più nano e di più grossezza che tutti gl’altri ordini, per essere il principio e fondamento di tutti» (Introduzione all’opera, III).

attestazioni: {Vita di Michele Sanmicheli}, le

colonne doppie; Introduzione all’opera, III, l’ordine Rustico ovvero Toscano. riferimenti lessicali generali: alto. anchein: Scam.II,VI,5,p.16.

NATURA

Il concetto di ‘Natura’ che Vasari impiega in relazione alla strutturazione dell’Ordine si pone in contrasto teorico (anche se non operativo) con quello di “Arte”, come capacità dell’Uomo di realizzare manufatti artificiali. Così, infatti, «{nel’opere di Michelagnolo Buonarroti ... niuno può negare che questo nuovo ordine Composto, avendo da lui tanta perfezione ricevuto, non possa andar al paragone degli altri ... ricoprendo [egli] con vaghi e capricciosi ornamenti i difetti dell’Arte e della Natura}». Un concetto di Natura, dunque, quello vasariano, non come depositaria della Perfezione (si pensi alle riflessioni sulle ‘Leggi di Natura’ a partire da quelle statiche), ma anzi, di una ’imperfezione, che solo i grandi come Michelangelo hanno saputo emendare. attestazioni: Introduzione all’opera, III, l’‘ordine

Composito’. riferimentilessicali generali: arte.

anchein: Vitr./ Ces., p.XLVIIIv; Vitr./ Barb., p.171;

Alb./ Lauro, p.148; Alb./ Bart., p.214; Ser., IV,5,p.131; Pall.,I,20,p.51; Scam.II,VI,X,p.31.

NOME

In ambito denominativo, il “Vocabolario degli

Accademici della Crusca” del 1612 suddivideva tra

«nome» e «cognome»: «nome» è infatti «vocabolo, col quale propriamente s’appella ciascuna cosa. Latino “nomen”; Greco “ὄνομα”»; «cognome»

invece «quel nome dopo ‘l proprio, che è comune alla discendenza. Latino “Cognomen”». Dunque come ‘nome derivato’ e appartenente ad una più ampia categoria ‘familiare’ si poneva, nelle “Vite”, anche il «lavoro di quadro», rispetto a «quadro». Infatti «ogni ordine di cornici, o cosa che sia diritta o vero risaltata et habbia cantonate, è opera che ha il nome di “quadro” e però volgarmente si dice tra gli artefici, “lavoro di quadro”». Cioè, usualmente, secondo Vasari, nel lessico tecnico, c’è uno ‘spostamento denominativo, tra ‘nome’ e ‘cognome’, poiché «diciamo che quando le pietre si lavorano per la fabrica, tutto quello dove si adopera la squadra e le seste e che ha cantoni, si chiama ‘lavoro di quadro’. E questo cognome deriva dalle facce e dagli spigoli che son quadri».

attestazioni: Introduzione all’opera, II,

l’ornamentazione «doppia». riferimenti lessicali generali: cognome. anche in: Ser.IV,12,p.192v;

Vign., Tav.XXX; Cat.,V,II,p.111; Barb., p.129. NUOVO

La possibilità che i Moderni potessero stare al pari degli Antichi, se non superarli, una volta comprese le Leggi e le Regole del ‘modo buono di fare’, passava attraverso il principio della “Novitas”, della ricerca

del ‘nuovo’ (non tanto inteso come inedito, ma calibrato sulla base di quelle Leggi e Regole stesse). Non erano dunque da disprezzare, secondo l’Aretino nell’edizione del 1568 – pur senza giungere a veri e propri livelli di Bellezza – alcuni esprimenti come quelli eseguiti nel «tempio di Sant’Ambrogio a Milano dove fu al tempo di Bramantino rifatto col suo disegno un portico ... con colonne e tronconi a uso d’alberi tagliati che hanno del nuovo e del vario». Il Naturalismo e la legge della ‘Lapideizzazione delle opere lignee’ garantivano dalla semplice ‘bizzarria’ e restituivano a quel tentativo una propria dignità concettuale.

attestazioni: {Vita di Garofalo e altri}, le ‘colonne a

tronco d’albero’ cioè «a tronconi» in Sant’Ambrogio a Milano. riferimenti lessicali generali: vario.

anchein: Vitr./ Ces., p.LXI; Vitr./ Barb., p.163; Alb./

Lauro, p.147v ; Alb./ Bart., p.213; Cat.,V,I,p.110. OCCHIO

Con il riferimento a ‘occhio’, Vasari rimanda a tutte le problematiche della visione, e quindi della percezione dell’Architettura, che risultano fondamentali, oltre alla buona Progettazione, per la riuscita di un costrutto o di una fabbrica. Aspetti percettivi che non vanno dunque trascurati, ma che, anzi, devono essere perfettamente calibrati e ‘previsti’ dall’Architetto, anche più dei modelli e della Progettazione ‘a tavolino’. Così, nell’edizione del 1568: «{non basta agl’artefici, come molti dicono, fatto ch’egli hanno l’opere, [qualora tornino male come la cornice di Palazzo Bartolini a Firenze] scusarsi con dire “elle sono misurate a punto dall’Antico e sono cavate da buoni maestri”, atteso che il buon giudizio e l’occhio più giuoca in tutte le

cose, che non fa la misura delle seste}».

attestazioni: Vita di Simone Pollaiolo detto il

Cronaca, la ‘cornice Corinzia’ di palazzo Strozzi a

Firenze. riferimentilessicali generali: fantasia,

ghiribizzare, parere. anche in: Vitr./ Ces., p.LVI;

Vitr./ Barb., p.158; Alb./ Lauro, p.151; Alb./ Bart.,pp.218-219; Ser.IV,6,p.139; Vign., Tav.III; Cat.,V,III,p.111; Pall.,I,16,p.33; Scam.II,VI,23,p.98. ONCIA

Nella considerazione degli aspetti dimensionali dei vari costrutti, come già aveva fatto Vitruvio quando affiancava a prescizioni proporzionali quelle connesse ai vari sistemi longimetrici, anche Vasari fornisce precise indicazioni di lunghezza nell’ambito delle “Vite”, specificando ad esempio non solo il valore in “palmi” (comunque il principale), ma anche quello in ‘oncie’ (sottomultiplo laddove 12 oncie fanno 1 palmo, a Firenze comunque la misura principale pari all’incirca a 29,15 cm). Così dunque, nell’edizione del 1568: «{nel modello per la cupola di San Pietro a Roma ... nella tribuna sopra il cornicione ... séguita l’imbasamento dove posano le colonne ... il fuso della colonna è 43 palmi e mezzo, il dapiè palmi 5 e

once 6, e da capo palmi 4 e once 9}».

attestazioni: Vita di Michelagnolo, la cupola di

San Pietro a Roma. riferimentilessicaligenerali:

ONORARE ( ONORATO)

La corretta applicazione dell’Ordine architettonico non rende solo la Bellezza di un costrutto (ambito vitruviano della “Venustas”), ma viene ad interagine con l’importanza che viene riconosciuta a peculiari edifici, come aspetto ulteriormente qualificante. Così, «il lavoro Corinto piacque universalmente molto a’ Romani e se ne dilettarono tanto ch’e’ fecero di questo ordine le più ornate e onorate fabriche». attestazioni: Introduzione all’opera, III, l’ordine

Corinzio. riferimentilessicaligenerali: ornare.

OPERA DI QUADRO