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Errori significativi nel proporzionamento dei vari componenti: Introduzione all’opera, VII, come

DAPIÈ Cfr da PIÈ

7. Errori significativi nel proporzionamento dei vari componenti: Introduzione all’opera, VII, come

ben proporzionare; Proemio alla Parte Seconda, gli errori proporzionali dell’ordine Tedesco;

Introduzione all’opera, III, l’‘ordine Composito’. 8.

Errori morfologici e ornamentali nella definitizione dei vari componenti dell’Ordine: Proemio alla Parte

Seconda, errori morfologici dell’ordine Tedesco; Introduzione all’opera, III, l’ordine Composito. 9.

Errori dovuti a una scorretta ripresa degli exempla antichi (o a causa di ‘Antichità errate’): Vita di

Filippo Brunelleschi: l’errore dell’architrave del

battistero di San Giovanni a Firenze, ritenuto opera antica; Vita di Simone Pollaiolo detto il Cronaca, l’errato proporzionamento della cornice sommitale di palazzo Bartolini Salimbeni a Firenze. 10. Errori dovuti alla ripresa di modelli di Antichità (o credute tali) ‘errate’: Proemio alla Parte Seconda, gli errori dell’architettura gotica; Vita di Filippo Brunelleschi, lo Spedale degli Innocenti. riferimenti lessicali generali: architrave, arco, cornice, dirittura. anche in: Alb./ Lauro, p.164 (mentre Bartoli traduce

con «disordine»: Bart.,p.258); Ser.IV,7,p.160v; Cat.,V,I,p.111; Scam.II,VI,20,p.82.

FABRICA

Con la parola ‘fabbrica’ che fa genericamente riferimento ad ogni realizzazione architettonica e la sua associazione alle morfologie dell’Ordine (nello specifico a quello Composito), Vasari viene a sottolineare l’idea che l’Ordine stesso non faccia parte dei soli aspetti connessi alla “Venustas”, ma che le buone proporzioni delle morfologie ordinate trasmettano automaticamente la propria Bellezza anche ai costrutti ed edifici più complessi. Infatti, «l’ordine Composto, seben Vitruvio non ne ha fatto menzione... ma, per averlo costumato molto i Romani et a loro imitazione i Moderni, non mancherò di questo ancora, acciò se n’abbia notizia, dichiarare e formare il corpo di questa proporzione di fabrica». Il termine, inteso in senso generico come ‘tutto ciò che è stato costruito con Arte’, viene ad essere qui sinomico di “Ordine”, ma ad indicare, piuttosto, la sua realizzazione.

attestazioni: Introduzione all’opera, III, l’‘ordine

Composito’. riferimentilessicaligenerali: ordine.

FACCIA

Il termine ha valore geometrico, e dunque morfologi- co, intendendo un piano particolare che qualifica un costrutto, inteso come fronte (ma allo stesso tempo è ciò che permette la ‘riconoscibilità’, come nelle facce umane). [1.] Così, si individuano facce nella lavo- razione delle bozze Rustiche: «di colonne di ordine Rustico ... se ne vede in Toscana molte logge pulite con bozze ... (L’ordine è poi utilizzato in edifici forti) dove si fa cantonate a ‘punte di diamanti’ et a più

faccie, bellissime». [2] Vi sono quindi facce intese

come fronte delle modanature dell’Ordine, come nel «lavoro di quadro»: «diciamo che quando le pietre si lavorano per la fabrica, tutto quello dove si adopera la squadra e le seste e che ha cantoni, si chiama ‘lavo- ro di quadro’. E questo cognome deriva dalle facce e dagli spigoli che son quadri» (Introduzione all’opera, II). [3.] Si hanno «facce» anche nel caso delle scana- lature rettilinee del fusto della colonna Dorica: «se si ha da vedere la colonna accanalata nel Dorico, vo- gliono essere venti facce in cambio de’ canali, e non rimanere fra canale e canale altro che il canto vivo» (Introduzione all’opera, III).

attestazioni: 1. Le faccie nella lavorazione delle

bozze rustiche: Introduzione all’opera,III, le bozze dell’ordine Rustico ovvero Toscano. 2. Faccia intesa come fronte delle modanature dell’Ordine:

Introduzione all’opera, II, l’ornamentazione «doppia». 3. Le scanalature rettilinee del fusto della colonna Dorica: Introduzione all’opera, III, l’‘ordine Dorico’. riferimenti lessicali generali: banda,

verso. anche in: Ser.IV,6,p.139; Vign., Tav.XXV;

Scam.II,VI,26,p.116. FALSITÀ

Il concetto di ‘falsità’ (come anche del relativo “falso”), ha per Vasari un valore prettamente strutturale, non tanto per fingere un aspetto invece che un altro, quanto, piuttosto, nel tradire il ‘buon modo’ di fare, che garantisce sicurezza statica. Infatti «nella fabbrica degli Uffizi si volle] per ritornare in uso il ‘vero modo’ di fabricare, il quale vuole che gl’architravi spianino sopra le colonne, levando via la

falsità de girare gli archi delle logge sopra i capitelli».

attestazioni: Introduzione all’opera, III, gli

intercolumni trabeati. riferimenti lessicali generali: architrave, arco, falso, modo buono di

fare. FALSO

L’architrave, membro della trabeazione e primo componente orizzontale al di sopra dei piedritti, ha per Vasari un univoco ‘valore’ morfologico e strutturale – come orizzontamento appunto – che non può essere disatteso né nella sua ‘allusione’, né nelle sue possibili ‘varianti (come l’architrave incurvato che dà luogo ad un’arcata). Invece anche l’Architettura dei Maestri del Quattrocento – per colpa dei loro «Continuatori infedeli» o per loro stessa volontà - mostra alcuni casi nei confronti dei quali l’Aretino nutre forti perplessità, proprio in nome della ‘Verità strutturale’ (e morfologica). L’architrave ‘piegato all’ingiù’ della facciata dello Spedale degli Innocenti è caso emblematico

della incomprensione delle attenzioni strutturali brunelleschiane da parte di Francesco della Luna, che pure aveva desunto quel costrutto dal modello «antico» presente nel battistero di San Giovanni: «a Francesco della Luna, amicissimo suo, Filippo lasciò la cura della fabbrica degli Innocenti [a Firenze]. Il quale Francesco fece il ricignimento [cioè ricurvò all’ingiù] d’uno architrave che corre a basso, di sopra, il quale secondo l’architettura è falso» (Vita

di Filippo Brunelleschi). Dunque anche nella ‘lettura’

e nell’esemplarità delle fabbriche ‘antiche’, Vasari sembrava sottolineare la necessità di una spiccata attenzione interpretativa da parte dei Moderni. attestazioni: Vita di Filippo Brunelleschi: l’errore

nell’architrave del battistero di San Giovanni e, quindi, nello Spedale degli Innocenti a Firenze. riferimenti lessicali generali: architrave, arco,

modo buono di fare. anche in: Ces., p.LVv-LVI;

Cat.,V,IV,pp.117-118. in FALSO

Dal punto di vista strutturale, e quindi dei montaggi morfologici, la caratterizzazione della sintassi architettonica può assumere un valore di ‘falsità’ in relazione non al fatto di ‘sembrare e non essere’ o di ‘tradire’ una corretta istanza progettuale, quanto di fornire una scarsa affidabilità statica. Così, nel caso della Loggia Rucellai e di Leon Battista Alberti, Vasari ripropone le famose associazioni a suo tempo avanzate dallo stesso Umanista (De Re Aedificatoria: VII,XV,1): colonna/architrave; pilastro/architrave e/o arcata; evitando, invece, il costrutto colonna/ arcata. Proprio la ripresa di una tale Legge permette all’Aretino di avanzare una affatto velata ironia in riferimento alla realizzazione albertiana poiché visto che le arcate non sono altro che ‘architravi incurvati’ per cui la loro sezione trasversale resta quadrata, cioè «quadra», si crea una dissonanza con le colonne circolari sottostanti oltre che una sensazione di precarietà statica (poggiare «in falso»). Nella sola edizione del 1568, Vasari fa dunque riferimento all’’errore’ dell’albertiana Loggia Rucellai nella quale viene impiegata una tale associazione colonne/arcate, contraria «al buon modo di fare»: «a Cosimo Rucellai [Alberti] fece anche il disegno della casa e orto nella via della Scala [a Firenze] ... {ma gl’architravi, che sono posti sopra i capitegli delle colonne, spianano, là dove non può una cosa quadra, come sono gl’archi che girano, posare sopra una colonna tonda, che non posino i canti in falso. Adunque il buon modo di fare vuole che sopra le colonne si posino gl’architravi, e che quando si vuol girare archi, si facciano pilastri e non colonne}» (Vita di Leon Battista Alberti). attestazioni: Vita di Leon Battista Alberti (nella sola

edizione del 1568): l’errore nell’associazione colonne/ arcate e la precarietà statica nello scaricamento delle forze. riferimenti lessicali generali: architrave,

arco, falso, modo buono di fare. anchein: Scam.

II,VI,7,p.22. FANTASIA

Rispetto all’invenzione senza Regole, che secondo Vasari produce «mostri», la ‘fantasia’ rappresenta la corretta inventiva e libertà dell’Architetto che,

seguendo il “buon modo di fare” può valorizzare – con la propria inventiva – i costrutti e le forme. Infatti, «il zoccolo, dove posa su la colonna, ha da essere alto due quadri. E così le sue cornici a sua fantasia o come gli verrà in animo di farle» (Introduzione all’opera,III). Nell’applicazione pratica si era infatti registrato il fatto che «Piero de’ Medici volle far la cappella della Nunziata ... nella chiesa de’ Servi [a Firenze] ... sopra le colonne posano architrave, fregio e cornicione, doppii similmente di membri e d’intagli e pieni di varie fantasie ... Di sotto, per il cielo di detta cappella, fra le quattro colonne è uno spartimento di marmo tutto intagliato e pieno di smalti lavorati a fuoco e di musaico in varie fantasie» (Vita di Michelozzo).

attestazioni: Introduzione all’opera, III, l’’ordine

Composito’; Vita di Michelozzo, la cappella della Annunziata a Firenze. riferimenti lessicali generali: capriccioso, in animo, falso, licenzia,

modo buono di fare. anchein: Cat.,V,IV,p.114.

FASCIA

La fascia è una modanatura semplice, che può avere diversa altezza e che viene impiegata con varie fun- zioni all’interno dell’Ordine. [1.] Come basamento del piedistallo Toscano, «i suoi zoccoli o “piedistalli” che gli vogliam chiamare, dove posano le colonne, sono quadri di proportione, con l’avere dapiè la sua

fascia soda» (Introduzione all’opera, III). [2.] Come

cimasa sommitale del piedistallo Toscano, «i suoi zoccoli o “piedistalli” che gli vogliam chiamare, dove posano le colonne, sono quadri di proportione, con l’avere ... un’altra [fascia] di sopra che lo ricinga in cambio di cornice» (Introduzione all’opera, III). [3.] Come corona o gocciolatoio della trabeazione Dorica: «facendoli sopra [la colonna] le sue cornici [cornicione] e di sotto la sua fascia [corona] col ba- stone [astragalo nella sottocornice] e due piani [due listelli] (De Arch.,V,III]» (Introduzione all’opera, III). attestazioni: 1. Come basamento del piedistallo

Toscano: Introduzione all’opera, III, l’ordine Rustico ovvero Toscano. 2. Come cimasa sommitale del piedistallo Toscano: Introduzione all’opera, III, l’ordine Rustico ovvero Toscano. 3. Come corona o gocciolatoio della trabeazione Dorica: Introduzione all’opera, III, ‘sopra il capitello Dorico’. riferimenti lessicali generali: listello. anche in: Vitr./ Ces.,

p.LVIv; Alb./Lauro, pp.149v-150; Alb./Bart., p.217; Ser. IV,6,p.140v; Cat.,V,IV,p.116; Scam.II,VI,20,p.82. FESSO

Con ‘fesso’, rispetto al prossimo “aperto”, Vasari intende probabilmente, dal punto di vista tecnico, il fatto che fosse stato tolto del materiale per poter creare un vuoto. Infatti, nella sola edizione del 1568 egli sottolineava come «nel cortile del Palazzo de’ Medici in Firenze ... Donatello al Davitte [David] che v’era prima aveva fatto una semplice colonna, su la quale posava l’imbasamento disotto fesso et aperto, a fin che chi passava di fuora vedesse dalla porta da via l’altra porta di dentro dell’altro cortile al dirimpetto». attestazioni: {Vita di Baccio Bandinelli}, il

«basamento» come piedistallo aperto. riferimenti lessicaligenerali: aperto.

FIGURA

Anche l’Ordine architettonico, come altre parti salienti dei costrutti, può essere caratterizzato, a livello ornamentale, dall’apposizione di vari elementi, tra i quali stanno, appunto, le ‘figure’. Infatti, «essendo l’anno 1550 creato papa Giulio Terzo ... aveva detto Michelagnolo a Sua Santità che non s’impacciasse con intagli perché, sebbene arichiscono l’opere, confondono le figure, là dove il ‘lavoro di quadro’, quando è fatto bene, è molto più bello che l’intaglio e meglio accompagna le figure». Secondo Michelangelo, dunque, (e dunque anche secondo Vasari) l’intaglio può entrare ‘in conflitto visivo’ con la «figura», che, invece, trova la sua giusta valorizzazione, sulle superfici lisce ottenute solo per lavoro ‘di quadro’.

attestazioni: {Vita di Simone Mosca},

l’ornamentazione per la tomba di papa Giulio III. riferimenti lessicali generali: accompagnare,

arichire, confondere, impacciare, intaglio, lavoro di quadro.

FINIRE

Il verbo nelle “Vite” ha due significati principali. [1.] Nel senso dell’‘avere termine’ di un componente come quando Vasari ricordava, nella sola edizione del 1568, che «Giuliano [da Sangallo] cominciò il primo chiostro di Cestello [Santa Maria Maddalena dei Pazzi a Firenze] ... {ponendo i capitelli sopra le colonne con la voluta che girando cascava fino al collarino dove finisce la colonna}» (Vita di Giuliano

e Antonio da Sangallo). [2.] Nel senso di compiere

una lavorazione di finitura, dal punto di vista ornamentale. Infatti, nella sola edizione del 1550, «per Filippo Strozzi, Benedetto da Maiano gli fece un modello [per il suo Palazzo di Firenze] ... / le pietre del palazzo sono tanto finite e sì ben commesse, che non può nessuno quasi vedere ch’elle siano murate/» (Vita di Simone Pollaiolo detto il Cronaca).

attestazioni: 1. Riguardo ad un componente

dell’Ordine che ha termine: Vita di Giuliano e

Antonio da Sangallo, l’’ordine Ionico’ di Santa

Maria Maddalena dei Pazzi a Firenze. 2. Nel senso di compiere una lavorazione di finitura: Vita di

Simone Pollaiolo detto il Cronaca, l’’opera Rustica’

di Palazzo Strozzi a Firenze. riferimentilessicali generali: intaglio, lavoro di quadro. anchein: Alb./

Bart.,pp.218-219; Pall.,I,17,p.42. FOGGIA MODERNA

Nella estrema varietà delle scansioni morfologiche contemporanee, Vasari ricorda, nella sola edizione del 1568, anche il caso della giusta modernizzazione dei costrutti gotici attuata da Michelozzo di Bartolommeo, il quale usò appunto ‘foggie moderne’ per i capitelli: «{[tornato Michelozzo da Venezia] standosi in Fiorenza, il palazzo pubblico della Signoria cominciò a minacciar rovina ... Ne fu allora data cura a Michelozzo che ... perché si riconoscessero le sue colonne dall’altre, ne fece alcune a otto facce in su’ canti, con capitelli che hanno intagliato le foglie alla foggia moderna}». Va notato che l’Aretino, dunque, usa il termine «foggia» nel senso di conformazione morfologica che equivale

in genere ad Ordine architettonico: l’innovazione di una tipologia di colonne gotiche era avvenuto attraverso l’uso di una forma moderna applicata ad una sola, specifica parte principale, seppur la più importante (il capitello), così da formare una sorta di ibrido Gotico/moderno.

attestazioni: Vita di Michelozzo, le ‘colonne

ottagone’. riferimenti lessicali generali:

componimento, foglia, intaglio, maniera, Ordine. anchein: Vitr./ Ces., p.LIIIIv.

FOGLIA (D’ACANTO)

Le foglie costituiscono nell’Architettura classica un elemento ornamentale fitomorfico ampiamente attestato anche da Vitruvio (De Arch., IV,I,8-10) in relazione al capitello Corinzio. Vasari ne individuava, però, numerosi utilizzi ormamentali alcuni dei quali anche modernizzati. [1.] Le foglie ‘vitruviane’ (verosimilmente d’acanto) del capitello Corinzio venivano ricordate da Vasari in relazione alle morfologie dell’Ordine: «l’ornamento del capitello sia fatto co’ suoi vilucchi e le sue foglie, secondo che scrive Vitruvio nel Quarto Libro, dove egli fa ricordo essere stato tolto questo capitello da la sepoltura d’una fanciulla corinta» (Introduzione all’opera,III). attestazioni: 1. Le foglie ‘vitruviane’

(verosimilmente d’acanto) del capitello Corinzio:

Introduzione all’opera, III, l’‘ordine Corinzio’.

riferimentilessicaligenerali: fogliame, intaglio,

ordine. anche in: Alb./ Lauro, p.147v; Alb./ Bart.,

p.213; Ser. IV,6,pp.142v-145v; Vign., Tav.XXV; Cat.,V,IX,p.126; Pall.,I,17,p.42; Scam.II,VI,29, p.136.