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Cesare Lombroso: pensatore arcaico o profeta della modernita'?

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I

Indice

Pag. Riassunto ›› 1 Introduzione ›› 2

CAPITOLO I

Cesare Lombroso: la nascita dell'antropologia criminale in

Italia

Pag.

Paragrafo I

Il metodo scientifico per lo studio della delinquenza

Paragrafo II

La classificazione dei delinquenti 2.1 Il reo nato

2.2 L'atavismo 2.3 Il criminaloide

2.4 Un delinquente particolare: il delinquente politico

Paragrafo III La Scuola Positiva

3.1 La diffusione delle tesi Lombrosiane

3.2 Il reato, l'imputabilità e le pene per la Scuola Positiva 3.2.1 Le misure di prevenzione del reato

3.2.2 I manicomi criminali 3.2.3 Il carcere 3.2.4 La pena di morte ›› 10 ›› 18 ›› 20 ›› 24 ›› 28 ›› 35 ›› 38 ›› 46 ›› 52 ›› 59 ›› 65

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II 3.3 Il codice penale Zanardelli ›› 67

CAPITOLO II

La delinquenza di genere e di razza secondo l'antropologia

criminale

Pag. Premessa Paragrafo I La donna 1.1 La donna normale

1.2 la donna delinquente e la prostituta

Paragrafo II Le razze umane

2.1 Le differenze antropologiche e la superiorità dell'uomo bianco

2.2 Le razze delinquenti

2.2.1 La situazione particolare degli Ebrei

›› 76 ›› 77 ›› 84 ›› 90 ›› 97 ›› 103

CAPITOLO III

La visione del delinquente negli allievi di Lombroso

Pag.

Premessa Paragrafo I Raffaele Garofalo 1.1 Il delitto naturale

1.2 Il quadro repressivo prospettato da Garofalo

›› 109

›› 112 ›› 120

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III Paragrafo II

Enrico Ferri

2.1 Tra antropologia e sociologia criminale 2.2 Il quadro repressivo prospettato da Ferri

›› 125 ›› 132

CAPITOLO IV

Dallo Stato liberale al Fascismo: devianza e penalità tra le

Grandi Guerre

Pag.

Premessa Paragrafo I

Il dibattito dottrinale alle soglie della Grande Guerra

Paragrafo II

L'avvento del Fascismo

2.1 Il soggetto deviato ed il criminale 2.2 I fuoriusciti

2.3 La necessità di un nuovo codice penale 2.4 Il codice Rocco

2.5 I provvedimenti a difesa della razza 2.6 Una responsabilità da condividere ›› 142 ›› 144 ›› 148 ›› 153 ›› 155 ›› 159 ›› 167 ›› 173

CAPITOLO V

L' Italia di oggi : la devianza nel XXI secolo

Pag.

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IV Paragrafo I

Il concetto di devianza

1.1 Le nuove scienze alla ricerca della pericolosità 1.2 I soggetti deviati e pericolosi

1.2.1 I nuovi criminali nati

1.2.2 L'atavismo in chiave moderna

1.3 I rapporti tra le nuove scienze ed il diritto penale 1.4 Il soggetto pericoloso: la razza ed il genere

Conclusione ›› 185 ›› 188 ›› 188 ›› 192 ›› 195 ›› 202 ›› 213 Pag. Ringraziamenti ›› 215 Appendice ›› 216 Bibliografia ›› 219 Sitografia ›› 225

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Riassunto

Nella presente tesi viene condotta un'analisi del pensiero dell'antropologo, psichiatra e criminologo Cesare Lombroso, fondatore della Scuola Positiva.

Sono analizzate le problematiche da lui affrontate principalmente alla ricerca di un nesso tra delinquenza e fisiognomica ma anche della criminalità di genere, di razza e politica ed in seguito mostrate le soluzioni da lui prospettate per prevenire e far diminuire i delitti oltre a fornire una spiegazione scientifica delle differenze esistenti nella società. Le tesi dell'antropologo vennero poi rielaborate dai suoi due discepoli Raffaele Garofalo ed Enrico Ferri mentre il Fascismo ne strumentalizzò gli aspetti più autoritari.

L'idea lombrosiana di una criminalità innata è tornata oggi di attualità grazie alle ricerche effettuate dalle neuroscienze e dalla genetica le quali avrebbero trovato una possibile connessione tra anomalie genetiche o cerebrali ed atteggiamenti violenti. Gli studi condotti da Lombroso forniscono uno spunto di riflessione anche per le problematiche legate alla discriminazione di razza e di genere: lo straniero vive tuttora in una condizione di emarginazione che lo conduce spesso ad infrangere la legge mentre la donna, seppur emancipata rispetto al tempo di Lombroso, è ancora vittima di stereotipi e discriminazioni.

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2

Introduzione

Chi fosse Cesare Lombroso non è ancora del tutto chiaro: chi lo inquadra come un buffone, un criminologo da strapazzo e chi, come Aldo Moro1, pur non negando i molti lati oscuri del suo pensiero, ne riconosce il merito di aver cambiato il modo di guardare al criminale considerandolo infatti un soggetto e portando innanzi

l'idea della personalità.

Certamente le ricerche effettuate nel campo antropologico-criminale, la visione del delitto come fenomeno naturale e la concezione del delinquente come un soggetto deviato segnarono una svolta per la scienza penalistica ma, allo stesso tempo, non fecero che giustificare in gran parte le politiche effettuate contro la grande massa degli emarginati come viene anche sottolineato negli studi dedicati al fenomeno delle "istituzioni totali" (ed in particolare, dei manicomi criminali).

La continua tensione tra antichità e modernità si percepisce in tutta l'attività di Lombroso: il febbrile lavoro di scienziato moderno, l'instancabile ricerca della

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3 verità si accostano ad un'ingenuità talora sorprendente nel fornire i risultati, mentre altre volte quello che sorprende è la modernità delle possibili soluzioni offerte alle diverse problematiche affrontate.

Convinto dell'esistenza di un collegamento tra la criminalità e la fisiognomica, misurò, analizzò e confrontò criminali di tutta Italia e più volte si avvalse delle ricerche effettuate dai suoi colleghi in Francia ed in Germania, concludendo che esistessero persone dalla criminalità innata. Fu un successo mondiale. L'uomo

delinquente viaggiò dalla Francia alla Germania, dalla

Russia agli Stati Uniti e raggiunse persino il Cile e l'Argentina. I riconoscimenti ottenuti lo convinsero ad aprire una Scuola ed a fondare una Rivista proprio perché le ricerche non si fermassero ma venissero approfondite e migliorate. Molto spesso, come mostra Mario Sbriccoli,2 i risultati forniti dall'antropologo non sarebbero stati convincenti anzi, egli non avrebbe fatto altro che garantire l'assetto politico esistente e sotto questo profilo il pensiero dell'antropologo apparirebbe come conservatore.

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4 È nel quadro delle misure prospettato dall'antropologo che emerge ancora una volta la contrapposizione tra modernità ed antichità: la previsione dell'aumento delle tasse sugli alcolici e la diminuzione sulle imposte gravanti sulle industrie per migliorare la sicurezza dei lavoratori, con la prospettiva che lo Stato avrebbe potuto facilmente sostituire queste entrate con la riduzione dell'apparato bellico, sono le stesse che vengono tuttora valutate come aiuto per superare i problemi della crisi economica.

Accanto a queste misure però vi sono scelte che appaiono fortemente discriminatorie come i metodi malthusiani di controllo della popolazione, che avrebbero colpito le persone più povere e a cui si aggiunge la criminalizzazione delle persone ritenute diverse come gli epilettici ed i malati di mente.

La sempre attenta osservazione dei problemi della società, in continuo cambiamento, portarono Lombroso ad affrontare anche il tema della razza e quello delle differenze di genere. Le analisi e le misurazioni dell'antropologo avevano lo scopo di fornire conoscenza ma furono poi usate, come afferma Paolo Marchetti3, per

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5 giustificare lo sfruttamento di popolazioni ritenute inferiori; allo stesso modo l'analisi della donna, di cui Lombroso fu sicuramente un pioniere, metteva certamente in luce le problematiche dell'universo femminile quali la difficile emancipazione e l'isolamento sociale dovuto principalmente al ruolo di moglie e madre che essa rivestiva, ma non riusciva a superare gli stereotipi ottocenteschi, finendo per ricondurre il quadro delle differenze di genere in un'ottica solo moderatamente riformista.

Se le idee dell'antropologo furono approfondite dai suoi due discepoli Raffaele Garofalo ed Enrico Ferri secondo due visioni diverse del criminale, il primo soffermandosi maggiormente sulla psicologia del delinquente ed il secondo sugli aspetti sociologici, il Fascismo approfittò dell'ambiguità del pensiero lombrosiano per strumentalizzarne gli aspetti più arbitrari.

La repressione dei soggetti deboli della società non sarebbe quindi totalmente attribuibile al contributo dato dalle ricerche di Lombroso e dagli scienziati positivisti. La responsabilità per la criminalizzazione del "diverso" deve essere ravvisata certamente nelle ricerche di esperti

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6 o "pseudo" tali in materia, ma ad essa si deve aggiungere sicuramente l'apporto dei giuristi che contribuirono non poco a fomentare gli aspetti autoritari del sistema.

La nascita della Società Italiana di Genetica ed Eugenica, la promozione di valori come la sanità della stirpe ed il culto della Nazione alle quali si aggiunse la vasta opera di propaganda non fecero che alimentare la paura verso quelle persone che si trovavano ai margini della società: i poveri, i deviati e gli emarginati.

Il codice Rocco avrebbe inoltre sfruttato, grazie alla previsione delle misure di sicurezza, il concetto di pericolosità per poterlo utilizzare come uno strumento politico ed eliminare tutti quei soggetti che il regime avrebbe considerato una minaccia per la propria stabilità. La stessa reintroduzione della pena di morte, come sostiene Mario Sbriccoli4, non fu mossa solo da ragioni quali la reale pericolosità del delinquente ma piuttosto da motivi politici, in quanto avrebbe consentito di annientare coloro che si fossero dimostrati nemici del Fascismo.

Le idee di Lombroso dopo un periodo di oblio sono ritornate di attualità. La vasta produzione

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7 cinematografica, da Minority Report fino al recente

Captain America, ha cercato di mostrare come sia

possibile individuare il delinquente prima che questo compia il delitto indicando le ragioni della sua pericolosità nella particolare conformazione genica.

La fantasia non sembrerebbe essere molto distante dalla realtà e Lombroso forse di questa visione è stato il profeta. I progressi scientifici nel campo delle neuroscienze mostrano infatti la connessione tra anomalie cerebrali e comportamenti violenti, mentre i progressi delle genetica hanno consentito di individuare i geni coinvolti nella sintesi di sostanze fondamentali per il metabolismo del cervello e di capire se eventuali loro anomalie possano avere riflessi sul comportamento umano.

Le nuove scoperte scientifiche aprono, peraltro, come afferma Ombretta di Giovine,5 importanti dilemmi sul piano etico-giuridico, le cui soluzioni non sono certamente facili, soprattutto per quanto riguarda il ruolo del libero arbitrio.

Ancora oggi, inoltre, non si è certamente concluso il dibattito intorno alle differenze di genere e di razza. Se

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8 Lombroso ridusse le tematiche delle differenze razziali e della criminalità di alcune etnie ad una mera questione antropologico-culturale, attualmente tale problema troverebbe le possibili cause soprattutto nell'emarginazione e nella mancanza di integrazione che queste persone subiscono, come sostengono proprio Gemma Marotta6 e Luciana Goisis.7

Le problematiche attorno alle diversità di genere invece non sembrano aver trovato una soluzione univoca. Vi sono infatti sociologi che collegano, come in un certo senso aveva fatto l'antropologo, la differenza tra uomo e donna principalmente al diverso ruolo sociale che a quest'ultima spetta come madre e moglie, altri che la riconducono ad un differente modo di affrontare le questioni che si trovano di fronte, mentre la soluzione che apparirebbe più moderna, quella legata agli studi del cervello non finirebbe che avvalorare le tesi di Lombroso riducendo le diversità di genere ad una mera questione naturale.

La figura di Lombroso, i problemi da lui affrontati e la ricerca continua di una soluzione ai problemi sociali

6 Vedi nota 250. 7 Vedi nota 255.

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9 sono quindi tuttora attuali ed in quest'ottica si potrebbe senza dubbio guardare a Lombroso come ad un pensatore moderno.

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Capitolo I

Cesare Lombroso:

la nascita dell'antropologia criminale in Italia

Par.1 Il metodo scientifico per lo studio della delinquenza

Cesare Lombroso era principalmente un uomo di scienza8. Attento osservatore della natura e della società, si dedicò in un primo tempo allo studio dei pazzi ed alla cura della pellagra, malattia che colpiva soprattutto i

8 Cesare Lombroso, il cui vero nome era Ezechia Marco, nacque a Verona nel 1835 in una famiglia di agiati commercianti ebrei. A causa di un investimento sbagliato, la famiglia di Lombroso si trovò in ristrettezze economiche e Cesare fu costretto ad andare a vivere dai nonni materni in Piemonte. La vita nella casa materna gli permise di trascorre molto tempo con il cugino della madre, Davide Levi, il quale si era iscritto alla Giovine Italia, aveva preparato assieme a Mazzini la spedizione dei fratelli Bandiera e si era laureato in Giurisprudenza a Pisa. il cugino materno aprì il giovane Lombroso all'amore per la giustizia, alla libertà di pensiero e alla scienza. La sua famiglia avrebbe voluto che seguisse le orme di Davide Levi ma non fu così, infatti, dopo aver studiato Medicina a Vienna, si laureò a Pavia nel 1859 con una tesi sul Cretinismo. Durante la campagna militare contro il brigantaggio in Calabria, a cui prese parte come medico, ebbe modo di studiare il fenomeno del banditismo. Nel 1866, finita la guerra, lasciò per sempre l'esercito, divenendo professore di psichiatria all' ospedale di Pavia e titolare dell'insegnamento di antropologia. Nel 1876, grazie ai risultati conseguiti con le ricerche sulla pellagra, ottenne la cattedra di Medicina Legale presso la Regia Università di Torino. Il grande successo della sua opera"L'uomo delinquente", la prima edizione risale al 1876, fece conoscere Lombroso a tutto il mondo. Viaggiò molto: dalla Francia alla Germania all'Olanda fino alla Russia, dove ebbe modo di incontrare lo Zar e Tolstoj, di cui era un appassionato lettore. Si interessò anche di fenomeni ipnotici e spiritici, partecipando a diverse sedute per poter documentare scientificamente come si svolgessero. Nel 1898 aderì al partito Socialista divenendo anche consigliere comunale a Torino. Morì all'età di 74 anni, nel 1909, a Torino ed il suo corpo fu sottoposto ad autopsia per essere studiato, proprio come lui aveva fatto per tutta la sua vita. La vita dell' antropologo è descritta in: Gina Lombroso-Ferrero Cesare Lombroso. Storia della vita e delle opere narrata dalla figlia. Fratelli Bocca, Torino 1915.

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11 ceti più umili della popolazione e solamente dal 1870,9 a seguito delle sue ricerche come medico militare, si interessò anche allo studio della delinquenza e dei criminali. Fu una delle sue molteplici occupazioni, la traduzione del testo dello scienziato olandese Jacopo Moleshott La circolazione della vita, ad avvicinarlo alla concezione materialistica dell'uomo: una persona trova la sua più completa realizzazione nella natura divenendo parte integrante del mondo in cui vive, fondendosi con esso. L'individuo é concepito come un frammento dell'Universo10 pertanto la sua libertà e le sue scelte morali vengono ad essere vanificate dalla natura stessa e l'uomo vede inevitabilmente annullata del tutto persino la propria spiritualità in quanto tutto il suo agire fa parte di un progetto più grande di cui l'individuo rappresenta solo una piccola parte.

Nel 1859 Charles Darwin, con la pubblicazione de

L'Origine delle Specie, modificò l'approccio con cui

avvicinarsi allo studio degli esseri viventi: le sue teorie provavano che il progresso di una specie avveniva

9 Il 1870 è l'anno in cui Cesare Lombroso comincia ad intuire un nesso tra l'atavismo e la criminalità. Lo studio effettuato per il trattato Uomo bianco e Uomo di colore portò l'antropologo a fare i primi confronti tra delinquenti, pazzi e uomini primitivi. Lombroso-Ferrero G. Cesare Lombroso. Storia della vita e delle opere narrata dalla figlia, Fratelli Bocca, Torino, 1915, pag. 130.

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12 mediante un processo di selezione di caratteri genetici che consentissero la sopravvivenza solo ai migliori. Questa nuova ottica di concepire la natura aprì la strada a nuove filosofie11 ed a nuovi criteri per interpretare la realtà e la questione sociale in quanto gli squilibri generati dalla rivoluzione industriale e le disuguaglianze sociali apparivano adattarsi perfettamente alle teorie di Darwin.

Dallo stretto paragone tra il mondo animale e quello umano deriva l'applicabilità delle leggi della selezione naturale e dell'evoluzionismo anche nella società12: il delitto viene ad assumere l'aspetto di un evento normale così come lo sono la vita e la morte dell'individuo.13 L'approccio scientifico con cui Lombroso si avvicinò e studiò il problema della delinquenza aveva una fondamentale importanza perché avrebbe permesso di ottenere risultati tangibili e difficilmente confutabili poiché ripetibili.

11 Il darwinismo sociale vide diverse espressioni tra cu una di stampo prussiano elaborata da Haeckel ed una di Luckacs. Ferri E. Sociologia Criminale a cura di Vincenzo

Accattatis, Feltrinelli, Milano, 1979, nota 14 pag. 14 e nota 40 pag. 27.

12 Cesare Lombroso inizia L'uomo delinquente proprio descrivendo il comportamento animale e come i delitti si fossero manifestati e come venissero puniti nelle diverse comunità selvagge. Solo successivamente analizza l'uomo sottolineando le analogie con l'essere animale. Lombroso C. L'uomo delinquente vol.I, Fratelli Bocca, Torino, 1884, cap.I Embriologia del delitto e cap.II Il delitto e la prostituzione nei selvaggi.

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13 Egli analizza con metodo sperimentale la fenomenologia del criminale: dall'osservazione della manifestazione del reato in natura passa allo studio della delinquenza umana, dalle forme primitive e selvagge a quelle moderne, evidenziandone le caratteristiche comuni.

Vengono misurati il cranio, le mani, l'apertura delle braccia in rapporto all'altezza, la fossetta occipitale media, si osservano le disarmonie del corpo e si cercano analogie tra i comportamenti dei delinquenti umani, selvaggi e primitivi.

Furono inventati nuovi strumenti proprio per effettuare le misurazioni delle varie parti del corpo, strumenti precisi, tra questi il craniometro inventato dallo psichiatra Enrico Morselli ed il Tachi antropometro progettato dallo scienziato Anfosso che permetteva un veloce riconoscimento14 del criminale grazie ad un'identificazione craniografica mediante impulsi elettrici che riproducevano su carta le curve del cranio.

14 Il Tachi antropometro, permetteva di riconoscere il delinquente che avesse fornito false generalità per nascondere la sua latitanza. Era sicuramente uno strumento più attendibile del Bertillonage, utilizzato come metodo di identificazione in Francia. Esso, chiamato da Lombroso fotografia parlante, si fondava sull'idea che alcune misure del corpo, quali la statura, la larghezza della testa la misura del piede sinistro, dell'avambraccio sinistro e del dito medio sinistro rimanessero invariate in un uomo e che pertanto non vi potessero essere due uomini con le stesse misure. Lombroso C.

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14 L'analisi psicologica veniva invece effettuata grazie al

pletismografo e allo sfigmografo, entrambi del medico

Mosso15 che mediante lo studio delle reazioni del delinquente sottoposto a stimoli psichici o sensori, causava l'abbassamento o l'innalzamento di un ago il quale descriveva tali variazioni tramite delle linee, creando un grafico che variava da soggetto a soggetto.

Si analizzano i malviventi di differenti zone d'Italia, la loro scrittura, i loro tatuaggi il loro modo di camminare: i dati ottenuti sono confrontati con quelli di individui normali ed i risultati raggiunti sintetizzati con tabelle e percentuali16. Ogni criminale è studiato in maniera accurata17 anche nei suoi precedenti familiari

15 Angelo Mosso, negli anni in cui frequentava la facoltà di Medicina presso l'Università di Torino, fu allievo di Jacopo Moleschott che era docente di fisiologia. Ebbe così modo di avvicinarsi al materialismo filosofico e, come accadde per Lombroso, il Moleschott divenne un punto di riferimento. Si specializzò nella creazione di strumenti che consentissero di dare una spiegazione fisico-chimica dei processi vitali dell'uomo, dedicandosi specialmente al rapporto tra pensieri, emozioni ed afflusso sanguigno al cervello. I principali strumenti da lui creati furono il pletismografo, lo sfigmografo o sfigmomanometro, l'ergografo ed il ponometro. Morì a Torino nel 1910 e fu sepolto nel cimitero della città nell'Arco dei Benemeriti, accanto a Lombroso.

16 Leggendo L'uomo delinquente non si può fare a meno di notare che per ogni esame antropometrico, antropologico, psichico o comportamentale, i risultati sono sempre riassunti in tabelle. Come esempio si veda Lombroso C. L'uomo delinquente vol.I, Fratelli Bocca, Torino, 1884, pag.164, con riguardo alle analisi compiute sui crani, pag. 270 dove sono riepilogati i risultati riguardanti le caratteristiche fisiche delle donne criminali. Nelle prime edizioni de L'uomo delinquente la donna verrà studiata assieme all'uomo, poi nel 1893 sarà dedicato allo studio della figura femminile un intero trattato: La donna delinquente, la prostituta e la donna normale, scritto a quattro mani con il suo collaboratore Guglielmo Ferrero.

17 Ogni criminale viene infatti studiato prima nelle sue caratteristiche antropometriche e successivamente si analizzano i fattori comportamentali e le componenti ereditarie. Vari casi sono riportati in tutta l'opera tra questi: "A13 anni un B.A.:brachicefalo, indice

87, oxicefalo, con occhi obliqui, zigomi sporgenti, mandibole voluminosissime, orecchi ad ansa gozzuto, ferì a morte con un coltello un compagno che gli negava i denari vinti al giuoco. A 12 anni

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15 nonché per le sue caratteristiche psicologiche e comportamentali, al fine di ottenere un quadro clinico il più possibile completo ed esauriente.

Il rigore del metodo era necessario per poter fornire una innegabile classificazione delle diverse categorie di criminali e prospettare di conseguenza una soluzione adattata, sul piano penale,18 ad ogni tipologia. Nonostante la scrupolosità con cui Lombroso lavorò, egli fu ampiamente criticato. Gli esponenti della Scuola classica lo accusarono di aver abusato di deduzioni ottenute operando su casi isolati; gli studiosi di statistica gli obiettarono di aver lavorato su un campione troppo piccolo e di aver esteso le conclusioni senza ulteriori verifiche, persino i giuristi lo criticarono: egli era un medico e pertanto incapace di dare risposte adeguate in campo penale contaminando la stessa materia con elementi ad essa estranei.19

Lombroso rispose a tutte queste critiche nella Prefazione della terza edizione de L'uomo delinquente affermando che ‹‹ quando si tratta di sapere non il sesso

fu già nei postriboli. Sei volte fu condannato per furto. Ebbe un fratello ladro, una sorella meretrice e la madre criminale. Era religioso, frequentava almeno le chiese; però nulla disse al confessore del delitto commesso". Lombroso C. L'uomo delinquente vol.I, Fratelli Bocca, Torino, 1884, pag.

126.

18 Sbriccoli M. Storia del diritto penale e della giustizia , Giuffrè, Milano, 2009, pag. 550. 19 Lombroso C. Prefazione alla III edizione in L'uomo delinquente Fratelli Bocca, Torino, 1884, pag. xI e seguenti.

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16

o l'età o la professione, ma l'indole psichica o le forme del cranio di un gruppo di rei è impossibile giuocare con grosse cifre, nemmeno consumandovi la vita di un uomo20›› Aggiunge rispondendo ai giuristi: ‹‹ il curioso è

poi che mentre essi protestano contro chi ha voluto togliere lo scandalo ed il pericolo di legiferare sull'uomo senza conoscerlo e senza studiarlo, e ciò solo per l'orrore di un'alleanza straniera, quasi si trattasse di una scienza occulta e vergognosa a trattarsi, molti di essi a loro volta subiscono, anzi prescrivono non solo il connubio, ma la dittatura di una disciplina, non pure estranea al diritto ma a tutte le scienze in generale, qual'è la metafisica ed ebbero il coraggio di fondare su questa, anzi le ipotesi sue più controverse, quelle, per es., del libero arbitro le leggi da cui dipende la sicurezza sociale! ››.21

Lo stesso antropologo ammette, quasi apparendo poco convinto delle proprie tesi, che le percentuali in cui si manifestano i caratteri criminali siano bassi ma, in tutti i casi in cui questi caratteri si sommano, si ha sempre la figura di un criminale. Dati simili, proprio a

20 Lombroso C. Prefazione alla III edizione in L'uomo delinquente Fratelli Bocca, Torino, 1884, pag. xvI.

21 Chiaro è l'attacco che Lombroso lancia alla scuola classica che lo criticava per aver contaminato la scienza giuridica. Qui l'antropologo evidenzia l'empirismo su cui si baserebbero le tesi avversarie. Lombroso C. Prefazione alla III edizione in L'uomo

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17 supportare i risultati del Lombroso, furono ottenuti dal professor Lacassagne in Francia22.

L'antropologia criminale riuscì ad avere un grande successo perché la Scuola classica era ormai giunta al capolinea. L'aumento dei delitti aveva dimostrato l'insufficienza della concezione retributivistica della pena, secondo la quale può essere punito solo chi ha commesso un reato, in base al principio nulla poena sine

crimine23e, quindi, una pena comminata solo ex post, come se la "paura" della sanzione fosse sufficiente a distogliere il criminale dal commettere il reato. La sanzione penale per i positivisti invece deve diventare un mezzo per prevenire i delitti e farne così diminuire il numero: ciò diviene l'obiettivo a cui mirare per tutelare la società24.

La dimostrazione che il delinquente é un essere degenerato rende possibile l'applicazione ad esso di misure speciali prima che commetta il delitto cui é

22 Il professore Lacassagne divenne celebre per aver studiato il caso dello "squartatore di Francia", un serial killer che negli anni dal 1894 al 1897 uccise almeno undici persone, tutte donne e fanciulle. Lacassagne fornisce a Lombroso i dati delle sue ricerche soprattutto per ciò che riguarda il tatuaggio nei delinquenti. Lombroso C.

L'uomo delinquente vol.I, pag. 308 e seguenti.

23La Scuola classica insisterà molto su questo principio perché lo vedeva come un principio basilare nelle moderne società. Ferrajoli L. Diritto e ragione. Teoria del garantismo

penale, Laterza, Roma, 1989, pag. 234.

24Per tutela della società deve intendersi tutela della specie in senso darwiniano. Dello stesso parere è Jacopo Moleschott, amico del Lombroso. Spirito U. Storia del diritto

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18 destinato, per ragioni antropologiche e morali, individuabili ex ante. In ragione di ciò, il metodo scientifico appare il più adeguato, poiché ragionamenti puramente empirici, distanti dalla realtà dei fatti, come quelli della Scuola classica, non sarebbero stati in grado di fornire dati concreti ed evidenti né una risposta adeguata al bisogno di sicurezza e stabilità della comunità: a chiunque ripercorra le pagine de L'uomo

delinquente apparirà assai difficile negare, seguendo le

linee dialettiche dell'antropologo, avvalorate da numerosi esempi concreti e dalla lettura delle statistiche presentate, la logicità delle tesi da lui raggiunte.

Par.2 La classificazione dei delinquenti 2.1 Il reo nato

Cesare Lombroso individua come prima causa di delinquenza la pazzia morale, strettamente connessa con l'epilessia, patologia ritenuta rivelatrice di una personalità criminale. In un primo tempo, l'autore sembrerebbe tenere distinte le categorie del pazzo morale e del delinquente nato, indicandole come due cause diverse e non collegate ma, già dalla seconda

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19 edizione queste due tipologie vengono a combaciare. Tale devianza si manifesterebbe chiaramente nei bambini sprovvisti di senso morale con un comportamento portato alla collera ed alla vendetta.

É innegabile, come sottolinea l'antropologo25, che nei fanciulli entro il primo anno di età, manchi del tutto l'idea del bene e del male in quanto sono troppo piccoli per comprendere la differenza tra i due concetti: in gran parte il loro comportamento é suscettibile di essere indirizzato e modificato dall'ambiente e dall' educazione, principalmente imitando gli atteggiamenti e il modo di fare dei genitori ma, in alcuni bambini, tali fattori non hanno alcuna influenza e sviluppano così le tendenze criminali dalla prima infanzia.

Per avvalorare le sue ipotesi, Lombroso porta ad esempio il decorso di diversi fanciulli seguiti fino all'età adulta. Tra di loro, diciotto mostravano già caratteri simili ai delinquenti e dodici anche anomalie morali.26 Divenuti adulti, sei di essi non manifestarono tendenze criminali: era la prova della possibilità di correggere ed

25"Per essi il bene e il male é ciò che è permesso o proibito dal papà o dalla mamma, ma non una volta sentono da per sè quando una cosa sia male". Lombroso C. L'uomo delinquente vol.I,

Fratelli Bocca, Torino, 1884, cit. pag. 117.

26L'antropologo prende come campione per la sua indagine 29 ragazzi. Lombroso C. L'uomo delinquente vol.I, Fratelli Bocca, Torino, 1884, pagg. 141-142.

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20 indirizzare con una buona educazione27 alcune devianze. È anche il dottor Vigna, come cita Lombroso, a sostenere che ‹‹ i delinquenti nati sono ribelli ad una vera

educazione morale ››.28

Questo tipo antropologico presenta un arresto dello sviluppo mentale la cui condizione è rimasta ad un livello infantile e manifesta nel comportamento il modo instabile ed impulsivo di agire di un bambino: i delinquenti nati percepiscono una forza irresistibile29 a compiere determinate azioni senza una ragione o un interesse personale, così come rompono i giocattoli o desiderano un oggetto, facendo diventare il crimine lo scopo della loro condotta.

2.2 L'atavismo

‹‹Alla vista di quella fossetta-dice il Lombroso-mi

apparve d' un tratto come una larga pianura sotto un

27Per educazione non si deve intendere l'istruzione in quanto questa farebbe nascere, in determinati soggetti già predisposti, tendenze criminali più sofisticate come negli avvelenatori e nei falsari. Lombroso C. L'uomo delinquente vol.I, Fratelli Bocca, Torino, 1884, pagg. 452 e seguenti.

28 "A dirla breve, quivi si cela, il segreto movente della loro lotta perpetua colla famiglia e colla società. Sono individui suscettibili bensì di una superficiale istruzione intellettiva, ma decisamente ribelli ad una vera educazione morale, la cui base precipua è costituita appunto dal sentimento".

Questo è l'intero passo che Lombroso cita del dott. Vigna tratto dal "Rendiconto statistico del Frenicomio centrale di San Clemente". Lombroso C. L'uomo delinquente

vol.I, Fratelli Bocca, Torino, 1884, cit. pag. 552.

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21

infinito orizzonte, illuminato il problema della natura del delinquente, che doveva riprodurre ai nostri tempi i caratteri dell'uomo primitivo giù giù sino ai carnivori ››.30

È in queste righe che l'antropologo definisce quella che, dai suoi studi, risulta essere la fonte della delinquenza ed a cui è possibile ricondurre tutte le tipologie di criminalità: l'atavismo. L'origine del comportamento delittuoso è da ricercare all'interno dell'individuo stesso, nella sua formazione antropologica e genetica che conserva i caratteri dell'uomo primitivo con tutti i suoi istinti bestiali. L'arresto dello sviluppo mentale ad un livello primordiale, quasi infantile o la crescita irregolare di alcuni organi sarebbe infatti la valida spiegazione, in quanto scientifica, della varietà delle forme in cui si esplicita la delinquenza, a cui va aggiunta la particolare categoria dei rei nati.

I caratteri atavici del criminale si manifestano chiaramente sia in anomalie fisiche che comportamentali: lo sviluppo anormale del cranio, i capelli neri e ricci come le scimmie, il mancinismo, le orecchie a manubrio, la poca sensibilità al dolore oltre

30 Queste sono le parole con cui l'antropologo comunica, in una lettera alla sua futura moglie, la scoperta che ha fatto analizzando, durante una campagna militare, il cranio del brigante Villella. Lombroso-Ferrero G. Cesare Lombroso. Storia della vita e delle opere

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22 alla superstizione ed al cannibalismo sono tutti segni tipici delle tribù africane e dei popoli antichi.31 Un segno distintivo dell'uomo selvaggio è sicuramente il tatuaggio32 il quale aveva, in passato, la funzione di impaurire il nemico o di sottolinearne l'appartenenza ad una tribù e, per le donne, quella di ornare il corpo. Questa usanza si ripresenta in quelle persone che manifestano i caratteri primitivi, come i marinai, mentre è del tutto assente o presente in percentuale molto bassa nei pazzi. Tale circostanza è riconducibile, per Lombroso, al fatto che la pazzia non è considerata una malattia congenita come invece lo sarebbe la delinquenza.

I crimini hanno, come detto precedentemente, origine nell'istinto animalesco che viene tramandato, come un carattere genetico ereditario, di generazione in generazione rimanendo spesso latente e nascosto. Questo, tuttavia, a causa di particolari fattori scatenanti come una malattia, l'alcolismo o altre condizioni

31 Nel capitolo "Il delitto e la prostituzione nei selvaggi", Lombroso offre una vasta spiegazione di come il delitto e le sue diverse forme si siano manifestate nei popoli antichi. I crimini vengono anche separati in base al luogo cosicché si sottolineano le analogie con cui si manifestano in un dato territorio. Lombroso C. L'uomo delinquente

vol.I, Fratelli Bocca, Torino, 1884 pag. 31 e seguenti.

32 L'antropologo, a sostegno delle sue tesi riporta una tabella in cui mostra chiaramente la diffusione del tatuaggio nei delinquenti. Lombroso C. L'uomo delinquente

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23 fisiologiche e psicologiche, può esplodere improvvisamente portando alla commissione di un delitto.

L'atavismo è sicuramente un corollario delle teorie di Darwin. L'affermare che il mancato sviluppo di alcuni soggetti o di intere popolazioni è collegabile infatti alla tesi che sostiene la discendenza di razze simili da un progenitore comune: i discendenti si sarebbero successivamente distinti dall'avo perfezionando organi, sviluppando capacità o eliminando quelle appendici che impedivano un adeguato ed opportuno adattamento all'ambiente. L'evoluzionismo spiegherebbe in modo scientifico le differenze che ci sono tra i diversi popoli del mondo in quanto è facilmente osservabile la somiglianza che si ha tra le diverse tribù dell'Africa o delle comunità australi.33

33 L' antropologo sottolinea le usanze comuni come quella del ratto in Australia e gli omicidi per riti funerari in Africa. Lombroso C. L'uomo delinquente vol.I, Fratelli Bocca, Torino, 1884, pag. 41 e pag. 51 Dal punto di vista antropometrico, tali popolazioni hanno in comune tra loro la forma del cranio o del cervelletto. Lombroso C. L'uomo

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2.3 Il criminaloide

L'uomo selvaggio è senza alcun dubbio un criminale. La scarsa sensibilità al dolore, l'agilità straordinaria, le asimmetrie craniche e la pelle scura sono le tracce ataviche che si manifestano nell'uomo delinquente.

I criminali di questa categoria non sono particolarmente intelligenti ma riescono a sopperire a tale mancanza grazie ad una grande astuzia ed alla fantasia, come viene confermato dal modo strano di parlare e dalla presenza del tatuaggio, nonché dalla grande capacità di dipingere e creare manufatti con le proprie mani.34 Le associazioni criminali, come la mafia e la camorra, sono invece riconducibili all'organizzazione sociale primitiva della tribù sottoposta all' autorità di un capo sanguinario e dispotico. Tali leghe divengono particolarmente pericolose perché in esse si sviluppano le tendenze selvagge del branco e questo molto spesso causa problemi sociali e politici in grado di turbare gravemente l'ordine della comunità. Esse hanno un capo

34 Cesare Lombroso conserverà e catalogherà tutte le opere dei delinquenti dal lui studiati proprio per dimostrare la capacità creativa di questi criminali. Le opere sono oggi visibili nel museo dedicato all'antropologo a Torino.

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25 proprio che è tale, non per elezione ma, per doti personali e rispondono ad un codice simile ad un rituale in cui, il mancato rispetto, provoca l'allontanamento dal gruppo, la qualifica di traditore e spesso la morte. Lombroso sottolinea che la circostanza peggiore è che molte associazioni criminali hanno avuto la tendenza a nascondere sotto l'ideale politico le proprie azioni malvagie.35

La fisionomia di questo criminale è rivelatrice poiché non si può negare l'alta frequenza con cui si manifesta, nei casi esaminati,36 la coesistenza di determinati caratteri quali la scarsezza della barba, le mandibole voluminose ed i capelli scuri o rossi; ciò può interpretato come il segnale di una parentela antropologica e di una somiglianza con l'uomo primitivo. Le intuizioni dell'antropologo non erano sconosciute alla gente comune che vedevano, da sempre, in certi caratteri fisici delle anomalie creando degli stereotipi così come descrive sapientemente Giovanni Verga: ‹‹Malpelo si chiamava così perché aveva i capelli rossi; ed

35 Anche i garibaldini sono considerati da Lombroso come associazione di malaffare alla stregua dei mafiosi. Lombroso C. L'uomo delinquente vol.I, Fratelli Bocca, Torino, 1884, pag. 538.

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26

aveva i capelli rossi perché era un ragazzo malizioso e cattivo, che prometteva di riescir un fior di birbone››.37

Cesare Lombroso, nelle varie edizioni de L'uomo

delinquente, approfondirà i caratteri tipici delle classi

principali in cui distinguere i vari criminali: rei nati e delinquenti atavici, prevedendo per ciascuna di esse delle sottocategorie che permettessero in tal modo di inquadrare senza margine di dubbio il delinquente.

Le principali sottocategorie in cui suddividere i criminali sono tre: i rei abituali, i rei d'occasione ed i rei per passione.38 I rei abituali sono quei criminali che, o per natura o a causa della permanenza in carcere, compiono delitti per abitudine, divenendo nella maggior parte dei casi dei recidivi e pertanto i criminali più pericolosi per la comunità. I rei d'occasione vengono chiamati anche pseudocriminali perché ‹‹non cercano

l'occasione per delinquere ma ne sono quasi cercati, trascinati dalla folla per es., o intricati per minimi incidenti-contravvenzioni,- nelle maglie del codice ››39 e perciò non possono essere considerati dei veri e propri

37 Il passo è tratto dalla novella "Rosso Malpelo" Verga G. Tutte le novelle vol.I, Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1996, cit. pag. 163.

38 L' antropologo si è avvalso anche del materiale fotografico del professor Litszt per fare una catalogazione più completa dei tipi criminali e, giustificarsi di nuovo a chi lo accusava di aver analizzato pochi casi. Lombroso C. L'uomo delinquente vol.I, Fratelli Bocca, Torino, 1884, pagg. 258 e seguenti.

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27 delinquenti. I rei per passione sono la sottocategoria più anomala: hanno lineamenti armoniosi e una nobiltà d'animo che contrasta apertamente con la sottocategoria dei rei abituali. La loro passione, sia essa amorosa o politica, li spinge, spesso impulsivamente, a compiere il delitto .

Emerge in tale contesto, la figura del delinquente politico, specificazione del reo per passione, cui l'antropologo dedicherà particolare attenzione nell'edizione del 1898: questo fatto è sicuramente riconducibile al dissenso sociale che diveniva ogni giorno sempre più forte40, creando così nuove forme di criminalità.

L'antropologo era, come affermato in precedenza, uno scienziato ed uno scienziato è innanzitutto un osservatore: egli non poteva negare l'esistenza di questo disagio e quello che stava nascendo.

40 È la figlia di Lombroso a sottolineare il clima che si respirava nel 1889: la crisi economica aveva costretto anche il professore a dover trovare altre fonti di guadagno per non lasciare i figli in povertà. Lombroso-Ferrero G. Cesare Lombroso. Storia della vita

e delle opere narrata dalla figlia, Fratelli Bocca, Torino 1915 pagg. 283-284 Per truccare i

bilanci statali, al fine di nascondere il deficit, vennero fatti artifici contabili soprattutto da parte di Agostino Magliani detto "il ministro dell'allegra finanza". I governi dell'epoca furono così costretti ad aumentare la pressione fiscale colpendo soprattutto i beni di uso comune. Volpe G. Storia Costituzionale degli Italiani, Giappichelli Editore, Torino, 2009, pag. 138.

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2.4 Un delinquente particolare: il delinquente politico

Nel 1890 viene pubblicato Il delitto politico, in esso Lombroso descrive la rivoluzione come lo strumento storico che permette ad un popolo di progredire in maniera piuttosto rapida. L'evoluzione di un popolo avverrebbe altrimenti in modo molto lento perché la maggioranza della persone non si accorge delle grandi opportunità offerte da tale cambiamento e questo è spesso avversato da un' esigua minoranza che, per ragioni personali ed economiche, vede, invece nel mutamento dello status quo, un pericolo per quanto conquistato. Spesso accade che una rivoluzione sia preceduta o nasca per una rivolta cioè una sommossa rapida e veloce originata da ragioni quali la fame, le tasse, l'ingiustizia di un atto o di una legge: questa scintilla accende gli animi dei rivoltosi ma spesso, afferma l'antropologo, si spenge nel nulla.41

Il delinquente politico appare ne L'uomo

delinquente non immediatamente ma nelle edizioni

successive a quella del 1876. Il reo politico è un

41 Lombroso-Ferrero G. Cesare Lombroso. Storia della vita e delle opere narrata dalla figlia, Fratelli Bocca, Torino, 1915, pag. 288.

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29 particolare tipo di reo per passione,42 appartiene cioè a quella categoria di criminali che divengono tali solo perché accesi da una passione come l'odio o l'amore e, non presentano di solito devianze antropologiche o psicologiche chiare e conclamate. Questi delinquenti hanno infatti di solito un bell'aspetto, come Anna Kuliscioff43 ed uno sguardo felice apparendo proprio come anticriminali perciò sono difficili da individuare a priori ma, sono comunque spinti da un fanatismo patriottico, sociale od economico solitamente ereditato dai genitori. La bellezza fisica di questa categoria di delinquenti è spesso accompagnata da un esagerato senso dell'onestà, così Vera Sassulich44 davanti alla

42 Il classificare il delinquente politico all'interno della categoria dei rei per passione convince poco anche lo stesso antropologo il quale, individuando proprio le differenze che lo contraddistinguono rispetto ai rei per passione, ne farebbe quasi una categoria particolare.

43 Anna Kuliscioff (il cui vero nome era Anja Rosenstein) nacque in Crimea tra il 1853 e il 1857 da una famiglia di agiati commercianti ebrei. Studiò filosofia a Zurigo ma fu costretta a rimpatriare in Russia per ordine dello zar e qui divenne una forte oppositrice del regime dispotico zarista. Tornata in Svizzera conobbe Andrea Costa da cui ebbe una figlia. Nel 1878 fu processata a Firenze con l'accusa di aver cospirato con gli anarchici e fu espulsa dall'Italia. Nel 1881 rientra in Italia e inizia a studiare Medicina, specializzandosi in ginecologia a Torino e poi a Padova divenendo successivamente, a Milano, la "dottora dei poveri". Nella grande città lombarda, conobbe Filippo Turati, ed il salotto della loro casa divenne luogo di incontro e discussione per molti politici, studiosi e gente comune fino al 1898, quando, un gruppo armato fece irruzione arrestando la Kuliscioff e Turati. Scarcerata, cominciò a lavorare alacremente per i diritti delle donne promuovendo anche il suffragio femminile. Morì a Milano il 25 dicembre 1925.

44 Vera Sassulich( o Zasulich) fu una famosa dissidente politica russa. Aderì al movimento antizarista, appoggiando il suffragio universale, i diritti dei servi della terra e lottando per l'emancipazione delle donne. Nel 1878 per vendicare le torture inflitte ad uno studente da parte della polizia russa, attentò alla vita del generale Trepov, capo della polizia e governatore di Pietroburgo. Processata, verrà assolta grazie alla cattiva considerazione di cui godeva Trepov di fronte alla giuria popolare. Proprio in seguito a tale processo il governo russo varò leggi speciali contro i dissidenti. Vera fuggì in

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30 giuria affermò proprio ‹‹ È così mostruoso l'alzare la mano

contro un uomo, lo so; ma volevo provare che è impossibile rimanere impuniti dopo tanto misfatto (la bastonatura degli accusati politici) volevo richiamare l'attenzione di tutti su questo fatto per impedire che si rinnovasse. ››45

Mario Sbriccoli mette in luce le peculiari differenze che esistevano nella sinistra penalistica del tempo distinguendo la corrente socialista impersonata da Ferri, Zerboglio e Majno e quella strettamente lombrosiana. L'approccio di Lombroso nei confronti del delitto politico, secondo il giurista,46 verrebbe ad assumere una connotazione conservatrice, in aperto contrasto con l'affermata tendenza progressista delle teorie scientifiche della Scuola positiva.

L'identificazione del delinquente politico con un pazzo deriverebbe dalla considerazione che solamente una persona insana di mente distruggerebbe l'equilibrio sociale che si è venuto a creare e quella felicità e pace che da essa deriverebbe. La condanna per i rivoltosi, da

Svizzera dove conobbe l'intellettuale socialdemocratico Plechanov. I due, con l'aiuto di Engels, dettero vita al gruppo di indirizzo marxista Emancipazione del lavoro. Muore nel 1919 a Pietrogrado.

45 Lombroso C. L'uomo delinquente vol.II, Fratelli Bocca, Torino, 1896, cit. pag. 257. 46 Sbriccoli. M. Dissenso Politico e diritto penale in Italia tra Otto e Novecento in ‹‹ Quaderni fiorentini per la storia del pensiero giuridico moderno ››, 2, Giuffrè, Milano, 1973, pagg. 682 e seguenti.

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31 parte dell' antropologo, discenderebbe proprio dal fatto che il loro comportamento violento, mirante ad un progresso immediato, diviene ingiustificato perché il medesimo risultato si otterrebbe anche con il progresso

naturale, sicuramente più lento ma in grado di

assicurare un maggior consenso da parte di tutte le classi sociali.

La teoria dell'antropologo, dichiara Sbriccoli, eluderebbe la questione di fondo cioè il contrasto tra lo Stato e la sua politica repressiva nei confronti dei delinquenti politici. Lombroso, infatti, sposta tutta la discussione sul piano scientifico affermando che il problema sarebbe riconducibile solamente alla costituzione fisica del delinquente, rimanendo confinato così solo al soggetto, staccandolo da qualunque connotazione politica.

L'inquadramento del rivoltoso in una dimensione scientifico-naturale e la sua identificazione con un degenerato sembrerebbe proprio essere una dimostrazione della volontà di garantire l'assetto politico esistente, qualificando la concezione di Lombroso come conservatrice e non certamente progressista.

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32 Il delitto politico rimane pur sempre un delitto poiché infrange le leggi naturali che regolano lo sviluppo della comunità, facendole prendere un corso che non le appartiene e qualificandosi così come un fatto antisociale.

È la classe dirigente, bisognosa di tutelare i privilegi ottenuti, che viene a sostenere lo stereotipo del brigante, come evidenzia Monica Stronati nel suo saggio,47 per dare una giustificazione delle misure straordinarie prese nei confronti delle popolazioni del Meridione, propugnando la figura di un individuo selvaggio ed ostile. Grazie all'invenzione della fotografia, i soldati inviati a combattere il brigantaggio potranno testimoniare la verità della figura del brigante: la corporatura rozza e selvaggia, crudele e deforme, mostrandolo in tal veste a tutto il mondo. Il delinquente politico viene però, in questo modo astratto dal contesto storico in cui vive, oggettivizzato, considerato solo per quello che appare. La fotografia è la realtà, non è necessario aggiungere altro in quanto tutti, anche il popolo, possono vedere la mostruosità di tali individui

47 Stronati Monica Il brigante tra antropologia ed ordine giuridico: alle origini di un'icona dell'uomo criminale del XIX secolo in ‹‹ Quaderni fiorentini per la storia del pensiero

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33 ed essere d'accordo nel reprimere i briganti poiché nemici della società e dell' ordine raggiunto.

Lombroso nel descrivere il delinquente politico non rimarrà fermo sulle sue teorie, come nei casi del criminaloide e del reo nato che verranno solo ampliati nelle edizioni successive alla prima.

La definizione del criminale politico subisce una vera e propria mutazione: dalla scoperta della fossetta del brigante Villella alla stesura del Delitto politico sono passati venti anni ed il cambiamento politico ed economico, nonché l'avvicinamento dell'antropologo al partito socialista, influiscono molto sul pensiero dello studioso. Nel 1870 il brigante e gli anarchici sono inquadrati nella categoria dei criminaloidi, proprio perché nei caratteri antropologici mostrano le caratteristiche dell'uomo primitivo e vengono considerati una minaccia in quanto il loro comportamento è un grado di mettere in pericolo l'unità della nazione e la sua stabilità, di modo che essi devono essere neutralizzati.

Ne Il delitto politico e nell'edizione de L'uomo

delinquente del 1896 appare la diversa descrizione del

reo politico. Innanzitutto l'aspetto fisico, bello ed aggraziato, non può essere certamente paragonato a

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34 quello scimmiesco e rude del Villella ma è soprattutto la visione del delitto politico che è totalmente diversa: la rivoluzione diviene il mezzo per consentire il progresso di una nazione e non per distruggerla.

Delia Frigessi48 sottolinea proprio tale evoluzione nel pensiero di Lombroso con riguardo soprattutto alla visione del rivoluzionario. Questo cambiamento è dovuto probabilmente, all'avvicinamento dell'antropologo al movimento socialista, soprattutto in seguito alle gravi tensioni sociali che nell'età crispina divenivano sempre più forti.

Il rivoluzionario viene equiparato all'uomo di genio pertanto, pur essendo un soggetto degenerato, la sua devianza assumerebbe un risvolto intellettuale e sociale positivo, in quanto consentirebbe di trasformare il mondo. Gli uomini di genio sono infatti i Santi, i letterati, i grandi scienziati ed i riformatori religiosi.

Gli scandali e la corruzione dilagante del tempo, dimostrano che la società e le classi dei governanti in particolare era mossa dall' inganno e dal denaro. Il delitto politico, in questo contesto, non può più essere ricondotto ad un concetto di delinquenza selvaggia che

48 Frigessi D. Cesare Lombroso tra medicina e società in Montaldo S.-Tappero P. (a cura di) Cesare Lombroso cento anni dopo ,UTET, Torino, 2009, pagg. 12 e seguenti.

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35 sarebbe ancora esistente, nel tempo di Lombroso, solo nelle zone più arretrate della Calabria e della Sardegna, ma acquisterebbe una valenza sociale.

Combattere contro la corruzione e l'ingiustizia non è un crimine ma un modo per creare una società nuova più vicina ai bisogni della popolazione.

Par. 3 La Scuola Positiva

3.1 La diffusione delle tesi Lombrosiane

Tutti gli esami ed i risultati ottenuti da Lombroso nello studio dei delinquenti, furono pubblicati in un' ampia opera49corredata di tavole, fotografie e disegni:

L'uomo delinquente. La prima edizione del 1876 ebbe

una grande eco soprattutto in Francia dove vennero condotte ricerche approfondite per verificare la veridicità delle tesi sostenute dall'antropologo. In Italia le nuove idee furono accolte in maniera non univoca: i filosofi positivisti lo applaudirono perché apparivano le uniche in grado di dare risultati certi, Luigi Lucchini in un primo tempo si complimentò con lui poi lo classificò

49 La prima edizione de L'uomo delinquente risale al 1876 poi ne seguirono altre nel 1884-1885 e l'ultima è datata 1897-1898. Dall'edizione del 1884, l'opera si divide in tre volumi corredati di foto, fac-simili di grafie etc. L'ultima edizione vede anche la presenza di un atlante per verificare le zone di diffusione dei tipi criminali.

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36 come un visionario50; lo stesso Francesco Carrara, uno dei maggiori penalisti dell'epoca, non poté negare che l'opera dell'antropologo avrebbe indubbiamente rivoluzionato il sistema penale.51

La seconda edizione52 ebbe un successo maggiore della prima: in Germania l'antropologia divenne materia di studio nelle Università, le furono dedicati numerosi articoli da parte di insigni professori e, addirittura, Bismark si complimentò con Lombroso per le ricerche ed i risultati ottenuti.

In Francia venne persino fatta una proposta per modificare la legge sui recidivi ed a New York venne istituito un riformatorio che aveva come scopo principale la redenzione del reo, tramite cure personalizzate, proprio come affermava l'antropologo, mentre in Pennsylvania furono modificate le regole all'interno delle carceri.

50 Quando Lucchini seppe dell'assegnazione della cattedra di Medicina Legale a Torino, di Lombroso, si dispiacque che, l'autore de" L'Uomo delinquente," non fosse stato chiamato a Bologna dove lui insegnava diritto penale. Lombroso-Ferrero G.

Cesare Lombroso. Storia della vita e delle opere narrata dalla figlia, Fratelli Bocca, Torino,

1915, pag. 187. In un secondo momento Lucchini appare critico nei confronti dei positivisti.

51 Lombroso-Ferrero G. Cesare Lombroso. Storia della vita e delle opere narrata dalla figlia, Fratelli Bocca, Torino, 1915, pag. 188.

52 La seconda edizione uscita 1878 è quella che dette all' antropologo fama internazionale. Lombroso-Ferrero G. Cesare Lombroso. Storia della vita e delle opere narrata

dalla figlia. Fratelli Bocca Editori, Torino, 1915, pag. 208. A conferma di tale successo

anche Sbriccoli M. Il diritto penale liberale. La "Rivista Penale " di Luigi Lucchini in ‹‹ Quaderni fiorentini per la storia del pensiero giuridico moderno ››, 16, Giuffrè, Milano, 1987, pag. 117.

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37 Molti giuristi, medici e scienziati53 bussarono alla porta di Lombroso per rendergli omaggio ed approfondire le teorie che si trovavano all'interno de L'uomo

delinquente. Primo fra tutti fu Enrico Ferri, appena

laureatosi in Giurisprudenza, che divenne stretto collaboratore dell'antropologo ma, possiamo anche ricordare il giovane avvocato Raffaele Garofalo e Filippo Turati. Le prime lezioni della neo-nata Scuola si tenevano all' interno dell'Università di Torino,54 in una piccola aula e, qui, venivano analizzati i cadaveri, provenienti principalmente dalle carceri e dai manicomi, proprio come aveva fatto il "maestro" da solo: i suoi discepoli potevano così verificare la veridicità delle sue teorie e confermare i risultati con nuovi esperimenti.

Con la nascita della Scuola nacque anche una rivista, L'Archivio, che aveva il compito di diffonderne le teorie e mettere i lettori al corrente del lavoro e delle riflessioni che nascevano in seno ad essa. L'Archivio era diviso in due sezioni: una medica, di cui si occupava personalmente Lombroso ed una giuridica, curata da

53 Lombroso-Ferrero G. Cesare Lombroso. Storia della vita e delle opere narrata dalla figlia, Fratelli Bocca Editori, Torino, 1915, pag. 214.

54 Lombroso-Ferrero G. Cesare Lombroso. Storia della vita e delle opere narrata dalla figlia, Fratelli Bocca Editori, Torino, 1915, pag. 220. Il locale dove Lombroso tenne le sue lezioni divenne poi museo.

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38 Garofalo. Ulteriore strumento di diffusione furono sicuramente i Convegni internazionali di Antropologia.55 In questi congressi, che si svolgevano in grandi città europee, cui partecipò sempre l'antropologo, si discuteva delle tesi dell'antropologia criminale e delle sue applicazioni alla scienza giuridica, si cercavano soluzioni e si prospettavano leggi che rispondessero in maniera ottimale alle nuove idee emerse, soprattutto, in campo penale.

3.2 Il reato, l'imputabilità e le pene per la Scuola Positiva

Il manifesto della Scuola Positiva è chiaramente descritto da Enrico Ferri nella conferenza da lui tenuta all' Università di Napoli ‹‹ essa si propone di raggiungere

lo scopo pratico della diminuzione dei delitti collo studio del reato, come fenomeno naturale, guidata dal criterio scientifico che devonsi prima pazientemente indagare i fatti, per poi dedurne le idee ››.56

È in queste poche righe che viene espresso il programma della Scuola ed il metodo di lavoro: esso

55 Volpe G. Storia Costituzionale degli Italiani, Giappichelli Editore, Torino, 2009, pag. 118.

56 La Scuola Criminale Positiva. Conferenza del Prof. Enrico Ferri nella Università di Napoli, Enrico Dekten Libraio-Editore, Napoli, 1885, pag. 25.

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39 sarà scientifico perché solo così è possibile trarre conclusioni innegabili in quanto facilmente verificabili da ognuno. Continua infatti il Ferri ‹‹ il fatto unica

sorgente, per se solo, di verità, perché indiscutibile: il fatto che, una volta constatato anche se non sfruttato dal primo indagatore sta pronto sempre a sprigionare la sua forza illuminante e fecondatrice come il granello di frumento che riprende il germoglio dopo seimila anni di tenebre nelle sepolture egiziane ››.57

Per i membri della Scuola Positiva è importante sottolineare l'aderenza ai fatti e non alle idee, proprio su ciò si fonda la critica alla Scuola classica: essi non hanno ancorato il delitto al fatto ma hanno dato rilevanza solamente all'azione compiuta e non quindi al delinquente, mantenendo il reato su un piano astratto caratterizzato da una veste pienamente oggettiva. Essi non hanno analizzato il problema delle cause della delinquenza proprio per mantenersi su un piano obiettivo: il reato rimane così individuato nella norma infranta dal criminale,58 incardinato nella concreta

57 La Scuola Criminale Positiva. Conferenza del Prof. Enrico Ferri nella Università di Napoli, Enrico Dekten Libraio-Editore, Napoli, 1885, pag. 25.

58 L'autore sottolinea, commentando l'idea di Francesco Carrara, che questa sarà la questione su cui discuteranno i positivisti mettendo in luce la debolezza di tale impostazione. Spirito U. Storia del diritto penale, Firenze, Sansoni, 1974, pag. 111.

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40 dimensione giuridica e non nella vita del reo, tenendo perciò distinti diritto e morale.

La Scuola positiva, al contrario, vede il delitto come un fenomeno strettamente collegato al mondo reale che non può prescindere dall'analisi del delinquente che lo ha commesso assumendo pertanto un carattere soggettivo, sottolineandone la sua dimensione storica. Centro dell'indagine del positivista non sarà più quindi il delitto bensì il soggetto che lo ha commesso.

Il delinquente viene così ad assumere il ruolo principale per la determinazione della pena, la quale si adatta alla pericolosità sociale del reo.59 Se il criminale è individuato nei suoi caratteri antropologici e psicologici già prima che compia il reato, è logico strumento di tutela della società applicare misure ante delictum, cioè prima che il soggetto sospetto compia il crimine e, prospettare un sistema di mezzi di prevenzione che siano idonei a far diminuire determinate tipologie di reati. La Scuola sostiene che la volontà del reo di compiere il delitto non scompare con la minaccia di una sanzione ma che il delinquente compie tali azioni perché

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41 spinto da un impulso irrefrenabile60 dovuto alle proprie caratteristiche psichiche ed ereditarie. Negato il libero arbitrio e quindi la possibilità per il delinquente di agire diversamente, viene esclusa l'intenzionalità dell' agente e, di conseguenza, cadrebbe anche l'imputabilità dell'azione.61

Il criminale pertanto è un soggetto malato che necessita di cure. La pena viene ad assumere in quest'ottica, la funzione di un trattamento, diverso da soggetto a soggetto, la cui durata non può essere rigidamente prestabilita ma deve variare in base alla risposta del reo alla terapia ad esso assegnata. La condanna non può certamente essere commisurata al reato rigidamente previsto dalla norma ma deve guardare al criminale e trovare per esso il percorso migliore di recupero. La grande varietà delle tipologie di delinquenza ha come corollario la differenziazione delle misure penali che trovano come prima applicazione i mezzi preventivi e come extrema ratio la pena di morte, qualora il soggetto non risponda ai trattamenti

60 Ferrajoli L. Diritto e ragione. Teoria del garantismo penale, Laterza, Roma, 1989, pag. 502. Qui l'autore, trattando l'argomento del determinismo cita un passo di G. Williams:"

qualunque impulso, se non vi si è di fatto resistito era in quelle circostanze irresistibile."

61 Ferrajoli L. Diritto e ragione. Teoria del garantismo penale, Laterza, Roma, 1989, pag. 499. L'ipotesi deterministica appartiene, per Ferrajoli, sia alla Scuola positiva che agli inglesi sostituzionalisti e ai sovietici.

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42 divenendo un pericolo per la società. In questo modo viene annullato totalmente il diritto di libertà e di autonomia di coscienza proprio di ogni individuo per un fine più grande che è, per i positivisti, la salvaguardia della società.

Ci troviamo di fronte ad un sistema soggettivo sia per la connotazione del reo, classificato in tipi ben determinati e stabiliti ante causam, sia per la valutazione del giudice che si fonda, non su prove reali ma su criteri soggettivi, sospetti e persino pregiudizi. Il lavoro del giudice diviene quello di osservare il delinquente, individuarne i caratteri degenerativi, studiare il quadro familiare e storico del reo. Il processo è diretto non ad accertare i fatti, bensì all'analisi dei caratteri psicologici e psicosomatici del delinquente devoluta all'opinione del giudice, divenuto medico, vanificando così il principio di legalità.

L'indagine interiore del criminale, compiuta dal giudice implica, ovviamente, una valutazione personale fondata sulla propria morale, cultura ed emotività comportando un "avvicinamento" al reo. In tal modo viene turbato il giudizio ed il giudice perde la sua

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43 posizione di terzo indipendente divenendo, al contrario, "vincolato" alla propria coscienza.

Siamo in un'ottica totalmente opposta a quella illuminista di Cesare Beccaria62 che, con la sua opera

Dei delitti e delle pene, divenne portavoce di una

corrente di pensiero che proponeva una concezione di reato e di pena fondata sul principio utilitaristico della massima felicità per il massimo numero di persone e sul contratto sociale. Il contratto sociale era, per Beccaria, lo strumento che difendeva gli interessi indicati come essenziali dallo stato civile ed individuava anche la porzione di libertà che ciascun cittadino era disposto a cedere per assicurare una coesistenza civile alla comunità.

Il criterio per determinare la misura della pena veniva proprio identificato dal minimo sacrificio della libertà individuale necessario ad una convivenza pacifica. La pena di morte diventava inconcepibile in questo sistema, in quanto non era possibile che gli individui fossero disposti a sacrificare spontaneamente la loro vita per la salute pubblica. Il delitto si identificava

62 Ferrajoli L. Diritto e ragione. Teoria del garantismo penale, Laterza, Roma, 1989, pag. 184. Nella nota 115 si cita un passo di C. Beccaria: "l'officio di un giudice non consiste in altro che

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