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Le differenze antropologiche e la superiorità dell'uomo bianco

La delinquenza di genere e di razza secondo l'antropologia criminale

2.1 Le differenze antropologiche e la superiorità dell'uomo bianco

Nel 1871 Cesare Lombroso pubblica L'uomo bianco

e l'uomo di colore.126 Lo scopo di tale opera era quello di

incremento delle condanne. Lombroso C.-Ferrero G. La donna delinquente, la prostituta e

la donna normale, Fratelli Bocca, Torino, 1903, pag. 257.

125 Lombroso C. L'uomo delinquente vol.III, Fratelli Bocca, Torino, 1897, cit. pag. 559. 126 È la figlia Gina a testimoniare questo fatto, mettendo in luce lo scarso successo che ebbe tale lavoro. L'opera era stata il frutto di osservazioni tenute anche durante la campagna militare come medico ma Lombroso decise di pubblicarla solo in quell'anno. Lombroso-Ferrero G. Cesare Lombroso. Storia della vita e delle opere narrata

dalla figlia, Fratelli Bocca, Torino, 1915, pag. 130. L'autore nella prefazione

dell'edizione del 1892 si sofferma sulla questione del poco successo avuto dall'opera nella sua prima uscita del 1871. L'autore afferma che il libro venne stampato solo dopo aver subito molti rifiuti da parte degli editori i quali si sarebbero mostrati contrari alla pubblicazione, secondo Lombroso, per le idee troppo nuove e per l'età dello scrittore. Lombroso sottolinea che l'idea principale non era altro che quella

91 mettere in luce le differenze antropologiche e culturali che vi erano tra le varie razze umane, spiegando, grazie alla teoria evoluzionistica di Darwin come l'uomo si sia differenziato in diversi gruppi etnici.

L'idea che esistesse una gerarchia tra le varie razze umane era una questione viva tra gli scienziati e, soprattutto alla fine dell'Ottocento, tale dibattito acquistò nuovo fervore. Le ragioni di questo nascente interesse, principalmente in campo medico e letterario,127 ma dal quale non rimaneva certo escluso quello politico, si dovevano ricercare nella necessità di dare una spiegazione alla cause che predisponevano a determinate malattie sia neurologiche che psichiatriche, cui si aggiungeva il timore di perdere quel livello di progresso ottenuto con tanti sacrifici, a causa di gruppi di persone considerate "deviate" rispetto al modello di uomo che la società proponeva e ricercava.

dell'evoluzione messa in luce dal grande scienziato del l'Età moderna: Darwin. Lombroso C. L'uomo bianco e l'uomo di colore, Fratelli Bocca, Torino, 1892, Prefazione . 127 Alla fine dell'Ottocento si diffusa un genere letterario, la letteratura gotica, in cui venivano descritti mostri e creature demoniache. Uno dei più celebri romanzi appartenente a questo filone è sicuramente Dracula dello scrittore irlandese Bram Stoker dove viene descritta la caccia ad un vampiro, cioè un uomo-mostro. Il maggiore interesse in campo politico dei risultati di queste ricerche, le quali non facevano che sostenere l'inferiorità di alcune popolazioni, giustificava le campagne colonialiste di fine secolo e quelle che si sarebbero svolte nei primi del Novecento. Il colonizzatore diveniva non più lo sfruttatore di popoli ma la guida di genti inferiori e colui che contribuisce al progresso.

92 La discussione in Italia vedeva quali protagonisti in ambito medico-scientifico principalmente, oltre a Lombroso, Paolo Mantegazza, Giuseppe Sergi ed Enrico Morselli. L'antropologo Paolo Mantegazza era convinto del fatto che ‹‹ nell'uomo ›› esistessero ‹‹ razze diverse e

distinte ›› e, presupponendo una gerarchia tra esse,

sosteneva ‹‹ l'impossibilità assoluta di incivilire molte

razze inferiori ››.128 Enrico Morselli concordava con le teorie di Mantegazza sulla superiorità di alcuni tipi umani affermando l'esistenza di una ‹‹ lotta per

l'etnoarchia ›› dalla quale risultava con certezza che ‹‹ la più progressiva tra le razze umane rimane(va) la caucasoide o leucodermica ››.129 Morselli utilizzò l'ideologia della superiorità antropologica delle razze bianche, per spiegare ed inquadrare il conflitto con la Turchia130 nell'ottica di una rediviva guerra punica, identificando gli uomini politici del tempo come semplici

128 Mantegazza P. Il preteso giudizio delle razze cit. da Giacanelli F. Tracce e percorsi del razzismo nella psichiatria italiana della prima meta del Novecento in Burgio A. (a cura di), Nel nome della razza, il Mulino, Bologna, 1999, pag. 392.

129Morselli E. Le razze umane attuali e l'umanità futura cit. da Giacanelli F. Tracce e percorsi del razzismo nella psichiatria italiana della prima meta del Novecento in Burgio A. (a cura di), Nel nome della razza, il Mulino, Bologna, 1999, pag. 393.

130 L'Italia entrò in guerra con la Turchia nel 1911 poiché quest'ultima non aveva accolto l'ultimatum di concedere l'occupazione della Tripolitania e della Cirenaica, dimostrandosi favorevole invece, solo a concessioni economiche. Volpe G, Storia

93 ‹‹ interpreti attivi di una legge storica ineluttabile ››.131 L'antropologo Giuseppe Sergi si soffermò maggiormente sul concetto di degenerazione umana, in quanto, per lui, l'esistenza di razze distinte e gerarchicamente distribuite era un fatto indiscutibile. La degenerazione veniva definita da Sergi come ‹‹ il fatto di individui e i loro

discendenti, i quali nella lotta per l'esistenza non essendo periti, sopravvivono in condizioni inferiori, e sono poco atti a tutti i fenomeni della lotta susseguente ››.132 Nella particolare visione di Sergi quindi esistevano, anche all'interno di una stessa razza, dei soggetti che si mostravano diversi rispetto alle caratteristiche ritenute "normali" per quello specifico gruppo antropologico: malattie, alcolismo, malformazioni e comportamenti anomali venivano interpretati come segni della pericolosità dell'individuo perché lo facevano assomigliare ad una bestia, ad un uomo primitivo. La convinzione che una parte dei soggetti portatori di tali anomalie non morisse, come invece avrebbe voluto la selezione naturale, faceva si che le degenerazioni

131 Morselli E. Le razze umane attuali e l'umanità futura cit. da Giacanelli F. Tracce e percorsi del razzismo nella psichiatria italiana della prima meta del Novecento in Burgio A. (a cura di), Nel nome della razza, il Mulino, Bologna,1999, pag. 394.

132 Sergi G. Le degenerazioni umane cit. da Villa R.. La critica antropologica: orizzonti e modelli di lettura alla fine del XIX secolo in Burgio A. (a cura di), Nel nome della razza, il Mulino,

94 venissero trasmesse alle generazioni future, dando origine a delle stirpi deboli ed inadatte a sostenere il peso del progresso.

Cesare Lombroso è in un certo senso l'antecedente di questo filone antropologico-razzista, in quanto la sua opera vide la luce almeno un decennio prima di quella del Sergi e precedette di un ventennio quella del Mantegazza. Le idee di cui è portatrice vennero quindi sviluppate da questi due autori e, probabilmente, l'antropologo diede alle stampe la nuova edizione del 1892, proprio per mettere in evidenza le differenze concettuali che vi erano con le opere dei suoi colleghi. Il lavoro dell'antropologo, pur se meno accurato rispetto a quello de L'uomo delinquente,133 viene eseguito sempre seguendo uno schema scientifico nel quale vengono prima messe in luce le caratteristiche antropologiche e fisiologiche, successivamente, vengono descritte quelle morali e culturali. Le questioni cui Lombroso tentò di dare una spiegazione sono essenzialmente due: la prima è ‹‹ se vi sia, o no, un legame tra la storia e la natura, tra

133 L'uomo bianco e l'uomo di colore è un lavoro che presenta maggiormente le caratteristiche di un' opera letteraria che scientifica: il testo è infatti diviso in letture e non sono presenti tutte quelle indagini statistiche e i documenti che fungono da prove che invece si ritrovano ne L'uomo delinquente. Questo fatto è probabilmente dovuto alla circostanza che tale testo fu uno dei primi scritti di Lombroso, frutto delle osservazioni nelle campagne militari e delle sue letture e ricerche di giovane medico.

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l'uomo primitivo e tutta la serie degli esseri vivi ››134 mentre la seconda consiste nel ‹‹ sapere se noi bianchi,

che torreggiamo orgogliosi sulla vetta della civiltà,[...] dobbiamo il nostro primato al nostro organismo o agli accidenti del caso ››.135

Le diversità antropologiche tra le varie razze, che Lombroso individua ne il Bianco, il Nero ed il

Boschimano,136 si presentavano anzitutto nel colore della pelle e dei capelli ma era principalmente nella forma del cranio che si riscontravano le maggiori disarmonie. ‹‹ Il

cranio dell'Europeo si distingue per una stupenda armonia delle forme ›› e ‹‹ nella sua fronte, piana, vasta, eretta su'l viso, si legge a chiare note la forza e il predominio del pensiero ›› 137 mentre quello del Nero ‹‹ é

molto lungo, e quindi stretto ai lati; la faccia predomina sulla fronte, come le passioni affogano l'intelligenza ››.138

134 Lombroso C. L'uomo bianco e l'uomo di colore, Fratelli Bocca, Torino, 1892, cit. pag. 10.

135Lombroso C. L'uomo bianco e l'uomo di colore, Fratelli Bocca, Torino, 1892, cit. pag. 10.

136 Lombroso C. L'uomo bianco e l'uomo di colore, Fratelli Bocca, Torino, 1892, pag. 23. 137 Lombroso C. L'uomo bianco e l'uomo di colore, Fratelli Bocca, Torino, 1892, cit. pagg. 20-21.

138 Lombroso C. L'uomo bianco e l'uomo di colore, Fratelli Bocca, Torino, 1892, cit. pagg. 27-28. Il Nero è sicuramente, per Lombroso la razza più vicina alle scimmie, infatti l'antropologo afferma che:" le scimie hanno commune, se non con noi, certo co'l negro, la

continua mobilità di passioni e di muscoli, la gajezza interrotta da brevi ma intensi accessi d'ira e di dispetto, e la maggiore alacrità nell'età infantile", cit. pag. 147. Considerando l'origine

dell'uomo come una possibile evoluzione dalle scimmie, afferma che le differenze tra "li piteci e noi, vanno sparendo quando si confrontino le scimie più elevate e le razze melaniche, che

per la capacità cranica [...] costituiscono un vero annello tra i Bianchi e gli animali artropodi", cit.

96 Le differenze culturali e morali evidenziano come ci sia stata, o ci sia ancora, una certa vicinanza tra i vari popoli del mondo: l'usanza primitiva di identificare il potere politico con quello religioso, la fabbricazione di utensili necessari per la vita quotidiana, la somiglianza di alcuni geroglifici ed il significato dei proverbi di popolazioni distanti migliaia di chilometri tra loro.

Le analogie e le differenze, che pur sono evidenti, sarebbero facilmente spiegabili con i principi della teoria evoluzionistica infatti un ‹‹ popolo, anche il più grande,

prima di toccare la vetta della civiltà, più o meno lentamente percorse i varj stadj in cui s'arrestarono, uno dopo l'altro i popoli inferiori, e in questi stadj ne divise gli errori, i pregiudizj, il linguaggio, le forme ››139 quindi, le popolazioni che differiscono dall'uomo bianco si sarebbero arrestate ad un livello di sviluppo inferiore,140 mentre il Bianco avrebbe continuato a perfezionarsi raggiungendo alti livelli di civiltà.

139 Lombroso C. L'uomo bianco e l'uomo di colore, Fratelli Bocca, Torino, 1892, cit. pag. 52.

140 Il fatto che l'autore illustri il percorso come, almeno in parte, comune a tutte le razze, potrebbe significare che la condizione di inferiorità in cui si troverebbero i Neri ed i Boschimani non sarebbe da interpretare come irreversibile ma solo che, rimasti indietro rispetto al Bianco, dovrebbero continuare ancora il percorso evolutivo, per arrivare al livello di "perfezione" raggiunto dall'Europeo.

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