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Il quadro repressivo prospettato da Garofalo

La visione del delinquente negli allievi di Lombroso

1.2 Il quadro repressivo prospettato da Garofalo

Il senso morale è centrale anche nel quadro penale. La selezione dei sentimenti guida -giustizia, pietà ed altruismo- permette di creare norme che siano utili alla comunità e ne rispecchino il sentire comune. Il parametro per valutare se una norma sia utile o meno è comprendere se questa sia in grado di garantire la sopravvivenza della società. Le azioni verranno valutate come meritevoli di sanzione sulla base proprio del senso morale per evitare la creazione di leggi arbitrarie e precarie, lontane dal sentimento comune.

121 Il quadro repressivo viene un poco a scostarsi da quello previsto, in un primo tempo dalla Scuola positiva stessa. Il delitto è considerato, come per Lombroso, un evento che mette in grave pericolo la sopravvivenza della società ma il delinquente non è inquadrato nelle numerose categorie dell'antropologo bensì solo in due, limitando il sistema delle pene e ritenendo quasi inutile i mezzi preventivi.

La pena deve essere il rimedio al difetto di

adattamento del reo164 commisurato alla capacità di non essere più un pericolo per l'ambiente in cui vive. Quando la condotta delittuosa è una reazione ad un'altra criminale nei propri confronti, non si avrà la conformazione di un criminale, poiché il soggetto ha solamente risposto ad un comportamento criminale e non l'ha posta in essere di propria volontà, con l'intento di compiere un'azione malvagia ma solo per difendersi.

La sanzione penale si riduce sostanzialmente a due categorie: i mezzi eliminativi assoluti se per il delinquente non si prospetta la guarigione ed i mezzi

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eliminativi parziali e condizionati165 se ha qualche possibilità di essere rieducato. Il canone per applicare gli uni o gli altri mezzi rimane piuttosto labile, dal momento che è pur sempre basato sulla morale e perciò relativo: due giudici, di distinte comunità, potrebbero giudicare lo stesso soggetto in modo del tutto differente. Garofalo semplifica molto la questione, affermando che il criterio distintivo sarà fornito dal grado di offesa arrecato al senso di pietà e giustizia condiviso dalla società.

I mezzi eliminativi assoluti consistono nella morte o nella segregazione perpetua in un carcere od in un manicomio criminale; quando il reo si sia macchiato di un delitto che abbia comportato la morte di una o più persone senza che ve ne sia motivo saremo senza dubbio di fronte ad un delinquente nato ed il mezzo repressivo idoneo sarà sicuramente166 la pena capitale in quanto la reclusione perpetua non ha alcun effetto rieducativo sul criminale. La pena di morte ha anche un lato positivo: un carcerato a vita comporta grandi spese per lo Stato e pertanto un ulteriore svantaggio che deve sopportare la

165 L'autore schematizza quanto esposto nei primi capitoli della sua opera affermando proprio che due sono le categorie di delitti, due le categorie di delinquenti e due le categorie di pene. Garofalo R. Criminologia, Fratelli Bocca, Torino, 1885, cit. pag. 421. 166 È sconcertante la sicurezza con cui il penalista inquadra il criminale destinato alla morte, non ci sono dubbi, né incertezze che possano motivare una scelta diversa. Garofalo R. Criminologia, Fratelli Bocca, Torino, 1885, pag. 422.

123 società senza esserne colpevole: ‹‹ da una parte, dunque,

lucro cessante, dall'altra danno emergente; ecco la reclusione perpetua sostituita alla morte ››.167 Quando il criminale abbia solo provocato delle lesioni, allora il giudice, dopo una attenta analisi della biografia del reo completata dall'esame antropologico e psicologico assegnerà al delinquente un periodo di osservazione con valore di misura preventiva in un manicomio criminale. Al termine di questo verrà deciso se continuare la segregazione, che diverrà quindi perpetua, nel manicomio, disporne la relegazione in una colonia penale o, qualora non ci sia più pericolo, procedere con la sua liberazione.

Garofalo si distaccherebbe dall'orientamento dominante in quanto non vedrebbe molta utilità nella carcerazione perpetua considerando più opportuno l'invio dei criminali nelle colonie penali. Partendo proprio dall'idea che il criminale sia un essere il cui senso morale non corrisponde a quello della comunità in cui è inserito, il trasferimento in un altro luogo, più arretrato rispetto alla comunità di origine e quindi più vicino alla

167 Garofalo R. Criminologia, Fratelli Bocca, Torino, 1885, cit. pag. 427. Qui la critica è apertamente rivolta a coloro che non vedevano l'opportunità della pena capitale e la criticavano aspramente.

124 sua morale, può consentirne il recupero, prevedendo il suo successivo reinserimento nella nuova società locale. Nell'elencare i mezzi repressivi opportuni, l'autore fa riferimento al delitto e non al delinquente come Lombroso e ciò può sembrare un segno di forte distacco dal maestro; però quando viene esposto il compito del giudice, riemerge la visione soggettivistica della Scuola positiva: la pena deve essere applicata solo dopo l'esame del delinquente sia nel suo aspetto fisico che morale. Il soggetto, anche se apparentemente oscurato, rimane il protagonista dell'indagine criminale compiuta qui in maniera forse più empirica perché viene a fondarsi su un criterio puramente astratto e relativo: il senso morale dell'uomo civile.

Paolo Marchetti168 sottolinea il grande successo che l'opera di Garofalo ebbe all'estero. Negli Stati Uniti,

Criminologia, venne pubblicata nel 1914 all'interno di un

progetto editoriale che aveva l'obiettivo di far conoscere le maggiori opere criminologiche di ambito europeo. Il fatto strano è sicuramente che l'opera riscosse un grande successo proprio nel momento in cui in Italia le

168 Marchetti P. Le "sentinelle del male". L'invenzione ottocentesca del criminale nemico della società tra naturalismo giuridico e normativismo psichiatrico, in ‹‹ Quaderni fiorentini per la

storia del pensiero giuridico moderno ››, 38, Giuffrè, Milano, 2009, pagg. 1010-1012.

125 idee della Scuola positiva stavano perdendo vigore. I giudici americani condividevano appieno le idee di identificare il criminale come un nemico della società e di inquadrarlo in due grandi gruppi a seconda della sua pericolosità: il delinquente recidivo e irrecuperabile definito predatory life ed il semplice trasgressore per il quale diverrebbe invece possibile la risocializzazione. Il grande consenso dell'opera di Garofalo in tutto il mondo metterebbe in luce la grande vitalità del positivismo penale italiano, capace di adattare i suoi principi persino a nazioni e culture molto distanti e, la chiarezza del linguaggio di Garofalo contribuì non poco al suo successo.

Par. 2 Enrico Ferri