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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.37 (1910) n.1884, 12 giugno

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GAZZETTA SETTIMANALE

SCIENZA ECONOMICA, F IN A N Z A , COMMERCIO, BANCHI, F E R R O V IE , IN TE R E SSI P R IV A T I

Anno XXXYII - Voi. XLI

Firenze, 12 Giugno 1910

N. 1884

SOMMARIO : La pregiudiziale dei repubblicani e dei socialisti — Sulle tendenze del Fisco — Il pro­ tezionismo operaio, l’esclusione del lavoro straniero — E. Z.. Corrispondenza da Napoli, La tutela degli Emigranti — Ancora la questione della tassabilità del sopraprezzo delle azioni — RIVISTA BIBLIOGRAFICA : Eugenio Anzilotti, La questione fondiaria nelle moderne città - Roberto Michels, Storia del Marxismo in Italia - Avv. Paolo Emilio De Luca, Della emigrazione europea ed in particolare di quella italiana - RIVISTA ECONOMICA E FINANZIARIA: Il sopraprezzo delle azi.oni La disoccupazione in Italia - Il prestito chileno - Un prestito coloniale germanico - Un prestito nazionale egiziano - Un prestito persiano - La conversione del debito messicano - La produzione mondiale delta seta - RASSEGNA DEL COMMERCIO INTERNAZIONALE : Il commercio italiano - La proprietà rurale degli italiani in Tunisia — Cronaca delle camere di commercio — Mercato monetario e Rivinta delle Borse — Società commerciali ed industriali — Notizie commerciali.

La pregiudiziale dei ^pubblicani e dei socialisti

Abbiamo già avuto più volte occasione di deplorare che repubblicani e socialisti dessero alla loro pregiudiziale sulla forma monarchica dello Stato un significato eccessivo, che sembra voglia tener conto più della apparenza che della so­ stanza delle cose. Ora per recenti manifestazioni de’ due partiti la pregiudiziale fu nuovamente : ribadita, e sebbene il fatto che sia stata lunga­ mente discussa possa far credere che non è da tutti accettata nel suo significato intransigente, tuttavia non può a meno di recare rammarico.

Prima di tutto si potrebbe rilevare non es­ sere logico che i due partiti prendano parte alla azione legislativa quando dichiarano essere la Monarchia in antitesi colla essenza del loro par­ tito. Ma anche lasciando questo punto, quasi di­ remo astratto della questione, confessiamo che non sappiamo comprendere nè la ragione nè la utilità della pregiudiziale.

L ’ esperienza dimostra che si possono avere buoni o cattivi governi così sotto la forma M o­ narchica costituzionale, come sotto la forma repub­ blicana, ed anche sotto la forma di assolutismo. Affermerebbe il falso chi asserisse che tutte le Repubbliche hanno dato buoni governi o che tutti gli Stati sotto l’ assolutismo hanno dato cattivi governi. In Italia poi la questione pregiu­ diziale ha ancora meno significato, poiché finora la Monarchia non risulta che si sia opposta ad alcuna forma di progresso.

L ’ on. Colajanni in una recente polemica. Ila invocato gli ideali di tutta la sua vita, ai quali non si sente di rinunziare. E chi domanda ad un repubblicano o ad un socialista, che abbia simpatie per la forma repubblicana dello Stato, di rinunciare ai suoi ideali ?

Quello che troviamo non giustificato è che la questione pregiudiziale della forma di governo,

impedisca a chi non è monarchico di contribuire come cittadino al buon andamento delia cosa pubblica se non in parte.

Questo voler far questione di indossare la unifórme se si tratta di ministri, o d i avere con­ tatti col Sovrano se si tratta di alte cariche pubbliche, ci sembra al di sotto della impor­ tanza della stessa questione pregiudiziale.

Perchè Tizio non potrebbe essere nel suo intimo e sincero convincimento repubblicano o socialista e nello stesso tempo servire la patria che abbia una forma monarchica ? Subitochè si supera tanto facilmente la formalità del giu­ ramento e non si crede esso incompatibile coi propri convincimenti, subitochè si accettano la sentenze della magistratura che sono emanate in nome del Re, subitochè, infine si accetta di vi­ vere la vita privata e pubblica in una monar­ chia, perchè al di là di certi limiti soltanto deve sorgere la pregiudiziale? Così limitata ha tutta la apparenza di una parata colla quale si vuol impressionare la pubblica opinione, ma ohe non risponde affatto alla necessità delle cose.

Comprenderemmo benissimo un certo riserbo se ci trovassimo nelle coi.dizioni in cui si vedesse prossimo l’ avvento della repubblica o la forma­ zione di uno -stato socialista. Ma non possiamo supporre nè nei repubblicani nè nei socialisti tanta illusione che li renda convinti di un pros­ simo avvento del regime repubblicano o socialista. Tutto si riduce quindi ad una questione più di forma che di sostanza, più di apparenza che di realtà.

E varamente non avremmo ragione di occu­ parci dell’argomento se non ci sertìbrasse che l’ at­ titudine così dei repubblicani come dei socialisti influisse notevolmente sul buon andamento della | cosa pubblica.

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loro opera soltanto lino ad un certo punto, oltre ! il quale non si considerano eguali agli altri.

I l che vuol dire, in altri termini, che com­ piono solo per una parte il loro dovere verso la nazione e privano il paese della loro opera in quella parte che potrebbe essergli più utile.

Ora se questa astensione di una parte dei cittadini dall’, esercizio della vita pubblica può es­ sere ed è un danno per qualunque paese, lo è tanto più per l’ Italia la quale ha già un’ altra e notevole parte di cittadini che sono, più che in ogni altra nazione, sottratti alla vita pubblica,. Noi abbiamo la Chiesa cattolica che tra Cardinali, A rcivescovi, Vescovi, Canonici ecc. occupa una schiera di individui, molti dei quali hanno istru­ zione e coltura e che, per il loro ufficio, sono o divengono o devono essere ostili nel momento presente alla patria.

Questo assorbimento di uomini da parte di una Istituzione che non mira certo a cooperare per il bene della patria, va a detrimento di quella falange competente che occorrerebbe al paese per essere bene governato.

Ora non deve questa considerazione far com­ prendere ai repubblicani ed ai socialisti che tanto maggiore ò la loro responsabilità se, per una questione puramente formale, si astengono dal prender parte ad alcuna funzione della vita pub­ blica ?

Auguriamo che il buon senso prevalga ed un alto sentimento di patriottismo induca a me­ glio riflettere sui doveri che incombono a tutti i cittadini verso la collettività.

Sulle tendenze del Fisco

L a Relazione, diretta dal Direttore Generale delle tasse sugli affari comm. Carlo Tocci, al Ministro delle Finanze, contiene, oltre le solite diligenti notizie sull’ andamento dei servizi sia per T aspetto amministrativo che sotto quello tri­ butario, alcune considerazioni di ordine generale delle quali ci sembra necessario tener conto; tanto più che il comm. Tocci dimostra in tali considerazioni una competenza che non è facile incontrare nei documenti della nostra burocrazia.

E ’ generale il lamento in Italia, e noi stessi ce ne siamo fatti eco più volte ed anche con una certa vivacità, che il Fisco, allargando sem­ pre più i poteri di cui è investito, circondi il contribuente da una rete sem pre. più fìtta di tormenti, così che non gli sia piu possibile muo­ ver passo liberamente. E in molte occasioni ab­ biamo dovuto affermare che gli Italiani dopo aver cacciato 1’ oppressore ; olitico straniero, si erano dati essi stessi un nuovo tiranno, il Fisco, che altrettanto insistentemente li opprime. Me­ rita quindi di esaminare con una certa larghezza quali sieno i moventi deH’ Amministrazione fiscale, quando si presenti l’ occasione in cui essa stessa li riveli per bocca di uno dei suoi più compe­ tenti e più considerati rappresentanti.

Premettiamo che le tasse sugli affari ren­ dono allo Stato meglio di 244 milioni così divise: (esercizio 1908-1909).

Tasse di su ccession e m ilion i » d i m an o m o rta » » d i re g is tro »

» d i b o llo »

» di s u rr o g a al reg. e bollo » » ip o te ca rie » » con cession i g o v e rn a tiv e »

A paragone dell’ anno precedente si ebbe un aumento di 6.2 milioni. Notiamo ancora che le dette tasse sugli affari nel decennio ebbero il seguente sviluppo : 1899- 900 milioni 199.9 1900- 901 » 201.1 1901- 902 » 199.2 1902- 909 » 202.6 1909-901 » 210.6 1904- 905 » 214.3 1905- 906 » 230.1 1906- 907 » 242.5 1907- 908 » 247.7 1908- 909 » 244.5

Nel decennio adunque, senza tener conto delle oscillazioni inevitabili in materia di tasse sugli affari, si ebbe un aumento di 44 milioni cioè circa del 22 per cento. Non è quindi il caso di considerare deficiente il gettito di questo or­ dine di entrate ; per quanto si voglia tener conto dell’ aumento della ricchezza nazionale verifica­ tosi in questo periodo. Tanto più poi che uno dei cespiti compreso nelle tasse sugli affari, è quello delle successioni ed evidentemente 1’ in­ cremento della ricchezza nazionale non può che a poco a poco influire su quella tassa.

Ciò premesso, notiamo che, in via generale, 1’ egregio comm. Tocci manifesta il desiderio che « le tasse sugli atti giuridici e le imposte sui passaggi di proprietà assumano,.nel bilancio dello Stato, 1’ importanza, che ad esse compete per la loro natura e che hanno nei bilanci di altri paesi » e vorrebbe conseguire tale risultato « mo­ dificando a poco a poco le leggi vigenti nel senso della loro semplificazione, della perequazione delle aliquote, e della estensione di una moderatissima tassazione a tutta la ricchezza che forma oggetto del movimento contrattuale, specialmente a quella mobiliare, che per un insieme di cause, prima 1’ altezza di alcune aliquote, resta oggi fuori del­ l’ orbita delle leggi di cui si ra gion a ».

E non si può negare certamente che questi concetti espressi dall’ Amministrazione fiscale come direttiva dei suoi studi sulle riforme da appor­ tarsi alle tasse sugli affari, sono concetti com- mendevoli. Se non che, ci permetta 1’ egregio D i­ rettore Generale, di rilevare una lacuna ed un circolo .vizioso; la lacuna la troviamo nei latto che fra gli scopi che si propone la Amministra­ zione non vi sia quello di rendere più sopporta­ bile al contribuente il balzello; — il circolo vi­ zioso lo vediamo nel riconoscimento che la prima causa per cui molta materia imponibile sfugge alla legge fiscale, sta nell’ altezza delle aliquote, e non è espresso il concetto così ovvio che, prima di estendere la tassazione alla materia che sfugge, occorre provvedere alla diminuzione delle aliquote stesse, e rendere le tasse ragionevoli, anche quando la esigenza delle finanze non vorrebbe che fos­ sero tali.

Il contribuente italiano in sostanza si è mo­ strato tra i più pazienti ed i piu accomodatiti, an ­ che di fronte all’ empirismo seguito dalla finanza

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di portare le aliquote al di là del punto di sa­ turazione. E se lo si può accusare di ostinata resistenza per frodare la legge tributaria, la colpa ne va data alla Amministrazione fiscale che non ha mai considerata la necessità di con­ ciliare i bisogni del bilancio con il minor tor­ mento possibile dei contribuenti.

Se si osserva tutto il complesso del nostro sistema tributario, si vede subito quale politica antieconomica abbia seguito l’Amministrazione fiscale per procurare entrate allo Stato. In un paese che, come l’ Italia, era tutto in divenire, la Finanza doveva mirare a tormentare il meno possibile la ricchezza che lavora, e rivolgere tutte le sue energie verso la ricchezza inoperosa, al doppio scopo di lasciar quella abbastanza libera per dedicarsi alla produzione. L ’ indirizzo fu in­ vece opposto e siamo arrivati ad un punto che il Fisco, se non intervenisse la reazione del con­ tribuente, che cerca tutti i mezzi per frodare la legge, si prenderebbe una parte inverosimile del reddito.

Oramai lo si è ripetuto mille volte, ma è sempre bene ricordarlo, in Italia si percipe la imposta sul reddito di ricchezza mobile, per esem­ pio, anche ad una Società che non abbia ancora dato un centesimo di utili agli azionisti ; e se l’ im­ pianto di uno stabilimento sia costoso e domandi molti anni, intanto il Fisco si prende qualche milione tassando un reddito che ancora non esiste.

Ora, qualunque sia il motivo per il quale sia reso possibile un simile procedimento, esso non può essere giudicato vantaggioso nè all’ era­ rio, nè alla economia nazionale.

Il comm. Tocci riconosce che le aliquote delle tasse sugli affari sono troppo alte e quindi provocano la elisione di molta materia imponi­ bile ; ebbene, tutte le sue proposte per estendere le tasse a nuova materia non fanno che aggra­ vare il male, poiché non abbassandosi prima le aliquote, si provocano sempre più numerose le frodi.

E così, per citare un altro esèmpio, di cat­ tivo funzionamento dell’Amministrazione fiscale, troviamo che il comm. Tocci si compiace che an­ che per le tasse sugli affari sia in pieno vigore la regola del solve et repete che è presidio della regolare riscossione dei pubblici tributi. Ed è una regola dura, ma per la regolarità della am­ ministrazione, necessaria ; a patto però che sieno rispettate rigorosamente due condizioni : che il Fisco non abusi mai del suo potere per chiedere l’ indebito ad ogni buon fine ; e che il Fisco, quando abbia percetto I’ indebito, sia pronto nel rifondere. E non occorre dire che questa ultima condizione specialmente è ben lungi dall’esser se­ guita.

Ma leggendo la relazione nella parte in cui cerca giustificare proposte di modificazioni già fatte o da farsi per le tasse sugli affari, e in­ tralasciando il paragrafo interessantissimo che riguarda il progetto sulla riforma delle tasse di successione, perchè l’argomento troppo complesso ci condurrebbe a discorrere troppo a lungo, ci limiteremo ad enumerare alcune delle proposte facendo qualche considerazione.

Perchè i titoli nominativi dello Stato, delle Società, dei Comuni, delle Provincie o di altri

enti non sfuggano alla tassa di successione : 1° si vuol far obbligo che in nessun caso la trasla­ zione dei titoli nominativi od il loro tramuta­ mento al portatore possa aver luogo senza la prova del pagamento della relativa tassa di suc­ cessione ; 2° si vuol portare da tre a venti anni il termine di prescrizione per la tassa di suc­ cessione pei detti titoli e per la relativa sopra­ tassa di tardiva od omessa denuncia.

Ora passi pure per la prima condizione, ma la seconda ci sembra mostruosa; ammettere che per venti anni possa incombere il pericolo di una tassa e della multa relativa, mentre in cosi lungo periodo possono essere avvenute tre ed an­ che quattro successioni nelle quali, per qualunque causa, non sia avvenuta la denuncia, è confiscare in alcuni casi il valore del titolo. Certo il Fisco così si assicura la entrata, ma al prezzo di quale tormento per i contribuenti? pensiamo un istante al caso di tramutamento di titoli da nominativi al portatore senza che sia avvenuto il pagamento della tassa ; dopo diciannove anni il Fisco vi dico che quei titoli al portatore, che saranno in mano di chi sa chi, provengono da quei titoli nomina­ tivi che non hanno pagato la tassa di succes­ sione e quindi devono pagarla ed aggiungere la relativa multa. Ogni negoziazione dei titoli al portatore dovrà essere accompagnata dalla prova che quei titoli non provengono da titoli nomina­ tivi sfuggiti alla tassa, se no nessuno si arri­ schierà di acquistarli. Sono addirittura enormità. Più avanti, la relazione ci dice che si era proposto di disciplinare la denuncia delle aziende industriali e commerciali e l’ accertamento del valore di esse in caso di successione, col prescri­ vere, in primo luogo la separata descrizione di tutto ciò che riguarda le suddette aziende tra­ sferite per successione, salvo il diritto alla F i­ nanza di valersi dei libri di commercio per con­ statare 1’ esattezza dell’ attivo denunziato rispetto all’ azienda; ed in secondo luogo, coll’ autorizzare il procedimento della stima per determinare, oc­ correndo, il valore di tutte le diverse parti del- 1’ azienda medesima.

E la relazione giustifica queste gravissime proposte colle seguenti considerazioni: « E ’ in­ dubitato, dice il Direttore Generale, che la mag­ gior parte dei valori della specie, che pure nella odierna base del nostro sviluppo economico rap­ presentano una ricchezza ingente, viene sottratta all’ imposta successoria, perchè la legge vigente non fornisce mezzi diretti, nè per stabilirne l’ esi­ stenza, nè per controllarne il valore » ed ag­ giunge che « circa al diritto che ne veniva con­ ferito all’ Amministrazione di valersi dei libri di commercio, esso riposa su di un concetto di vera giustizia e di reciprocità, in quanto corrisponde al diritto che compete agli eredi di giovarsi dei libri medesimi per ottenere la deduzione delle passività dell’ azienda ».

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rendono circa 40 milioni Fanno, il che vuol dite il 4 per cento su un miliardo di capitale; e se è vero, come tutto lascia credere, che tutta la sostanza privata in Italia si ragguagli a 60 mi­ liardi, che in 30 anni circa passano tutti da una m ano'all’ altra, non si comprende la sottrazione così grande da giustificare i mezzi eccessivi do­ mandati dalla Finanza, giacché la tassa di suc­ cessione in media non dovrebbe, se non erriamo, arrivare al 4 per cento, sebbene abbia dei mas- simi alti per le alte fortune e per le successioni che non sieno in linea retta o fra coniugi.

Comunque, 1’ aumento della ricchezza pri­ vata conseguitosi in questi ultimi anni, non può che in piccola quota esser già entrato nel giro delle successioni.

E proseguendo, troviamo la proposta che gii oggetti d’ arte che fanno parte di successione debbono, se venduti entro dieci anni, pagare la tassa o il complemento di tassa secondo il prezzo di vendita. Ed astrattamente il concetto è giusto; ma che tormento per il contribuente soggetto alla decennale sorveglianza del Fisco, che vuol accer­ tare se il quadro o la statua sieno sempre al

posto ! , . .

E ancora: l’obbligo nelle Banche e banchieri che tengono valori in deposito, di non conse­ gnare i valori stessi agli eredi se non dopo de­ nuncia alla Finanza sotto pena di multe gl avis- sirhe. E si deve comprendere con quale tormento Banche e banchieri dovranno subire le visite del Fisco che accerterà — promettendo il secreto — se vi sieno nelle cassette chiuse i titoli che pre­ sume fossero in possesso del defunto.

E quasi ciò non bastasse, 1’ egregio Diret­ tore Generale propone : che la tassa di bollo che colpisce il trasporto di passeggeri e merci per ferrovia veDga applicata anche alle tramvie^ in­ tercomunali ; — che visto 1 incremento degli as­ segni bancari, sarebbe giustificato un aumento della tassa di bollo su detti assegni di qualche entità; — che visto l’ incremento dei risparmi va studiata una riforma che aumenti la tassa di bollo sui libretti di risparm io; che sia imposta una moderatissima tassa di bollo anche sulle memorie defensionali ; — aumentare da 5 e 12 cen­ tesimi a 10 e 15 centesimi la tassa di bollo sulle cambiali da 100 a 200 lire.

Tutto questo troviamo nella relazione, la quale è prova dello studio diligente a cui si de­ dica quella parte della Amministrazione fiscale di cui è capo il comm. Tocci, ma noi vorremmo fare una considerazione generale, se cioè dob­ biamo proprio vivere per il Fisco e se ad ogni passo della nostra vita dobbiamo incontrare la carta bollata. Sta benissimo che la Amministra­ zione deve cercare che nessuno sfugga alla tassa, ma 1’ eccesso dei mezzi è sempre tormentoso. A n­ che quando vi era la tassa di macinato la Am­ ministrazione cercò tutti i mezzi per impedire le frodi dei mugnai, arrivò fino al punto da esigere che nella notte il mugnaio depositasse nelle mani del Fisco le, chiavi del molino anche quando, come era allora frequente, il molino serviva pure di abitazione. L ’ eccesso della fiscalità provocò delle crisi parlamentari e delle ribellioni tra i contri­ buenti.

Le imposte e tasse che sono in vigore dànno

annuali aumenti ; bisogna che il Fisco si contenti di ciò e non accresca « i mezzi », quando devono riuscire tormento insopportabile al contribuente. Se no finiremo che ogni cittadino avrà accanto un agente del Fisco che ne sorveglierà le azioni pei' accertare il dovuto tributo. Questa gragnuola di piccoli tormenti derivanti dalle nuove forme che escogita sempre il Fisco per colpire le diverse ma­ nifestazioni della attività pubblica, finirà per es­ sere insopportabile e provocherà una guerra pei la indipendenza dal Fisco.

Bisogna cambiar strada e l’Amministrazione deve abbandonare le piccole punzecchiature a cui sembra dedicarsi con voluttà, per seguire le grandi linee, per allargare gli orizzonti fiscali, per cer­ care di essere meno disturbosa che sia possibile. Ne avvantaggieranno senza dubbio le finanze dello Stato.

E giacché il comm. Tocci mostra di essere uomo di vedute moderne e di vasta dottrina, gli auguriamo di poter vederlo trionfare con proposto che seguano un’ altra e più larga via.

Il protezionismo Operaio

L ’ esclusione del lavoro straniero La società tipografico-editrice nazionale ha pubblicato recentemente, negli studi del Labora­ torio di Economia politica « S. Cognetti de Mar- tiis » della R. Università e del R . Politecnico di Torino, un interessantissimo e dotto studio del prof. Giuseppe Prato sulla esclusione del la­ voro straniero (protezionismo operaio). Il volume, che pubblicato a parte è condensato in 230 pagine, contiene una completa trattazione del tema proposto, il quale è studiato da ogni suo punto di vista ed accuratamente analizzato. L ’Autore fa una sintesi critica di tutte le teorie sostenute sul protezionismo operaio, sicché il lavoro riesce attraentissimo e suggestivo non solo per gli stu­ diosi della materia, ma anche per coloro che sem­ plicemente si dilettano di simili questioni e vo­ gliono allargare il campo della loro cultura.

Vogliamo dare un largo riassunto dell’ottimo, interessante lavoro del prof. Prato.

Dopo una prefazione nella quale l’Autore di­ chiara che proposito del suo scritto è di studiare da vicino quale possa essere la protezione del lavoro italiano all’estero e in qual modo si possa ovviare alla tendenza che oltre Oceano si matura ai danni delle vecchie nazioni esportatrici di merce-lavoro, il libro si compone di sei distinti capitoli, esaminandosi nei primi tre, le tre tesi del problema della immigrazione nelle società nuove, nel quarto la politica della immigrazione nelle vecchie società, nel quinto i caratteri e gli effetti economici del protezionismo della mano d’opera, nel sesto i limiti dell’ intervenzionismo di stato in tema d’ immigrazione.

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siasi via. Nel nuovo mondo si trovava mancante, dei tre fattori della produzione, quello del la­ voro: onde oltre al sovvenire la immigrazione bianca, si largirono favori anche a lavoratori asiatici, malesi, africani ed oceanici, indispensa­ bili alla messa in valore degli sterminati terri­ tori normalmente acquisiti alla dominazione eu­ ropea.

L ’ Autore dedica più pagine a scorrere la copiosa legislazione delle repubbliche sud-ame- | ricane, ispirata tutta allo scopo supremo di | promuovere innanzi tutto il loro incremento demo­ grafico; poscia osserva come i vantaggi prove­ nienti dalla immigrazione non bastano a compen­ sare i gravi inconvenienti ed i pericoli che la mancanza di sicurezza e di una pronta ed efficace giustizia costituiscono per gli stranieri approdanti all’ estero in cerca di lavoro, e come a poco a poco alle promesse lusingati-rei si sostituiscano i tenta­ tivi di una sempre più larga ed assoluta esclu­ sione. L ’ Autore si propone quindi col suo lavoro di studiare specialmente questo secondo fenomeno.

Perciò, nel secondo capitolo, si esaminano i criteri differenziatori delle razze nella preferenza accordata agli emigranti. Limitandosi questo stu­ dio all’Australia e agli Stati Uniti d’ America, i due paesi nei quali la questione della mano d’opera gialla assurse a importanza di capitale problema nella politica interna non solo, ma anche nella internazionale, l’ Autore osserva come, nelle colonie australiane, la mano d’opera di colore, appartenesse a due razze distinte; i cinesi e gli indigeni polinesiani e canachi, e come dal 1855 in poi leggi ostacolanti o proibitive si successero in tutti gli stati australiani, specialmente con­ sistenti in una tassa ai proprietari di navi per ogni cinese che fosse sbarcato nella colonia. Co­ sicché i cinesi immigra ti nella colonia cominciarono a decrescere: nel 1891 il censimento ne noverava 38,000 in tutto il continente, nel 1901 soltanto 32,000. E poiché l’ intera immigrazione non fu per questo arrestata, giacché, nei sei anni pre­ cedenti il 1901, gli arrivi di giapponesi, afgani e indiani superò di 5500 le loro partenze, nacque la opportunità di estendere a tutti gli stranieri le misure anticinesi, aggiungendosi la imposizione a tutti gli emigranti di stendere di proprio pu­ gno e presente il funzionario una demanda d’am­ missione in una lingua europea e comminando gravissime pene per gli stranieri sbarcati in con­ travvenzione alla legge e pei capitani o armatori colpevoli di favoreggiamento. Seguono altre forme dei criteri restrittivi esposti, alla esposizione delle quali l’Autore dedica qualche pagina, ri­ ferendo pure gli argomenti che in favore dei me- des'ini vengono portati.

Negli Stati Uniti non mancarono dal 1852 i primi sintomi di ostilità agli immigranti, con una tassa mensile di 4 dollari per ogni straniero occupato nelle miniere d’ oro, con una tassa di 50 dollari ai vettori marittimi per ogni persona sbarcata, e con altra tassa mensile di Lire 2.50 ad ogni individuo di razza mongolica residente nello Stato, ecc. Disposizioni che si mutavano poi in altrettante vessazioni pel modo come v e­ nivano applicate.

Senonchè le odiosità di razza tenderono poi a scomparire, conservando le leggi di esclusione

il solo carattere di provvedimenti protezionistici del lavoro nazionale.

Ai prossimi numeri il seguito di questo rias­ sunto.

CORRISPONDENZA DA NAPOLI

La tutela degli Emigranti 4 giugno. Con un po’ d’ indugio, ma sempre in tempo, ho preso cognizione del rapporto annuo indiriz­ zato nello scorso marzo al Commissario Generale dell’ Emigrazione dal Comitato Comunale per la emigrazione sedente in Napoli.

E ’ noto che la legge del 31 gennaio 1901 prevede l’ istituzione, disciplinata poi da un R e­ golamento, di parecchi Comitati comunali, per tu­ tela e assistenza degli emigranti, nei principali centri di emigrazione e nei porti d’ imbarco. Co- testi Comitati, composti del pretore, d ’ un asses­ sore comunale, d’ un medico, d’ un parroco, d ’ un rappresentante d’associazioni operaie, non si può dire che abbiano fatto, generalmente parlando, gran buona prova, almeno nel mezzogiorno d’ Ita ­ lia. In molti Comuni meridionali non si sono nep­ pure costituiti, in altri sonnecchiano, in altri fanno qualcosa, ma il complesso del risultati, come dicevo, è scarso, è riuscito minore dell’aspet­ tazione e del bisogno.

Un giudizio non molto diverso, ma forse non del tutto giusto, viene espresso dai più anche ri­ guardo ai Comitati dei porti d’ imbarco, tra i quali sta in prima linea 1 porto di Napoli, dove gli imbarchi d’emigranti salgono a due terzi del totale. Questo Comitato locale non sta certo ino­ peroso : ma, oltreché la sua azione di tutela e di sorveglianza non può eccedere i limiti che le sono segnati dalla legge, non sono neanche molto grandi i mezzi ch’esso ha a sua disposizione. L ’as­ segno annuo di L. 7000, assottigliato da spese generali e di segreteria, accorchè moderate, non gli permette di servirsi fuorché di pochi agenti, mentre il lavoro richiederebbe granile attenzione ed è per sua natura assai sminuzzato.

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In lana analoga Relazione di tre anni fa leggo le seguenti parole: « Difficoltà grave cui va incontro il Comitato riscontrasi nella impossi­ bilità di modellare la sua azione sii quella espli­ cata dai patronati sorti per iniziativa privata, ai quali è conceduto di potersi avvalere dell’ausilio di voloutaii cittadini. La delicatezza dei rapporti che intercedono tra il Comitato, organo di tutela e sorveglianza, e le autorità centrali e locali, deve escludere qualunque intervento pericoloso di tei'zi ; epperò l’azione tutelatrice del Comitato deve poggiare, oltre che sull’operosità di coloro che legalmente lo compongono e sugli elementi fattivi ad esser subordinati, deve poggiare, dice­ vamo, sul rispetto dovuto alla legge e sul pre­ stigio morale che circondar deve gli enti da essa creati ».

In altri termini, e con più breve discorso, ciò significa che in certe grandi necessità sociali l’azione delle Autorità pubbliche, benché illu­ minata e solerte, non può supplire a tutto. Se ne può subito inferire che l’opera dei privati è atta in buona parte a integrarne le deficienze, a col­ marne le lacune. Essa già, per il solo fatto che nessuna legge la impone, che è spontanea, che è effetto d’ un moto volonteroso delle menti e de­ gli animi, possiede caratteid ingegnosi e di agi­ lità che le sono affatto propri. Nei riguardi poi dell’ emigrazione, essa ha anche particolare ra­ gion d’essere e opporteli ità. Basti osservare che le libere associazioni di patronato possono e sogliono valersi d’ una larga cooperazione dell’elemento fem­ minile, il quale ha impareggiabile attitudine per l’assistenza di quella parte dell’ emigrazione che è composta di donne e di fanciulli.

Non so se ili Napoli l’ idea di costituire un Patronato degli emigranti sia antica o recente ; certo è recente il fatto. Speriamo che il seme at­ tecchisca, germogli e fruttifichi. Dico cosi, perchè non posso averne la certezza fino a cose vedute. D i troppi edilizi ho visto porre una prima pietra, alla quale, quando non è rimasta anche ultima, poche altre se ne sono aggiunte. In altre città italiane che sono punti di partenza per l’emigra­ zione transoceanica, Genova, Palermo e Messina, il Patronato era sorto prima che qui. Adesso però rimane in piedi soltanto a Genova, dove l’opera sua, che non credo sia molto larga, non può ad ogni modo essere superflua. A Messina, nelle condizioni in cui è ora quella città, non ve n’ è più traccia; e in quanto al Pati’onato di Palermo, dopo che vi furono commesse gravi malversazioni, si può considerare sciolto. In Napoli assai più ohe altrove una tale istituzione è appropriata e può riuscire provvida, perchè molto maggiore che altrove è la massa d’emigranti che qui affluisce dall’ interno delle provincie e si accalca sui pi­ roscafi transatlantici. Il lavoro, se voglia, possa e sappia, non sarà davvero per mancarle.

* * *

Ohe cosa il Patronato intende di fare? In gran parte le stesse cose che sono già di spet­ tanza del Comitato Comunale per l’ emigrazione istituito per le g g e ; senza però intralciare l’opera sua, anzi coadiuvandola. Nel proprio Statuto di­ chiara infatti di voler « cordinare e armonizzare

la propria azione con quella di tutti gli organi destinati dalla legge o dall’iniziativa privata alla tutela degli emigranti ». Perciò, dopo essei’si posto in relazione col Commissariato Generale, coi Muni­ cipi, coi Consolati dei paesi di destinazione, ecc. ; assisterà e proteggerà in ogni maniera gli emigranti durante il viaggio e specialmente du­ rante il loro passaggio per Napoli. A ll’ uopo, non solo vigilerà esso pure affinchè siano rispettate le dispos’ zioni di legge a favore degli emigranti, impedendo, per quanto è possibile, angherie e so­ prusi, ma darà un ampio sviluppo al servizio di informazioni, col fornirne cioè sulle formalità ne­ cessarie per emigrare, sui mezzi di trasporto, sui noli, sulle partenze, sulla durata del viaggio, sulle condizioni dei paesi di destinazione, sui mercati del lavoro, sulla richiesta di mano d’opei-a, e su quant’altro gli venisse domandato. E non solo accoglierà qualunque reclamo di emigranti, e riconoscendolo fondato, gli darà corso; ma inol­ tre sosterrà dinanzi ai magistrati le ragioni giu- I diziarie degli emigranti, e assumerà la loro rap­ presentanza nei giudizi penali pei reati commessi a loro danno. Provvederà poi anche all’assistenza : sanitaria, sia pei casi di malattie comuni sia, con

visite mediche ai fini dell’emigrazione, quando gli emigranti reclamassero per essei’e stati ingiusta­ mente respinti dall’ imbarco nella visita medica ufficiale. Eserciterà in pari tempo una vigilanza igienica nelle locande.

Il Patronato terrà aperti in città due locali, uno alla stazione ferroviaria, l’altro a quella ma­ rittima, che serviranno oltreché come uffici d’ in­ formazioni, anche come uffici di scrittura. Coloro che sanno leggere e scrivere vi troveranno senza spesa tutto l’occorrente, ma poiché tra gli emi­ granti gli analfabeti abbondano, questi ultimi potranno farsi scrivere le loro lettere e cartoline, sempre senza spesa, da appositi impiegati. E’ que­ sto un servizio speciale che qualche anno addietro, j istituito dalla Dante Alighieri, risultò utile e pira­ tico e assai gradito agli emigranti. Venuto poi a mancai’e, per circostanze di cui qui non accade discorrere, il locale adatto, rimase soppresso. Colgo ora l’occasione per dire che iniziatori e fondatori del Patronato sono il Comitato napoletano della i Dante e la Sezione napoletana dolía Lega Navale.

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sussi-L ’ ECO N O M ISTA 375 12 giugno 1910

diare quei Patronati che diano garanzia di rettitu­ dine amministrativa e prova di zelo perseverante e di fortunata capacità nell’esercitare in più modi una efficace tutela e assistenza degli emigranti

stessi. E. Z.

ANCORA LA QUESTIONE DELLA TASSABILITÀ

del sopraprezzo delle azioni

La questione della tassabilità del sopraprezzo delle azioni della quale ci siamo varie volte oc­ cupati, non è certamente risoluta e non può es­ serlo finché non intervenga il legislatore a met­ tere il Fisco e la Magistratura d’accordo con la logica e col buon diritto. Pubblichiamo infatti una petizione rivolta al Presidente del Consiglio dei Ministri e firmata da una Commissione che rappresenta molte Società anonime, colla quale pe- , tizione vengono succintamente svolti gli argomenti a favore della non tassabilità del sopì api ezzo e viene invocata una legge che lo dichiari e che abbia effetto retroattivo.

Ecco il testo della petizione : Eccellenza,

Voi avete espresso concetti da uomo di Stato eminente; fra gli altri quello di attuare le ri­ forme dei tributi, necessarie perchè le imposte

J

e tasse, pur rispondendo allo scopo di procurare | all’ erario le somme occorrenti per far fronte ai pubblici carichi, non ostacolino il progresso della economia nazionale.

E ’ certo che l’attuale nostro sistema, pretta­ mente fiscale, non tien conto delle dannose riper­ cussioni dei tributi, e sfrutta e dissecca la materia tassabile, che dovrebbe invece essere rinvigorita ed alimentata, per poter arricchire il paese e pro­ durre, per conseguenza naturale, un maggior gettito di imposte.

Peggiori delle leggi ne sono poi le applica­ zioni ; giacché il criterio fiscale degli Agenti della Amministrazione e dei Magistrati, specialmente di quelli dei gradi più elevati, aumenta notevol­ mente l’ asprezza delle disposizioni.

Quindi il bisogno di riformare è grande ed urgente, e voi sarete veramente benemerito del paese se riuscirete ad attuare i vostri concetti, informandovi ai bisogni veri dell’ industria, del commercio e dell’agricoltura.

Noi vi segnaliamo nuovamente la enormità della imposta di ricchezza mobile applicata al sopraprezzo delle azioni, cui si oppongono la giu­ stizia, la buona fede e la opportunità.

L a giustizia. — La imposta di ricchezza mo­ bile si applica ai redditi mobiliari. Nè voi, economista illustre, potrete ammettere che si qua­ lifichi reddito il sopraprezzo delle azioni, che è conferito dai Soci.

Nè il conferimento cambia natura pei fatto di essere rappresentato da una somma superiore al valore nominale, inquantochè essendo l’azione una quota di comproprietà, è naturale e logico che le azioni nuove, alle quali spettano diritti

pari alle vecchie, debbano eguagliarne il valore effettivo, aumentato in confronto dell’ originario, per l’ aumentato valore di tutto il patrimonio so­ ciale.

Ogni conferimento è ca p ita le; mentre è red­ dito soltanto quello che viene prodotto da una energia economica capace di riprodurla, come si­ gnifica la parola stessa; redire vuol dire ritor­ nare.

In altre parole è capitale la ricchezza desti­ nata alla produzione ; è reddito il prodotto della gestione di questa ricchezza.

In contrario si obietta che, data pure la verità di questo concetto economico, la legge tri­ butaria ha speciali disposizioni dalla cui osser­ vanza non ci si può dipartire. E si cita special - mente 'l ’alt. 30, in cui si pretende trovare la esplicita qualifica di reddito attribuita al sopra, prezzo. In generale, quando una legge apparisce in contraddizione con la verità e con la giustizia si può star sicuri che ne è sbagliata l’ interpre­ tazione. E questo è proprio il caso.

L ’ art. 30 dispone che « nel reddito delle Società Anonime saranno comprese indistinta mente tutte le somme ripartite sotto qualsiasi titolo fra i Soci e quelle portate in aumento del capitale e del fondo di riserva e ammortizzazione o altrimenti impiegate anche in estinzione di de­ biti ».

L o che equivale a dire che il reddito delle Società Anonime è tassabile — qualunque sia la sua erogazione — sia esso distribuito fra i Soci, o portato a capitale, o a riserva. Ma deve sempre e prima di tutto essere « reddito ». -— Intendere la frase « tutte le somme » in modo assoluto, come pretende la Finanza senza riferirla alle somme costituenti reddito, porterebbe ad una serie di assurdi evidenti.

Sono del nostro avviso* fra gli Autori il V i vante, il Manata, il Bonelli, lo Scialoia, il Boggio, l’Angelini Rota, il Bonaudi, il De Gregorio, il Toesca di Oastellazzo, l’ Eynaudi, il Griziotti, il Gobbi, i profif. De Johannis, Loria, Cabiati, V a ­ lenti, ed anche un Agente Superiore — il Ma­ c i n i ; — fra le Magistrature, oltre la Cassazione del 1891, 1893 e 1897, le Corti d’Appello di Genova, di Milano, di Ancona, i Tribunali di Busto Arsizio, di Cremona, ecc.

Così pure la massima parte delle Commis­ sioni Comunali e Provinciali (Pavia, Genova, F i­ renze, Roma, e quest’ ultima anche dopo e nono- stantela recentedecisioue della Cassazione romana) tutte le Camere di commercio come risulta dai loro voti, dalle loro relazioni e-dalle deliberazioni della loro Unione.

In Belgio, Germania ed Austria dove la identica questione si è presentata, la Magistratura e gli Autori hanno concordemente esclusa la tas­ sabilità del sopraprezzo, dichiarando che non co­ stituisce reddito e l’ erario si è acquietato a quelle decisi ini, di modo che oggi non se ne fa più di­ scussione.

(Corte di L ieg i, 30 giugno 1883, Tribunale Supremo Tedesco e Tribunale Supremo Ammini­ strativo Tedesco colla decisione plenaria del 21 giugno 1902 ; e fra gli autori, Si ville, Soc. An. ; Belges, Rehm, Veit-Simon, Knappe, Stanb, Leh-

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376 L ’ E CO N O M ISTA 12 giugno 1910

*

La buona fede. — L o stato deve essere il primo galantuomo del paese, come scriveva il Mantcllini.

Dopo le tre concordi sentenze del 1891, 1893 e 1897 della Cassazione Romana (l’ ultima a se­ zioni unite) il Governo colla normale N. 106 pubblicata nel Bollettino Ufficiale delle Imposte del 1897, ordinava agli Agenti di desistere dagli accertamenti dei sovraprezzi. Questa era dunque la piena e formale accettazione della massima sta­ bilita dalla Suprema Corte Regolatrice.

Le Società Anonime potevano dunque pro­ cedere tranquillamente ai loro aumenti di capi­ tali, coperte da ogni pericolo da una giurispru­ denza che, per l’accettazione esplicita fattane dall’erario, doveva ritenersi oramai definitiva e sicura come una legge.

Nel 31 marzo 1906 viene invece emanata la nuova circolare che abroga quella del 1897 ed ordina agli Intendenti di disporre subito perchè, gli Agenti comprendano il sovraprezzo fra i redditi tassabili.

Così tutte le Società che avevano fatto au­ menti di capitale anteriormente ai primi tre mesi- dei 19u6 si trovarono colpite, di sorpresa e di­ remo quasi a tradimento con effetto retroattivo, perchè i • redditi per un determinato esercizio vengono accertati sul bilancio di due anni prima.

E ’ ben vero però che le Società Liguri alle quali vennero fatti accertamenti di reddito sui sovraprezzi per le emissioni del 1903 1904 ot­ tennero che il Ministero ordinasse agli Agenti di desistere dalla tassazione.

L a suddetta circolare Ministeriale sembra a noi e non crediamo di errare, una vera enormità. In ogni caso, si sarebbe dovuta la disposizione emanare solo pel futuro, perchè le Società sapes­ sero almeno a che cosa si esponevano nel proce­ dere ad operazioni di aumento di capitale a prezzo superiore al nominale.

Giova ricordare che allorquando fu fatta alla Camera dei Deputati una interpellanza in pro­ posito la risposta del Governo ingenerò un equivoco. Venne infatti dichiarato che non avrebbero avuto luogo gli accertamenti del 1905 e 1906 la­ sciando così credere agli interessati che le emis­ sioni anteriori alla data della circolare non sa­ rebbero state colpite.

Ma venne poi il chiarimento nel senso che, per accertamenti degli anni 1905-06 si dovevano intendere quelli da eseguirsi pei bilanci di So­ cietà riferentisi agli esercizi 1903-1904 e le So­ cietà rimasero deluse ; ne beneficiarono soltanto le Società Liguri anzidette, quasi le altre regioni non facessero parte del Regno d’ Italia e col 1904 si chiudesse (anche per la Liguria) qualche epoca fatidica e privilegiata, a libito del Governo!

E ’ pertanto indiscutibile che le norme più elementari della buona fede e della moralità pub­ blica vogliono che all’eccessivo provvedimento della circolare 31 marzo 1906 sia posto riparo.

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T

* *

V ’ ha per ultimo la ragione politica che lo consiglia.

Questo cambiamento continuo in materia di tasse, non solo nel deliberarle ma pur anco nel- l’applicarle, è la rovina dell’ industria e del com­

mercio, e ne allontana i capitali che preferiscono giacere inerti nelle Casse di Risparmio o nei Conti Correnti ; e l’economia del Paese, che pure dimostra in sè tanta energia, grandemente ne soffre. Un malcontento, un disagio generale ne sono l’effetto ; ed essi si ripercuotono anche nei rapporti fra Capitale e Lavoro, giacché i dissidi di questi ultimi hanno per oggetto principalmente la misura delle mercedi, e più facilmente essi si compongono, quanto più le condizioni della indu­ stria lo consentano.

Sono oltre sessanta le Società che sono state colpite da questa tassa, che sottrae loro parecchi milioni di lire. E il peggio si è che la tassa fu applicata in un momento nel quale i prezzi dei titoli, in continua ascensione, arrivarono ai loro massimi con enormi, ingiustificate esagerazioni e si riscuote oggi, quando si scontano gli effetti di quelle esagerazioni !

La tassa viene pertanto ad aggravare i danni degli errori commessi, sicché di questi errori, commettendone altri a sua volta, 1’ erario solo profitta.

Ma se ai primi era tanto difficile per non dire impossibile, porre ostacolo, lo Stato, può e deve evitarsi secondi: tocca a voi, Eccellenza, di porvi rimedio e di impedirli.

Il rimedio potrebbe essere duplice.

O il ritorno spontaneo dell’Amministrazione alla circolare N. 106 del 1897; o l’ intervento del potere legislativo.

Non ci dissimuliamo la difficoltà che il Mi­ nistro possa oggi assumersi di prendere una di­ sposizione contraria al recente giudicato della Gas suzione Romana.

Non rimane quindi che l’intervento legislativo. Perciò noi, consentendo con 1’ Onorevole Graf- fagni e cogli altri firmatari della mozione letta alia Camera nella seduta dell’ 11 febbraio 1910, chiediamo a vestra Eccellenza, di presentare al Parlamento una Legge interpretativa, la quale esplicitamente dichiari, con effetto retroattivo, che il sovraprezzo non è reddito e non è quindi tas­ sabile.

La lettera della legge ha dato luogo a dub­ biezze — vi sono sentenze in un senso e in un altro ; l’ ultima giurisprudenza della nostra Cas­ sazione è resistita anche dalla più autorevole dot­ trina e dagli ammaestramenti concordi dell’estero. Ragioni di pubblica moralità e di convenienza politica consigliano di diri mere questo dubbio legislativo, così dannoso per l’economia nazionale, e di troncare un movimento che si accentua nel paese.

E ’ dunque opportuno che esso sia risoluto dallo stesso legislatore, con interpretazione auten­ tica. L ’ articolo 73 dello Statuto gliene conferisce il diritto.

Noi proporremmo pertanto che fosse presen­ tata una legge la quale nei sensi e cogli effetti sovra accennati dichiarasse che fra le somme da comprendersi nel reddito delle Società Anonime, secondo l’ art. 30 della Legge, non debbano in­ tendersi incluse quelle costituite dal prezzo — oltre il nominale —■ conseguito nelle emissioni delle azioni.

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12 giugno 1910 L ’ E CO N OM ISTA 377

R

i v i s t a

B

i p l i o q r a f i c a

E u g e n io A n z ilo tti. - La questione fondiaria nelle moderne città. — Milano, U. Iloepli,

1910, pag. 264 (L. 4.50).

Dei molti aspetti che presenta il problema delle abitazioni nel momento presente — è di questo problema che l’ Autore tratta sotto il ti­ tolo di questione fondiaria nelle città moderne —•

l’A utore'si limita, a quello esclusivamente econo­ mico, è più ancora restringe le sue ricerche alle aree edilizie.

Prima di tutto esamina la ormai nota que­ stione della rendita di dette aree, e ricerca le cause di aumento de! loro valore. Mette poi in relazione il processo di formazione ed amplia­ mento delle città moderne colle condizioni del- 1’ industria edilizia; in questo capitolo del libro forse l’ Autore non ha spinta l’analisi abbastanza, per render chiaro il suo pensiero e provare con elementi di fatto la verità delle sue affermazioni.

Più interessante ed in qualche punto anche originale ci pare il lavoro nei capitoli I\ e V dove l’Autore esamina il bisogno di abitazioni e suffraga i suoi concetti con alcuni dati stati­ stici.

Alquanto aifrettato ci è sembrato 1’ ultimo capitolo, che riguarda i provvedimenti. L a que­ stione della tassa speciale sulle aree fabbricabili, la quale meritava di essere profondamente ana­ lizzata nel suo aspetto economico, è trattata ap­ pena per incidenza.

Nel complesso però il lavoro, senza dirci cose nuove, mostra la diligenza dell’ Autore.

R o b e r t o M io h e ls. - Storia del Marxismo in Ita­ lia. Compendio critico con annessa biblio­ grafia. — Roma, L uigi Mongini, 1909, pa­ gine 109-l v (L. 3).

Questo interessante lavoro di cui il dott. Giu­ lio 0 . Ferroglio ci dà la traduzione dal tedesco, mira a dimostrare quanto e come in Italia sia conosciuto quel complesso di dottrine che si chia­ mano « il Marxismo ».

L ’Autore dimostra che prima del 1870 in Italia non si conosceva affatto l’opera di Marx tranne che per i pochi cenni che il Boccardo, il Lampertico, l’ Ellero ed altri scrittori ne fecero nelle loro opere, viene quindi a parlare della « Internazionale » e della « prima conoscenza di Marx in Italia ».

L o sviluppo del Marxismo in Italia dal 1884 al 1906 occupa la maggior parte di questo la­ voro e l’ Autore esamina rapidamente, libri ori­ ginali, traduzioni, articoli di R iviste o di gior­ nali che in un modo o nell’altro si occuparono di Marx, dei suoi scritti e delle sue dottrine. Que­ sta parte della monografia è seguita da un’altra che tratta del Marxismo italiano dopo il 1900. L ’ Autore in questo vivace e rapido quadro non si limita ad una semplice descrizione ed annota.- zione dei. fatti, ma vi aggiunge spesso una cri­ tica brillante per quanto talvolta troppo super­ ficiale.

La traduzione lascia per la forma alquanto a desiderare.

Il volume contiene poi una ricca bibliografia, intorno al Marxismo in Italia divisa in sedici paragrafi di cui i principali: le monografie sul materialismo storico, sul capitale, sul valore, sulla teoria della concentrazione e della accumulazione, sulla miseria crescente e sulle crisi ; traduzioni di opere di Marx e di Engels, di Lassalle, elenco di riviste eoe.

Nel complesso l’ Autore con questo suo vo­ lume pure interessante e pieno di acute osserva­ zioni, ha pubblicato, a nostro avviso, più g li ap­ punti per una storia del Marxismo.in Italia che non la storia stessa.

A v v . P a o lo E m ilio D e L u c a . - Della emi­ grazione europea ed in particolare di quella italiana. — Voi. 4 ,Torino, fratelli Bocca, 1909, pag. 224-381-277-l i (L. 30).

L ’ illustre prof. Toniolo, della R. Università di Pisa, ha scritta in testa a quest’opera una lusinghiera prefazione, elogiando senza riserve il lavoro del giovane Autore il quale fu suo disce­ polo. E l’opera merita veramente gli elogi fatti, perchè, e la abbondanza degli elementi raccolti, e l’ ordine dato alla trattazione e la serietà della critica emergono quasi ad ogni pagina e sembrano più il frutto di una intelligenza matura e pon­ derata che non sia quello- della mente, di solito affrettata e fantasiosa di un giovane studioso.

L ’opera è divisa in quattro volumi ; il primo contiene considerazioni statistiche sui movimenti migratori ; la seconda, tratta delle cause ed ef­ fetti del fenomeno migratorio; la terza è rivolta all’ ordinamento dei servizi di emigrazione; infine l’ ultimo volume è formato da 51 tavole-diagramma.

Il primo volume può considerarsi diviso in due parti, la prima delle quali illustra le statistiche della emigrazione della Gran Brettagna, dell’ Ir­ landa, della Germania e di altri Stati ; questa parte ha necessariamente uno sviluppo limitato, nè si potrebbe ammettere che per ogni. Stato avesse potuto l’Autore estendere le sue osserva­ zioni come per la emigrazione italiana, a cui de­ dica la seconda parte di questo primo volume, considerando separatamente la emigrazione per­ manente e temporanea, poi quella rivolta a paesi europei e quella fuori di Europa. Il primo vo­ lume è prevalentemente descrittivo, cioè mira a dare un’ idea, chiara e precisa del movimento della emigrazione e delle sue fluttuazioni, quasi per apparecchiare il terreno ben concimato alla se­ conda parte, che studia le cause e gli effetti del­ l’ emigrazione. Però sin dal primo volume l’A u­ tore si dimostra padrone non solamente della materia di cui tratta, ma provvisto di buoni studi di economia di amministrazione e di statistica, e di tali studi fa sempre buon uso.

Troviamo giuste le riflessioni che fa l’A u ­ tore sulla distinzione della emigrazione in tem­ poranea e permanente, la quale distinzione non risponde o non risponde più allo stato reale delle cose ; e le considerazioni sui metodi coi quali si rac­ colgono le notizie statistiche intorno alla emigra­ zione, ci sembrano in gran parte corrispondenti al vero.

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378 Tu' ECONOM ISTA 12 giugno 1910

divide in economiche, morali, religioso intellet­ tuali, psicologiche, fisiche, sociali ed acciden­ tali; circa gli effetti l’Autore esamina prima, quelli sull?, popolazione, che si diranno demogra­ fici ; parla poi della esportazione di capitali e dei danni che arreca la produzione ed il consumo degli emigrati in paese straniero; aggiunge poi qualche considerazione sui risparmi degli emi­ grati. Si sofferma l’ Autore a considerare gli ef­ fetti della emigrazione sulla moralità, sui costumi e sulla condizione delle famiglie degli emigrati. Molto interessante abbiamo trovato il capitolo V II in cui l’Autore studia gli effetti della emigra­ zione sulle condizioni del lavoro e sui rapporti commerciali delle nazioni. Chiude il volume un breve cenno sulle colonie sociali stabilite in al­ cuni paesi da emigrati europei.

L ’Autore, anche nella parte del suo lavoro più delicata, quale è quella in cui esamina la emigrazione nei rapporti alla moralità, si dimo­ stra equanime nei giudizi e cerca anzi di togliere molta parte di quelle esagerazioni che si leggono molto spesso negli scritti di chi studia solo su­ perficialmente fenomeni così complessi. Senza ne­ gare che l’emigrazione possa essere anche di affievolimento dei vincoli famigliali, l’Autore dimostra che il male non è poi così grave come si crede ed in ogni caso è compensato dal miglio­ ramento intellettuale e psichico che ottiene l’ emi­ grato nella vita in paesi più progrediti.

Il terzo volume consta di quattro capitoli; il primo riguarda l’azione dei Governi sull’emi­ grazione e sull’ immigrazione; il secondo, le isti­ tuzioni di patronato per gli emigranti ; il terzo, sull’ordinamento dei servizi di emigrazione; e l’ ultimo intorno alle disposizioni legislative sul­ l’emigrazione e sulla colonizzazione. L ’ Autore crede che vada sempre più rendendosi necessa­ ria una legislazione internazionale che disciplini la materia della emigrazione e della immigra­ zione.

L ’ ultimo volume, come fu già avvertito con­ tiene tavole-diagramma.

Il lavoro ampio, quasi completo, accurato e meditato ci è parso un notevole contributo al gravissimo problema ed è veramente il caso di congratularsi coll’Autore. J.

RIVISTA ECONOMICA E FINANZIARIA

— Il Presidente del Consiglio, on. Luzzatti, coi ministri delle Finanze e del Tesoro, riceveva il Comitato permanente per ottenere l’ esonero della tassa di ricchezza mobile pel sovraprezzo delle azioni, di cui erano intervenuti i signori Esterle, Manetti, Comelli, Albani, Cantoni, Conti, Breda, Parodi, Bondi, Moriani, Ferraris, Pogliani ed altri, accompagnati dal comm. Salmoiraghi e dal comm. Tittoni, presidente e vicepresidente dell' Unione delle Camere di Commercio.

Il Presidente del Consiglio dichiarò agli in­ tervenuti che egli conosceva la questione e che per l’avvenire aveva in animo di risolverla con una speciale disposizione della legge sulla ri­ forma delle Società anonime già preparata. In questa legge si conterrebbero appunto due

dispo-sizioni di cai attere urgente che egli avrebbe po­ tuto occorrendo stralciare per farle discutere su­ bito, quella cioè diretta a facilitare la emissione di obbligazioni, e quella per la quale la tassa di ricchezza mobile avrebbe dovuto applicarsi sol­ tanto agli utili distribuiti. Quanto al passato ri­ teneva non fosse possibile far niente dopo la re­ cente sentenza della Cassazione di Roma a Sezioni unite.

A l Presidente del Consiglio rispose per primo il barone Costanzo -Cantoni esponendo che il Co­ mitato era venuto proprio apposta a chiedere un provvedimento che si imponeva un omaggio alla moralità e alla buona fede, in quanto che la tas sazione dei sovraprezzi era stata ordinata dal Ministero con una circolare del marzo 1906, col­ pendo le anteriori emissioni del 1905 e 1906, fatte in perfetta sicurezza delle Società pel fatto che una giurisprudenza della Cassazione romana del 1897, pure a Sezioni unite, e dal Governo accet­ tata ufficialmente con altra circolare, dichiarava non tassabili i sovraprezzi.

Prese poi la parola l’ ing. Esterle, che dopo aver ringraziato il Presidente del Consiglio delle sue promesse pel futuro e della sollecitudine, colla quale dava affidamento di tradurle in atto, insisteva sull’obbligo morale del Governo di ri­ mediare al passato, non essendo giusto che le emissioni, fatte all’ombra della giurisprudenza della Corte regolatrice, e dell’ accettazione fattane dal Governo, fossero colpite a tradimento da una tassa tanto grossa.

Il Presidente del Consiglio prese in seria con­ siderazione quanto gli venne esposto, e promise di studiare sollecitamente il gravissimo pro­ blema insieme coi colleghi delle Finanze e del Tesoro. Il comm. Esterle gli presentò allora una breve memoria in cui la questione è riassunta, e alle ore 14 ebbe termine l’ udienza.

— La media generale annua di disoccupa­ zione in Italia si è elevata a 8.1 e a 7.1 se si eccettuano i sindacati dei pescatori, dei conta­ dini e dei taglialegna. Nella tabella seguente sono riprodotte le medie annuali dal 1900 al 1909, le cifre della importazione di materia prima ne­ cessaria all’ industria e dell’esportazione dei pro­ dotti.

Media ann. di disoccup.

commercio mat. primeImport,

Esport. prodotti Anno generale ed ind. milioni lire milionilire

1900 8.9 __ 3035 2039 1901 9.9 — 2813 2015 1902 10.9 — 2799 2123 1903 10.2 9.1 30zl 2150 1904 11.8 10.7 2853 2220 1905 10.0 8.7 3087 2411 1906 8.4 7.4 3687 2699 1907 7.6 6.8 4013 2936 1908 9.6 9.2 3589 2519 1909 8.1 7.1 3889 2684

Lia situazione economica si è dunq ne molto migliorata dal 1908 al 1909, però il migliora mento non si è fatto sentire subito dal principio dell’anno.

E ’ degno di rilievo il fatto che dalle stati­ stiche raccolte risulta che la disoccupazione non aumenta in proporzione diretta dell’ importazione e viceversa.

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disoccupa-12 giugno 1910 L ’ ECO N O M ISTA 379

zione fra gli associati è stato di 1034 mentre erano stati 986 nel 1908 e 1059 nel 1907 e le loro informazioni si riferivano a 221,860 operai in confronto a 200,444 nel 1908.

— Il Governo tedesco ha concluso con un potente gruppo finanziario un accordo per l’ emis­ sione di un nuovo prestito coloniale germa­ nico 4 per cento di 33,300,000 marchi, destinato a far fi-onte ai bisogni dei possedimenti nel­ l’ Africa orientale.

-— Si annunzia da Santiago del Chili che il Governo chileno ha accettato l’offerta presentata dai signori de Rothschild di Londra, pel pre­ stito chileno di Ls. 2,500,000 portante interesse del 5 per cento. Il prezzo offerto dai signori Roth­ schild è di Ls. 96.10.9 d.

— Si parla d’ un prossimo prestito nazio­ nale egiziano. Il Governo avrebbe in animo un prestito garantito d'ai terreni destinati in ipoteca ai demani dello Stato. Nulla ancora si e deciso a questo proposito, ma oltre i gruppi francese e inglese che si occupano dell’ affare se ne interes­ serebbe pure la Deutsche Orientbank a nome di un possente gruppo germanico.

— Le notizie riguardanti il prestito per­ siano sono contradditorie. Da una parte si as­ sicura che, allo scopo di scartare la proposta anglo-russa di anticipazione finanziaria a condi­ zioni giudicate troppo onerose, il Governo intende procedere a un prestito interno; dall’ altra il cor­ rispondente del Times a Pietroburgo afferma che il Governo persiano farà ricominciare i negoziati in vista di contrarre un prestito in Inghilterra ciò che viene considerato come un sintomo del­ l’accettazione da parte della Persia, del principio del controllo.

— Il sindacato dei setaiuoli di Lione, ha pubblicato una statistica sulla produzione mon­ diale della seta durante il 1909 in confronto al 1908.

Eccone il prospetto riassuntivo : Seta grezza 1908 kg. 1909 kg. Italia Francia Spagna Austria-Ungheria 1,480,000 650.000 75,000 594.000 4,251.000 274.00J a>,ooo 380,000 Totale Europa Occ.

Levante Estremo Oriente 5.551.000 2.693.0 0 15,836,000 5.395.000 3.095.000 15,720,000 Totale generale 24,084,000 24,200,000 La diminuzione del raccolto in Italia e delle esportazioni da Shanghai e da Canton è stata compensata dall’ aumento della produzione del L e­ vante e del Giappone, cosicché la raccolta del 1909 tiene il record della produzione mondiale, per tutto il periodo 1876, come si desume dal se­ guente prospetto :

Europa

(In migliaia di kg.) Levante Est.Orien. Totale

Media 1876-80 2,175 639 5,740 8,854 Id. 1901-905 5.312 2,304 11,476 12,541 19,092 Anno 1906 5,748 2,624 20,913 » 1907 5,909 3,026 13,125 22,060 » 1908 5,551 2,693 15,836 24,080 >. 1909 5,335 3,095 15,720 24,200

La cifra di 24,200,000 kg. non è stata rag­ giunta in nessuno degli anni precedenti, ed essa sarebbe stata ancora maggiore, se all’aumentata produzione del Levante si fosse aggiunto un aumento nella produzione europea.

— Le trattative che hanno avuto luogo a Parigi relativamente alla conversione del de­ bito messicano debbono essere considerate come terminate.

Il Debito Pubblico messicano ammonta a 304,226,204 piastre. L ’ ultima conversione fu fatta nel 1891) mediante un’ emissione 5 per cento al prezzo di 95 1|2.

L ’ ammontare nominale della rendita 5 per cento da convertire è dì 22,700,000 sterline pari a 572,040,000 franchi ; essa sarà ritirata il 1° o t­ tobre prossimo. I titoli potranno essere presen­ tati alla conversione simultaneamente in Ger­ mania, a Londra, a N ew -Y ork , ad Amsterdam, e sulle altre piazze. Contemporaneamente, si aprirà a Parigi una sottoscrizione il cui prodotto servirà esclusivameote alla conversione e vi sarà destinato probabilmente anche un premio di con­ versione in contante.

RASSEGNA DEL EOMMERtlD iNIERNAZISNALE

Il Commercio Italiano. — Ecco il rias­ sunto dei valori delle merci importate ed espor­ tate, per categorie, al 30 aprile 1910 :

Importazione

Valore delle m erci importate dal 1° gemi, al UJ aprile 1910

Spiriti, bevande Lire 28,665,371) Differenza sul 190) Lire 5.431,572 Generi coloniali 21,519,127 + 1,49,>,950 Prodotti chimici med. 45,214,960 -L 8,650,290

Colori 13,574,563 + 1,248,487

Canapa, lino 18,071,372 -f- 3,6U 3,S43

Cotone 118,144,030 — 4,751910

Lana, crino, peli 63,007,840 3,737,450

Seta 56,454,984 — 3,500.673 Legno e paglia 55,204,183 + 2,424,155 Carta e libri 17,136,472 + 1,371,566 Pelli 39.364,673 -1- 1,811,632 Minerali, metalli 1 <1,452,473 — 9,175,650 Veicoli 12,928,195 — 1,296.385

Pietre, terre e cristalli 111,649,628 + 3,631,535

Gomma elastica 20,147,605 1,4.7.09J

Cereali, farine e paste 131,721,761 — 20.866.893

Animali e spoglie anim. 74.523.059 — 23,571.751

Oggetti diversi 16,354,608 + 2,628,890 Totale, 18 categorie L,015,134.903 — 36.506,910

Metalli preziosi 5,716,800 + 3,432,200 Totale generale 1,020,851,703 — 33,074,740

Esportazione.

Valore delle merci esportate dai 1° genn. al Hi aprile 1910

Spiriti, bevande 49,206,807Lire +

Differenze sul 19 >9

Lire 10,682,968

Generi coloniali 2,666,195 112,715

Prodotti chimici med. 24,031,067 + 4,758,250

Colori 2,953,365 546.508

Canapa, lino

Cotone 28,764,692

759,590 37,703,29 ! -+- 3,8L7,557

Lana, crino, peli 8,323,035 — 63,255

Seta 184,033,133 — 17,182,532

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