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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.37 (1910) n.1885, 19 giugno

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L’ECONOMISTA

GAZZETTA SETTIMANALE

.SCIENZA' ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI

Anno XXXYII - Yol. XLI

Firenze, 19 Giugno 1910

N. 1885

SOMMARIO: Il credito nazionale — La emissione della nuova rendita tre per cento - G. Te r n i, Pie. cola proprietà rustica e bene di famiglia — La questione della irrigazione in Puglia — RIVISTA BIBLIOGRAFICA : Prof. Maurice Caudel, Nos libertés politiques, origine, évolution, état actuel -

Louis Fiaux, Un nouveau regime des moeurs. Abolition de la Police des Moeurs - Prof. Wilbur Marshall Urban, Valuation its nature and laws being an introduction to thè generai theory of

value —- RIVISTA ECONOMICA E FINANZIARIA: I valori di borsa delle azioni delle Società anonime

in Italia - Il comitato permanente del lavoro - Un prestito marronchino - I debiti pubblici di tutti gli Stati d’ Europa - RASSEGNA DEL COMMERCIO INTERNAZIONALE : Il commercio italo-francese Il commercio del Brasile - Il commercio austro-ungarico — Le spese militari in Europa — Banche

popolari e cooperative — Cronaca delle Camere di commercio — Mercato Monetario e Rivista delle Borse — Società commerciali ed industriali — Notìzie commerciali.

Il credito nazionale

i i .

Abbiamo affermato in un precedente articolo che la mancanza di unità e di coesione dell’alta finanza italiana non rappresentava soltanto un danno per la economia interna dell’ Italia, ma riusciva anche svantaggiosa nei nostri rapporti coi mercati finanziari dei paesi esteri. Su questo punto importante e delicato vogliamo ora fare alcune considerazioni.

Va premesso innanzi tutto che nel tempo passato il capitale estero si impegnava larga­ mente nei titoli di Stati italiani, cosi che, in qualche periodo si constatava che almeno quattro miliardi del nostro debito pubblico si trovasse all’estero. E nello stesso tempo il mercato fran­ cese assumeva facilmente del portafoglio delle nostre banche, tanto da far ritenere che almeno un mezzo miliardo di capitale francese fosse ap­ plicato in effetti riscontati dall’ Italia.

Motivi, che è inutile ricordare qui, ci hanno da lungo tempo alienato il mercato inglese che, a poco a poco, senza rumore come è suo costume, si è disinteressato dei titoli italiani.

Ma poiché la Francia largamente sovveniva ai nostri bisogni, non si è troppo avvertito il fatto, veramente inatteso e non desiderato, che il mercato inglese, dopo aver assunto' il prestito di 640 milioni in rendita 5 percento lordo contratto nel 188B per l’ abolizione del corso forzato, ri­ mandasse quasi precipitosamente i nostri titoli di debito pubblico, appena vi fu qualche indizio del cominciare della crisi finanziaria.

Venne poi nel 1888 il dissenso politico colla Francia, che andò inasprendosi, e durante tutto il periodo della crisi, che durò fino al 1896’eirca, i titoli italiani, offerti continuamente sui mercati

esteri, ritornarono in patria e furono assorbiti dal risparmio italiano.

Qualcuno allora, o per convincimento, o per fare buon viso ai fatti inevitabili, lanciò il con­ cetto che fosse desiderabile per l’ Italia di non avere all’estero una gran massa di debito pub­ blico; ma ormai un simile principio non è am­ messo da alcuno che comprenda tutto il vantag­ gio che l’economia nazionale può ritrarre dal capitale estero, che o direttamente si impieghi nelle nostre industrie, o, assorbendo il debito pubblico, lasci al risparmio nazionale di impe­ gnarsi nel campo industriale.

Comunque, questa ormai è storia passata; ed oggi gli elementi di giudizio sono troppo diversi perchè si possano applicare gli insegnamenti dei periodi trascorsi, alle odierne contingenze.

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386 L ’ ECONOMISTA 19 giugno 1910

anche dal fatto ohe fu facile accorgersi nello stu­ dio delle condizioni del mercato italiano la man­ canza di quella coesione che sarebbe desidera­ bile, anzi la esistenza di antagonismi, di gelosie e di metodi' di lotta, che non valgono certamente a vincere dove esista la non buona disposizione Forse il tempo correggerà questa attitudine del mercato inglese, non ostile, ma fredda verso il mercato italiano; e vi è stato anzi un momento nel quale si credeva di vedere migliori atteggia­ menti, quando la malaugurata legge Lacava che tassava i titoli esteri, ha nuovamente impres­ sionato in modo non certo favorevole, ed ha fatto indietreggiare i buoni propositi degli amici del­ l’ Italia.

Il mondo bancario italiano comprende quanto sia dannoso all’ intervento dei mercati esteri nelle cose italiane, la incertezza dei principi che rego lano il mostro regime fiscale, ma, diviso come è, in gruppi che tra loro non sono affiatati, non ha la forza nè l’ influenza di persuadere il Governo a non seguire una politica che è esiziale agli alti interessi del paese; Il che è tanto più deplore­ vole in quanto non si può dire che ragioni ine­ sorabili della finanza impongano quei provvedi­ menti contro il capitale, chè anzi, con somma imprudenza ed inabilità il Governo nei suoi re­ centi documenti ufficiali non nascose il suo in­ tendimento di influire per mezzo delle fiscalità sull’azione del capitale nazionale; onde l’effetto psichico prodotto da quel provvedimento fu di gran lunga più dannoso, per quello che il prin­ cipio adottato può nascondere, del meschino van­ taggio che può ricavare la finanza dello Stato. Circa il mercato germanico, esso si è dimo­ strato talvolta abbastanza fiducioso nelle cose italiane, ed anche volenteroso di inipegnarvisi, ma le necessità interne sono così impellenti che ogni intervento del capitale tedesco all’ estero non può essere che intermittente. Basta osser­ vare le enormi oscillazioni che, a brevi periodi, mostrano le situazioni della Banca Imperiale ger­ manica per comprendere come frequentemente tutto il capitale tedesco sia richiamato in patria dalle esigenze interne. D ’altra parte il saggio di interesse del denaro sulle piazze germaniche è frequentemente più alto di quello che non sia in Italia, per la qual cosa abbiamo visto volta a volta il capitale italiano emigrare in Germania per godere dell’ alto frutto che offriva quel mer­ cato, anziché il capitale tedesco venire in Italia. I mercati svizzero e belga hanno sem­ pre verso 1’ Italia eccellenti disposizioni, ma naturalmente non possono costituire una entità considerevole.

Rimane a dire qualche cosa del mercato francese che, e per la tradizione antica, e per ajtre ragioni, dovrebbe e potrebbe essere di grande aiuto allo sviluppo della economia nazionale. La Francia ha un’abbondanza enorme di capitali ; basta ricordare gli ingenti prestiti che essa ha fatto alla sua alleata, alla Russia, e la quantità di titoli russi che sono collocati in Francia, per persuadersi che la vicina Repubblica sarebbe in caso di fornire all’ Italia una partecipazione di capitale per le sue industrie ed i suoi commerci.

E, conviene rilevarlo, cessate le cause di dissidio politico che tennero in lotta i due paesi,

la Francia si mostrò bene disposta ad entrare in rapporti di affari coll’ Italia; prima le Banche ripresero lo sconto del nostro portafoglio, poi l’alta finanza francese se non tutta alcuni gruppi di essa, fece anche qua e là delle avances che però non ebbero fin qui che esito molto limitato. Quali le ragioni principali di questa lentezza non ostante la buona volontà delle due parti?

Ce lo scriveva qualche settimana fa un emi­ nente finanziario francese: « non vi si vede, egli dice, abbastanza concordi nelle cose del credito; non vi è affare che venga proposto da qualche italiano, che non sia, non dirò ostacolato, ma ap­ poggiato con una certa freddezza da un filtro ita­ liano. Ciò fa credere all’abbondante capitale fran­ cese che si possa approfittare della mancanza di unità per ottenere migliori condizioni e perciò si va a rilento; mentre si ha voglia di offrire i ca­ pitali si è indotti a farseli domandare ».

L ’argomento è molto delicato ed abbiamo preferito lasciarlo esporre, del resto abbastanza chiaramente, dall’ amico nostro; ma invitiamo quelle persone che costituiscono 1’ alta finanza ita­ liana a meditare su quelle parole ed a trarne profitto.

E ’ urgente, noi crediamo, lasciare da parte le piccole gelosie ed i piccoli antagonismi e co­ stituire, almeno di fronte all’estero, quello che da noi manca : il credito nazionale.

La emissione della nuova rendita tre per rento

L a legge del 15 maggio ha autorizzato il Governo ad emettere rendita redimibile in cin­ quanta anni e fruttante l’ interesse del tre per cento netto, esente da qualunque imposta pre­ sente e futura. Si tratta della emissione di un tipo di rendita proposto dall’ on. Salandra nella sua esposizione finanziaria, in sostituzione del tipo tre e mezzo per cento emesso allo stesso scopo pel quale viene ora emesso il tre per cento, vale a dire per provvedere le somme occorrenti e previste per i lavori ferroviari autorizzati dalla legge.

Sono pur note le ragioni per le quali il pre­ cedente tipo tre e mezzo per cento non incontrò molto le simpatie del pubblicò capitalista. In primo luogo, dato il prezzo al quale stava la ren­ dita tre e tre quarti, di imminente conversione in tre e mezzo, il titolo nuovo, a quest’ ultimo saggio di interesse, dovette essere emesso al di­ sopra della pari ; il che, se era ragionevole dal punto di vista diremo così aritmetico, non po­ teva riuscire però gradito al pubblico per la ra­ gione che,' essendo il titolo rimborsabile alla pari, avrebbe avuto una perdita di capitale. Inoltre, come chiarì alla Camera 1’ on. Salandra, il tre e mezz ) per cento non aveva avuto largo favore anche perchè era composto di titoli non inferiori a lire cinquecento.

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19 giugno 1910 L ’ ECONOMISTA 387

Italia mostra di gradire i valori di Stato, di par­ tecipare alla sottoscrizione del nuovo titolo.

Notiamo che il tesoro. italiano ha dalla ci­ tata legge la facoltà di servirsi del titolo tre per cento fino alla somma effettiva di centocinquanta m ilioni, all’ anno, a quanto ammonta lo stanzia­ mento delle spese ferroviarie da farsi con i mezzi tolti a credito, Ma la legge stessa provvede però a dare al Ministro del Tesoro la facoltà di ec­ cedere 1’ accennata somma, fino a quanto occorra alle esigenze di due esercizi, quando le condi­ zioni del mercato rendano conveniente per il Tesoro di anticipare, in tutto o in parte, la emis­ sione per un secondo esercizio.

I lettori ricordano che allora della emissione fatta dall’ on. Carcano l’Economista ha espressa l’opinione che sarebbe stato meglio farla per somma maggiure.

L ’ on. Tedesco ha creduto, infatti, conve­ niente di valersi della accennata facoltà ed ha disposto che la emissione del nuovo titolo abbia luogo per la somma nominale di 260 milioni che, al prezzo di emissione di 90 per cento, darà al Tesoro 234 milioni. E che il Ministro del T e­ soro abbia opportunamente provveduto con 1’ ac­ cennata deliberazione non può non riconoscersi, se si tiene conto, sopra tutto, della convenienza di non richiedere troppo spesso al mercato il suo concorso per operazioni finanziarie di Stato. Una emissione di titoli pubblici, anche se si compia nelle condizioni più favorevoli, reca sempre qual­ che disturbo al mercato finanziario, nel lavoro di preparazione e in quello di effettuazione. Sono capitali messi in serbo per la sottoscrizione; sono spostamenti di valori che si operano per avere i mezzi ad essa occorrenti ; sono, infine, assesta­ menti di posizioni e di conti che avvengono ad operazione conchiusa e liquidata. E il nostro mer­ cato non ha ancora tale elasticità e facoltà e prontezza di adattamento, da potere, senza in­ convenienti essere sottoposto tutti gli anni ad operazioni finanziarie che recano sempre un qual­ che spostamento.

Ohe, del resto, 1’ on. Ministro dei Tesoro ab­ bia opportunamente provveduto a mettere in sottoscrizione una somma maggiore di quella oc­ corrente alle spese ferroviarie per 1’ esercizio in corso, includendovi anche parte di ¡quelle dei- fi esercizio prossimo, appare anche dalla pron­ tezza volonterosa con la quale hanno risposto al suo appello gli Istituti bancari che si sono uniti in Sindacato di garanzia del prestito ; giacché lo spontaneo concorso delie forze finanziarie dimo­ stra che esse hanno giudicato il momento oppor­ tuno alla operazione, tenuto conto delle condi­ zioni del mercato finanziario.

Come i lettori sanno, il Sindacato, con a capo la B anca-d’ -Italia, si compone dei due Banchi meridionali, della Banca Commerciale, del Cre­ dito italiano,• del Banco di Roma e di quaranta tra Istituti di credito, Banche e Banchieri ; il che significa che hanno risposto all’ appello del Ministro del Tesoro e all’ invito della Banca di Italia tutte le forz^e finanziarie vive del nostro paese ; constatazione cotesta che non può, per considerazioni di ordine morale, non riuscire sod­ disfacente e confortante.

Per quanto l’ esito della operazione debba

considerarsi pienamente assicurato dall’intervento dell’ alta Banca italiana, noi crediamo che non mancherà ad esso anche il successo del pubblico ; e ciò per varie ragioni derivanti dalla situazione del nostro mercato monetario, nel quale abbon­ dano i capitali in cerca di impiego in valori di Stato, ed anche dalle condizioni vantaggiose alle quali ha luogo fi emissione e che, a conti fatti, riesce più profittevole al capitale di tutti gli altri valori di Stato esistenti. Basta considerare infatti che il 3 3[4 per cento, il quale come è noto, sarà ridotto a 3 1[2 per cento tra due anni, è quotato presentemente al prezzo di 106,20 e che la ren­ dita consolidata 3 1[2 per cento è a 106, per per­ suadersi che un titolo tre per cento netto, esente da ogni imposta presente e futura, e messo a riparo da qualunque minaccia di conversione, ceduto al prezzo di 90, rappresenta un utile im­ piego che dà, tenuto conto del premio, un red­ dito di circa 3,55, per persuadersi di tutta la convenienza che ha il capitale ad acquistarlo.

Pillola proprietà rustita e bene ili famiglia

L ’on. Luzzatti è infaticabile nel voler intro­ durre nella nostra legislazione tutta una serie di provvedimenti intesi all’elevazione economica delle classi meno abbienti, dall’ operaio al piccolo agri­ coltore ; uno degli ultimi progetti di legge pre­ sentato alla Camera e che sarà presto portato alla discussione, ha per iscopo la formazione e la conservazione della piccola proprietà rustica, e il cosidetto « bene di famiglia ».

Le più progredite nazioni d’ Europa avendo da tempo attuato norme in proposito, è suo in­ tento promuovere presso di m i gli stessi istituti con quelle modificazioni che sono state suggerite altrove dall’esperienza sebbene non lunga, e dalle condizioni locali ; non è nuova tuttavia nel no­ stro Parlamento una lodevole tendenza a inco­ raggiare la costituzione della piccola proprietà rurale ; i primi tentativi datano dal 1873 e a volta a volta si è vagheggiata 1’ idea dell’ enfi­ teusi ai comuni ed ai privati, e l’altra dei do­ mini collettivi; appartengono già alla legislazione i provvedimenti relativi alla Basilicata secondo cui i terreni non sottoposti a vincolo forestale, adatti per coltura agraria, sono ripartiti in quote di estensione diversa, e queste quote sono con­ cesse in enfiteusi od anche vendute a privati, sempre con obbligo di miglioramenti, concedendo il pagamento a rate comprendenti l’ interesse e l’ammortamento.

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388 L ’ ECONOMISTA 19 giugno 1910

L ’attuale progetto di legge si proporrebbe di facoltizzare quegli Istituti di credito aventi ca­ rattere popolare come le Casse di Risparmio or­ dinarie, le Banche popolari, i Monti di pietà e speciali Società cooperative che dovrebbero espres­ samente costituirsi allo scopo di compiere opera­ zioni per la piccola proprietà rustica, a concedere mutui a privati ad un tasso non superiore al 3 1 (2 per cento valendosi dei benefici concessi dalla legge sulle case popolari, e con un concorso da parte dello Stato dell’ uno per cento sull’ am­ montare dei prestiti da essi compiuti.

Le condizioni per valersi di siffatti mutui si riassumono nella richiesta di un determinato ap­ pezzamento di terreno dall’estensione non minore di un ettaro, nè maggiore di tre e non eccedente in ogni caso il valore di Lire 3,000, ; nel pa­ gamento in contanti al momento del contratto di un quinto del prezzo totale; nel contrarre un’as­ sicurazione a premio unico a garanzia delle an­ nualità del mutuo ancora a scadere alla morte del mutuatario ; nell’ obbligo d’ iniziare i lavori di coltura entro un anno dal giorno dell’ acquisto.

Non si può disconoscere che le facilitazioni offerte a quanti hanno di mira costituirsi una pic­ cola proprietà rustica non potrebbero esser mag­ giori, giacché esse consistono anzitutto nella fa­ coltà di ottenere mutui, e questi ad una ragione che non può oltrepassare in nessun caso la mi­ sura del 3 1(2 per cen to; quindi nella estinzione totale del debito in un periodo di 25 anni non procrastinando così eccessivamente il tempo in cui il possessore diventerà proprietario ; nel go­ dimento inoltre dei benefici che sono concessi dalla legge sulle Case Popolari, tra cui è a ri­ cordare 1’ esenzione per 10 anni dall’ imposta erariale e delle sovrimposte provinciali e c o ­ munali.

Unica difficoltà che potrebbe incontrare un colono volenteroso sarebbe quella di dover sbor­ sare in contanti al momento del contratto un quinto del prezzo di acquisto, condizione del resto che è giustamente reclamata dalla legge sia per­ chè si abbia una prova della sua potenzialità e virtù di risparmio, sia perchè esista quel giusto rapporto che si esige nei mutui tra il valore del fondo e la somma concessa a prestito; ma il pro­ getto ha previsto anche questo stato di nullate­ nenza del coltivatore ed ha supplito con un’ altra disposizione, secondo cui le Società che farebbero le operazioni di credito per la piccola proprietà rustica potrebbero altresì concedere in affitto de­ gli appezzamenti, alla condizione che l’ affittuario si obblighi a corrispondere in aggiunta al fitto una quota di risparmio in misura tale da costi­ tuire alla scadenza dell’affitto, una somma corri­ spondente al quinto del prezzo del fondo. In tal caso l’affittuario ha il diritto di prelazione per l’ acquisto al prezzo assunto a base nella deter­ minazione della quota di risparmio : qualora poi non intenda valersi di tale diritto, gli spetta la restituzione di esse quote.

L e operazioni di credito contemplate dal pro­ getto sono permesse a tutti gli istituti delle case popolari, cui alla lor volta possono concedere prestiti i numerosi enti ricordati dalla legge 2 gen naio 1908, nonché speciali Società anonime che avranno per ¡scopo operazioni alla piccola

prò-x

prietà rustiòa colle stesse norme della legge del 1906 che dava origine all’ Istituto di Fondi ru­ stici, ma con un’eccezione riguardante il capitale, if quale non deve più raggiungere i 5 milioni ma soltanto 2, misura ritenuta sufficente per So­ cietà che intendano avere un modesto saggio d’azione : i vantaggi di cui usufruiranno g l’is t i­ tuti saranno quelli dati dalla legge sulle Case popolari, più il concorso dello Stato in ragione dell’ uno per cento l’ anno sull’ammontare dei pre­ stiti concessi.

Sia quindi riguardo alla qualità degli Enti chiamati a partecipare a tale operazione, come pei benefici loro devoluti, non dovrebbe aversi preoccupazione circa la possibilità che la legge nella sua attuazione possa mancare di ciò che va considerato il requisito più importante, c oè di adeguate sorgenti di credito. Va ricordato da ul­ timo che le disposizioni che si vogliono adottare da noi sono più liberali di quelle della legge francese che fissa la piccola proprietà rustica en­ tro limiti troppo angusti, la non eccedenza di un ettaro di terreno di un valore non superiore a 1200 franchi, ed un valore locativo reale dell’al­ loggio dell’ acquirente non maggiore a due terzi della misura fissata dal Comune per le Case P o­ polari, mentre da noi usufruirà dei benefici della legge non soltanto chi abiti, ma anche possieda una casa di un valor locativo superiore a quello determinato, secondo i comuni, dalla legge sulle case popolari.

Però si deve tener conto dell’ estensione e del valore del terreno perchè non sia consentito ! l’acquisto se non quando, computando tali elementi,

non vengano sorpassati i limiti della legge. Sulla pronta applicazione di tali provvedi­ menti non è possibile fare previsioni, in quanto la legge non determina la somma che lo Stato metterà a disposizione per il concorso agli isti­ tuti mutuanti : è detto soltanto che il concorso sarà accordato sentita la commissione centrale per le case popolari ed economiche, ed alle condizioni che saranno stabilite nel regolamento da ema­ narsi in esecuzione della presente legge. Sarebbe stato opportuno fissare intanto un minimum, au­ mentabile dalla Commissione detta, e con obbligo dell’ iscrizione obbligatoria in bilancio a partire dall’esercizio 1910-1911; così si eviterebbe l’as­ surdità di provvedimenti deliberati da anni e non ancora resi esecutivi per mancato impostamento di somme.

In altro articolo diremo dèlie disposizioni re­ lative al Bene di famiglia.

Gì. Te r n i.

La questione della irrigazione In Puglia

Il solerte Comizio agrario di Bari ha fatto una pubblicazione, dedicandola ai ministri Luz- zatti e Raineri, eccitandoli a largire più presto possibile alla Puglia quei provvedimenti più atti a trasformarne la cultura e a ridonare alla Pu­ glia l’ antico splendore e l’ antica floridezza.

; La interessante pubblicazione contiene il

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19 giugno 1910 L ’ ECONOMISTA 389

direttivo del Comizio agrario che nominava una Commissione perchè studiasse sotto tutti i suoi aspetti la questione della irrigazione in Puglia, pubblica ancora i verbali delle adunanze della Commissione, e infine il testo della relazione di quest.’ ultima, opera del rag. Valentini che vo­ gliamo riassumere nei punti più importanti.

La debolissima, incerta vita economica pu­ gliese ha urgente necessità di rinvigorirsi e di crearsi nuove risorse, nuove applicazioni, nuovi cespiti con 1’ acqua, la quale — solamente — rende possibili tutte le forme di produzione agra­ ria che hanno bisogno di pioggia a tempo fisso. E ’ inutile cercare nella storia delle dinastie e degli stranieri che hanno retto o messo a soc- quadro là nostra regione attraverso i secoli, dai romani, dai saraceni e dai greci bizantini, ai turchi, agli spagnuoli, ai Borboni, le colpe e le cause dei mali, che travagliano la Puglia. E ’ pet­ tegolezzo il farlo. Il supremo male nostro è nella natura stessa della terra pugliese sprovvista di acqua per gli uomini, per gli animali, per le piante: un male che incalza sempre più col cre­ scere della popolazione. Crescendo questa, cre­ scono i bisogni della regione, le cui risorse co­ minciano ad essere insufficienti per provvedere a tre milioni circa di abitanti.

L ’ acqua, ha scritto il divino Leonardo, è il sangue, la linfa del mondo; ed Orazio, nelle cui vene scorreva sangue pugliese, conscio di tanto, aveva già definito la Puglia con pittore­ sca e terribile proprietà, chiamandola siticulosa. Triste sentenza per un popolo ch'e, per ata­ vismo, non sente il bisogno dell’ acqua credendolo irrealizzabile; mentre non è così! L ’ acquedotto del Seie, in costruzione, dimostra chiaramente che, alcune volte, 1’ impossibile diventa possibile quando si ha coscienza e voglia di progredire.

Nella calda stagione la siccità assume le proporzioni di calamità pubblica; onde intere popolazioni si dibattono, rumoreggiano, elevano preghiere, imprecazioni, minaecie e s’ atterriscono pensando d’ avviarsi verso la disoccupazione e verso il rincaro del grano che non ebbe piogge. La siccità nella scorsa estate produsse danni in­ calcolabili. Fu un crescit eundo doloroso, impres­ sionante. Intorno alle stazioni ferroviarie e ai porti di mare pugliesi vedemmo un affollarsi di donne, di vecchi, di fanciulli per attendere — ed anche assalire — i treni ed i piroscafi ristoratori.

Le piante ne soffrirono enormemente; onde, nella nuova stagione, abbiamo visto migliaia di alberi deperiti. L e campagne da pascolo risen­ tono tuttora gli effetti del flagello, poiché il tenne seme del verde mangime non è più venuto a vegetazione: il che ha prodotto una terribile morìa del bestiame.

E ’ evidente adunque che l’ Italia nuova, coo­ perando a dare alla Puglia 1’ acqua da bere, non ha corretto che in parte 1’ errore della natura avara e trascurata nella formazione della regione che. s’ imborga di Bari.

Come provvedere alla mancanza di acqua in soccorso dell’ agricoltura in P u glia ?

Intorno al 1880, il Ministero di Agricoltura, giustamente preoccupato delle frequenti siccità che incombono sulla Sardegna e sulle Puglie, promosse studi sul problema delle acque sotter­

ranee ; e, nell’ anno 1883 in Cagliari e nel 1885 in Lecce, bandì due concorsi internazionali con lauti premi per gli apparecchi meglio adatti alla trivellazione dei terreni e per i meccanismi ele­ vatori mossi gratuitamente dalla forza del vento. I risultati non furono soddisfacenti per la P u ­ glia la quale, in quel tempo, in luogo dell’ acqua da ricevere, aveva bisogno di produrre grandi quantità di vino per soddisfare le esigenze della Francia, per quindici anni continui divenuta tri­ butaria del Mezzogiorno d’ Italia. Di modo che gli esempi dati dal Governo non invogliarono alcuno, neppure quando ai tre lustri di oro suc­ cedettero le annate magre e agitate, ora per scarsezza di raccolti, ora per la eccessiva produ­ zione, ora per rincaro nei prezzi.

Intanto la Puglia — è doloroso confessarlo — produce eccessive quantità di vino che nessuna nazione più ci viene a comprare ; e viceversa, non produce a sufficienza quei generi maggior mente richiesti all’ estero e che sono indispensa­ bili alle crescenti necessità del consumo nazio­ nale ; il grano, gli ortaggi, i foraggi, le frutta, le primizie, i formaggi, la carne, i cuoi, la lana, il gelso, ecc.

Dopo aver accennato alla storia della irriga­ zione della terra ed osservato che la superficie irrigata è in Italia di 1,400,000 ettari, dei quali 1,200,000 appartengono all’ Italia superiore, il relatore si domanda :

Ma siamo sicuri di trovare grandi quantità di acque nel sottosuolo pugliese ?

Risponderemo col prof. Cosimo De Giorgi, uno dei più stimati dei geologi italiani, le cui ricerche stratigrafiche sperimentali, lodate dal Taramelli e da altri maestri, continuano da qua- rant’ anni e riguardano le nostre regioni.

« Manca — egli scrive —- uno studio com­ pleto ed esauriente fatto sulla base delle trivel­ lazioni esplorative del sottosuolo pugliese e con tutti quei mezzi ohe suggerisce la scienza. A b ­ biamo soltanto qualche isolato e lodevole tenta­ tivo di ricerca, specie nelle provincie di Foggia e di Lecce ; ed i risultati, bisogna convenirne, sono stati più confortanti di quelli preconizzati sopra induzioni aventi la parvenza più che la realtà della scienza ».

A sfatare la leggenda che nella provincia di Bari manchi assolutamente l’ acqua sono ve­ nute alla luce due pubblicazioni sulla idrografia sotterranea della Peucezia per opera di due stu­ diosi, l’ ing. Michele Lamparelli e il doti. Fran­ cesco Casardi, le quali dànno notizie sufficienti ed importanti di pozzi e sorgenti esistenti nel Barese. Queste che seguono, infatti, sono notizie attinte alle loro pubblicazioni utilissime che il­ luminano.

A d Ofantino. presso Barletta, esiste una sorgente abbondantissima di acqua potabile, la quale avendo fornito la provincia di Bari nella passata siccità viene ora condotta nelle città adriatiche di Barletta, Trani, Moffetta, Giovi- nazzo, Bisceglie e Bari con un tubo di ghisa, già a posto.

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390 L ’ ECONOMISTA J9 giugno 1910

Nei dintorni di Acquaviva poi esiste una falda

acquifera inesauribile che alimenta numerosi

pozzi. E sorgenti e pozzi sono a Gioia, Sante- ramo, Grumo, Rutigliano, Triggiano, R ovo, Bi- tonto-, Corato, Spinazzola, Gravina e alla stazione ferroviaria di Fasano.

Quest’elenco, che comprende pressoché tutta la superficie della provincia di Bari, deve allie­ tare i peuceti, poiché sotto i loro piedi scorrono fiumi invisibili a varia ma raggiungibile profon­ dità che si possono elevare con poca spesa e molta utilità dovunque l’ industria agricola ha bisogno del sussidio dell’ acqua per rinnovellarsi. Per altro g li abitanti del Barese devono pur confortarsi di un altro fattore favorevole ad au­ mentare la quantità d’acqua per gli usi agricoli della P uglia: le Murge, sulle quali cade una grande quantità di acqua che mediante lo sbar­ ramento dei burroni e delle gravine, si può con­ servare e distribuire razionalmente nei mesi di siccità alle arse campagne il cui valore, imme­ diatamente, si duplicherebbe, triplicherebbe ed anche di più per effetto delle nuove più richieste colture del grano, dei foraggi, delle frutta, degli ortaggi, dell’ allevamento del bestiame, Bcc.

Sulle Murge cade una notevole quantità di acqua nei mesi invernali. Il prof. De Giorgi, nella sua ultima opera Distribuzione delle pioggie

nella penisola salentina, a pagina 44, trova che

la regione più alta di questa ultima diramazione dell’Appennino, la quale si estende nella Terra d’Otranto nei territori di Martina e Coglie Mes- sapica, ha dato una media di circa 900 mm. di pioggia annua, nel corso di trent’anni di osser­ vazioni.

Ma anche a non tenere conto di questa alta cifra, e prendendo per norma i dati metereolo- gici raccolti nell’ Osservatorio del R . Istituto tec­ nico di Bari, inferiori a quelli delle M urge, ca­ dono su queste da 700 a 750 mm. di pioggia, cifra che corrisponde a quella citata dallo Hetter di Lipsia nella carta pluviometrica dell’Europa. E se si calcola la grande estensione delle Murge si vedrà che sono parecchi i milioni di m. c. che si perdono, mentre con lieve spesa, come si è fatto per la Sardegna, si potrebbero utilizzare convenientemente per moltiplicare la produzione.

Nella provincia di Foggia, il piano del Ta voliere delle Puglie è facilmente irrigabile, pre­ sentando in tutta la sua uniforme e vasta esten­ sione due strati acquiferi, il primo impotabile alla profondità di 3 e 10 metri, il secondo pota­ bile alla profondità di 30 a 50 metri. Un for­ midabile, benefico mutamento nelle condizioni

economiche della Daunia seguirebbero se si

disseminassero centinaia di motori a vento colà specialmente.

Ma la provincia di Foggia è dotata, in molti punti, di acqua zampillante alla superficie, in grazia degli strati acquiferi comunicanti con gli Appennini. Tra Manfredonia, Foggia e Cerignola, nei fondi detti Paglia dell’ on. Marchese Cappelli, nel canale detto della Regina, eco. si trovano pozzi artesiani o quasi ; di modo che l’ irriga­ zione ivi costerà ben poco* I due pozzi della stazione ferroviaria di Foggia dànno 500 mila litri di acqua al giorno.

Nella provincia di Lecce, a detta del profes­

sore Di Giorgi, le acque sotterranee costituiscono « un vero tesoro nascosto ».

In tutto il Salento si trova molt’acqua sor­ gente. Il pozzo Guardati di Lecce costituisce l’acquedotto cittadino. Esso, nella scorsa stagione estiva, senza aver fatto mai mancare l’ acqua alla città e ai comuni vicini, e senza aver mai a b ­ bassato il livello normale della fonte, dette 1 mi­ lione e 500 mila litri di acqua al giorno alla provincia di Bari. Tutto sommato si calcola che le attuali sorgenti salentine abbiano una portata di 11,700 litri al minuto secondo! Ma tale vo­ lume può accrescersi sempre più, con nuove per­ forazioni. In Terra d’ Otranto funzionano già parecchi motori a vento che elevano considere­ voli volumi di acqua senza spesa.

Il motore impiantato in Oria dal comm. Ca­ rissimo alimenta due serbatoi capaci di 15 mila ettolitri complessivamente. Un altro motore è stato impiantato nelle vicinanze di Lecce dal sig. Oronzo De Simone in questi giorni ; ed altri impianti si preparano pel nuovo anno.

Il problema tecnico dell’irrigazione in Puglia si presenta assai facile ad essere risoluto.

Nella regione Pugliese non occorrono opere di costo considerevole, come il Canale Cavour, il Canale Villoresi ecc. che facciano arricciare il naso al M inistro del Tesoro, il primo ad esser convinto, del resto, che la spesa delle irrigazioni si converte in rivoh d ’oro per l’ Erario e per il paese che, come il nostro, è obbligato dal clima a produrre vino, nient’ altro che vino.

Alla Puglia, fortunatamente, bastano piccole

opere individuali, direi quasi, a domicilio, da co­

struirsi in ciascun fondo o latifondo che si vuol migliorare. La qual cosa sta ad assicurare che lo Stato non spenderebbe « nulla », perchè ogni proprietario pagherebbe l’ opera « s u a » , il cui costo entra nella categoria delle « piccole spese » sopportabili anche dal « piccolo proprietario ».

Lo Stato ha però il dovere d’ intervenire utilmente con le sue provvidenze per facilitare e rendere possibili tali opere di redenzione. Se­ guendo l’ esempio dello Stato inglese nelle Indie, 10 Stato italiano dovrebbe promuovere con una legge speciale la fondazione d’ un istituto di cre­ dito per 1’ irrigazione nella Puglia, regione ap­ partenente al triste numero dei paesi detti « in­ stabili » , non perchè sconvolta da terremoti o da eruzioni, ma perchè danneggiata da nocive seco­ lari siccità, che, se non portano la morte fisica degli uomini racchiusi in città, procurano l’ ar­ resto della vita morale e materiale d’ una intera regione e la giusta preoccupazione della Nazione.

Inoltre lo Stato dovrebbe stabilire un paio di milioni a fondo perduto da distribuire in premi d’ incoraggiamento a coloro che, entro un certo numero d’anni, senza ricorrere al credito, voles­ sero compiere la opera d ’ irrigazione nei propri fondi spontaneamente.

Facendo ciò lo Stato non farebbe che il suo dovere e il suo interesse, come il suo dovere e 11 suo interesse fece costruendo le colossali opere d’ irrigazione nel Settentrione d’ Italia, ove i progressi agricoli sono al pari dei progressi in­ dustriali.

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19 giugno 1910 L’ ECONOMISTA 391

terebbero al Parlamento d ’oggidì quello eh’ essi dissero alla Camera dei Deputati dei tempi eroici della Pairia.

Il Conte di Cavour, il 1853, innanzi al Par­ lamento subalpino diceva con profetica persua­ sione : « Io non credo che siavi opera di pubblica utilità che possa dare più larghi profitti e che possa tornare più benefica allo Stato, che quella di portare acqua alle contrade assetate. Sono convinto potersi dire senza esagerazione che vi sono milioni sotterrati nelle sabbie della Lomel- lina e che con un po’ d’ acqua si potrebbero far

scaturire ».

Chi può udire queste sante e aure parole senza impallidire e senza pensare ai milioni « s o t­ terrati » nelle terre fertili della P uglia?

E nella relazione, presentata il Ì862 insieme al progetto del canale Cavour, dal glorioso mi­ nistro bìellese e scienziato italiano, si leggono queste parole che sono un mònito e una guida ai Governi : « — L ’ irrigazione è un grande e po­ tente soccorso all’ agricoltura.... La sua opera torna prodigiosamente benefica ai paesi che vol­ gono a Mezzodì, dove senza di essa si renderebbero impossibili i moderni metodi di coltivazione, e l’ agricoltura sarebbe forzata nel vieto sistema del maggese ».

Ma il grande statista, allora ministro delle Finanze e del Tesoro, aggiungeva : « La spesa che lo Stato può incontrare nelle grandi opere irrigatorie rientra trasformata e moltiplicata per tutte le vie che alimentano l’erario. Lo stato vive della pubblica ricchezza. Crescendo questa cre­ scono pure le risorse dello Stato. Non si cade quindi nell’ esagerazione quando si dice che a mezzo delle irrigazioni l’ Italia può duplicare, triplicare ed anche più la ricchezza sua ».

Il relatore dovrebbe infine parlare della forza del vento che deve, senza spesa, sollevare l’ acqua del sottosuolo, là dove non sono possibili i pozzi artesiani.

Ma su questo argomento si può sorpassare. Tutti i dati statistici meteorici sulla direzione e velocità del vento pubblicati dai vari Osserva­ tori metereologici delle Puglie assicurano che « la regione è dominata perennemente da venti d’ intensità considerevole e regolare » — come si legge in una pubblicazione ufficiale del Ministero di Agricoltura.

E’ un vero errore non sfruttare la forza del « carbone celeste » per gli usi agricoli e indu­ striali, specialmente oggi che il carbone minerale e vegetale sono cose costose. Dovunque venne impiantato un motore a vento in servizio del­ l’ agricoltura o dell’ industria, la spesa di esso, dopo due o tre anni, venne ammortizzata col solo risparmio della mano d ’ opera; ma oltre a ciò le rendite si moltiplicarono.

E ’ da augurarsi di vedere presto l’arso uni­ forme piano di Puglia trasformato in una novella Olanda, solcata da una fitta benefica rete di « mulini », con impianto in una masseria, fat­ toria, podere, campo, giardino, frutteto, non so­ lamente per irrigare, innaffiare, abbeverare, ma per usarli come forza motrice per piccole industrie.

Afferma pure il Relatore che il problema na­ sce allo stato risolutivo.

D a pochi mesi si parla di volere irrigare la

Puglia e già la stampa italiana più autorevole, alcuni studiosi, i rappresentanti politici pugliesi e le Commissioni inquirenti sulle crisi e sui di­ sagi economici cominciano a ritenere l’argomento meritevole della maggiore considerazione.

L ’on. Colacci-Pisanelli, come segretario delle adunanze parlamentari tenute dai deputati pu­ gliesi nella passata legislatura per provvedere ai bisogni urgenti della regione, fece valere l’ idea delle trivellazioni su vasta scala presso il P re­ sidente del Consiglio dei ministri, il quale si mostrò disposto a secondare ogni iniziativa d i­ retta ad aumentare la quantità d’acqua di cui

dispone la Puglia. ,

L ’ on. Giusso, sin dalla prima riunione, so­ stenne con ogni vigore che si dovesse chiedere nell’ interesse della regione una sola e grande

cosa : l’acqua per irrigare.

L ’on. Lembo venne in Lecce a visitare g l’ im­ pianti dei motori a vento per 1’ irrigazione ren­ dendosene fautore entusiasta. E molti deputati parlarono del bisogno d’ una agricoltura irrigua ai loro elettori durante la passata lotta elettorale.

Le stesse idee affermate dall’on. Presidente del Consiglio nella discussione del dazio sul grano alla Camera portano alla conferma degli affidamenti da lui dati per secondare gli sforzi dei cercatori di acqua nella Puglia.

Ma a ciò bisogna aggiungere un ordine del giorno, assai sennato, voluto dalla Reale Com missione d’ inchiesta sulle condizioni della indu­ stria enologica, la quale « convinta di proporre un rimedio apportatore di larghi benefici non solo per la viticoltura, ma anche per l’agricol­ tura italiana, propone al Governo di attuare, con la maggiore sollecitudine, quelle opere che possono servire a rendere irrigue le pianure di quelle regioni nelle quali sia possibile la deri­ vazione delle acque, acciocché con pubblico be­ neficio possano ivi, facilmente e conveniente­ mente, sostituirsi alla inopportuna.coltura della vite altre coltivazioni e specialmente quelle che tendono all' allevamento del bestiame, rispon­ dendo così ai sensibili bisogni de! paese; ha

fatto voti perchè il Governo volesse promuovere con prem i e incoraggiamenti gli elevatori d’acqua dei sottosuolo per V irrigazione nelle P uglie ».

L a relazione termina con una splendida chiusa inneggiante alla venuta dell’acqua nelle Puglie.

L a pubblicazione che abbiamo sott’occhio contiene pure altre adunanze del Comizio agrario e infine l’ordine del giorno approvato, che qui riproduciamo :

« Il Comizio Agrario di Bari,

« 1. Considerando che l ’acqua è un elemento necessario in questa regione pugliese non sol­ tanto per uso potabile, ma per i molteplici bi­ sogni dell’ igiene pubblica e privata, i quali ne reclamano una quantità molto superiore a quella che potrà esser tornita dall’Acquedotto pugliese alla popolazione di Puglia, la quale è in con­ tinuo e rapido aumento, come risulta dagli ul­ timi censimenti ;

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392 L ’ ECONOMISTA 19 giugno 1910

mentando di giorno in giorno di numero e di importanza in tutte le città e nei paesi della Puglia ;

« 3. Considerando che l’acqua è anche ne­ cessaria per la irrigazione parziale delle cam­ pagne e per favorire una graduale trasforma­ zione di alcune colture agrarie e introdurne altre più remunerative ;

« 4. Considerando che dagli studi, ricer­ che ed esperimenti eseguiti in questi ultimi anni nelle tre provincie di Bari, di Poggia e di Lecce risulta che una grande quantità di acqua esista realmente nei sottosuolo ; e che questo parere è condiviso dai più eminenti geo­ logi e idrologi italiani e stranieri che hanno visitato e studiato la nostra regione ;

« 5. .Considerando ohe nello stato nel quale oggi si trova questo problema idrografico nella Puglia sia necessario eseguire delle ricerche si­ stematiche condotte con metodo scientifico sulle falde acquifere dei terreni terziari e quater­ nari e sono indispensabili anche i trivellamenti profondi ;

« Considerando in u'timo che base fonda- mentale di queste ricerche è la cognizione della quantità e della distribuzione dell’ acqua pio­ vana che cade sulla regione pugliese; e quindi è necessaria l’ istituzione di una rete di stazioni pluviometriche dipendenti dall’ ufficio centrale di meteorologia e dai R .R . Osservatori meteo­ rici di Poggia, di Bari e di Lecce ;

Delibera :

« Parsi iniziatore di queste proposte di ac­ cordo con altri Comizi agrari della P uglia; e chiedere al Governo che faccia eseguire una serie di esplorazioni nel sottosuolo pugliese con trivellamenti profondi, perchè il problema del­ l’alimentazione idrica di una regione così im­ portante d’ Italia è di capitale importanza e non può, nè deve esser considerato di interesse lo­ cale, ma bensì di interesse nazionale ».

Segue un rendiconto dettagliato di quanto venne fatto e si fa in pro della irrigazione nelle Puglie.

R

i v i s t a

B

i b l i o g r a f i c a

P r o f. M a u r ice C a u d el. - Nos libertés politìques:

origine, évolution, état actuel. — Paris, A. Co­

lin, 1910, pag. 462 (5 fr.).

Una eccellente idea ha avuto l’Autore cer­ cando di costruire, attraverso la storia, le cause per le quali il concetto di libertà politica, così sentito in Inghilterra e, sebbene un po’ meno, negli Stati Uniti d’ America, stenta invece a ra­ dicarsi in Francia non ostante sia il paese della famosa rivoluzione. E trova la causa principale nel fatto che da una parte in Inghilterra il concetto della libertà è tradizionale, dall’ altra negli Stati Uniti ha potuto largamente svolgersi perchè non ostacolato da alcuna precedente tra­

dizione; in Francia invece trova impedimenti appunto nelle antiche secolari tradizioni.

L ’ Autore dimostra la sua tesi prima descri­ vendo le condizioni politiche sotto Vancien regime, durante il quale ogni potere, ogni arbitrio erano accentrati nel Re e nella Corte ed il cittadino non aveva nessuna garanzia nè di poter aver parte nel Governo, nè di essere tutelato dalla legge, la quale, fatta esclusivamente dal Re, po­ teva essere dal R e violata. Passa quindi ad esa­ minare il primo tentativo di instaurare le libertà politiche nel periodo della rivoluzione, e pur av­ vertendo la semplicità dei concetti fondamentali allora fissati, analizza le cause del mancato suc­ cesso. Viene quindi al secondo tentativo 1815-1870 coi frequenti cambiamenti di costituzione e di forma di Governo e cerca dimostrare come, non ostante le teoriche costituzionali liberali, il cit­ tadino. rimase sempre disarmato contro gli abusi del Governo. Infine nell’ ultima parte tratta del « risveglio della libertà » dal 1875 ed analizza i progressi dell’attuale società politica francese, seb­ bene l’Autore riconosca che molto ancora manca da conquistare per poter dire di avere fondato un vero regime di libertà.

Questo lavoro interessantissimo, ed in parte almeno, nuovo, si legge con molto profitto; seb­ bene l’ Autore evitando certe ridondanze e certe ripetizioni, avrebbe potuto ridarlo a minor mole.

L o u is F ia u x . - Un nouveau régime des moeurs.

Abolition de la P olice des moeurs. Le ré­ gime de la Im i. — Paris, P. Alcan, 1908 pag. 512 (3 fr. 50).

Una vivace campagna si conduce in Francia contro l’ istituzione che è chiamata la Polizia dei costumi, e che va sempre più diventando la P o ­ lizia degli arbitri e degli attentati alla libertà individuale. Una Commissione è stata nominata perchè studi e proponga una riforma al regime vigente, e questa dopo un lavoro piuttosto lento, pressata da nuovi fatti scandalosi venuti in luce, ha esaurito il suo. compito e concretate le sue proposte.

L ’ Autore con uno stile molto brillante e con una profonda cognizione della materia espone gli argomenti in favore della abolizione della Polizia sui costumi, la quale ha condotto ad una nuova forma di schiavitù inflitta a molte donne. Sulla scorta della relazione della Commissione anzidetta, la quale ha prima di tutto discussa una que­ stione pregiudiziale se la prostituzione della donna sia un delitto, e vi ha risposto negativamente, l’Autore analizza tutti gli inconvenienti del re­ gime attuale per il quale le prostitute sono la­ sciate in balìa degli agenti della polizia.

Nella seconda parte del suo lavoro l’Autore tratta largamente della riforma di ordine medico e penale e delle riforme educative che, sono ne­ cessarie; e nella terza parte dimostra la neces­ sità della abolizione della Polizia dei costumi.

In Appendice l’ Autore fornisce molti dati sta­ tistici a sostegno della sua tesi.

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19 giugno 1910 L ’ ECO NOM ISTA 393

P r o f. W il b u r M a rsh a ll U r b a n . - Valuation

its nature and laws being an introduction fo thè generai theory o f value. — London, S.

Sonnenschein et C., 1909, pag. 433. La Economia Politica ha una ricchissima let­ teratura sulla questione del valore, che, come è noto, è tra le più controverse ; soltanto coloro che hanno alquanto approfondito l’argomento ne conoscono tutta la importanza scientifica e pos­ sono giustificare pienamente la insistenza colla quale gli studiosi cercano di analizzare sotto i suoi vari aspetti il difficile tema per tentare di afferrare ed esporre una legge precisa che valga a chiarirlo in modo definitivo.

Il trattato che segnaliamo ai nostri lettori è senza dubbio uno dei più completi contributi alla questione ed è pure una sicura dimostrazione dei progressi che la scienza ha fatto nella ma­ teria cosi ardua e complessa. E la importanza di questo trattato non sta soltanto nelle conclusioni a cui viene l’Autore, ma nel fatto che tien conto largamente dell’elemento psicologico, che indubbiamente ha parte notevole, se non in tutte, in moltissime delle manifestazioni d ; questo fe­ nomeno economico.

L ’ Autore, dopo una breve introduzione, cerca di porre chiaramente i termini della questione determinando le classificazioni del valore; esa­ mina poi le leggi che presiedono alla formazione del valore, facendo una analisi critica delle va­ rie dottrine, e rilevando le differenze caratteri­ stiche tra fi valore personale ed il valore imper­ sonale.

Non è possibile riassumere qui la dottrina, in parte originale, sostenuta dall’ Autore, ma va segnalato in modo speciale questo lavoro da cui gli studiosi possono trarre grande profitto. J.

RIVISTA ECONOMICA E FINANZIARIA

Ecco i valori di borsa delle Azioni delle Società anonime in Italia al 31 maggio 1910.

Istituti di Credito Società di Trasporti Metallurgica, Meccanica e Mineraria Gas ed Elettricità Industria Zuccheri Condotte d’ acqua Prodotti Chimici Tessitura e filatura Mollai Automobili Imprese immobiliari Industrie diverse Totale Differenza Fine maggio 1910 sul mese precedente 905,000,000 15,000,000 8 75 ,00,000 7,000,000 379,000,000 2,000,000 246,000,0006,000,0-10 18 ",000,000 10,000,000 92,172,000£ >2,000 7 3,5 0 0 ,0 0500,000 243,000,0006,000,000 49,418,000 264,000 37,500,0001,000,000 191,450,000 + 4,793,000 289,000,000 3,000,000 3,574,070,000 + 8,555,000

— Il Comitato permanente del lavoro

nelle sue ultime sedute ha esaminate le rela­ zioni Mazza sui regolamenti provinciali per l’ ap­ pi icazione della legge sulla risicoltura nelle prc vincie di Campobasso, Lucca, Ravenna, Ascoli Piceno, Siracusa. Tali regolamenti furono appro­ vati con alcune modificazioni proposte dal rela­

tore che venne incaricato di preparare una rela­ zione al Consiglio superiore del lavoro.

Il Comitato permanente del lavoro ha poi deciso di concretare le modificazioni seguenti al regolamento per l’ applicazione della legge sul lavoro delle donne e dei fanciulli per quanto r i­ guarda 1’ obbligo scolastico e che verrebbero so­ stituite agli articoli 13 e 14 del regolamento in vigore.

A ll’ articolo 13 dovrebbe sostituirsi il se­ guente : « Gli industriali che già occupano fan­ ciulli i quali sono tenuti a completare l’ istru­ zione debbono dichiarare al Comune dove risiede l’ azienda, il quale ne farà, annotazione sul li­ bretto di lavoro, come renderanno possibile il completamento dell’ istruzione entro il 30 giu­ gno 1912. Eguale obbligo spetta agli industriali presso"i quali fossero stati ammessi al lavoro dopo il 25 luglio 1907 fanciulli e donne mino­ renni in adempienza dell’ obbligo dell’ istruzione ; entro il luglio di ciascun anno 1911 e 1912 gli industriali ripresenteranno al Comune il libretto di chi non abbia ancora ultimata l’ istruzione perchè vi venga fatta l’ annotazione dell’ avve­ nuto aumento di istruzione del titolare e della particolare frequenza alla scuola in base ai cer­ tificati scolastici che il titilare deve esibire al­ l’ industriale ed al Sindaco. L ’ istruzione che i fanciulli e le minorenni debbono conseguire cor­ risponde a quella impartita dalla scuola del Co­ mune dalla quale avrebbe dovuto essere prc sciolto dall’ obbligo il titolare del libretto. Quando manchi la frequenza alla scuola e nell’ ultimo anno (luglio 1912) il conseguimento di tutta 1’ istruzione richiesta purché non ricorra l’ appli­ cazione dell’ aio. 11, i sindaci ed i funzionari preposti alla vigilanza devono procedere all’ im­ mediato ritiro del libretto ed al conseguente al­ lontanamento dal lavoro del titolare ».

A ll’ art. 14 dovrebbe sostituirsi il seguente: « I n applicazione dell’ art. 2 della legge, il li­ bretto di lavoro alle donne minorenni ed ai fan­ ciulli non provvisti della istruzione richiesta e che non si trovino nelle condizioni previste dagli articoli 11 e 12 o dal capoverso dell’ art. 4 del presente regolamento sarà rilasciato secondo le norme seguenti: a) fino al 1° novembre 1910 tanto nei Comuni dotati di tutto o di parte del corso elementare obbligatorio superiore, quanto in quelli che hanno solo il corso superiore, a co­ loro che abbiano frequentato il corso superiore e superato 1’ esame di compimento ; b) al 1° no ­ vembre 1910, qualunque sia il numero dei corsi superiori esistenti nella scuola a coloro che ab­ biano superato 1’ esame di compimento e tanto agli allievi iscritti alla quarta classe; c) al 1° lu­ glio 1911 nei Comuni che hanno tutti i corsi elementari superiori a coloro che abbiano supe­ rato 1’ esame di compimento e che siano iscritti alla quinta classe ; dal libretto di lavoro deve risultare il grado di istruzione posseduto dal ti­ tolare al momento del rilascio ed alla dichiara­ zione di cui all’ articolo precedente si applica la disposizione dell’ ultimo capoverso dell’ art. 13 per la inosservanza delle disposizioni di legge ».

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394 L ’ ECONOMISTA 19 giugno 1910

Federazione dei lavoranti panettieri, intorno alle vedute delle rispettive organizzazioni sull’ appli­ cazione all’industria della panificazione della legge sul lavoro diurno e sul riposo settimanale. So­ stanzialmente i proprietari affermano e gli operai negano che 1’ igiene ed i bisogni dei consuma­ tori esigano il ritorno, anche parziale, al lavoro notturno con 1’ entrata degli operai alle ore due anziché alle quattro del mattino; mentre le due classi si trovano d’ accordo nel chiedere che alla domenica i negozi rimangano aperti come nei giorni di lavoro. In quanto al riposo settimanale per turno, l’ organizzazione operaia si è dichia­ rata consenziente nell’ ammettere che là dove venga accertata la deficienza numerica della mano d’ opera, ivi si deroghi dal riposo settimanale; essi invocano inoltre la creazione di uffici di collocamento tanto misti, come di classe.

Il Comitato permanente del lavoro ha di­ scusso intorno all’ assistenza ai minatori, acco­ gliendo le conclusioni dell’ on. Cabrini per un insieme di provvedimenti riguardanti il truck

sistem, gli orari; i depositi, gli alloggi, le ispe­

zioni, le pensioni di vecchiaia, il segretariato del popolo. L ’ Ufficio del lavoro dovrà coordinare entro il prossimo giugno gli elementi statistici relativi a tale regolamento, di guisa che nella sua prossima riunione il Comitato stesso possa concretare le proposte di provvedimenti1 legi­ slativi.

Si procedette quindi alla discussione della sovvenzione di Stato alle previdenze operaie con­ tro la disoccupazione involontaria, formulando il seguente schema di disegno di leg g e:

A rt. 1. — A cominciare dall’ esercizio finan­ ziario 1910-911 è autorizzata sul bilancio del Ministero di agricoltura, industria e commercio 1’ annua spesa di L. 100,000 per sussidio a quelle Associazioni professionali di lavoratori legali o di fatto basate in tutto o in parte sul principio della previdenza, che prestino soccorso ai soci va­ lidi, involontariamente disoccupati, da un dato periodo di tempo iscritti al sodalizio.

A rt. 2. — La disoccupazione che si verifica nelle industrie stagionali in periodi dell’ anno regolarmente ricorrenti non sarà durante tale periodo sussidiata.

A rt. 3. — Un regolamento da promulgarsi per decreto reale, sentito il parere del Consiglio superiore del lavoro, stabilirà le condizioni nelle quali dovranno rispondere le Associazioni di cui all’ art. 1 per godere del contributo dello Stato ; le regole per l’ erogazione e ripartizione della somma stanziata a tale scopo ed altre norme re­ lative all’ applicazione della presente legge.

Art. 4. — Il Governo del R e presenterà al Parlamento entro il 30 giugno 1912 una rela­ zione sui risultati ottenuti mercè l’ impiego dei fondi di cui all’ articolo 1.

Il Consiglio ha deciso da ultimo di ricon­ vocarsi per i giorni 30 giugno e 1° luglio prossimo.

— In virtù di un contratto intervenuto a Parigi il 17 maggio 1910 tra il Ministro delle finanze marocchino, e la Banca di Stato maroc­ china si è creato un prestito marocchino, del-

l’ ammontare nominale di 101,124,000 franchi

garantito dal saldo disponibile dei diritti doganali,

dal prodotto del monopolio dei tabacchi, dalle en­ trate dei beni demaniali, ecc.

Questo prestito è rappresentato da 202,248 obbligazioni al portatore di 500 franchi.

L ’ ammortizzamento si compirà in 74 anni a partire dal 1° ottobre 1911.

— L ’ insieme dei debiti pubblici di tutti gli Stati d’ Europa è salito da 52,560 milioni

di franchi nel 1858, a 106,953 milioui nel 1883 e a 151,429 milioni nel 1908.

A cinquant’ anni di distanza si è avuto un aumento totale di 98,782 milioni dei quali 54,393 milioni pel periodo 1858-1883 e 44,576 milioni pel periodo 1883-1908.

Queste cifre comprendono tutti i debiti dei quali i bilanci dei diversi Stati portano traccia, ossia : debito consolidato, debiti a breve scadenza, debito fluttuante ecc., ma i bilanci dei diversi Stati non sono redatti in maniera uniforme, e parecchi piccoli debiti indicati soltanto con una annualità o il cui servizio degli interessi è con­ fuso nel servizio globale del debito pubblico, sfuggono certamente alla statistica.

Per conseguenza le cifre del seguente pro­ spetto devono essere considerate come dei minimi.

DEBITO PUBBLICO D E L L ’EURO P A n e l 1858 1883 1908 1858-83 1883-908 Aum ento ( M i l i o n i d i f r a n c h i ) Germania 2,1)01) 7,961 22,518 5,355 14,557 Inghilterra 20,128 19,061 19,148 -1 ,0 6 7 87 A ustria-U ngh. 5,610 12,163 16,168 6,553 4,005 Belgio 624 1,959 3,365 1,335 1,406 Bulgaria42 471 42 429 .Danimarca 313 279 356 - 34 77 Spagna 3,503 6,847 9,475 3,344 2,628 Francia 9,424 27,750 30,162 18,326 2,412 Grecia 120 358 823 238 465 Italia 1.547 9,805 13,277 8,258 3,472 Norvegia 23 150 464 127 314 Olanda 2,260 2,079 2,381 - 181 302 Portogallo 562 2,424 4,493 1,862 2,069 Romania620 1,399 620 779 Russia 5,027 12,205 23,306 7,178' 11,101 Serbia __ 200 546 200 346 Svezia 17 318 645 301 327 Svizzera 10 34 99 24 65 Turchia 779 2,682 2,414 1,903 - 268 A ltri paesi 7 16 19 9 3 Totale 52,560 106,953 151,429 54,393 44,576

Dal punto di vista dell’ importanza, il de­ bito pubblico della Francia viene in capolista nel 1908 con un capitale nominale di 30,162 mi­ lioni di franchi ; seguono poscia la Russia con 23,306 milioni ; la Germania con 22,518 milioni ; l’ Inghilterra con 19,148 mi I io ai : l’ A ustria-U n- gheria con 16,168 m ilioni; l’ Italia con 13,277 milioni ; la Spagna con 9,475 milioni e via di seguito.

RASSEGNA lEUQIMERCiOJNIERNAZlONALE

Il commercio italo-francese. — La Ca­

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19 giugno 1910 L ’ ECONOMISTA 395

commerciali fra l’ Italia e la Francia, durante i primi quattro mesi del corrente anno raggiun­ sero la cifra di 174,172,000 franchi suddivisa in franchi 65,100,000 di merci italiane importate in Francia ed in franchi 109,072,000 di merci francesi e di origine extra europea esportate dalla Francia per 1’ Italia.

' Facendo un raffronto fra queste cifre e quelle per il corrispondente periodo del 1909, si riscon­ tra che negli scambi generali vi fu un aumento complessivo di 33,620,000 franchi e questo per fr. 13,724,000 di merci italiane entrate in più in Francia e franchi 19,896,000 di merci fran­ cesi e di origine extra-europea in più spedite dalla Francia in Italia.

Per le merci italiane entrate in Francia du­ rante i primi quattro mesi del 1910, si osservano le seguenti variazioni in confronto allo stesso periodo del 1909: merci italiane in aumento fr. 15,185,000; merci italiane in diminuzione fr. 1,411,000; differenza in più fr. 13,724,000.

Le merci italiane in aumento sono qui ap­ presso elencate per ordine d’ importanza: seta e borra di seta, pelli e pelliccerie greggio, lane, crini e peli, prodotti chimici, olio di oliva, og­ getti per collezioni, legumi secchi e loro farine, zolfo, carta e sue applicazioni, minerale dì zinco, macchine e meccanismi, canape, formaggi, crusca e foraggi, pacchi postali, terrecotte e vasellami, sommacco macinato e non, pelli e pelliccerie la­ vorate, pietre e terre per arti e mestieri, mobili e lavori in legno, legumi freschi, salati e con­ servati, piume da ornamento, legno da ebanisti, olì volatili ed essenze, utensili e lavori in me­ tallo, lavori in caoutchouc e guttaperca, capelli umani, cappelli di paglia, pollame e piccioni vivi, generi medicinali, trecce di paglia e di scorza per cappelli, salumeria, aragoste fresche, altri articoli.

Le merci italiane in diminuzione sono per ordine ai importanza le seguenti : burro fresco e fuso, pollame e piccioni morti, frutta e semi oleosi, vetture automobili, uova, paglia di miglio per scope, marmi, tessuti di seta e di borre di seta, legno comune, frutta da tavola, riso, vestimenta e biancheria, spugne gregge, cotone in bioccoli, minerale di piombo, vini, marroni e castagne.

Le merci francesi e di origine extra-europea spedite per 1’ Italia durante i primi quattro mesi del 1910, presentano le seguenti variazioni in confronto allo stesso periodo del 1909: Merci francesi e di origine extra-europea in aumento fr. 24,667,000; merci francesi e di origine extra­ europea in diminuzione 4,771,000; Differenza in più franchi 19,896,000.

Le merci francesi in aumento sono per or­ dine d’ importanza le seguenti: pacchi postali contenenti merci diverse, pesce fresco, secco sa­ lato e conservato, piume da ornamento, prodotti chimici, pelli e pelliccerie lavorate, articoli di Parigi, ventagli, eco., zinco in massa greggia e laminato, tessuti di' cotone, pacchi postali conte­ nenti tessuti di seta, tessuti di seta e di borra di seta, seme di bachi, legno comune, bestiame, olì fissi puri, generi medicinali, tessuti di lana, carta e sue applicazioni, bestie da soma, vetture automobili, stracci, terrecotte e vasellami, colori, ghisa, ferro e acciaio, lavori in caoutchouc e gut­ taperca, carbón fossile e coke, altri articoli.

Le merci francesi in diminuzione sono per ordine d’ importanza le seguenti: bastimenti, ve­ stimenta e biancheria, formaggi, rame, metallo e minerale, carni di maiale salate, vetture co­ muni, semenze compresa quella della barbabietola, filo di ogni sorta, utensili e lavori in metallo ; macchine e meccanismi, vini, essenza di tremen­ tina, pietre e terre per arti e mestieri, profu­ merie e saponi, materiali da costruzioni.

I prodotti di origine extra-europea risultati in aumento durante i primi quattro mesi del 1910, confrontati con lo stesso periodo del 1909 sono per ordine d’ importanza i seguenti : cotone in bioccoli, seta e borre di seta, caoutchouc e guttaperca, lana e cascami di lana.

I prodoti di origine extra-europea in dimi­ nuzione sono per ordine d’ importanza i seguenti : pelli e pelliccerie gregge, peli di ogni genere.

II commercio del Brasile. — Il servizio

di statistica pubblica i resultati del commercio estero durante i tre primi mesi dell’ anno in corso :

Durante questo trimestre il commercio estero del Brasile ha raggiunto 25,170,977 sterline con­ tro 25,051,283 sterline e 21,515,269 sterline per i periodi corrispondenti del 1909 e del 1908

L ’ importazione si è elevata in merci a lire 10.570.899 sterline, contro 8,653,651 sterline nel 1909 e 10,115,737 nel 1908.

Di specie metallica e biglietti di banca si è importato per 1,066,198 sterline contro 88,448 e 27,330 durante il primo trimestre dei due anni precedenti.

Il valore della esportazione dal gennaio al­ l’ aprile è stata di 14,600,078 sterline contro 16,399,632 nel 1909 e 11,399,682 nel 1908.

Quanto al bilancio trimestrale di questo primo trimestre essa ha lasciato al Brasile un saldo di 4,028,179 sterline contro 7,745,981 ster­ line nel 1909 e 1,283,795 nel 1908.

Quanto al valore dell’ esportazione dei nuovi principali articoli, col suo p lu s -v alore o col suo minor valore è stata la seguente :

Differenza P R O D O TTI 1910 sul 1909 ' ( L i r e s t e r l i n e ) Caffè 1,879,5886,302.944 Caoutchouc 9,720,998 + 4,370,825 Tabacco 407,453182,487 Zucchero 302,119 + 170,159 Maté 3(37,751 + 57,526 Cacao 351,529 84,414 Cotone 270,938 4 - 216,852 Rame 380,740 45,933 Pelle 257,493 2,310 Totale 13,944,615

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4,802,726 Diversi 655,463 3,172 Totale generale 14,600,078 — 1,799,554

Il commercio estero austro-ungarico. —

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