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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.09 (1882) n.402, 15 gennaio

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Domenica 15 Gennaio 1832

N. 402

Anno IX - Voi. XIII

LA RELAZIO NE

sul Trattato di Commercio tra la Frauda e l'Italia

IV

Riassumiamo ora il I V capitolo della relazione del ministero italiano dove si esamina la tariffa B riguardante i dazi di entrata delle merci francesi in Italia.

A paragone del 1877 furono omesse nel p ro ­ getto di trattato 150 voci, molte d Ile quali — dice la relazione — sono di poco momento, alcune altre era prudente lasciar libere: come

l’aceto

essendo la sua fabbricazione troppo collegita non le discipline dell’ imposta sugli s p in ti;

\ prodotti chimici

affinchè sia libero il Parlamento di ritoccare i dazi in quanto lo si riconosca necessario; il

burro ed il formaggio

trattandosi di dazi che possono considerarsi come fiscali; quasi tutti i

pellami ed i loro lavori

richie­ dendo questa parte di tariffa e quella che r i­ guarda alcuni metalli e gli

strumenti di precisione,

« nuovo ed attento studio. »

Il che premesso, la relazione si difonde a parlare di quelle voci, sulle quali fu consentita alla Francia una riduzione maggiore o minore ui quella accordata col trattato del 1877, e rispetto alle quali la ridu­ zione dipende o dalla stessa tariffa generale n dal trattato cou 1’ AustrA-Ungheria. E prima di tutto discorre del

vino,

pel quale il dazio da 4. 50, come era stato pattuito nel 1877, fu ridotto a 4 lirfc; la quale riduzione fu consentita in considerazione della poca entità della importazione forestiera ed in vista del favorevole trattamento fatto all’ entrata dei nostri vini in Francia. Qui ci conviene riportare, a schia­ rimento, alcune cifre che risultano dagli allegati alla relazione. L ’ importazione in Italia del

vino

tanto in botti o caratelli, quanto in bottglie andò dimi­ nuendo nell’ ultimo decennio considerevolmente salvo negli anni 1873 1874 e 1877. Ecco le cifre pel

vino in botti

o

caratelli.

1871 Ettolitri 55,149 L . 1,654,470 1872 » 38,917 » 1,168.410 1873 » 149,409 » 7,470,450 1874 » 1 1 1 ,3 .9 » 3.897,913 1875 » 51.426 » 1,234,224 1876 » 69.628 » 2,576,236 ,1877 » 97,866 » 3,914,640 1878 » 39,608 » 990,200 1879 » 26,799 » 1,071,960 1880 » 28,353 » l,2 7 5 ,8 s 5 1881 ( I l mesi) » 29,(547 » 1,334,113

pel vino in bottiglie

1871 Centinaia 3,979 L . 954,960 1X72 » 4,605 » 1,151,250 1873 » 4,306 » 1,162,620 1874 » 3,89 4 » 1,090,370 1875 » 3.700 » 1.036,000 1876 » 3,745 » 1,011.130 1877 » 3,258 » 874.260 1878 » 3,207 » 865,890 1X79 » 3,181 » 890,680 1880 » 3 318 » 995.400 1881

(11

mesi)» 3,390 » 1,017,000 E l’ importazione dalla sola Francia accenna a iù notevole diminuzione.

Vino in botti

o

caratelli:

1871 Ettolitri 30,901 L . 927,120 1872 » 15,748 » 472,440 1873 » 7 0 9 2 0 » 3,5 46,000 1874 » 40.185 » 1,036,475 1875 » 18,335 » 440,040 1876 » 14,270 » 527,990 1X77 » 12.667 » 506,680 1878 » 8.061 » 201,525 1879 » 6.875 » • 273,000 1880 » 8,654 » 389,430

Pel

vino in bottiglie

invece abbiamo:

1871 Centinaia 3,111 L . 746,695 1872 . » 3,998 » 990,900 1873 » 3,662 » 988,740 1874 » 3.355 » 939,400 1873 » 3.134 » 877.520 1876 » 3,106 » 838,620 1877 »

2.866

» 773,820 1878 » 2.893 » 781,110 1879 » 2.739 » 766.920 1880 ». 2,900 » 870,000

Da queste cifre è adunque sufficientemente giu­ stificata la affermazione della relazione sulla poca entità della importazione, la quale poi nel 1880 fu per il vino in botti e caratelli, appena 1|5 e p e rii vino in bottiglie appena 1|4 del totale della rispet­ tiva esportazione di vino; e se guardiamo solo la Francia, l’ importazione dalla Francia fu circa 1(14 di tutta la nostra esportazione per il vino in botti e caratelli, e 3(4r per il vino in bottiglie.

Si concesse una riduzione a L . 60 per quintale per le

cartuccie vuote

visto ohe di questo prodotto è lieve l’ importazione (119 quintali) e che potreb­ be anche essere assimilato alla voce

rame, ottone e

(2)

dop-pia classificazione, L . 37. 50 al quintale le

profumerie

alcoolìche,

e

12

al quintale le

non alcooliche;

le prime pagano anche i diritti di fabbricazione dello spirito, indi il mutamento è appena sensibile; d’al­ tronde si tratta di una importazione di 38,000 lire. Anche la

cera da scarpe

offerse occasione di qualche reclamo da parte dei fabbricatori; ora per questo prodotto che era soggetto per la antica ta­ riffa ad un dazio di L . 4 per quintale, e nel trat­ tato del 1877 di L .

6

, fu pattuito un dazio di L . 5. A questo proposito la relazione avverte: « che i re­ clami dei fabbricanti riguardarono particolarmente il dazio di L .

10

sopra il melazzo (che è materia prima dei loro opifìci) e il dazio sulla latta che ado­ perano per le scatole. Il dazio del melazzo adottato per uso industriale fu ridotto ad una lira, e l’ am­ ministrazione delle dogane studia il modo di far sì che le industrie, e quella della cera da scarpe par­ ticolarmente, non stano danneggiate dall’entrata in franchigia dei recipienti che contengono i prodotti forestieri ». Il

nero da scarpe

ha un movimento di importazione di 4,850 quint., per oltre L . 357,000; è. opportuno notare che dal 1871 aJ 1870 la im ­ portazione del nero

non nominato, compreso quello

da scarpe ed escluso quello di ossa,

andò lenta­ mente aumentando da 0,441 quint., a 8,927 e poi andò decrescendo fino al 1880 colle seguenti cifre: quintali 8,833, 8,763, 6,449, 7,186, 4 830. Negli 11 mesi del 1881 f importazione fu di quint. 5,635; e notiamo pure che mentre nel 1871 dei 6,415 quin­ tali meno che 7|9 (4,907) si importavano dalla Fran­ cia; nel 1880 dei 4850 quint., più che 7|8 (4,300) si importavano dalla Francia. In quanto al solo

nero da scarpe

del quale qui trattasi, vien distinto dagli altri

neri

solo dal 1878 ed abbiamo le se­ guenti cifre:

1878 quint. d’importa­

zione complessiva 2,400 dalla Francia 2,270

1879 » 6.453 » 5,751

1880 » 4,215 • 3,893

1881 ( I l m esi» 4,923 » ?

Anche per i

filati di lana ritorti

si accettò dai negoziatori italiani una riduzione dal 30 al 20 0|0 sul dazio dei greggi anche « perchè l’ importazione — dice la relazione — di codesto prodotto non è di grande conseguenza; » — il dazio così è di L .

8

per

0|0

chilogr., aumentato del 20 0|(). Notiamo che la importazione di questo prodotto che nella ta riffa crediamo trovare sotto la voce

ritorti greggi o

imbianchiti

sarebbe stata nel 1879 di 908 quintali per L . 817,200, e nel 1880 dì 1,198 quint., per L . 1,138,100.

« Ma concessioni più notevoli — continua la re ­ lazione, che qui è opportuno citare testualmente — si fecero rispetto ai

tessuti di lana.

Per apprezzarne l’ importanza giova porre e confronto le cifre se­ guenti:

tariffa

italiana in

vigore

trattato

1877

trattato

1881

Tessuti di lana cardata 1. 50 1 .5 0 1-40 id. con catena di cotone

1

.

00

1.00

0. 935 id. di lana pettinata

2

.

00

1 .8 0 1 .7 0 id. con catena di cotone

1

.5 5 1 .4 0 1 .3 0

« Noi abbiamo dovuto acconsentire qualche mag- 'giore riduzione in confronto al trattato del 1877, perchè l’esperienza della tariffa italiana del 1878, aveva fatta chiara, anche agli stranieri, l’altezza dei dazi rispetto ai tessuti di lana.

Noi che insistevamo presso la Francia, affinchè restaurasse il favorevole trattamento accordato ai no- ! stri prodotti coi vecchi trattati e anzi ci concedesse nuove agevolezze, non potevamo negarci ad ammet­ tere la giustizia di alcuni reclami, riguardanti gli I aumenti di dazio ordinati nel 1878. E gli aumenti di dazio sui

tessuti di lana

furono veramente ingen­ tissimi. Nel 1875 il dazio medio pagato sui tessuti di lana fu di 85 centesimi per chilogr.

« Durante gli anni 1876 e 1877 non si fecero i rilievi statistici necessari per determinare codesta media, ma nel 1878 furono ripresi, e si è avuto che il pagamento del dazio di

10

per cento

ad valorem

si risolveva in un dazio medio sul peso di cente­ simi 80.

« Negli anni 1879, 1880 e 1881 la media per chi- Ingr., mercè l’applicazione dei dazi specifici, fu di lire 1, 5 3 ; laonde si riconosce che l’aumento si rag­ guagliò a 91 per cento. E anche con la riduzione ora accordata alla Francia il vecchio dazio medio ha sempre avuto un aumento di 71 per cento. Di- ! fatti, applicando i diritti conve zionali alle Importa­ zioni dei tre anni 1879, 1880 c 1881 si giunge- ; rehbe a un dazio medio di L . 1. 37. A noi sembra j che questa semplice osservazione debba bastare per dar ragione del nostro operato ; imperocché, se con un dazio di cent. 80 in media l’ industria laniera j italiana potè risorgere, quando le condizioni finan­

ziarie, economiche e politiche del nostro paese erano tanto diffìcili, non vediamo perchè non possa pro­ cedere prosperamente sulla via, ora che si trova in un ambiente tanto più favorevole ed è assistita da dazi tanto più cospicui. »

E qui la relazione riporta le cifre della differenza tra l’ importazione e l’esportazione della

lana greggia

per dare, colla aumentante richiesta della materia prima, la prova più evidente della crescente flori­ dezza dei nostri lanifici. Queste cifre della diffe­ renza mostrano che i 45,845 quintali nel 1872 di • vennero 76,587 nel 1877 e furono 87,591 nei dieci mesi del 1881.

Quindi a spiegare le grosse Importazioni di panni di lana che ebbero luogo in quest’ anno, le quali j importazioni salirono negli undici mesi del 1881 a

j

ben

66

milioni e mezzo, mentre erano stati dai 40 ai 50 milioni nel decennio 1872-1881 e in media 43,689,660, — la relazione aggiunge: « Questo fatto di aumentata importazione è comune a tutte le indu­ strie e procede da un improvviso risveglio di do-

\

manda, cagionato dai buoni raccolti del 1880 e dalla I subita riduzione dell’ aggio dell’ oro. L e industrie mo­ derne, che domandano enormi capitali fissi, e menti

j

e braccia educate da un lungo tirocinio, non pos- ■i sono seguire da vicino questi subiti slanci dei con­

sum i; e ciò è un bene, perchè non sono costrette poi a rimpiangere troppo il declinare delle straordi- I narie richieste. Quando quest’anno operai e conta- ? dini che, afflitti dalla lunga crisi economica ed an­ nonaria, eran rimasti sprovvisti di vesti e di arredi, vollero rimediare alle sofferenze loro, l’ industria na- j zionale non fu in grado di soddisfare tutte le do­

(3)

considera-zioni esposte testé. Il Governo, non solo credette di far opera punto dannosa all’ industria consentendo alla Francia qualche riduzione de’ dazi sui tessuti di lana, ma fu convinto di entrare nello spirito che aveva ispirato alla Camera l’ordine del giorno deli­ berato nella tornata del 3 aprile 1878, dietro pro­ posta dell’ onorevole Minghetti, la qu-ale suonava così: « I l Ministero è invitato a studiare ed intro­ durre una modificazione nella tariffa generale dei tessuti di lana, per la quale il dazio dei tessuti, che servono particolarmente alle classi meno agiate, sia ridotto a più equa misura. »

Non è qui il momento di discutere questo im ­ portante argomento nè esaminare la esattezza delle affermazioni della relazione m inisteriale; solo dubi­ tiamo che si possano attribuire i

20

milioni di a u ­ mento nella importazione dei panni alla riprovvista di vesti ed arredi dei nostri operai e contadini, per effetto dei buoni raccolti del 1880. E in quanto al cenno che le danno le importaz oni di panni di lana di una

rapida diminuzione

esprimiamo pure i no­ stri dubbi, poiché le cifre degli

11

mesi presentano tutt’altro che una diminuzione; infatti

6

mesi la media era di 4.

8

milioni

8

» » 5. 2 »

9 » » 5. 9 >

10

)) »

6

.

2

»

l i » »

6.0

i »

Ora la diminuzione (se si pensa anche alla sta­ gione già inoltrata nel novembre) è lievissima e lenta anziché rapida.

La relazione accusa anche concessioni fatte alla Francia nella categoria delle sete. L ’ allegato 3 il quale, rispetto alle merci importate dalla Francia in Italia, indica il dazio che hanno pagato secondo la tariffa vigente e quello che avrebbero dovuto pagare secondo il trattato testé stipulato, ci dà però delle cifre sulle quali è d’ uopo richiamare l’attenzione dei nostri lettori.

Nel 1880 si importarono chilog. 16.514' di

seta

tinta

che pagarono un dazio di lire una al chilog., e col' nuovo trattato sono

esenti;

— così pure la

seta

da cucire

di cui si importarono 2856 chilog. e che pagava lire 3.00 ; —< i

cascami di seta pettinati

da L . 50 che pagano, pagheranno L .

10

(import, quin­ tali 1.900), per quelli

filati

rimane un dazio di L . 50 (quint. 9 .4 )0 ), per quelli

tinti

di L . 100 (quint. 3.400), per i

velluti di s ta

da L .

8

fu in­ dotto il dazio a L 6 .50 (chilog. 20.296), il trattato 1877 aveva stipulato L . 7 ; per i

tessuti di seta

nera e lustrini

da L . 5 a L . 4, come nel trattato 1877 (se ne importano chilog. 2 0 0 1 3 0 ); per i

tes­

suti di seta non nominati

da L .

6

a L . 4. 75, in­ vece di L . 5 stipulata nel 1877 (import. 129.078), per i

tessuti di filusella

il d izio di L . 5 fu ridotto a L 4 come nel trattato 1877 (import. 123.560 chilog.), per i

tessuti di seta o di filusella misti di

altre materie

da L . 3 a L . 2. 50 (chilog. 280.353 di import.), per i

tessuti ordinari di cascami, di

sirighelle, e>c. misti di altre materie

rimane il da­ zio di L . 2 (chilog. 13.974), per i

pizzi e tulli di

seta lisci

da L . 12 a L .

8

(chilog. 22.052), e>l

ope­

rati

da L . 18 a L . 12 (chilog. 51.428), per

\ pizzi,

galloni e tulli di seta misti, ecc.

da L . 18 a L . 12 (chil. 58.428). — Notiamo a maggior evidenza della importa za di queste concessioni che il valore de la importazione dalla sola Francia della

seta tratta

semplice, addazziata o torta tinta

giunge a circa

un milione, di cui 60 mila lire la seta da cucire ; oltre un milione e mezzo la importazione dei

ca­

scami di seta greggi,

ed oltre mezzo milione i

ca

scarni pettinati, filati e tinti ;

dei tessuti di seta pura e tilusella se ne importa per circa 9 milioni, ma dal 1871 al 1880 con una rapida decrescenza (in milioni nei dieci anni 22, 34, 32, 28, 27, 29, 23,

8

, 9, 9) ; per ì

tessuti di seta e dì filusella

misti di altre materie

importiamo dalla Francia per circa 5 milioni e mezzo e nel decennio vi è quasi costante aumento; mentre è stazionaria circa intorno al milione il valore dei

pizzi e tulli di seta

im­ portati. Il totale della importazione dalla Francia per la categoria seta salì adunque nel 1880 a circa 13 milioni e mezzo.

La relazione parla degli sforzi fatti dai negozia- tori italiani per ottenere, giusta anche

1

’ ordine del giorno 4 aprile 1878 della Camera, un trattamento più favorevole ai tessuti misti di seta, cotone e lana per quanto riguarda la categorìa determinata dal peso della seta; — ma, aggiunge la relazione, « non senza molta fatica si conseguì I’ intento, perchè i negoziatori francesi ricordavano che la clausola di cui si domandava la soppressione era tra le poche del trattato del 1877 che avevano riscosso l’ assenti­ mento dell’Assemblea di Versailles. Nondimeno fu pattuito che i tessuti nei quali la seta entra per più di 12 e fino a 50 per cento, sieno sottoposti al dazio di lire 2.50, che ci sembra equo. »

I negoziatori italiani resistettero anche alla do­ manda di diminuzione del dazio sulla carta, e non concessero che la riduzione da 25 a 20 lire quello sulle

carte da parati,

e da 70 a 50 lire quello sulle stampe e litografie ; rispetto alle

pelli

ridussero da 85 a 73 il dazio per le

verniciate

facendo una sola voce con quelle

marocchìn de

che prima pagavano 6 0 ; laonde, — dice la relazione — I’ industria delle pelli guadagna da una parte più che perda dall’ altra. — Giova però avvertire che importiamo dalla Fran ­ cia oltre mezzo milione di pelli verniciate a cui fu ridotto il dazio di

10

lire, mentre non importiamo che 95 000 lire di pelli marrocchinate a cui au­ mentiamo il dazio di cinque lire.

Quindi la relazione ricorda soltanto perchè « di poco momento le diminuzioni di dazio accordato sui

guanti,

sull’

argenteria,

sulla

giojelleria d’oro,

sugli

agrumi,

sui

datteri,

sulle

frutta

e sui

legumi salati,

o in aceto o in olio, sull’acido

stearico,

sulle

penne la­

vorate,

sui

bottoni coperti di stoffa sema

ornamenti, sulle

mercerie fini,

e sui

fiori artificiali.

E passa a parlare di quelle voci sulle quali si è invece ottenuto un aumenti) di dazio in paragone al trattato del 1877. — Dei

medicamenti composti

, importiamo dalla Francia circa 300 quintali per 150,000 lire; il dazio che era di 100 lire rimano

120

lire quale è presentemente; — anche per le

maglierie

e

passamani di Uno

rimane il dazio at­ tuale di

110

lire invece delle

100

lire stipulato nel 1877; però ne importiamo appena

6

quintali; per la

tela da vele

venne imposto il dazio di L . 5 7 .7 5 invece di quello di 32 lire stipulato nel trattato 1877, « trattandosi di una industria nascente e che do­ manda di non essere disturbata. »

(4)

meno; — 4 a dello stesso peso ma di 27 fili o più; — 5a del peso di oh il. 7 o meno e di 27 (ili o meno ; —

6

a dello stesso peso ma con 27 fili o più.

1

dazi ora vigenti per le

6

categorie sono rispet­ tivamente L . 57, 64,

66

, 75, 80, 100 per quintale; il trattato 1877 aveva stipulato rispettivamonte L . 52, 58, 60,

68

, 72 e 90, nel trattato 1881 i ne­ goziatori italiani ottennero che si mantenessero i dazi vigenti.

Rispetto ai

tessuti di cotone imbianchiti,

i quali sono divisi nelle stesse categorie, era stato conve­ nuto nel 1877 un aumento di dazio del l a per cento sui greggi, e nel 1881 fu convenuto il

20

per cento come nella tariffa vigente ; infine anche per i

tessuti di cotone stampati

per i quali era stato convenuto nel 1877 un dazio di L 50 per quintale oltre il dazio stabilito per gli imbianchiti, invece nel trattato teste stipulato si ottenne un au­ mento del sopradazio sino a 70 lire, il che è anche in consonanza col voto della Camera provocato nel 3 luglio 1878 dall’un. Minghetti, « che la industria della stamperia abbia le stesse condizioni che aveva con la tariffa precedente. »

Gli altri aumenti ili dazio ottenuti per la impor­ tazione dalla Francia in Italia rispetto al trattato 1877 sono di minore entità e riguardano i

tessuti ince­

rati, ìe'maylierie,

i

galloni

e

nastri'

ed i

velluti

i quali tutti furono portali alla misura della tariffa generale ; — i

tessuti di crino

che oggi pagano L . 165 per quintale i

galloni, nastri e bottoni

che ne pagano

220

, le

coperte

che ne pagano

110

, i tappeti che ne pagano 60 e per i quali erasi nel I<s77 stipulato un dazio minore, rimangono inalte­ ra ti; così pur per le

bottiglie di vetro

per le quali nel 1877 erasi convenuto in un dazio di L . 2 ri­ mane il dazio attuale di L . 3, se ne importa circa 4 milioni e mezzo; finalmente rimane anche inal­ terato il dazio attuale per le

vetture

di L . 33 a due ruote, 110 a quattro ruote e quattro molle, di 330 a quattro ruote e con più di quattro molle e per i gazometii di L .

8

; mentre per i

cappelli di p a ­

glia

il dazio attuale di 10 lire vieue limitato a L . 3, quantunque fosse s ipulato ancora minore nel 1877.

Tutte queste modificazioni introdotte colla tariffa rappresenterebbero, tenuti a base la importazione del 1880, e rispetto al reggimento doganale che è in vigore, un beneficio alla Francia di circa 800,000.

Ed ora riportiamo integralmente la conclusione della relazione.

« E così abbiamo finito — essa dice — questa rapida rassegna delle tariffe unite al trattato di com­ mercio, perchè dei dazi di uscita non è d’ uopo di parlare, il trattato avendo mantenuto lo

stato quo.

La Francia non ha più dazi d’ uscita; noi invece ne conserviamo tuttora 15, che fruttano circa

6

m i­ lioni al tesoro. Inoltre l'Italia si riserbò la facoltà di stabilire a suo talento il dazio d’uscita sugli og­ getti di collezione.

« L e cose dette dimostrano, a parer nostro, che il trattato di commercio del 3 novembre 1881 tra l ’ Italia e la Francia ha saputo conciliare, in modo equo, gli interessi e le aspirazioni dei due paesi. Non è a voi, o signori, che occorra rammentare come l’equità e la facilità degli scambi con le al­ tre nazioni tornino giovevoli al mantenimento di quei rapporti, che sono di tanto momento per la conservazione della politica pacifica e civile a cui l’ Italia tende con tutte le sue forze. — Abbiamo la

fiducia che nel trattato che vi presentiamo voi scor­ gerete che, tanto per parte nostra, quanto per perle della Francia, i negoziati siano stati diretti coi principii di quell’equa reciprocità, dalla quale è sempre dan noso ad una nazione il discostarsi. — Quindi vi rac comandiamo la sollecita approvazione del trattato. »

L E TRATTE A VISTA SU LONDRA

La domanda ingente e perseverante d’ oro per parte dell’ America mette il mercato europeo in qual­ che pensiero per uu avvenire prossimo. L ’ Ingh il­ terra e la Francia paventano una crisi e si mettono in misura di evitarla o di renderla meno disastrosa. Il rialzo generale degli sconti è il segno e al tempo stesso una delle precauzioni prese contro questo pe­ ricolo.

In Italia il corso forzoso ci difende per ora assai bene dal pericolo di crisi monetaria, riducendo a quantità minime le esportazioni di denaro, ma ciò non ostante ne risentiamo già un poco gli effetti nella emigrazione degli spezzati d’ argento accaduta poco tempo dopo la loro emissione, e nel cresciuto aggio dell’ oro che tocca ormai il 3 o 0 mentre po­ chi mesi fa era sceso a meno dell’ 1 q 0.

Questa probabile rarità dell’ oro allontana un poco il momento favorevole alla cessazione del corso for­ zoso dei biglietti senza però toccare la base della operazione, avendo dinanzi a noi un tempo relati­ vamente lungo per metterla ad effetto e potendo perciò attendere, senza danno che lo stato del mer­ cato generale sia, più di quanto lo è oggi, favore­ vole.

Ma non pertanto è minore in noi l’obbligo di far ogni possibile onde le condizioni ora sfavorevoli si megliorino e rendano così possibile l’ attuazione del­ l’ operazione del cambio che da quelle dipende.

E questa una verità che non abbisogna di gran dimostrazione, poiché ognun comprende che quanto maggiore sarà la ricerca dell’ oro sul mercato ge­ nerale tanti più sacrifizi dovremo fare onde procu­ rarcene in quantità necessaria per sostituirlo ai bi­ glietti, e sarà grande il pericolo di vederlo, appena messo in circolazione, nuovamente emigrare.

E dunque nel nostro interesse di fare ogni no­ stro possibile perchè l’oro non rincari troppo, e per conseguenza di togliere per la parte che ci con­ cerne tutte le cause che possano attivarne la ricerca per parte di altri, e quelle che possano ingenerare diminuzione dell’ offerta, poiché si sa che per legge economica il prezzo di una cosa divien sempre maggiore quanto più si fa rara la cosa stessa.

(5)

munisce in tempo coll’ aumentare gli aggi, rialzare gli scorni, e tendere a fare le sue provviste prima che (presta immobilizzazione si compia.

Di qui l’ aumento del cambio, e il conseguente allontanarsi del momento favorevole alla cessazione del corso forzoso; e sotto la preoccupazione del pe­ ricolo di crisi non solo si provvede il mercato con­ tro i pericoli di rarefazione dell'oro resultante dai 400 milioni immobilizzati, ma forse in più larga misura, esagerando l’ entità di un fatto di per se stesso non spaventevole, ma cbe, coincidendo colla ostinata domanda d’ oro fatta dall’ America, può nel momento in cui meno si aspetta determinare effet­ tivamente una crisi monetaria.

Il nostro valente Ministro delle Finanze non potè non vedere questa situazione gravida di pericolo per tutti, e che a noi più cbe ad altri potea recare danno, rendendo vani gli sforzi già fatti al grande scopo della abolizione del corso forzoso e con un provvedimento semplicissimo rimediò ad una situa­ zione che poteva divenire oltre ogni supposizione difficile.

Stabili egli di accettare in pagamento delle future rate del prestito, delle tratte su Londra invece di oro effettivo; ognun sa come le tratte sui paesi esteri si negozino sulle nostre piazze come nume­ rario, e ciò perchè si possono in questo convertire quando si voglia. In tal modo noi abbiamo nelle nostre mani un valore che equivale perfettamente all’oro e che come tale possiamo mettere nel nostro attivo, perciò non perdiamo nulla della posizione creataci dal contratto dell’ ultimo prestito e nel tempo stesso togliamo dal mercato questa causa perma­ nente di rincaro dell’ oro resultante dalla preoccu­ pazione generale dei danni che posso» derivare dal­ l’agglomerazione di una non indifferente somma in oro; e malgrado che questa preoccupazione sia esa­ gerata non possiamo che lodare il Ministro di averla di un colpo annientata, togliendo così un’ arme po­ tente a quei banchieri che pare abbian dichiarata la guerra alle nostre finanze, e dell’ opera dei quali è testimonio il recente deprezzamento del nostro conso­ lidato.

La posizione dunque rimane inalterata: noi ab­ biamo in nostre mani i mezzi di togliere il corso forzoso, procuratici dall’ultima operazione finanziaria, e solo invece di stare immobili servono alla circo­ lazione generale, rendendo cosi minori i pericoli di crisi, le cause di rincaro dell’ oro, le necessità di rialzi di sconti, e rimane cosi più facile ai ban­ chieri concessionari del prestito la esecuzione dei loro impegni.

Noi intanto invece di esser fatti segno agli odii del mercato monetario, diveniamo creditori della sua benevolenza, avendo fatto quanto era in noi pos­ sibile per .migliorarne le condizioni, e se pur sa­ rebbe imprudente esagerarsi l’ importanza dei van­ taggi che questa benevolenza ci può apportare, non ci dissimuliamo che è pur sempre a preferirsi al- I aver accumulati contro di noi degli odii, che r e ­ centi esempi ci hanno dimostrato non esser del tutto infecondi.

CONFERENZE SULLA ESPOSIZIONE NAZIONALE DEL 1881

(

Cont. e fine vedi N. 400)

Stretta è l’ attinenza tra le macchine e il

mate­

riale ferroviario,

ed appunto su quest’ ultimo volge la conferenza del prof. Leonardo L " r ia . Nell’ espo­ sizione ferroviaria della Mostra milanese questi scorge un lalo assai lusinghiero; che cioè non solo si può da noi fabbricare e bene il materiale per le ferro­ vie, ma che i nostri ingegneri e i nostri industriali studiano ed applicano con amore e successo tutti i perfezionamenti che all’ estero s’ introducono in esso e vi-apportano spesso innovazioni assai utili. Finora le rotaie sono tutte di fabbrica estera; invece il minuto materiale d’ armamento si fabbrica in India e da qualche anno se ne importa ben poco. Anche le locomotive che fanno il servizio delle nostre fer­ rovie vengono quasi tutte dall’ estero. Eppure quelle esposte a Milano hanno mostrato che anco da noi si sanno costruire egregiamente e non sono semplici copie di locomotive forestiere ma contengono note­ voli perfezionamenti e sono appropriate alle nostre linee. Anche il loro costo oramai non si discosta molto da quello delle locomotive estere. A giud'zio poi del prof. Loria, se i nostri costruttori avessero l’affidamento di un lavoro continuato, provvedoreb- bero certo le loro officine di tutte le macchine ne­ cessarie ad una produzione economica.

Egli opina che tale industria debba venire pro­ mossa dal Governo, specie ora che questo ha in mano la maggior parte delle ferrovie del Regno ; ma è affatto contrario alle proposte di impiantare uno stabilimento governativo all’ uopo, o di dare sovvenzioni per l’ impianto di uno stabilimento pri­ vato, o di garantire un lavoro continuo a questo, o di obbligare le Società a cui forse si affiderà l’eser­ cizio delle ferrovie a fabbricarsi esse stesse le loro locomotive. L ’ industria, egli dice, deve essere li­ bera ; dove non vi ha concorrenza, dove non vi ha lotta, non vi ha neppure progresso. Vorrebbe invece che il Governo studiasse per le linee in attività e per quelle da costruirsi quale sarà il bisogno di lo­ comotive che si avrà fra due anni e aprisse subito per queste una gara fra le ditte nazionali affidando ad esse il lavoro. Altrettanto l’ anno venturo, e così di seguito, Dopo dieci anni i nostri stabilimenti po­ trebbero competere con quelli esteri.

P er ciò cbe riguarda i vagoni per ferrovie e tram- w a y, il progresso, a sentenza di tutti, è grandissimo.

Il rimanente della conferenza è dedicato al con­ fronto tra i vari sistemi di segnali per assicurare il regolare movimento dei convogli, e di freni per fer­ marli. Abbondano i particolari tecnici e non pos­ siamo rife rirli. Da ultimo I’ autore si fa a spiegare il sistema di trazione Agudio e ne consiglia viva­ mente I’ adozione nelle forti pendenze.

(6)

Altra sorgente di spesa è il fatto che I’ Italia non possiede officine meccaniche per filatura ; di qui l’evidente necessità di annettere ad ogni opificio, per quanto piccolo, un

atelier

per le riparazioni più ur­ genti, disposiziono necessaria anche perchè

d.i

noi le macchine vecchie superano di molto in quantità le nuove.

Inoltre la condizione stessa del nostro paese emi­ nentemente agricolo, impedisce agli operai di acqui­ stare quella pratica e quella capacità di cui sono do­ tati in altri paesi eminentemente industriali. In quanto al costo medio di filatura, i calcoli dell’ autore lo conducono a valutarlo, pel cotone di titolo medio se ­ dici, a centesimi 32 per chilogrammo in Inghilterra, centesimi 34 in Svizzera, centesimi 47 in Francia, centesimi 52 in Italia. Il costo per fuso delle fila­ ture inglesi sarebbe poi di L . 30, per le francesi di L . 60, per le nostre di oltre L . 70. Il prezzo delle macchine ne è la causa principale. Noi dobbiamo farle venire dall’Inghilterra; quindi spese di imbal­ laggio, di dogana, di trasporto, di montatura. Altre Cause di inferiorità per noi sono enumerate dall’au­ tore, tra le quali noteremo il maggior tasso di inte­ ressi che ha il capitale nel nostro paese, e il mag­ gior costo del combustibile. Il prezzo del carbone, per ragioni ben note, è per gli stabilimenti italiani tre volte maggiore che per quelli inglesi. Da noi ab­ bonda la forza motrice naturale idraulica, ma il suo adattamento allo scopo voluto richiede lavori | reli- minari lunghi e costosi. Inoltre il filato risente in una minore uniformità di grossezza e in una minore produzione l’ irregolarità del movimento di un mo­ tore idraulico in confronto di un motore a vapore. — Malgrado tante difficoltà da superare, 1’ Esposi­ zione di Milano ha presentato una mostra di coloni splendida per abbondanza e per la qualità dei pro­ dotti. Ma le cifre delle statistiche provano fenorme importazione annua dei cotoni. «Sono circa

200

mi­ lioni di lire che basterebbero a far lavorare un nu­ mero di fusi e di telai meccanici doppio dell’attuale, a dar pane a un numero doppio di operai, e che anziché all’ estero potrebbero rimanere interamente in patria.

Pertanto il professor Borghi crede indispensabile allo sviluppo dell’ industria cotoniera italiana alte ta­ riffe doganali per un certo numero di anni.

— Assai interessante è la conferenza del profes­ sore Luigi Gabba che ha per argomento

Le indu­

strie chimiche all' Esposizione di Milano.

Kiassu- miamola brevemente. La chimica non era rappre­ sentata all’ Esposizione in tutte le sue molteplici e svariate applicazioni all’ industria. E necessaria una distinzione tra la grande industria chimica e le in­ dustrie chimiche propriamente dette.

« La prima è quell’ insieme di processi che for­ mano il punto di partenza della preparazione di com­ posti che oltre ad essere i materiali ausiliari indi­ spensabili per la maggior parte delle altre industrie chimiche, servono estesamente anche nelle arti, nel- I’ uso domestico, ecc. Per questo loro multiforme impiego vengono preparati in quantità considerevo­ lissime e sono quindi designati come i prodotti della grande industria chimica. » In questa parte si nota un vero risveglio nell’ industria italiana per ciò che risguarda la fabbricazione dell’ acido solfo­ rico. Il consumo fu nel 1880 di I I mila tonnellate di cui sole 400 importate. Per altro colla sovrab­ bondanza di materia prima (zolfo) che noi abbiamo

non solo noi dovremmo produrre tutto l’ acido sol­ forico che ci occorre, ma anche esportarne. Per la soda invece le cose vanno male. L ’ Italia ne con­ suma 12 mila tonnellate, producendone soltanto 250. Questa condizione difatto sta per cambiare, in se­ guito alla scoperta del nuovo processo di fabbrica­ zione della soda col sai marino. — Venendo alle industrie chimiche più speciali, comincia a riaversi quello dell’allumite o pietra d’allume, un tempo fio­ rentissima poi decaduta; è in progresso quella del­ l’acido borico ed anche quella del solfuro di car­ bonio che ha moltissime applicazioni industriali ; sviluppata eziandio, e ben rappresentata all’ Esposi­ zione, quella dell’ acido tartarico. Meschina invece quella dell’acido citrico. Dall’Ilalia dove crescono e maturano, partono i limoni per l’ Inghilterra dove se ne estrae I’ acido citrico che serve al co suino di quasi tutta l’ Europa. Ben promettenti e ben rap­ presentate, quantunque tuttora incipienti, le indu­ strie dell’amido e delle fecole, e già avviata quella nuova per l ’ Italia del glucosio, tanto utile altrove nei processi di correzione dei mosti e dei v in i. Nello zucchero di canna figura la sola raffineria Lig u re - Lombarda. Questa si propone adesso d’ introdurre la coltivazione della barbebietola da zucchero. Molto si è sviluppato nel ventennio la fabbricazione del­ l’ alcool ; non tanto però che più della metà di quello consumato in Italia non debba importarsi dall’estero. L a concorrenza estera si potrebbe vincere quando si utilizzassero meglio certi cascami e quando si lo- giiessero gli ostacoli fiscali che ora si oppongono aH’ impianlo delle piccole distillerie rurali. Una iu- dustr a nuova per l’Italia figurava pure pure al­ l’ Esposizione; quella della

enocianina,

o materia colorante del vino, che su scala industriale viene preparata con un processo ancora segreto dei s i­ gnori Carpené e Comboni di Collegllano.

— La mostra dei prodotti farmaceutici rivela la tendenza esagerata a creare specialità medicinali. Ma due grandi stabilimenti emergono sulla folla dei pic­ co li: quello di Carlo Erba e la Fabbrica Lombarda. I prodotti del primo hanno raggiunto grande per­ fezione, sono riputatissimi e si esportano nelle due Americhe. La Fabbrica Lombarda si distingue in molte lavorazioni, ma più di tutto in quella del Solfato di Chinina che sale al valore di circa ¡5 mi­ lioni. In oggi essa produce quasi un terzo della quantità totale consumata in tutto il mondo, che si calcola in k il.

100

,

000

.

(7)

zione intelligente. Manca il personale dirigente che spesso dobbiamo chiedere all’ estero; e non lo avremo fi che nelle scuole speciali di chimica industriale, destinate a creare direttori di fabbriche chimiche, non si insegnerà la chimica organica. Fu un errore il pensare a creare gli operai e i tecnici prima di avere quelli che fossero in grado di dirigarli. Oggi an­ che nella industria la suprema direzione spetta alla scienza.

Sopra il modo di impartire un miglioro insegna- menti) tecnico si aggira la conferenza de! professore Alberto Errerà :

L istruzione industriale all’ Espo­

sizione di Milano

Quivi si racconta l’origine dcdle

principali scuole professionali e scuole d’ arti e me­ stieri del regno e si porgono parecchi dati statistici sulle spese occorrenti pel mantenimento di Ciascu­ na, sulla proporzione con cui tali spese sono da vari enti sostenute, sul numero degli alunni, eec. L ’ autore dimostra !a necessità di dare un migliore indirizzo pratico alle scuole professionali femminili, e per quelle maschili spiega il perchè egli preferi­ sca il sistema di seuole con alunni esterni al s - stema dei convitti. Per ciò che riguarda l’opera go­ vernativa, ecco le sue conchiusioni :

I o Che un solo ministero si occupi dell’ ¡stra­ zio e industriale in Italia e ne regoli l’ ordinamento. (Oggi sono due: quello d’ istruzione Pubblica e quelto di I idustria e Commercio).

2° Che nei bilanci siano stanziate somme ade­ gnate allo scopo che si vuole raggiungere, quando lo Stato o istituisce una scuola o dà sovvenzioni a quelle che esistono.

3° Che si provveda ad assicurare uu titolo e in avvenire anche si conceda il diritto ad una pensione agii insegnanti.

4° Che per le scuole femminili si faccia una riforma completa, specialmente per togliere la lacuna che vi è fra le scuole elementari e le normali ; si insegnino cose pratiche e utili alla vita ; non si occupi il tempo nel fare eseguire lavori che non sono nè arte tiè industria; nelle scuole industriali speciali o in quelle aunesse alle opere pie, l’ istruzione sia in attinenza a le arti, ai mestieri, alle professioni locali.

L ’ ultimo scritto del volume è, non una conferen­ za, ma una lettera dell’ ingegnere Paulo Farnbri, al prof. Brioschi intor o

alle armi portatili alla loro

fabbricazione e loro uso,

in cui, prendendo argo­ mento dalla mostra d’ armi dell’ Esposizione di Mi­ lano, l’autore tratta dell’armamento del nostro eser­ cito, dei perfezionamenti in esso introdotti, di quelli ulteriori di cui è suscettibile e lo confronta con quelli di altri eserciti europei. I particolari tecnici sono svolti con molta cognizione di causa e sono as­ sai interessanti, ma noi non possiamo riferirli nep­ pure in succinto, scorgendovi un carattere militare anziché industriale ed economico e quindi uno scopo che esce dall’ambito de’ nostri studi.

Tutti gli scritti di cui abbiamo fin qui discorso formano una bella collana che chiude degnamente la serie svariata di lavori materiali e intellettuali cui 1’ Esposizione del 1881 ha dato origine, impulso e ragion d’essere. — La riuscita dell’ Esposizione è stata cosi bella e completa sotto ogni rispetto, che di rinnovare consimili feste dell’ arte e dell’ industria si sente già il desiderio in più d’ una città della peni sola. Noi lo approviamo in se stesso, ma chiediamo che non venga esagerato. Le esposizioni sono cosa bella ed utile purché tra l’ una e l’ altra interceda

sufficiente intervallo di tempo. Diversamente esse perdono prima di tutto la loro utilità scientifica e pratica, e a lungo andare anche la loro attrattiva come spettacolo. Sulla opportunità di quella nazionale che si sta promovendo in Torino e di quella, non si sa ancora se nazionale o mondiale, da tei.ersi in Roma, daremo modesto ma schietto il parer nostro in un prossimo numero.

L'ULTIMA SESSIONE DEL CONSIGLIO DEL COMMERCIO

ii

Oltre quelli di cui abbiamo già tenuto parola, due altri argomenti, dì molta importanza nella nostra le­ gislazione commerciale, furono discussi nell'ultima sessione di questo Consiglio.

Il primo di essi inscritto all’ ordine del giorno si riferisce ad una modificazione da introdursi negli articoli 10 e 21 della legge

6

luglio 1862 sulle Ca mere di commercio.

« F u infatti osservato, riferì l’ onorevole Plebano, che per effetto dell’articolo

10

(per il quale si sta­ bilisce che « nei grandi centri non potranno con­ temporaneamente far parte della stessa Camera i consanguinei fino al secondo grado civile, gli affini di primo grado, i soci collettivi o amministratori d’ una stessa Società) nei grandi centri dovrebbero spesso rimanere escluse dalla Camera le più eminenti indi­ vidualità del commercio e della induslria, e nei cen­ tri più ristretti potrebbero perfino sorgere difficoltà alla composizione della Camera. Ed è proba hi I mente dovuto ad una molto larga interpretazione della legge e forse, in più di un caso, alla sua inosservanza, se l’ inconveniente apparve nel fatto men grave di quello che avrebbe potuto essere.

« Non è diffìcile il comprendere quale sia stato il concetto che determinò l’ incompatibilità di cui si tratta e le altre che nell’articolo

10

della legge si trovano stabilite. Si vorrebbe evitare il pericolo che avesse per avventura la Camera a trovarsi costituita in modo da rappresentare più che gl’ interessi ge­ nerali del commercio e delle industrie, gl’ interessi particolari di qualche Società o di qualche famiglia. Ma non parrebbe nel tempo stesso possibile il chiù dere gli occhi dinanzi agli inconvenienti, che dalle disposizioni di cui discorriamo, so rigorosamente applicate, possono derivare e derivano, massime in quei centri dove più rigoglioso è lo spirito di as­ sociazione e più’ numerose vengono formandosi le grandi Società, dalle quali soltanto il progresso del­ l’industria e del commercio può ricevere efficace spinta.

(8)

oculatamente nel dare il loro voto. Gli elettori dei membri della Camera di Commercio non sono per­ sone che il loro interesse non conoscono, e che ab­ bisognano di esser guidati per mano ad ogni passo sulla via che alla tutela del proprio interesse con­ duce. Allargando la facoltà della scelta, saranno tolti gl’ inconvenienti sui quali l’attenzione di questo Con­ siglio fu chiamata, e saran tolti senza pericolo, a l­ meno per chi ha fede nella libertà e nella potenza di quella gran molla delle azioni umane, che è l’in­ teresse proprio. »

P er tutte queste considerazioni il Plebano propose al Consiglio di voler deliberare suN’opportunità di modificare l’articolo

10

della legge

6

luglio 1862 colla soppressione in esso delle parole

o ammini­

stratori di una stessa Società.

Come necessaria conseguenza, la parola

amministratori

dovrebbe pur essere cancellata dall’art.

20

della legge stessa.

Per la disposizione compresa nell’ art. 21, l’ unica giustificazione che si può trovare è, secondo il relatore, il desiderio di non recare troppo frequenti disturbi agli elettori, chiamandoli a ll’ urna ad ogni possibile vacanza. Ma se tale desiderio può e deve essere te­ nuto nel debito conto, ciò pon deve avvenire a sca­ pito della serietà del modo con cui le Camere di commercio vogliono essere costituite. Tutto conside­ rato adunque, parve all’on. Plebano, che opportuna­ mente sarehbesi operato se, sopprimendo il terzo comma dell’art.

21

, si dichiarasse che alle vacanze che si verificassero nel corso del biennio per morte, rinunzia e perdita dell’ eleggibilità sarà provveduto col chiamare gli elettori all’ urna, appena per effetto di tali vacanze il numero dei componenti la Camera si trovi ridotto in una determinata proporzione, pro­ porzione che parrebbe ragionevole stabilire al terzo.

Quantunque però apparentemente ristretto alla mo­ dificazione di due articoli, il tema apparve subito nella discussione, troppo vasto. È convincimento ge­ nerale che molte mende vi sarebbero da correggere nella legge che attualmente regola le Camere di com­ mercio, per cui è sembrato affatto inopportuno chie­ der consiglio sulla modificazione di due soli articoli. Non sappiamo poi con quale criterio si è voluto pro­ porre oggi, e così incompletamente, al Consiglio que­ sto grave argomento, mentr’ è noto che allo stesso ministero d’ agricoltura e commercio, sono già av­ viati gli studi per una riforma generale della legge in questione.

Sull’ organizzazione della mediazione e sull’ ordina­ mento delle borse di commercio riferì I’ òn. Zeppa. Intorno al primo punto, dopo aver avvertilo e di­ mostrato in brevi termini come il concetto della li­ bertà della mediazione proclamato dalla legge del 1865 sia assai ristretto, e per nulla consono agli attuali bisogni del movimento economico e commerciale del nostro paese, il relatore affermò che bisognava fare un passo, comprendendo nel significato della libertà della mediazione, non solo un numero illimitato di mediatori, ma anche l’abolizione della

patente

e della

cauzione.

In altri termini, il nuovo progetto di legge sulla mediazione dovrebb’ essere informato, secondo 1’ on. Zeppa, ai seguenti criteri :

I o Illimitato il numero dei mediatori, i quali dovrebbero poter esercitare l’ufficio di mediatore in qualunque comune dei regno:

2

° Nessuna ingerenza per ciò che riguarda la nomina, la capacità e là moralità del mediatore :

3° Soppresso 1’ obbligo della cauzione.

Ciascuno di questi tre punti furono dal relatore illustrati con considerazioni, note in massima parte, ma acconciamente riepilogate dinanzi al Consiglio a difesa della teoria più liberale sull’argomento, teoria che parve per un momento compromessa durante la discussione — forse perchè qui pure venne mal posto il tema, presentandolo così ampio e quasi il­ limitato.

« Da qualunque lato voglia considerarsi l’ ufficio del mediatore, concluse I’ on. Zeppa, basato sul s i­ stema della fiomina ufficiale, della patente e della cauzione, il medesimo crea un vincolo molesto al commercio, offende la libertà delle contrattazioni, e non offre maggiori guarentigie di capacità e mora­ lità di quante ne potrebbe offrire la libera concor­ renza fra i mediatori. Per queste considerazioni pro­ porrei che la nuova legge debba modificare il de­ creto 1865, abolendo il Rapitolo della cauzione, e gli articoli concernenti le condizioni di capacità, tranne quelle enunciate all’art.

2

di detta legge, e eioè, che non possono essere pubblici mediatori i minori e gT interdetti, i falliti non riabilitati, non dichiarati scusabili e che non abbiano ottenuto un concordato; i condannati ad una delle pene accen­ nate nell’art. 3 del R. Decreto 30 novembre 1803 n° 2606; i condannati ad una pena criminale, o ad una pena correzionale per furto, truffa, abuso di confidenza o reato contro la fede pubblica, salvo che siano stati riabilitati; lasciando sussistere inol­ tre le sanzioni penali riguardanti i fallimenti dei mediatori, gli abusi di confidenza, ecc. »

S u ll’ordinamento delle borse di commercio l’ono- rev. Zeppa riconobbe che non sarebbe provvida quella legge che pretendesse regolare i più minuti partico­ lari del meccanismo di una Borsa. Ma riflettendo che in questi Istituti si trattano affari d’ un ordine delicatissimo, strettamente connessi all’ interesse ge­ nerale d’ uuo Stato, è facile riconoscere la neces­ sità di alcune disposizioni a tutti comuni, lasciando poi che una larga parte delle loro funzioni sieno regolate dagli usi e dalle consuetudini locali. Nè, affermò, potrebbesi riscontrare in tale concetto una offesa alla libertà delle Borse, che discende per lo­ gica conseguenza, una volta ammessa la libertà dei mediatori; e come parve conveniente che questa fosse ammessa entro certi limiti stabiliti dalla legge collo stesso criterio dev’ esser intesa la libertà delie borse. Dove invece va reputato assolutamente ne­ cessario l’ intervento di una legge che crei un s i­ stema, una forma a tutte le borse italiane, è per la compilazione del listino di Borsa. G l’ interessi pub­ blici e privati che dipendono da questa operazione, l’ importanza che ha e I’ influenza che esercita que­ sto fatto, in sè materiale, sulla fortuna pubblica e privata, esigono guarentigie che sarebbe imprudente lasciare a speciali regolamenti.

Laonde, concludendo, fo n . relatore propose alla approvazione del Consiglio il seguente ordine del giorno :

« 1° Il Consiglio è d’avviso che la professione di mediatore sia dichiarata libera e di carattere p ri­ vato, e sia svincolata dall’ obbligo della patente e della cauzione;

« 2° Glie la istituzione delle Borse possa farsi senza preventiva autorizzazione;

(9)

membri della Camera di commercio, e da membri nominati dal tribù ale di commercio;

« 4° Cbe il listino tenga conto delle contrat­ tazioni eseguite fuori della Borsa. »

Dopo una lunga discussione, animatissima, nella quale presero parte specialmente gli onorevoli L e z­ zoni, Cilena e Piebano, venne approvata la seguente deliberazione :

«

A

) Il Consiglio propone cbe, dichiarando libera e di carattere privato la professione degli Agenti di Cambio e Mediatori, sia lasciata facoltà alle Camere di Commercio di rilasciare con quelle condizioni che meglio credano, certificati di Agenti di Cambio e Mediatori a chi li dimandi senza che questi certificati però implichino privilegio alcuno nell’esercizio della mediazione.

B

) Cbe siano per ora mantenute ed introdotte nella nuova legge le disposizioni vigenti sulle Borse.

C)

Che 1’ accertamento dei prezzi dei titoli e delle merci sia fatto da Commissioni composte in parte di Mediatori in parte di Negozianti, nominati dalle (’.amore di Commercio nei Comuni dove hanno sede e dalle Giunte municipali negli altri Comuni.

D ) Che i Tribunali di commercio tengano un albo in cui siano inscritti quelli fra i Mediatori ai quali soltanto debbano essere riservate le vendite agli incanti, le esecuzioni coattive delle operazioni di Borsa, là negoziazione delle rivalse nei casi di protesto cambiario, ed ogni incombenza relativa ad affari giudiziari.

E)

Cbe, riguardo alle negoziazioni di R P . no­ minativa, sieno mantenute e tradotte nella nuova legge le disposizioni attualmente in vigore. »

LA REPUBBLICA ORIENTALE DELL’URUGUAY NEL 1881

Abbiamo letto con grande interesse e grata com­ piacenza la Memoria che testé presentò al Governo dell’Uruguay il Comandante Generale di Marina, si­ gnor Ventura Sdveira, Capitano del Porto di Mon­ tevideo, la quale benché ristretta in brevi limiti, dà una idea completa del movimento di navigazione nei porti di quella Repubblica durante lo scorcio dell’ anno 1880.

In detto periodo di tempo entrarono nei porti U ru­ guaiani 10,825 bastimenti (vela e vapore riuniti) e ne uscirono 10,620.

Nel Porto di Montevideo entrarono 1,076 navi (velieri e piroscafi) e ne uscirono 871. Il tonnel­ laggio delle navi entrate fu in comp'esso di

794.443

tonnellate, l’ equipaggio era composto di 30,611 in­ dividui ed il numero dei passeggeri era di 9208.

La navigazione di eabnttaggio nello stesso Porto fu_per la entrala di 2906 legni con tomi. 536,897, e 53,789 uomini di equipaggio: il numero di pas- seggieri trasportati raggiunse la cifra di 19,165; per la uscita 3112 legni con tonn. 640, 5 7 , con 37,916 uomini di equipaggio e 17,108 passeggieri.

Entrarono nello stesso Porto durante lo stesso anno 13 legni da guerra:

6

inglesi,

3

francesi,

2

tedeschi,

1

italiano, I spagnuolo.

V i furono 18 naufragi sulle coste e 2 sole navi furono poste in salvo.

11 numero dei fari esistenti nel Rio della Piata

era di 10, cioè 7 a luce fissa, 2 a luce girante e

1

di luce a sprazzi.

F ra i piroscafi entrali nel 1880 nel porto di Montevideo si annoverano:

27 Italiani con 2986 passeggieri

57 Francesi » 2 i3 8 »

137 Inglesi » 1556 »

61 Tedeschi » 787 »

Quindi i nostri piroscafi e quelli Francesi (Mar­ siglia, Ilavre e Bordeaux) benché inferiori di numero hanno trasportato maggior numero di passeggieri e ciò dimostrerebbe la loro superiorità circa il tratta­ mento a bordo sui piroscafi di altre nazioni.

Nell’ accurato lavoro del sig. Silveira troviamo sotto l’aspetto statistico alcuni dati che rivelando lo incremento relativo della navigazione nell’ Uruguay, sono meritevoli di attenzione per chi s’ interessa al progresso ed alla prosperità di uno Stato il quale quale tanti punti di contatto ha con I’ Italia nostra.

Esaminando minutamente quella succinta esposi­ zione. chiunque può convincersi che sotto il punto di vista dell’ arrivo d’ immigranti, l’ Uruguay può vantaggiosamente sostenere il confronto colla vicina Repubblica Argenti la, basta non perdere di vista nel porre a riscontro le cifre degli arrivi nei due paesi, I’ estensione dei rispettivi territori e la loro popolazione.

Ecco in proposito alcune cifre :

Superficie

in leghe

quadrate Popolazione

Repubblica A r­ gentina . . . 55 000

2

,

000

,Oro Uruguay . . . 3,000 500,000

Immigrazione

"" ì»75 | 1880^ 40,000 55,000 5,000 9,000

Queste cifre spiegano chiaramente la causa delle differenze che si riscontrano io questa materia fra i due paesi e dimostrano altresì cbe durante l’ u l­ timo quinquennio l’ immigrazione nell’ Uruguay è quasi raddoppiata.

Basterebbero a nostro avviso ben pochi sforzi in ­ telligenti per spingere quella Repubblica ad uno stato che rammentasse le epoche piu floride della sua giovine esistenza.

Nel 1875 le rendite dell’ Uruguay si elevarono appena a 5 milioni di piastre, nel mentre il debito consolidato ascendeva a 42 milioni di piastre.

Nel 1881 le rendite raggiunsero la somma di

8

milioni ed il debito pubblico quella di 48,000,000.

Una solerte od oculata ammin strazione finanzia­ ria potrebbe facilmente profittare di questo aumento considerevole dei cespiti di entrata per consolidare il credito dello Stato, infondere nel paese piena fi­ ducia nèll’avvenire e dare all’ immigrazione tutta la importanza che deve necessariamente acquistare in una regione fertile e ricca di risorse di ogui na­ tura.

(10)

Notizie economiche e finanziarie

Si ritiene come probabile cbe la Francia doman­ derà la proroga di tre mesi per i trattati di com­ mercio con l’Inghilterra e anche con l’ Italia, non avendo il Senato francese ancora approvato il trat­ tato con l’ Italia.

— Al Ministero di agricoltura e commercio sono quasi compiuti gli studii per il riordinamento delle scuole di arti e mestieri. .

L ’onorevole Berti intende presentare un apposito progetto di legge al Parlamento appena si aprirà la nuova sessione.

— Sino al 31 dicembre ultimo, il Governo ita­ liano ha riscosso dalle case Baring e Hambro, as­ suntrici del prestito, lire 174,O i0,320 82 in oro, e L ire 35,777,786 in argento. — In tutto, Lire 200,808,160 82.

Questa somma è stata ripartita fra le tesorerie provinciali di Torino, Milano, Venezia, Genova, F i­ renze, Roma, Napoli e la tesoreria centrale del Mi­ nistero delle finanze, dove sono depositati 53 mi­ lioni in marenghi di diverso conio, ma appartenenti tutti a Stati della lega monetaria.

1 restanti milioni, per raggiungere la cifra di 644, corrispettivo de’ settecento milioni di rendita emessa, devono essere versati nelle casse dello Stato entro il 30 settembre del corrente anno. Però a comin­ ciare dal primo aprile, gli assuntori del prestito

a

forfait

dovranno pagare l’interesse delle somme non ancora versate.

— L ’ Amministrazione delle Strade Ferrale R o ­ mane sfa facendo i provvedimenti necessarii per estendere alle linee costituenti l’ antica rete pontifi­ cia le tariffe in vigore sull’ antica rete italiana per tutti i trasporti governativi. Sappiamo che tale prov­ vedimento andrà in vigore entro il mese corr.

— Alla prossima riapertura della Camera il Mi­ nistro del commercio presenterà un progetto di legge sul credito fondiario rivolto a soddisfare i voti espressi dal Congresso dei delegati de’ vari istituti, tenuto a Roma la scorsa primavera.

— Durante il 1881 i prodotti della Compagnia delle strade austriache aumentarono di 1,545,258 fiorini. Il dividendo per l’esercizio 1881 sarà di 30 franchi per azione.

— Il Ministro delle finanze francesi con decreto del 24 novembre scorso ba ordinato il quinta ed ultimo versamento a partire dal 16 gennaio cor­ rente sui certificati del prestito di un miliardo in rendita 3 per cento ammortizzabile, emesso il dì 18 marzo 1881.

— L ’Amministrazione del Tesoro italiano è autorizza­ ta a provvedere per scorta ed emettere in sostituzione di biglietti consorziali di eguali tagli divenuti logori e non più atti alla circolazione, numero quindici mi­ lioni di biglietti del taglio di una lira, e numero do­ dici milioni di biglietti del taglio da due lire, per il valore complessivo di lire 39,000,000.

Detti biglietti avranno rispettivamente i distintivi e segni caratteristici che furono approvati con R . de­ creto del 25 dicembre 1881, n. 553 (Serie 3).

I quindici milioni del taglio da lira una saranno divisi in centocinquanta serie distinte coi num.

1

e seguenti fino al n. 150 inclusivo, ed ogni serie com­

posta di

100,000

biglietti numerati in nero da

1

a

100

,

000

.

I dodici milioni di biglietti da lire

2

saranno pa­ rimenti divisi in centoventi serie di

100,000

bi­ glietti ciascuna, numerati e distinti dai numeri

1

a

100

,

000

.

— Viene assicurato che al Ministero delle finanze, sotto la diretta vigilanza dello stesso ministro, pro­ seguono gii studi necessari per la compilazione di un progetto di legge sulla perequazione fondiaria.

II concetto, cbe sembra prevalere lino ad ora allo scopo di conseguire più sollecitamente qualche pra­ tico risultato, è quello di dividere la perequazione in due stadi distinti.

Nel primo si addiverrà ad un più razionale re­ parto del contingente erariale per regioni e provin- cie, in base ai prodotti della terra nelle diverse re­ gioni e provincie durante lo scorso decennio ; nel secondo si suddividerà questo contingente tra i di­ versi contribuenti in proporzione ai loro effettivi pos­ sessi.

Il secondo stadio della perequazione dovrebbe es­ sere preceduto dalla formazione di un regolare ca­ tasto della proprietà erariale in Italia; in attesa però che a questo si possa porre mano, si adotterebbe frattanto il primo stadio della perequazione del con­ tingente per regioni e provinole.

— Il Collegio dei periti doganali ha deciso una importante controversia, riguardante I’ importazione nel regno delle rotaie, sistema Serres e Battig, che sono costituite di un fungo sostenuto da travi di ferro, cbe rendono inutile I’ impiego delle traverse di legno. I! Collegio ha ritenuto cbe tale.sistema non possa ancora dirsi adottalo dalle ferrovie pub­ bliche, come vuole la tariffa per I’ applicazione del dazio speciale di L . 3 ; giacché eoteste nuove ro­ taie sono soltanto in esperimento sopra brevissime linee. Del resto il Collegio fu eziandio di parere che il dazio ridotto di L . 3 per quintale si possa ap­ plicare soltanto alla vera rotaia, cioè al pezzo che è' in contatto colle ruote ; e che i pezzi staccati deb­ bano sottostare ai dazi dei ferri di prima e di se­ conda fabbricazione, secondo la qualità loro.

—- La Corte di Cassazione di Roma ha ricono­ sciuta, ed il Ministero delle finanze ha adottata la massima cbe il potere giudiziario non può sospen­ dete gli effetti di un’ ordinanza'del prefetto in ma­ teria di riscossione di imposte dirette: il potere giu­ diziario può solo esaminare se l’ ordinanza sia stata conforme al prescritto della legge quando vi sia do­ manda di risarcimento di danni per parte del col­ pito dall’ordinanza prefettizia.

— Il Ministero delle finanze ha dirette apposite raccomandazioni ai prefetti ed agli intendenti di F i ­ nanza, acciocché in tempo debito addivengano alla rinnovazione dei Comitali peritali provinciali per la applicazione della tassa del macinato.

A comporre siffatti Comitati dovranno essere chia­ mate persone inelligenti della partita, e per la loro moralità superiori ad ogni eccezione.

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