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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.09 (1882) n.401, 8 gennaio

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L'ECONOMISTA

G A Z Z E T T A S E T T IM A N A L E

SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FER RO V IE, IN TER ESSI P R IV A T I

Anno IX - Yol. XIII

Domenica 8 Gennaio 1882

N. 401

LA RELAZIONE

sul Trattato di Commercio tra la Francia e l’ Italia

Malgrado che il disegno di legge pel trattato di commercio e di navigazione tra l’Italia e la Francia, sia stalo presentato alla Camera dei deputati dal- l’on. Ministro Mancini, di concerto cogli onorevoli Ministri Magliani e Berti, lino dalla seduta del 19 novembre ultimo scorso, solo in questi giorni venne distribuito per le stampe il trattato stesso colla re­ lazione che lo precede e coi copiosi allegati che lo corredano.

Era nostro intendimento e desiderio di pubblicare nell ’Economista l’intera relazione del Ministero ita­ liano come abbiamo pubblicata la traduzione di quella francese assieme al testo del trattato (vedi YEcono- mista del 27 novembre u. s.), ma il documento è troppo lungo in paragone della ampiezza del nostro giornale, e ci è quindi giocoforza accontentarci di un riassunto che cercheremo risulti, per quanto ci sarà possibile, ampio e fedele.

Il volume pubblicato consta di 184 pagine di cui IG sono occupate dalla relazione, 28 dal testo del trattato, comprese le tariffe, e le altre da sette allegati importantissimi non solo a schiarimento del trattato, ma per gli studi che si volessero fare sul movi­ mento commerciale in genere tra la Francia e l’ Italia.

Il primo degl! allegati ci da in separate colonne il dazio stabilito — dalla tariffa generale francese preesistente — da quella convenzionale francese vi­ gente — dal trattato italo-francese del 1877 — dalla tariffa generale francese del 1881 — e dal progetto di trattato italo-francese del 1881 ; e ciò per ogniuna delle merci comprese nella convenzione presentata oggi all’approvazione della Camera,

Il secondo degli allegati ha per ¡scopo di far co- noscere per le voci convenzionate, e portanti diffe­ renza di dazio in confronto alla tariffa generale, quale aggravio avrebbero pagato le merci importate nel 1880 in Francia dall’Italia, sia a mente della ta­ riffa generale francese, sia a mente del trattato 1877, che a quello 1881.

Il terzo allegato ci mostra quanto hanno pagato di dazio le merci importate dalla Francia in Italia nel 1880, secondo la tariffa vigente e quanto avreb­ bero dovuto pagare secondo il trattato 1881.

Il quarto allegato ci dà gli stessi elementi per i prodotti esportati dall’Italia in Francia nel 1880.

Il quinto allegate dà il riassunto dei valori im­

portati ed esportati dal 1871 al 1880, sia con tutti i paesi complessivamente, che con la sola Francia.

Finalmente i due ultimi allegati ci danno per l’importazione e l’esportazione il movimento del com­ mercio italiano tanto con tutti i paesi complessiva­ mente che con la Francia sola, per tutte le voci della tariffa, e per ciascuno degli anni del decennio 1871-1880,

Veniamo ora brevemente al riassunto della r e ­ lazione, solo premettiamo che, quantunque in essa sia detto (pag. 4 ): « lasciate da canto le disquisi- « zioni teoriche intorno ai pregi che i trattati di « commercio presentano di fronte al regime della « libertà delle tariffe » noi crediamo di avvertire i nostri lettori, benché altre volte Io abbiamo effer- mato, che nei giudizi che saremo per dare intorno al trattato, pur apprezzando i vantaggi che ne potrà ritrarre il commercio italiano, rimaniamo sempre convinti che il libero scambio ne procurerebbe altri e ben maggiori, onde le nostre parole hanno un senso relativo che non conviene dimenticare.

I

La relazione ricorda dapprima le vicende delle nostre convenzioni con la Francia; come cioè, il trattato 1863 fosse denunziato nel 1875, come si riprendessero tosto i negoziati i quali, interrotti e ri­ presi due volte, non condussero alla conclusione di un trattato che nel 6 luglio 1877, e, questo trattato presentato alla nostra Camera il 22 novembre dello stesso anno, venne approvato nel 1878, ma non ot­ tenne poi la maggioranza di voti dalla Camera fran­ cese, onde fra i due Stati si cadde sotto il regime delle tariffe generali a partire dal I o luglio 1878. Dopo sette mesi di questo regime, in virtù della convenzione 15 gennaio 1879 i due paesi conven­ nero di applicarsi reciprocamente il trattamento della nazione favorita, il quale, mercè i trattati che la Francia aveva conclusi colla Spagna, col Portogallo coll’ Inghilterra, col Belgio, colla Svezia, colla Sviz­ zera, e mercè i trattati antichi tuttavia vigenti, as­ sicurò alla esportazione italiana in Francia una ta­ riffa poco dissimile da quella contemplata nel trat­ tato 1863. Durante questo regime della nazione fa ­ vorita, la Francia invitò l’ Italia a nuovi negoziati i quali ebbero appunto per risultato la convenzione 3 novembre 1881 della quale ci occupiamo.

La relazione non discute neppure se fosse nel pensiero del Parlamento e del paese di desiderare la stipulazione di un trattato commerciale con la Fran­ cia, e ricorda che la sola voce « che si levò in fa-

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« lisciare la somma delle ragguardevolissime nostre « esportazioni in Francia in balìa della tariffa ge- « nerale francese. » E conclude la relazione, « es- « sere fuori di dubbio che le industrie e i commerci o invocano la stabilhà delle tariffe. » D’ altronde la Camera aveva con l’ ordine del giorno 29 giugno u. s., non solo invitato il Governo a intavolare trat­ tative per la rinnovazione dei trattati scadenti, ma aveva determinata nettamente la condotta che il Go­ verno doveva seguire, quella cioè, di far si che i trattati fossero fondati sopra uri equa reciprocità. Senza contraddire qui le affermazioni della relazione, osserviamo solo che la espressione equa reciprocità, è, piuttostochè « nettamente determinante » abba- stai za elastica per potervi comprendere tutto ciò che si voglia.

n

La relazione passa quindi ad esaminare i diversi articoli del trattalo concluso, che poche differenze contiene a paragone del trattato 6 luglio 1877, quasi unanimemente approvato dalla Camera italiana. Ven­ ne soppressa nell’ art. 2 la clausola che ammetteva il beneficio della tariffa convenzionale solo alle merci che fossero importate rispettivamente con bandiere italiane o francesi. I negoziatori italiani potevano trovarsi di fronte a due opposti interessi, quello di farorire efficacemente I’ incremento della marina, e quello di non inceppare la produzione; ma è fatto che una parte apprezzabile del nostro movimento commerciale marittimo ha luogo per mezzo di ban­ diera estera e quindi il mantenimento della clausola anzidetto avrebbe sicuramente danneggiata la pro­ duzione riuscendo di discutibile vantaggio, almeno per ora, alla marina italiana.

L’articolo 5 del Trattato 1881 volle esporre con maggior chiarezza la questione dei drawbacks e la relazione affronta — sebbene timidamente — la que stione generale su questo argomento, affermando che « le scuole economiche tutte o quasi, am­ mettono il principio sul quale riposano. » Noi, per verità, facciamo delle riserve su tale proposito, ap­ punto perchè, come dice la relazione, « i partigiani della protezione a tutta prova hanno molto sovente saputo foggiare con questo istituto doganale un’arma potente, per turbare il naturale ufficio della concor­ renza » — e perchè crediamo pure, come vi accenna la relazione, che sia inutile ribadire nei trattati la massima che i dranbacks non debbono convertirsi in premi d’uscita, quando « non si può sempre nella pratica impedirlo, » — e perchè infine non si può rimborsare che una piccola parte dei dazi sulle ma­ terie che vanno all’estero, mentre tanta altra parte non ottiene il rimborso, per cui si stabilisce, in con­ clusione, un privilegio.

Mediante la modificazione dell’articolo 9 del Trat­ tato venne lasciata facoltà anche all’Italia di imporre le surtaxes de provenance et d’entrepôt e la relazione ci dice a questo proposito: « Varie sono le opinioni che si possono recare intorno a questo soggetto, il quale vuoi essere considerato nelle varie sue atti - neo’e colla prosperità della marina mercantile del paese, cogli interessi degli opifici! che traggono di fuori le loro materie prime, e finalmente coil’mcre- mento del commercio. Ad ogni modo era dovere del Governo di riserbare all’Italia le facoltà necessarie perchè questo arduo problema possa essere libera­ mente risoluto. » E noi auguriamo che questa ri­

serva non nasconda l'intendimento di imitare la Francia con nuovi impacci al commercio.

Parla quindi la relazione della modificazione por­ tata all’articolo 13, per la quale la potestà lasciata ai due Governi di vietare il transito delle contraffa­ zioni librane è estesa alle contraffazioni in genere; — e della estensione data alla/clausola della na­ zione p iù favorita, nonché della scadenza del Trat­ talo e degli impegni pel trattato di navigazione. In­ torno a questi due ultimi argomenti nulla possiamo dire di più di quello che esponemmo già nel nu­ mero 27 novembre ultimo se tso de\\'Economista.

In quanto alla proposta fatta dai negoziatori ita­ liani perchè fosse stipulato di sottoporre al giudizio di arbitri le questioni che potranno sorgere sulla interpretazione o l’esecuzione dei convenuti accordi, ecco cosa dice la lelazione:

« 1 negoziatori francesi, pur rendendo omaggio all’alto principio col quale s’ispirava la nostra pro­ posta, non si mostrarono persuasi della opportunità di introdurre un simile patto in un trattato di com­ mercio, sia perchè, obbiettarono, mal si concepiscono questioni di grave momento cui possa dar origine un trattato di questa natura, di cui la pane essen­ ziale si riduce alla tariffa dei dazi di frontiera, sia perchè l’obbligo di sottoporre siffatte questioni al giudizio di Commissioni arbitrali, avrebbe potuto, a loro avviso, avere per effùto di vincolare ecces­ sivamente la I,berta d’azione dell’amministrazione doganale. Non si omise, dal canto nostro, di repli­ care che la esperienze, aveva dimostrato, non essere infrequente il caso di dubbi sull’interpretaziune dei trattati di commercio e delle tariffe ad essi con­ giunte, e si ricordò la difficolta incontrata dai Go­ verni interessati ad accordarsi per la loro soluzione. E quanto al timore d’inceppare l’azione 'dell’ammi­ nistrazione, si offrì di stipili re che le decisioni del­ l’autorità territoriale in materia doganale non do­ vessero rimaner sospese, ina con piena indipendenza conseguissero la loro esecuzione, nonostante le que­ stioni insorte e sottomesse al giudizio degli arbitri, sino all’emanazione di una sentenza arbitrale con­ creta, definitiva ed inappellabile. Ed in questo senso non si mancò di insistere nuovamente perchè la clausola arbitrale fosse accolta nel testo del Trat­ tato. Ma, per non ritardare la sottoscrizione del Trattato, resa ormai urgente dalla sopravvenuta crisi ministeriale francese, i nostri delegati dovettero con­ sentire che la definizione di questo argomento fosse rinviata ad ulteriori trattative da condursi fra i due Governi per l’o. dinaria via diplomatica, per formare quindi eventualmente l’oggetto di un protocollo, o di una dichiarazione addizionale al Trattato. Noi spe­ riamo — conclude la relazione — che l’attuale Mi­ nistro degli esteri debba mostrarsi propenso a favo­ rire nei rapporti internazionali il sistema benefico degli arbitrati, in quelle materie che ne sieno su­ scettive, come prima pratica applicazione e testimo­ nianza della politica pacifica, che egli dichiarò di inaugurare. »

III

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8 gennaio 1882

L’ E C O N O M I S T A

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sul bestiame» intorno a che, sebbene i negoziatori italiani volessero fin da principio trattare, ebbero « reiteratamente e con tutta franchezza» per rispo­ sta, che il Governo francese avea colla Camera dei deputati e col Senato impegni formali per non com­ prendere nei trattati, nè i cereali, nè il bestiame. — E qui passa a giustificare del perchè questa dichia­ razione non sia parsa tale ai negoziatori italiani da rompere ogni trattativa. Ecco brevemente le ragioni che consigliarono la condotta dei nostri negoziatori: 1° L’ esclusione del bestiame dai trattati, non è nuova pretensione della Francia, ma era esc'uso nel trattato 1863 e negli altri patti, meno che col Por­ togallo ove nel trattato 1866 furono iscritte, delle 14 voci del bestiame comprese nella tarili) francese, due voci, quella dei bovi e quella dei porci. Sic­ come noi godiamo del regime della nazione più fa­ vorita e siccome i dazi francesi sul bestiame anda­ rono in vigore l’8 maggio 1881, noi continuammo a godere l’esenzione per i bovi e i porci. Ora, dal seguente prospetto la relazione deduce che la decli­ nazione del commercio del bestiame è molto ante­ riore alle mutazione dei dazi e che essa si estende anche sulle merci dove l’aumento non ebbe luogo. Ecco le cifre secondo le statistiche francesi pei nove primi mesi degli anni :

1879 1880 1881

Bovi... 36 449 31.338 20 331 V acche... 19.026 12 518 6.301 V i t e l l i ... 10.101 10.577 9.880 Bestiame bovino e caprino 227 290 116.428 113 691 P o r c i ... 18.228 14.617 11.480 2° La legge 23 luglio 1881 avendo abolito i dazi d’uscita per il bestiame risulta che l’aggravio delle esportazioni italiane, è, nella più parte delle voci, molto lieve e che in alcuni casi (tori e maiali lat­ tanti) il nuovo reggimento riesce,-nel suo insieme, più favorevole dell’ antico.

o" Non potersi sostenere che la modificazione di reggimento daziario sia la causa della declinazione del commercio del bestiame, se la maggior gravezza sui buoi equivale a circa uno per cento del valore, sulle vacche a poco più del 0.70 per cento e sui vitelli a meno del 0.10 per cento.

La relazione, dopo questi calcoli, porta in nota le dichiarazioni fatte dal Comizio agrario di Torino in una petizione indirizzata alla Camera dei depu­ tati, dove si diceva : 10 che le concessioni ottenute dalla Francia a favore dei prodotti italiani non com­ pensano il danno che verrà al commercio del be­ stiame; 2° che i dazi della tariffa generale francese sul bestiame sono incomportabili ; 3° che tali dazi potendo esser aumentati, sarà uccisa 1’ esportazione del nostro bestiame già ferita a morte; 4° che non si può comportare la quadruplicazione de’ vecchi dazi.

Evidentemente, dopo le cifre, — che trattandosi di argomento così discusso abbiam voluto riportare con larghezza, — vi è almeno da dubitare che le affermazioni del Comizio agrario torinese fossero esagerale !

Parla poi la relazione delle principali voci di cui si stipulò la esenzione od il minore aggravio, a con­ fronto del trattato del 1877; rimandando i lettoria quanto scrivemmo nell’articolo dell ’Economista più volle citato, ricordiamo, il pollame e la selvaggina, il burro fresco, il ria con e senza paglia, gli agru­ mi, le frutta, l’olio d i ricino, la manna, i marmi

segati in lastre di meno di 16 centimetri di spes­ sore, i laterizi, I’ acido nitrico, 1’ allume.

In quanto al solfato di chinino « al dazio di li­ re 4 — riportiamo testualmente la relazione — per chilogramma, stipulate nel 1877 convenne surrogar quello di L. 12. Il quale nondimeno rappresenta sempre una sensibile diminuzione del dazio attuale che, essendo di 5 per cento del valore, batte in­ torno a 23 lire. Del resto, i fabbricanti nazionali, già interpellati, si dichiarano interamente soddi­ sfatti. »

Un punto che diede luogo in questi ultimi mesi a discussione fu il dazio sul vino. Ecco come la relazione giustifica l’operalo dei negoziatori italiani. « Nel trattato pel 1877 si era ottenuto il dazio di L. 3.50 per ettolitro. La tariffa generale francese aveva portato questo dazio a L. 4.50, dichiarando pure che i vini da 16 gradi in su avrebbero pagati i diritti dello spirito eccedente tale limite. Noi ab­ biamo fatto indagini per conoscere la ricchezza al- coolica dei vini comunemente esportati in F rn c ia e abbiamo riconosciuto che cotesti vini non oltrepas­ sano il limite anzidetto. Ciò posto, e pur non di­ menticando di convenire che il dazio sullo spirito contenuto nei vini non potesse superare 30 centesimi per grado e per ettolitro, ed escluso ogni altro ag­ gravio di tasse interne pagabili al confine, abbiamo creduto giovevole di fare ogni sforzo per ridurre a più tenue misura il dazio di confine dei vini. Sti­ pulammo perciò il dazio di L. 3 che permetterà alla nostra enologia di fare un risparmio annuo di quasi un milione di lire. Ci pare adunque che in questo soggetto di vini, che interessa sì altamente l’econo­ mia di tutte quasi le provincie italiane, si sia con­ seguita una soluzione soddisfacente. E notiamo che errano coloro i quali liauro affermato che il dazio di tre lire surroga quello di 30 centesimi, inscritto nel trattato del Ì866 tra la Francia ed il Portogallo. Codesto dazio cessò di aver vigore nel 1879 e gli fu sostituito quello di lire 3.50 per ettolitro. Di guisa che si tratta di una riduzione vera e di grande momento.

Anche per le conterie, dividendole iu due classi, la relazione osserva che si ottennero delle condi­ zioni « riconosciute dai fabbricanti » molto eque.

Intorno ai dazi che riguardano la filatura della canapa e del lino, avendo avute informazioni che alla filatura di Lombardia importava ottener con­ cessioni sui filati che non superano i 10,000 metri per chilogramma e per quelle di Bologna i 5 mila, i negoziatori italiani, concentrarono i loro sforzi nelle tre prime classi delle tariffe francesi, ed ottennero un trattamento in generale alquanto migliore di

quello ottenuto nel 1877, come risulta dal quadro seguente :

T a r i f f a T r a t t a t o T r a t t a t o g e n e r a le 1 8 7 7 1 8 8 1

Fili sino a 2,000 metri 16 15 13 Fili da 2,000 a 5,000 metri 18 15 14.50 Fili da 5,0U0 a 6,000 » 23 15 18. 50 Fili da 6,000 a 10,000 » 23 20 18.50 f i l i semplici bianchi o tinti

e fili ritorti crudi:

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Pili ritorti imbianchiti o tinti

Sino a 2,000 metri 27 04 25.35 20.31

da 2,000 a 5,000 » 30. 42 25. 35 22. 65

da 5,000 a 6,000 » 38. 87 25. 35 28. 90

da 6,000 a 10,000 » 38. 87 33.80 28. 90 Non così fortunati furono i negoziatori nostri ri­ guardo ai filati di borra di seta, che sono oggetto di una promettente industria italiana, e rimasero i dazi del 1877. « Noi avremmo desiderato almeno, — dice la relazione — che il dazio sui fili che mi­ surano più di 80,500 metri per chilogramma, e che ora è (Esalo ad alta misura (120 lire per quintale) fosse mitigato e che scomparisse il nuovo aggravio del 30 0|0 di dazio dei filali semplici, a cui sareb­ bero assoggettati i filati ritorti, per elleno della nuova tariffa generale. Ma ci fu impossibile di ottenere al­ tro che la riduzione da 30 a 15 per cento (cioè alla stessa ragione tìssata nel 1877) della soprattassa ri­ guardante la torcitura. E, se ci duole di non aver potuto meglio appagare i voti de’ nostri produttori, non dobbiamo tacere però che essi esportano pochi filati in Francia, e hanno prospere relazioni con la Germania, Inoltre è da sperare che l’ Inghilterra e la Svizzera, le quali somministrano alla Francia quantità molto più ragguardevoli di filati di borra di seta, rendano cou le loro stipulazioni a noi pos­ sibile di partecipare al benefizio, in virtù della clau­ sola della nazione più favorita. »

Ottennero pure i negoziatori dei vantaggi nei dazi sui guanti, sulle tavole e sui fregi per impiantiti di legno, sulle trombe ed *strumenti musicali su le trecce di p iglia, suVe reti di coto"e, cappelli di feltro, bottoni, ecc., e sui cappelli di paglia.

Coucludesi questo paragrafo della relazione, colle seguenti parole:

« È degno di nota che le concessioni a noi fatte dalla Francia, in confronto alla nuova tariffa ge­ nerale, importano una riduzione di dazi (ci riferiamo

alle esportazioni del 1880) di sette milioni di lire ) Se fosse stato applicato il trattato del 1877, i nostri prodotti sarebbero sottostati a un nvbone e mezzo di lire di dazio di più di quello che pagheranno se­ condo il trattato attuale. »

Ci rimane ora di seguire la relazione nel suo esame della- tariffa B e la rimandiamo* ad un pros­ simo articolo.

L I T I SESSIONE DEL CONSIGLIO DEL COMMERCIO

Degli argomenti discussi durante I’ ultima riu­ nione del Consiglio del commercio e dell’ industria, eh’ ebbe luogo nella settimana decorsa, ci sembra, in verità, che quattro soltanto siano quelli che ab­ biano tale importanza e tale significato da richia­ mare su essi l’ attenzione degli studiosi di cose eco­ nomiche, — e, diciamolo pure, non sono gran cosa come programma di lavori di un Consiglio così au­ torevole.

È da lamentare sinceramente che I’ on. senatore Ferrara, scelto con tanta abilità a presiederlo, non abbia potuto intervenire alle sedute che si tennero, imperciocché sia mancato così un potente indirizzo alla discussione, e il sussidio di una mente anche più potente e profonda. E noi vorremmo pure che

i membri chiamati a comporre il Consiglio del Com­ mercio fossero interpellati più frequentemente da 1 - I’ on. ministro dell’ industria, e la loro azione con­ sultiva potesse spiegarsi con maggior larghezza, giacché ne rimarrebbero così accresciuti i vantaggi che l’on. ministri si ripromette dai pareri che ri­ chiede sulle questioni di maggior importanza, van­ taggi molto discutibili oggi, coll’ arbitrario sistema che si mantiene in vigore per la convoc zioue di tale consiglio. Nello stesso tempo sarebbe au­ mentato il prestigio dell’ istituzione, e aumentata ne verrebbe la responsabilità morale in coloro che lo compongono, ai quali si domanda una cooperinone seria, cosceuziosa, efficace, continua, e che in tal modo avrebbero tanta parte nell’indirizzo dell’azione governativa nel campo economico. Non è la sola riforma, questa, che ci attendiamo dagli uomini egregi, per vastità di dottrine e per forte esperienza, che dirigono oggi il ministro d’agricoltura, industria e commercio : ma è pur una, e giova sperare che non vogliano tardare di mettervi mano. Del resto, le parole pronunziate dall’on. ministro Berti nello inaugurare i lavori del Consiglio, ci stanno a ga­ ranzia che un riordinamento notevole debba seguire: solo è questione di evitare gl’ indugi, specie in un paese come il nostro, dove le crisi parlamentari si succedono con tanta frequenza, con danno così grave per l’amministrazione del paese.

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8 gennaio 1882

L’ E C O N O M I S T A

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Durante la discussione l’ Incagnoli parlò in gene­ rale, contro la opportunità delle stanze di compen­ sazione in Italia, nelle attuali coudizioni : Mancia, Malvano, Romanelli e Siccardi parlarono contro il prolungamento del termine per il-protesto cambia­ rio, difeso dal Luzzatti. La conclusione approvata, d’ interpretare cioè la disposizione vigente nel senso che il termine di un giorno per il protesto spiri alla mezzanotte, non è che provvisoria inquantnchè la questione sarà ripresa allorcl è si dovrà discuter la relazione dell’ on. Luzzatti. Vennero pure appro­ vali gli altri due punti, che noi abbiamo più su ac­ cennati , relativamente ai chéques, e il Consiglio chiuse la discussione su questo tema esprimendo lo avviso che sia lasciata piena libertà alle Camere di commercio e agl’ istituti associati di adottare, per l’ordinamento di questa istituzione, il tipo che parrà loro più acconcio, in relazione alle condizioni locali del credito, e al conseguimento del fine eli’ ebbe di mira il legislatore.

Procedendo per ordine, 1' altro argomento di una certa importanza, che fu causa di viva discussione in seno al Consiglio del commercio, è stato quello del disegno di legge relativo alla sorveglianza sulle caldaie a vapore. Non occorre ripetere qui quali siano i criteri a cui è informato questo disegno di legge, poiché sia già noto ai lettori dell’ Economista diremo soltanto, riassumendo l’ esito della discus sione, che il progetto stesso, il quale era già stato sottoposto all’esame del Consiglio del commercio in altra sessione, e da quella rinviato alla successiva, fu da questa nuovamente respinto. Accompagnato da una relazione statistica, che ci parve fatta apposta per dimostrarne la nessuna convenienza, almeno per ora, — debolmente difeso dall’Elle) a, — il Consiglio accettando u a proposta del Luzzatti, votò una mo zione sospensiva, per la quale si suggerisce al Mi­ nistero di promuovere l’ iniziativa privata per mezzo dell’ associazione: (die se si riuscirà per tal modo a buoni risultati, il Consiglio, non che discorrere di una legge speciale, espresse invece I’ avviso di sopprimere anche nel Veneto le disposizioni che sono colà tuttora mantenute in vigore della legge au­ striaca. La statistica presentata dal relatore del Mi­ nistero è lì per provare che non per questo il Ve­ neto fu regione meno provata dagli accidenti del ge­ nere di quelli che si mirava di evitare con una legge simile.

Non vogliamo però ommettere qui una osserva­ zione, ed è questa. 11 Ministero d’Agricoltura, In­ dustria e Commercio, Ila già presentato alla Camera un disegno di legge per gl’ infortuni delle fabbriche uno sulle casse di risparmio ed un terzo per l’isti­ tuzione di una cassa pensioni per la vecchiaia degli operai; senza richiedere per questi l’avviso del Con­ siglio del commercio: invece per quello, sulle cal­ daie a vapore, non solo ha interrogato codesto Con­ siglio, ma ha voluto udire il parere delle vane Ca­ mere di commercio. Ci pare evidente, che bene altra sarebbe stata l’ impressione che avrebbe de­ stata nei membri del Consiglio il ■ progetto sulle caldaie a vapore, se, p. es., fosse stato presentato come una sezione a parte del progetto di legge sul— gl’ infortunj, di cui, in verità, ci sembra esser com­ plemento. Forse non sarebbe stato così facilmente respinto, imperocché se ne sarebbe compresa meglio la convenie za, e in ogni modo sarebbe stato più ampio il campo della difesa. Si rimprovera al pre­

sente disegno di legge sugl’ infortunj di contemplare una classe soltanto di operai, e di stabilire con ciò un’ ingiusta differenza di trattamento giuridico: è chiaro che se adesso univasi, come un capo a parte complementare, ciò che si presentò al Consiglio come disegno di legge sulle caldaie a vapore, e che fu elaborato dall'oc, ministro Berti contemporaneamente al primo tale rimprovero non avrebbe potuto esser mosso con serio fondamento. Parleremo in seguito degli altri argomenti discnssi dal consiglio del com­ mercio.

L’AMMINISTRAZIONE DELLE GABELLE

Negli ultimi giorni dell’ anno testé spirato venne pubblicata la relazione sul servizio dell’amministra­ zione doganale per l’anno ISSO, compilata per cura dell’egregio Direttore generale comm. Cilena.

La relazione si compone di nove capitoli, quanti sono i diversi servizi che dipendono della Direzione generale delle Gabelle; più, di un altro capitolo che abbraccia il conto amministrativo.

Non potendo per abbondanza di materia parlare diffusamente di ciascuno di essi, ci limiteremo a dare di ciascuno qualche notizia più importante.

Le entrate doganali furono per oltre 8 milioni di lire inferiori a quelle del 1879, la qual cosa sugge­ risce al relatore il ricordo che nel 1879, per cause già ben note vi fu un’ eccezionale importazione di coloniali, di petrolio e di cereali. Un confronto fra i due anni 1879 e 1880 circa alle importazioni del caffè e dello zucchero, e alle respeltivB riscossioni del dazio, ci fa conoscere che nel 1880 furono im­ portati in meno 505,111 quintali di zucchero e 48,215 di caffè, le quali diminuzioni sono rispetti­ vamente rappresentate da una differenza nelle ri­ scossioni di L. 16,416,750 e di L. 2,158.036. Però le riscossioni del 1880 superarono di oltre cinque milioni di previsioni, le quali in gran parte si basa­ no sul consumo annuo che in media è di 750 mila quintali di zucchero e 125 mila quintali di caffè ; ma tale consumo accenna, coinè gli incassi mede­ simi lo dimostrano, a prendere maggiore incre­ mento.

Varie sono le merci che furono nel 1880 impor­ tate in maggiore quantità e fra queste l’olio di co­ tone, che si destinò, come si sa, a sciupare uno dei nostri migliori prodotti agricoli.

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com-mercio dei vini nazionali. Ecco quanto in proposito si legge nella relazione:

« L’abolizione del dazio di uscita dei vini diede, come era da prevedere, un utile e sicuro risul­ tato. »

« La filossera poi che distrusse gran parte dei vi­ gneti della Francia, concorse aneli’ essa ad aumen­ tare le nostre esportazioni, le quali da una media di ettolitri 408,870 salirono ad ettolitri 1,076,58) nel 1879, e ad ettolitri 2,205,528 nel 1880. L’espor­ tazione è imputabile, per due terzi alle proviucie meridionali, per un terzo alle settentrionali. Il paese è convinto che bisogna produrre molto, e comincia anche a persuadersi' che è d’uopo di produr bene; di perfezionare i metodi di fabbricazione ; di otte­ nere de’ vinitipi ; di renderli resistenti ai lunghi viaggi; e questa alma parens degli antichi, purché non indugiamo ad interrogarla, ci ridarà una ric­ chezza, che le violenze di guerra, le divisioni poli­ tiche e le secolari ignoranze ci avevano fatto dimen­ ticare. »

«Noto a questo proposito che la concia dei vini nazionali con spirito estero avvenne più largamente nel 1880 in 15 provinole, probabilmente anche in conseguenza delle agevolezze accordate col decreto ministeriale 21 luglio d| esso anno.

« La concia, oltre che ai vini buoni e scadenti, si estende anche ai mosti; ai quali si mescola una grande quantità di spirito (22 30 Olo) in media). Essi sono poi manipolati in Francia per la fabbrica­ zione dei vini vermouth. »

L’ esportazione del vino conciato ebbe luogo nel modo seguente : ettolitri 932,984 » 33,971 » 18,456 » 950 » 423

relazione tratta dei dazi Per la Francia .

» l’ Austria » P Inghilterra » la Svizzera . » 1’ America . Il secondo capitolo della

di consumo, ma non offre mollo interesse poiché la relazione accenna brevemente alla rinnovazione dei contratti di abbuonamento fra governo, comuni, li­ mitandosi ad elogiare soltanto il principio di pere­ quazione, a cui furono informati gli abbinam enti medesimi.

Nel terzo capitolo la Relazione si occupa delle tasse di fabbricazione. Le fabbriche per l’estrazione dello spirito aumentarono nel 1880 e si ebbe per conseguenza un maggior prodotto che superò i 68 mila ettolitri. Su questo argomento è notevole il fatto che nel 1880 ben 2709 proprietari di fondi distillarono in esenzione di tassa, mentre nel 1879 furono soltanto 990. La Finanza non avendo in ciò alcuna ingerenza, non si conosce la relativa produ­ zione. Le fabbriche di birra subirono insensibili va­ riazioni nel 1880 e lo loro produzione fu di etto­ litri 116,217, cioè maggiore di ettolitri 3888 di fronte al 1869. Le fabbriche di acque gazose pro­ dussero invece 4084 ettolitri in meno quantunque siano aumentate di 31 ed il numero di quelle che lavorarono sia stato maggiore. Tralasciando (l’intrat­ tenerci sulle fabbriche di polvere pirica e di cicoria, perchè non presentano importanti variazioni, osser­ viamo che in Italia vi sono due sole fabbriche di zucchero, delle quali una soltanto lavorò nel 1880, dando un prodotto di quintali 1016, che fu sensi­ bilmente maggiore a quello del 1879, rappresentato da quintali 195.

Dai capitoli IV, V e VI della relazione ci limi­ teremo a riportare semplicemente il reddito accer­ tato negli anni 1879 e 1880 vietandoci la ristret­ tezza dello spazio di estenderci di più. Abbiamo quindi :

Reddito 1880

Tabacchi... 104,867,757 Saline (utile n e t t o ) ... 67,673,517 Lotto (prodotto netto dalle vincite) . 26,775,553

Reddito 1879

Tabacchi... 104,203,866 Saline (utile n e t t o ) ... ... 67,830,134 Lotto (prodotto netto dalle vincite) . 27,668,750 Quanto al lotto abbiamo trovato nella Relazione che je spese d’ amministrazione, cioè aggio ai con­ tabili, stipendio agli impiegati e spese diverse asce­ sero nel 1880 a L. 6, 450,749. Per conseguenza, l’ utile netto a benefizio doli’ erario si sisolve in li­ re 20,324,804, adequali debbono unirsi L. 6,082,150 per tassa di ricchezza mobile, la quale pesa a ca­ rico dei vincitori. A proposito di vincitori riportiamo, a titolo di curiosità, il montare delle vincite che fu nel 1830 di oltre 46 milioni di lire, mentre nel 1879 ascesero a poco più di 39 milioni e mezzo.

Diamo il testo del disegno di legge presentato alla Camera dall’ on. Domenico Berti, ministro di agricoltura, industria a commercio, — disegno di legge che verrà distribuito in questi giorni assieme alla relazione ministeriale. La ristrettezza dello spa­ zio ci obbliga di rimandare al prossimo numero l’e­ same di questa relazione: ci limitiamo per ora a dire, ch’essa è composta di XVIII capi e si può considerare come divisa in due parti: — nella pri­ ma si esaminano le condizioni generali della classe operaia in Italia e si discute il problema della pre­ videnza, nella seconda si discutono le disposizioni comprese nel disegno di legge.'

Art. 1. — È istituita una Cassa nazionale per la vecchiaia con facoltà di acquistare e possedere ; essa è autonoma ed è amministrata dalla Cassa dei depo­ siti e prestiti.

Art. 2. — Possono inscriversi alla Cassa i cittadini che abbiano raggiunta l’età di anni 18 e che atten­ dano a lavori manuali nelle industrie manifatturiere ed agricole, o prestino servizio ad opera od a gior­ nata.

Art. 3. — Il fondo per le pensioni è formato:

a) dai contributi delle persone che s’inscrivono

alla Cassa ;

b) dai due decimi degli utili netti provenienti

dalle Casse di risparmio ordinarie ;

c) dai due decimi degli utili netti delle Casse postali di risparmio ;

d) dai lasciti, dai doni e dalle largizioni fatte

dai privati o dai corpi morali e da ogni altro pro­ vento staordinario, sia a beneficio di tu tti i eittadini inscritti, sia con particolare designazione.

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8 gennaio 1882

L’ E C O N O M I S T A

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Art. 5. — Il contributo mensile non può essere inferiore a lire una né maggiore di lire quattro, e può essere versato anche in rate non eguali, purché ogni versamento non sia minore di una lira, e la somma annuale delle rate versate raggiunga lire do­ dici e non superi lire quarantotto.

Art. 6. — iNel Ministero di agricoltura, industria e commercio è instituiro un Comitato centrale per gli istituti di previdenza, composto di nove membri no­ minati per decreto reale. Il Comitato è presieduto dal ministro.

In ogni provincia del regno è costituita una Com­ missione, composta di un membro nominato dal Go­ verno, uno eletto dal Consiglio provinciale, uno dal Consiglio comunale del capoluogo, e due dalle presi­ denze delle società .di mutuo soccorso, nelle provincie ove esistono questi sodalizi.

Art. 7, — Per essere inscritto alla Cassa bisogna:

a) fare un primo versamento di lire cinque in una

delle Casse postali del regno, su apposito libretto ri­ lasciato da esse e intestato alla Cassa nazionale per la vecchiaia ;

b) presentare domanda alla Commissione provin­

ciale corredata dai documenti, che comprovano i re­ quisiti richiesti dall’ articolo secondo.

La Commissione provinciale pronunzia sull'am m is­ sibilità della domanda. Se questa non è accolta, la Commissi ne medesima ne dà avviso al richiedente ed all’ ufficio postale per il rimborso del primo versa­ mento.

Art. 8. — Le società di mutuo soccorso che per gli statuti o regolamenti propri distribuiscano a ab­ biano stabilito di distribuire ai soci assegni vitalizi, o sussidi per la vecchiaia, hanno facoltà di attribuire alla Cassa nazionale le somme a questo fine accumu­ late. Queste somme debbono essere versate nelle Casse di risparmio postali, e debbono essere inscritte al nome dei soci, quando questi abbiano i requisiti di cui al- 1’ articolo 2, per la parte spettante a ciascuno di essi, secondo gli statuti e i regolamenti sociali.

Le somme registrate nei libretti sono considerate come altrettante quote annuali di cui all’articolo 5 ed in ordine alla tabella A è accertato il numero degli anni di contributo a cui esse corrispondono, giusta lo stesso contributo che i soci si obbligano di corrispondere dopo la loro inscrizione alla Cassa nazionale. Di questo nu­ mero di anni è tenuto conto sia per diminuire il pe­ riodo di tempo necessario per conseguire la pensione, sia per determinare 1’ entità della pensione medesima.

Tutte le altre disposizioni della presente legge si applicano ai membri delle società di mutuo soccorso cosi inscritti alla Cassa nazionale.

Art. 9.-— Hanno diritto a conseguire pensione gli inscritti che abbiano raggiunta l’età di anni cinquanta compiuti e che abbiano contribuito alla Cassa nella misura stabilita daU’articolo 5, per un tempo non mi­ nore di anni 15.

Art. 10. — Dal diritto s-Ila pensione decade l’inscritto alla Cassa che abbia cessato per due anni dal versa­ mento del contributo, prima di aver raggiunto il li­ mito minimo di anni 15. 11 tempo di decadenza decorre dal giorno in cui i versamenti risultano inferiori alla somma che T inscritto avrebbe dovuto versare nella Cassa, ragguagliando il contributo alla ragione di una lira al mese.

Dentro un anno dalla decadenza l'inscritto può met­ tersi in buon giorno, pagando i contributi arretrati cogli interessi composti moratori computati a semestre.

Decorso Tanno, l’inscritto decade definitivamente dal diritto a pensione ed è radiato dai ruoli. Un terzo delle somme versate dall’ inscritto decaduto dal diritto a pensione e rispettivi interessi, e tutte le quote di con­ corso e rispettivi interessi, che gli erano assegnati, vanno ad accrescere il fondo delie pensioni per gli inabili al lavoro.

L’ altra parte rimane in libera proprietà dell’inscritto

può essergli restituita secondo le norme della legge 27 maggio 1875, numero 2779, serie seconda, sulle Casse postali di risparmio.

Art. 11. — L’inscritto che abbia regolarmente ver­ sato il contributo a cui si è obbligato, può essere am­ messo. al godimento immediato della pensione, per de­ liberazione della commissione provinciale, quando, per caso fortuito da cui sia stato colpito nell’esercizio del suo mestiere, egli sia diventato assolutamente inabile a qualsiasi lavoro.

Art. 12. — GT inscritti che si trovino nelle condi­ zioni dell’ articolo precedente hanno diritto a speciali quote di concorso che provengono:

a) dal terzo dell’ ammontare ritenuto sui versa­

menti fatti da chi è decaduto dal diritto a pensione;

b) dalle quote di concorso che erano state asse­

gnate a queste persone contro le quali si è pronun­ ciata la decadenza;

c) dai doni, lasciti, largizioni di privati o da corpi morali, fatti alla Cassa con scopo di sovvenire tutti gl’ inabili al lavoro, oppure quelli soltanto di una de­ terminata circoscrizione di territorio.

Art. 13. — Le Commissioni provinciali deliberano sulle domande delle persone inscritte per T ammissione loro al godimento della pensione, e le comunicano al Comitato centrale per gli istituti di previdenza, il quale, in conformità della domanda degli ammessi a pensione, determina la pensione stessa :

1° In ordine alla ta b e lla ri; nella misura dei soli interessi, alla ragione del cinque per cento all’ anno, sul capitale accumulato coi versamenti fatti, colle quote di concorso e cogli interessi composti sulle somme medesime, il capitale rimanendo in proprietà dello am­ messo a pensione ;

2° In ordine alla tabella fi; esaurendo colla pen­ sione tutti gl’ interessi accumulati dei versamenti fatti e delle quote di concorso, ed aggiungendovi T inte­ resse del capitale costituito coi versamenti fatti e colle quote di concorso, il quale rimane in proprietà del- T ammesso a pensione.

3°' In ordine alla tabella C; esaurendo colla pen­ sione le somme versate e rispettivi interessi e rila­ sciando in proprietà dell’ ammesso a pensione soltanto l’ammontaro delle quote di concorso e loro interessi.

Art. 14. Sulla domanda dell’ammesso a pensione, il Comitato centrale può ordinare che dalla Cassa gli sia liquidato un capitale :

1° In ordine alla tabella A ; uguale alla somma ac­ cumulata coi versamenti e coi rispettivi interessi, escluse le quote di concorso e loro interessi, che restano in pro­ prietà dell’ inscritto ;

2 In ordine alla tabella D ; secondo il valore, al momento della liquidazione, degli interessi composti dei versamenti fatti e delle quote di concorso, calco­ lati sino al tempo probabile della morte dell’inscritto, riservando in proprietà del medesimo i contributi ver­ sati e le quote di concorso.

Art. 15. Le somme che rimangono in proprietà del­ l'inscritto a termini degli articoli 13 e 14 sono paga­ bili alla di lui morte agli aventi diritto. Sono pure pa­ gabili agli aventi diritto gli interessi di queste somme dal giorno della liquidazione a quello della morte del­ l’inscritto, salvo i casi di cui all’articolo 13, N. 2, e art. 14, N. 2.

Ai medesimi sono pagabili anche le somme corri­ spondenti ai contributi ed agli interessi rispettivi, quando l’inscritto venga a morire prima dell’ammis­ sione a pensione.

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al pagamento del capitale coll’emissione di un libretto di risparmio.

Art. 17. Nel caso di morte di uno degli inscritti, gli eredi o gli aventi diritto debbono far pervenire al Co­ mitato centrale il libretto d’inscrizione del defunto, accompagnandolo dai documenti necessari a compro­ vare i diritti alla successione dell’estinto.

Spetta al Comitato riconoscere questi diritti ed or­ dinare la sostituzione del libretto esistente con un libretto di risparmio della Cassa postale, intestato agli eredi del defunto.

Art. 18. Le decisioni del Comitato centrale sono co­ municate all’interessato e alle rispettive Commissioni provinciali.

Contro le decisioni del Comitato centrale, relative all’assegnazione delle pensioni e alla liquidazione del capitale, è ammesso il ricorso alla Corte dei Conti. De­ corso un mese dalla data della comunicazione ali’inte-

essato cessa il diritto al ricorso.

Contro le decisioni delle Commissioni provinciali l'in­ teressato ha diritto di ricorrere al Comitato centrale, entro un mese dal giorno in cui furono pronunziate.

Art. 19. — Alla fine di ciascun anno le Commis­ sioni provinciali compilano i ruoli degli iscritti sulla base di quelli dell’anno precedente, aggiungendovi gli inscritti dell’ anno e radiando i decaduti.

I ruoli cosi rettificati debbono essere trasmessi al Comitato centrale.

Art. 20. — Il Comitato centrale compila il ruolo generale per mezzo dei ruoli comunicatigli dalle Com­ missioni provinciali, raccoglie in elenchi separati gli inscritti con assegnamenti speciali (art. 3, lett. d) e gli ammessi a pensione, quelli cui è applicata la dispo­ sizione dell’ articolo 14, e quelli che risultano morosi al pagamento dei contributi in ordine all’articolo 10.

Art. 21. — Le pensioni non possono sequestrarsi o cedersi, nè sono soggette a ritenuta per imposta di ric­ chezza mobile o per qualsiasi altro tributo.

I certificati, atti di notorietà ed altri documenti re­ lativi all'esecuzione della presente legge, sono esenti dal diritto di bollo e da ogni altra tassa.

Art. 22. — È data facoltà al Governo del Re di provvedere alla esecuzione della presente legge con apposito regolamento da approvarsi con decreto reale, sentito il parere della Corte dei conti e del Consiglio di Stato.

Rivista Bibliografica

Per valle Stura o per valle Scrivia?

Sotto questo titolo l’ ing. Luigi Bosco ha pubbli­ cato un nuovo opuscolo, il quale non è altro che una risposta a quello pubblicato dagli onorevoli se­ natore Boecardo, ing. Gio. Argenti ed Edalio Rag­ gio. L’ing. Bosco pronunziandosi per la linea per Valle Stura, si dà a combattere nel suo opuscolo tutte le obiezioni che i sostenitori di Valle di Seri- via hanno sollevalo, facendo osservare anzi tutto che i voti del consiglio provinciale di Genova, e spe­ cialmente quelli del consiglio comunale non furono spontanei perchè ispirati a ragioni politiche, nè tali da destare fiducia perchè basati sopra cifre e dati erronei. Secondo l’autore dell’opuscolo la preferenza che i suoi avversari danno alla linea della Polcevera e della Scrivia poggia su due affermazioni gratuite; sull’affermazione cioè che quella sia la linea più breve e che offra più pronte comunicazioni con la Lombardia, cosa che per l’ ing. Bosco è soltanto as­ serita ma non dimostrata, mentre al contrario la

linea per la Valle Stura, sarebbe per l’opuscolo d’in­ dole supremamente internazionale e darebbe minori pendenze e minore percorrenza dell’altra. L’ autore dimostra poi che nell’opuscolo pubblicato- dagli av­ versari vi sono cifre ed errori: per esempio la di­ stanza fra la stazione di Genova e di Sampierda- rena vi è valutata metri 3500 mentre non è che di 3000 o al più di 3090; la distanza fra Sam- pierdarena e l’argine della succursale sarebbe di metri 2290 e non di 1600; correggendo tutti questi dati erronei ne verrebbe, secondo l’autore dell’opu­ scolo che analizziamo, che lo sviluppo totale da Ge­ nova ad Alessandria per mezzo della linea progettata dalla direzione governativa sarebbe di metri 80,390 e non di metri 79,700 indicati nell’ opuscolo ebe l’ ing. Bosco ha preso a combattere, e da ciò ne conseguirebbe che il progetto per Valle Stura pre­ senterebbe un accorciamento di metri 5015. Oltre questo sarebbe anche errata la distanza fra Genova e Serravalle, la quale secondo l’ ing. Bosco non sa­ rebbe di metri 49,700 ma bensì di metri 50,390; nè potrebbe accettarsi la lunghezza di 60 chilometri, che sulla carta dello stato maggiore si dà alla linea Serravalle-Torlona-Mortarn, non potendo essa essere minore di 64 chilometri. Corrette in questa guisa le cifre, e adottando il progetto del 18 per mille, l’in- genere Bosco ritiene che ne verrebbe sempre un allungamento di metri 1940 per Valle Scrivia. Quanto poi alla spesa il tracciato per Valle Stura presen­ tando minori difficoltà, e minori opere muratone vien valutata per ciascun chilometro a L. 680,000; e quanto al tempo, tenuto conto della galleria del Turchino, tutta la linea per Valle Stura potrebbe compiersi in due anni e mezzo. Questo per som­ marissimi capi, è quanto ha scritto f ing. Bosco nel suo opuscolo Per valle Stura o per valle Scrivia ?

Notizie economiche e finanziarie

Il Governo intende di agevolare i trasporli e la esportazione in più larga misura dei nostri prodotti agricoli, che sono molto ricercati all’estero.

Dalle Amministrazioni dei lavori pubblici e d’agri­ coltura e commercio si prenderanno gli opportuni accordi in proposito.

— Si parla della fusione delle due Società Piaggio e Lavarello in una sola col capitale di L. 30,000,000.

— Dal 14 al 20 dìcembie passarono i Darda­ nelli 49 bastimenti, ossia 30 vapori e 19 velieri. I eariclii di grano erano 17, di granone 8 e di generi diversi 24.

Dei suddetti 49 bastimenti, 10 erano diretti per Marsiglia, 10 per Malta, 7 per Gibilterra, 5 per l’Inghilterra, 5 per Anversa, 3 per Trieste, 2 per Dunkerque, 1 per Genova, 1 per Venezia, per Nizza, 1 per Gestemunda, 1 per Cette, 1 per Stavanger ed 1 per Porto Said.

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L’ E C O N O M I S T A

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— Corrispondenze da Alessandria lamentano che l’invio delle merci sui piroscafi nazionali impieghino un tempo maggiore di quelle spedite da Londra e da Parigi^ Questi ritardi, scoraggiarono ed indispet­ tiscono quei negozianti ed intralciano il commercio fra l’Italia e l’Egitto.

— La Camera di Commercio di Gpnova ha do mandato al Governo che s’ inducano alcune sempli­ ficazioni nello sdaziamento dei ferri. I fabbricanti di lavori di piombo hanno reclamato contro la domanda di aumento del dazio sui piombi.

— Il ministro del commercio ha inviato ai pre fetti del Regno le istruzioni per il modo con cui le amministrazioni comunali dovranno compilare in ogni settimana la nota dei prezzi per le principali derrate e ha raccomandato di adottare sistemi uni­ formi, affinchè non si ripetano le irregolarità finora

i

deplorate.

— Quest’anno l’esportazione del burro e del for­ maggio per gli Stati Uniti è stata di molto al di sotto di quella dell’anno precedenti*, mentre nel­ l’anno 1880 si esportarono libbre 102,102.000 di formaggio, l’esportazione del 1881 fu di 98,800,000 libbre. Nell’anno scorso si esportarono 20 993,000 libbre di burro, mentre quest’anno ne furono espor­ tate appena 16,320,000. Questa grande differenza è dovutala! caro prezzo dell’uno e dell’altro articolo.

— A Odessa si sta per fondare una Società com­ merciale allo scopo di raccogliere i prodotti della terra della Russia Meridionale e rivenderli poi al­ l’estero.

A cominciare dal primo gennaio l’ interesse dei buoni del Tesoro che il governo è autorizzato di alienare fu fissalo come appresso:

3 °|0 pei buoni con scadenza a 6 mesi; 4 ° |0 pei buoni con scadenza da 7 a 9 mesi; 5 “|„ pei buoni con scadenza da 10 a 12 mesi. — Il ministro del tesoro ha determinato che l’in­ teresse da corrispondersi per l’anno 18s2 sulle somme depositate nelle Casse postali di risparmio sia man­ tenuto nel saggio già determinato per l’anno 18 Si del 3 50 per cento, al netto della ritenuta per im­ posta di ricchezza mobile, corrispondente a L. 4,0514 per cento al lordo.

— Dal progetto presentalo dall’on. Rerti alla Ca­ mera sul riordinamento delle Casse di risparmio, togliamo le seguenti notizie sullo stato attuale di questi Istituti:

L’ammontare dei depositi ascende a 686,721,574 lire e 7 centesimi.

Nel 1880 le spese delle Casse di risparmio or­ dinarie ascesero a L. 28,199,276.15 e gli utili a L. 34,126,792.17.

Le provinole ove i depositi sono più rilevanti, sono le seguenti :

Milano L. 159.091.901.75, Roma L. 49,869,633.16 Firenze L. 49,450,431.50, Como L. 45.208,657.16, Torino L. 34,089 637.16, Genova L. 30,878,290.22.

Neba Cassa di Bologna i depositi giungono a 23 milioni, in quella di Verona a 24 circa, in quella di Bergamo a 21, in quelle di Pavia e di Novara a 20.

La Cassa di risparmio di Parigi ha pubblicato il suo bilancio per l’esercizio del 1881. Eccone il riassunto. Essa ha ricevuto durante l’annata:

1° F -anchi 33.704,108 e 12 cent, in 426,647 versamenti di cui 65,281 nuovi.

2® Franchi 819,669 e centesimi 22 per rendite provenienti dalle Casse di risparmio dipartimentali.

3* Franchi 678,284 e cent 25 per 110,207 parti di arretrati di rendite appartenenti ai deposi­ tanti. Inoltre essa ha capitalizzato perdonino dei de­ positanti, gl’ interessi per un valore di 2,189,435.44 franchi.

Essa ha rimborsato:

1° Franchi 26,026,800 e cent. 14 per 138,671 ritiri di cui 19 528 per saldo.

2° Franchi 535,426 e 67 cent, per pagamenti | dovati alle Casse di risparmio dipartimentali.

. 3° Franchi 4,814,762 e cent. 90 per acquisto di 185,245 ir. di rendita per conto di 7,860 depo­ sitanti.

4° Franchi 25,3-55 per 50 depositi alla Cassa dei ritiri per la vecchiaia.

Al 31 dicembre 1881 il saldo dovuto dalla Cassa di risparmio di Parigi a 403.279 depositanti si ele­ vava alla somma di ir. 72,403 813 o cent. 83 rap­ presentato tanto dalle somme in cassa, e alla Banca, quanto da quelle versate alla Cassa dei depositi e consegne. Il numero dei depositanti al 1° genn. 1881 era di 358,993 sicché durante l’ anno si accrebbe di 44,286. Il saldo dovuto ai depositanti che era al 1° di gennaio 1881 di fr. 6 >,458,882 e cent. 84 si accrebbe nel corso dell’anno di fr. 5,934,930 e centesimi 99.

CRONACA DELLE M I R E DI COMMERCIO

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far-ticolo citato, si riferisce alle Esposizioni regionali, esprime l’ i.lea ohe la Camera non potrebbe nello stato attuale delle cose astenersi dall’accettare l’in­ vito fattole dal Comitato promotore.

Dopo altre'considerazioni fatte dai memb i Trom- botto, Cerinozegna, Rabbi ed altri, venne approvato a maggioranza il seguente ordine del giorno propo­ sto ilal Presidente : « La Camera facendo voti per la buona riuscita dell’impresa che, per gli evidenti ostacoli che presenta torna a lode dei coraggiosi che se ne fecero iniziatori, accogliendo I* invito che le ne venne, delega a rappresentarla nel Comitato ese­ cutivo il comm. Malvano suo presidente con facoltà di farsi rappresentare. »

Catm ra di commercio di Livorno. Seduta del 19 dicembre — Dopo la lettura di un officio della Camera di commercio di Genova dal qua'e resulta che in quella città gli impiegati doganali non rice­ vono alcun compenso quando prestano servizio in ore straordinarie e in giorno festivo, la Camera de­ libera di rinnuovare le istanze già fatte al Ministero affinchè sia stabilito che anche presso la dogana di Livorno gl’impiegati in casi analoghi debbano prestar l’opera loro senza percipere alcuna retribuzione.

Dopo ciò il Presidente dà lettura di vari docu­ menti, fra cui una lettera del deputato Bostlli con la quale il medesimo accusa ricevimento della ri­ sposta data dalla Camera al quesito da lui sottoposto intorno alle soprattasse di entrepôt onde sono gra­ vati all’ importazione in Francia i generi di origine europea se provenienti da un paese diverso da quello di produzione, ed i generi di origine extra-europei se provenienti da un paese di Europa ; risposta in cui la Camera sì pronunzia per la convenienza di stabilire anche in Italia le dette soprattasse nei casi e per le merci che ne sono colpite in Francia.

Camera di commercio di Milano. — Nella se­ duta del 29 ottobre si discusse il rapporto della Commissione incaricata di riferire sulla istituzione deliberata dalla stessa Camera di commercio, di me­ daglie distribuibili a piccoli industriali ed operai espositori, nonché a collaboratori di ditte esposi- rici. La predetta Coni missione avendo riconosciuto t’ impossibilità di raggiungere il proprio intento, at- 1 tesolo scioglimento della Giuria, a cui sarebbe spet­ tato l’assegnamento di tali premiazioni, aveva pro­ posto il seguente ordine del giorno :

La Camera di commercio di Milano :

Ritenuto che il deliberato del 9 aprile, con cui s’ istituirono medaglie d’oro, d’ argento e di bronzo da distribuirsi a titolo d’ incoraggiamento agli ope­ rai, ed ai proprietari di piccole officine, che si fos­ sero distinti coi loro lavori all’ Esposizione Nazio­ nale.

Ritenuto la presente difficoltà di attuare tale as­ segnamento in modo perfetto, essendosi sciolta la Giurìa dell’ Esposizione.

Considerato essere dovere della Camera di man­ tenere, almeno nello spirito il deliberato suddetto corrispondente allo scopo per cui vennero fatte le generose oblazioni dichiara :

Che la Commissione da essa nominata per l’ at­ tuazione del deliberato del 9 aprile convochi gli oblatori, invitandoli ad assentire che le somme con­ seguibili per le cessióni da essi fatte delle quote sottoscritte quale concorso al fondo necessario per iniziare I’ Esposizione Nazionale sieno dalla Camera di commercio investiti in rendita dello Stato onde

col prodotto degli interessi di questa provvedere, mediante apposita Commissione, ad una distribuzione annuale a titolo d’ incoraggiamento di medaglie d’oro, d’argento e di bronzo e di premj in denaro a que­ gli operai e proprietari di piccole officine, che sa­ ranno ritenuti meritevoli nei diversi lavori della loro industria. — E quest’ordine del giorno, modificato nel senso che la Commissione nel conferire premj in denaro non deliba oltrepassare le lire 2000, venne approvato all’unanimità.

Nella stessa .seduta venne approvato il progetto di istituire un campionario permanente nazionale ed estero in concorso della rappresentanza della Società d’ incoraggiamento.

Nella seduta dell’ 8 novembre vennero approvati 10 Statuto e il Regolamento per la istituzione di stanze di compensazione in Milano.

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effettua-8 gennaio 1effettua-8effettua-82

L’ E C O N O M I S T A

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zinne sebbene tenuta in una inferiore categoria. Al seguito di ciò, la Camera di commercio determinò di affidare alla Presidenza l’ incarico di fare opera affinchè sieno efficacemente tutelati gl’ interessi di Milano nell’ importante scelta del tracciato in que­ stione.

Nella seduta del 7 dicembre si discussero varie importanti proposte, fra cui quella della creazione di una linea di navigazione diretta fra l’Italia e Mel­ bourne, fatta dalla Camera di Commercio di Mel­ bourne e la Camera di Milano, dopo breve discus sione concluse facendo voti die le relazioni com­ merciali fra l'Italia e l’Australia, prendano tale im­ portanza da permettere una linea diretta di naviga­ zione fra i due paesi. Sulla domanda da parte del Consolato svizzero del parere deba Camera sulla legge federale concernente il controllo dei lavori d’oro e d’argento, la Camera, richiamando il voto del 1° febbraio 188!, col quale deliberava di appog­ giare presso il Governo del Re un’istanza degli ore­ tici milanesi per il mantenimento del marchio facol­ tativo, passava all’ordine del giorno. Infine, venuto in discussione il voto del Comitato esecutivo della Esposizione industriale del 1881, col quale si ecci­ tava la Camera di Commercio a voler proclamare una nuova Esposizione nazionale da tenersi nel 1891, la Camera di Commercio, pur ritenendo che l’indire oggi, tale Esposizione sarebbe troppo prematuro, mal potendosi apprezzare le circostai ze che negli anni avvenire potrebbero indurre in un diverso consiglio, fece voti tuttavia che le circostanze sieno tali da permettere a suo tempo di proclamare una nuova Esposizione.

Alla Commissione reale nominata per studiare le condizioni dall’industria ita.iana all’ Esposizione, i tessitori di lino avevano presentato una memoria nella quale esponevano le ragioni che loro facevano desiderare il mantenimento dello statu quo nella tariffa daziaria delle manifatture di lino, o quanto, meno delle modificazioni tali che, favorendo la fila­ tura, non dovessero portare la distruzione della tes­ situra, ormai discretamente avviata in paese, tanto da aver potuto iniziare felicemente la esportazione di tessuti fatti di filati esteri; senonchè di detta loro memoria non videro fatto alcun cenno nella, rela­ zione della Sezione 2a della Commissione, la quale invece mostrò curarsi soltanto delle rimostranze dei filatori. Ciò stante, avendo interesse che le loro os­ servazioni siano fatte conoscere al Ministro, i tessi­ tori ri presentarono una copia di tale memoria alla Camera di Commercio chiedendole che la trasmetta, appoggiandola, al Ministero del commercio. Il te­ nore in brevi parole della loro istanza è questo: che, diversamente da quanto è scritto nella rela­ zione della Commissione reale, la filatura della ca­ nape è tanto solidamente costituita da noi da reg­ gere ad ogni concorrenza estera, cui va anzi a sfi­ dare sugli stessi mercati d’ oltre alpe : che se non è egualmente forte la filatura del lino, ciò dipende in gran parte da condizioni naturali e specialmente dalla mancanza in paese di materia prima conve­ niente alla produzione dei filati fini : quindi essere invano da parte dei filatori il cercar rimedi ed aiuti nelle tariffe daziarie. Al contrario la tessitura ha fatto notevolissimi progressi, mercè specialmente l’im­ piego di filati fini esteri e la prova di questi pro­

gressi è in ciò, che nonostante il dazio pagato su tali filati i tessitori italiani hanno saputo, non solo eman­ cipare in gran parte, il paese dal tributo che pa­ gava all’estero per le tele, ma attivare una promet­ tente esportazione. Ha dunque posto più sa de radici in paese la tessitura che non la filatura ; e par con­ seguenza, se non si potesse per avventura metterne in armonia gli interessi, parrebbe doversi usare alla prima una certa preferenza, in ragione dei 70,000 operai a cui dà lavoro, mentre sono 5,000 sola­ mente, o giù di lì, quelli della filatura.

Letta siffatta rimostranza ilei tessitori, il Presi­ dente dice essere l’argomento di grandissimo inte­ resse in sè stesso, ma momentaneamente mancarne di opportunità lo studio poiché il progetto di trat­ talo di commercio colla Francia non avrebbe pu do modificato i dazi della tariffa vigente per tutte le manifatture di lino. Ciò nondimeno trova legittimo il desiderio dei tessitori di far in modo che le os­ servazioni loro siano conosciute al Ministero, dac­ ché a questo furono latte conoscere quelle die mi­ literebbero a favore dei fi'aiori ; quindi propone di accompagnare con favorevole rapporto al Ministero la domanda di cui si tratta, riservandosi la Camera per l’avvenire — se verrà occasione di ciò fare con pratica utilità — di prendere nuovamente in esame il difficile problema, per cercare temperamenti tali che possano togliere di mezzo quella lotta che at­ tualmente parrebbe tener divisi nel campo doganale i tessitori dai filatori.

bertovelli ed altri sono pure di avviso che con­ venga alla Cantera di aderire al desiderio dei ricor­ renti.

Bressi osserva che la memoria dei tessitori si presenta ben fondata, e quindi giustamente può es­ sere raccomandata al Ministero ; però, rilevando che la medesima è fatta quasi a titolò di risposta alla relazione della Sezione 2a della Commissione Reale, trova che non tornerebbe conto di ciò fare, inquan- tnehè egli, che pur fece parte di tal Commissione, ritiene la detta relazione affatto irregolare per vari motivi che viene svolgendo.

Senonchè D 'Italia e il Presidente osservano che sarebbe affatto fuor di luogo il parlare in seno alla Camera della regolarità o meno degli atti compiuti da detta Commissione, massime poi in considera zione del fatto che la irregolarità a cui allude il collega Rressi avrebbe ragione nel procedimento in­ terno della Commissione ; quindi, annuendo anche gli altri consiglieri presenti, la discussione su questo punto non ha seguito; e invece si conclude delibe­ rando che si debba riferire al Ministero in senso favorevole sulla rimostranza dei tessitori.

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