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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.09 (1882) n.437, 17 settembre

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L’ECONOMISTA

G A Z Z E T T A S E T T I M A N A L E

SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI

Anno IX - Yol. XIY Domenica 17 Settembre 1882 N. 487

QUESTIONI IMPORTANTI

1 giornali politici che si pubblicano a G enova ci inform ano di trattative avviate tra l’A m m inistrazione civica di quella m etropoli del com m ercio italiano ed i rappresentanti del G overno e delle strad e fer­ rate per definire le grandi questioni pendenti, della ferrovia perim etrale del porto , dei magazzini per m aterie infiam m abili, dei bacini di carenaggio.

C rediam o di non andare e rrati afferm ando che m ai, dalla costituzione del regno d’ Italia, un C o­ m une si è trovato dinanzi a più alti e più com pli­ cati problem i, dalla buona, o dalla cattiva soluzione dei quali può dipendere in g ran parte l’aum ento del traffico e quindi l’im portanza del porto di G e­ nova, che è quanto dire l’im portanza del com m ercio italiano.

N on sarà dunque del tutto inutile pei lettori d el­ l’e c o n o m is ta il conoscere nei loro particolari sif­ fatte questioni che, giova sperarlo, v erran n o pros­ sim am ente discusse in una conferenza di rap p re­ sentanti di tutte le am m inistrazioni interessate e sciolte definitivam ente, giacché oggim ai i sacrifìzii com piuti, gli erro ri com m essi ci devono avere in ­ segnato che di chiacchiere se ne son fatte abba­ stanza e che è venuto il m om ento di fare e fare, presto per rip a ra re alm eno in parte al m olto tem po perduto.

Quali siano le condizioni attuali del servizio fer­ roviario nel porto, m oltissim i tra i nostri, lettori lo sanno. T re tunnels attraversando in diversi punti il colle di S. B enigno che separa G enova dalla vicina S an P ierdarena e dalla valle di P olcevera, riu n i­ scono il punto più occidentale del porto alle linee ferroviarie, alla littoranea di ponente ed alla transa- penninica.

U na piccola stazione denom inata di S . Benigno o del passo nuovo sta sulla calata all’ im bocco di q u e­ sti tre tunnels e serve di scalo alle m erci che dal m a re devono spingersi ai m ercati interni del regno od a quelli d’ oltr’ Alpe. F in o a questi ultim i anni siffatta stazione se era in certo modo capolinea pel Piem onte, punto d’attacco col m are, era d’altra p arte lim itata al servizio d ’un brevissim o tratto di calata, m entre i binari troncati ad occidente dal Capo del faro non si spingevano a L evante che ad u na d i­ stanza brevissim a, ed era q uindi ristretto in an g u ­ sti confini il cam po utilizzabile pel com m ercio m a­ rittim o.

U na seconda linea ferroviaria non in contatto im ­ m ediato col porto, m a a questo racco rd ata nei suoi punti estrem i partiva da piazza C aricam ento, presso

al centro dell’ arco disegnato dal porto e co rren d o vie cittadine, nascondendosi talvolta so tterra, arrivava a mezzo di un piano inclinato fino a raggiungere la ferrovia ordinaria poco fuori della stazione di piazza P rincipe.

A lcuni binari di caricam ento collocati sulle calate parallele a q uesta linea, m uniti di piattaform e av­ vicinavano u n breve tratto di essa al porlo, m e tte n ­ dole così al servizio del traffico speciale a quella località, ed a quello del punto franco.

Con questa disposizione però del servizio ferro ­ viario si aveva un lunghissim o tratto, anzi la più gran parte delle calate nuove e vecchie, co m p ie ta - m ente sprovvisto di binari, si aveva la lunga strada Carlo A lberto, la via più com m erciale di Genova, ingom bra dalla strada ferrata che molto più accon­ ciam ente avrebbe dovuto uscire all’ aperto sul m are e serv ire al rapido ed econom ico trasporto delle m erci dalle navi all’ interno, o dall’ in terno alle navi.

Colle-esigenze attuali u n porto che non abbia tutta Ja sua linea perim etrale percorsa da bin ari, che si incrocino, che si fiancheggino, pronti a tutte le operazioni di caricam ento e di scaricam ento, che senza posa ricevano e trasportino le m erci dal bordo ai m ercati cui sono dirette, non è che u n sim ulacro di porto , u n golfo da ricercarsi soltanto quando il fortunale im perversa, e la nave m inaccia naufragio.

È p er questo che appena si è pensato sul serio alla sistem azione del porto di G en o v a, si è d e te r­ m inato in m assim a di prolungare i binari già esi­ stenti al passo nuovo, farli co rrere sulla calata che fronteggia i Magazzini generali, v arc are in un modo qualsiasi la D arsena p er finire sulla calata del punto fra n co , o m eglio nel seno del M andraccio, dove avrebbe trovato sede più acconcia l’attuale stazione di piazza Caricam ento. — Con ciò si sarebbe raggiunto lo scopo di ren d e re possibili operazioni di com m er­ cio in qu alu n q u e punto del porto, e si sarebbe sod­ disfatto alle incessanti dom ande del M unicipio per la rem ozione del binario da Y ia C arlo A lberto.

Q uesto progetto così sem plice e cosi razionale però non ha potuto fino ad oggi venire attuato per u n a Serie di difficoltà volta a volta create dallo zelo spesso pesante degli ufficiali del G enio Civile, dalle esigenze più o m eno legittim e del servizio ferro­ viario, dalle titubanze dei rap p resen tan ti del M uni­ cipio, sicché, m eno u n em brione di Stazione M arit­ tim a di fronte ai Magazzini g en e rali, siam o p er quanto rig u ard a rim p ia n to ed 'il servizio dei binari al punto stesso in cui si era dieci, o quindici anni or sono.

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condata dali’on. B accarini, un accom odam ento sem ­ bra im m inente. La città acconsente al transito del binario di Corso nel lembo estrem o a Monte della D arsena, il G overno si m ostra disposto a trasferire in un term ine fisso e relativam ente breve i binari di Yia Carlo A lberto alle calate, sicché è lecito il credere che queste lunga e intricata vertenza stia per a rriv are ad una soluzione; che del resto è v i­ vam ente reclam ata dal Com m ercio e dalla logica dei fatti.

La seconda delle g randi questioni che in questo mom ento preoccupano l’opinione pubblica a Genova ed alla quale il M inistro dei Lavori pubblici sem bra disposto a dare un pronto scioglim ento, è quella dei bacini di Carenaggio.

Il porto di Genova, già tanto im portante, ed alla vigilia di diventare, m ercè la munificenza del Duca di G a llie ra , uno dei prim i porti del M editerraneo, non ha che u n solo bacino aderente alla D arsena ma capace di nav i che non arrivano alla lunghezza di cento m etri. — T u tti i grandi piroscafi, le navi da guerra, non trovano quindi in quel porlo il mezzo per rip u lire le proprie c a re n e , p er raddobbarsi, e sono costretti a far rotta per M arsiglia, o per altri porti con danno gravissim o della ricchezza nazio­ nale. Nell’ultim o decennio si è cercato di dim inuire questo danno colla costruzione di un bacino galleg­ giante, ma il ripiego, se ha sm inuito non ha tolto il lam entato inconveniente.

È bensì vero che all’epoca della Convenzione tra il G overno ed il Duca di Galliera era stato pattuito che il M unicipio avrebbe costrutto a proprie spese due scali d’ alaggio, m a oltreché al caso pratico si è riconosciuto che tali scali non possono c o n v e ­ nientem ente sostituirsi ai bacini propriam ente detti, il M unicipio non ha m ai trovato nei propri stipi i due milioni occorrenti a quest’opera.

In com penso però se non si lavorava in m are si lavorava molto a tavolino e colla fantasia. I progetti di bacini si m oltiplicavano, sicché quando una com ­ missione si accinse a prenderne notizia si trovò di fronte nientem eno che a 12 o 14 proposte, tutte cal­ deggiate da qualche piccolo o grosso nucleo di cit­ tadini.

Ora l’ on. Baccarini a sciogliere prontam ente il problem a avrebbe proposto di costruire un bacino che tagliasse ad angolo retto e quasi alla radice il V ecchio m olo sicché in uno dei bacini si entrasse dall’attuale porto, nell’altro dell’ antiporto che risulterà dall’incrociam ento del molo Lucedio col grande p en­ nello della C ava. Una porta mobile dividerebbe i due bacini sicché all’ uopo si potrebbe am pliare la lu n ­ ghezza dell’uno a scapito di quella dell’altro, e navi di 160 m. vi potrebbero essere convenientem ente accolte.

Tali bacini sarebbero costrutti dal Governo, il quale per quote di contributo, si lim iterebbe a chiedere al M unicipio il versam ento della somm a che sarebbero costati gli scali d’alaggio, am m ettendolo poi a p a r­ tecipare negli utili dell’esercizio per la parte di ca­ pitale apportato nell’affare.

A questa proposta pare che la G iunta di Genova sia disposta a far buon viso, soltanto ha preso tempo per ¡studiare u n progetto venuto fuori all’u ltim ’ora e che perm ettendo di scavare i bacini a secco, avrebbe il grande vantaggio di dare l’opera com piuta in mi- m nor tempo e con una spesa infinitam ente più leggera. Come correttivo di questi vantaggi vi è il tim ore

che p er clausole contrattuali e per circostanze di fatto il lavoro di questi bacini non possa essere intrapreso che fra qualche anno, nel qual caso è molto dubbio che M unicipio e G overno si sentano il coraggio di attendere, tanto più che il bisogno è realm ente u r ­ gènte e l’opinione reclam a pronti provvedim enti.

L ’ultim o grande problem a intorno al quale lavorano in questo m om ento il M inistro dei Lavori pubblici ed il M unicipio di G enova è quello dell’im pianto nel porto d’un deposito pei petroli e per le m aterie in­ fiam m abili.

A nche intorno a questi si è lungam ente discusso tra le due A m m inistrazioni cui spettasse T o n ere della costruzione: finalm ente la città per finirla e sottrarre porto ed abitati al pericolo continuo di esplosioni e di incendii, dei quali non si saprebbe calcolar la portata, si è assunta di fare a proprie spese tale deposito, con che il Governo le acco r­ dasse qualche facilitazione circa la durata, la facoltà di cederne l’esercizio ecc. e soprattutto rendesse ob­ bligatorio il deposito in quel dock di tu tte le m aterie infiam m abili che stazionano nel porto.

A nche su questa vertenza un accordo pare pro­ babile ed in questo caso i detti magazzini si in n a l­ zerebbero al di là del nuovo molo e precisam ente ai piedi di quel grande m asso che regge il gigan­ tesco faro di Genova.

Q ueste sono, in breve, le questioni, più che edilizie econom iche che attualm ente si agitano a G enova e che tengono anche preoccupato il G overno, persuaso com’è che poco valgono gli sbocchi transalpini, poco i nuovi moli e le nuove calate nel porto, se poi m anca la sicurezza, o m ancano tutti quei mezzi m ec­ canici e quegli stabilim enti che sono indispensabili ad accelerare le operazioni del traffico, e a dare alle navi il mezzo p er rip arare alle sofferte avarie.

U na volta com piuti questi lavori, utilizzate tutte le calate con u n razionale sistem a di binari, prov­ visto al bisogno dei bacini ed allontanato ogni p e ­ ricolo di incendio, il porto di G enova si troverà rea l­ m ente nelle condizioni d’un g ran d e porto di prim aria im portanza. S arà allora che i nuovi m ercati aperti alle sue spalle potranno essere approvvigionati da noi, e che Genova sarà lo scalo n aturale tra l’O riente e l’E u ropa centrale, seppure l’abituale im previdenza dei n ostri reggitori non lascerà vincere il paese in una g u erra di tariffe, come è accaduto finora, e com e sem bra destinato ad accadere ancora p er un pezzo.

L ’ E L E T T R I C I T À

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17 settembre 1882 L’ E C O N O M I S T A 595

la quale colla velocità del fulm ine si reca a distanze talvolta grandissim e, p er operare lavori m eccanici, creare focolari di lu ce, ottenere effetti chim ici. Tali tre azioni, in apparenza diverse, sono in sostanza identiche, perchè la luce è calore visibile ossia forza; e gli effetti chim ici sono essi pure lavori m eccanici. Questi risultati sono però m oltissim o differenti, nel loro aspetto sensibile, onde è che vanno segnalati partitam ente. Siffatte varie applicazioni dell’ elet­ tricità si fanno ora strada per ogni dove, p iù o m eno rap id a m en te; ed in alcuni paesi la specula­ zione se ne è im padronita, approfittando dell’allu ­ cinazione che ogni nuova scoperta produce sul pub­ blico. È da ram m entarsi in proposito che il fam igerato ingegnere Bontoux, direttore della caduta banca d el- Y Union générale di P arigi, aveva ideata, in principio del corrente anno, la em issione di 200 m ilioni di nuovi valori allo scopo di trasp o rtare delle forze idrauliche, ora inattive, dai rem oti luoghi ove giac­ ciono inutilizzate fino a dei centri industriali, che le avrebbero rivolte a benefizio delle produzioni varie. Questo progetto, che aveva certam ente una base ra­ zionale, venne disperso dalla catastrofe che piombò sull’Union generale. Dalla F rancia, quella che è stala chiam ata manìa elettrica, è passata in Inghilterra ; e quivi non è già rim asta allo stato di pio desiderio ma si è realizzata, p er quanto racconta YEconomist, in sedici società per azioni, aventi il capitale di 2,850,000 lire sterline, ossia 71 e un q u arto m i­ lioni di franchi, che sono stati sottoscritti in soli 15 g iorni. Speculatori am ericani, inglesi, francesi, belgi, sono ora in giro per l’ E uropa onde pro­ m uovere gli effetti delle nuove sco p erte; e noi li ab­ biamo g ià in Italia. Essi insistono soprattutto per l’ applicazione dell’ elettricism o alla creazione della luce. È bisogno dunque che ci sofferm iam o alcun poco su quest’argom ento.

Si tratta, in sostanza, di rim piazzare il gaz, il pe­ trolio, l’olio, la stearica colla luce del fluido elettrico, la quale ha sulle altre il vantaggio di non d eriv are dalla com bustione ; o, per dir m eglio, di non esigere che u n a com bustione ed un calore insignificanti, ben­ ché la tem peratura del corpo irradiante la lu c e sia molto più elevata di quella che deriva dalla co m bu­ stione delle attuali m aterie illum inanti. Segue da ciò che l’uso del fluido elettrico esim e dal fum o, dal puzzo, dall’inquinam ento anti-ingienico dell’aria degli am bienti chiusi, dal pericolo degl’in c en d i; con di più il vantaggio della intensità e splendidezza della illu­ minazione, la quale com pete col bagliore del sole. S em brerebbe dunque che i m etodi vigenti di produ­ zione della luce dovessero andare in disuso. M a, a fronte dei vantaggi suaccennati, vi sono degli inconve­ nienti assai gravi, che fanno tem ere che l’ illum ina­ zione elettrica non possa rim piazzare i sistem i attuali se non in pochi casi speciali. L a luce elettrica è difatti diffìcile da regolare, sopratutto quando da una sola sorgente di forza m eccanica si vuol derivare un g ra n num ero di sorgenti lum inose; ed è questo il caso più frequente, anzi è la condizione inevitabile sia per illum inare una città, sia per distribuire la luce ai v arii am bienti di u n edificio. N on si è esenti dal pericolo di interruzione della co rren te e della luce che ne deriva, per deviazioni o per esplosioni di essa corrente. S oprattutto m anca il vantaggio econom ico a confronto dei mezzi ordinarii di illum inazione, quando si tratti, non già di ottenere una o poche sorgenti di luce, ma quando una forza illum inante

debba sopperire ad un gran num ero di lam pade di piccola o m ediocre intensità. Q uest’ultim o ostacolo è il più diffìcile da superare e si dubita anzi che riesca superabile. Ne diam o brevem ente u n cenno.

La luce di u n a sorgente si m isura paragonandola a quella d’una lam pada Cárcel che si p rende 'p e r unità. Q uesta equivale ad u n becco di gaz che con­ sum a 105 litri in u n ’ o ra. La luce elettrica si p ro ­ duce coll’ arco voltaico, in cui si fa uso di due carboni, ovvero coi sistem i ad incadescenza in cui si fa uso di uno solo, od ancora di un filo di p la­ tino e simili. Nel prim o sistem a il consum o di forza può v aria re com e 1 5 ad 1 secondo che si p roduce una luce di 1 8 5 0 cárcel o quella di 16 sole cárcel , in una candela Jablockoff. Nei si­ stem i ad incandescenza, quale il sistem a Edison, la forza necessaria per ottenere la luce di 100 cárcel che, nel m etodo dell’arco voltaico, v aria da 0,4 di cavallo nelle grandi luci, a 6 ,4 pure di cavallo, nelle candele Jablockoff, diversifica da 5 a 4,7 cavalli, secondo che le lam pade sono di 3 e mezzo C árcel, o della m età di questa forza. Il sistem a a incandescenza, sia poi quello di E dison, di Sw an, di Maxira o di L a n e -F o x , è dunque m igliore, per piccole luci, di quello Jablockoff ; m a in esso pure si ravvisa la legge generale p er cui, quanto più la luce è divisa, tanto p iù costa. A ltro vantaggio dei sistem i a incandescenza essendo quello di risp arm iare il consum o dei carboni che, nei sistem i ad arco v o l­ taico e suoi derivati, costa m oltissim o, dovrà c o n ­ cludersi che, se fosse giunta l’ora di sostituire la luce elettrica al gaz, sarebbero le lam pade ad in­ candescenza che dovrebbero preferirsi.

Ciò che abbiam o osservato circa il consum o della forza, è però ben lungi dal rappresen tare tutto lo svantaggio che na.sce dal m oltiplicare il num ero dalle lam pade da accendere con u n a corrente di data forza. Bisogna infatti m ettere in conto le derivazioni della corrente principale, il costo deile lam pade e della loro m anutenzione, che cresce col loro num ero, le canalizzazioni, ecc., ecc. R isulta insom m a dall’espe­ rienza, che dal punto di vista del prezzo, la luce elettrica, per illum inare delle città, e m aggiorm ente delle abitazioni, è da posporre alla luce del gaz. Q uesta, p er giunta, si sopprim e o si attenua a pia­ cim ento con risparm io proporzionale di spesa, m entre sa reb b e diffìcile di sopprim ere od attenuare, a v o ­ lontà dell’abbonato, il dispendio della luce elettrica, economizzando d’altrettanto, in corrispettivo del non approfittarne, od in m inor quantità.

Q ueste avvertenze non sono fuori di luogo in Italia, perchè corrono notizie che alcune delle nostre città, non fra le m aggiori e le p iù intelligenti, a vero dire, stiano per stringere, o abbiano stretti, dei contratti p er essere illum inate col sistem a E - dison.

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pretendesi, 4 ,6 cenles. l’ora, m entre che col gaz basterebbero 2 a 5 centesim i.

Laddove la superiorità dell’illum inazione elettrica è incontestata lo si verifica nelle occasioni e nei luoghi che richiedono una luce intensissim a. Ciò si riscontra sopratutto nell’illum inazione dei fari m a­ rittim i. In m inor grado, ma ancora con gran v a n ­ taggio, per rischiarare dei cantieri di lavori pubblici, quando, p er affrettarne l’esecuzione, è necessario di operare tanto di notte che di giorno. Così pure si pratica e si trova utile di illum inare elettricam ente degli am ­ bienti vastissim i, quali le tettoie delle grandi s ta ­ zioni ferroviarie, i locali delle officine cbe racch iu ­ dono centinaia d’ operai, l’ interno delle gallerie, p er evitare l ' inquinam ento dell’ aria, le navi da g u e rra ed anche le grandi navi di com m ercio, le fortezze e le spiaggie per scoprire gli attacchi da punti lontani, i palchi-scenici, per evitare i pericoli d’incendio ed ancora per accrescere prestigio allo spettacolo in taluni istanti, ed altri pochi luoghi. S o­ pratutto ciò si fa opportunam ente se la forza m otrice della co rrente sia gratuita, o quasi, come accade se può applicarsi il m otore acqueo. E d anzi nem m eno oc­ corra che l’energia della forza sia uguale al potere illum inante, perchè essa energia può accum ularsi, poco a poco nelle pile secondarie, coi m etodi Piante, P a u re , ecc.

È soprattuto nei f a r i, abbiam o qui sopra osser­ vato, che la luce elettrica è vantaggiosa, anche eco­ nom icam ente. L a forza illum inante che vi si^ co n ­ centra va difatti aum entandosi un anno dopo l’altro. I prim i fari ad olio avevano il valore di 2 o 5 cento C a rc e l, m entre ora si è arriv ati presso a 2 0 0 0 e, crescendo le esigenze del com m ercio, si prevede di dovere oltrepassare, in b r e v e , questa m isura. Non si a rriv erà certam ente ad attrav ersare delle fìtte nebbie pari a quelle dei climi boreali, perch è nean­ che il sole può superarle ; m a si giungerà a segna­ lare i porti e le spiaggie pericolose a distanze sem ­ p re m aggiori. I fari illum inati a luce elettrica sono già 5 o 6 in In ghilterra, 3 in F rancia, I in R ussia, a O d essa, 1 in E g itto , a P o rto -S aid . Essi hanno fatto buona prova, non solo dal punto di vista n a u ­ tico , m a ancora dal lato finanziario, poiché si è esperim entato che la loro luce costa 8 volte meno che nei fari ad olio. Degli esperim enti fatti in In ­ ghilterra, con m olta accuratezza, hanno dim ostrato che, fra 1’ altre m acchine, la Siem ens, grande mo­ dello, fornisce 219 Carcel utilizzate p er ogni cavallo vapore di fo rz a , tra sc u ra n d o , nel calcolo, la luce diffusa non inviata all’ orizzonte. L ’ am m inistrazione dei fari F ran cesi ha installato, da parecchi anni, tre fari e lettric i; cioè due al Capo H éve ed uno a quello G ris-N ez. E ssa ha esitato alquanto ad applicare questo sistem a in m aggiore scala per non d isper­ dere il capitale rappresentato dai fari attuali. Ora però si è decisa a trasform are in fari elettrici di p rim ’ ordine non m eno di 42 degli attuali ad olio.

A nche noi avrem o in breve un faro elettrico che sta p er installarsi n ell’ isola del T in o , posta a po­ nente del golfo della Spezia. Ci sem bra opportuno che i nuovi fari di notevole rilevanza siano sistem ati in questo modo. L e spese d’ im pianto sono infatti assai m ediocri, e quelle di m antenim ento riescono molto m inori che coll’antica illum inazione nella pro­ porzione suindicata. È questa dunque u na economia da fare in u n servizio m arittim o di rilevanza. Tutti gridano per l’enorm ità delle tasse, di cui gli sgravii

sono ancora di là da venire. Bisogna dunque ac­ cogliere con prem u ra ogni possibile alleviam ento del bilancio, p er quanto le econom ie da farsi non possano eq uilibrare i sem pre crescenti dispendii.

L’INSEGNAMENTO BELLI ECONOMIA POLITICA

M entre da m olte parti e da m oltissim o tem po si dom andano, e talvolta si tentano, profonue e ra ­ dicali riform e nella nostra istruzione secondaria; e m e n tr e , appunto perchè si dom anda e si vuole troppo, non si riesce a n u lla, od alm eno a poco di veram ente buono, — noi vogliam o fare alcune sem ­ plici osservazioni, le quali, sopra un argom ento che ci interessa assai, com e è quello dell’ insegnam onto della econom ia politica, v erreb b ero a conchiudere colla dom anda di due modificazioni, certam ente non difficili ad attuarsi.

Noi abbiam o due ordini di scuole secondane, le seuole tecniche e gli istituti tecnici da una p a rte ; i ginnasi ed i licei dall'altra. Si lam entano gravi incon­ venienti nell’uno e nell’altro di questi due ordini di scuole ed in generale si riconoscerebbe la necessità di rendere u n po’piii letteraria la coltura delle scuole ed istituti tecnici, un po’più scientifica quella dei gin­ nasi e licei. A rdua questione, intorno alla quale qui e fuori si arrovellano molti senza ancora av e r tro­ vato una soluzione soddisfacente. A nostro avviso, se si voglia attenderò che una riform a venga radical­ m ente com piuta, passeranno m olti anni e m olti die­ cine d’anni od in ¡sterili tentativi od in deboli spe­ ranze. C rediam o invece molto più saggia opera di rip arare intanto ai piccoli inconvenienti che si m anifestano, o il cui rim edio è conciliabile colle condizioni del tem po nostro sia intellettuali, sia so ­ ciali. L ’esperienza da una p arte e l’esito delle di­ scussioni che da tanto tem po si tanno sull’argom ento dall’altra, ci fanno sospettare che le nostre scuole secondarie sentano più che altro l’ influenza della epoca, ed abbiano quindi, più o m eno, l’ im pronta le une del passato che si dilegua, le altre dell’ av­ venire ancora lontano. Non può negarsi che 1 u m a­ nità da qualche tem po va sem pre più perdendo di vista certi ideali, per co rrere incontro forse ad altri ideali, m a che però paiono ad essa della realtà. Y oglia o non voglia il sentim ento va cedendo il posto ad u n concetto più positivo quello di u n razionale utilitarism o Ma anche questa m eta, a .cui sem bra oggi rivolgersi con tanto ard o re la società, è essa pure u n ideale? N on è qui il luogo d’intavolare e svolgere la questione. Ci basti accennare qui il con­ cetto, che i difetti dai quali riconosciam o p erturbati tu tti e due gli ordini delle nostre scuole secondarie, ci paiono com e u n a conseguenza logica delle _ con­ dizioni della odierna società. Tutto è in transizione tra il vecchio ed il nuovo ; tutto il m ovim ento, è u n abbandono del passato ed una tendenza all’ av­ v e n ire ; le istituzioni scolastiche più cbe le altre ri­ sentono necessariam ente di questo stato di cose. La soluzione delle questioni, che sono ad esse inerenti, va lasciata ad un ’ epoca più tarda, quando, finito il periodo di transizione, la società si sarà finalm ente avviata per una determ inata strada.

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17 settembre 1882 L ’ E C O N O M I S T A 597

nell’ a ltro ? P er qnella benedetta sm ania dell’ottimo, trascurerem o di in traprendere il poco bene che è p u r possibile, anzi facile?

Nel cam po dei nostri studi, due riform e, m odeste assai nella apparenza, ma, a nostro avviso, m olto utili, ci paiono urgenti.

La p rim a: in tro d u rre nei licei l’insegnam ento de­ gli elem enti di econom ia politica e del diritto privato. La seconda: di fare un program m a separato per l’insegnam ento della economia negli Istituti tecnici, sezione fisico-m atem atica, da quello di ragioneria e com m ercio, e d ’in tro d u rre nella prim a di queste se­ zioni l’insegnam ento del diritto.

In appoggio di queste nostre proposte non spen­ derem o m olte parole, tanto ci sem bra evidente la necessità della loro attuazione.

Ci facciam o, p er quanto rig u ard a la prim a pro ­ posta , questa sola dom anda : — è logico che un giovane da 18 a 20 anni, dopo a v e r percorso otto anni di scuole secondarie, ritorni a casa od entri in u n ’ U niversità conoscendo S ocrate e P la to n e , Orazio e V irg ilio , D ante e M anzoni, ma ignorando com pletam ente che cosa sia una cam biale, che cosa sia una Cassa di risparm io, a che serva u n testa­ m ento, quale sia il senso giuridico di un contratto? — C he questo giovane da 18 a 2 0 anni, alla vigilia di essere soldato, elettore, consigliere com unale, as­ sessore, s in d a c o , non sia capace d’ intendere dopo 8 anni di studii secondari, le questioni econom ico- giuridiche che si sollevano ogni giorno dalla stam pa, o le intenda con m inore istruzione scientifica di quello c o n ,c u i le intende il suo droghiere od il suo sarto? — È logico che un giovane, dopo otto anni di studi se c o n d a ri, non sappia prender parte ad una co n ­ versazione di persone che parlano dei più im p o r­ tanti interessi pubblici, senza m ostrare la più supina ignoranza scientifica , senza sapere che. cosa sia il corso forzoso, la carta m o n e ta ta , il biglietto di banca ; — senza .av e r un ’ idea dei bilanci dello Stato, ec., ec.? — E logico che tutte queste cogni­ zioni, se le h a , giuste o m e n o , dipendano tutte dall’ aver sentito dire? — Che abbia sentito p a r­ lare con qualche diffusione dal suo professore di storia delle condizioni econom ico-sociali dei greci e dei r o m a n i, e nulla sappia ancora di quelle dei tem pi, in cui vive? E lo ripetiam o, ci par cosi e v i­ dente la enorm ità di questa m ancanza, che non in­ sistiam o. Bene inteso che basterebbe, a nostro cre­ dere, un breve c o r s o , anche di un solo anno, nel q u a le , sia pure elem en tarm en te, si passassero in rassegna a quei giovani le principali istituzioni eco­ nom iche e si spiegasse loro alm eno il senso delle parole più in uso !

D’altra parte si può fare u n ’altra considerazione. Questi giovani che term inano il liceo, se si inscri­ vono in una U niversità, possono accedere alla fa­ coltà m atem atica, alla letteraria, alla giuridica. Ora, essi hanno avuto una suffìcente preparazione m a­ tem atica, u n a suffìcente preparazione letteraria, ma nessuna preparazione nè econom ica nè giuridica. —- E g iu sto ? è logico, sopratutlo?

In quanto alla seconda delle nostre p ro p o ste , è d’ uopo notare che negli istituti tecnici si insegna la Econom ia Politica p er un solo anno, nel IV , alla sezione fisico-m atem atica; per due anni, nel III e nel IV , alla sezione di C om m ercio-ragioneria; con questo che gli scolari del IV fisico m atem atica assistono alla lezione col III C om m ercio-ragioneria. — O ra è

evidente che l’insegnante si trova in questo im b a­ razzo: deve svolgere agli uni il program m a in modo che abbiano u n quadro ristretto, ma com pleto, della scienza, inquantochè, non avranno più occasione di studiare quel ram o dello sc ib ile ; — deve d’ altra p arte non dim enticare che gli altri — quelli di Com- m erio-R agioneria — studieranno ancora u n anno la E conom ia Politica, e, se proseguono gli studi in qual­ che istituto superiore, ne avranno uno svolgim ento anche più am pio. — L a conseguenza si è che v o ­ lendo fare am bedue le cose, non può far bene nè 1’ una nè l’altra; ed il corso di lezioni di Econom ia teorica (com e vien chiam ata) non è, nè un breve corso com pleto com e dovrebbe essere p e r quelli di fisico-m atem atica, nè un corso quasi preparatorio, com e dovrebbe essere p er quelli di C om m ercio- ragioneria. — Il rim edio non è diffìcile ; si divi­ dano le due sezioni anche p er questo insegnam ento e si facciano due program m i.

P er ciò che rig u ard a poi l’isegnam ento degli ele­ m enti di diritto privato nella sezione fisico-m atem a­ tica degli Istituti tecnici, m ilitano le stesse ragioni che abbiam o svolte sopra p e r in tro d u rre questa m a­ teria nei Licei.

È il caso di dire : gutta cavai lapìdem non vi sed saepe cadendo. — Le riform e nella istruzione non si potranno ottenere ipso facto, -da un m om ento ai- fi altro, ma con piccoli, continui ed avveduti prov­ vedim enti.

Q uelli a cui accennam m o qui, ci sem brano assai facili ad attuarsi. Tolti u n poco più dalla contem ­ plazione del passato, e tratto tratto richiam ati alla vita odierna, attuale, palpitante, com e si dice, i g io ­ vani del liceo diventeranno più positivi, p iù m aturi, più riflessivi. Non vale il cre d ere che lo studio della filosofia abitui a pensare ed a riflettere ; conviene d ar m ateria al pensiero ed alla riflessione; ed i gio­ vani non si abituano tanto presto a rip o rtare 1’ arte di ragionare, esercitata sulle vecchie speculazioni, nel cam po della v ita pratica. Ci vuol l’uno e l’altro.

I BILANCI COMUNALI

La D irezione della statistica generale presso il Mi­ nistero di agricoltura, industria e com m ercio ci ha inviato una sua im portantissim a pubblicazione nella quale si com prendono i bilanci com unali p er gli anni 1 8 8 0 -1 8 8 1 .

Da essa rileviam o che tu tti i com uni d el R egno spesero nel 1881 circa 5 0 6 m ilioni, e che le entrate ordinarie non superarono in 323 m ilioni.

Si contrassero m utui p er 31 m ilioni e p iù , du ­ ran te il passato anno. I com uni spesero nel 1881 più di 90 m ilioni e mezzo p er oneri patrim oniali, 4 0 milioni p er l ’am m inistrazione, 5 3 m ilioni per la polizia e l’igiene, 9 m ilioni p er la sicurezza pubblica 8 8 m ilioni e mezzo p er opere pubbliche, 52 m ilioni e mezzo per l’istruzione, 4 m ilioni circa per il culto 2 0 milioni p e r la beneficenza, 4 2 m ilioni p er spese diverse, 106 m ilioni per contabilità speciali.

I com uni u rb an i, quelli cioè che hanno una po­ polazione superiore ai 6 m ila abitanti, spesero 2 8 3 m ilioni, e i com uni ru ra li 222 m ilioni e mezzo.

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com uni ru ra li, m entre quelle dei com uni urbani sono andate scem ando dal 18 7 6 in qua.

Le entrate totali dei com uni toscani am m ontarono l’anno scorso a lire 4 5 ,0 2 0 ,5 0 4 .

Il solo dazio consum o diede ai com uni delle pro­ vinole toscane una entrata di 8,39 5 ,0 0 0 lire.

Le quote m aggiori di dazio consum o, per abitante furono pagate dalla provincia di Livorno, ove giunse al 16 25 per 100, di Napoli, ove giunse al 15 13, di Genova, ove giunse al 10 11. Vi furono delle provincie ove la quota per abitante fu m inore di una lira. Nella provincia di Belluno arrivò appena a 30 centesim i per abitante.

Nei com uni capoluoghi di provincia le quote m ag­ giori, per abitante, furono pagate da Genova (3 0 04 per abitante), Roma (24 30), F irenze (20 7 1 ), P a ­ lerm o (2 0 46), N apoli (2 0 28) ed a L ivorno (18 21). Il totale generale delle spese di tutti i com uni per l’ anno 1881 ascende a L. 5 0 5 ,9 6 6 ,7 6 1 . Di queste L. 5 0 ,935,507 per oneri patrim oniali, L. 3 9 ,745,170 p er m ovim ento dei capitali, L. 3 8 ,7 8 8 ,6 8 9 per spese d’ am m inistrazione obbligatorie, L . 1,484,421 per spese d ’ am m inistrazione facoltative, L. 4 9 ,3 5 8 ,6 2 8 per spese di polizia locale ed igiene obbligatorie e L . 4,057,051 per spese uguali facoltative, L. 7,480.595 per spese di sicurezza pubblica e giustizia obbliga­ torie e L. 1 ,4 3 4 ,9 2 8 p er spese uguali facoltative, L . 19 ,1 7 9 ,1 6 5 per spese di opere pubbliche obbli­ gatorie e L. 1 9 ,2 6 8 ,2 4 7 per spese uguali facoltative

L.

4 0 ,0 7 5 ,6 0 7 per spese di pubblica istruzione ob­ bligatorie e L. 1 2 ,5 5 0 ,0 4 8 p e r spese uguali facolta­ tive L . 2 ,6 2 1 ,1 0 8 p er spese di culto obbligatorie e L ire 1,24 0 ,0 7 7 per spese uguali facoltative, L ire 1 0 ,4 4 1 ,9 8 3 per spese di beneficenza obbligatorio e L ire 9 ,5 5 1 ,4 7 2 p er spese uguali facoltative L ire 3 4 ,8 5 8 ,2 6 5 per spese diverse obbligatorie e L ire 7,028,321 p e r spese diverse facoltative. In totale L . 3 4 3 ,4 8 2 ,5 1 3 p e r spese obbligatorie e L . 56 m i­ lioni 5 6 ,6 1 4 ,5 6 5 per spese facoltative.

Nei capoluoghi di provincia gli oneri patrim oniali che im portano m aggiori spese sono: Napoli lire 5 m i­ lioni 9 8 1 ,0 1 7 , Milano L. 4 ,0 8 9 ,7 1 6 , Roma L. 3 m i­ lioni 5 0 ,1 1 5 , G enova L. 2 ,7 3 8 ,4 4 4 e L ivorno li­ re 1,17 7 ,5 7 1 .

M olti e m inuziosi dati statistici si potrebbero tra rre dalla pubblicazione ufficiale; ma questi che abbiamo raccolti ci sem brano i più im portanti.

Intanto noterem o u na cosa: l’aum ento incessante e continuo nelle contribuzioni com unali cagionato dalle m aggiori spese che debbono sopportare le a m ­ m inistrazioni com unali. Nel 1871 le spese dei co ­ m uni del regno asendevano a 346 m ilioni; nel 1881 questa cifra era salita a 506 m ilioni !

L’ESPOSIZIONE D’ÀREZZO

L ’Esposizione di Arezzo dividevasi in quattro parti distinte: agraria, industriale, m usicale e didattica.

Il Concorso agrario era regionale, ossia lim itato alle sole provincie di Arezzo, P erugia, Firenze, S iena e Grosseto, eccetto p er l’esposizione delle m acchine, che era internazionale. In quest’ultimo ram o dell’industria agricola si è notato in Italia un progresso g randissim o; e se ancora le nostre m ac­ chine p er num ero e per eleganza di lavoro non

vincono sem pre la concorrenza stran iera, non è però lontano il giorno in cui sarem o affatto liberati da questo tributo all’estero. L a m aggior parte degli espositori appartiene, e ciò è naturale ad Arezzo ed alle provincie affini. L’opificio Berti lacchi e Batta- glini, ohe si può dire sorto dal nulla, poiché fu im piantato nel 1876 con tre soli operai, e che ora ha vasti locali e dà lavoro a più di settanta operai ed ha già im piantato due succursali a Foiano ed a Castigliòn F iorentino, ha esposto m acchine trebbia­ trici, aratri, vom eri, torchi da vino e da olio, fal­ ciatrici, ece. L e due ditto Cosim ini e N esti, e Ma­ gni di G rosseto, il Nobili di Firenze, il Pannocchia di Livorno, il B arlucchi di Stigliano, il De M orsier di Bologna ed il V ernocchi di F aenza hanno d i­ m ostrato quanto l’Italia abbia progredito nell’ in d u ­ stria delle m acchine agrarie. La L om bardia è r a p ­ presentata dall’Almici di M ilano, ed il P iem onte dai fratelli Borello di Asti, che hanno esposto un nuovo apparecchio idraulico elevatore. F ra tutte le m ac­ chine esposte prim eggia però u n nuovo pressa-fo­ raggi di Th. P ilv e r che ha il vantaggio di form are autom aticam ente grosse balle cilindriche di foraggio, tutte eguali e del peso da 2 0 0 a 400 chilogram m i, sicché la gran d e densità le rende affatto incom bu­ stibili. Q uesta m acchina fu acquistata dal m inistro .d’agricoltura e com m ercio, e lodata dal Re nella breve visita fatta all’Esposizione.

M a la parte più bella e più in teressante della Mostra agraria è quella che concerne l’industria se­ rica, prim a fra le industrie di questa provincia. Le grandi collezioni di filati e di sem i di ogni qualità e di bozzoli che vi si osservano, conferm ano p ie ­ nam ente quanto è stato asserito. N eppure nella Esposizione nazionale di Milano non si vide una raccolta cosi com pleta dell’industria serica ; il che dim ostra che questo ram o dell’operosità um ana è in continuo progresso nel nostro paese, e che se l’Esposizione di Milano riuscì superiore alle nostre speranze, non raccolse però com pletam ente tutto quanto nelle varie industrie sa p ro d u rre l’Italia.

Compiono finalm ente la M ostra agraria m olte qua­ lità di lana e di vello, i concim i artificiali, alcune industrie di paglia, u na ricchissim a collezione di olii d’oliva ed altre industrie attinenti all’agricoltura com e fusti, contro-fusti, botti, ecc.

IL MOVIMENTO COMMERCIALE DI NAPO LI

L a Cam era di com m ercio di Napoli ha pubblicata la « Relazione sul m ovim ento economico della pro­ vincia per gli anni 1879 e 1880, » della quale il M inistero reputa opportuno pubblicare il seguente estratto:

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r-17 settembre 1882 L’ E C O N O M I S T A 509

m ale, lim itandosi appena a 145 m ilioni, e ciò perchè il rigoglioso raccolto di qu ell’anno non solo bastò a sopperire la deficenza dell’anno anteriore, ma fece sì che noi non. dom andassim o all’estero i cereali in quantità molto significanti.

N elle esportazioni, le quali da lire 5 6 ,7 0 0 mila lire nel 1878 passarono nel 1879 a 55 e 1/2, fuvvi un aum ento ragguardevole: da 55 1 /2 m ilioni nel 187 9 infatti si passa di botto a 72 milioni 700 m ila lire nel 1 8 8 0 ; e la spiegazione si trova nel fatto delle progredienti esportazioni dei vini napoletani per l’estero, e principalm ente p er la F ra n cia dove, p er la devastatrice opera della ph y llo x era, il ra c ­ colto del vino scem ò in proporzioni sensibilissim o.

Valore del commercio speciale d’ importazione e d ’esportazione della Provincia di N apoli nell’ ultimo quinquennio.

A n n i D o g a n a d i N ap o li D o g an a d i C a s te lla m m a re To t a l e Im p o r t a z i o n e 1880 1879 1878 1877 1876 1 3 0 ,2 8 1 ,5 9 1 1 4 2 ,1 2 3 ,9 1 2 1 2 6 ,3 0 9 ,7 4 7 1 4 9 ,9 9 5 ,3 0 8 1 4 4 ,3 7 3 ,7 7 3 1 2 ,8 1 7 ,8 3 1 3 9 ,0 4 1 ,1 3 4 3 0 ,6 0 0 ,2 2 8 1 8 ,4 8 5 ,1 1 6 2 5 ,4 7 2 ,3 6 6 1 4 3 ,0 9 9 ,4 2 2 1 8 1 ,1 6 5 ,0 4 6 1 5 6 ,7 9 2 ,7 9 3 1 6 8 ,4 8 0 ,1 2 4 1 6 9 ,8 4 6 ,7 3 9 Es p o r t a z i o n e 1880 1879 1878 1877 1876 6 7 ,7 7 7 ,5 2 6 3 0 ,8 7 7 ,0 4 2 3 1 ,2 2 4 ,0 7 3 6 5 ,8 8 6 ,7 0 6 5 0 ,5 0 2 ,6 3 7 4 ,9 5 5 ,8 3 3 4 ,5 4 0 ,4 9 6 5 ,4 8 4 ,5 6 8 4 ,0 5 5 ,2 4 6 3 ,5 8 7 ,9 7 5 7 2 ,7 3 3 ,3 5 9 3 5 ,4 1 7 ,5 3 8 3 6 ,7 0 8 ,6 4 4 6 9 ,9 4 1 ,9 5 2 5 4 ,0 9 0 ,6 1 2

Come appendice a questa parte della Relazione, la Cam era di com m ercio di N apoli rip o rta m olto opportunatam ente i dati relativi alla funzione dei Magazzini generali di N apoli d all’ epoca della loro fondazione al 5 0 giugno 1 8 8 0 . Com e si vedrà dalle cifre seguenti questa utile istituzione vive vita r i­ gogliosa, perchè risponde ad u n vero bisogno del com m ercio napolitano :

Movimento dei magazzini generali di Napoli

A n n i

M E R C I

U n ità E n t r a t a U n ità U sc ita

1875 Q u in t. 3 8 ,4 6 6 Q u in t. 1 0 ,7 8 5 1875-76 » 8 0 ,8 1 0 » 7 2 ,3 3 8 1876-77 » 154 ,4 9 5 » 9 5 ,4 4 8 1877-78 3> 239 ,2 2 6 » 2 0 6 ,6 6 7 1878-79 » 2 3 5 ,6 0 8 » 2 1 6 ,5 9 1 1879-80 » 4 5 4 ,5 9 0 » 4 5 6 ,1 8 2

Il num ero delle fedi di deposito em esse dal 1875 al giugno 1 8 8 0 fu di 8 ,5 4 6 , distribuito com e a p ­ presso : D al 15 marzo al 50 giugno 1875 N. 556 » I o luglio 1875 » 50 )) 1876 » 10 24 )) 1° » 1876 » 50 )) 1877 » 1552 )) 1° » 1877 » 50 » 1878 » 1686 » 4° » 1878 » 50 » 1879 » 2093 » 1“ » 1879 )> 50 )) 1880 » 2075

L e girate delle note di pegno furono com plessi • vom ente 6507, cioè nel 1875 1 1 2 ; nel 1 8 7 5 -7 6 555; nel 1 8 7 7 - 7 7 8 1 6 ; nel 1 8 7 7 - 7 8 1 4 1 6 ; nel 1 8 7 8 - 7 9 1 7 8 5 ; e nel 1 8 7 5 -8 0 1795.

IL COMMERCIO ITALIANO A CALCUTTA

Il Console generale italiano a C alcutta, sig. c a ­ valiere G. Gallian, inviava al nostro G overno u n suo rapporto sul com m ercio, navigazione e colonia nazionale p er l’anno am m inistrativo in d o -b rità n n ic o dal 1° aprile 1881 al 51 m arzo 1882. N ell’interesse dei nostri com m ercianti passiam o a riassu m erlo :

« Il com m ercio com plessivo d’ im portazione e d’esportazione fra C alcutta e l’Italia pel suaccennato periodo fu di italiane lire m etalliche 19,766,521 con aum ento di lire 5 ,8 2 5 ,7 3 7 sul periodo an tec e­ dente, ciò che dim ostra sem pre più 1’ increm ento progressivo d ’anno in anno dei traffici tra C alcutta e la nostra penisola. Il rapporto p er farci d eterm i­ nare più precisam ente il reale m ovim ento de’nostri scam bi colla capitale dell’ India ci fa n otare altresì che le cifre su riferite sono le dichiarate in dogana, p er cui sem pre inferiori al valore reale delle m erci.

L e principali merci esportate dall’Italia sono: Coralli p er libbre 1 5 4 ,2 5 9 del valore d i ...

(V alore della rupia al cambio dio L. 2.15) C onterie di Venezia p er me-cw t ru p ie 1,642,225 (quintali di 50 chilogr. 6,949 . . » 2 6 8 ,5 6 6 C o to n erio ... ...

Lam etta proveniente in parte

dal-» 25 2 ,2 9 5

la B aviera, c w t 425 . . . . » 12 0 ,6 5 6

Sale m arino, tonn. 827 9 . . . » 115,081

M arm ette, cw t 9921 . . . • » 7 7 ,745

S eterie, y ard s 2 2,859 . . , . » 5 7 ,9 9 2

Luppolo, cw t 269 . . . . . » 5 7 ,5 0 0

L an erie, y a rd s 2 7 ,055 . . » 54,151

67 0 0 S c i a l l i ... » 1 1 ,6 0 4 V ini e liquori, galloni 5092

V estiario, m ercerie, m ode,

ec-» 5 5 ,298

cetto calzetteria'... » 5 1 ,7 4 0

di

ru p ie

»

L e esportate da C alcutta per l’Italia 783,112 pelli crude di cw t 6 8 ,124 del valore d i ...

Seta greggia, libb. inglesi 200,307 Seta tessuta in pezze, y a rd 2 5 ,485 Cotone in m assa, c w t 33,787 . Iuta greggia, cw t 8 2 ,5 0 8 . . . Indaco, cw t 1280 ... Semi oleosi, di cui ru p ie 174,977

solo sesam e, cw t 3 1 ,1 6 2 . . . Lacca, cw t 2386 ... Riso vagliato, cw t 2 1 ,747 . . Tabacco in foglie, 6 1 2 ,0 0 0 lib ­ b re inglesi 6 1 2 , Ó C 0 ...

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P er la carta specialm ente si raccom anda alle no­ stre cartiere di attenersi alle qualità scadenti che troverebbero nell’India un esito ragguardevole.

L e navi nazionali approdate a C alcutta furono 6 di cui 5 a vapore della Com pagnia Rubattino, ed una a vela. L e partite da quel porto furono 5 .

Le m erci im barcate a Calcutta per porti italiani sui piroscafi R ubattino ascesero a 56 6 5 tonnellate, m entre invece quelle im barcate a destinazione ita­ liana su vapori inglesi furono di 10,7 8 8 . 11 nostro Console lam enta questa differenza a danno della nostra navigazione, attribuendone la causa alla de­ ficienza di battelli a vapore nazionali a partenza a date fisse prestabilite sulle quali potesse far calcolo l’esportatore di Calcutta.

Il rapporto ci avverte pure che se i battelli ita­ liani a C alcutta fossero adattati pel trasporto dei passeggieri di prim a classe, ciò che ora non è, m eno che per un solo, il G iava, un num ero notevolis­ simo di viaggiatori preferirebbero la nostra bandiera per diverse ragioni.

A C alcutta m anca u na ditta bancaria con re la ­ zioni dirette coll’ Italia atta a scontare le cambiali che dall’India si tirano pella som m a ingente di circa fr. 59 m ilioni, rappresentanti le m erci che si spe­ discono annualm ente alla nostra penisola: epperciò il rapporto addita la creazione di cosiffatta Banca come un im portante fattore di aum ento nei traffici fra l’In d ia e l’Italia.

T re continuano ad essere le ditte com m erciali della non troppo rigogliosa colonia italiana di Cal­ cutta, le quali m antengono attive relazioni com­ m erciali colla m a d re -p a tria , cioè:

G. O lcerboni e C. A. Z u rin i e C. D’Agostino e Davis.

Alla seconda delle quali devesi la considerevole im portazione in Italia della iuta, tessile che essa for­ nisce alla fabbrica di P onte a M oriano presso L ucca, del sig. E B alestrieri.

IL IÛ 1E IT Û POSTILE E TELEGRAFICO 11 FRANCIA

Il M inistro delle poste e dei telegrafi in F rancia ha pubblicato dei q uadri com parativi del resultato dell’esercizio nel 1877 e nel 1881.

Il totale generale degli oggetti m anipolati dalla posta si è elevato da 865 milioni nel 1877 a u n m iliardo e 5 5 0 m ilioni nel 1881. T u tte le categorie salvo due eccezioni furono in aum ento : le lettere affrancate da 5 7 4 m ilioni salirono a 5 6 5 ; i giornali da 219 m ilioni a 554; le stam pe sotto fascia da 161 m ilioni a 297; le stam pe senza busta da 14 a 50 m ilioni ecc. L e dim inuzioni si riferiscono alle lettere tassate che da 7 milioni 78 9 ,0 0 0 nel 1877 sono cadute a 5 m ilioni 9 7 8 ,0 0 0 nel 1881, e alle cartoline postali che da 52 milioni 800 ,0 0 0 nel 1877 dim inuirono a 52 m ilioni 254,000 nel 1881. Q u e­ sta dim inuzione in se stessa non è, di grande im ­ portanza, m a m erita però di essere rilevata di fronte all’enorm e accrescim ento di tutti gli altri mezzi di corrispondenza (il 56 p er cento in 4 anni).

L 'aum ento del servizio telegrafico è anche più im portante avendo raggiunto il 158 per cento. Il telegrafo spedì nel 18 7 7 8 ,1 7 4 ,0 1 0 telegram m i

(7 ,1 8 0 ,0 0 0 per l’interno, e 9 9 4 ,0 0 0 internazionali) contro 19 ,4 6 6 ,0 0 0 nel 1881 di cui 1 7 ,5 1 4 ,0 0 0 per l’interno, e 1,952,000 internazionali.

Il servizio della riscossione dei valori p er mezzo della posta non com inciò che nel 1879: esso ha dato i seguenti risultati :

Valori da ritirare 1879 1881 N um ero . . . . 425,981 2 ,9 3 7 ,5 8 2 A m m ontare. . fr. 9 ,5 6 4 ,7 9 8 6 8 ,1 7 5 ,4 5 0 Valori ritirati N um ero . . . . 285 ,2 9 8 1,866,685 A m m ontare. . fr. 6 ,7 0 8 ,9 6 0 4 8 ,8 7 2 ,5 6 0 Il servizio dei pacchi postali venne inaugurato nel 1881: eccone i resultati dell’esercizio p er gli otto m esi di quell’anno :

M a g g i o ... 5 4 9 ,6 7 6 pacchi G iugno... 4 2 5 ,7 7 8 » L u g lio ... 4 1 1 ,4 9 4 » A g o sto ... ... 410,182 » S e tte m b re ... 4 7 2 ,7 1 8 » O ttobre. . . . . . . 6 3 1 ,5 2 6 » N ovem bre. . . . . 666,701 » D ec em b re... 80 8 ,7 5 2 » 4 ,1 8 6 ,8 6 9 pacchi (eolis) L A F I L O S S E R A I N F R A N C I A

Dal M inistero di agricoltura in F rancia è stata recentem ente pubblicata u n ’ interessante m onografia contenente il resoconto dei lavori della com m issione per la distruzione della filossera. La relazione c o ­ m incia coll’accennare come di tu tti i mezzi su g g e­ riti nessuno sia nuovo, molti esperim entati non die­ dero successo, e m olti accusano ignoranza com pleta della questione. F ra altro a titolo d’ilarità, m enziona come da talune si proponesse l’im piego d’infusione di gam beri, di spirito di vino vecchio, di prodotti della distillazione del caffè e lo innesto della vite con salice, fico od altro legno. Passando alle p ro ­ poste serie dice che il piantam ento della vite nelle sabbie m arine delle plaghe pel littorale m editerraneo costituisce centro omogeneo che si oppone alla p r o ­ pagazione dell’insetto e diede fin ad ora risultati che sem brano efficaci. R accom anda tale pratica inquan- tochè vede in essa u n ausiliario dell’ allagam ento, per la ricostituzione di vigne francesi. T utti i terren i som m ergibili e che conservano l’acqua, quelli sab­ biosi adatti alla coltura delle viti offrono alla s p e ­ culazione favorevole prospettiva di guadagno che degli esem pi felici consigliano a non negligere.

P arlando della vite am ericana, la raccom anda per quei terren i interam ente fillosserati, m a non cessa dal far presente ai coltivatori che adottandola do­ vranno cercare se non di sopprim ere intieram ente, di m enom are alm eno, sia colla scelta dei ceppi, sia cogli insettifughi, sia coi due mezzi com binati, le pullulazioni filosseriche, pericolo perm anente p e r la viticoltura in generale e per la vite am ericana stessa in particolare.

(9)

17 settembre 1882 L’ E C O N O M I S T A 601

solfuro di carbonio — il solfocarbonato di potassio. In vista della ricostituzione delle vigne francesi, con- aiglia di favorire il piantam ento di viti francesi dap­ pertutto dove possono venire difese specialm ente nei terreni sabbiosi, e delle viti am ericane, rip u tate r e ­ sistenti, ma queste ultim e soltanto nei dipartim enti ritenuti interam ente fillosserati.

L ’ inchiesta rivelò che la F ra n cia contava prim a della m alattia 2,320,072 ettari di vigneti, ridotti ora a soli 2,007,977. La superficie di quelli invasi ma non ancora perduti è di 5 8 2 ,6 0 1 e tta ri; quelli d i­ strutti di 671,802 ettari.

Sono sottoposti all’ allagam ento . . E ttari 8,195

trattati col solfato di carbonio. . » 1 5 ,933

id. col solfocarbonato di potassio » 2,809

ripiantati con viti am ericane . . » 8,9 0 4

Totale E ttari 35,941

Le sovvenzioni accordate ai sindacati della difesa contro la fillossera, nei terren i sotto trattam ento, sono così rip a rtite :

Associati Ettari Are Cent. Sovvenzione

1879 153 389 99 — F r. 4 6 ,9 3 7 .5 0

1880 1507 6671 88 57 510 ,1 2 8 .9 0

1881 6414 17125 49 16 » 1 ,1 6 2 ,9 6 6 .3 0

La spesa però del 1881 fu di fr. 1 ,6 0 9 ,6 5 2 per sovvenzione ai com uni, ai diparltm enti, acquisti di vivaj am ericani, ecc.

Il prodotto del 1881 fu di 3 1 ,1 3 8 ,7 1 5 ettol. di vino quello del 18 8 0 » 29 ,6 6 7 ,1 7 2

quello del 1881 » 2 5 ,7 6 9 ,5 3 2

m e n 're nel 1875 » 83,632,391 »

In presenza dei grandissim i danni occasionati dalla fillossera si deve concludere che continuam ente so r­ gono nuove e considerevoli piantagioni, m entre di­ versam ente la produzione sarebbe andata sem pre in più scem ando.

T uttavia la differenza in m eno nel quinquennio è ragguardevole ; perchè la m edia della produzione dal 1 8 6 7 al 1871 è stata di 5 4 ,1 9 5 ,3 8 8 etto litri; di 5 0 ,9 8 4 ,6 1 0 dal 1 8 7 2 al 1 8 7 6 ; di 3 8 ,9 4 2 331 dal 1877 al 1881.

IL LAVORO DEI FANCIULLI NELLE MANIFATTURE IN RUSSIA

Il B ullettino delle leggi pubblica una d elib era­ zione del Consiglio dell’Im pero appoggiato da S. M. l’Im peratore rig u ard an te le m isure da pren d ersi in vista di lim itare il lavoro dei fanciulli occupati nelle fabbriche, opificj ed altri stabilim enti industriali, e di favorire la loro istruzione com e quella degli adulti. L a deliberazione sopraccennata stabilisce in proposito le seguenti rego'e :

1° Non am m ettere al lavoro fanciulli al disotto dei dodici anni.

2° Non' perm ettere che i fanciulli dai dodici ai quindici anni lavorino più di otto ore al giorno, non com preso ben inteso quelle p er la refezione, com e p u re quelle destinate alle scuole, e al riposo ; nè tollerare che il lavoro continui più di q uattro ore di seguito.

3° Non occupare nel lavoro i fanciulli al di sotto dei 15 anni fra le nove ore di sera, e le cin­

que ore elei m attino, nè la dom enica, e i giorni festivi.

4° Non im piegare i fanciulli al di sotto dei 15 anni in lavori, che per la loro n atu ra potrebbero nuocere alla loro salute, e provocare lo spossam ento. È riservato ai m inistri delle finanze e dell’ interno di regolare i dettagli di q uest’ ultim o punto stabi­ lendo di com une accordo la lista dei stabilim enti nei quali non potrebbero essere im piegati, con l’in­ dicazione dei gradi di età concernenti la proibi­ zione.

5° O bbligare i proprietarj di opificj, fabbriche, e m anifatture di lasciare ai fanciulli che essi occu­ pano, e che non sono provvisti di un certificalo com provante che essi hanno term inato i corsi al­ m eno di una classe popolare, o del m edesim o grado, la,facoltà di frequentare le scuole alm eno per tre ore al giorno, ossia per diciotto ore la settim ana.

Inoltre per la sorveglianza dell’ esecuzione delle suddette deliberazioni fu stabilito d’istituire un ispe­ zione speciale nelle seguenti condizioni :

1° D ividere in speciali dipartim enti i centri in­ dustriali.

2° Istituire in ciascun dipartim ento uno o più

ispettori , confidandone la sorveglianza generale

all’ ispettore in capo. S u b ordinare la suddetta ispe­ zione alla giurisdizione del dipartim ento del com ­ m ercio e delle m anifatture (m inistero delle finanze.) 3° S ubordinare direttam ente gl’ ispettori di di­ partim ento all’ispettore generale e m ettersi a riguardo delle autorità provinciali, e del distretto nei m ede­ sim i rapporti di quelli in cui si trovano i funzio­ nar] dei m inistero delle finanze.

4° Im porre loio: a. la sorveglianza dei suddetti regolam enti : b. la redazione col concorso della po­ lizia locale, dei processi verbali in caso d’infrazione, e la loro trasm issione alle autorità giudiziarie com ­ petenti , c. di perseguitare davanti ai tribunali gli individui colpevoli di queste infrazioni con facoltà d’irca rica re i funzionari della polizia locale.

5° Lè indicazioni dettagliate degli obblighi d e ­ gli ispettori saranno stabilite da istruzioni speciali approvate dal m inistro delle finanze d’ accordo con i m inistri dell’ interno, e della pubblica istruzione.

6° L’azione della suddetta ispezione non si esten­ derà agli stabilim enti industriali dello Stato, ove le sorveglianze a rignardo delle deliberazioni suddette è affidato ai funzionarj incaricati della am m inistra­ zione di quei stabilim enti.

Il regolam ento suddetto anderà in v igore col p ri­ mo maggio 1883.

La situazione economica del Regno di Siam

B angkok capitale del R egno è il gran centro di im portazione, e di esportazione del com m ercio sia ­ m ese. ¡1 totale delle im portazioni d u ran te il 1 8 8 0 rappresentò un valore di 6 ,3 4 1 ,5 4 9 piastre equiva­ lenti a lire 3 4 ,7 0 7 ,5 9 5 in oro.

(10)

Sopra 182 navi a vapore che fecero nel 1880 la traversata fra H ongkong e Bangkok, 153 apparte­ nevano alla m arina inglese; nella navigazione a v el­ ia superiorità appartiene, è vero, alla m arina siaa mese, che conta 138 navi contro 127 appartenenti a tutte le altre riu n ito , ma i legni che la com pon­ gono sono quasi lutti vecchi, e ciascun anno ne sparisce qualcheduno o perchè incapace alla n a v i­ gazione, oppure perchè disperso dai tifoni. I n e ­ gozianti chinesi a cui quei legni appartengono, sono d’avviso peraltro che oggi i velieri in un paese, ove il tasso del denaro versa dal 12 al 15 0 /0 , rip re n ­ dono appena lo spese.

La G erm ania occupa il terzo posto nella statistica della navigazione del porto di Bangkok, ma la sua bandiera è caduta da 62 navi di cui sei a vapore, e 29,751 tonn. nel 1 8 7 9 a 38 n a v i e 15,676 tonn. nel 1880. Q uanto alla bandiera francese il suo -bi­ lancio p er il 188 0 sono cinque,b astim en ti con una capacità totale di 1662 tonnellate.

Fino a questi ultim i tempi gli scambi fra Siam e la Concineina erano per cosi dire quasi nulli, per essere i prodotti dei due paesi quasi identici. Ma dopo che saranno com piuti i lavori progettati per perm ettere alle navi di lungo corso l’accesso dai ca­ nali che m ettono il gollo di Siam in com unicazione con Saigon, questa piazza potrà senza dubbio, in u na certa m isura divenire per i prodotti siamesi uno scalo sim ile a quelli di K ongkong e di S in ­ gapore.

La linea telegrafica che sarà fra breve stabilita da Bangkok alla frontiera, e col legata alla rete fran­ cese di Cnm bodge perm etterà di stabilire rapporti com m erciali costantem ente fra la capitalo di Siam , e i capi luoghi della colonia francese.

A lcuni geografi attribuiscono a Bangkok da 700 a 800 m ila abitanti, e docum enti recenti calcolano per il regno intero una popolazione di 6,70 0 ,0 0 0 anim e di cui 2 milioni di siam esi propriam ente detti, uno e mezzo di chinesi, u n m ilione di la o ­ tiani, 350 ,0 0 0 Cam bodgiai, e il resto si com pone di Pegnani, di S tiengi, di Mot ed altre tribù sel­ vaggio che errano sulle frontiere occidentali, ed orientali del Regno. Questi 7 milioni di abitanti occupano uno spazio di circa sei milioni e mezzo di chilom etri qu ad rati, e la loro grande occupa­ zione è l’agricoltura.

Il regno di Siam abbonda in produzione v eg e­ tale di ogni specie. L e principali sono il riso c o ­ m une, il riso di m ontagna, il riso rosso, il riso tritato, il m ais, e v ari legumi che servono al n u ­ trim ento ordinario della popolazione. La palm a, il ileo, il banano, 1’ arancio, il cedro il gelso il co­ tone, il m andorlo, il legno per tingere, l’indaco, il tabacco eoe., coprono il terreno, e il caffè che i m issionari hanno recentem ente introdotto nella pro­ vincia di B atabang è divenuto uno dei prim i p ro ­ dotti del paese. È stala valutata a 85 m ilioni di franchi l ’entrata annuale del reg n o ; ma questa ci­ fra va accettata con m olta rise rv a ; essendo difficile nei paesi orientali, studiare le sorgenti ove lo Stato toglie le sue rendite, e non è più facile essere il­ lum inati sulle sue spese.

Da lungo tem po il com m ercio era stato un m o­ nopollo del Re, e un privilegio del grandi. I p r o ­ dotti dell’industria e dell’ag ricoltura dovevano "loro essere consegnati a prezzi determ inati, e alla lor volta essi fornivano dei carichi alle navi delle po­

tenze occidentali, che venivano a trafficare a Ban­ gkok. Essi^ concedevano anche ai capitani di quelle navi il diritto di stabilire dei banchi, e dei depo­ siti che essi erano costretti a circondare di m u ra m erlate, e provviste di artiglieria al fine d ’im pedire il saccheggio delle m erci, e l ’ uccisione degli im ­ piegati. Questo m odo di trafficare è stato abbando­ nato saranno circa sessant’ anni dietro i reclam i unanim i delle potenze, ed è da quell’epoca che da­ tano le tariffe d’entrata, e .d i uscita, com e pure il sistem a d’im poste attualm ente in vigore.

IL LAVORO DELLE FERROVIE INGLESI I L f f l

L e cifre dei rapporti del Board of Trade rig u ar­ danti le ferrovie del R egno U nito nel 1881, hanno in molti casi raggiunto tali dim ensioni che al pari delle cifre degli astronom i, danno veram ente un ’idea ■assai im perfetta della loro vera grandezza. Poco tempo fa S ir H enry B essem er dim ostrò la difficoltà, o piut­ tosto l’im possibilità, di farsi u n ’idea netta di ciò che è veram ente un bilione, e la stessa difficoltà s’ in­ contra, sebbene in m inor grado, pensando a un mi­ lione. Sicché, quando troviam o che nel 1881 i treni delle diverse Com pagnie percorsero com plessiva­ m ente 2 4 8 ,4 6 7 ,3 7 4 miglia (1 miglio = 1 6 0 9 “ ) l’im ­ pressione che ne viene in g e n e ra le , alla m ente è affatto inadequata alla realtà. 11 giro del mondo, è all’ingrosso, 2 4 ,0 0 0 miglia. I treni delle ferrovie in ­ glesi percorsero dunque, nell’anno passato, una di­ stanza com plessiva uguale a più di 1 0 ,000 viaggi intorno al globo , o p p u r e , p er quelli la cui mento vola al di sopra dei viaggi um ani, circa due volte e mezzo la distanza fra la terra e il sole. Su questo im m enso cam m ino le Com pagnie trasp o rta­ rono 623,0 4 8 ,0 0 0 viaggiatori, dei quali uccisero d i­ sgraziatam ente, m entre i treni erano in moto, solo 23, ossia uno sopra ogni 27 m ilioni, e ne ferirono 995, ossia uno sopra 6 00,000. Q uesto trasporto equivale a far viaggiare 18 volte 1' intera popolazione del R egno U nito, o una volta sola circa m età dell’ in ­ tera popolazione del globo. P er questo servizio le Com pagnie ricevettero 24 m ilioni di lire sterline (circa 600 m ilioni di lire), ossia presso a poco le en tra te dell’ Im pero g e rm a n ic o , o più del doppio delle entrate del Belgio. Nello stesso spazio di tem po le strade ferrate trasportarono 174 m ilioni di ton­ nellate di m inerali e 71 m ilioni di tonnellate di altre m erci, ricevendo da questo lato 35 milioni di lire sterline. Ecco i risultati finanziari dell’ anno colle cifre corrispondenti del 1 8 8 0 ;

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