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Cronache Economiche. N.269-270, Maggio - Giugno 1965

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(1)

OAMERA DI OOMMEROIO SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO

INDUSTRIA E AGRIOOL TURA DI TORINO

269

/

70

POSTALE (1110 GRUPPO)

CRONACHE

ECONOMICHE

(2)

schedari,

classificatori

armadi

Olivetti

Synthesls

Ing. C. Olivetti & C., S.p.A. - Ivrea

ordine delle carte

sicurezza dei documenti

rapidità di ricerca

(3)

cronache

ec

onomiche

mensile a cura delh, camera di commercio industria e agricoltura

numero 269 70 maggio-giugno 1965

di torino

Corrispondenza, manoHritti. pubblicazioni

deb-bono essere indlrizn,(I alla Direzione della

RI-visca. L'acccte3Zlone degli articoli dipende dal

giudizIO Insindacabile della Direzione. Gli scritti

firmul e SI giaci nspecchiano solunto Il

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della RIvista nè l'AmmlnlscriiZlone Camerale. Per le r4!censloni le pubblicazioni debbono es-sere Inviate In duplice copia. E' vietata la

ri-produzione de,Ii articoli e delle note senza ",lutonzzazione della DireZione. I manOSCritti, anche se- nO;1 DubbllC3:1 non SI restituiscono.

Direttore responsabile: Prof Dott. Giuseppe Carone

.

somma

no

L. Mallè

3 AntoniO Tanzlo da Varallo

F. Rosenfeld

8 Per una politica degli investimenti industriali in Piemonte

V. Zignoli

20 I trafori della Valle d'Aosta e la viabilità europea

A. Piatier

28 Économle et culture

G. M. Vitelli

32 Il miracolo economico continua per la birra

G. Biraghi

37 La C.E.E. di fronte agli Investrmenti americani

G. Sacerdote

42 Politica degli scambi e bilancia dei pagamenti

U. Bardelli 46 Malattie del rrso

E. Mariano

58 Il mercato delle calzature negli Stati Unitr e In Gran Bretagna

G. Franco

64 Note e discussioni. L'InformaZione e la do:umentazlone tecnica: come « senslbllizzare» l'ambiente al quale sono destinate

G. F. Micheletti 67 Rassegna della tecnica

71 NotiZie In breve dalla stampa tecnica

74 Tra i Ilbrr

74 In biblioteca

80 Dalle rrviste

Direzione, redazione e amministrazione

(4)

CAMERA DI COMMERCIO INDUSTRIA E AGRICOLTURA E UFFICIO PROVINCIALE INDUSTRIA E COMMERCIO

Sede: Palazzo Lascaris - Via Vittorio Alfieri. 15. Corrispondenza: Via Vittorio Alfieri. 15

-Torino (120) - Casella Postale 413. Telegrammi: Camcomm.

Telefoni: 55.33.22 (5 linee). C c postale: 2 26170.

Servizio Cassa: Cassa di Risparmio di Torino - Sede Centrale - C c 53.

BORSA VALORI

Via San Francesco da Paola. 28. Telegrammi: Borsa.

Telefoni: Uffici 54.77.04 - Comitato Borsa 54.77.43 - Ispettore Tesoro 54.77.03.

BORSA MERCI

Via Andrea Doria. 15.

Telegrammi: Borsa Merci - Via Andrea Doria. 15. Telefoni: 55.31.21 (5 linee).

GABINETTO CHIMICO MERCEOLOGICO

(5)

I" ('01)(> rl i" (l:

Antonio Tanzio

da

arallo

I.lligi HallP

II/IIII/il/ d'},'trico dl/lo i/ 'l'11I/:io (fi~li{) d'J!al/s 1"111/:) s/ chilll/Ili « d(( '-(//'al/o " I//(( //((cq/l(' iII .1I1/!.!,l/a ,'-,'l'sia, /1I1r1 dI'IiI' picco/I' isolI' Iro/'i!.!i//{· /n/t'sca /lel/a /'l'~iol/t' //'(/ ,'((Isl'sia l Osso/a. P i/-to/'I' III/h'o 'II/asi t'scll/sh'alllill/i' il/ CI'/'chill 1//'0-,il/tilllt" II/a {(l SI/O 1/'1111/0 ~irì "1////'('::a/o illr~a­ lIlIl//1' Illori di l'Ssa (SI', COli/I' If/lllllil/lia il ('ol/a, t'!!,li illi'im'lI di//ill/i iII ;'arit' ciltri, 1m cI/i Sapoli, dOl/dt si chillrirchlll ro /'ichiami IIII/:i/'Schi il/ Si-ri!!,lia ('hl' ill/ra!lcl/tl'a al/Ì<'{f/l/cl//t' SCII///Iii d'olll'l'I' /Ii//orit'/II t'OI/ Sa//oli, il/tcrt's.wll/tlosi SO/ImI/III/o Ili filrmi rli tlaiuI:im/1' carm'IIJ!,!!,tsca) II/ 1'1'1'.1'10 rlil/lt I/Iimlo, sah'a /"lIlI/lIIira:io/lc II/cida ///(/ !l(//,CII del LIII/:i t' 'Iud/a, ///1'110 limpida I//a COII/I/ll/I/Il illil IliJ!,fIl It , di /I/Ill/cht' 8crillor(' localt'. Ri,\'cII/lIT/Ii rllIl Lo Il:f,h i IIl'l l.'):!:! (t'saltalldolll' al/a II/oslra di Fin 1/:1' i/ S. ,,,'{'llIlslirll/O ora al/a collI :iollc /{rcss). /II/cora l'iII/asI' all'oll/hra 110-1/0.1'/111/11' i COlli il/Ii aJlp/'( ::all/l'lIli c chiariml'lIli ddla Bri:io, di'l \'i((lc, rll'lla (:l/brirlli. dtlla Tioli, ddl'.lrsla/l, dl'llll Grc!!,o/'i, dci Barolli l' i ri-tI/fitTi del LOI/!f,lti, dci JJoloJ!,II(1. di'l 'l'l'slori, dd f{osci: II/a i più rfCl'lIli sll/rli sl'/Il!Jra/lo (fi'/,/, 1I/ISIo ['m.'t'io ari lUI rifsaJ//1' !!,1'III'1'aic. ar! /II/{/ !!,il/slll lI/isllra

citi

!f,ral/llr poslo citI' il Ta/l-:.io ha IICCI/lwlo 1Ic1 !!,iro dI I '(j(){) {'lIrol)('o.

'l'l/lIortl liti bI/io l'l'sta la IOI'//w:io/u' Ilrima, l'h '( Ircito }JI'IIS{lrt' ,l'In /lIUI/I/{,/l11' i ml)('J!,/wla 1/1'1-['{(c('fho t' a

171'11

I/O.\'O clima ;'al.~l sia/lo, sol/o la pro -Ic:ill/lc Illliorn olI' dl'l Irall'llo GiOi'Il//lIi chI' a/ll Ilrll' t'!!,li 1IIIrt' {'orli ddl/l riscoJ1ulll. J)in l'/llsesia, ~i!!,l/ifì(,(1 il/seri/'( f //(o//io wHumbiLo dtl più

Antonio Tanzlo. Circoncisione - Fara San Martino.

lo coperfmo Particolare degli affresc.hl alla Cappella 28- del Sacro Monte di Varallo.

elcI/o I/lfll/iNiSl//O "il'l/lO/lII'.I·I·-lol/l/i(/rdo, conlrori-lorl/li.\'li(,(1I/11'//11' i/lsllllorrllo, da! Jlo//f'a!ro III ('(' -rrlllll, al J/ora::o//l', u Gilllio ('csa}'1' l'rocIIl'cilli. .\'11 111110 a//cor proll'sa l'ala dell'lIIllif'o par/n GIII/-dl'n:io; l/l/I/H'ia Il ria/lacco .l'ilO a qucl lllO//do 1/01/ ci 1I1/IWrt' lilllpido IId J!orsi c /11'110 s;'ill/PI)(/r.\'i, liti SI/O jJrn/lIl1ihill' Im'cl'lfI l'I' i/ l'ifllf,!!,io /'Oli/a/w l mi .1'110 ricosliluirsi al cltil/dcr.\'i di 'II/l'sia. Co 1/11 l' !lcrchè .IIILo/lio IIICl'.I'SI' 'I/ld i.'ia~~i() /10/1 I~ lIoLo; lo /l'(,/' , .l'i ri/Ìtl/I', Ira il '1'2 (' il 'J J, IIl//li iII CI/i si rilaiscl' !a I)/Ila dl'l/a parrof'chill di Fara S. J1arlil/o iII .f/irl/-:':o, Ilri/lla (I) opl'ra /lola, .1 ROllla l'!!,!i ,'iril' II' 0lll'/,(' di Carm'aJ!,lf,io /lUI, ncl irarre sp/wli. }lrl'llTì {!,IUlrdar!o altrm'l'I'.\'o S ara-CCI/i, Hor!!,illl"li. Gl'lIlilcschi. PurI' il c{/mmillo /10/1 i' li/Il'lIre; .l'l' III I)(t!o di Fllra, piìt CO(,/"I' 1/11' di 'II/l'Ila dtlla Colll'!!,i{/ia di Pl'sclJc{)slal/:o (1/01/ si COI/OSco/w lt' ra!f,io/li di q/lc.\'[(' crill/II/issiol/i ahrll-:'-:l'si, l'hl' dm'l'/ll'ro ,'I,r/NI' il 'l'1I1/:io iII loco) SCII/-Imi Ili,., IIrcaica ]1t l' la siral/II s]iI/:illlilrì. il .l'ILO ri!!orc im'/cl l' la sI/a dllitililà /IIa!!,!!,i/m

(6)

Antonio Tanzio, La Concezione di S. Anna (particolare) - Torino, Galleria Sabauda.

bero CL pospo1'la, collegandola al

San Carlo che comunica gli ap-pestati della parrocchiale di Do-modossola, compiuta en,t1'o l'ago-sto 1616 e primo lav01'o certo, noto, al ritorno da Roma (1615), Pur tacendo luogo ai t1'equenti « ritorni)) mentali del « CU1'J'i ru-lwn )) del Tanzio, al c011tinuo scontro tm violente novità e a1'-caismi, stupisce la pala di P esco-costanzo, a porla come un inter-mezzo tTa F am e DO'modossol a,' ta nt' è rigida nel suo neocinque -centismo, con 1"ic01'di bresciani -cremonesi, con tratti ce1'aneschi e procacciniani e con ?'omanismi ?'iveduti attraverso la lezione del

41

CRONACHE ECONOMICHE

bolognese Tibaldi passato '/,n Lombcl1'dia, che l'inser'to bor-giannesco dei cher'ubini può va, lere come prima impressione 1'0-mana, cui segua la pala di Fara, di ben legato difjuso discorso ca-?'Clvaggesco, che discioglie nella mwva luce anche i d'/,~e Titratti di sant?" già così diversi dalla lignea dama di Pescocostanzo,

La pala di Domodossola è

tm

i massimi capolavor'i del 600 italiano; vi si persegue accanita e lenta la. ve?'ità d." venatu,re di marmi e vena.ture di tronti ma-late, smartellando volti

tm

luce e ombre, scavando tosse tr'a carni morte o prossime a morire; e la

più spietata naturalezza rilral-tistica non teme di, star accanlo a q'uasi accademiche soluzioni. visivamente vi.olentate, È for e qui il Tanzio 1Jiù alto, Altret-tanta grandiosità umana negli affreschi delle pareti della cap-pella XX T'II al Sacro Monte di

Vamllo (1616-17), complican-dosi quelli della volta con impres-sioni m01'azzoniane e con acute e focose interpretazioni t,iba lde-sche, A q'/,~esti anni stanno i r'itmtti di due sposi di Brera,' l'uomo addirittura cons1mto da '/,ma. febbrilità acerrima, seguito a poca distanza dal primo David del -Museo di T'amllo, spiritato e fiammante, lHcido nella ten-sione manieristica, Cresce in-tanto (1618-20) l'impr'esa., sem-pre col fratello G'i.ovcmni, della cappella XXXlr al Sacro 1110/1-te di Vamllo, acuendosi in en-t1'Clmbi la dmsticità espressiva, Qui Antonio mggiunge in sem-pre più libera tecnica, sbalordi-tiva per una sOTta di « jur'ia ap-plicat(~», effetti di spietatezza descrittiva in assolutezza pitto-r'ica, componendo taglienza di lama a lievità, luminosità dolce e stupita a strego sjrontato, tra-gicità e sospensioni placate, I n questo periodo che copre il 1620-25 ciTca e la cui inter'na artico-lazione r'ùnane incerta, stanno il piccolo Sant'Antonio, st'/,~pen­ do, del 1I1useo di T'amllo, con impulsività alitante in impal-catura jer'rea e purezza di ghiac-cio; la Concezione di Sant' Anna

dellc~ Sabauda di Tor'ino e la. Visitazione di 17agna, Le due

(7)

'600 europeo, A questo 1Junto

converreblJe situare la Natività adorata da San Carlo della col-lezione Poletti di Milano, squi-sitCt 7Jur nelle sdebilitanti

abra-sioni, Un successivo momento, di viTltlenta crisi manieristica, risolta con 7Jerfetta conseguenza, i n più, COm7Jlicati schemi di

ten-s,ione lineare, plastica, luminosct, test.imoniano il San Sebastiano e angeli della collezione Iùess,

il San Giovanni nel deserto, del

J1 useo cli Tulsa e il secondo

David del ~lIJuseo di Varallo,

che pih iln'/'nediatamente ?'isol-ve l'allucinante v'isività di quelli - e megl'io lo (limostrava prima dell'impietosa svelatttw - ; in quest'ordine di p?'ogressivo do-minio si dis1JOne la pala di

Bo?'-gomCtlU1'o del 1625-26, il ctti im -placabile controllo (esercitato per-fino Stt sottilità evasive prepal'-migiane e su tmg01'i barocchi) prepara la tragica passione twt-temtla, varnpante, della Proces-sione del Santo Chiodo di Cel-lio, ossessiva nel registro

croma-t'ico ora fiammeo Ol'a maTcescen-te, nel patetislno ascetico, divo-1'Cmte, Certo timbro veneto, peT

esattezza bresciano, di qualche tinta, fa stringere il wpporto con i Santi Marco e Pietro della Galleria, Sabauda, d'intensità cro -matica anche più' fm'te - e

meno p?'ofonda nè più così son-tuosamente macabra - ; 0lJe?'e le ultime che conducono al fare

degli atJreschi della cappella XXl'lII del Sacro Monte di l'araZZo (1627-28), elove la fe?'ocia eli vel'ità e la sp'rezzante furia di pennello trovano potenza e

istintività degne di Fwns Il als, Anni sempre carichi di con-trasti interiori; se a V (t1'allo predomina la spl'ezzante e lttmi -Ilosa vitalità natuwle, negli af-freschi della cappella dell' angelo

custode in San Gaudenzio eli ~Vovara s'impennano complica-zioni fOTmali, veri « tOU'l'S de farce», In confronto agli

atJre-schi (dove rinnovate memorie bresciane cinquecentesche

s'af-fiancano a travolgenti « rube

n-sismi)) ntsticani) l'enorme pala della Battaglia di Sennacherib in San Gaudenzio segna il punto più alto di coesistenza tra « ma-niel'a» elaboratissima e colta e verità nudet trasposta fino al terrificante, in l'innovato

ripen-samento caravaggesco, Se il boz-zetto a chiaroscuro è forse più accordato nel vortice creato dal-l'angelo, il telone è più attdace nella p?'ogressione di moti e di LLwi tructtlente, quasi in chiave

di '800 romantico,

Dopo gli atJreschi nella chiesa di Sant'Antonio, Cl ~Milano, che

dovrebbero essere sul '30,

pos-sono datarsi la grande pala di Fontaneto d'Agogna, a file sca-late di figure, Ltna murata di corpi, in ctti non oVLmqtte le idee figurative reggono con uguale vigore, risultando piuttosto

al-Ctlni stnpendi sqnarci sia di

bloc-cati impianti, sia di caratterismo

(disegno per lct testa fwwrea del San Cado), sia di colore; e un

ritratto di uomo della coll, Pa-letti, di stringata prepotente evi -denza, nonostante le g?'Cwi abra-sioni, 111 imbili per (L1'ditezza di

pennello sono i due angeli-boz

-Antonio Tanzio: Particolare degli affreschi delta Cappella 2BIl del Sacro Monte di Varallo.

(8)

Antonio Tanzio, La battaglia di Sennacherib (particolare) - Novara, S. Gaudenzio.

zetto pe'r pala - della Pinaco-teca di Vamllo" Olt7"epassando quindi il '32 circa, entmndo nel-l'ultimo momento tanziesco, van-no situati la pala già a San Ca1"lo di Sabbia, OH/ al 1I1useo vara l-lese, impostata a grandiosa ese -dra che accoglie, come i1~com­ bente statua colossale d'un mi-chelangiolismo montanaro, la

:l\'Iadonna col figlio adorati da San Carlo e San Francesco,

macri e rict1"si, lividi nelle carni p1"ossime a ma1"cire, fra saio b?'uno, mozzetta fiammea, camice sanguigno, sotto la pennellata che graffia con acre animalità; il

6

1

CRONACHE ECONOMICHE

cielo 1"igonfia gmvi masse s' ul-furee e caTboniose. P1"op1"io per la più g?"assa e caparbia temda p'ittorica, la pala semb?"a un « dopo» nei rigucm"di dello splen-dido San Rocco di Camasco del

'31, acme di patetismo madido, in 'l-tna gamma bassa e insieme desolata e suntuosissima, acco-stando pr-eziosità timbriche a con-cretezze b?"utali, a deli?"anti acumi (le mani), a, fissità 7"udimentali da ex-voto" Dopo la pala di Sabbia, 'l-tn conclusivo g?"UpPO d'opere lega molto strettamente: dalla Addolorata della colle-zione Poletti al Riposo dalla

fuga in Egitto del Jll1seo di flouston - e rimane un disegno per il San Giuseppe - , dipinto in 1J/"ossimità del San Benedetto fra i rovi della ?"accolta Calldialli di Busto Arsizio che a sua volta direttamente salda con g7i a/-freschi alla parrocchiale di Bor -gosesia e con questi segna 'l-t.na inquietttdine che invece g7i af-freschi in Santa ~lI1aria della Pace in 111 ilano, PU?" prossimi, ma forse qualche poco 1J1"ece-denti, non conoscono, svi ht.ppG1J-do più lcm"ghi e non mai violenti

tumultuosi ritmi, entro paesaggi che sono peTi) già nell' ordine dei gusti nordici di quelli di Borgo-sesia e del San Benedetto, con

particolarismi e l'I-t.minismo fi, am-mingo-olandese. Rientra in qtW-sto giro la pzccola tela del Cristo e Apostoli della collezione Po-letti, vero pezzo di « petit

mal-tre l). Il Martirio dei Santi Fran-cescani - con disegno per un f?"cde crocefisso, 1"itrovante mlda espressiv'ità di devozione « lri-dentina » - e il 'ritratto del beato Giovanni Ravelli spin-gono all' est1"emO l'orientamento

di B01"gosesia, gi1-{,1'~gendo ad una stringatezza accigliata che si

fissa in sca1"1~i elementari mo-duli, i1Tigidendo anche ltt.Ce e colO1"e.

(9)

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Antonio Tanzio, Quattro teste (disegno a sanguigna e biacca) - Varallo, Museo.

di figure, 1Janneggi, teste, mani, emergendone la testa di bambina per affreschi tardi al Sacro J110nte dal saldo e chittso tratteggio e le due brutali teste di villici per la cappella XXXIT7

di Varallo, tanti altri permettendo di segttire pensieri per singole (ìg'Lt1'e o paT-ticolari degli affreschi varallesi

e novaresi del' 28-' 29; il ritratto di vecchio dal tmtto mpido che

brucia nella luce; il presunto 1'itmtto del fratello JI1elchio/'re.

Tutti disegni che, con altri p1'ima citati in connessione con le

rela-tive tele, fOTmano il teso1'O ine-stimabile e quasi dimenticato del

:Museo di Vamllo, spiccando vi

nel gmppo folto di fogli di varie mani per le cappelle del Sacro l\Ilonte.

In concl'usione, la personalità del T anzio si affer ma con la spie-tata forza esistenziale delle sue ope1'e, trovando luogo degno b'a i gmndi Q,1,tisti del Seicento Eu-1'opeo,

(10)

Per una politica degli

.

.

.

LnvestLmentL industriali

Piemonte~:~

1 - Int1'oduzione.

L'esame della struttura dell'industria pie-montese mette in rilievo non solo le caratteri-stiche delle attività industriali della regione, ma pure le loro tendenze: verso un'accentuazione della specializzazione nei rami che vi si sono fortemente sviluppati (automobili, macchine da scrivere e da calcolo, abbigliamento) e in quelli a loro direttamente collegati (gomma, acces-sori, meccanica di precisione) mentre altri rami si trovano di fronte ad un avvenire meno bene delineato (elettrodomestici, chimica, tessili, in-dustria conciaria). Senza dubbio per i primi rami il proseguimento a ritmo elevato del pro-gresso tecnico impone, per mantenere livelli convenienti di produttività, di salari e di prezzo al livello nazionale, europeo, nonchè mondiale, di adottare opportuni programmi d 'investi-menti; per gli altri rami l'esame di ciascun caso dovrebbe condurre a decisioni sia di rilancio sia di abbandono, tenendo conto non solo degli interessi privati ma anche di quelli della collet-tività regionale e nazionale.

Dal punto di vista nazionale, alcuni indirizzi sui criteri d'intervento per favorire o scoraggiare gli investimenti nelle varie regioni d'Italia sono indicati nel « Progetto di programma di sviluppo economico per il quinquennio 1965-1969» che è stato proposto come « Piano quin-quennale di sviluppo 1965-1969».

Questo ritiene che si dovrà fra l'altro: « a) fissare obiettivi generali allo sviluppo delle grandi ripartizioni geografiche e alla crescita delle agglo-merazioni urbane;

b) .definire a livello nazionale:

- la politica degli incentivi e disincentivi da porre in atto per ottenere le correzioni necessarie a co n-seguire gli obiettivi di riequilibramento;

- la distribuzione territoriale delle grandi infra-trutture e delle grandi attrezzature produttive, che si e primerà nel piano urbanistico nazionale;

8\

CRONACHE ECONOMICHE

Felix Rosenfeld

c) definire a livello regionale - in conncssione con i piani urbanistici regionali, comprensoriali c comunali -la distribuzione territoriale delle attività prod uttive, degli insediamenti residenziali e delle infrastruttuT'c, pill consona al raggiungi mento dei suddetti obiettivi.

Si ritiene che già a partire dalla data della pro sima revisione del presente progl'amma (dicembre 1965) c del suo aggiornamento al quinquennio 1966-70 potranno essere disponibili elementi sufficienti per una imp osta-zione della programmaosta-zione territoriale secondo le linee sopra indicate.

In attesa della definizione dei piani territoriali, ac-quista carattere di particolare urgenza stabilire le. mi-sure atte a impedire un lùteriore aggravamento clelia situazione delle zone di pill forte concentrazione dello sviluppo. A tal fine, si ritiene opportuno adottare parti-colari misure a carico delle imprese che si localizzeranno in ambiti metropohtani, a copertura dei maggiori costi sociali che tali iniziative addossano alla collettività. Nel quadro del sistema unitario di incentivi, a queste misure relative ai territori maggiormente congestionati, dovranno aggiungersi incentivi inte i a favorire il trasfe-rimento degli impianti».

A questo punto, e per quanto riguarda il Piemonte, appare utile esaminare i seguenti problemi:

l) può considerarsi il livello di addensa-mento demografico e industriale del Piemonte troppo elevato, o addirittura critico?

2) a che punto sta la produttività delle industrie della regione e in che misura richiede una determinata politica di investimenti?

3) come scegliere nell'interesse nazionale la migliore localizzazione di ulteriori investi-menti italiani nelle industrie fortemente rap-presentate nel Piemonte?

(*) Il presente stuclio fa parte di una monografìa sui

« Lineamenti economici e prospettive di sviluppo del Pie-monte» in corso di preparazione per iniziativa dell'Unione regionale delle Camere di Commercio industria e agricoltura del Piemonte.

(11)

Dalle risposte a queste domande dipenderà la politica degli investimenti industriali da

de-finire per il Piemonte. Non è possibile in questa

scde eseguire tutti gli studi necessari per otte -ncre le risposte volutc, tanto più che la maggior

parte degli studi sui punti 2) e 3) dovrebbero

essere condotti industria per industria e quasi

caso per caso (impresa per impre a) o meglio

progetto per progetto. È però interessante esa

-minare per quanto possibile vari aspetti dei tre

gru ppi dei problemi clencati; ne risulteranno

almeno delle indicazioni sull'entità dei problemi,

sul modo di trattarli, cd anche, in una certa misura, alcuni lincamenti di una possibile po li-tica degli investimenti industriali per il

Pie-monte.

2 - lliisllit'a del livello di adclensa1nento

de-1nog1'afico e imlust1'iale.

Per poterc confrontare i livelli di addensa -mento demografico e industriale fra varie

re-gioni, sono tati calcolati tre coefficienti: Densità demografica

Gl'ado di urbanizzazione

Popolazione totale Superficie territoriale

Popolazione urbana (città con

+

di 50.000 ab.)

Popolazione totale Addetti all'industria (l) Livello di industrializza:/;. = --:::,.--...,---,----....:....:...

Popolazione attiva Solo il terzo coefficiente è specificamente

rap-pre entativo del grado di specializzazione

indu-striale nelle attività economiche della regione; gli altri due però lo completano, indicando la densità della popolazione ed il grado della sua concentrazione nelle città.

I tre coefficienti sono stati calcolati, in base

ai risultati del censimento demografico del 1961, per tutte le province italiane, per tutte

le regioni c per l'Italia nel suo complesso. I dati ottenuti sono consegnati in allegato; solo quelli relativi alle regioni ed alle province

più dense sono riprodotti nella Tabella l, qui

appresso.

Si può osservare che il Piemonte, seconda regione d'Italia per il livello d'industria liz-zazione (50

%,

dopo la Lombardia col 58

%

)

,

rimane vicinissimo alla media italiana per la

densità demografica (154 abitanti per Km2) c per il grado di urbanizzazione (35

%

della popolazione residente in città di più di 50.000

abitanti). Considerando poi la sola provincia di Torino si osserva che la densità demografica e

il grado di urbanizzazione rimangono a livelli moderati per una provincia fortemente indu-strializzata; però l'industrializzazione, al 60

%,

TnbellfL :V. 1

DE:\SlTA DmIOCRAFJCA, GRADO DI L'RBA:\IZZAZIO:\E ED INDUSTRIALlZZAZIONE DI

ALCUNE REGIO:\I E PROYJNCE lTALIA.'\E (1961)

DEXSITÀ GR.IDO DI JJIVELLO DI DE~[QGRA- URBAXIZZ.\- lNDUSTRT

A-CmCOSCRlZIOXI FlCA

ZIOXE LIZZAZIONE I

(l) (2) (3)

Italia 168 0,33 0,39 I

Regioni più dense

Piemonte 1540 0.35 0,50 Liguria 320 0,59 0,-10 Lombardia 311 0,340 0,58 Veneto 209 O,U 0,43 Emilia-Romagna 166 0,403 0,36 Lazio 230 0,56 0,31 Campani<t 350 0,36 0,31 Puglia 177 0,28 0,2G Sicili,L 1840 0,340 0,29 Province più dense Torino 267 0,56 0,60 Gellova 562 0,76 0,41. Varese 4085 0,23 0,73 Como 301 0,13 0,66 Milano 1.145 0,55 0,61 Venezia 305 0,406 0,41 Padova 324 0,28 0,39 Trieste H21 0,91 0,36 Roma 519 0,79 0,31 Napoli 2.067 0,61 0,36 (1) Numero abitanti per km'.

I

(2) Rapporto della popolazione residente nei Comuni con più di 50.000 abitanti e il totale della popolazione.

(3) Rapporto tra il numero di attivi nell'industria e il complesso della popolazione attiva.

non appare eccessiva confrontata ai livelli di Varese, di Como e di Milano.

Le stesse osservazioni si possono fare para -gonando i dati del Piemonte a quelli di regioni industriali di altri paesi europei (cfr. Tabelle in

allegato). Nella Tabella 2, che contiene i dati relativi alle regioni più industrializzate dell'Eu-ropa occidentale, si può notare che per un livello di industrializzazione vicino a quello del Piemonte, le densità demografiche sono

tutte considerevolmente più elevate, ad

ec-cezione di quella della regione di Lione, in Francia.

L'urbanizzazione, invece, è plU forte in certe regioni ma molto meno in altre: la Regione

Nord della Francia, due province dei Paesi

(1) Pel' ragioni di confronto statistico si è dovuto co nsi-derare l'industria nella ua accezione più larga, cioè il « et -tore secondario" comprendente le industrie manifatturiere, le co truzioni edilizie e la produzione di gas, acqua ed el et-tricità. Si sono inoltre incluse le industrie estrattive.

(12)

Bassi e due Uinder tedeschi, per i quali la popo-lazione, anche addetta all'industria, vive

mag-giormente in casette ripartite in piccoli agglo-merati.

'l'abella ~T. 2

DE:\'SlTÀ DEMOGRAFICA,

URBAJ~JZZAZIONE ED INDUSTRIALIZZAZIOI\E

IN ALCUNE REO IONI D'EUROPA (1960·1962)

DENSIT,\ DEMOGR\- GR.IDO DI REGTOXI Fle.\ l.'RBA~IZZ.\ -(.\.BITANTI ZTONE PER km.2) Piemonte 154 0,35 Frallcia Regione parigLna (1) 666 0,55 Regione di Lione (2) 166 O,H Regione Nord (3) 295 0,15 Paesi Bassi Overijssel 205 0,61 N orcl-Iralallt 306 0,3:2 Limburg J02 0,2J Belgio (totalità) 301 0,37 Germania (RF)

Nordrheill-Westfalell 476 0,53

Saarland 427 0,12

Baden-Wiirttelliberg 223 0,26

(1) Seine, Seine-et-Oise, Scine-et-Marno. (2) Laire, RMne, Isère. (3) ~ord e Pas-de-Ca",is. LIVELLO DI INDUS TRIA-UZZAZIONE 0,50 0,43 0,52 0,53 0,51 0,52 0,5J 0,58 0,42 0,48 0,46

Da questo confronto statistico Si possono trarre le seguenti conclusioni:

a) il livello di industrializzazione del Pie-monte non è affatto eccessivo per una regione progredita dell'Europa occidentale;

b) la densità demografica nel Piemonte, come nella provincia di Torino, è relativamente bassa in confronto ad altre regioni italiane (in-dustriali e non industriali) ed a quelle delle zone industriali europee;

c) il grado di urbanizzazione del Piemonte si colloca ad un livello medio, sia in termini europei che in termini strettamente ~taliani.

3 - Pn)(luttivitcì delle indust'l'ie clel Pimnonte.

3.1. - LIVELLO DI PRODUTTIVITÀ DEL SETTORE

SECONDARIO.

Si misurerà la produttività del lavoro in un dato ettore, od in un dato ramo di attività,

10

I

CRONACHE ECONOMICHE

con il valore aggiunto mcdio per addetto nel settore o nel ramo di attività. L'utilizzazione

di questa grandezza per misurare la produttiyità

e procedere a dei confronti sia nello spazio, sin nel tempo, sia da settorc a settore, richiedc eli assicurarsi che i dati siano comparabili; diffe-renze potrebbero provenire da definizioni divcrse

dei settori, da livelli diversi dei prezzi c dci sa-lari, nonchè da tassi di cambio che non corri-spondono ai rapporti rcal i fra i valori dellc

monete. In quanto segue sono stati utilizzati i dati delle statistiche ufftciali dei vari paesi, o pubblicati dall'OCSE in dollari degli Stati Uniti, dopo conversione ai tassi di cambio vigenti. Si ·ritiene che per gli anni considcrati, specie nel 1959, i livelli medi dei salari e dci prezzi fossero generalmente più bassi in Italia che negli altri paesi ~ndustriali; alcuni pro-dotti facevano eccezione, in particolare le auto-mobili.

Si è cercato di riunire le informazioni pcr rami di attività comparabili, ma in una prima

fase il confronto è fatto per la produttività

media dell'intero settore secondario. Questo settore ha dovuto essere definito in modo assai

largo, cioè comprendendo le industrie estrattive. le industrie manifatturierc, la produzione di elettricità, di gas e di acqua, e la costruzione edilizia e di opere pubbliche. Anche a questo grado di generalità non si dispone di dati ri-guardanti le regioni, ma solo di dati relativi a paesi interi, con alcune eccezioni come il Pie-monte per il quale uno studio dettagliato dclla struttura economica della provincia di Torino (1) permette di avere le informazioni volute per questa provincia.

Nel confrontare i livclli di produttività rac-colti, si terrà conto che la produttività media del secondario per un intero paese è general-mente inferiore a quella di una sua singola regione fortemente industrializzata, e lo stesso si deve dire per una intera regione, tale il Pic-monte, rispetto ad una sua singola provincia maggiormente industrializzata, tale la provincia di Torino.

Dai dati pubblicati (2) per l'anno 1963 sulla popolazione attiva e sul prodotto interno lordo, e la loro ripartizione fra i tre grandi settori di attività, si possono calcolare per vari paesi occidentali industrializzati i seguenti valori

aggiunti medi per addetto nel settore

se-condario.

(l) IRE . ITAI.cONSULT C SgMA, Stf/llture e prospettive eco-nomiche di una regione: la provincia di Torino, :\lilano, Gi uf-frè. 1962.

(13)

\'AUiHE AGGJL':\TO ~rEJ)fU .l'lm Af)I)f~'l'T() KEL SI~TT()RI~ SECONDAHIO (Anno 19(3) S T \ T r Bel!:io FnulCia Germania (Hl') Jtalia P<!psi Ba:si Regno Unito Sta ti Uniti S L.S.A. 3.760

·

uno

5.960 2.-110 3AlO 3.500 8.260

L'Italia, a.ppare con una produttività media di $ P.S.A. 2.410 per addetto nel secondario, la

meno elevata fra i pae i occidentali elencati.

I Paesi Bassi, il Regno Unito, il Belgio, hanno un li vcllo medio di produttività di circa 50

%

più Corte di qucllo italiano, mentre quello della Francia sarebbe addirittura il doppio e quelli della Gcrmania e degli Stati Uniti ancora note-volmente plU elevati, con rispettivamentc 5.960 $ e 8.260 $.

Pcr la provincia di Torino si ha una valutazione di L. 1.7l-l!.000 (l) per l'anno 1959, cd una indicazione chc il valore ag -giunto mcdio pcr addetto nelle imprese in-dustriali sia aumentato del 23

%

dal 1955 al

1959.

Si potrebbe così stimare che nei quattro anni successivi, cioè fino al 1963, la produttività del lavoro si sia aumentata di un altro 20

%

,

po

r-tando il valore aggiunto medio per addetto a L. 2.057.000, ossia circa 3.300 $. È evidente che per l'intera regione del Piemonte, meno a\'anzata industrialmente della provincia di Torino, la produttività sarà inferiore, colloca

n-dosi probabilmente sui 2.800-3.000 $ per a

d-detto.

Confrontando queste ultime cifre con quelle rclative ai paesi occidentali, presi ciascuno nel suo complesso territoriale, si deve concludere che il Piemonte, come pure la sola provincia di

Torino, benchè zone fra le più industrialmente progredite d'Italia, permangono in uno stato

di netta inferiorità per la produttività del loro lavoro industriale rispetto alle altre zone d'

Eu-ropa occidentale. L'obiettivo che tutte le

indu-trie dovrebbero tentare di raggiungere per assicurarsi una sufficiente competitività in un

mondo che vorrebbe tendere verso una m ag-giore l i beralizzazione dei mercati, cioè i livelli

statunitensi di produttività, appaiono per l' Ita-lia Xord-Occidentale una meta ancora lonta

-ni sima.

3.2. - LIVELLI DI PRoDL'TTn'ITÀ PER Y.\lU RAMI DELL'I""DC TUlA.

Confrontiamo adesso, fin quanto sia possi-bile, i livelli medi di produtti\'ità dei "ari l'ami dell'attività industriale nel Piemonte ed in altre regioni occidentali. Qui si utilizzeranno di nuo\'o

i dati l'accolti per l'anno 1959 nello tudio sulla provincia di Torino, e questi saranno confrontati con quelli di interi paesi industrializzati, per lo stesso anno.

Come è già stato accennato, è nece sario osservare una certa prudenza nel confrontare i dati dclla Tabella 4 relativi al "alore aggiunto medio per addetto, per i 'l'ari l'ami di attività, e per i vari paesi, a causa di differenze possibili nella definizione del contenuto dei vari rami e

nel modo di calcolare i valori aggiunti, come pure a causa delle clisparità nei liyelli dei prezzi.

'Tabella ,V. 4

YALORE AGGIL'XTO MEDIO PER ADDETTO

IN VARI RAi\rI DT ATTIVITA L\'DUSTRTALE

Anno 1959 - In S L'.S.A.

IXDVSl'HIE PHOV. DI FHANCL\ HEGXO ST.\'J'[

TORIì\"O LI'I'ro UXITl

-Estrattive c la \·oraz.

miner. non metallif. 1.968 3.810 2.4J3 l-U97

Alimentari 2.78-l 6.310 3.250 10.154 Tessili 1.722 2.150 1.883 5.372 Abbigliamento e vc -stia,rio 1.328 2.380 1.5"'8 5.075 Pelli e cuoio 2.816 - 2.073 5.402 Legno 1.520 2.760 2.167 5.475 Metalmecca,n iehe 2.995 3.360 2.737 5.909

Chimiche e farmaco 3.712 10.300 4.310 J7A70

Lav. materie plast. 2.208

-} 2.560 7.906 Gomma e cavi 4.704 - 10.126

C'arta e cartotecllica 2.208

} 3.680 2.830 10.250

Poligraf. ed editor. 3.160 2.828 8.912

Costruzione edilizia 1.698 2.5"'0 2.0H -Energia elettrica, ac

-qua, gas 5.5l8 6AOO 4.370

-Bisogna pure tener conto che questi dati si riferiscono ad un periodo già lontano, l'anno

1959. Però, gli scarti sono tali, specie fra pro-vincia di Torino, Francia e Stati Uniti d'

Ame-rica, che alcune osservazioni s'impongono. a) Per tutti i rami le produttività del la

-voro, misurate dal valore aggiunto medio per addetto, sono inferiori nella provincia di Torino

rispetto a quella clelIa Francia e degli Stati Uniti.

b) Nel confronto con il Regno Unito la

pro-duttività appare inferiore in 8 rami e superiore

in 4: la metalmeccanica, la lavorazione delle pelli (l) Per' le imprese industriali e l'artigianato.

(14)

e del cuoio, le industrie poligrafiche ed e dito-riali e la produzione di energia elettrica, gas e elettricità.

c) Nel confronto con gli Stati Uniti, i livelli di produttività dell'industria torinese sono ge -neralmente compresi fra

Y4

e

Ya

di quelli ame -ricani, ad eccezione della metalmeccanica, de l-l'industria delle pelli e del cuoio e di quella della gomma che sono vicini al 50

%

.

d) Nel confronto con la Francia, il livello si aggira intorno all'80-90

%

per la metal mecca-nica, i tessili ed il gas, l'acqua e l'elettricità, mentre è del 28

%

soltanto per la chimica e vi-cino al 50

%

per l'abbigliamento, le estrattive, le alimentari e la lavorazione ùel legno.

e) La metalmeccanica appare così come l' in-dustria più progredita della regione, ma per la quale uno scarto di produttività permane rispetto alla Francia e soprattutto agli Stati Uniti. La differenza è in parte dovuta al fatto che nel caso di Torino una proporzione assai forte dell'attività metalmeccanica è assunta da artigiani e da imprese di dimensioni modeste. f) Fra i rami di alto valore aggiunto per a d-detto, l'ind'ustl'ia della gomma si trova ad un livello già elevato che incoraggerebbe a far proseguire una politica di sviluppo.

g) Negli stessi rami di alta produttività per addetto, l'industr'ia chimica torinese rimane ancora molto al disotto di quelle della Francia e degli Stati Uniti e ci si deve chiedere se una revisione della politica d'insediamento e di sviluppo allivello regionale non dovrebbe essere

Tabellct "AI. 5

considerata, almeno per alcune parti di questa industria.

h) L'industria tessile che ha un livello di produttività dell'80

%

rispetto alla Francia c solo del 32

%

rispetto agli Stati Uniti, riehiedc certo un ammodernamento e probabilmente una conversione parziale per aCfrontare la eon-COl'l'enza in ternazion a le.

i) L'abbigliamento appare, secondo i dati del 1959, in uno stato di produttività molto inferiore a quello della Francia (56 %) c dcgli Stati Uniti (32 %). La ragione di questo s fasa-mento risiede probabilmente nell'elevatissima proporzione di lavoro artigianale, che era del 45

%

nel 1959. Si sa che questa attività ha fatto negli ultimi anni un passo importante "erso l'industrializzazione c sarebbe utile aggiornare l'analisi nel suo riguardo.

le) Lo stesso si potrebbe dire della lavo ra-zione del legno, che contava 65

%

di artigiani fra i suoi addetti nel 1959, ma per la quale il processo di industrializzazione non si è verificato negli anni recenti come per l'abbigliamento. 3.3. - GLI EFFETTI DEGLI INVESTIMENTI.

Gli investimenti hanno un duplice effetto sulle industrie: da un lato aumentando le ca-pacità degli impianti possono richiedere un au-mento del numero degli addetti e così creare nuovi posti di lavoro; dall'altro canto incr

e-mentano il valore della produzione (o del valore aggiunto) per addetto sia aumentando la capa-cità produttiva per un numero immutato di

EFFETTI SUL FATTURATO E SUL VALORE AGGIUNTO

DEGLI INVESTIMENTI 1955-1959 NELLE IivIPRESE INDUSTRIALI TORINESI (1)

(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) INVESTI- FATTU- FATTU- VALORE VALORE INCRE- COEFF.DI bDUSTRm MENTI RATO R.\TO AGCIUNTO AGGIUNTO ;\IENTO CAPITALE

1955-1959 1955 1959 1955 1959 (5)/(4) (1)'(6)

Miliardi di lire I

l Estrattive e lavoraz. minerali non metallif. 6,3 12,3 20,2 7,7 9,8 2,1 3,0

Alimentari 4,9 52,8 63,7 11,7 17,5 5,8 0,8 Tessili 15,8 72,3 89,6 31,7 36,7 5,0 3,1 Abbigliamento e vestiario 10,8 29,0 41,6 11,4 14,9 3,5 3,1 Pelli e cuoio 4,2 15,2 28,6 3,8 7,0 3,2 1,3 Legno 5,2 12,7 19,4 4,4 6,6 2,2 2,5 1I1etalmeccaniche 297,1 522,2 801,6 248,0 354,5 106,5 2, èhimiche e farmaceutiche 22,9 45,1 65,1 19,2 26,8 7,6 3,0

Lavorazione materie plastiche 5,5 7,5 23,5 3,0 6,7 3,7 1,5

Gomma e cavi 26,5 51,7 70,4 24,,* 35,0 10,6 2,5

Carta e cartotecnica 5,0 11,4 15,1 3,8 5,7 1,9 2,6

Poligrafiche ed editoriali 7,1 24,0 34,9 11,6 14,5 2,9 2,4

Manifatture varie 1,8 27,7 33,4 23,9 28,4 '*,5

-COIlL]Jlessivamente 413,1 88'*,7 1.309,2 -10-1,5 564,1 159,6 2,6

(1) Escluso l'artigianato.

(15)

lavoratori, sia mantencndo il volume della pro -duzionc con un numero minore di lavoratori disponcndo di attrezzaturc più perfezionate.

In quest'ultimo caso si avrebbe una riduzione ncll'impiego. Un altro effetto degli investimenti

sul lavoro può essere di carattere qualitativo, cioè condurrc a spostamenti nelle categorie di lavoratori, diminuendo il numero di quelli poeo qualificati e aumentando quello dei lavoratori pi II qualificati c pecializzati. In questo caso il

valore aggiunto aumenterebbe anche per e

f-fetto del rialzo del Ii vello medio dei salari.

Si vedc ehc ad ogni modo l'analisi degli

effetti dcgli investimenti sull'impiego, sui salari e sui valori aggiunti è relativamente complessa e richieele una riccrca specifica per ogni caso pa rti-colare: industria, singola impresa e perflllo singolo progetto. L'effetto economico finale dovrebbe es

-sere eli produrre eli più, a minor costo, creando fin quanto , ia possibilc nuovi impieghi e offrire al

lavoro una partecipazione all'aumento della pro -duttività con un aumento dei redditi di lavoro. In questa sede, dobbiamo limitarci ad esa -minare gli effetti degli investimenti nella regione piemontese con la documentazione statistica esistente. Utilizzeremo di nuovo la ricerca esegu ita nel 1060-61 sulla struttura economica della provincia di Torino (l). I dati disponibili

riguardano gli inve timenti eseguiti dalle

im-prese industriali, ad esclusione dell'artigianato, nel periodo 1955-59 ed i loro effetti sull'impiego e la produzione nei vari rami di attività, fra l'anno 1955 e l'anno 1959.

Tabella Y. 6

Xella Tabella 5 sono con egnati i dati rela -tivi agli effetti degli investimenti ul fatturato e sul valore aggiunto. Nel periodo 1955-59 gli investimenti nelle imprese industriali della pr o-vineia di Torino sono ammontati a 413 mi

-liardi di lire, di cui quasi i tre quarti sono tati diretti nella metalmeecanica.

L'effetto complessivo degli investimenti è stato di fare aumentare di 4-25 miliardi il fa ttu-rato, cioè circa del 50

%

,

e di 160 miliardi il valore aggiunto, ossia del 40

%

.

L'effetto è diverso secondo i rami di attività e può essere misurato dal coefficiente di ca pi-tale, cioè dal rapporto fra investimento e in-cremento del valore aggiunto. Per la metalmec -eanica questo coefficiente è ad un livello medio: 2,8. Il coefficiente più favorevole è quello delle

industrie alimentari, che richiedono un inves ti-mento di 0,8 per un incremento unitario del

valore aggiunto, mentre per i tessili e l'abbiglia -mento il coefficiente è uguale a 3,1.

Gli effetti degli inve 'timenti sull'occupa -zione nelle imprese industriali e le variazioni fra l'anno 1955 e l'anno 1959 del valore ag -giunto medio per addetto nei diversi rami de l-l'industria, sono indicati nella Tabella 6. Nel

complesso l'occupazione industriale aumenta solo di 33.600 unità, ossia del 13

%

mentre il valore aggiunto medio per addetto si accresce

del 23% raggiungendo L. 1.951.000 (3.100$).

L'occupazione aumenta in tutti i rami d'att

i-(J) Cf. IREs, lTALCONSULT e SE"lA. pubbllcH7.ione già eitata.

EFFETTI SULL'OCCUPAZIONE E SULLA PRODUTTIVITA DEL LAVORO DEGLI lNì'E TJi\1ENTI 1955-1959 NELLE IMPRESE INDUSTlUALI TORINESI (2)

I

(la vaOCCUPAZIOXE ra tori dipendenti) MEDIO PER INVEST. VALORE ACGIUNTO PER ADDE'l"rO ADDETTO hDL'STRIE

I

OCCUPATO

I

I

1955 1959 NEL 1955 1955 1959 VARIAZIONI NUMERO MICLIAIA DI LIRE t 0' ,o

Estrattivè c hl\·oraz. minerali non mctallif. 7.122 7.196 885 1.082 1.367 285 26

Alimentari 8.060 8.520 608 1.4.!9 2.050 601 ·H

'l'es ili 36.833 32.680 429 860 1.122 262 3.!

Abbigliamento e \'e tiario 9.531 13.028 1.133 1.197 1.147 - 50 - 4

I

Pelli e cuoio 3.306 3.513 1.270 1.139 1.980 841 74

Legno 3.955 5.775 1.315 1.125 ] .141 16 1

Ìlfetalmeccaniche 151.283 176.402 1.964 1.639 2.009 370 23

Chimiche e farmaceutiche 9.663 11.153 2.370 1.988 2.403 415 21

Lworazione materie plastiche 2.779 4.566 1.979 1.074 1.480 406 36

(16)

vità ad eccezione dell'industria tessile per la quale diminuisce di 4.200 unità, ossia dell'undici

per cento.

L'aumento percentuale pill forte della pro -duttività del lavoro è quello dell'industria delle pelli e del cuoio (+ 74%); seguono le industrie alimentari (+ 41 %), quella della lavorazione delle materie pIa tiche (+ 36 %) e quella dei tessili (+ 34%). Si tratta per le pelli ed il cuoio, per gli alimentari e per i tessili di un ammode

r-namento sostanziale di industrie fra le più

anziane della regione e per le quali ulteriori progressi sono possibili.

Si è pure indicato nella Tabella l'investimento medio per posto di lavoro esistente nel 1955 e si può osservare che i buoni risultati delle

indu-strie alimentari e tessili sono stati ottenuti con

i costi unitari medi pill bassi (rispettivamente 608.000 e 429.000 lire). L'industria chimica e farmaceutica e quella della gomma e cavi, che

hanno i più alti livelli di produttività, hanno

richiesto gli investimenti più forti per posto di lavoro (2.370.000 c 2.492.000 lire, rispettiva -mente).

.j - Il p1'oblmna della localizzazione degli

investimenti.

Si è "isto che per le industrie piemontesi, come per l'insieme delle industrie italiane, è ne

-cessario proseguire una politica per incrementare la produttività del lavoro e perciò è indispen ' a-bile procedere ad ulteriori investimenti. Per le industrie già insediate nel Piemonte, si potre

b-bero distinguere due categorie di investimenti: a) quelli che aumenterebbero la capacità produttiva e la redditività del lavoro delle attività già esistenti, senza aumentare il numero di addetti; b) quelli che aumenterebbero le dime n-sioni della produzione in modo tale che un incremento del numero di addetti sia necessario.

Nel primo caso è assai evidente che gli

in-vestimenti debbono localizzarsi laddove le a

tti-vità si svolgono già; senonchè è sempre neces

-sario eseguire calcoli precisi di redditività per

ciascun caso particolare per assicurarsi che l'ope -razione meriti di essere realizzata, cioè pre -senti un tasso di rendimento non inferiore alla

media italiana, se non europea, per inves ti-menti specifici di stessa' natura.

Nel secondo caso, che richiederebbe ve

rosi-milmente uno spostamento di abitanti sia pro -venienti da zone rurali della stessa regione, sia proveflÌenti da altre regioni, il calcolo non deve pill limitarsi alla misura della redditività de

l-l'investimento per l'imprenditore, ma deve pur tener conto dei costi e dei vantaggi che ne

ri-sultano per la collettività.

141

CRONACHE ECONOMICHE

~on è detto d'altronde, che in tutti i casi un imprenditore piemontese abbia più vantaggi

che inconvenienti ad estendere le dimensiOIl i della sua azienda nella YÌcinanza dei suoi i

m-pianti. attuali. Una localizzazione di nuovi im -pianti in un'altra regione troverebbe pl'oba hil

-mente economie per quanto riguarda i costi dei terreni, quelli della mano d'opera non spe-cializzata, l'eliminazione della pe a di trasloco

di questa mano d'opera, le spese di trasporto per certe materie prime o per i suoi prodotti destinati ai mercati vicini di quella regione.

Viceversa l'insediamento nella propria zona già

industrializzata oIfre il beneficio di attrezzature industriali, commerciali, universitarie, già esi -stenti, della presenza di mano d'opera qualiJI -cata e della vicinanza alla sede dell'impresa. Ciò indica che l'imprenditore dovrà cscguire un

calcolo per misurare i risultati netti dell 'in

vesti-mento progettato per le varie localizzazioni pos-sibili e scegliere fra queste quella che presenta

i maggiori utili netti.

Vi sono certo diversi altri criteri di scelta

degli investimenti, dal punto eli vista dell'i m-prenditore, ad esempio la sicurezza dell'impiego

del personale, l'aumento del suo potere econ o-mico con l'incremento del fatturato anehe senza aumento dell'utile, le possibilità di ulteriore espansione (disponibilità eventuale cl i terreni,

di mano d'opera), ecc., ma riterremo che il cri -terio elel maggiore utile netto sia il più corrente.

La determinazione dell'utile totale netto per

un imprenditore, di un'operazione d'i

nvesti-mento, si fa mediante la somma algebrica dei valori attualizzati di tutti i ricavi (+) e di

tutte le spese (-) d'investimento e d'esercizio, estesi a tutta la durata eli vita dell'attrezzatura

da costituire; ossia:

IL

U

=

L

(Rt - Et - Id (l

+

i)-t

t = 1

dove Rt è il ricavo dell'anno t, Et la spesa

d'esercizio e It la spesa di investimento clello stesso anno, n la durata dell'attrezzatura espressa in numero di anni ed i il saggio del -l'interesse o di attualizzazione. Si può anche evitare la scelta arbitraria del tasso dell'int

e-resse calcolando il saggio di 1'edditività intema

del progetto, cioè il tasso i che renda uguale a zero il valore dell'utile totale netto attua liz-zato U; il confronto fra varie possibilità d'in vc-stimento e varie localizzazioni eventuali potrà allora essere fatto dal p~mto di vista dell'im -prenditoTe secondo il criterio del maggiore saggio

di redditività interna.

La ricerca deve però essere estesa al punto

(17)

nazioJlale: cd occorre così prendere in conside

-razione: numerosi altri elementi per estrarne Ull I)ilancio complessivo.

Dopo gli effetti diretti già calcolati per

de-terll1inare il beneficio dell"imprenditore, si esa-m i nano gl i eOelli indiretti elci progetto, cioè gli utili netti, calcolati nello stesso modo, che altre aziende ne ricaveranno, sia « a lTIOnte»

(azicnde fornitrici), sia « a valle» (aziende utilizzatrici c eli tributriei dci heni o servizi

prodotti dall'investimento considerato). Come

p r gl i effctti diretti del progetto, gli utili netti

pro\"cnicnti dagli effetti indiretti saranno

di-versi sceondo la localizzazione dell'investimento.

Uno spostamento importante di una attività

industriale, ad esempio estcnsione di capacità

prod utti va di una azicnda di costruzione elet

-trica o meccanica, mediante la creazione di

nuovc officine in un'altra regione, potrebbe

avere C'ome conseguen:ta. lo spostamento di el e-menti di altre aziende collegate e comportare

elei costi (o degli utili netti) indiretti chc

deb-hono esserc contati nel bilancio economico com

-plessivo.

~clla stessa categoria dovrcbhero essere con

-sidcrati i servizi pubblici d'im1J"resa" cioè le for-niturc di acgua, gas, clettricità, tra porti

fer-roviari, cd altri servizi forniti da aziende di

earatterc pubblico, pcr i quali Lisogna misurare il risultato netto, attualizzato, dell'incremento di attività dovuto al progetto, secondo la sua

localizzazione.

Vi sono poi i costi sociali, ossia i costi di svi -luppo urbano dovuto ai movimenti di

popola-zionc, o all'aumento del suo benessere, in co

n-seguenza dell'investimento progettato. Questi

comprendono tutti i costi di attrezzatura urbana

(viabilità, ervizi domestici di acqua, gas, elet

-tricità, scuole e ospedali, ecc., ecc.) e si può pensare che siano pill elevati in una agg

lo-merazione già densa che in una regione da urbanizzare nuovamente. Però, ciò non è del

tutto certo a priori, dato che in un caso si può trattare di incrementi marginali che

approfit-tano di strutture già esistenti mentre nell'altro

tutto sarebbe da creare; infatti ogni caso deve

essere considerato separata mente ed i calcoli

terranno conto delle varie situazioni pa

rtico-lari. Un'indagine condotta dal Professor J.

Tinbergcn conferma la necessità di procedere

nel dettaglio a tali ricerche: cc E siamo rimasti

Ql'presi nel constatare che le differenze in pro-posito sono ben piccole; i costi medi (pro-capite) di questo tipo (per l'energia, per la viabilità, pcr i ponti e così via) sono l'i ultati nel mio

paese pressochè uguali alla media anche per i

piccolis imi centri. Abbiamo, tuttavia, trovato

che i costi pro-capite per i grandi centri sono

un poco più alti: ma ciò è principalmentc in

dipendenza del fatto che tali centri sono dotati

di un numero maggiore di servizi, per esempio ospedali, scuole specializzate c parecchie altre cose del genere» (l).

I costi sociali si a\"vicinano alla categoria,

degli ef}etti indotti dell'ilwestimento. Que ti sono gli effetti sull'economia dovuti all'aumento del

reddito prodotto dal funzionamento delle nuo ve

capacità produttive. L'incrcmento di reddito

viene speso in gran parte nello spazio econo

-mico nazionale o regionale creando a sua volta

incrementi di attività. Gli effetti indotti netti

possono essere calcolati ed il loro valore sarà di-verso secondo la localizza:tione dell'investimento.

Alcuni termini correttivi debbono intervenire per tenere conto del valore economico dei

fat-tori di produzione utilizzati. Se questi sono già

impiegati a pieno, il loro costo viene contato

integralmente; se invece fossero attualmente solo parzialmente impegnati, il loro valore eco -nomico dovrebbe essere considerato inferiore al costo pagato dagli imprenditori. Un sistema

di cc prezzi ombra» permetterà così di tenere

conto dell'aumento effettivo dell'utilizzazione

delle risorse economiche nazionali.

Un ultimo aspetto da considerare è quello

delle cc soddisfazioni degli individtLi » modificate dal progetto. L'investimento progettato avrà per conseguenza, secondo le localizzazioni po s-sibili, degli spostamenti di lavoratori e di fami-glie, degli incrementi di redditi, delle vari a-zioni di prezzi e finalmente dei mutamenti nei

consumi familiari. Dei progressi sono stati fatti

recentemente nello studio di quc to concetto

delicato (2) e alcune applicazioni sono già state

fatte nelle quali si sono calcolati in particolare

tre termini:

- le variazioni nel tempo utilizzato per gli

spostamenti quotidiani fra il luogo di residenza

ed il luogo del lavoro;

- le variazioni delle spese familiari dovute

alle differenze dei prezzi prima e dopo la rea -lizzazione del progetto d'investimento (con o

senza spostamento di popolazione);

-- il valore per gli individui dell'incre -mento dei servizi pubblici a loro disposizione.

L'elenco di tutti questi elementi da cons i-derare nel calcolo dei ricavi e dei costi relativi ad un investimento, al livello della collettività,

mostra quanto sia complessa la ricerca di un bilancio completo per ogni localizzazione con

-siderata. Nelle applicazioni pratiche non è sem -(1) J. TrNBERGEN, Ricerche sulla distribuzione geografica dell'indllstTia nei Paesi Bassi, Roma, "Rivista di Politica Economica ", novem bre J 960.

(2) cr. ,I. LESOURNE, Le calcul écol1omique, Paris, Dunod,

1964.

(18)

pre necessario spingere la ricerca fino all'ultimo dettaglio; basta condurla fino al punto nel quale una conclusione sia possibile in un senso,

come in un altro, per decidere se tale

localizza-zione sia preferibile a tale altra; si potrà così trascurare tutti gli elementi che appaiono di dimensioni minime come pure quelli che non farebbero altro che aumentare la differenza fra

il risultato netto di due soluzioni messe in confronto.

Si vede che ad ogni modo non si può d

eci-dere globalmente ed a priori che si debba dare la precedenza per gli investimenti a tale regione piuttosto che a tale altra. Le cose debbono essere

esaminate caso per caso, progetto per progetto,

anche se fra i criteri di scelta si possa includere

il de 'iderio di favorire lo sviluppo delle zone

più arretrate. Tale sviluppo non deve farsi nè

danneggiando i livelli di produttività delle

aziende affrontate dalla concorrenza europea

ed internazionale, nè a costi troppo elevati per

la collettività, cioè per l'economia nazionale.

Recenti progressi nel campo del calcolo eco

-nomico permettono di elaborare un quadro, talvolta un modello, nel quale inserire in modo

coerente tutti gli elementi da fare intervenire

nella ricerca di una decisione riguardante un

investimento e la sua localizzazione (l).

5 - Lineament'i eli una possibile politica el'i'

n-vestimento nel Piemonte.

Benchè, ad eccezione di casi particolari o di progetti che non implicano aumenti di perso-nale, non si possa decidere senza uno studio

approfondito se tale investimento debba

prefe-ribilmente essere fatto in una data località piut-tosto che in un'altra, da quanto precede alcuni

lineamenti possono essere tratti per orientare

una politica d'investimento nel Piemonte. Si è visto anzitutto che il Piemonte nel suo

complesso ha una densità demografica moderata

ed un grado di urbanizzazione relativamente basso (35

%).

Se si dovesse considerare i livelli

eli urbanizzazione e d'industrializzazione della

provincia di Torino - rispettivamente del 56

%

c del 60 % - come assai elevati, ulteriori

svi-luppi ed investimenti di industrie torinesi

tro-verebbero facilmente eventuali localizzazioni in

zone molto meno addensate nello stesso

Pie-monte.

Dai dati esaminati, la produttività del lavoro

in tutti i rami di attività industriale della

pro-vincia di Torino, ed a fortiori per le altre

pro-vince' del Piemonte, appare inferiore a quelle delle attività corrispondenti negli altri pae i

del :i\fercato Comune Europeo, e le differenze

sono enormi nel confronto dei livelli di

produt-tività degli Stati Uniti. Si è visto però che gli

161

CRONACHE ECONOMICHE

ilwestimenti realizzati nel periodo 1955-1959 han no permesso di ottenere noteyoli progressi.

Ciò indica che ulteriori investimenti sono

indi-spensabili per ridurre gli scarti di

produtti-vità con gli altri paesi d'Europa.e tentare un ravvicinamento con i livelli statuniten i che

debbono costituire obiettivi nella gara inter-nazionale.

I risultati piLl incoraggianti sono quelli della metalmeccanica, delle industrie della gomma e

dei cavi, delle industrie alimentari, di quella delle pelli e del cuoio. Altre, come quella del

legno e quella dell'abbigliamento, permanevano

nel 1959 ad uno stato prevalentemente

artigia-nale con livelli di produttività insufficienti. Si

sa però che l'attività dell'abbigliamento si è

sviluppata negli ultimi anni in un modo del

tutto soddisfacente, trasformando gradualmente

l'artigianato in una vera e propria indu tria

della confezione.

In modo più generale gli investimenti nel

Piemonte dovrebbero es ere orientati, fra l'altro. verso una pill sistematica trasformazione o il

raggruppamento delle imprese di carattere

arti-gianale in imprese di dimensione industriale. Si

può stimare difatti che l'artigianato occupi

ancora circa il 15

%

degli addetti alle attività

manifatturiere ed estrattive nella provincia di

Torino, e probabilmente tra il 25 ed il 35

%

nel resto del Piemonte. Secondo i rami di

atti-vità, le imprese industriali hanno una produt-tività per addetto da due a quattro volte più forte di quella delle imprese artigianali.

Se appare evidente la necessità di

accen-tuare gli sviluppi di attività predilette nel Piemonte, come la metalmeccanica - specie le produzioni automobilistiche c quelle di

mac-chine da calcolo e da scrivere - o le industrie

della carta, quelle poligrafiche ed editoriali, i

livelli troppo bassi di produttività di altri rami

richiedono invece un esame approfondito per

elaborare una politica di ammodernamento

prima di considerare alcun aumento dellc

capa-cità produttive.

Ad ogni modo, come è già stato detto, ogni

singolo progetto di investimento richiedc uno

studio particolare per decidere nell'interesse

na-zionale se conviene insediarlo nella regione o

all'infuori. Non si dimenticherà però che fra i

criteri nazionali di scelta, vi è non solo quella

del maggiQre utile netto per la collettività, ma

anche la necessità di far sì che il livello elci costi

e della produttività permettano alle imprese italiane di affrontare la concorrenza sul mercato

europeo come sui mercati internazionali.

(1) CL .I. LESGl'R:>:;':. op. cit .. c ricerche dell:l S\T\lEZ

(19)

Allegalo

DEXSJTÀ DE~lOGRAFrcA, GRADO DI URBANIZZAZIOXE E LIVELLO DJ INDUSTRIALIZZAZIO~E L\' ALCL·:\[ PAESI

ITALIA (AXXO 1961)

I

l

DENSITÀ GRADO DI LIVELLO DI DEXSITÀ GR.U)O DI LIVELLO DI

PROVINCE POLAZIONE DELLA PO- unOANIZZA- umUSTRIA-1 PROVINCE DELLA PO- URBANIZZ.\-

lXDUSTRL\-ZIONE L1ZZ(~;ONE POL~\ZIONE ZIONE LIZZAZ[ONE

(l) (2) (l) (2) (3)

Torino 267 0,56 0,60 Arezzo 96 0,24 0,36

Vercelli 133 0,25 0,57 Siena 71 0,23 0,30

Novara 128 0,19 0,57 Grosseto 49 0,23 0,29

Cuneo 78

-

0,28 TOSCANA 143 0,39 0,43

Asti 142 0,28 0,27 Perugia 90 0,20 0,31

Alessandria 134 0,19 0,38 Terni 106 0,42 0,38

PIE~ION'fE 154 0,35 0,50 U~mRIA 9,1 0,26 0,33

V~\LLE D'AOSTA 31 - 0,43 Roma 519 0,79 0,31

Imperi,t 175 0,27 0,26 Viterbo 73 0,19 0,24 Savona 170 0,27 0,43 Rieti 59

-

0,24 Genova 562 0,76 0,41 Latina 142 - 0,36 La Spezia 271 0,51 0,43 Frosinone 135 - 0,35 LIGURIA 320 0,59 0,40 LAZIO 230 0,56 0,31 Varese 485 0,23 0,73 Caserta 246 0,08 0,31 Como 301 0,13 0,66 Benevento 152 0,18 0,18 Sondrio 50 - 0,48 Napoli 2.067 0,61 0,36 Milano 1.145 0,55 0,61 Avelli.no 166 - 0,27 Bergamo 270 0,15 0,62 Salerno 185 0,13 0,30 Brescia 186 0,19 0,51 CA~IP.\NIA 350 0,36 0,31 Pavia 175 0,25 0,46 L'Aquila 65 0,17 0,31 Cremona 200 0,21 0,39 Teramo 134 - 0,3:2 Mantova 166 0,16 0,35 Pescara 198 0,36 0,36

I

I,O)IllBolzano.\RDIA -Bozen 311 51 0,34 0,24 0,28 0,58 Campobasso Chieti H4 81 -

-

00,2,32 1

Trento 66 0,18 0,39 ABRUZZI E MOLISE 103 0,09 0,29

TRENTINO ALTO ADIGE 58 0,21 0,33 Foggia 93 0,18 0,23

Verona 216 0,33 0,38 Bari 246 0,,10 0,27 Vicenz\L 226 0,16 0,53 Taranto 192 0,41 0,25 B !lnno 64 - 0,50 Brindisi 188 0,20 0,19 Treviso 245 0,12 0,45 Lecce 246 0,11 0,32 Ycnezia 305 0,46 0,41 PUGLL\ 177 0,28 0,26 Padova

.

324 0,28 0,39 Potenza 68 - 0,25 Rovigo 154 - 0,31 Matera 58 - 0,28 VEXETO 209 0,24 0,43 B.\SILICATA 65 - 0,26 l'dine 107 0,11 0,47 Cosenza 10,1 0,11 0,32

Gorizi,t 291 - 0,47 Catanzaro 141 0,10 0,33

Trieste 1.421 0,91 0,36 Reggio-Calabria 191 0,25 0,27

FRIULI-VENEZIA G. 153 0,30 0,44 CALABRl.\ 136 0,15 0,31

Piacenza 112 0,30 0,34 Trapani 174 0,37 0,29

Panna 113 0,36 0,36 Palermo 222 0,53 0,28

Reggio Emilia 166 0,31 0,38 Ues i!la 211 0,37 0,26

Modena 190 0,27 0,40 Agrigento 155 - 0,28

Bologna 227 0,59 0,40 Caltanis etta 144 0,39 0.35

Ferrara 153 0,38 0,29 Erula 89 - 0,35

Ravenna 177 0,50 0,28 Catania 252 0,41 0,27

Forlì 179 0,51 0,36 Ragusa 157 0,23 0,27

E:Ui LU-ROMAGN A 166 0,43 0,36 Siracusa 164 0,26 0,29

Pc aro-Urbino 109 0,21 0,33 SICILIA 184 0,34 0,29

Ancona 209 0,25 0,31 Sassari 51 0,24 0,26

~lacerata 105 - 0,24 Nuoro 39 - 0,29

,\~coJi-l'icel1u 161 0,15 0,30 Cagliari 81 0,24 0,32

M.\RCnE 139 0,16 0,30 SARDEGNA 59 0,19 0,30

~Iassa-Carra ra 176 0,66 0,51 ITALIA 168 0,33 0,39

Lucca 206 0,2;1, 0,45

Pjstoia 241 0,36 0,48 (1) Numero di abitan~i per km

2,

Firenze 261 0,54 0,47 di 50(2) .000 abitaRappor~o nti c della popolazione il totale della popolazione. residente nei Comuni con più

Livorno 254 0,52 0,41 (3) Rapporto tra il numero di atti\i dell'industria c il complesso

Pi a 148 0,25 0,43 dclla popolazione alti va.

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