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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.09 (1882) n.424, 18 giugno

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SC IE N Z A ECONOM ICA, F IN A N Z A , COMMERCIO, B A N C H I, F E R R O V IE , IN T E R E S S I P R IV A T I

Anno IX - Yol. X III

Dom enica 18 G iugno 1882

N. 424

IM PO STA F O N D IA R IA E PR O D O TTI

Abbiamo veduto nell’ ultimo numero AAYEcono- m ista come vi sia sperequazione, e notevole, del— l’ imposta fondiaria relativamente alla quantità di terreno coltivato nelle differenti regioni d’ Italia. Cerchiamo ora se vi sia sperequazione relativamente ai prodotti. Tale studio non è certamente facile, nè presumiamo di darlo completo; ma le cifre appros­ simative che metteremo sottocchio ai nostri lettori saranno, vogliamo credere, più che sufficienti a ren­ derli chiaramente informati delle condizioni in cui si trova la imposta fondiaria rispetto alla produzione dei singoli paesi.

Cominciamo dal from ento. Le statistiche ufficiali ci dicono che la produzione di tutto il regno fu di ettolitri 51 milioni circa così ripartito per le diverse regioni.

N apoletan o M editerraneo milioni 11.5 di ettolitri, N apoletano A d riatico - 8.5, S icilia 6.6, E m ilia e Rom agne 5.7, T oscana 4.5, M arche ed U m bria 4.4, L o m b ard ia 2.7, Veneto 2.5, Piem onte 1 .8, R om a 1.5, S ardegn a 1, L ig u r ia 0.7.

La media del prezzo di un ettolitro possiamo de­ sumerla nel 1881 di circa 25 lire, onde abbiamo, in lire, i seguenti prodotti lordi:

m ilio n i d i lir e Napoletano Mediterraneo. . . . 287,5 » Adriatico... 207,5 S i c i l i a ...175,0 F.milia e R o m a g n e ... 142,5 T o sca n a ...\ ) 2,5 Marche ed U m b r i a ... 110,0 Lom bardia...67,5 V e n e t o ...; 62,5 Piemonte...4.5,0 Roma...37,5 Sardegna... 25,0 L i g u r i a ... 17.0 Richiamiamo alla mente dei nostri lettori il pro­ spetto della quota di imposta fondiaria pagata da cia­ scuna regione e vedranno che, per molte regioni, essa è in ragione in versa del prodotto del frumento.

Vediamo il gran o turco. Ecco come si distribui­ scono perle 12 regioni i 31 milioni di ettolitri che vengono prodotti nella penisola.

N apoletano M editerraneo milioni di ettolitri 4.8, L o m b a rd ia 4.5, Veneto 4.4, E m ilia e R om agne 4.2, Marche, ed U m bria 3.7, Piem onte 2.8, N apoletano A d ria tico 2.8, T oscana 2. i, R om a 0.6, L ig u r ia 01. La Sicilia e la Sardegna hanno una produzione la

prima di 37,000, la seconda di 28,000 ettolitri di grano turco che possiamo trascurare. Teniamo la media del prezzo per ettolitro di L. 16 ed abbiamo i seguenti valori : m ilio n i d i li r e Napoletano Mediterraneo . . . . 76,8 L o m b a r d i a ... Veneto... Emilia e Romagne . . . . P ie m on te ... Napoletano Adriatico . . . . . 44,8 T o s c a n a ... Roma . . . . Liguria...

Del riso, segala, orzo ed avena abbiamo in tutto il regno un prodotto così diviso: riso quintali 9.8 milioni, seg ala ed orzo 6.7, avena 7.4. Prendiamo per medie i seguenti prezzi : riso L. 30 al quintale, la segala e 1’ orzo a L. 22 e 1’ avena a L. 20. Avremo i seguenti valori di produzione nelle di­ verse regioni, prendendo cumulativamente le cifre ricavale dal prodotto del riso, della segala ed orzo e dell’avena. L o m b a rd ia ... m ilio n i d i lir e Napoletano Adriatico. . . , . 125,6 Piemonte... „ . 115,6 Napoletano Mediterraneo . . . 67,7 V e n e t o ... Sicilia... Emilia e Romagne . . . . . 35,2 T o sca n a ... Marche ed Umbria . . . . 8,5 Sardegna... . . 7,0 Roma... L i g u r i a ... . . 1,0 Passiamo ad altri due importanti prodotti : il vino e l'olio d ’oliva, che, sempre secondo le statistiche, ci danno una produzione: il vino di ettolitri 27 mi­ lioni, l’olio d’oliva di 3.3 milioni di ettolitri in tutto il regno. Calcolando a L 35 in media il prezzo di un ettolitro di vino — prezzo ritenuto anche dalla Commissione centrale dei valori per le dogane, — e L. 150 un ettolitro di olio d’ oliva avremo i se­ guenti valori di produzione nelle diverse regioni:

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L ’ E C O N O M I S T A

18 giugno 1882

m ilio n i d i lir e V e n e t o ... 22,4 L i g u r i a ... 72,3 Emilia e R o m n g n e ...71,7 L o m b a rd ia ...60,9 Sardegna...47,5 Roma. ...43,6

Anche qui i lettori faeciano quelle riflessioni che meglio credono. Per parte nostra intralasciando di tener conto di molti altri prodotti , i quali sono di minore entità, come i legum i di cui si ricava in tutto il regno circa 5 milioni ih ettolitri e ili questi tre nei due versanti del Napoletano e nella Sicilia ; le p atate delle quali si producono 7 milioni di quintali di cui quattro circa nelle regioni settentrionali d’ Italia: — Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia — uno nell’ Italia centrale e due nella meridionale; il ca ­ n ape di cui si produce poco meno di un milione dì quintali; il lino, 2 IO mila quintali; le castagne che danno un prodotto di oltre cinque milioni e mezzo di quintali, di cui quasi due nell’ Italia set­ tentrionale ed uno nella Toscana. — Tralasciando tutto questo, che non muterebbe gran fatto le propor­ zioni complessive, prima di venire ad un riepilogo che metta dinanzi al lettore il vero stato delle cose, preveniamo una osservazione, quella cioè delle spese di produzione, le qual1, se differenti tra regione e regione potrebbero molto attenuare il valore relativo delle cifre che abbiamo esposte. — La ricerca delle spese di produzione riesce veramente difficile se vo­ gliasi direttamente ricavare, ed oltrepasseremmo per giustificare le conclusioni, i limiti concessi ad un articolo, ma per le approssimative ricerche nelle, quali dobbiamo contenerci, il metodo indiretto di ri­ cavar le spese dalla produzione in relazione alla superficie del suolo coltivato, ci pare sufficiente.

Dei prodotti che abbiamo specialmente osservati, frumento, granturco, riso, segale ed orzo, avena, vino ed olio, la produzione per ettaro in Italia è nel seguente rapporto colla produzione: per il frum ento ettolitri 11,07 all’ettaro, per g ra n o tu rco 18,33 etto­ litri, per il riso 42,20 quintali all’ettaro, per \n se­ gale e orzo 14,41 quintali, per l’av en a 18,67 quint.

per il vino 14,31 ettolitri all’ettaro, per l'olio 3,76 ettolitri.

Ora da queste medie le principali regioni non si mostrano gran fatto; per il frum ento il Pie­ monte la Lombardia ed il Veneto danno una media rispettivamente di IO, 13,80, 1 1,20 ettolitri per ettaro; la Toscana, l’Emilia e le Romngne di 11,32 e 11,92, le Marche ed Umbria, il Napoletano adriatico e quello Mediterraneo rispettivamente 10,19, 10,91, 11,09 e la Sicilia 1 1 ,6 8 ; più notevole è la diffe­ renza a favore delle regioni settentrionali per il riso ed il g ra n o tu rco , quasi nulla per la segala e Xorzo e per il vino, per l’olio invece è notevole la differenza per le regioni meridionali che hanno tutte un prodotto per ettaro superiore alla media e qual­ cuna, come la Sicilia, doppia; mentre scarseggia nelle provincie settentrionali, fatta eccezione la Li­ guria.

Ritenuto quindi che poco possa essere spostata la conclusione a cui veniamo dalla produzione relativa alla superficie, sommiamo ora i valori dei princi­ pali prodotti che abbiamo esaminati, ed avremo le seguenti proporzioni in milioni di lire, a cui poniamo di fronte, pure in milioni, la imposta.

P ro d o tto Napoletano Mediterraneo L. 633.8 » Adriatico S i c il ia ... Lombardia . . . Emilia e Romagne. Piemonte . . . . 630.1 480.8 350.6 516.6 514.3 506.7 215.1 211.6 96.7 94.3 79.3 Im p e s ta L. 20 2 » 12.7 » 8.8 » 22.4 » 12.3 » 14,5 » 6. ■' » 6.8 » 1 1.6 » 1.9 » 4.3 » 3.3 Toscana . . . . Marche ed Umbria Veneto . . . . Liguria . . . . Roma . . . . Sardegna . . . .

A noi pare che queste cifre abbiano un evidenza così schiacciante da non permettere più alcun dubbio, e per quanto i nostri calcoli siano stali approssima­ tivi, per quanto riconosciamo noi stessi che forse alcuni elementi dovrebbero essere introdotti a modi­ ficare questi risultati, le disparità e la sperequazione appariscono troppo grandi perchè non ne rimanga sempre abbastanza.

Il Napoletano dei due versanti assorbe oltre un terzo del prodotto di tutta la penisola e paga ap­ pena un qu arto della imposta, — la Sicilia con quasi un ottavo della produzione non paga che poco più di uu sedicesimo della imposta. Per contro la Lom­ bardia paga 22 milioni e mezzo dei 126, mentre lui un prodotto appena di un decimo del totale !

Bastino queste considerazioni, — le altre moltis­ sime le lasciamo al lettore — per mostrare che spe­ requazione vi è, e notevole.

LA M ANIA FERROVIARIA

È naturale che una nazione la quale ha essicu- rata la propria esistenza politica, e trascorre una epoca di calma completa, sia tutta intesa a trarre dal proprio risorgimento i vantaggi economici di­ retti a sottrarla alla debolezza finanziaria che ha dovuto subire, prima per causa di un cattivo assetto politico, dipoi porgli sforzi adoprati onde esimersene. A che ci gioverebbe difatti di esserci unificati, se il più chiaro risultato di questo riscatto consistesse in lustre di libertà ed in effettiva esorbitanza di im­ poste? Non è con delle feste e dei discorsi che si sfama una nazione e, se un picroi numero d’ indi­ vidui che si sono gettali in bràccio al governo hanno migliorato la loro sorte, altrettanto non può dirsi dell’immenso numero degl’ Italiani. Nel nostro paese si muore di fame, di pellagra, di febbre malarica ; e I’ inchiesta agraria che sta facendosi dimostra in quale estrema miseria vivano le popolazioni rurali di uno dei più ridenti paesi del globo. Nulla di più ragionevole adunque che il rivolgere la nostra at­ tività al progresso materiale dello Stato. Tranneché in questo intento, come in tutti, bisogna badare di non sbagliar strada.

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attività della nazione non permettendo di aspettare dalla costruzione delle nuove linee il compenso do­ vuto ai capitali che si volgono aila industria, era vano d’attendere che esse linee si eseguissero per sole forze di capitalisti. Anche il metodo della sov venzione e della garanzia d’ interesse a prò di pri­ vate società essendosi mostrato produttore di non buoni risultati, rendevasi palese che le forze finan­ ziarie dello Stato dovevano porsi a contribuzione.

È così che si è smarrita la vera idea dell’indole peculiare alle costruzioni ferroviarie; le quali, nella loro intima e verace natura, sono imprese indu­ striali a prò del pubblico, nè più nè meno che le tramvie, la navigazione a vapore, le imprese d’ om­ nibus e simili. Ammesso invece che esso si ese­ guissero a spese di tutti i contribuenti doveva per tal guisa stimolarsi l’avidità locale tendente a pren­ der parte al bottino, ed è ciò che è accaduto. I poteri pubblici, decretando nel 1879 la rete delle ferrovie complementari dovettero star sopra a que­ sta febbre. La rete nuova soddisfa difatti, se non completamente, almeno tollerabilmente alle più ra­ gionevoli esigenze; e se noi poniamo mente cbe impegna le finanze dello Stato per più di 1000 mi­ lioni da spendersi in un ventennio e che non pre­ clude l’iniziativa privata, anzi la provoca decretando dei vantaggi per delle ferrovie che non fossero con­ tenute nella legge, non vediamo come non debbasi credere cbe ognuno debba, per ora, starsene con­ tento di questo grande sviluppo ferroviario. E ciò tanto più cbe sta ora davanti al Parlamento un progetto tendente ad accelerare le costruzioni.

Disgraziatamente noi italiani abbiamo poco pa­ triottismo nazmnale; mentre poi sviluppatissimo è in noi il patriottismo regionale e municipale. A ciò aggiungasi che ci facciamo una erronea idea dello scopo delle ferrovie e del modo di rinvigorire la potenza economica dello Stato.

E effetto di patriottismo campani'esco e regionale di voler battere moneta sulla cosa pubblica, do­ mandando ferrovie concorrenti che sarebbero costo­ sissime e non avrebbero altro reddito fuor di quello sottratto alle contigue; o di voler deviare le ferro­ vie decretate dall’andamento che raccoglie il mag­ gior traffico sotto pretesto di abbrevia'rle. E per quest’ultimo motivo che il campanile di Messina è insorto contro il campanile di Milazzo. E per I’ in­ teresse regionale e non nazionale che si promuo­ vono: la concorrente della direttissima Bologna- S. Piero a Sieve-Firenze e l’ altra Genova-Acqui- Asti. Dei comitali.si formano per la direttissima Bologna-S. Piero a Sieve, e se ne preoccupano rnunicipii e camere di commercio. L’abbreviamento nel transito longitudinale fra l’ alta Italia e Roma sarebbe, pretendesi, 67 chilometri sul percorso at­ tuale, quando si facesse inoltre l’ abbreviazione Bu- cine-Rapnlano. La spesa complessiva sarebbe 30 milioni. Tutto ciò è in aria, non esistendo progetto qualsiasi; l’abbreviazione reale però sarebbero certa­ mente molto minore, e la spesa molto maggiore; probabilmente oltre a 40 milioni. Ma ciò non sgo­ menta i progettisti, come si sgomenterebbero certa­ mente se questi milioni dovessero uscire dalle loro tasche. Non vi è. forse la gran mamma Italia ? Si noti cbe il campanile di Firenze, cbe però guada­ gnerebbe certamentè nella direttissima in questione, si è già inalberato per questo progetto, che po­ trebbe lasciarlo in disparte solo che si discendesse

la valle della Sieve fino a Pontassieve. Tutto ciò quando il varco di Pracehia dà appena 30 mila lire annue chilometriche, e quando sta facendosi la tra­ versata Firenze-Faenzn !

Abbiamo accennata I’ altra pretesa regionale che è il varco Genova-Aequi-Asti. E proprio il mo­ mento in cui sta per decretarsi una succursale alla traversata dei Giovi che costerà più di 20 milioni e darà ampia soddisfazione al commercio genovese, che va ad escogitarsi un’ altra traversata appenni­ nica, posta a due passi dalla doppia traversata e cbe costerebbe, a semplice binario, 37 milioni, allo scopo di risparmiare 18 miserabili chilometri fra Genova e Torino.

Tralasciamo di altre pretese perchè ci menereb­ bero troppo in lungo. Noi confidiamo che i poteri nazionali, che hanno lo stretto dovere di rintuzzare le pretese regionali, quando queste non concordino coll’interesse dello Stato, faranno il loro dovere. La rete complementare decretata è, p e r o ra sufficiente. Nulla vieta del resto cbe molte altre linee siano co­ struite, col favore e coi vantaggi enunciati nell’ar­ ticolo 12 della legge del Luglio 1879. Lo Stato sot­ tosterebbe per queste nuove linee a qualche ag­ gravio, ma ne sarebbe ricompensato dallo sviluppo maggiore della pubblica prosperità, perchè tali fer­ rovie non verrebbero eseguite che laddove rimeri­ tassero il capitale assorbito. Si badi però che non crediamo che debbasi, per quanto sopra espresso, attribuirci l’opinione che l’ ultima parola dell'Italia, sul conto dello sviluppo delle ferrovie, sia stata detta or sono tre anni. Noi anzi siamo d’opinione cbe la nostra rete debba, in seguito, grandemente aumen­ tarsi. Ma si dia tempo al tempo, e non cerchiamo di far tutto in una volta, e ciò in presenza di 20 mila lire, in media, di reddito annuo chilometrico per la rete di pritn’ ordine. Cifra cbe, per quanto esigua, dovrà diminuire, quando vengano succcessivamente ad attuarsi le linee di 2° ordine, cioè le comple­ mentari.

Noi anzi crediamo che altre molte traversate fer­ roviarie dovranno superare le Alpi e soprattutto l’Ap- pennino. Quest’ ultima catena, vera spina dorsale dell’ Italia, è già solcata da 6 ferrovie in attività. Altre 11 sono decretate. Tuttavia sono ancora poche. Sullo sviluppo Appeninico ben 30 ferrovie potranno utilmente tracciarsi in traverso.

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l’aggravio del trasporto, estendono il raggio di esso a partire dal centro della produzione. Dunque si avrà l’assioma: poca produzione, poche ferrovie: molta produzione, molte ferrovie. Per ciò l’ incre­ mento della produzione deve precedere l’incremento delle ferrovie, sotto pena di mettere il carro avanti ai buoi.

L ’interesse pubblico domanda dunque attualmente .’aumento della produzione, assai più che l’aumento delle ferrovie. Lo dimostra il piccolissimo reddito che queste forniscono annualmente. Ora r.oi ci tro­ viamo di fronte ad una opinione, che è anzi un partito. E il partilo dei rurali. Questi dicono che l’Italia è un paese essenzialmente agricolo e che non può essere una nazione manifatturiera. Quest’ opi­ nione noi la crediamo grandemente erronea, perchè si basa sui dati antichi e non tiene conto dei pro­ gressi delle scienze fisiche e meccaniche. E vero che ¡’agricoltura .sarà sempre, qui come dappertutto, la prima delle industrie, ma essa non è che una delle mille industrie, I rurali possessori della terra, sanno bene che il volgo non pregia che la ricchezza; che non pregierà che loro, se essi soli la posseggono e che, per tal modo, ad essi resteranno il potere e l’influenza se niuna grande sorgente di produzione e di ricchezza sorgerà accanto alla loro. L’industria manifatturiera dando origine a dei prodotti che su­ perano di gran lunga il valore di quelli del suolo, costringerebbe i possessori di questi ultimi a passare dal primo posto al secondo od al terzo. Di qui la loro ostilità, che si manifesta colla persuasione che tendono ad infondere negli animi, che cioè l’ Italia deliba astenersi dalle imprese industriali, perchè non è da natura dotata di forze naturali che suppliscano al lavoro dell’ uomo. Lasciate, essi dicono, l’ indu­ stria manifatturiera all' Inghilterra, alla Francia, al Belgio, alla Germania, agli Stati Uniti, paesi che hanno enormi depositi di carbon fossile. Noi che ne siamo privi, contentiamoci dei prodotti agricoli. Matto poi succede che questa stessa agricoltura è in miseranda condizione, perchè essa, più che qual­ siasi altra industria, domanda dei capitali rimborsa­ bili solo a lunga anzi lunghissima scadenza.

Or bene questa opinione o, per dir meglio, que­ sto interesse dei rurali è egoistico, erroneo e nocivo. È egoistico, perchè sacrifica l’interesse di tutti alle mire ambiziose di una classe. È nocivo, perchè man­ tiene il popolo, e le stesse classi rurali, nella mi­ seria. È erroneo, perchè non tiene conto dei pro­ gressi delle scienze. È vero che i giacimenti carboniferi equivalgono a milioni d’uomini che lavorano senza mangiare. Due chilogrammi circa di carbone corri­ spondono, consumati da una macchina mediocre, a IO uomini che lavorano un ora. Noi non ab­ biamo questa forza solare dell’epoca remotissima anzidetla; ma noi abbiamo la forza solare di og­ gigiorno, molto più di qualunque altro paese, per­ chè abbiamo la forza idraulica. Ciò dipende, non solo dalla massa d’acqua che cade, ma inoltre dilla configurazione montagnosa dell’ Italia. Fino ad oggi si è raccolta la forza idraulica, solo dopo che è giunta al piano, e così si è perduto in massima parte il suo potere meccanico. Come fare diffatli a sorprendere le acque cadenti nelle gole dei monti ? In luoghi cioè inospiti e privi di strade; e come portare fin lassù le materie prime, per trasformarle in prodotti commèrciabili, che bisogna poi far scen­ dere al piano, se mancano strade, abitazioni, viveri

e se perfino il clima è avverso? Bisognava trovar modo di trasportare queste forze in seno alle grandi città, o per lo meno fino alle piccole città o alle borgate che si trovano a contatto delle ferrovie, dei fiumi, del mare.

Il problema di trasportare con economia d’ im­ pianto e senza troppo perdita le forze, anche colos­ sali, fino ad ora non era bene risoluto. Ora invece è superato. Un filo metallico di ferro non trasporta solo la parola, come si fa nel telegrafo, trasmette ancora la forza.

Ecco la sorgente della rigenerazione economica dell’ Italia. E non è questa una utopia. È un risul­ tato ottenibile, accertato scientificamente ed anche applicato che è destinato a trasformare la nostra po­ sizione industriale nel concerto delle nazioni. Cosila sola caduta detta delle Marmore, a Terni, presenta una forza costante di 200 mila cavalli, equivalente a due milioni di uomini di forza, che lavora inces­ santemente ; ossia a 4,800,000 uomini che lavorino IO ore del giorno.

Biducendo questa forza ad un terzo, si avrebbero gratuitamente 1,600,000 uomini-elettrici, ci si per­ doni quest’espressione, che non costerebbero niente. Essa forza sarebbe disponibile, nonché a Terni, a Roma, Civitavecchia, Perugia, Spoleto, Siena, Arezzo, Firenze, ecc. Nella notte, una parte di questa forza si convertirebbe in luce, perchè non tutte le indu­ strie abbisognano di forza incessante. Del resto se una parte della forza non si adopra, non perciò è perduta, perchè ritorna al punto di partenza.

Ecco la direzione che deve prendere l’attività degli Italiani, se vogliono il vero risorgimento eco nomico. Uua società industriale che si volgesse a questo intento potrebbe giungere a dei magnifici risultati, anche per l’agricoltura. Così l ’agro roma­ no, incoltivabile da braccia d’uomo, stante l’insa­ lubrità, sarebbe messo a profitto, sia colle forze del Velino, sia con quelle dell’Aniene. Insomma l’Italia sarebbe ravvivata da cima a fondo e sopralluto le regioni subalpine, perchè i ghiacciai delle Alpi sono serbatoi di acque perenni, le quali, prima di essere rivolte alla irrigazione, come ora sono, potrebbero tributare enormi forze motrici, divisibili a piaci­ mento in piccole frazioni, a tutte le città che stanno ai piedi della gran cerchia alpestre. A noi deve ora bastare di aver segnata questa via. Ad altri il com­ pito di percorrerla.

IL COM MERCIO 1)1 V E N E Z IA N E L 1831

Anche quest’anno il Comitato Statistico della Ca­ mera di Commercio di Venezia , composto dei si­ nori Consiglieri A. Bumenthal, A. Dal Cerè , A. Rosada, ha presentato nella seduta del 29 marzo u.s. il suo rapporto sul commercio della regina dell’Adria­ tico. — Non intralasciamo anche quest’anno di fare gli elogi più vivi per questa costante esattezza e sollecitudine, e vorremmo che in altre città ed in altri istituti trovasse ammiratori.

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possa essere illuminato con sufficienza, e la pubbli­ cazione, oltreché buona, abbia a risultare utile al paese. — Altra volta abbiamo espresso lo stesso desiderio, ma senza vederlo esaudito, che anzi que­ st’ anno gli egregi consiglieri non hanno premesso al volume di cifre che 44 righe, giustificando questa brevità colle seguenti parole: « e siccome è nostro « avviso che le ciIre dei prospetti che seguono diano « di per sè, senz’ uopo di illustrazioni , un criterio « sufficientemente esalto intorno al commercio lo- « cale durante l’anno decorso, saremo ora assai brevi, « ed ometteremo anzi di giustificare certe differenze, « le quali potrebbero, per avventura, essere giudi- « cale da altri secondo idee alquanto diverse dalle « nostre. »

Ora, ci sia permesso, senza venir meno al rispetto degli egregi signori Consiglieri della Camera di V e ­ nezia, ci sia permesso di dire che non solo non di­ vidiamo la loro opinione, ma appunto la considera zione colla quale intendono giustificare il loro silenzio, ci pare dovea condurli ad opposto consiglio.

Infatti mal si comprende il compito della statistica se lo si limita ad una accozzaglia od anche ad un ordinamento di eiIre ; la statistica perchè sia vera­ mente utile e raggiunga lo scopo, che si prefigge deve essere ampiamente e minutamente ¡nastratrice delle cifre; senza di ciò, riesce arida, e molte volte incomprensibile alla maggior parte di coloro che pur vorrebbero servirsene e pei quali la statistica è rac­ colta, ordinata e pubblicata.

Agli egregi membri del Comitato Statistico della Camera di Commercio non mancavano certamente nè il sapere, nè gli elementi per venire a conside­ razioni che sarebbero state utilissime al commercio locale ed a quello nazionale; il che traspare anche dalle parole che abbiamo sopra riportate; da che adunque lurono trattenuti? — Dal timore di trovarsi in disaccordo negli apprezzamenti con altri esperti nella materia?— È possibile; ma e che perciò? ¡Non è dalla discussione che può risultare la verità, che si possono correggere gli errori, emendare i giudizi? Ed è giusto privare il paese di notizie ed apprezzamenti che sarebbero grandemente utili, pel solo timore —• del resto assai improbab le — che nelle notizie e negli apprezzamenti possa accadere qualche errore ?

Noi speriamo che gli egregi signori che compon­ gono quel Comitato, vorranno per l’ anno prossimo vincere questa loro studiata ritrosia, e sacrificheranno ogni eventuale apprensione alla sicurezza di precu­ rare un grande vantaggio al loro paese. E la Ca­ mera di Commercio di Venezia, la quale con questa annuale pubblicazione dà prova di essere tra le me glio organizzate del Regno, aggiungerà agli altri anche questo merito.

Ed ora diamo un breve sguardo al movimento del Commercio in Venezia quale ci è presentato dal volume.

In quanto riguarda la navigazione troviamo : Navigli entrati 2339 tonn. 681,927

« usciti 2360 « 686,038. Tenendo conto solo dei navigli entrati, riuniamo il seguente movimento nell’ ultimo decennio 1872 1 8 8 2 : 1872 navigli 2978 tonn. 443.601 1873 » 2644 » 461.393 1874 » 3473 » 578.711 1875 » 2751 » 531.010 1876 » 2757 » 558.689 1877 » 2886 » 577.845 1878 » 2418 » 544.508 1879 » 2797 » 642.469 1880 > 2690 » 603.824 1881 » 2539 » 684.9^7

Meno leggiere oscillazioni adunque il movimento presenta una costante diminuzione nel numero dei navigli ed un aumento costante nel tonnellaggio. — È la conseguenza naturale della trasformazione che va lentamente subendo la marina mercantile.

Rispetto al valore e limitatamente al movimento vici d i m are, abbiamo un complesso di 142 milioni e mezzo poco meno di valori en trati nel 1881 , e di poco più di 43 milioni usciti per la stessa via nello stesso anno. Per la v ia di te rra e fluviale in­ vece entrarono per poco più di 98 milioni ed usci­ rono per poco più di 133 milioni. Onde si ha un complessivo movimento:

Entrata. . . L. 240,736,470 Uuscita . . . « 182,683,284

Totale L. 423,419,734 Il movimento del 1880 era stato:

Entrata . . L. 218,241,061 Uscita . . » 186,215,063 Totale L. 403,436,126 quindi una differenza per il 1881

Entrata -f- L. 22,495,409 Uuscita — » 3,331,781 Totale - f L. 18,963,628

È però a notarsi che al 1830 aveva figurata una vimento era stata giustificata coilo straordinario mo- differenza in meno di oltre 36 milioni per l’entrata e di oltre 1 1/2 per l’ uscita e paragone del 1879 e che questa diminuzione del movimento di gran i verificatosi nel porto di Venezia nel 1879 in causa degli scarsi raccolti.

Vediamo brevemente ora la natura del commercio osservando il movimento delle merci. Diedero au­ mento più notevole nella importazione:

Gli o lii per oltre 11 milioni, il p etro lio per 1/2 milione, le fr u tta secche per oltre 1 1/2, l’ indaco per 1/2 milione, il can ape per 4 milioni, il cotone per oltre 4 1/2, la tona per 800 mila lire le m a ­ n ifattu re e f l a t i diversi per quasi 3 1/2, i m etalli greggi e lavorati per 5 1/2, i tabacch i per 1 1/2,

le diverse per mezzo milione.

Diedero invece diminuzione degna di nota nella importazione: i p esci secchi p r e p a r a ti e fr e s c h i per un milione, i cereali per IO milioni, i sem i oleosi per 800 mila lire, per oltre 200 mila i colon iali e droghe e similmente i m edicinali, per quasi 2 mi­ lioni la se'a greggia, bozzoli e ca sc a m i, per oltre 100 mila lire la ca rta lib r i e stam pe, per quasi un milione i legnam i greggi e la v o r a ti, e per 1/4 di milione lo zolfo.

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18 giugno 1882

olii, nelle manifatture e filati diversi, nei metalli greggi e lavorati, nei tabacchi.

In quanto alla diminuzione delie esportazioni, ove si eccettuino i cereali cite danno, a paragone del 1880, oltre 22 milioni di meno, e dei coloniali e droghe quasi due milioni e mezzo di meno — spie­ gabili ambedue questi fatti colle straordinarie cir­ costanze dell’ anno 1880, il raccolto ed i dazi — fatta questa eccezione, diciamo, nulla vi è di no­ tevole.

È difficile in un articolo che dobbiamo necessa­ riamente limitare, dare uno schizzo anche superfi­ ciale del commercio di una piazza come Venezia ; tuttavia diremo, per parlar solo delle cose princi­ pali, che cinque ottavi circa delle importazioni ri­ posano su otto voci, e la metà delle esportazioni su sei voci ; e sono :

Gli olii vegetali e specialmente (4/5) Yolio d'oliva che Venezia importa dal napoletano e dalle isole Ionie quasi totalmente (94 mila quintali dal napo­ letano e 32 mila dalle isole Ionie), ed esporta per via di terra; l'olio di cotone che importa dagli Stali Uniti e dalla Gran Brettagna per circa 43 mila quintali, ed esporla per via di terra (37 mila quint.)

I cereali che rappresentano una entrata di 25 milioni ed una uscita di 13, e sono principalmente l’avena, 21 quintali, proveniente per un terzo dalla Russia ed un quarto dalla Turchia pervia di care, un terzo per via di terra, per la qual via è pure quasi totalmente esportata; — il fi tímenlo di cui entrarono quasi 93 mila quintali di cui due terzi per via di mare e di questi 60 mila quintali, 42 mila dalla Russia, 8 mila dal napoletano; ne esporta oltre 13 mila quintali per I’ Austria—Unghcrin, in tutto una esportazione di 118 mila quintali, di cui 102 mila per terra.

II grano turco da un’entrata di 520 mila quintali di cui 507 mila per via di mare, e di questi 323 mila dalla Rumenia, 98 mila dalla Turchia, 44 mila dall’ Austria Ungheria, e 58 mila dalla Russia; — l’esportazione è quasi tutta pervia di terra 211 mila quintali.

Il riso con un entrata di 130 mila quintali pro­ venienti per 50 mila dal mare e quasi tutti dalle Indie orientali e 89 mila pervia di terra; la espor­ tazione di 9 4 mila quintali si divide in 20 per terra, e 74 nula per via di mare, e di questi 49 mila per l’Austria-Ungheria, 8 mila per le Isole Ionie, ed in minor quantità, per la Grècia, il Napoletano e la Turchia; — anche della fa r in a d i frum ento è no­ tevole la importazione che giunge a 143 mila quin­ tali quasi tutti (136 mila) per via di terra ; la espor­ tazione è di 38 mila quintali di cui £0 mila per via di mare, e di questi 17 mila per 1’ Austria - Ungheria.

I vini e sp iriti danno una cifra di importazione di 13 milioni la maggior parte, mentre la uscita è meno di 5 milioni. Dell’ acquavite si importano 10 mila quintali dal Napoletano e 5600 dall' Austria- Ungheria per via di mare, e altri 3600 per via di terra. Del vino com une che da una importazione di quasi 9 milioni di lire, cioè 180 mito quintali, 78 mila entrano per via di mare specialmente dal Na­ poletano, 70 mila; — I’ esportazione è quasi tutta via di terra per 50 mila quintali; — del vino d i lusso viene importato per 11 mila quintali (quasi 2 milioni di lire) di cui 7 mila via di mare, la maggior parte dalla Sicilia.

Il canape ci dà 11 milioni di importazione e 9 di esportazione; quasi tutto, 98 mila quintali è l’im­ portato per via di terra e fluviale; nella esporta­ zione invece è 83 mila quintali; 74 mila sono per via di mare e di questi 62 mila per la Gran Brettagna e 10 mila per l’Austria-Ungheria.

Del cotone n’ entra per oltre 27 milioni di lire e n’esce per 2 6 ; — i 27 milioni di importazione rappresentano 211 mda quintali che entrano 165 mila dalle Indie orientali, 57 mila dall’ Egitto, 4 mila dalla Turchia; i 26 milioni di esportazione rappre- sentano 202 mila quintali, quasi tutti per via di terra.

Le m an ifattu re e filati d iv ersi hanno una en­ trata di 23 milioni di lire di cui oltre sette di c o ­ toncrie, cioè 12 mila quintali, e di questi 3400 per via di mare quasi tutti dalla Gran Brettagna; — 4 milioni e mezzo di lire di lan erie quasi tutti da via di terra; — quasi sette milioni di lire di telerie di cui oltre un milione per via di mare quasi to­ talmente dalla Gran Brettagna; — le seterie rap­ presentano quasi 800 mila lire, di cui 350 mila da via di mare, metà dalla Gran Brettagna e metà dal­ l’Austria - Ungheria. In quanto alla esportazione di queste stesse merci troviamo per le cotonerie una uscita di 7500 quintali (4 1/2 milioni di lire) di cui 550 per via di mare e specialmente per le Indie Orientali, oltre 1 1|2 di lire, per il Napoletano un milione, per l’Austria-Ungheria 27300 lire; — delle lan erie escono per 2 milioni e mezzo, e di questi poco più di uuo per via di mare specialmente per le Indie orientali, per la Turchia, per 1’ Austria- Ungheria; — de le telerie 2 milioni dei 5,700,000 lire vanno per via di mare; uno e mezzo per l’Au­ stria-Ungheria ed oltre 500,000 lire per il Napo­ letano.

Nella importazione sono ancora notevoli i m etalli per 12 milioni di lire, tra cui notiamo la ghisa g reg g ia che viene specialmente dalla Gran Brettagna, mezzo milione di lire; il fe r r o battuto e cilin drato per oltre 2 milioni dalla Gran Brettagna, per 1,729,000 dal Belgio e per mezzo milione dall’Olanda; il fe r r o fu so per oltre 2 milioni di lire dalla Francia.

Finalmente nelle esportazioni principali notiamo le conterie, sm alti e la v o ri a lum e e vetram i che rappresentano 11 milioni; di cui la metà circa esce via di terra e metà via di mare; di questi ultimi 5 milioni quasi 2 vanno nelle Indie orientali, e poco meno di altrettanti nella Gran Brettagna, meno che mezzo milione nell’ Austria—Ungheria, il rima­ nente soprattutto in Turchia, in Francia, in Egitto.

Moltre altre cose avremmo da osservare anche in via generale sul movimento commerciale di questa interessante città; — il lettore non abbia a discaro se rimandiamo le nostre considerazióni ad altro ar­ ticolo, essendo già questo soverchiamente lungo.

L’EMIGRAZIONE ITALIANA NEL 1881

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Nel 1881 lasciarono l’ Italia per paesi stranieri 135,832 emigranti dei quali oltre 92 mila per paesi europei, e 41.607 per paesi transoceanici. Si suole chiamare emigrazione propria o permanente quella che si dirige verso le contrade remote dell’ Affrica e dell’ America, ed impropria o temporanea quella che va verso gli altri stati d’ Europa.

È da avvertire però che siccome le notizie ele­ mentari per la statistica italiana dell emigrazione si traggono dalle dichiarazioni dell’ emigrante quando gli si rilascia il nulla osta per il passaporto, accade spesso che chi dichiara di partire per la Francia, e passa anche la frontiera francese, si imbarca poi a Marsiglia o all’Havre o a Bordeaux per l’Algeria o per l’ America. Le c ire quindi dell’emigrazione tem­ poranea sono più grosse del’ vero e più piccole quelle della propria, E se ne ha una riprova nelle stati­ stiche delle immigrazioni dei va ri i paesi dell’America. Nel 1880, mentre nelle nostre statistiche figuravano partiti per gli Stati Uniti d'America 5756 italiani, in quelle della Unione americana erano registrati 12,782 italiani giunti in quell’anno. Mentre in Rio Janeiro giungevano, pure nel 1880, 9,404 italiani, i nostri sindaci ne denunziavano soli. 6958 partiti per il Brasile.

Dei 92 mila e più partiti nel 1881 per Stati Euro­ pei, 20 mila dichiararono di essere diretti per l’Austria- Ungheria; 10 mila per la Svizzera; 50 mila per la Francia; 5,800 per la Germania, o qualche migliaio per tutti gli altri Stati presi insieme.

La emigrazione propria aumenta di anno in anno dal 1879 al 1881. Il maggior numero va in Ame­ rica (40,871) e più specialmente nel Piota (19,208) e nel Brasile (7,760). Dichiararono poi di andare negli Stati Uniti d’America, 11,868 emigranti. Que­ sta cifra non si era mai raggiunta prima; ne amia rono 5,756 nel 1880 e 5,208 nel 1879.

Le provincie che danno i maggiori contingenti all’ emigrazione temporanea, nel 1881, sarebbero; Cuneo (12,536), Torino (9,951), Belluno (7,604), Udine (19,439), Gonio (5,453), Lucca (4,932). Sono in generale, le province di confine, per la maggiore facilità che hanno le classi operaie di trasferirsi ne gli Stati vicini in cerca di lavoro in alcune stagioni dell'anno.

Le province di maggiore emigrazione per paesi di oltremare, sarebbero state nel 1881 : Salerno (6,042), Potenza (4,754), Genova (3,770), Cosenza (3,684), Torino (5,321), Cuneo (2,095), Milano (2036), Como (1,836), Campobasso (1,751),

Lucca

(1,109). Le pro­ vincie dell’Italia meridionale, e più specialmente quelle di Salerno, Potenza e Cosenza, vanno innanzi a tutte, nella emigrazione propria pasagonnta alla popola­ zione. E la ragione può trovarsi nella maggiore mi­ seria di quelle plebi lavoratrici o nella maggiore credulità loro alle lusinghe degli agenti di emigra­ zione.

Non si hanno notizie precise intorno alle cause della emigrazione italiana, e ad ogni modo queste seno varie secondo le regioni dalie quali essa procede.

È posto soltanto fuori di dubbio che i corsigli degli adenti di compagnie o di governi non ebbero finora grande influenza nel provocare fra noi l’emi­ grazione, o tutto al più agiscono insieme la miseria e i consigli degli agenti ; nel Veneto è, in maniera prevalente, la miseria che spinge le classi agricole ad emigrare.

Dalla Liguria partono in emigrazione propria per­

sone agiate, commercianti, gente di mare, agricoltori. Dal Piemonte; minatori tagliapietre ed operai di qualche abilità e non del tutto poveri. Dalla Lom­ bardia, muratori, tagliapietre e contadini. La Cala­ bria e la Basilicata danno un numero considerevole di rivenditori di fratta nelle città degli Stati Uniti ed anche di organeltari e di merdaioli girovaghi. In generale i nostri emigranti si trovano in una condizione di inferiorità rispetto ai tedeschi, agli scandinavi, agli svizzeri, ai francesi, nelle Americhe perchè vi giungono sprovvisti di. tutto; vi portano le sole braccia," senza istruzione alcuna e senza un piccolo capitale per il primo impianto.

IL M O VIM ENTO C O O PER ATIVO IN IN G H IL T E R R A

Nel mese scorso a Oxford le società cooperative 'malesi tennero il loro quattordicesimo congresso an­ nuale. Abbiamo trovato in proposito nei giornali di Londra dei ragguagli assai interessanti, non che un confronto fra le società cooperative inglesi, e quelle francesi, e di questo ci occuperemo per primo.

Le classi operaie in Inghilterra molto più nume­ rose die in Francia, e che tengono nella produzione generale del paese un posto assai più elevato, hanno seguito una linea di condotta ben diflerente da quella degli operai francesi. Senza disinteressarsi comple­ tamente dalle questioni politiche, e senza rinunziare a certe riforme sociali successive, hanno cercato prima di tutto di migliorare la loro condizione eco­ nomica, e di farsi un posto nella società inglese. Esse non hanno spiegato la bandiera della rivolu­ zione sociale, nè dichiarato la guerra al capitale; nè a loro è mai venuto in mente di romperla col passato, e d’immaginarsi un presente e un avvenire fabbricati a nuovo' ed espressamente per essi. Da questo ne è resultato che gli operai inglesi non hanno perduto nè tempo, nè denaro, nè forze a di­ scutere problemi insolubili, ed hanno ottenuto invece dei progressi assai più ragguardevoli degli operai francesi. Così degli operai , dei w orkm en sono en­ trati nella Camera dei Comuni, e vi si sono condotti molto bene, e quest’ onore non gli è costato alcun compromesso con teorie sociali chimeriche ed ostili al centro sociale e politico in cui sono entrati. Ed è per questo che l’intera città di Oxford , la gran città universitaria inglese , si è associata con tra­ sporto a questo congresso, ed ha fatto gli onori di casa senza cattive prevenzioni.

il congresso venne tenuto nel Teatro Municipale, e il banchetto a cui intervennero 30Ü delegati di tutte le classi fu servito nell’ antico collegio della Clirist—Church, in una sala ornata dei ritratti degli uomini più distinti del Regno Unito.

Membri del Clero, professori, alti negozianti, ma­ gistrati vi erano congiunti ai delegati, dando così una idea di quell’ unione sociale di cui la società inglese è in Europa il più gran modello.

Dopo il banchetto il segretario generale del con­ gresso cooperativo pronunziò un discorso sulla si­ tuazione delle 4'arie, società, nel quale terminò invi­ tando gli operai ad aumentare In loro potenza ili ri­ sparmio in modo da potere inviare i loro figli a prender posto nel collegio di Oxford.

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de-L ’ E C O N O M I S T A

18 giugno 1882

legati e fecero loro visitare tutti gli stabilimenti scien­ tifici della città, e una specie di esposizione di tutti i prodotti delle società cooperative, come calzature, lanerie, mercerie, articoli in cotone, conserve d’ogni genere, orologi, bigiotterie, ec. ec., organizzata dal comitato che presiede alla costituzione del congresso.

Dal rapporto letto al congresso predetto si rileva che le società cooperative di consumo in Inghilterra e in Scozia ascendono al numero di 1,002. Esse contano 612,444 membri, e realizzarono nel 4881 un benefizio di 40 milioni di fr. circa. La società di consumo di Manchester ebbe essa sola un movi­ mento di affari per più di 60 milioni.

Dal 4836 al 1866 cioè a dire per uno spazio di trent’anni le società cooperative inglesi avevano riu­ nito circa 23 milioni di fr. Nel 4884 esse possede­ vano 450 milioni di fr. e l’insieme delle loro ope­ razioni raggiunse la cifra 300 milioni. Tale è la legge del progresso.

IL COIfRCIO GEI FRUITI E LEGGÌI IT A L I! II INGHILTERRA

Il regio Console a Londra ha pubblicato un suo rapporto inviato al governo italiano, il quale dà in­ teressantissimi ragguagli sul traffico dei nostri frutti e legumi in Inghilterra. Lo riassumiamo richiaman­ dovi l’attenzione del commercio nazionale.

Poiché all’apertura della nuova ferrovia del San Gottardo sarà possibile di stabilire, nell’interesse del- 1’ esportazione dall’ Italia dei prodotti agricoli, un servizio di transito a grandissima celerità e ad un prezzo relativamente mite, crede utile il regio con­ sole a Londra dare una nota del prezzo attualmente ottenuto su quel mercato dai negozianti di frutta e di legumi all’ingrosso, comprati al pubblico incanto, onde eccitare i coltivatori italiani a produrre pre­ coci primizie, le quali, se giunte in tempo, e di bella e buona qualità ed in ottima condizione, ottengono tal prezzo da valer la pena di occuparsene, per chi ha terre, mezzi ed intelligenza da saperne trar pro­ fitto, con sommo vantaggio proprio e del paese in generale.

Gli a sp a ra g i, scrive il regio console, quivi attual­ mente valgono 24 scellino per ogni mazzo di 400. Naturalmente col progredire della stagione ed allor­ ché appariscono sul mercato gli asparagi ing'esi, di­ vengono gradatamente a più buon mercato e discen­ dono fino a 2/6 ed a 4 scellino per mazzo di 100, a seconda della loro grossezza qualità e freschezza.

Non saprebbesi fissare un prezzo per i fiori, i quali del resto sono pagati sempre molto cari, spe­ cialmente per le qualità precoci; di questo prodotto vi è sempre a Londra un mercato abbastanza attivo. Ecco i prezzi di alcuni legumi, frutti ed ortaggi : L a t t u g h e ...1 scellino per dozzina. I n d i v i a ...1/6 id. id. C a rc io fi... 2 id. id. P a ta te nuove... 3 pence per !ib.a (di 16 onci«). F u n g h i freschi . . . . 1 scellino id. id. P iselli (col g u scio ). . . 6 id. per busheL 36 lit.) F ag iu o lin i in e rb a . . . 6 pence per libbra. P o m i d o r o ... 4 scellini per dozzina. R a d i c i ... 1 id. id. di mazzi. S p in a c i... 5 id. per bushel (36 litri). Pesche . . . da 8 a 12 id. id.

Albicocche . id. id. id.

Susine claudie id. id. id.

Ciriege . . . id. id. id.

Susine (prugne), da 5 a 7 id. id.

P ere . . . . da 1 a 3 pence cadauna. F r a g o l e ... 3 pence per lib b ra.

U va spina . . . . 5 sce lini per bushel. Ribes . . . da 5 a 10 scellini id.

I prezzi sovrindicati sono quelli in corso attual­ mente, per le primizie di frutti e vegetali di coltura inglese, e questo sarebbe il momento più opportuno, in cui i prezzi sono alti, per la spedizione di alcuni dei più precoci frutti e legumi italiani.

Bisognerebbe che i coltivatori ed altri interessati studiassero non solo di avere dei prodotti buoni, rari e soprattutto precoci, ma che studiassero il miglior modo di spedirli nel più breve tempo pos­ sibile, bene impaccati in piccole cassette di uniforme grandezza, ma naturalmente di diverso volume a se­ conda dei vari prodotti o della grossezza dei frutti, ec , in esse contenuli, bene accomodati con carta tru­ ciolata , ecc. Converrebbe fare degli esperimenti se convenga meglio che le dette cassettine sieno ven­ tilate da aperture. Le frutta dovrebbero essere in­ voltate con cura con carta velina, e collocate in modo che non si guastino tra loro nel viaggio.

Ammesso clip il tutto fosse fatto a perfezione, le cassette dovrebbero essere tutte contrassegnate da una marca a piacere del produttore, affinchè una volta note ed apprezzate, potessero essere distinte e ricercate a preferenza dagli acquirenti.

Converrebbe poi fare dei contratti colle ferrovie e coi vapori onde assicurare un trasporto il più ce­ lere ed immediata consegna a questi venditori, alla più mite spesa possibile onde non solo ottenere un maggior profitto, ma per poter sostenere la concor­ renza dei detti prodotti provenienti da altre parti.

I dati suddetti sono stati forniti da un certo signor George Chiverton, sensale e venditore all’ ingrosso di frutta al mercato di Covent Garden, il quale s’ incarica della vendita dei prodotti mediante una commissione del 3 per cento, ed olire di dar solida garanzia occorrendo per le consegne che potrebbero venirgli affidate dai produttori italiani.

INFORMAZIONI

La via del Gottardo

Su proposta del m inistero degli affari esteri, i m inisteri della finanza, dei lavori pubblici e dell’a g rico ltu ra, in d u stria e com m ercio, stu d ie­ ra n n o quali provvedim enti legislativi sia con­ v e n ie n te di ad o tta re allo scopo di fa v o rire il tra n sito delle m erci p e r la n u o v a linea del G ottardo ed a ttir a r e qu an to più sia possibile sul no stro te rrito rio il traffico a cui non m an ­ c h e rà di d are la rg o campo la n u o v a stra d a in tern azio n ale che si è te s té in a u g u ra ta .

I monometallisti tedeschi e le proposte Dechend.

Abbiamo rip ro d o tta dalla

Norddeufsche Atlge-

meine Zeitung

le proposte fatte dal sig. D e­ c h en d , g o v e rn a to re d ella B anca Im periale. Crediamo co n veniente di tr a d u r r e oggi dal

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De-Totale di biglietti Valore I n circo- definitivi 160,666,878 922,101,367 lazione provvisori 2,749,969 17,898,633 Pondo 1 di scorta di l a emissione pel cambio dei

provvisori 1,963,122 17,898,633 nella cassa

speciale

1 pel cambio dei definitivi logori

e danneggiati 5,434,533 30,305,310

R itira ti dalla cassa speciale

ed annullati 13,009,663 51,522,522

To t a l i 1183,823,965 1,069,726,4.65

chend dà u n a persona non m eno autorevole i in queste m aterie, il prof. Soetbeer.

« Si è voluto tro v a re , egli dice, nelle p ro ­ poste Dechend un deciso cam biam ento in senso bim etallista da p a rte del governo, come p u re la p ro v a e h ’ è posto in d isp arte il principio del monometallismo. Ma si deve o sserv are che se il governo tedesco avesse voluto rin u n c ia re alle opinioni espresse alla Conferenza mone­ ta ria di P arigi, non lo avrebbe annunciato al mondo con u n semplice cenno in un g io rn ale ufficioso. Le proposte del presidente della B anca dell’ impero, h a n n o in prim o luogo lo scopo di lib e ra re la ris e rv a m etallica della B anca dall’ eccessiva q u a n tità di m onete d’ arg en to , onde p oter fa r fro n te ad ogni tem p o ran ea esportazione d’ oro, con m aggiore calm a di quanto h a luogo presentem ente. Che cosa vo­ gliono invece i bim etallisti tedeschi ? L a libera coniazione dell’ arg en to in tu tti i g ra n d i Stati. Il sig. von Dechend non vuole appoggiare questa proposta, come dice egli stesso, per ragioni p ra tic h e e di m assima, egli neg a quindi la p ro p ria adesione alla ten d en za p rincipale dei bim etallisti, ed è difficile com prendere come i bim etallisti tedeschi possano riconoscere nella m em oria u na decisa sanzione alle tendenze bim etalliste, un eccitam ento ad u n ’azione e n e r­ gica in favore del bim etallism o. Essi non d e ­ vono fare a meno di riconoscere n e lla Memo­ ria l’a p e rta allusione alla lib era coniazione dei due m etalli; m a ritengono ch e q u esta sa rà « forse am m essa quale ta c ita condizione p re ­ lim in are » ciò e h ’ è u na palese insinuazione di fro n te alle ch ia re parole della M em oria : « L a coniazione dell’ arg e n to non dev’ essere libera. » A ciò si ag g iu n g a che le proposte p ra tic h e della M em oria non tro v an o favorevole accoglienza nem m eno presso i bim etallisti, essi le rim p ro v eran o un inesatto calcolo, poiché la supposizione che coll’ introduzione g en erale dei pagam enti in arg en to sino all’ im porto di v en ti m archi possa essere creato posto p er 2,250 milioni di m archi di dan aro d’ arg en to , è falsa, dacché in tu tti gli Stati, e ccettu ata l’ In g h ilte rra esiste u n a q u a n tità d’ arg en to m aggiore di quella ric h ie s ta in base alle p ro ­ poste.

« Il sig. von D echend resp in g e quindi le proposte dei bim etallisti come non p ra tic h e ; i bim etallist, riconoscono alla lor volta non p ra ­ tich e le proposte del sig. von D echend e m al­ grado questa divergenza, i prim i d ich iaran o che le proposte D echend sono accettabilissim e p er loro ! »

Quanto alla proposta stessa, il prof. Soetbeer rip e te che la m edesim a costituirebbe u n a g ­ g rav io insopportabile ed u n ’ incom odità p e r l’in tero com m ercio interm edio e q u esta è u n a rag io n e più che b astan te p e r co m b

atterla-Stalo delia circolazione cartacea

L a situazione al 31 m aggio decorso dei bi­ g lietti consorziali, provvisori e già consorziali fabbricati dallo Stato, e ra quale ap p ariv a dal seguente prospettino : ■

Notizie economiche e finanziarie

La Banca Nazionale, ad agevolare le operazioni d’ anticipazione sopra deposito, ha dispósto che le anticipazioni possano essere rimborsate con versa­ menti parziali a volontà del depositante, dando a questo anche la facoltà di diminuire il suo deposito in proporzione dei rimborsi fatti; e che gl’ interessi vengano liquidati al termine della operazione e con­ teggiati giorno per giorno sul debito reale del de­ positante,, alla ragione aumentata o diminuita che sarà in vigore.

— Il Ministero delle finanze ha dichiarato non essere i uastri di seta compresi nel trattato colla Francia. Ne consegue che essi ora vanno soggetti ai dazi della tariffa generale e che potranno essere compresi nella revisione dei diritti di confine.

— È stato presentato al Ministero dei lavori pub­ blici dalla Direzione governativa per la ferrovia Parma-Spezia il progetto di massima per la dira­ mazione che dalla ferrovia Parma-Spezia va a Sar- zana e precisamente fra le stazioni di Santo Stefano, e quella di Sarzana.

— La Camera di commercio di Verona ha do­ mandato che le rappresentanze commerciali siano autorizzate a rilasciare i certificati d’origine — oc­ correnti nel traffico con l’Austria-Ungherin per ot­ tenere l’applicazione delle tariffe convenzionali.

— La Camera di commercio di Genova ha de­ liberato di appoggiare, presso il Ministero dei lavori pubblici, la istanza presentata a questo dicastero dalla sua consorella di Cremona, per ottenere una ridu­ zione di tariffa sulle piccole percorrenze nel trasporto dei concimi.

La Camera stessa prese poi occasione dalla de­ liberazione suddetta per raccomandare al Governo che i ribassi di tariffa in genere vengano concessi in proporzione delle distanze ed a ragione chilome­ trica senza graduali distinzione nelle percorrenze.

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L ’ E C O N O M I S T A

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servizio di spedizione nella stazione di Camnago delia linea Milano-Moma-Como, fra le stazioni del— l’A. I. e quelle delle ferrovie Milano-Saronno-Erba; il quale servizio comprende tutte le spedizioni di merci, cavalli, bestiami, veicoli, feretri, tanto a grande che a piccola velocità, nonché le spedizioni di og­ getti preziosi e numerario da effettuarsi esclusiva- mente a grande velocità.

— Il Ministero di agricoltura, industria e com­ mercio si è pronunziato favorevole ad una proposta dell’Amministrazione delle strade ferrate Romane per estendere ai trasporti di vini in fiaschi le agevo­ lezze che sono concesse ai trasporti di vini in botti, acconsentendosi che i carri particolari contenenti i vini in fiaschi possano essere caricali sui vagoni.

Lo stesso Ministero ha del pari dato la sua ade­ sione alla proposta dell’Amministrazione delle strade ferrate dell'Alta Italia, di classificare cioè fra i mi­ nerali metallici il solfato di barile naturale od arti­ ficiale, il carbonato di bario e la barite calcite, se in pezzi; ose in polvere, tra i minerali semplice- mente macinati.

— Il Consiglio di amministrazione delle strade ferrate Romane, nella sua ultima seduta, ha appro­ vata la proposta della Direzione dell’esercizio rela­ tiva a la'une modificazioni da introdnrsi nella ta­ riffa dei prezzi di trasporto di magnesite o giober- tite. Tali modificazioni, già ammesse per la tariffa delle ferrovie dell’ Alta Italia, consisterebbero nel trasportare le dette merci dalla classe quarta alla classe A della tariffa generale, diminuendo così il relativo prezzo di trasporto da centesimi IO a cen­ tesimi 6 per tonnellata-chilometro.

Il Consiglio medesimo ha inoltre dato il proprio assenso al trasporto delle merci preaccennale dalle classi l a e 18 alle classi 27 e 28 della tariffa italo- germanica.

— Il Tribunale correzionale di Torino ha assolto la Società cooperativa ferroviaria dell’ Alta Italia dell’accusa di contravvenzione alla legge sul dazio- consumo, mossale dalla Società degli esercenti di Torino, decidendo che le Cooperative non possono assimilarsi agli esercizi di vendita e non sono quindi obbligate al pagamento della sovrimposta comunale sulla minuta vendita.

— Corre voce che il ministro di agricoltura e commercio, allo scopo di soddisfare i voti manife- I stati dagli industriali italiani durante la discussione j sul trattato ili commercio, si proponga di mettersi d'accordo col ministro delle finanze per ridurre le soverchie tasse che gravano le industrie nazionali, impedendone lo sviluppo.

— La situazione della Ranca Nazionale del Re­ gno d’Italia al 20 maggio ultimo, confrontata con quella della decade precedente, presenta le seguenti | principali variazioni nei diversi conti:

All’attivo : Cassa e riserva, aumento da 180,397,000 a 180,630,000; Portafoglio, dimin. da 171,317,000 a 167,562,000; Anticipazioni, dimin. da 47,615,000 a 13,736,000; Crediti, diminuzione da 111,618,000 a 137,799,000 lire.

Al passivo: Circolazione, dimin. da 111,999,000 a 102,700,000; Conti correnti e debiti a vista, di­ minuzione da 53,031,000 a 29,693,000; Partile va­ rie, aumento da 88,123,000 a 90,880,000 lire. I depositi erano diminuiti da 313,923,000a 311,316,000 '

lire. Le rendite del corrente esercizio ascendevano a 5.161.000 e le spese a 2,778,000 lire.

il rapporto fra il capitale e la circolazione era di uno a 2,681,000 e quello fra la riserva e la cir­ colazione, più gli nitri debiti a vista, di 1 a 2.518. — La situazione della Banca Nazionale Toscana | al 10 maggio ultimo, confrontala con quella della

decade precedente presenta le seguenti principali variazioni nei diversi conti :

All’attivo: Portafoglio, aumento da 21,160,000 a 21,617 000 lire.

Al passivo: Conti correnti e debili a scadenza, aumento da 5,782,000 a 6,512,000 lire.

Gli altri conti rimasero quasi invariati.

I depositi erano aumentati da 12,377,000 a 13.056.000 lire.

II rapporto fra il capitale e la circolazione era di uno a 1,91 e quello fra la circolazione, più gli altri debili a vista, di 1 a 2,86.

— Ecco la nota totale dei coloniali esistenti nel deposito franco di Genova al 1° giugno 1882:

E s is te n z a A r r iv i E s is te n z a a l I m a g g 'o in m ag g io a l 1 giu g n o Caffè...Sac. 60,930 11,140 65,540 Caccao . . . . » 1,520 750 1.750 Zucchero . . . » 67.370 48,780 83,41,0 Pepe... » 1,320 305 760

— Entro il corrente mese di giugno gli assun­ tori del nostro ultimo prestito faranno entrare nelle casse dello Stato altri 60 milioni in oro.

— Troviamo in una relazione del Direttore della zecca reale d’ Inghilterra che nel 1881 non fu co­ niata una sola moneta d’oro coll’effigie della Regina Vittoria. Una tale situazione non erasi presentata dal 1817 in qua, I’ anno da cui data I’ attuale sistema monetario dell’Inghilterra.

Nel 1880 la quantità di oro monetato fu di lire sterline 1,150,032 e nel 1879 di lire 55,050. La media delle somme coniate per monete d’oro negli ultimi dieci anni (1872 a 1881) ascende a lire ster­ line 3,217,913.

Pegli altri paesi, troviamo le seguenti cifre rela­ tive al 1881 ;

(11)

per d i imballaggi di legno duro 13 0/0

» » tenero 10 0/0

per le c a n a s t r e s ...8 0/0 per altri imballaggi doppi . . 4 0/0

» semplici . . 2 0/0 Gli zuccheri di barbabietola e le vergeoises pa­ gheranno sul peso netto reale.

— Continua a Parigi lo sciopero dei raffinatori di zucchero. Tutti gii operai italiani furono obbligati pur essi ad abbandonare il lavoro. Si annunzia pros­ simo lo sciopero degli operai fonditori.

— Le unite amministrazioni delle ferrovie un­ gheresi di Stato e della privilegata ferrovia meii- dionale hanno accordato il seguente nolo ribassato il formentone, per'(asporti a vagone completo: da Keleufdld transito a Fiume fior. 1 OD ; da Buda a Fiume, 1 0 8 ; dalle stazioni della linea Bada, Komàr- vàros, Alba Reale-Ujszony, L. Szt Milklos Gelse a Fiume, 108; dalle stazioni della linea Barcs-Zakany, Kanisza-Csakathurn a Fiume, 92.

— La relazione annua della Zecca inglese re­ spingo l’ idea di qualunque riforma nell’ordinamento monetario del Regno Unito.

— Un dispaccio da Nuova York allo S ta n d a rd dice che si sono messi in ¡sciopero tutti gli operai delle officine metalliche di Chicago.

La somma di cui i scioperanti possono disporre si calcola a 500,000 dollari e potrebLe aumentare al bisogno.

Stando così le cose, lo sciopero può prolungarsi ad un tempo che ora non si può determinare.

Enorme è il numero degli operai che hanno ab­ bandonato il lavoro: solo a Pittsburg se ne contano 100,000, e contando tutti quelli addetti alle altre industrie, si ha un totale di circa 200,000 scio­ peranti.

Non si è mai veduto uno sciopero di così enormi proporzioni.

— L’ 8 giugno il bilancio settimanale delle Banche di Francia e d’ Inghilterra presentava in confronto del precedente le seguenti variazioni:

Banca d i Francia

Aumenti

Incasso metallico... Fr. 14,323,800 Conti correnti del Tesoro . . . » 26,608,851 Conti correnti particolari . . . » 16,472.441 Sconto ed interessi diversi . . » 1,504,046

D im inuzioni

Portafoglio commerciale. . . . Fr. 30,192.204 Anticipazioni ... » 2,979,739 Circolazione biglietti... » 23,679,070

Bilancio soddisfacente, ma poco lato dell’attivatà degli affari.

importante dal Banca d’ Inghilterra

Aumenti

Conti correnti del Tesoro. . . . Ls. 515,898 Fondo pubblico . ... » 299,946 Riserva b ig lie tti... » 406,730

D im inuzioni

Circolazione biglietti... Cs. 351,203 Conti correnti particolari . . . . » 1,656,337

Portafoglio eil anticipazioni Incasso metallico. . . .

» 1,C92,066 » 12,796 Anche questo bilancio non è molto brillante circa all’attività, però la proporzione d>“glì incassi cogli impegni si è elevata dal 40 11/16 al 43 3/16 per cento.

RIVISTA DELLE BORSE

Firenze, 17 giugno. Gli affari di Egitto sono entrati in una fase assai più allarmante poiché mentre otto giorni indietro sembrava che la diplomazia sarebbe giunta senza scosse a sistemare una questione che interessa così vivamente l’Enropn, oggi dopo che il fanatismo ec­ citato degli Arabi macchiò di sangue le vie di Ales­ sandria, tutto è ritornato nell’ incertezza, c le pre­ visioni le più fosche sono succedute alle lusingiere speranze di una pacifica composizione. Tralasciando di enumerare gli avvenimenti compiutisi colà nel giro di questi otto giorni, le cause che possono averli determinati e le deliberazioni che sonò in via di adottare alcune delle grandi potenze, ci limiteremo a costatare che i massacri di Alessandria commossero vivamente il mercato dei fondi pubblici provocando un movimento retrogrado su tutte le borse d’ E u ­ ropa, movimento che fù più o meno accentuato se­ condo che lo Stato a cui i valori pubblici apparte­ nevano era più o meno direttamente interessato nel conflitto egiziano. Quantunque però il contraccolpo per quei fatti segnatamente nei primi giorni della settimana sia stato assai vivo su tutti i mercati europei, tuttavìa il ribasso non prese proporzioni molto vaste e questo avvenne perchè la specula­ zione all’ aumento fidando nell’ accordo fra la Ger­ mania, l’ Austria, la Russia e l’Italia, accordo costa­ tato dal nostro Ministro degli affari esteri nella sua risposta all’interrogazione dell’ on. Massari sulle cose d’ Egitto, pose una tregua a quella furia di realiz­ zare^ a cui aveva dato'opera al giungere dei primi avvisi sui sanguinosi avvenimenti di Alessandria. A rendere meno accentuato il movimento retrogrado vi concorsero altri fatti, e in p,articolar modo la ec­ cellente situa/.! aie economica dei maggiori Stati di Europa, che si rivela con una forte abbondanza di capitali in cerca d’ impiego, e con una prospettiva alquanto lusinghiera degli imminenti raccolti.

A Parigi qnanlut que in misura alquanto lieve, il ribasso fece giornalmente nuovi progressi. Ma ciò che rende assai più pesante la situazione di questa piazza, si è perchè le vendite non vi trovano suffi­ cienti contropartite. Inoltre il contante non si nz- ' zarda a operare per timore di ribassi più accentuati, e la speculaz one stessa si mostra scoraggiatissima stante gl’ insuccessi persistenti dei suoi tentativi di ripresa:

A Londra lo Stock-Exchange ha tenuto press’ a poco la stessa linea di condotta del mercato pari­ gino ; però quantunque la prudenza predomini su tutta la linea, la speculazione è meno scoraggiata e spera di riprendere la via del rialzo appena passata la crisi egiziana.

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