GAZZETTA SETTIMANALE
SCIENZA ECONOMICA, F IN A N Z A , COMMERCIO, BANCHI, F E R R O V IE , IN T E R E S S I P R IV A T I
Anno XXXVII - Voi. XLI
Firenze, 27 Febbraio 1910
N. 1869
SOMMARIO! Sulla banca del lavoro e della cooperazione — La ripartizione del lavoro legislativo —
G. Te r n i, La questione ferroviaria — Gli operai stranieri in Francia e le assicurazioni operaie — RIVISTA BIBLIOGRAFICA : Giuseppe Prezzolimi La teoria sindacalista - Prof. Léon Dumas, La nature et la vie sociale au point de vue énergétique - Edmond Micheli La Propriété ; évalua tion de la fortune privée enquête sur la propriété non bâtie et bâtie; enquête agricole - F. Lépine, La mutualité j ses principes ; ses bases véritables — RIVISTA ECONOMICA E FINANZIARIA : L ’ esposizione internazionale che avrà luogo a Torino nel 1911 - Il disegno di legge per la divisione del Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio - Il disegno di legge per la istituzione del Mi- nistero delle ferrovie - L ’assicurazione tedesca contro i danni degli scioperi - Il movimento dell’emi grazione transoceanica avvenuta nei porti del regno e nel porto dell'Havre - La tariffa doganale mi nima applicata all’esportazioni italiane negli Stati Uniti - Il valore attuale della ricchezza privata francese — RASSEGNA DEL COMMERCIO INTERNAZIONALE : Il commercio dell' Egitto — Le con dizioni dei contadini negli Abruzzi e Molise — Banca popolare di Perugia — Cronaca delle ca mere di commercio — Mercato Monetario e Rivista delle Borse — Società commerciali ed in dustriali — Notizie commerciali.
SULLA BANCA DEL LAVORO E DELLA COOPERATONE
Si è detto che ciascuna classe sociale, quando sia al potere e vi rimanga lungamente, rivolge tutta 1’ azione legislativa al proprio vantaggio ; e ciò può esser vero, è anzi vero ; ma crediamo che non si sia espresso un giusto giudizio quando si è aggiunto che questa condotta sia la prova dell’ egoismo da .cui è animata l’ azione di cia scuna classe sociale.
L ’ avvento al potere di una classe sociale — militarismo, clero, aristócrazia, capitalismo, ecc. — non è che la conseguenza di una prevalenza, in un dato momento storico di un dato interesse sociale, il quale in quel momento per quanto possa essere particolare interesse di una o di altra classe, ha tutte o quasi tutte le caratteristiche di un interesse generale.
Il dominio della teocrazia prima del mille che rese così potente il clero lo arricchì così straor dinariamente e gli permise di acquistare tanta potenza, che durò anche più tardi, rappresenta l’ interesse — in quel tempo •— generale di ac quistarsi la gloria eterna per mezzo dei sacer doti ; — e quando le lotte violenti imperversarono tra città e città, tra borgo e borgo, tra contrada e contrada della stessa città, furono le esigenze del militarismo che rappresentarono T interesse gene rale; — e quando, formati gli Stati, i principi non poterono fare le loro guerre senza la cooperazione dei proprietari delle terre che colle imposte for nivano i mezzi pecuniarì e mettevano a disposi zione del principe uomini e cavalli, , la proprietà fondiaria rappresentò 1’ interesse prevalente ; — e quando il progresso della meccanica ed il vapore poi portarono la rivoluzione industriale e divenne indispensabile il capitale fisso e circolante che si avventurasse nelle nuove imprese, fu il capi talismo l’ interesse prevalente ; —• ed ora che il lavoro si organizza, si disciplina e nell’ associa
zione trova la sua forza, il lavoro va sempre più rappresentando un interesse generale.
Perciò lo Stato nulla faceva un tempo senza l’ intervento del sacerdote di cui sentiva il bisogno di propiziarsi i buoni uffici presso la divinità; e più tardi senza il consenso del soldato che rappre: senta va la forza indispensabile alla difesa ed alla aggressione ; e più tardi ancora le leggi servirono in modo particolare la terra che è la fonte della ricchezza dello Stato ed i Codici sono esuberanti di disposizioni che disciplinano ogni piccolo fatto che riguardi la proprietà fondiaria ; e più tardi lo sviluppo della produzione dei traffici e del credito dà origine ai Codici di commercio ed alle leggi sulle Banche. Ora viene il periodo in cui si provvede anche a curare un altro inte resse di classe, che non è ancora prevalente, ma che sta per divenirlo, quello dei lavoratori.
Niente quindi di strano se quegli stessi od analoghi strumenti che sono stati escogitati a favore della terra — credito fondiario ad esem pio — od a favore dei commerci e delle indu strie — istituti di emissione ad esempio — ven gono. ora rivolti ad aiutare il lavoro.
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sono ferventi apostoli sacrificano la loro vita al beDe della istituzione.
A d ogni modo è ben giusto che, a que ste nuove forze che sorgono, soccorrano quegli stessi congegni sociali che hanno così largamente soccorso il capitale, che, senza di essi, molte volte avrebbe incontrato ben gravi naufragi. Il concetto del lavoro di fronte al capitale va sem pre più perdendo, nel senso della economia il carattere di antagonismo per assumere quello di collaborazione ; lo stesso linguaggio va abbastanza rapidamente modificandosi così che alla parola p a drone si sostituisce volentieri quella di salariante ; ed anche alcuni socialisti hanno coraggiosamente avvertito che, almeno sino a tanto che il regime capitalistico duri non è vantaggioso per il lavoro che il capitale sia perseguitato, e nemmeno ne gletto dal legislatore, Un passo di più e, sia pure nell’ interesse esclusivo del lavoro, il socia lismo stesso domanderà che siano accordate age volazioni al capitale, perchè è strumento e fonte del lavoro. Già il fatto che i socialisti più o meno apertamente accolgono con favore il pro getto dell’on. Luzzatti per la Banca della coo perazione e del lavoro, per la quale fornisce il « capitale » non soltanto lo Stato, ma lo forni scono anche istituzioni che come le Casse di R i sparmio, traggono dal capitale la loro vita, di mostra quali passi notevoli abbia fatto il concetto di una collaborazione del capitale col lavoro.
E se questa nuova concessione entrerà come non v i è dubbio anche nelle aziende pri vate, vedremo, tra non molto che i privati stessi comprenderanno la opportunità di modificare le loro idee nei rapporti tra il capitale ed il lavoro e si escogiteranno altre forme colle quali il con cetto della collaborazione sarà ribadito. Non sap piamo infatti concepire il progresso sociale quando non sia una lenta ma continua eliminazione di conflitti tra le classi della società ed una ten denza ad attutirne le manifestazioni. E vera mente in questa via da trenta anni a questa parte molto si è proceduto e quello che pareva inconciliabile, oggi si vede compatibile e tollera bile ; ciò che sembrava separato da uno spazio infinito, è diventato abbastanza vicino.
Chi avrebbe potuto pensare venti anni or sono, che le moltitudini operaie avrebbero saputo esercitare una pressione moderatrice sui loro di retti rappresentanti e costringerli ad agire in Par lamento contrariamente alle loro aspirazioni poli tiche od almeno a tradurre la loro opposizione in una più o meno benevola aspettativa ? Eppure anche in Italia, dove giudichiamo i lavoratori an cora meno evoluti degli altri paesi, assistiamo al fatto che la Estrema Sinistra non osa schierarsi contro il Ministero, sebbene la situazione poli tica a questo la spingerebbe, perchè le associa zioni degli operai fanno comprendere di essere contente delle riforme e dei provvedimenti pro posti dal Governo e stimano più utile cercare di non ostacolarne l’attuazione, piuttosto che limitarsi a sperare, nel futuro avvento del socialismo. E va rammentato che appena venti anni or sono si infiammavano le moltitudini e si ottenevano i loro voti promettendo la prossima partizione della ricchezza.
Sono queste considerazioni che ci conducono
a considerare come un atto, non solo di grande utilità ma di dovuta giustizia, la fondazione di questa Banca della cooperazione e del lavoro, alla quale applaudiamo sia per il bene che può fare ove sin da principio sia amministrata con severa cautela, sia e più ancora, per l’esempio che essa può offrire nello studio e nella attuazione di nuovi rapporti tra capitale e lavoro.
E diciamo che essa debba essere amministrata con severa cautela anche perchè è bene che i lavora tori comprendano che la fondazione di tale Isti tuto è un privilegio che vien loro accordato perchè imparino a fare ed a muoversi da sè ; e che tale privilegio deve avere necessariamente dei limiti in quanto allorché i lavoratori saranno in possesso del- l’ indispensabile strumento quale è il capitale, de vono poi sentire tutti gli altri vincoli che la legge impone. Così non vorremmo che le cooperative di lavoro fossero sottratte alla concorrenza, e quindi quando si tratta di appalti da parte dello Stato non dovrebbe esservi nemmeno il sospetto che i prezzi sieno di favore; e nemmeno che quando gli even tuali utili sorpassino una certa misura non sieno applicabili per i cooperatori le disposizioni gene rali della partecipazione dello Stato. E vorremmo anche che fosse disciplinata con un certo rigore la formazione delle riserve, affinchè al piu presto i cooperatori divengano capitalisti e come tali comprendano e sentano tutte le vicende del ca pitale.
Questo importante esperimento a cui si ac cinge lo Stato, deve essere, noi stimiamo, con dotto con una meticolosa cura, poiché una cata strofe sarebbe poco male per la perdita dello Stato, ma sarebbe un gran colpo per il concetto stesso a cui si informa la istituzione.
A ll’on. Luzzatti, che ha posto tanta parte del suo operoso ingegno per concretare questa idea adattandola alle particolari contingenze del paese auguriamo il maggior successo, non solo, ma giac ché egli ha assunto il portafoglio della A gricol tura Industria e Commercio a cui in special modo sono affidate le questioni che riguardano il la voro, auguriamo il tempo necessario per proce dere speditamente, il più possibile, nella forma zione delle leggi che debbono disciplinare, aiutare e regolare il lavoro. Esso batte alla porta del legislatore e domanda in fondo quello stesso con forto che nelle leggi trovarono largamente le altre classi sociali; sarebbe crudele farlo attendere so verchiamente col pretesto che è impreparato ; la impreparazione non giustificherebbe di continuare a lasciarlo soffrire abbandonato a sè stesso.
La ripartizione del lavoro legislativo
Nella seduta del 29 dicembre scorso, ultima del Senato innanzi le ferie natalizie, il Presidente del Consiglio, a proposito della fretta dei lavori dell’ ultim’ora, dichiarò che per l’ avvenire il G o verno intendeva ripartirli in modo che l’ alto Con sesso possa procedere con la necessaria ponde razione.
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che del resto è di recente costituzi jne ; parliamo in genere del Governo italiano, che già troppe volte ha mancato di riguardo al Senato del Regno, facendogli per lunghi periodi mancare un lavoro importante e alla vigilia delle vacanze, special- mente estive, costringendolo (in un certo senso, s’ intende, cioè coi soliti appelli al patriottismo, alla necessità della cosa pubblica, e a una pre tesa eccezionalità del caso) a ratificare le ultime deliberazioni, affrettate anche quelle, dalla Ca mera elettiva, senza un esame sufficiente, spesso senza esame di sorta.
Non ci peritiamo a dire, su questo proposito, che il Senato, dal canto suo, ha mostrato in ciò soverchia docilità e rassegnazione, ha troppo spesso curvato il capo, coll’emettere bensì mode- sti lamenti, ma senza il coraggio di dire : questi progetti di legge, per un mio voto illuminato, sono immaturi ; mi vengono presentati troppo tardi ; aspettino !
E badiamo, non si tratta soltanto della di gnità del Senato, cosa pur non trascurabile, ma anche della bontà intrinseca del lavoro legislativo ; il quale per necessità riesce più imperfetto quando uno dei due organi destinati a compierlo non possa porvi mano a dovere.
Colla speranza che i fatti non abbiano a smentirci, siamo propensi a fare assegnamento sul- l’ indole e sulle abitudini dell’on. Sonnino, cono scendolo correttissimo in ogni atto suo, e ricor dando come gli sia sempre stato a cuore il retto funzionamento degli istituti costituzionali.
Ora a noi sembra che il momento si presti benissimo per darne prova anche nell’ordine di cose in discorso. Siamo al principio del nuovo periodo di attività parlamentare, e il programma esposto pochi giorni addietro dal Governo è così vasto e abbondante, che nella presente sessione è assai dubbio possa tradursi tutto in opera le gislativa. Perchè almeno in buona parte si con creti in, provvedimenti effettivi, in riforme utili al paese, occorreranno parecchie condizioni ; ma una intanto è l’opportuna ripartizione del lavoro tra i due rami del Parlamento. Ci par quasi su- pefiuo dimostrarlo. Per quanto ciascuna delle due Assemblee abbia diritto al più largo esame dei disegni di legge sui quali è chiamata a dare un voto, l’esperienza prova che quello esercitatovi in precedenza da una, agevola quello ulteriore del l’ altra, che le prime discussioni, senza impedire nè menomare le seconde, le abbreviano nei limiti del giusto, le sfrondano di qualche prolissità infe conda ; così come l’opera d’ un artefice che dirozza una data materia rende più facile e più rapida quella dell’artefice che gli succede per dare alla materia stessa una forma definitiva.
Nell’esporre l’ i l corrente alla Camera dei Deputati il proprio programma, l’ on. Sonnino presentò addirittura alquanti progetti di legge intesi a esplicarlo. Per quelli lì la Camera stessa ha già la precedenza. L ’ avrà poi inoltre di certo per alquanti altri, di cui è stata promessa là presentazione senza che siano ancora pronti. Seb bene lo Statuto del Regno (art. 10) non gliela riserbi di diritto se non pei bilanci e conti dello Stato e' per le leggi d’ imposizione di tributi, chi mai penserebbe a sottrargliela per tante altre leggi sulle quali occorre che il paese, per mezzo
dei suoi rappresentanti, manifesti anche la. sua prima impressione ? Questa volta basterebbe ci tare le riforme nell’ istruzione elementare, la con cessione dei servizi marittimi, la ferma biennale, il nuovo Dicastero per le ferrovie, le case popo lari, i provvedimenti per i danneggiati dai ter remoti, e più altre. Ma ve ne sono di quelle per le quali cotesta necessità, od opportunità e con venienza, non esiste affatto. Sarebbe provvido far sì che il Senato fosse primo a occuparsi della legge che dovrà risolvere la questione, prosaica ma ormai incalzante, delle spese di spedalità. Poiché annovera nel suo seno non pochi compe tenti in cose di economia pubblica e di agricol tura, gli si addice quanto mai dare il primo e maggior contributo alla grande e non facile opera della riforma forestale. E chi è adatto più di esso a discutere pacatamente e a fondo i e riforme da introdursi nella legislazione civile e commerciale, la ricerca della paternità, la nazionalità degli emi granti, le nuove garanzie da chiedere alle Società di assicurazione, il regime delle Società per azioni, e simili?
Diamo così soltanto qualche, esèmpio, e po tremmo darne di più, non per insistere in modo particolare su ognuno, ma per chiarire il nostro concetto intorno a una savia e pratica riparti zione del lavoro tra le due Camere legislative. Ch’ essa giovi all’ intento di averne uno comples sivo copioso e ordinato, non ci pare contra stabile.
Il compito è vasto e laborioso. Gioverà pure non dimenticare che prima del 30 giugno dovreb bero, come l’ anno scorso non fu fatto, essere di scussi e votati tutti i bilanci ; il numero dei quali, coll’ istituzione di nuovi Ministeri, va an che crescendo.
La questione ferroviaria
Si usa discuterne moltissimo, ma solo per procedere a deplorazioni del passaggio delle fer rovie allo Stato di cui si vedono g l’ infiniti inconvenienti negli sperperi, nel meschino red dito, nella confusione dei servizi; non si studia invece il problema ferroviario, come si studia e si discute delle altre grandi questioni e ri forme che interessano l’ intera nazione. Se ora tutti avessero presente il costo delle ferrovie, quanti sono i milioni che furono votati dal Par lamento, come vengano in gran parte spese que ste somme fantastiche, è positivo che la que stione ferroviaria sarebbe anteposta a quella sulla riforma dei tributi, e a, tante altre. E la discus sione dovrebbe condurre ad un esame intenso, più che a recriminare, a migliorare.
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Poiché il valore totale dell’ impianto ascende a 6 miliardi, ed i proventi per l’ esercizio 1908- 1909 possono valutarsi secondo i dati della re lazione compiuta dalla stessa Amministrazione ferroviaria a 134 milioni, il reddito corrisponde rebbe al 2.20 per cento del capitale erogato; pre scindendo ora dai modo di valutazione di questa cifra, e pur ritenendola esatta, non si può a meno di ricordare che essa non regge al con fronto di quella di altri esercizi ferroviari di Stato; così ad esempio il Belgio ritrae esatta mente P uno per cento di più.
E ’ merito dell’on. Ancona aver ripreso in se rio esame il problema ferroviario, vagliandolo nel suo complesso, indicandone i difetti principali, e scendendo, quel che è meglio, a òonclusioni pra tiche. Secondo il competente scrittore, il guaio più forte consiste nell’ enorme spesa del perso nale che assorbe quasi la metà dei prodotti e precisamente il 47.97 per cento ; in otto anni la percentuale è salita dal 42 al 48 per cento, con più di cento milioni di aumento, mentre all’ estero è al disotto del 40 per cento. Vero è che l’am ministrazione ferroviaria dal canto suo rileva che l’ aumento nelle spese del personale sarebbe con nesso a quel rincaro nella mano d’opera che è generico a tutte le aziende, ma sta di fatto che l’ aumento stesso in gran parte è dipendente dal- l’ accresciuto numero degli agenti ferroviari che nell’ ultimo esercizio salirono di 3700, e che con frontando le cifre di otto anni addietro colle ul time, si nota una progressione nel quantitativo dei ferrovieri di 44 mila impiegati. Ora non v ’ ha dubbio che a siffatto accrescimento senza limiti di mano d’opera bisogna porre in qualche modo riparo, e l’on. Ancona rileva come la proposta Bertolini intesa a cointeressare il personale alle economie da conseguirsi sul personale medesimo nell’ ultimo biennio fosse giusta ; ma, perchè l’ applicazione sia efficace, è necessario frazio nare il personale « in piccole collettività dove il controllo reciproco sia facile, dove sia per ognuno evidente l’ importanza della propria per sonale efficacia ». Poiché l’ Autore non ammette che le paghe possano essere diminuite, nè fa ac cenno tanto meno che possano operarsi dei licen ziamenti che non troverebbero appoggio nella legge o nel criterio d’ opportunità, tutto si limi terebbe a conseguire un maggior rendimento nel- l’ efficacia della mano d’ opera, impedendo una nuova ammissione di agenti per ulteriore svi luppo del servizio, ed esigendo una più intensa cura nelle mansioni attualmente attribuite. Certo che non può spettare se non a chi abbia la ge stione diretta dei vari servizi lo stabilire un si stema di controllo adeguato perchè possa valu tarsi questo diverso rendimento della mano d’opera; ma in ogni caso ciò non è conseguibile se non frazionando appunto la collettività, dove sia pos sibile il controllo reciproco.
Circa le tariffe l’on. Ancona non sarebbe contrario ad un aumento in talune voci, sia per le merci che pei passseggeri, ma sempre quando si fosse mostrata al pubblico la volontà di proce dere a tutte le economie possibili, e come ultima ratio. Ma non è a credere che sulle merci sa rebbe opportuno un aumento, per ragioni molte plici, tanto per la speciale configurazione del no
stro paese che necessita di trasporti a lunghe distanze verso regioni che abbisognano di venir rifornite, o che come centri agrari non hanno altra risorsa all’ infuori dell’esportazione dei pro dotti del suolo e che male lottano contro altri mercati, quanto perchè il facilitare i trasporti è divenuto ormai principio comune di politica eco nomica presso tutte le nazioni d’ Europa. Un au mento sarebbe invece sostenibile pei viaggiatori dei treni diretti e delle classi superiori ; più che mai doveroso sarebbe inoltre limitare severa mente con nuove e chiare disposizioni di legge il numero sempre grandissimo di coloro che viag giano gratuitamente e in prima classe.
Ma una riforma sarebbe specialmente indi cata, quella di istradare per mare in buona parte il commercio che si svolge per le vie longitudi nali della nostra penisola sviluppando il cabot- taggio; quindi se riduzioni di tariffe in talune merci dovessero ancora praticarsi, esse non do vrebbero riguardare che le liuee interne, non le costiere che bisogna invece sfollare quando i tra sporti possono essere compiuti per acqua con tanto minor costo. Queste alcune delle riforme esposte con visione pratica del problema da uno scrittore ch6 si è intensamente occupato della questione ferroviaria, e che ha raggiunto m essa una speciale competenza: c’ è da riordinare e mo dificare molto adunque, facendo conseguire alla gestione delle ferrovie quell’ indirizzo industriale che fu nella giusta aspirazione del Parlamento allorché nè deliberò il passaggio allo Stato.
A noi non pare che tale indirizzo, il quale per essere impresso ad un’ azienda dipendente dallo Stato abbisogna di una rara energia, sia in opposizione con gli interessi economici del Paese che reclama facilitazioni nei trasporti per conse guire scopi speciali onde intensificare le sue ri sorse: così vediamo la Prussia valersi dell’ eser cizio di Stato perchè le tariffe rappresentino a seconda dei casi premi di produzione (il carbone della Vestfalia condotto ad Amburgo), premi di esportazione (merci spedite da Amburgo con de stinazione a Costantinopoli) ; come mezzo per at trarre il commercio di transito, come aiuto di retto per certe industrie, come mezzo infine per mitigare i cattivi raccolti. (V edi Finanza Italiana del 27 Dicembre). Ora l’esempio della Germania che nell’organizzazione delle ferrovie ha voluto prescindere da uno scopo puramente fiscale, ci mostra pure questo: che se le spese sono in que sti ultimi anni sensibilmente progredite, hanno tuttavia lasciato un margine adeguato per co prire g l’ interessi dei debiti contratti, ed in ag giunta per dare un buon reddito netto.
Dunque indirizzo industriale dell’ azienda e interessi economici del Paese non sono termini in contrasto ; è d ’ uopo procedere invece ad un organizzazione intelligente e rigorosa ; sarà que sto del resto uno dei maggiori compiti del periodo che siamo per attraversare, e su cui dovrebbe essere attivissima l’attenzione di tutti.
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Oli operai stranieri in Francia
e le assicurazioni operaio
Il dott. Joseph Martin ha pubblicato re
centemente un importante e dotto studio, con questo titolo : D e la situation des ouvriers étran- gers en France au point de vue des assurances ouvrières. (tip. Martin Frères, Chalona sur Marne). In questo volume la questione proposta è trat teggiata in modo esauriente e completo, e poiché è svolta da un francese e interessa assai 1’ I- talia, vale la pena che ci intratteniamo ad esa minare in queste colonne il volume e a darne un breve riassunto.
Dopo una introduzione, nella quale l’Autore constata la quantità di popolazione straniera emi grata in Francia e espone lo scopo del suo stu diò - di vedere cioè quale situazione sia fatta dalla legislazione francese all’operaio straniero dal punto di vista delle assicurazioni operaie, se lo si assi mili all’operaio francese o lo si tratti con un re gime più duro, nonché di vedere quali accordi in ternazionali sono intervenuti su questa questione — l’Autore si occupa, nella prima parte del libro, degii infortuni sul lavoro, e, fatte alcune indagini sto riche precedenti alla legge del 1898, esamina mi nutamente questa leggo, i cui fondamentali punti sono : per l’infortunio seguito da una incapacità temporanea, l’operaio riceverà una indennità gior naliera uguale alla metà del salario quotidiano; per le incapacità permanenti e assolute una ren dita uguale ai due terzi del salario annuale; per le incapacità permanenti, ma parziali, una rendita uguale alla metà della riduzione del salario an nuale ; infine in caso di infortunio seguito da morte, una pensione, di cui il quantum è varia bile secondo la qualità e il numero degli aventi diritto, sarà fatta al coniuge superstite non di vorziato o separato sposata avanti l’ infortunio e ai figli minori di 16 anni e in mancanza agli ascendenti o altri discendenti, di cui la vittima era il sostegno.
Senonchè mentre, precedentemente alla legge surricordata, l’assimilazione era completa tra gli operai stranieri e i francesi per quanto riguardava lo indennizzo per l’ infortunio sul lavoro, invece nella legge del 1898 havvi il § 13 dell’ art. 3 il quale, contemplando il caso in cui 1’ operaio straniero, vittima dello infortunio, cessa di ri siedere sul territorio francese, dice che riceverà per indennità un capitale uguale a tre volte la rendita elle gli era stata attribuita : onde si in duce, se l’operaio straniero non lascia la Francia, si intende che deve esser trattato come ciascun operaio francese.
In una parola la legge ha un carattere d’or dine pubblico assoluto nel senso cioè che si debba fare questa assimilazione tra operai francesi e stranieri in Francia anche se i paesi stranieri corrispondenti non accordino ai francesi analoghi vantaggi.
Quanto però agli operai stranieri- che dopo infortunio lasciano la Francia, data la diffe rente indennità a seconda che l’incapacità è per manente o è temporanea, e poiché l’ art. 3 della ^egge parla al § 13 del solo capitale uguale a
tre volte la rendita che è data appunto ai per manentemente incapaci, la restrizione dei diritti a coloro che lasciano la Francia riferiscesi solo a coloro che hanno subito solo una incapacità temporanea.
Al principio di massima tenuto dalla legge del 1898, della uguaglianza cioè tra il trattamento dell’operaio francese e quello dell’ italiano a ri guardo della assicurazione è a considerarsi oltre l’eccezióne dell’operaio che lascia la Francia an che quello dei rappresentanti l’ operaio straniero che non risiedono in Francia al momento dell’ in fortunio, per i quali è stabilito che non riceve ranno alcuna indennità.
Questa disposizione della legge ha dato ori gine a non pochi dibattiti circa quello che può intendersi per residenza sul territorio francese al momento dell’ infortunio ; e l’A utore espone con molta dottrina quale sia lo stato della giuri sprudenza al riguardo.
Tratta poscia diffusamente .vaine ipotesi, non prevedute dal legislatore e cioè:
a) il caso che l’operaio straniero risieda all’estero e venga tutti i giorni a lavorare in Francia: il che succede con una frequenza mag giore di quello che non si creda, specialmente sulla frontiera franco-belga. In questo caso unica soluzione è quella di considerarlo come operaio straniero cessante di risiedere in Francia e ac cordargli un capitale uguale a tre volte la ren dita alla quale avrebbe avuto diritto se fosse ri sieduto in Francia o se fosse stato francese ;
b) il caso che un’operaio straniero abbia lasciato momentaneamente la Francia. In questa ipotesi è generalmente ammesso che l’operaio debba ricevere un capitale uguale al triplo della ren dita che a lui era stata attribuita.
Senonchè la questione diviene delicata trat tandosi di vedere se allorché 1’ operaio ritorni in Francia, riceverà di nuovo il suo diritto alla rendita, e cioè in altri termini se la tra sformazione della rendita sia, o meno, defini tiva. L ’ Autore crede si debba rispondere ne gativamente, e con ragione dal momento che col ritorno dell’ operaio nel territorio francese cessano i motivi della trasformazióne, quali potevano es sere la difficoltà per le Compagnie di assicura zioni di versare la rendita, di controllare la si tuazione dell’operaio tostochè risieda all’estero, eco. c) il caso dello straniero che illegalmente risiede in Fi-ancia : caso interessantissimo, come ad esempio, se lo straniero risieda in Francia al momento dell’ infortunio, ma sia colpito da una sentenza di espulsione. In questa ipotesi, se la sentenza fu seguita da esecuzione, l’ operaio cessa di risiedere in Francia e riceverà, per conseguenza un capitale nguale a tre volte la rendita a cui aveva diritto. Se poi la sentenza di espulsione non fu eseguita, per quanto il caso sia piu dubbioso, sembra migliore partito ritenere che l’operaio poi ché non ha diritto di risiedere in Francia si debba considerare come uno che abbia cessato di risie dervi.
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diritto, bastando in sostanza, che sia adempita la condizione della presenza loro nel territorio fran cese al momento in cui si produsse l’infortunio; e) il caso che i rappresentanti abitino al momento dell’ infortunio gli uni la Francia e gli altri all’ estero, ed allora avranno diritto a un di verso trattamento ;
f) il caso che siano rappresentanti di un operaio straniero colpito da una sentenza di espul sione : e questi avranno certamente diritto alla rendita se raggiungano le condizioni stabilite;
g) il caso che il rappresentante sia_ col pito da un decreto di espulsione non eseguito: e certamente egli avrà diritto alla pensione.
Dopo altri casi di minor importanza, l ’ A u tore continua a seguire il movimento legislativo a riguardo della interessante questione, espone le critiche e le obiezioni fatte alla legge del 1908, e quali progetti di riforma da queste critiche pro vennero: progetti che si sostanziarono nella legge del 31 marzo 1905.
Questa legge assimila i rappresentanti stra nieri dell’ operaio straniero che cessa di risie dere sul territorio francese all’ operaio straniero che lascia la Francia ; porta ancora la recipro cità diplomatica in materia di riparazione di in- ftìrtunio, permettendo al Governo, solo giudice delle iniziative da prendersi di conservare nella misura che gli sembrerà opportuno un regime progressivo di riparazioni reciproche a profitto del paese che si mostreranno compresi dal biso gno di sviluppare e assicurare la legislazione protrettrice del lavoro e dei lavoratori.
Tale la portata della leggedel 1905, la quale lascia assai ancora a desiderare, ma grazie ai trat tati che essa prevede e che stan divenendo un fatto compiuto per molte Nazioni, le sue lacune andranno ad attenuarsi, forse un giorno a sparire.
Seguiteremo in altro fascicolo l’esame del l ’interessante lavoro del dott. Martin.
R
ivista
B
iblìoqrafica
G iu s e p p e P re z z o lin i. — L a teoria sindacalista. — Napoli, Francesco Persila, 1909, pag. 338, (L . 3).
L ’ Autore fa la apologia del sindacalismo e spiega le ragioni per le quali nasce e ,si sviluppa più per combattere il socialismo che nella spe ranza di veder trionfare le proprie dottrine per le quali il proletariato non è ancora abbastanza evoluto moralmente ed economicamente. Ed ap punto per queste sue caratteristiche negative l’ Autore non esita ad affermare che nel movi mento sindacalista v i è « un odio degli abbrac ciamenti teneri, delle riconciliazioni umanitarie, delle confusioni indebolitrici, che ne fa nel senso virile della parola un diretto ' erede della sana politica machiavellica. Perciò esso è in certo modo — continua l’Autore — più avverso ai simili che ai lontani; e, per il momento, più preoccupato di combattere il socialismo riformista che la borghe sia reazionaria. La lotta che conduce per sma scherare le tentatrici illusioni del « buon
bor-ghese » , del « buon giudice » , del « buon padrone » e della « collaborazione di classe » è più urgente di quella che dovrà metterlo in contatto diretto di guerra con la classe dominatrice, perche sgom bra il terreno da tutti i tentativi di copula im monda fra i due generi diversi destinati a non produrre che esseri sterili ».
In quanto poi alla parte positiva della teoria sindacalista l’Autore afferma con altri scrittori che non può avere la sua base se non nella « edu cazione del proletariato » la quale renda il lavo ratore cosi illuminato e cosciente da poter con quistarsi di per sè e senza bisogno dell’intervento di altri, la propria indipendenza. La morale del sindacalismo dovrebbe essere la solidarietà, ma l’Autore non nasconde che il principio del sinda calismo è ben lontano dalla possibilità della sua applicazione e teme che gli stessi sindacalisti abbiano torto nel « non riconoscere che per ora la massa operaia è assolutamente incapace del cqraggio che ci vuole per adottare la dottrina
sindacalista ». . . . .
Il lavoro è diviso in tre capitoli, il primo tratta della teoria sindacalista specialmente in confronto al socialismo e si svolge poi in argo menti speciali come, gli intellettuali ed il sinda calismo, l’ anticlericalismo, la decadenza borghese, patria e religione, lo sciopero generale ecc.
Il secondo capìtolo porta per titolo « notre Maître Sorel » e ne studia le dottrine ; mentre il terzo tratta della filosofia di Enrico Bergson. P r o f. L é o n D u m a s . - L a Nature et la vie so
ciale au point de vue énergétique. — Bruxelles, O. Mayolez et J. Audiarte, 1908, pag. 470. A chi voglia formarsi un concetto dei piu alti problemi cosmografici e della vita in generale va consigliato questo libro nel quale 1 Autore con una grande lucidità di parola espone tutta la dot trina della energetica e la applica così alla tra sformazione dei mondi come allo sviluppo dei minerali, delle piante e degli animali.
Esposte dapprima alcune proposizioni preli minari sul concetto di materia diffusa, di etere, di attrazione ecc. l’Autore espone i principi che reggono la energia siderale, la sua trasformazione in energia minerale, vegetale, animale, tratta poi della evoluzione umana, della vita sociale, della civiltà in rapporto alle leggi della natura, della Poesia nella natura, ecc.
Molte grafiche ed incisioni sono comprese nel volume e facilitano la intelligenza delle cose esposte dall’ Autore ; rendendo l’opera veramente utile anche a coloro che sono profani alle più elevate questioni della meccanica celeste e della fìsica.
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la stampa di uno studio così interessante e cosi dotto. L ’illustre prof. Alfredo de Foville, membro dell’ Istituto, nella breve prefazione premessa al volume osserva : ordinariamente, ciascuno di questi sistemi d’ investigazione funziona isolatamente, mentre l’ originalità del libro del sig. E. Michel sta nel fatto che egli li fa camminare, per cosi dire, assieme.
L ’Autore comincia con un nuovo studio sulla fortuna privata con i particolari statistici di cia scun dipartimento della Francia, tanto pei la parte mobiliare che quella immobiliare, il debito ipotecario, la media del capitale posseduto per abitante ; segue poi la esposizione del meccanismo della proprietà urbana e rurale, e circa 1 econo mia rurale uno studio comparativo delle produ zioni vegetali ed animali, con uno sguardo sulle associazioni agricole e le cooperative.
Il volume contiene 44 cartogrammi, 13 gra fiche ed 8 simili-incisioni. .
La importanza di questo lavoro ci consiglia a dare prossimamente il riassunto di qualche parte ai nostri lettori.
F . L é p in e . - La m utuante; ses principes ; ses bases véntables. — Paris, A . Colin, 1909, pag. 352, (3 fr. 50), 2a Ed. '
Non è un libro nuovo poiché già la prima edizione è stata pubblicata nel 1903 ; ora viene pubblicata la seconda nella quale l’Autore ha avuto cura di mettere a corrente i dati di tatto ed ha aggiunto in appendice nuovi documenti.
L ’opera esamina il concetto della mutualità dalle sue origini ed in tutto il suo sviluppo no ai nostri giorni seguendo mano a mano la egi- slazione che ne ha regolato il funzionamento. Un paragrafo è dedicato alla mutualità scolara; mette a confronto i due sistemi, quello del libretto in dividuale, e quello del fondo comune inalienabile; esamina fino a qual punto possa arrivare o s oizo personale nel caso di assicurazione contro la vec chiaia ; ricerca i vizi e gli effetti della assistenza pubblica e privata nella mutualità ; studia I as sicurazione contro la malattia e ne de.inea e basi più sicure; espone infine quali sono le r i forme necessarie al momento attuale.
Infine l'Autore conclude dicendo che la mu tualità deve fondarsi sopra tre fattori egualmente indispensabili quali sono : il numero, la scienza
e la giustizia. ,
A l volume, ottimo per molti aspetti, e pre messa una prefazione dell’ illustre Maestro F. Passy.
RIVISTA ECONOMICA E FINANZIARIA
Abbiamo appreso con piacere che il Signor Stefano Derville, l’ egregio Presidente del Con siglio di Amministrazione della Compagnia delle strade ferrate Parigi-Lione-M editerraneo e reg gente della Banca di Francia è stato nominato commissario generale del Governo francese a a
Esposizione internazionale che avra luogo a Torino nel 1911.
Il Sig. Derville è persona ben nota in Ita lia anche come proprietario di importanti cave nella provincia di Massa—Carrara.
__ E ’ stato distribuito alla Camera ^il_ dise gno di legge per la divisione del Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio m
due M inisteri: uno per il lavoro, 1 industria ed il commercio, l’ altro per l ’agricoltura. L e a ri buzioni dei due Ministeri saranno determinate per decreto reale. Limitatamente all’ esecuzione di quanto sopra, il disegno di legge accorda al Governo la facoltà di spostare e modificare con decreti reali gli organici delle amministrazioni centrali dello Stato e delle loro dipendenze lo cali, senza aumentare il numero complessivo dei funzionari e la spesa per il personale, salvo l’ istituzione di un nuovo posto di ministro e di un posto di Sottosegretario di Stato. Il disegno di legge dà inoltre al Governo la facoltà di riu nire, mediante decreti reali, in due distinti bi lanci i fondi stanziati e tuttora disponibili negli stati di previsione dell’ esercizio 1909-1910 per ì servizi che saranno rispettivamente attribuiti a Ministero del lavoro e del commercio ed a quello dell’ agricoltura. Infine il disegno di legge auto- rizza, a carico dell’ esercizio 1909-1910, la mag giore spesa di lire centomila da ripartirsi, per decreto reale, tra i due Ministeri sopra indicati.
Il disegno di legge è preceduto da una bre vissima relazione la quale ricorda come il Go verno ha già esposte le ragioni che lo mduce- vano a propórre la divisione _ del dicastero del l’ agricoltura. Gli agricoltori italiani, in diverse loro adunanze, hanno confermato il vivo deside rio che ad uno speciale e distinto ramo dell am ministrazione centrale sia affidata la cura assidua ed esclusiva degli interessi della terra e d altra parte diviene sempre più grande la persuasione che giovi assicurare una più completa unità di criteri direttivi nella legislazione doganale e nella negoziazione commerciale trasferendo nel Mini stero del commercio, sua sede naturale, quell uf ficio dei trattati di commercio che si trova ora aggregato al Ministero delle finanze. Le ragioni che determinano la prima proposta vengono quindi avvalorate dai desideri e dai voti che l’ annuncio di essa ha determinato.
__ E ’ stato pure distribuito alla Camera il
disegno di legge per la istituzione del Mi nistero delle ferrovie.
L a relazione che lo precede rileva come 1 or dinamento definitivo dato all’esercizio di Stato delle nostre ferrovie con la legge organica 7 lu glio 1907, si ispira, nei suoi fondamenti organici, a due concetti essenziali che si è cercato, con opportuni provvedimenti, di conciliare e cioè: au tonomia della gestione e responsabilità ministe
riale. „
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diretta dipendenza e sotto la responsabilità del ministro.
Il solo paese che si propone di temperare i poteri del ministro responsabile con una certa autonomia dell'azienda ferroviaria è la Francia, dove però, nel disegno di legge ora in corso di esame in quel Parlamento, non solo è affermata la piena responsabilità del ministro, ina i poteri a lui attribuiti sono assai più larghi di quelli che al nostro ministro accorda la nostra legge. Se tale è l ’ordinamento — segue la relazione — e se reale ed effettiva deve essere la responsa bilità del ministro, è evidente la necessità che egli debba essere messo in condizioni di poter adempiere al suo ufficio con coscienza e con i mezzi adeguati e sufficienti.
Ora l’esperienza fatta ha dimostrato come il ministro dei lavori pubblici, cui fu attribuita 1 alta direzione delle ferrovie, non possa adem piere come sarebbe suo diritto e suo dovere, l’alta sua missione ed esplicare i suoi poteri ri spetto all’amministrazione, poteri che gli sono conferiti per legge, di cui è nominalmente re sponsabile e ciò per due ragioni : la prima è che il cumulo delle funzioni del Ministero dei lavori pubblici con quelle che si attengono alla ge stione ferroviaria nelle sue molteplici diramazioni è talmente esorbitante da rendere materialmente impossibile ad una sola persona di accudire ad entrambe-con frutto e con serietà; la seconda è che nel modo come sono regolati i rapporti fra il ministro responsabile e l’azienda autonoma, il ministro non ha i mezzi sufficienti per seguire come dovrebbe l’andamento dell’amministrazione ed esercitare le attribuzioni conferitegli per legge, alle quali è coordinata la sua responsabilità ri spetto al Parlamento.
A questi due gravi inconvenienti tende a porre rimedio il disegno di legge in esame, che non mira affatto ad alterare l'ordinamento vi gente, ma vuole attribuirgli forza ed efficacia, dando ad un apposito ministro la cura delle fer rovie pubbliche e private e regolando diversa- mente il funzionamento del Consiglio di ammi nistrazione e le sue relazioni con il ministro re sponsabile.
_ Dopo aver dato succintamente ragione delle varie disposizioni del disegno di legge, la rela zione conclude dicendo che per evitare di andare a ricadere negli errori e nelle improvvisazioni tante volte ed autorevolmente deplorate, il Go verno non ha creduto di portare riforme ammi nistrative^ nell’ordinamento dell’azienda ferrovia ria, poiché le riforme che non siano ben maturatè e convalidate dalla scienza minacciano di scon volgere gli ordinamenti medesimi e durano poco, ma ha ritenuta indispensabile la istituzione di un Ministero delle ferrovie e la nomina di un apposito ministro responsabile delegato dal Par lamento appunto perchè a lui deve affidarsi non solo il compito di dirigere l’azienda ferroviaria e di risponderne specie nei riguardi finanziari ma altresì deve darsi la missione di studiare e proporre a ragion veduta quei miglioramenti che devono servire a rendere, l’esercizio delle ferrovie di Stato sempre meglio rispondente alle legittime aspettative del Paese.
— Il console degli Stati Uniti a Brunswick invia un rapporto sul sistema tedesco delle com pagnie industriali d’assicurazione tedesca con tro i danni degli scioperi.
E ’ questa, dice il rapporto, una istituzione di recente nata in Germania. I numerosi scio peri avvenuti in questo paese hanno indotto gli industriali ad usare ogni mezzo per difendersi dagli attacchi dei lavoratori. L ’ operaio durante lo sciopero se deve soffrire privazioni è tuttavia soccorso coi fondi della sua unione e, quando questi sono esauriti, coi contributi delle altre organizzazioni di lavoro. Lo sciopero cagiona molto danno materiale all’ industriale : la fab brica rimane inoperosa e soffre un deprezzamento per l’arresto del lavoro; la produzione cessa e 1 industriale in questi giorni di accanita concor renza è esposto al pericolo di perdere il mercato che ha aquistato con difficoltà.
La^ Compagnia « Associazione federale delle industrie dei metalli in Germania per indennità contro i danni degli scioperi » assicurava nel 1908 industriali da cui dipendevano complessivamente 164,803 operai. La somma dei salari assicurata nell’ anno fu di 205,482,645 marchi. Il numero delle giornate di operaio non usufruite a causa di scioperi a lock-outs fu di 321,754, dei quali 52,362 per scioperi e 269,392 per lock-outs. L ’ am montare complessivo delle'indennità pagate nel 1908 fu di 282,031 marchi. L ’associazione chiuse l’esercizio annuale con un avanzo di 321,514 marchi.
Per 1’ unione industriale Unter Elbe per l’ in dennizzo dei danni di sciopero, il numero degli operai denunziati come impiegati nelle industrie assicurate nel 1908 fu di 45,135 ; la somma dei salari di 57,484,780 marchi e furono pagate in dennità per 41,454 giornate, ammontanti a 27,839 marchi.
Le condizioni alle quali l’ indennità di scio pero è pagata sono diverse per varie compagnie. Una delle principali condizioni è che l’arresto del lavoro non sia stato causato da colpa del- l’ industriale stesso. Gli obblighi delle compagnie 0 associazioni verso i loro membri cominciano dopo un determinato tempo dall’ inizio dell’assi curazione; nella maggior parte dei casi questo tempo è di tre mesi, ma può giungere fino ad un anno. V i sono pure differenti disposizioni a seconda che, dopo questo tempo, l’ indennità viene accordata dal giorno in cui è scoppiato lo scio pero, oppure solo per il periodo di sciopero suc cessivo al tempo fissato.
Il Commissario dell’emigrazione comunica 1 seguenti dati statistici sul movimento del- l ’emigrazione transoceanica avvenuta nei porti del Regno e nel porto dell’Havre nel
mese di gennaio 1910.
Nel gennaio 1910 si imbarcarono nei porti italiani e all’Havre 15,739 emigranti, fra i quali 607. stranieri, diretti a paesi transoceanici, così divisi per paesi di destinazione:
3,303 per gli Stati Uniti, 5,717 pel Piata, 546 pel Brasile, 173 per altri paesi.
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18,309 per gli Stati Uniti, 4,482 pel Piata, 522 pel Brasile, 29 per altri paesi.
Nel gennaio 1910 sono quindi partiti per le Americhe, 7603 emigranti in meno che nello stesso mese del 1909; la diminuzione si è verificata in 9006 emigranti per gli Stati Uniti, mentre pel Piata, pel Brasile e per altri paesi si ebbe un aumento rispettivamente di 1235, di 24 e di 144 emigranti.
Il numero degli emigranti italiani rimpatriati dalle Americhe, sbarcati nei porti italiani, nel gennaio 1910, è stato di 5827, così divisi per paesi di provenienza :
4,020 dagli Stati Uniti, 1,256 dal Piata, 538 dal Brasile, 18 da altri paesi.
Nel mese di gennaio 1909 il numero degli emigrati italiani di ritorno nei porti italiani era stato di 5582, così divisi per paesi di prove nienza :
3,085 dagli Stati Uniti, 1,820 dal Piata, 651 dal Brasile, 26 da altri paesi,
In complesso quindi si è avuto nel decorso mese di gennaio, in confronto del corrispondente mese del. 1909, un aumento di 245 nei rimpatri di em igrati; l’aumento nei rimpatri si verificò nella cifra di 935 dagli Stati Uniti, dal Piata, dal Brasile e da altri paesi si ebbe invece ri spettivamente una diminuzione di 564,118 e 8 emigrati.
Fra gli emigrati rimpatriati sono compresi 139 respinti, subito dopo il loro arrivo od in se guito, dagli Stati Uniti in forza della legge lo cale sulla immigrazione, e 566 considerati indi genti, perchè rimpatriati dalle autorità consolari o dalle Società di patronato, con biglietti a ta riffa ridotta. Di questi indigenti ritornarono dagli Stati Uniti 297, dal Piata 89, dal Brasile 176 e, infine, dal Centro America 4.
La caratteristica del movimento migratorio nel mese di gennaio 1910 rispetto al corrispon dente mese dell’ anno precedente fu, quindi, una notevole diminuzione nelle partenze per gli Stati Uniti ed un leggero aumento pel Piata, Brasile ed altri paesi d’America.
Per contro, nei rimpatri si nota un lieve aumento dagli Stati Uniti ed una insignificante diminuzione dal Piata, Brasile ed altri paesi di America.
— Ecco quanto ha proclamato il presidente degli Stati Uniti il 18 gennaio circa la tariffa doganale minima applicata all’esportazioni italiane negli Stati Uniti.
« Attesoché si provvede nella legge del Con gresso approvata il 5 agosto 1909 intitolata: un atto a provvedere sulle entrate doganali, ugua gliare i dazi ed incoraggiare le industrie degli Stati Uniti e ad altri obietti (il presidente qui accenna alla doppia tariffa contemplata dalla legge) :
« Attesoché il Governo d’Italia mi ha offerto prove soddisfacenti che non impone condizioni o restrizioni di sorta, direttamente o indirettamente sulle importazioni e la vendita nel Regno e nei suoi possedimenti coloniali, di alcun prodotto agricolo, industriale o altro prodotto dagli Stati Uniti, sicché non possa indebitamente gravare tariffe preferenziali a danno degli Stati Uniti e dei suoi prodotti, concedere premi di esportazione,
imporre dazi d’esportazione e proibire l’esporta zione di qualsiasi articolo degli Stati Uniti ; e invece accorda ai prodotti agricoli, manifatturati ed altri prodotti degli Stati Uniti fin trattamento reciproco ed equivalente :
« Io, W illiam Howad Taft, presidente degli Stati Uniti d’ America, in virtù del potere di cui sono stato investito dalla succitata legge, pub blico il presente proclama che da e dopo il 31 marzo 1910, e fino a quando esisterà, tale legge ed il Governo d ’Italia non imporrà condizioni o limitazioni sulle importazioni e vendite degli Stati Uniti in Italia, tutti gli articoli importati negli Stati Uniti o nei suoi possedimenti colo
niali, eccezion fatta delle isole Filippine e delle isole di Guam e Tutuila, dal Regno e dai pos sedimenti coloniali italiani saranno ammessi negli Stati Uniti con le tariffe minime prescritte nella Sezione I, della legge 5 agosto 1909.
« Tenuto presente, però, che questo proclama non avrà forza esecutiva dopo il 31 marzo 1910, ma sarà considerato nullo e di nessun effetto qualora in qualunque tempo prima di quella data non fossero presentate al Presidente prove con clusionali ch e.il Governo d’Italia abbia fatto tali modificazioni alle sue leggi e regolamenti in vi gore, riguardanti il commercio americano nel Regno, è nelle sue colonie da essere considerate dannose al commercio americano medesimo e qua lora altro proclama revocasse il presente promul gato e pubblicato.
« In testimonianza di che ho di mia propria mano apposto sigillo degli Stati Uniti.
« Fatto uella citta di W ashington addì 18 gennaio 1 910— 104° anno dell’ indipendenza degli Stati Uniti d’America. »
Seguono le firme del Presidente T aft, e del Segretario di Stato Xnox.
— Da statistiche recentemente pubblicate si rileva quale sia il valore attuale della ric chezza privata francese.
Mentre i beni immobili denunciati nel 1898 ammontavano a L. 3,090,162,000, nel 1908 erano saliti a L. 3,335,667,000, con un aumento, in undici anni, di LÌ. 245,505,000.
I beni mobiliari nel 1898 erano di lire 3,531,137,000 e nel 1908 di L . 4,090,087,000 ; dunque L. 558,950,000 di aumento. In questa ultima cifra i valori mobiliari propriamente detti rappresentano L . 230,438,000 cioè quasi l’aumento totale dei beni immobili.
Ecco le distinte in migliaia di lire :
Beni mobili 1898 1908
Valori mobiliari 2,082,132 2,312,570 Altri beni mobili 1,449,005 1,777,517 Totale beni mobili 3,551,187 4,090,087 Beni immobili 3,090,162 3,335,667 Totale generale 6,621,299 7,425,754 Aumenti 230,438 328,512 558,950 245,505 804,455
Considerando i soli valori mobiliari propria mente detti, se si dividono i valori francesi dai valori esteri, si arriva a constatazioni del tutto impreviste.
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mento progressivo e rapido dei valori mobiliari esteri. Valori mobili francesi esteri 1898 1,640,227,000 441,855,000 1908 1,612,892,000 669,678,000 Diff. — 27,385,000 -+• 227,823,000 Ciò è reso anche più evidente, se fra i di versi titoli mobiliari si prendono esclusivamente le rendite francesi e gli altri valori del Tesoro e si confrontano con le rendite e gli effetti pub blici degli altri Stati.
Le seguenti cifre mostrano che i capitali francesi emigrati all’estero sono investiti in fondi di Stato; contraddicendo l’asserzione che essi si rivolgano di preferenza alle industrie ed ai com merci.
Infatti durante il periodo dal 1898 al 1908, l’ aumento dei valori mobiliari esteri, come Azioni, Obbligazioni, ecc. fu di circa 104 milioni, mentre l’aumento che si riferisca alle rendite e agli effetti pubblici di Stati esteri, supera 154 mi lioni.
Durante lo stesso periodo, le dichiarazioni di successione accusano invece una diminuzione di quasi 92 milioni per le rendite e gli altri valori del Tesoro di Francia, ed un aumento di soli 64 milioni per le azioni ed obbligazioni di origine francese.
Ecco un quadro sintetico e dimostrativo di quanto si è detto : Rendite e valori pubblici Azioni, Obbliga zioni, ecc. Totale Rendite ed effetti pubblici Azioni, Obbliga zioni, ecc. Totale Valori francesi. 491,850 399,498 1,148,427 1,212,894 1,640,277 1,612,892 Valori esteri. 187,404 341,515 254,451 358,168 441,855 699,783 — 91,852 4- 64,467 + 154,111 + 103,712
U n’altra osservazione importante è che d.a dieci anni a questa parte la proprietà immobi liare rurale non ha fatto alcun progresso.
L ’aumento di 245 milioni accennato sopra non riguarda che gli immobili urbani.
Ecco infatti i dati statistici :
Imm. urbani Imm. rustici 1898 1,570,351,000 1,519,811,000 1908 1,816,324,000 1,519,843,000
Se dunque i dati delle statistiche sono esatti, sarebbe avvenuto nella ricchezza privata della Plancia uno spostamento.
Infatti risulta : 1° che in Francia il valore dei beni mobiliari progredisce più rapidamente di quello dei beni immobiliari:
2° che il valore dei beni urbani progredisce mentre quello dei beni rurali è stazionario;
3° infine che il favore del pubblico francese si rivolge a preferenza dei propri sui fondi di Stato esteri.
Il commercio dell’ Egitto. — Dal bollet
tino testé pubblicato risulta che nel 1909 la im portazione delle merci egiziane è diminuita di 2,869,898 lire egiziane.
La diminuzione è ancora più forte di quella fra il 1908 ed il 1907, come lo dimostrano le se guenti cifre che presentano l’ammontare delle importazioni :
1907 26,120,783 1. e.
1908 25,100,397 »
1909 22,230,499 . »
L ’ Inghilterra perde più della metà della d i minuzione, cioè 1,521,135 1. e., rappresentanti il 20 per cento, mentre la Francia non perde che il 5 per cento, cioè 16,587 1. e., ed essa passa dal terzo al secondo posto.
A d eccezione dei pacchi postali che aumen tano di 54,844 1. e., tutte le altre categorie sono in diminuzione nel seguente ordine decrescente:
Metalli grezzi e lavorati Legno e carboni
Tessili
Animali e prodotti alimentari Pietre, terre, vasellame Cereali, legumi, farine Derrate coloniali Liquori, bibite, olii Stracci, carte Colori Tabacchi
Pelli e lavori in pelle
993,013 l.c . 669,461 » 590,645 » 217,858 » 120,079 » 95,758 » 50,620 » 45,305 » 27,426 » 26,199 » 21,357 » 18,838 » La popolazione europea in Egitto segue un movimento decrescente parallelo a quello delle importazioni.
Le esportazioni dell’anno 1909 sono, invece, in aumento sensibilissimo, poiché tale aumento ascende a 4,766,566 1. e., mentre che nel 1908 la cifra delle esportazioni era diminuita in rap porto a quella del 1907, conformemente ai totali seguenti :
1907 28,013,185 1. e.
1908 21,315,673 »
1909 26,076,239 »
Nell’aumento delle esportazioni nel 1909, i cotoni figurano per 4,386,142 1. e., cioè 21,477,745 lire contro 17,091,603 nel 1908. I prezzi elevati di quest’anno hanno dunque più che compensato il deficit del raccolto. D ’altronde fra il 1908 ed il 1907 la diminuzione era del pari da attribuirsi al cotone, il cui plusvalore raggiungeva 6,506,232 lire egiziane.
La bilancia commerciale pel 1909 è registrata per 3,845,740 1. e. in favore dell’Egitto. Nel 1908 essa era sfavorevole di 3,784,724 1. e. e nel 1907 si saldava in favore dell’Egitto con 1,892,402 1. e.
A
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139
Nello stesso ordine di idee, si può prognosti care pel 1910 un aumento delle importazioni in generale.
Il numerario importato nel 1909 ascende a 7,010,195 1. e. contro 4,205,083 per l’anno 1908: è ’ una differenza di 2,805,112 in favore del 1909.
Il numerario esportato ilei 1909 ascende a 6,457,588 1. e. contro 4,671,206 nel 1908, cioè una differenza di 1,786,382 1. e.
LE CONDIZIONI DEI CONTADINI
n e g li A b ru z z i e M o lise.Dall’ inchiesta parlamentare eseguita dalla Giunta appositamente nominata, presieduta dall’ on. Raffaele Cappèlli, è resultato una interessante Relazione deila quale diamo alcune parti pih importanti :
Impoverimento progressivo delle proviveie del Mezzogiorno nella seconda metà del X I X secolo e sue ragiom.
Cosa fosse al principio di questo secolo ventesimo lo stato di quei paesi può argomentarsi da questo fatto che, nonostante la pioggia d’ oro che la emi- ¡rrazione fece cadere su di essi specialmente negli ultimi anni, i segni di grande miseria sussistono an che oo-gi, nelle case sudice, anguste, prive di luce e di aria, assolutamente non atte ad abitazione umana, nello scarso e poco salubre nutrimento, nelle vesti troppo spesso lacere e luride. Nel capitolo VI della relazione dell’ intelligente ed acuto nostro Commis sario tecnico, alla quale noi intendiamo di riferirci anche quando non la citiamo, si legge una lunga euumerazione dei fatti, dai quali chiaro si scorge quanto cospicue somme entrino da qualche tempo m tutti quei paesi ; e ciò risulta anche dai verbali de gl’ interrogatori fatti da noi. In villaggi di poche migliaia d’ abitanti è stato constatato pervenire ogni anno parecchie centinaia di migliaia di lire e qualche volta un milione e più ; e siccome può dirsi che da tutti i paesi della regione si emigri oggi largamente, quella nuova fonte di ricchezze ha fatto risentire ì suoi effetti su tutte quelle provinole. Se dunque la miseria, che appare dai segni ricordati testé, è tanta, quanta non doveva essere or sono alcuni anni?
Chi conosce quella regione sa bène che, esclusi alcuni paesi dai quali anche in passato si emigrava per l’ Agro Romano, per le Puglie, per la 'toscana, negli altri regnava negli ultimi anni la miseria piu desolata e più nera. Lunghe schiere di mendichi si presentavano alla porta delle persone piu agiate e più caritatevoli dalle quali Solevasi, specialmente nella dura stagione invernale, distribuire a chi lo richiedesse un pezztr di pane nero, duro, mal cotto, quale la imperfetta arte del panificio locale lo per metteva ed esso era trovato cibo squisito. Quelle schiere di miseri erano composte di persone apparte nenti molte vòlte a famiglie di onesti e laboriosi agri coltori, repugnanti per naturale fierezza dal mendi care essi stessi ; ma permettendolo per necessita alle
loro donne e ai loro bambini. .
Anche per chi non ne sia stato testimone, la di mostrazione della grande povertà delle classi agricole può trarsi dai fatti raccolti dall’ inchiesta.
Tutti i nostri interrogatori, tutte le risposte al questionario documentano essere scarsissimo allora il prezzo della mano d’ opera: la mercede di una lunga giornata di lavoro era spesso di 50 centesimi, accom pagnata di cibo, grossolano sempre, scarso sovente. Anche negli anni, nei quali generale prosperità e sta gione più lungamente mite permettevano maggiori lavori, le giornate nelle quali un operaio agricolo poteva sperare di trovare ad occuparsi non erano quasi mai più di 180, spesso giungevano appena alle 150. Sicché il calcolo è agevole : da 90 a 7o lire al- 1’ anno dovevano bastare per il mantenimento e per tutti i bisogni dell’ intera famiglia dell’ operaio, escluso solo il cibo del padre per i giorni nei quali egli aveva lavorato. Negli ultimi 30 o 40 anni, come diremo, era venuto mancando a poco a poco> ’ 1 cespite d e ^ P ? . ' cole industrie casalinghe, sicché gl’ introiti della fa
miglia che fosso composta di un operaio, della moglie e di parecchi figliuoli si restringeva assolutamente nei lim iti innanzi indicati. Quante miserie, quanti dolori, quale accasciamento d’ animo dovesse nasoon dersi sotto così esiguo bilancio domestico ognuno pu agevolmente immaginare, specialmente quando la mar lattia o altra sventura picchiasse alla porta ai que POVì i elrisorgimento politico della patria ohe avrebbe potuto trasformare in meglio la condizione doli op
vaio che pure allora era assai men triste ohe non quaranta aPnni dopo, la peggiorò, la rese addirittura insopportabile ; nò già per difetto di buon volere, ma perche a fronteggiare situazioni grandemente com plesse e che sono 1’ effetto al medesimo tempo di ri volgimenti radicali nelle condizioni di vita e di mu tamenti mondiali, non basta, purtroppo la. mente di
tal eli’ è da sermone, per quanto colta e lucida essa
paia o sia: per quegli eventi sono necessari i Cavour o i Bismarck : gli uomini minori non b ^ f “ ', dromo fra poco che se il grande statista italiano avesse vissuto, le condizioni del Mezzogiorno sareb bero divenute assolutamente diverse da quei che fnr°Quali erano dunque al 1860 lo condizioni econo miche del Mezzogiorno ? ,
L’ agricoltura era condotta secondo tradizioni or mai secolari, nè era illuminata dalla scienza ; ma ciò allora era cosa comune anche m paesi civilissim i, poiché solo da pochi anni il grande rivolgimento scientifico-agrario aveva incominciato ^ jsvoigers . essa quindi non poteva dirsi di non molto m f cuore alla agricoltura di altre nazioni ; anzi per alcune e s tivazioni speciali era oggetto di imitazione e di am infrazione. Quella che chiamerò la grande industria per distinguerla dalla industria, domestica, benché lungi dalle proporzioni della industria moderna e benché condotta secondo regole tradizionali e non se condo i dettami della scienza, si svoigeva normal mente e senza scosse, come altrove ; sicché può dirsi che le condizioni economiche del Mezzogiorno quan tunque non floridissime, erano simili a quelle di molti altri paesi, eccettuati forse solamente T Inghilterra e la Francia. A chi scorge la differenza enorme che in tercede oggi fra la industria lombarda e la napole tana sembrerà strano, incredibile che una sessantina di anni fa, al 1844-45, non moli anni quindi prima dell’ epoca della quale parliamo, in Napoh fiorivano industrie più numerose e potenti che a Milano. Per un’ epoca nella quale non esistevano statistiche bi sogna, onde trovare notizie di tal fat a ricorrere a documenti dimenticati nella polvere delle biblioteche. Per dimostrare ciò che asseriamo ne esiste uno di grande autorità, gli atti di due dei celebri congressi che, quantunque irrisi nei versi del Giusti, servirono tanto^a fondere gli animi dei più intelligenti e colti fra, gl’ italiani delle diverse regioni, ì quali si può dire che tutti o quasi presero parte a quei convegni. A Milano ed a Napoli ne furono tenuti due con in tervallo di un anno. Il rapporto della Commissione incaricata di riferire sullo stato delle industrie a Mi lano, Commissione composta di uomini competentis- simi dei quali alcuni tennero alte cariche uopo il risorgimento nazionale, non trova altra industria, no tevole se non quella della seta, e dice esservi 4000 te lai in Milano e dintorni. Parla poi di un altra grande industria, le armi da offesa e difesa, ma aggiunge che « le sorti mutate dell’ uman genere avevano tolto a Milano il primato » che essa aveva un giorno nella industria stessa. La raffineria di zuccheri, alcuni pro dotti farmaceutici, qualche fabbrica di fiammiferi ohe « lasciano ripesare inutile la selce fra le rupi », una fabbrica di stearina, l’ arte del coltellinaio ed ottonato, fabbriche di ogni maniera di lampade, gli studi di orajo e di tarsi« sono tutte le industrie che in questa rela
zione si nominino ; e come si vede èsse rientrano nei numero di quelle che hanno esistito sempre nelle città che, come Milano, son circondate da ricche campagne.