SCI ENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI
Anno I I I - V o l . I I I I V
Firenze, 22 Febbraio 1903
N. 1503
S om m ario: Le spese militari alla Camera — La statistica finanziaria della Germania — 3$. D. V. I problemi
dell’ organizzazione del lavoro, X IX — Rivista Bibliografica. Dr. Gino Dallari. Le nuove dottrine con- trattualiste intorno allo Stato, al Diritto e alla Società — Stefano Ubertazzi. La legge sulle tasse di Registro annotata — Emilio Conti. Questioni igieniche asociali, Bonifiche, Malaria, Pellagra — Avv. Giuseppe CoWe Enna. Della buona fede specialmente nei rapporti col possesso — Léon Bourgeois, A. D arlu, F. Bauli, F. Buisson, Ch. Gide, X . Léon, H. La Fontaine, E. Boutroux. Essai d’ une Philosophie de la solidarité. Conférences et discussions -— Edgard Milhand. La science économique (Leçon d’ouverture du cours d economie politique à l’ Université de Genève — Louis H amande et Frédéric Burny. Histoire exposée des operation et statistique des Caisses d’ épargne en Belgique — Herbert Samuel M. A. Liberalism : An attempato state the principles and proposais o f contemporary liberalism in England —Arthur L. Bowley M. A. h. S. S. Eléments of statistique — Herni Haguet. Le rachat des Chemin de fer Suisses et ses con- S?(QienCeS ~T S vista economica. — (La crisi del caffè - La marina del mondo) — La situazione del Tesoro al di gennaio 1903 — La beneficenza dello Stato — Per il concordato preventivo — Ferro ed acciaio — il tasso dello sconto in Europa — Banche popolari cooperative nell’ esercizio 1902 — Mercato monetario e Banche di emissione — Rivista delle Borse — Società commerciali ed industriali (Rendiconti di As semblee) — Notizie commerciali — Avvisi.
LE SPESE MILITARI ALLA CAMERA
La Camera ha impiegate alcune sedute a discutere una mozione presentata dall’ Estrema Sinistra per ottenere la riduzione delle spese militari. Noi abbiamo già avuto occasione di ma nifestare sull’argomento la nostra opinione af fermando e cercando di dimostrare due punti essenzialmente pratici della questione, fino da quando l’ Estrema Sinistra iniziò la campagna per la riduzione delle spese militari. E prima di tutto abbiamo detto che era male scelta la espres sione di « spese improduttive » alle spese mili tari, le quali potevano essere produttive o no, secondo le contingenze nelle quali si trovava o poteva trovarsi un paese e male si poteva giu dicare di ciò, specie per l’ Italia, che ha ancora nemici interni da tenere a freno, i quali aperta mente cospirano contro la sua unità e non rico- noscono legittima la sua costituzione a nazione. Ed abbiamo aggiunto che era anche male scelto il momento per agitare una simile questione, poi ché mentre molti tecnici affermano che la dota zione stabilita nel bilancio per i Ministeri della Luerra e della Marina non è sufficiente a mante nere 1 una e l ’ altra in corrispondenza alle leggi che attualmente li regolano, era inopportuno chie- ere una riduzione di dette dotazioni proprio ora che il bilancio presenta avanzi, se non cospicui, certo sufficienti per accordare, volendo, qualche maggior somma ai due Ministeri.
H dibattito sollevato quindi dalla nozione dell on. Mirabelli era necessariamente risoluto ancora prima che fosse presentato alla Camera, ed un voto diverso da quello che è stato dato, non poteva risultare che da una manovra dei partiti parlamentari, la quale avrebbe prodotto nel paese una pessima impressione ed avrebbe senza dubbio determinato la Corona ad interro gare gli elettori.
Fortunatamente, e per merito di tutti i par titi e di tutti gli oratori che presero parte alla discussione, la Camera ebbe l’ intuito delle dif ficoltà del problema e si mantenne quasi sem pre nel campo del dibattito accademico, in cui fu fatto sfoggio di abilità oratoria, ma venne anche lasciata la questione quale era prima che fosse posta. Non si è chiarito cioè se i molti milioni che si spendono per l’ esercito e la ma rina sieno spesi col maggiore effetto utile; non si è chiarito se con quella spesa e con l’ attuale ordinamento delle forze militari di terra e di mare si abbia la fondata speranza di ottenere in date eventualità i risultati che si dovrebbero avere ; non si è chiarito se e come si potrebbe ottenere meglio con gli stessi mezzi, o lo stesso con mezzi minori.
Tuttavia, sentimento patriottico, affermazioni vaghe, assicurazioni più vaghe ancora, confronti incompleti, qualche volta senza fondamento, ce ne sono stati a dovizia; ma una discussione tecnica e finanziaria sull’ ordinamento dell’ esercito e della marina non è stata fatta nè dai proponenti la mozione, nè da coloro che la respingevano.
Eppure a vero dire non sarebbero certo mancati argomenti per dimostrare tutto quello che vi è di artifizioso nei rapporti tra lo Stato e la economia pubblica, in quanto lo Stato, spe cialmente per l’ esercito e la marina è consu matore.
Così il Ministro della Marina, on. Morin, ebbe facile modo di dimostrare che non solo le necessità della difesa del territorio dello Stato ma la efficace protezione degli italiani che vi vono sparsi per il mondo, anche in paesi dove è minore il rispetto per i diritti degli stranieri, esigevano di aumentare anziché diminuire le spese per la flotta.
costruì-118 L ’ E C O N O M I S T A 22 febbraio 1903
re le navi da guerra all’ estero, chè avrebbe potuto acquistarle con un terzo meno di spesa ed avere così, colla stessa somma oggi stanziata, nove corazzate invece che sei.
Certo, il Ministro della Marina avrebbe re plicato allegando la necessità di proteggere la industria nazionale ed avrebbe anche eccitato lo amor proprio della Camera e del paese ricordando che i nostri cantieri, appunto per la protezione di cui godono, sono riusciti a costruire navi an che per T estero facendo concorrenza ai cantieri inglesi, tedeschi, francesi e americani.
Ma tutto questo avrebbe servito una volta di piu a dimostrare l’ àrtifiziosità di questo edi lìzio costruito a sodisfare due scopi che si elidono : il Ministro della Marina, quando parla della flotta, afferma che la suprema ragione di Stato ne vorrebbe l’ aumento; quando gli si dice che vi ostano i dazi, afferma che la suprema ra gione di Stato esige la protezione della indu stria nazionale.
Così la flotta è minore dei sacrifizi che la nazione sostiene per averla ; la industria nazio nale vive non per virtù propria, ma per 1’ arti fizio doganale ed a danno della difesa.
Nè in differente posizione si sarebbe tro vato il Ministro della guerra, on. Ottolenghi se gli si fosse domandato : perchè dei quaranta mi lioni circa che spendete annualmente per vitto e vestito dell’ esercito non ne risparmiate dodici e forse quindici a provvedervi di quanto vi oc corre dove si vende a miglior mercato ; e pagate il grano a 22 a 24 ed anche 26 lire mentre po tete averlo a 14 od a 16 ; e il panno un terzo più di quello che vi costerebbe comprandolo in Svizzera? Una economia di 12 a 15 milioni non sarebbe disprezzabile tanto se fosse una minor
spesa, come se fosse una miglior spesa per tanti
altri bisogni. Ma il Ministro della guerra rispo- derebbe, come quello della marina, che bisogna proteggere l’agricoltura e comperare il grano in paese anche pagandolo 7.50 di più al quintale; che bisogna proteggere le industrie tessili na zionali anche pagando la stoffa il 30 per cento più del suo costo.
E non dirremo che, dato il sistema, i due ministri abbiano torto; diremo soltanto che la suprema ragione di Stato ha una testa a doppia fàccia;.ciascuna delle faccio parla diverso lin guaggio e vien fuori un discorso complessivo che è una meraviglia di logica.
Ma indipendentemente da queste conside razioni, che però dimostrano la verità del nostro giudizio, che cioè la discussione fu effettiva mente accademica, e che anche i proponenti si sono battuti solo per i loro fini di fronte al loro pubblico, vi è un punto sul quale avremmo de siderato che. si insistesse.
La Camera non ha nascosto il suo convin cimento, se non unanime certo molto diffuso, che le spese militari potrebbero essere meglio uti lizzate ; naturalmente i due Ministri negarono che vi sia sperpero o non buona amministrazione, ma nondimeno promisero di vigilare.
Vane promesse però, sino a che anche nel l’esercito, che è l ’ istituzione certo tra le più amate dalla nazione, ma che ha conservata an cora più di ogni altra molti caratteri medioevali,
che anche nell’esercito, diciamo, entri più larga mente il controllo della pubblica opinione. Da questo lato si è fatto pochissimo ed i pochi fatti che qua e là tratto tratto vengono alla luce e che quasi sempre un falso spirito di corpo, tenta di soffocare, fanno palese quanto vi sia da rinnovare, da svecchiare in quel campo rima sto sin qui quasi impenetrabile.
A torto si crede che la pubblicità data agli errori che si commettono diminuisca il prestigio e tolga forza alla autorità; questo è un pre giudizio che nuoce a tutte le istituzioni, sieno l’esercito o la magistratura o la autorità poli tica. In mezzo a tanti individui vi sono neces sariamente coloro che si lasciano tentare ad in frangere il dovere; molti resisterebbero se aves sero il timore del giudizio della pubblica opinione, mentre la possibilità di sottrarsi a questo con trollo rende coloro, che sono moralmente deboli, più facili a cadere.
Basterebbe, a cominciare, che nel bilancio consuntivo del Ministero della guerra o della Marina fossero allegati gli estremi di tutti i con tratti di fornitura stipulati. Basterebbe che i comandanti delle navi, quando la nave fa carbone nei porti esteri, dovessero dichiarare sulla loro parola di soldati che non è a loro conoscenza che siano stati seguiti certi usi per i quali la quantità di carbone caricata non corrisponde esattamente alla contrattata. Basterebbe che ne gli arsenali si potesse davanti al pubblico di mostrare che la quantità di materia prima, car bone, ferro, rame ecc. entrata dà, con quella uscita lavorata, una differenza maggiore di quella che danno i cantieri privati. Basterebbe che de gli acquisti di grano, di vino, di fieno, di avena ecc. per l’esercito fossero resi pubblici negli atti parlamentari, affinchè le commissioni, che riferi scono sui consuntivi potessero far qualche calcolo. In una parola è il controllo della spesa ef ficace; non meticoloso sino al punto da scoprire le mille lire spese per spilli da non ricordiamo più quale Ministro, ma il controllo a larghe linee : la nave ha percorso tante miglia in tanti giorni ed ha consumato carbone molto più di quello che normalmente occorra; l’amministrazione militare ha comperato tanto grano ad un medio prezzo inferiore al medio prezzo del mercato, ecc., ecc.
Questo auguriamo che si fàccia, giacché le spese per l’esercito possono essere e sono anche necessarie, ma non vuol dire per questo che i contribuenti abbiano ad ignorare come si spen dano i loro danari.
La statistica finanziaria M ia Germania
Le difficoltà che l’ organizzazione finanziaria presenta dappertutto, crescono necessariamente quando si tratta della finanza di Stati compo sti, come sono la Germania, gli Stati Uniti, la Svizzera, ecc. La ripartizione delle fonti di en trata tra l’ organo centrale e i membri di una confederazione è sempre malagevole e in Ger mania, ad esempio, è stata fatta in modo piutto sto mediocre. Si è voluto non urtare le suscet tibilità politiche e trattare cod benevolenza leindipendente dalle contribuzioni matricolari, tra sformarlo in un distributore benefico delle sov venzioni, dargli solo il prodotto delle contribu zioni indirette e lasciare agli Stati il godimento completo della tassazione diretta. Così, sopra 924 milioni d’ imposte riscosse dall’ Impero, ne serba un terzo per sè e restituisce i due terzi ai membri della Confederazione : sul prodotto delle dogane e del tabacco (490 milioni) in virtù della clausola Eranckeustein non conserva che 130 milioni. Il prodotto integrale della imposta di borsa va agli Stati particolari. Con ciò l’ Im pero ba nelle sue attribuzioni la difesa nazionale (esercito e marina), l’assicurazione contro la vec chiaia e la invalidità al lavoro, vale a dire delle fonti di spese crescenti. Quando i bisogni stra ordinari, quando il disavanzo fa la sua compar sa, l’Impero non ha un elemento fiscale mobile a sua disposizione (come sarebbe 1’ income Uix inglese) all’ infuori delle contribuzioni matrico lari e la situazione diventa difficile, non si osa di trarre sui singoli Stati, alcuni dei quali sa rebbero schiacchiati dal nuovo peso fiscale, e si ricorre al prestito.
Si è cercato di migliorare questo ordina mento, ma l’accordo è stato sempre difficile a raggiungersi. In queste condizioni è interessante di vedere il complesso delle spese e delle entrate di bilancio della Germania, ossia dell’ Impero e dei singoli Stati. P e rla prima volta, quest’anno, una statistica completa è stata pubblicata dal- 1 Ufficio imperiale di Statistica. Lo Scheel, com pianto direttore di quell’ Ufficio, ne aveva fatto risaltare la grande utilità e il Wagner aveva in sistito sulle difficoltà che si incontravano a voler fissare la situazione finanziaria completa per un solo Stato. La pubblicazione fatta dall’ Ufficio imperiale di Statistica e riprodotta nei Jahrbücher del Conrad, con osservazioni di F. Zahn, (3a se- ne, voi. 24) riesce quindi oltremodo opportuna.
Pi ima di fare quella statistica s o d o stati
compilati due prospetti uno delle entrate e l’al tro dei debiti pubblici. Una difficoltà da supe rare è stata la differenza nell’esercizio finanzia no che comincia il 1» aprile per l’ Impero, la Prussia, il Württemberg, l’Assia, il Brunswick, Imbecca, 1 Alsazia-Lorena ; il 1° luglio per i due Ducati di^ Mecklemburgo, Sassonia-Cuburgo- Gotha, Annali; il 1° gennaio per gli altri Stati. Un altra complicazione viene da ciò che i piccoli Stati fanno entrare, nei loro bilanci, spese ed en trate che nei paesi maggiori incombono alle au torità locali (provincia e comuni). Questo è il caso, specialmente per le scuole, la viabilità, 1 assistenza pubblica e l’ igiene. Le tre città an seatiche non distinguono affatto il bilancio mu nicipale da quello dello Stato. Vi sono adunque
e e precauzioni da prendere, se non delle ri serve da fare.
Se si addizionano le cifre relative agli Stati e all Impero si trova in milioni di marchi :
Spese totali Previ
Stati particolari... a Stati e Impero . . . .
Entrate totali
Stati particolari... 4 292
Stati e Impero... 6^762
Previsioni Esercizio chiuso
4,816 4,136
6,786 6,232
4,292 4,367
6,762 6,550
Disavanzo o avanzo per
gli S ta ti... — 24 -1- 231 Disavanzo o avanzo per
gli Stati e l’ Impero. — 24 + 318 Debiti degli Stati particolari. ... 10,987
» » e dell’ Impero. 13,383
Le previsioni del 1902 hanno dunque dato 6.8 miliardi di entrate e di spese con una insuf ficienza di 24 milioni e un debito di 13.4 mi liardi. Sono comprese in queste cifre, tanto alle entrate che alle spese, le contribuzioni matrico lari pagate dagli Stati e incassate dall’ Impero ; inoltre le previsioni differiscono secondo che sono fatte dagli Stati e dall’ Impero e lo stesso è a dire degli incassi.
Ecco il prospetto delle contribuzioni matri colari e dei versamenti dell’ Impero :
Previsioni Couto consuntivo degli dell’ degli dell*
. . . Stati Impero Stati Impero
Contribuzioni
matri-co le r i... 572 571 507 490 Concorsi dell’Impero 557 571 482 477 Le differenze derivano da diversità nelle epoche a cui si riferiscono i conti. Se si dedu cono le contribuzioni matricolari e i concorsi si ottengono queste cifre, sempre in milioni di marchi:
Preventivo Consuntivo
Spese degli Stati... 3,744 3^29 » degli Stati e dell’ Impero.. 5,643 5,248 Entrate degli Stati... 3,735 3 885 » degli Stati e dell’ Impero. 5,634 5,578 Invece del disavanzo previsto di 9 milioni gli Stati particolari hanno avuto una eccedenza di 256 milioni e con l ’ Impero un avanzo di 330 milioni. Il disavanzo riguarda veramente la città di Brema.
L ’ Impero e la Prussia entrano nel totale ciascuno per 2 miliardi e mezzo circa, la Ba viera rappresenta circa il sesto della Prussia, la Sassonia 300 milioni, Baden, Württemberg, Am burgo per più di 100 milioni; i piccoli Stati con un bilancio inferiore a 2 milioni. Ecco il quadro completo delle spese previste per tutti gli Stati delle Confederazioni : (Vedi il prospetto alla pagina seguente).
I disavanzi, come si vede, sono limitati a Brema (24 milioni e mezzo) Sassonia-Coburgo (275,000 marchi) e Anhalt (275,000).
I debiti che ammontano a 10,987 milioni per gli Stati particolari e a 13,282 se si tien conto anche dell' Impero, si ripartiscono nel se guente modo, in migliaia di marchi :
120 L ’ E C O N O M I S T A 22 febbraio 1903
STATI SPESE ORDINARIE SPESE STRAORDINARIE t o t a l e a v a n z o DISAVANZO
migliaia di marchi migliaia di marchi migliaia di marchi |
2.251.402.5 216.188.8 2.470.591.3 — -2.657.213.6 2. 657. 213. 6 - — Baviera... 452. 841. 7 294.717.1 40.252.6 452.841.7 334.969.0 | — ' 167.222. 5 14.871.2 182. 093. 7 34.3 -150. 597. 5 43.201.8 193. 799.3 — -70. 592.1 4. 839.0 75.431.1 - ■ -Mecklemburg Schw... Sassonia-Weimar... 36.125. 3 11.898.3 4.102.9 400.7 36.526.0 11.898.3 4.102.9 162.6 920.3 -22.853.2 2.762.0 25. 615.2 — 269. 7 27.959. 5 527.5 28.487.0 — — 8. 822. 8 ' 8.822.8 — -5.020.2 348.4 5. 368. 6 44.6
-Sassonia Coburgo G otha... 8. 544. 9
15.157.4 992.6 8.544.9 16.150.0 — 275.6 3.340.2 I 41.7 3.381.9 - — 3.009. 2 . 343.6 3.352. 8 — -1.544. 5 1.8 1.545.8 — -1. 525. 5 ' _ ■ 1. 525. 5 — 2. 731.4 _ 2. 731. 4 — — 1. 068. 5 24.0 1.092.5 — 8.983. 7 — 3.983. 7 21.0 -9.000.9 -- - ■ 9.100.9 -26.222.1 28.177.2 54. 399. 3 - 24.587. 9 98.813. 2 24.300.8 123.114.0 - — 677.974. 0 3. 807.9 69.601. 9 — —
Totale Stati particolari.. 4.150.802.0
-164.892.0 4.315.694.0 — —
Totale Stati e Impero.. 6.405.204.0 381.081.0 ! 6. 786. 285.0 — — ■ tir ■__ ^ /1Î 1 Bre 160,068 bassonia w eimar... Mecklemburg Strelitz ... ... 1,465 55 821 429,354 Als!izia Lorena.. . . 30,332 ... 9,243 È
... 2,124 noto ohe mercè l’ indennità di guerra di Sassonia Coburgo Gotha ... 6,400
... 1,543
5 miliardi l’ Impero potè non soltanto rimbor sare tutti i debiti della Confederazione della ... 1,220 Germania del Nord, ina ancora tar senza ai ri-... 4,019 correre ai debiti lino al 1875. A quell’ epoca
consolidati ... 1,973 emise buoni del Tesoro che furom
nel 1877. Nel 1891 il debito era già di 1 mi-... 1,040 liardo e mezzo, nel 1^02 di 25o2 milioni com-... 266 presi 80 milioni di buoni del tesoro.
( Continua). ... 38,662
--I PROBLEM--I
D E LL ’ OR G AN IZZA ZIO N E DEL L A V O R O 1)
X IX .
Lo Stato e i g ru p p i pi’ofessio n a li.
Di fronte allo sviluppo ohe ha preso l’ordi namento professionale del lavoro la questione del l’atteggiamento dello Stato ha assunto una speciale importanza. E la prova l’abbiamo anche nel fatto che intorno a questo punto fervono le dispute più vi vaci e si delineano tendenze assai disformi. Gli uni vorrebbero che fosse applicato il regime di as soluta libertà, che nessun obbligo speciale ve nisse imposto dallo Stato ai gruppi professio nali, die insomma i sindacati, le leghe, le unioni operaie, si potessero costituire, far vivere e sciogliere, senza autorizzazione, sorveglianza e intervento di alcun pubblico potere. E il regime vigente in Italia, in questo momento, pare a costoro quel che di meglio si possa seguire a tale riguardo. Altri invece vi riscontra un grave difetto, quello cioè di non stabilire alcuna norma precisa, di lasciare ogni cosa all’ arbitrio del po tere esecutivo, di privare lo Stato d’ ogni fa coltà che lo metta in grado di conoscere la esi stenza delle organizzazioni operaie, i loro Statuti, il numero degli aderenti e via dicendo. Pertanto, se i primi credono preferibile il sistema della non ingerenza dello Stato, s’ intende sino a quando i gruppi professionali non compiono atti contrari alle leggi dello Stato, i secondi pen sano invece che, in ogni caso, esso debba essere in grado di conoscere quali organismi profes sionali si vanno formando, quale forza essi rap presentano e quali fini si propongono di raggiunge re. Or bene, qui è il principio, la massima, che v o gliamo considerare, non già le modalità pratiche ; sono i limiti di un possibile intervento che ci preme esaminare, anziché le forme concrete che entro quei confini conviene adottare. E la que stione è abbastanza complessa e controversa per non doverla considerare a parte e con la mag giore serenità.
Prendiamo il fatto quale si presenta all’os servatore spregiudicato. Centinaia di migliaia di operai si sono organizzati per la tutela dei loro interessi professionali. Qualunque sia il loro no me ( Trade Unions, Gewerkschaften, Syndicats,
Leghe, ecc.), lo scopo della difesa professionale
e il principale e questa è resa necessaria dalle condizioni medesime nelle quali si trova il la voro di fronte al capitale. Qualsiasi dottrina economica, anche la più ultra individualista, non può non riconoscere che, sopratutto ai nostri giorni, ossia nell’ordinamento economico contrad distinto dalla grande impresa, dalla netta sepa razione tra il capitale e il lavoro, dalla cre scente estensione del capitale tecnico e dalla concentrazione delle imprese, la difesa dei pro pri interessi l’operaio non può ottenerla se non con 1 associazione, la quale permette di stabilire contratti collettivi e di farli osservare. La leg ge non può adunque vietare la formazione di
') Vedi il numero 1501 dell’ Economica.
quegli organismi professionali, senza proclamare con ciò stesso che l’operaio sarà privo del mezzo più efficace per garantire a sè stesso quelle mi gliori condizioni di lavoro che gli sono consenti te dallo stato della industria e del mercato. Ma se non può vietare che si formino le organizza zioni, deve forse regolarle ?
A primo aspetto potrebbe parere che la ri sposte. dovesse: essere negativa. Quale bisogno vi è di occuparsi delle associazioni che, sponta neamente, gli operai formano tra loro; non sono esse lecite, o non devono esserlo come tutte le altre associazioni formate da coloro che eserci tano una professione liberale e che hanno pure lo scopo della tutela degli interessi professio nali? Yi può essere forse una ragione speciale di diffidenza per gli operai ? Trattasi forse di atti illeciti, quando gli operai agiscono colletti vamente per ottenere una mercede maggiore o una giornata meno lunga di lavoro ? Lo Stato non deve parteggiare per alcun ceto economico, non deve avere a priori diffidenze per alcuna classe sociale, non può porre ostacoli agli sforzi diretti ad ottenere migliori pattuazioni, quando quegli sforzi rimangono strettamente nell’orbita della legalità.
Ma, anzitutto, è appunto questo ambito della legalità che non è ben definito e che occorre rebbe delimitare con precisione, e inoltre non sarebbe nell’ interesse stesso delle organizzazioni operaie che esse potessero avere in certi casi, il riconoscimento giuridico, o per meglio intenderci, una personalità legalmente accertata, riconosciuta, e quindi una capacità contrattuale incontestabile?
La stipulazione di contratti collettivi, dei quali già abbiamo tenuto parola, sarebbe una ragione sufficiente per dubitare che sempre, in ogni caso, convenga alle associazioni operaie fondate per scopi professionali di non avere al cuna forma di riconoscimento legale.
122 L ’ E C O N O M IS T A 22 febbraio 1903
da parte di questo ; pei loro aderenti varranno le norme comuni della responsabilità di fronte alle leggi sociali e a quelle penali.
Ma se tali organizzazioni operaie per meglio raggiungere i fini loro, per godere la pienezza dei diritti degli enti collettivi riconosciuti legal mente, vogliono che la loro personalità sia stabi lita in modo positivo, esplicito e con forme legali, allora lo Stato deve offrir loro il modo di rag giungere questa pienezza di vita potenziale e ac coglierle nel novero degli enti giuridicamente riconosciuti. Già questo sistema è, nel suo con cetto fondamentale, in vigore nell’Inghilterra, con la distinzione delle Irade unions registrate e non registrate ; ed esso è veramente conforme allo spirito liberale, il quale esige che certe facoltà, certi vantaggi sieno offerti, ma non imposti. È noto infatti che le trade unions pur essendo riconosciute come pienamente legali non godono di pieno di ritto della personalità morale ; ma quelle che vo gliono godere di tale beneficio non hanno che da far registrare i loro statuti all’ ufficio del regi
strar■, il quale verifica la legalità degli statuti
medesimi e procede alla registrazione, se non avverte alcuna irregolarità sostanziale o formale. Le Unioni investite della personalità morale pos sono stare in giudizio e possedere un capitale mobiliare illimitato, mentre la loro proprietà immobiliare non può essere maggiore di un
acro. E un sistema degno, almeno nel suo prin
cipio fondamentale, di imitazione, più di quello francese, che non è certo illiberale, ma non fa quella distinzione per più riguardi giusta e neces saria. La legge francese, infatti, è fondata sul ri spetto eguale di tutti gli interessi in causa; rispetto delle associazioni legalmente costituite, senza alcu na distinzione tra sindacati padronali, operai o mi sti ; rispetto della dipendenza dei non sindacati; ma pone 1’ obbligo assoluto per tutti i sindacati di depositare gli Statuti, la qual cosa significa che non sono ammesse le associazioni libere, esenti da qualsiasi controllo amministrativo.
Ad ogni modo, qualunque sia il sistema pre ferito, si impone una determinazione del campo entro il quale gli atti dei Sindacati rimangono leciti, perchè non lesivi dei diritti dell’ individuo. I diritti del gruppo, dell’associazione, sono ne cessariamente limitati dai diritti eguali dell’ indi viduo; la conciliazione tra questi diritti va cercata dalla legislazione e dalla giuiisprudenza con cura assidua e vigilante. Occorre impedire che, per vie indirette, per opera di abusi e di coazioni morali si venga a rendere obbligatorio il Sindacato che si è voluto invece pienamente libero ; occorre impedire che il diritto di associazione, ricono sciuto dalle leggi, diventi una parvenza per opera delle pressioni, delle coazioni degli imprendi tori, che dal libero esercizio di quel diritto si cre dessero danneggiati. La libertà sindacale dev’ es sere mantenuta integra, è questa la condizione perchè possa riescire vantaggiosa, ed è egual mente condannabile il licenziamento pel fatto solo che l’operaio è ascritto a un sindacato, come la interdizione, il boycottaggio, per indurre un ope raio a entrare o a restare nella Lega o nel Sin dacato. Altri mezzi più civili, più liberali, si of frono oggigiorno per indurre taluno a fare o non fare atto di solidarietà e la libertà individuale è
bene troppo prezioso, perchè debba tollerarsi che sia impunemente offesa.
Quali e quante questioni giuridiche possano sorgere riguardo alle libertà sindacali di fronte all’individuo, e viceversa è facile com prendere, ma esse esorbitano dal tema nostro che è essenzialmente economico. Del resto, una trattazione delle questioni giuridiche che si ri connettono al diritto di associazione esigerebbe una disamina delle varie legislazioni e di molti casi risoluti dalla magistratura o che si possono presentare nella realtà delle cose. Lasciando al giurista questo compito, è tempo ormai che ve niamo alla conclusione di queste nostre conside razioni sui problemi cui dà origine o nuovi aspetti la moderna organizzazione del lavoro.
R. D. V.
Rivista (Bibliografica
D.r Gino Daffari. — Le nuove dottrine contrattualiste intorno allo Stato, al Diritto e alta Società. — Mo dena, Toschi e 0., 1901, pag. 158.
Questa non è che la prima parte di un la voro più vasto che l’Autore promette ; ed è una buona promessa, se si deve arguire da questo saggio, in cui vi è molta serietà di concezione e sobrietà nell’ esporre. In un primo capitolo l’Autore esamina « i precedenti prossimi » per proporsi quindi, dopo avere esposte e breve mente criticate le opinioni dei grandi scrittori come Corate, Spencer, Eouillée, De Greef eoe., il quesito che svolge nei due capitoli succes sivi. Con quale indirizzo procedono i popoli mo derni a plasmare lo Stato ? E con un rapido sguardo alle diverse forme del passato — in alcuni punti con osservazioni che ci paiono ori ginali — l’ Autore ne vede le basi nei due senti menti (li avremmo chiamati bisogni) ; la libertà e la solidarietà. E ci piace riportare questo brano della conclusione in cui è delineato tutto un largo concetto : « 1’ ordine giuridico politico.... viene perdendo sempre più l’ impronta di una impe riosità di voleri e riveste invece, in crescente misura di un’ autorità che, dignificata e circo- scritta, com’ è, colla forinola generale degli im perativi, pare comandare ed imporre come una ragione, anzi che come una forza. — E al tempo stesso la partecipazione collettiva nelle decisioni politiche e alla creazione del diritto, nell’ opera vivace di rinnuovamento delle forme tramandate, ridonando alla comunanza il dominio di sè me desima, la dimostra non più governata da una volontà e da norme straniere ai suoi convinci menti, ma dalla disciplina che essa pone e de creta a se stessa ; di guisa che, vivendo nello ordinamento dello Stato, essa ha la coscienza di non obbedire che ai propri voleri, di non se guir altro che i modi di condotta in antecedenza per sè stessa compresi voluti e stabiliti. » — E questo ci pare ben compreso e bene detto. Stefano TJbertazzi. — La legge sulle tasse di Registro
annotata. Napoli, tip. ierro e Veraldi, 1902, pag. 684-97. (L. 15. L. 2,50).
fornite dalla giurisprudenza amministrativa e giudiziaria, la legge 20 maggio 1897, n. 217 ohe approva il testo unico delle leggi sulle tasse di registro. La materia che procede nella pratica così faticosamente tra la scarsa coltura degli agenti nel distinguere gli atti e la raffinatezza crescente del pubblico per evitare le gravezze, ha bisogno di essere da persona competente messa in chiaro. L’Autore non fa nè una trat tazione sistematica, e nemmeno una discussione preliminare sull’ argomento; ma si limita ad illu strare articolo per articolo le disposizioni della legge con numerosi elementi desunti da sentenze sulle controversie insorte.
E poiché poco dopo approvato il testo unico una nuova legge, quella del 23 gennaio 1902 n. 25 lo modificò, il sig. Ubertazzi illustra anche quella con lo stesso metodo.
È riuscito pertanto un lavoro utilissimo per gli uomini di affari.
Emilio Conti. — Questioni igieniche e sociali. — Boni fiche — malaria — pellagra. — Torino, fratelli
Bocca, 1902, pag. 96 (L. 2,50).
L ’ Autore, deputato al Parlamento, ripub blica in un volume, riordinandoli, alcuni articoli che ha scritti per alcune riviste. Come lo dice il sottotitolo, questi articoli trattano delle bonifiche e della malaria specie nell’ Agro Romano, e della pellagra. Considerando tutte le promesse fatte da tutti i Ministeri succedutisi — senza gradua toria di colpa — e gli ammonimenti ad essi ri- volti, 1’ on. Conti esamina il pochissimo che si è fatto ed il moltissimo che non si è fatto, e cen sura vivacemente la negligenza del Governo.
E in verità molto vi è da rimproverare alla trascuratezza dello Stato, che lascia senza nem meno il principio di soluzione problemi igie nici e sociali di tanta importanza, dando ali mento così alle giuste critiche di coloro che fanno propaganda socialista.
Avv.. Giuseppe Corte-Enna. — Della buona fede spe cialmente nei rapporti col possesso. — Cagliari, tip. Corn. 1901, pag. 841 (L. 7). ’
Con grande abbondanza di citazioni dei miglio ri autori, premesso lo sviluppo del concetto origi nario e^della evoluzione del principio di non-lesio- ne nell acquisto mediante possesso, l’autore cerca il significato della buona jid es nel diritto classico e giustinianeo, la sua essenza ed il suo rapporto col titolo nella legislazione romana. Svolge quindi la dottrina dell’ inescusabilità dell’ errore di di ritto in generale ed in particolare nell’ usuca pione e nell’ acquisto dei frutti, terminando la prima parte coll’esame della questione : — la suc cessione nella buona o mala fede del defunto nell’ h er editas.
Preparato cosi il terreno collo studio del diritto romano, l’ Autore nella 2a parte espone i concetto del possesso e l’ essenza della buona tede nel diritto civile italiano ed i limiti di questa ; chiudono il lavoro due capitoli, l ’ uno consacrato al titolo particolare, l’ altro al titolo universale ed al loro rapporto colla buona fede nel diritto nostro, in ordine alla prova ed al
tempo nella prescrizione decennale e nell’acqui sto dei patti.
Il lavoro scritto con molta chiarezza e molto ordinato, costituisce un buon trattato sulla ma teria.
Léon Bourgeois, A . Darlu, F. Rauh, F. Buisson, Ch. Gide, X . Léon, H. La Fontaine, E. Bou- troux. — Essai d’une Philosophie de la solida- riti. Conférences et discussions. — Paris, Felix Alcan, 1902, pag. 287.
Nell’inverno 1901-902 alla Scuola degli alti studi sociali vennero tenute dieci conferenze se guite da discussione sul tema della « solida rietà ». Queste conferenze, assieme al resoconto delle discussioni, furono raccolte in un bel vo lume, pubblicato dalla solerte libreria Felice Alcan, e precedute da una prefazione dettata dal proL Alfredo Oroiset, membro dell’Istituto, e de cano della facoltà di lettere della Università di Parigi.
L ’ on. Léon Bourgeois, che fu già presidente del Consiglio dei Ministri, tenne le tre prime conferenze svolgendo il tema « l’idea delia so lidarietà e le sue consequenze sociali » ; succes sivamente il Sig. A. Darlu trattò l’ argomento « solidarietà e morale personale » ; quindi il sig. F. Rauh « proprietà individuale e pro prietà sòlidaJe » ; seguì il sig. F. Buisson col tema « la solidarietà nella scuola » ed il prof. Ch, Gide « la solidarietà economica » ; venne poi il sig. X . Léon trattando « il fondamento razio nale dalla solidarietà secondo la dottrina di Fichte »; poi il sig. H. La Fontaine « sociali smo e solidarietà » e per ultimo il sig. E. Bou- troux « funzione della idea di solidarietà».
Nella splendida prefazione il sig. Croiset spiegali concetto che si proposero di svolgere gli illustri conferenzieri e dà ragione anche del grande successo che ottennero.
Non solamente le parole solidarietà sociale, ma il concetto che racchiudono è affatto mo derno ; un principio di azione e di azione morale, come mezzo di provocare negli individui 1’ aspi razione ad una giustizia più alta, e come regola adatta a permetter loro di raggiungerla. Soli darietà non è soltanto giustizia, carità o frater nità ma è tutte queste cose insieme plasmate di un sentimento comune e umano.
Le splendide tre conferenze del sig. Bour geois sul concetto generale della solidarietà, pre sentano l’argomento sotto i vari aspetti tanto economici, che giuridici, morali e politici. La solidarietà esiste di fatto, osserva l’eminente ora tore ma i suoi risultati non sono conformi alla giustizia; d’altra parte ogni uomo, ogni società deve avere per iscopo la giustizia; e per realiz zare la giustizia l ’uomo deve osservare le leggi della solidarietà; dopo averle accertate ei deve servirsene per modificarne gli effetti a profitto della giustizia.
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sogno di giustizia esiste in ogni coscienza e vi regna imperiosamente.
Che poi la nozione di giustizia sia un’idea innata, o l’espressione che sia in noi non so quale ideale che esiste al di là del nostro spi rito ; che essa sia una acquisizione relativamente recente, o il risultato di una secolare evoluzione, poco ci importa; prendiamola come esistente e sarà questo il nostro punto di partenza.
E più avanti quando si aifaccia la discussione sulla apparente contraddizione tra il concetto di libertà e quello di eguaglianza, il sig. Bourgeois, dopo aver affermato che ciascun individuo è de terminato nella sua condotta da una infinità di condizioni delle quali egli non è padrone e che ciascuno dei suoi atti, come lui stesso conside rato tutto intero, ci appare come una risultante di una lunga serie di antecedenti, di forza, di azioni o di reazioni, alle quali non può sottra- varsi, e delle quali non dispone e le quali anzi ignora, distingue la solidarietà naturale da quella sociale; quella che accorda il trionfo al più forte, al più adatto al meglio armato nella lotta per l’esistenza e conduce alla sparizione del più debole; questa che sente il bisogno di con cedere a tutti gli uomini il diritto di svilup parsi. E ciò premesso il sig. Bourgeois afferma: il nostro dovere è di non assistere impassibili alla lotta, spettatori indifferenti della vittoria degli uni e della disfatta degli altri; il nostro pre ciso dovere è di intervenire per ristabilire l’equi librio rotto tra il più forte ed il più debole, perchè il più forte non è sempre il migliore, il più meritevole, il più degno, anzi spesso è il più debole che è il più interessante, qualche volta il più utile, non essendo sempre la forza fisica alleata alla superiorità intellettuale e morale. E con clude; « non lasciamo trionfare la forza, poiché la forza è veramente la negazione della giu stizia. »
La tentazione sarebbe grande di riportare molti altri brani di questi saggi di una filosofia nuova, in forma smagliante ed affascinante espo sta dagli oratori; ma lo spazio tiranno ce lo vieta e dobbiamo rimandare il lettore al vo lume, sotto tutti gli aspetti interessantissimo. Edgard Milhaud. — La science économique. (Leçon
d’ ouverture du cours d’ économie politique à l’Uni versité de Genève). Paris, Société nouvelle, 1902. Dp. p. 20 (fr. 0,50).
In queste brevi ma succose pagine il profes sore di Ginevra esamina a linee generali le dot trine economiche prevalenti, il mercantilismo, la fisiocrazia, il capitalismo ; vede nella seconda metà del secolo scorso sorgere con Carlo Marx il materialismo storico e quindi l’ intervento cre scente dello Stato nella funzione del capitale ; così gli economisti liberali sono serrati, da una parte dall’evolversi della dottrina marxista, dal l’altra dalla azione dello Stato che nell’ordine dei fatti limita sempre più la libertà economica individuale. L ’Autore dichiara che nel corso che intende seguire, pur facendo larga parte alle di- yerse scuole, si atterrà al metodo della osser vazione dei fatti, sui quali vaglierà la bontà delle dottrine.
Louis Hamande et Frederic Burny. — Histoire, exposé des operationa et statistique des Caisses d'épar- gne en Belgigue. Louvain, E. Fonteyn, 1902, pag.
196-362-118.
Questa opera doveva risultare dalla fusione di due lavori concorrenti al premio dell’Accade mia reale del Belgio, e che l’Accademia stessa aveva mostrato desiderio che venissero fusi ; la morte del sig. Burny, avvenuta mentre i due stu diosi collaboravanoassieme, obbligò il sig.Haman de a completare da solo il lavoro; egli però nel corso dell’ opera indica le parti che devono special- mente essere attribuite al sig. Burny. Una breve prefazione è stata dettata dal sig. Eugenio Ro- stand dell’ Istituto di Francia.
L ’opera è divisa in tre parti distinte, è cor redata da molte tavole statistiche e da grafiche utilissime.
La prima parte col titolo « storia e prin cipi » risale alle Casse di risparmio sotto il re gime olandese (1817-1830) ed arriva alle ultime leggi; le diverse epoche sono, non solo illustrate dai fatti parlamentari e governativi riguardanti quelle istituzioni, ma con molto acume critico, sono anche discussi i principi generali che via via dominarono o furono ritenuti i migliori per assicurare la migliore funzione delle Casse di risparmio.
Emerge dal lavoro del sig. Hamande tutta la padronanza che egli ha dell’argomento e la larghezza delle sue vedute. I punti principali che egli esamina sono quelli dell’ intervento dello Stato come garante delle Casse ed utente dei risparmi, e della centralizzazione dei risparmi in una Cassa nazionale. Con opportuni raffronti in ternazionali e colla citazione delle opinioni di molti scrittori della materia, l’Autore mostra la sua propensione per il sistema libero, quale vige in Italia, sia perchè il risparmio della popola zione non deve essere confuso col debito dello Stato, ma, derivando dal lavoro, all’ incremento del lavoro deve essere destinato; sia perchè la centralizzazione non permette che ciascuna re gione possa godere tutti i vantaggi che le deri verebbero dal proprio risparmio.
Interessantissima ed istruttiva questa prima parte vorremmo che lo spazio ci permettesse di riassumerla largamente ; ma la segnaliamo vo lentieri agli studiosi di questo argomento, come un lavoro quasi esauriente.
La seconda parte è intitolata « Monografie » e dà notizie particolareggiate, storiche e statisti che delle singole istituzioni e delle regole prin cipali da cui sono rette.
La terza parte contiene le tavole statistiche e la carta del movimento del risparmio.
Noi ci proponiamo in seguito di fare un esame più particolareggiato di questo notevolis simo lavoro, intanto lo segnaliamo ai lettori con gratulandoci vivamente coll’Autore.
Herbert Samuel M. A . — LiberaKsm. An attempi to State thè principles and proposals o f contemporary liberalism in England. — London, Grant Kichards, 1902 (pag. 396). Se. 5.
bili di questo indirizzo si facciano una simile domanda, e che cosa pensino dei principi che furono dominanti dal 1832 al 1880 e che condus sero la Gran Brettagna a così alta prosperità e ad essere maestra di libertà e di civiltà a tutta 1’ Europa. E partendo da questa premessa, che svolge nella prima parte, esamina nella se conda l’ azione della Stato, nella terza la costi tuzione, nella quarta l’ imperialismo.
Ed il libro riesce tutto un appello alle forze liberali perchè si organizzino contro l’ opportu nismo, mancante di principii. Comprende che 1’ opera da farsi è vasta e molti sono gli osta coli, ma crede anche altissimo lo scopo da rag giungere per ricondurre il paese alla via retta nella quale ha lasciato tracce così luminose.
I giudizi dell’ Autore, che fu dopo la pub blicazione di questo libro eletto deputato alla Camera dei Comuni, sono talvolta rudi, sempre recisi e taglienti ; ma si sente nello scrittore un profondo convincimento di quanto afferma, una fede nella libertà ed una repulsione per ogni arbi trio così vivi che la lettura del volume sog gioga.
Arthur L, Bowley M. A., F. S. S. — Eie -i ents o f stalistique. — London, P. S. King et Son, 1902, (pag 336) seconda edizione.
L'Autore, insegnante (lecturer) di statistica nella scuola di Economia e di Scienza Politica a Londra, ha avuto un grande successo fin dalla prima edizione del suo libro; ed anche con que sta seconda ha la prova di quanto il suo lavoro sia apprezzato dal pubblico.
La chiarezza della esposizione e la esattezza delle definizioni, danno al lavoro un grande va lore scientifico e nello stesso tempo lo rendono di grande utilità pratica. Il grande scoglio della parte matematica, specie delle medie e delle pro babilità, è superato sufficientemente anche per i profani, se non per i profanissimi ; per quanto in certi punti si potrebbe chiedere maggiori spie gazioni ; visto che lo scopo dell’ opera è di ren dere accessibile lo studio della statistica.
Tuttavia vogliamo muovere un appunto : il terzo capitolo « illustrazione del metodo » è tutta una applicazione della statistica alla de mografia, alla politica economica, al commercio inglese coll’estero, e ci sembra che avrebbe me glio trovato il suo posto in appendice al volume, quando tutta la parte teorica della statistica fosse stata svolta. Il sistema però scelto dall’Autore
avere qualche giustificazione nella utilità di addestrare subito lo studioso alle applicazioni e non osiamo discuterne, tanto più che si tratta di un lavoro magistrale.
Henry Haguet. — Le rachat des chemin de fer aiiisses — Parlsi (Ih. Bérenger 1903, . . Nel momento in cui la questione dell’ eser cizio ferroviario è così prossima a chiedere in Italia una soluzione, e mentre molti mirano a far prevalere l’ esercizio da parte dello Stato, acquista per il nostro paese una speciale impor tanza lo studio che sul recente riscatto delle strade ferrate svizzere pubblica il sig. Henry Haguet, direttore del Giornale dei Trasporti.
Lasciamo da parte la lucida ed interessante esposizione che l’ Autore in sette capitoli fa, con molta libertà di parola e di giudizio delle cause che condussero al riscatto e dei modi coi quali quelle cause furono fatte prevalere ; richiamiamo 1’ attenzione dei lettori sugli ultimi tre capitoli che dimostrano le disillusioni tosto verificatesi per molta parte del servizio e le conseguenze che ne derivarono. Tutti già sono convinti di due fatti inevitabili all’ esercizio di Stato; l’ au mento della spesa e la minore bontà del ser vizio.
Nella Svizzera è già accaduto che la rete
Centrale ha dato 1,305,430 franchi meno del
l’ esercizio 1902 a paragone del 1900 e 600,000 meno a paragone del 1901; per la Nord-Est le spese aumentarono di 1,4 milioni sul 1901, e di 2 milioni sul 1900. Per il 1903 si prevede nell’eser cizio federale un deficit di 1,7 milioni per cui bisognerà ridurre di altrettanto la cifra dell’am mortamento che doveva essere di 2,890,000 fran chi, e ciò senza tener conto degli effetti della nuova legge sul lavoro, che aumenterà la spesa di 2 milioni; e senza tener conto che, nella pre sentazione del bilancio, il Consiglio federale ha dovuto avvertire che occorreranno nuove spese straordinarie per le strade ferrate, delle quali non era possibile al momento di fissare la cifra. In una parola, mentre il bilancio della Confe derazione del 1897 aveva dato sempre un avanzo abbastanza importante, dal 1901, anno del ri scatto, presenta un disavanzo notevole. Ecco in fatti il prospetto del settennio:
Sbilancio 1897 ...-f- 4,239,179 1898 ... +- 1,167,510 1899 ... 2,423,692 1900 ... -+- 1,724,123 1901 (riscatto). . — 3,608,407 1902 (previsioni), — 5,808,000 1903 » . — 4,115,000
Auguriamo che il libro del sig. Haguet sia letto in Italia e gli italiani sappiano trarne pro
fitto. J,
Rivista (Economica
La crisi del caffè — i a marina del mondo.
L a crisi del caffè. — Il prezzo del caffè in
pochi anni, è diminuito di più della metà. Quali le cause di tale deprezzamento ? Sono molte e com plesse.
Prima, fra tutte, l’ eccesso di produzione, dovuto specialmente ai coltivatori di San Paolo, i quali se dotti dagli alti prezzi delle annate 1886-87 al 1895-96, piantarono sconsideratamente in tali proporzioni da avere nell’ ultimo raccolto 1901-902, una produzione di più di 10 milioni di sacchi (il sacco è di 60 kg.), mentre nel 1886-87 da Santos, che è il porto di San Paolo, ne erano stati esportati appena 2,478,498. In quindici anni la produzione di questa sola provincia è quadruplicata.
126 L ’ E C O N O M IS T A 22 febbraio 1903
Ebbene mentre nel 1882-83 la proporzione del caffè brasiliano era di 6,711,000 sacelli sopra un to tale di 11,080,000 prodotti nel mondo, nel 1901-902 è stata di 13,125,000 su 17,525,000 di produzione mon diale.
Cosi mentre, pel passato, la produzione brasi liana di caffè era quasi eguale o di poco superiore a quella di tutti gli altri paesi produttori presi insie me, negli ultimi anni è venuta sempre aumentando, tanto da rappresentare, nella ultime duo annate, più di due terzi della produzione mondiale.
Inoltre, mentre la produzione degli altri paesi è rimasta stazionaria, tendendo anzi a diminuire, quella del Brasile segue un crescendo non mai interrotto.
L ’ Italia importò dal Brasile per il suo consumo nel 1895 sacchi 149,414; nel 1896 sacelli 193,726; nel 1897 sacchi 190,201 e nel 1898 sacelli 170,494.
Nelle tre ultime annate le esportazioni in Italia del caffè brasiliano furono:
1899- 900 (sacchi da 60 kg.) 144,616
1900- 901 » 159,785
1901- 902 » 199,103
Queste le cifre ufficiali, alle quali però bisogna aggiungere la considerevole quantità di caffè inviata direttamente dai coloni italiani residenti nel Brasile.
*
* ★
La, causa della crisi persistente risiede in un fatto semplicissimo: l ’ aumento del consumo non è stato proporzionale all’ aumento della produzione, di qui uno stock colossale nei centri produttori e sui mer cati importatori, che cresce ogni anno e che, inon dando le piazze, avvilisce il prezzo della merce.
Al 1° giugno 1896 Io stock mondiale del caffè era di 2,463,666 sacchi c. s. : negli anni seguenti ha per corso la seguente parabola ascendente :
1897 (sacchi da 60 lig.) 4,161,000 1898 » 5,470,833 1899 » 6,220.833 1900 » 5,955,333 1901 » 7,010,666 1902 » 11,260,330
Colla produzione annuale degli altri paesi produt tori e collo stock esistente, il mondo potrebbe fare a meno, per un intero anno, della produzione brasi liana.
Ciò spiega perfettamente la lunga crisi del Bra sile e l’ idea di istituire un monopolio del caffè allo scopo di regolarne la produzione, determinarne la quantità annua da esportare, per rialzarne i prezzi e renderli nuovamente rimunerativi.
L a m a rin a del m ond o. — Secondo una sta
tistica pubblicata da Lloyd durante l ’anno 1902 fu rono varati in Inghilterra, eccettuate le navi da guerra, 694 bastimenti, del complessivo stazzamento di 1,427,558 tonnellate, e cioè 622 piroscafi di 1,378,206 tonnellate e 72 velieri di 49,532.
Le navi da guerra varate dai cantieri governa tivi e privati furono 23, con uno spostamento com plessivo di 94,140 tonnellate. Totale generale 717 ba stimenti di 1,521,698 tonnellate.
A ll’ estero furono varati 487 piroscafi di 747,945 tonnellate e 469 velieri di 327,252 tonnellate; oltre a 80 navi da guerra di 191,166 tonnellate.
Il tonnellaggio complessivo, escluse le navi da guerra, è stato per il mondo di 2,503,000 tonnellate (2,126,000 pei piroscafi e 377,000 pei velieri).
Le perdite durante l’ anno per naufragi ecc. asce sero a 740,000 tonnellate (di cui 362,000 pei piroscafi e 378,000 pei velieri).
li tonnellaggio della marina mercantile del mondo intero è dunque aumentato durante il 1902 di circa tonnellate 1,763,000.
L A S I T U A Z I O N E D E L T E S O R O al 31 Gennaio 1903
Il Conto di Cassa del Tesoro al 31 gennaio 1903 dava i seguenti risultati :
Fondo di Gassa alla chiusura dell’eserc. 1901-1902. L. 182,448,310.75
* » al 31 gennaio 1908 ... » 126,153,779.63 Differenza in meno 1,. 59,294,561.12
Pagamenti di Tesoreria dal 1° luglio al 81 gen naio 1903 :
Per spese di b ila n cio... L. 1,032,595,996. 73 t
Debiti e crediti di T esoreria .. . 2,497,853,407. 76 ' 3,530,449,404. 49
Incassi di Tesoreria dal 1° luglio al 31 gen naio 1903 :
Per entrate di bilancio...L. 1,139,818,830.84 ) 0 .7 1 10 5 112 Per debiti e ered. di Tesoreria. 2,331,345,281.99 1 ’ ’ ’
dei pagamenti sugli incassi... L. 59,284,291. Eccedenza
La situazione dei debiti e crediti di Tesoreria al 31 gennaio 1903 risulta dai seguenti prospetti :
D e b iti al 80 giugno 1902 al 31 gennaio 1908 migliaia migliaia di lire di lire Buoni del Tesoro... L. 216,568 199,510 Vaglia del T e s o r o ... 12,688 88,696 Banche, Anticipazioni s ta tu ta r ie ... — 35,000 Ammin. Debito Pub. in conto cor. infruttifero. 220,048 242,302 Id. Fondo Culto id. id. 16,742 14,297 Ammin. Debito Pub. in conto cor. fruttifero . 45,178 27,894 Altre Amministraz. in conto cor. infruttifero. 27,927 94,581 Buoni di Cassa... 2,528 — Incassi da reg olare... ... ...
Biglietti di Stato emessi per 1’ art. 11 della
44,312 27,567 legge 3 marzo 1898, n. 47... 11,250 11,250 Totale debiti L, 597,235 691,100 C r e d i t i al 80 giugno 1902 al 31 genuaio 1903 migliaia migliaia di lire di lire Valuta presso la Cassa Depositi e Prestiti
ar-ticolo 21 della legge 8 agosto 1885. . . L. Amministrazione del Debito Pubblico per
91,250 91,250 pagamenti da rim borsare... 52,566 206,621 Amministrazione del fondo per il Culto. . . 16,332 13,436 Altre amministrazioni... 45,029 98,987 Obbligazioni dell’Asse E cclesiastico...
Deficenze di Cassa a carico dei contabili del — — T e s o r o ... ... ... 1,783
24,361 1,775 Diversi... 79,626
Totale dei crediti L. 231,323 365,891
491,696 Eccedenza dei debiti sui c r e d it i... » 199,408 Totale come sopra L. 597,235 691,100
La eccedenza dei debiti sui crediti al 31 gen naio 1903 era di milioni 199.4 e al 30 giugno 1902 di milioni 365.8.
Il totale dell’ attivo del Tesoro formato dal fondo di Cassa e dai crediti risulta al 31 gennaio 1903 di milioni 614.8, contro 413.7 alla chiusura deli’ esercizio.
I debiti di tesoreria ammontavano alla fine di
f
ennaio a 691.1 milioni contro 597.2 alla chiusura ell’ esercizio.Yi è quindi una eccedenza delle attività sui debiti per milioni 76.2 alla fine di gennaio contro una ec cedenza passiva di 183.4 al 30 giugno, ossia una diffe renza attiva di milioni 107.2.
In ca s si Mese di g e n n a io 1 9 0 3 D if fe re n z a n e l 1 9 0 3 D a l 1 ° lu g li o 1 9 0 2 a tu tto g e n . 1 9 0 3 D if fe re n z a n e l 1 9 0 3
ENTRATA ORDINARIA migliaia migliaia migliaia migliaia
Entrate effettive : di lire di lire di lire di lire Redditi patrimoniali dello
S ta to... L. 13,168 -f 85,654 66,640 + 3,995 Imposta sui fondi rustici
e sui fabbricati... 225 — 222 96,315 - 1,384 Imposta sul redditi di
rie-chezza mobile... 48,502 -|- 45,676 154,109 4- 1,429 Tasse in amministraz. del
Minisi, delle Finanze.. 25,234 + 1,300 120,295 — 1,427 Tassa sul prodotto del mo
vimento a grande e
pie-+ 27
cola vel. sulle ferrovie. 1,869 14,330 4- 624 Diritti delle Legaz. e dei
Consolati all’ e s t e r o ... 237 -f- 236 502 4- 35 Tassa sulla fabbricazione
degli spiriti, birra, ecc. 8,855 + 3,257 57,050 4- 22,638 Dogane e diritti marittimi. 25,124 + 1,588 159,276 4- 15,876 Dazi interni di consumo,
esclusi quelli di Napoli
e di R om a ... 3,530 — 696 27,149 — 2,330 Dazio consumo di Napoli. — 1,203 — - 7,625 » » di Roma. 1,656 — 119 10,266 — 133 Tabacchi... 17,954 - f 173 124,412 4- 2,838 Sali... 7,043 — 397 45,221 - 950 Prodotto di vendita del
chinino e prov. access.. 16 + 16 181 + 181 L o tto ... 7,505 4- 1,465 42,576 + 3,077 Poste... 6,693 + 943 43,631 4- 8,420 Telegrafi... 1,039 — 288 9,287 4- 160 Servizi diversi... 1,073 — 166 11,171 — 408 Rimborsi e concorsi nelle
spese ... 5,753 f ’ ) 2,528 16,0414- 1,111 Entrate diverse... 1,441 4- 89 14,865 — 1,474 Tot. Entrata ord. L. 176,924 + 54,296 1,013,324 4- 39,655 ENTRATA STRAORDINARIA
Categ. I. Entrate effett. 849 + 768 3,493 — 657 » II. Gostr.8tr.fer. 49 4- 3 416 — 24 » I I ! Movimento di
+ 2-3) 5,153
Capitali... 7,912 100,159 4108,807 Tot. Entrata straord. L. 8,812 4- 1,123 104,0734 - 23,623 Partite di g ir o ... 9,710 + 4) 7,985 22,421 + Ì3,Ì13 Totale generale. 195,448 4- 63,404 1,139 4- 76,392
1 pagamenti effettuati dal Tesoro per le spese di bilancio nell’ esercizio 1901-1902 risultano dal se guente prospetto :
Pagamenti
Ministero del T e s o r o .. ! * delle Finanze.. * di grazia e giust » dogli affari est. » dell’ istr. pubb. » dell’ interno... » dei lavori pubbl » delle poste e tei * della g u e r r a ... » della m arin a..
* della agric. ind
migliaia di lire 264,521 18,307 3,514 1,370 4,328 7,704 7,379 6,477 23,181 12,186 N «5 I ì © P 3 * * migliaia di lire 4- 255,1961 2,458 116 183 si: 1,937 1,185! 625j 6,080 4,372 migliaia di lire migliaia di lire
4M,699 — 117,890 + 24,197 — 11,111 + 28,106 + 43,957 + 70,263 4- 41,516 _ 165,378 — 69,999 _ 15,696 1,809 49 385 408 1,526 8,167 832 2,057 4,366 e commercio
Tot. pagana, di bilancio. Decreti minisi, di scarico Totale pagamenti... 1,240 850.291 350.291 + 339 + 271,0421 + 271,042 j __ 8,434 -f- 753 1,032,59b ~ 9^50 9 — 72 103,605 — 10,022
arcaci ^ aurnento avuto dai rimborsi e concorsi nelle 6 ^?vufc.° .a “ aggiori rimborsi e concorsi da del Tesoronarie lnscritfce nel Bilancio del Ministero
2)3) L ’ aumento avuto dai Movimento dei Capi tali è dovuto che nell’ esercizio passato si ebbero incassi ricavati con la emissione di nuovi buoni del Tesoro a lunga scadenza per far fronte al riscatto dei certificati definitivi trentennali di credito.
4) La differenza in più avuta dalle Partite di Giro si deve ad il versamento di fitti di beni demaniali de stinati ad uso od in servizio di Amministrazioni governative l’ introito del prodotto lordo del dazio consumo di Napoli, e le somme prelevate dal conto corrente con la Cassa dei depositi e prestiti, costi tuito dalle assicurazioni destinate alle opere straor dinarie di bonificamento.
L a b e n e f ic e n z a d e llo S t a t o
Da un interessante studio del D. Branzoli-Zappi, che ha pubblicato il Giornale degli economisti, si rileva che lo Stato annualmente stanzia nel suo bilancio
Ì
ier scopi di beneficenza una spesa di circa 17 mi ioni di lire, che sta alla spesa totale nella ragione all’ incirca dell’ 1 per0[0-Le benemerenze patriottiche e militari, nelle loro diverse forme, importano un onere diretto di L. 4,753,400 alla finanza.
Diciamo un onere diretto, imperciocché gli oneri indiretti sono bene maggiori.
Eccone la dimostrazione :
Bilancio del Tesoro. — Pensione ai Mille
di Marsala — (cap. 37)... L. 958,400 Assegni ai veterani 1848-49 — (cap. 38) » 2,565,000 Compensi ai danneggiati dalle truppe
borboniche in Sicilia — (cap. 112)... » 258,000 Bilancio dell’ Interno. — Famiglie dei
morti per la causa naz. (cap. 107)... » 200,000 Danneggiati politici del Napolitano
(cap. 108)... » 525,000 Danoeggiati politici delle provincie
siciliane (cap. 109 e 110)... . 257,000 Totale L. 4,763,400 Le pensioni ai mille di Marsala, all’ epoca della promulgazione della legge, nel 1865, erano 726 e si riducevano a 621 nel 1878.
Per le successive estensioni date alla legge del 1865 il numero delle partite accese era nel 1900 di 397‘ oltre 228 partite di riversibilità (vedove ed or fani), che importavano alla finanza il carico di L. 475,800.
La differenza di circa mezzo milione tra questa somma e quella impostata effettivamente in bilan cio comprende pensioni diverse, concesse con spe ciali determinazioni dai Governi provvisori o con speciali provvedimenti legislativi.
Un milione ed una piccola frazione si spende annualmente in sussidi al personale in servizio dello Stato ed alle loro famiglie.
Il servizio d; rimpatrio, di spedalità, di rico vero di indigenti eco., grava il bilancio di una spesa annuale che si aggira intorno ai 2 milioni e mezzo.
In borse di studio e sussidi scolastici lo Stato spende tre quarti di milione. E’ molto discutibile, se cotesto sia denaro bene impiegato.
Certo è una spesa che fa a pugni con le conti nue persistenti lagnanze, le quali ogni di si sentono, contro l’ eccessivo numero di studenti universitari o di laureati, che va poi ad ingrossare la pericolosa classe degli spostati.
Un’ altra stridente anomalia tra il detto ed il fatto si verifica negli stanziamenti per sussidiare gli studenti poveri delle scuole secondarie; L. 25,000 a coloro, che seguono gli studii classici, dei quali si ha pletora, e sole L. 2025 a quegli altri, che colti vano gli studi tecnici, i quali dovrebbero, invece, essere con tutti i mezzi ed in tutti i modi inco raggiati.
128 L ’ E C O N O M IS T A 22 febbraio 1903
male si attaglia al caso, pare a noi, la parola bene licenza. In ogni caso è una beneficenza proficua allo Stato, il quale dà una piccola parte appena di quanto ha ricevuto.
Astraendo dai doveri che ogni Stato ha verso la sua capitale, anche delle somme, che li finanza spende sotto il titolo di beneficenza di Roma, si può dire presso a poco la stessa cosa.
Sta in fatto che lo Stato eroga ogni anno in beneficenza 17 milioni, in cifra tonda, e ohe una parte di questa somma notevole potrebbe essere spesa meglio o per fini, che meglio rispondessero alle condizioni della società presente ; sta altresì che il sindacato parlamentare per molte di queste spese sia nullo e che effimero diventi spesso quello della Corte dei Conti; ma non sta egualmente che code sti 17 milioni rappresentino una pura e semplice sottrazione alla borsa del contribuente, perchè ta lune poche di queste spese hanno la loro contropar tita nell’ entrata ed altre, non poche sono 1’ effetto necessario di incameramenti e d’ accentramenti, di servizi, dei quali lo Stato in una od in altra forma, temporaneamente e permanentemente, ha lucrato.
PER IL CONCORDATO PREVENTIVO
Il disegno di legge per disposizioni sul concor dato preventivo e sulla procedura dei piccoli falli menti, già approvato dal Senato, e dalla Camera con sta di due parti ben distinte.
La prima riguarda il concordato preventivo, lo amichevole accordo da concludersi tra i creditori e il commerciante onesto e disgraziato allo scopo di salvarlo da una dichiarazione di fallimento.
Ogni commerciante può domandare al trib naie che siano convocati i creditori per fare la proposta di un concordato preventivo. L’accettazione della istanza è subordinata alle seguenti condizioni: che il ricorrente con la sua condotta non se ne sia reso immeritevole ; che possegga il libro-giornale e 1’ in ventario regolarmente vistati e tenuti da almeno un triennio ; che la domanda sia avanzata prima della dichiarazione di fallimento ; che l’ istante garantisca realmente e personalmente di poter pagare imme diatamente almeno il 35 per cento dei crediti non privilegiati.
A ll’ adunanza dei creditori, cui presiede il giu dice delegato, il debitore ha l’ obbligo di comparire personalmente.
Il concordato deve essere approvato dalla
mag-f
ioranza dei creditori votanti e questa maggioranza eve rappresentare tre quarti della totalità dei cre ditori non privilegiati.L’ Istituto del concordato preventivo si applica anche alle Società per azioni.
La seconda parte regola la liquidazione delle piccole aziende commerciali all’ intento di evitare lo sperpero delle meschine attività in spese processuali. Il commerciante il cui passivo lordo non ecceda le 10,000 lire è ammesso a chiedere la convocazione dei creditori per la proposta di un concordato. Il presidente del tribunale gli nomina un commissario giudiziale che lo assista sotto la sorveglianza del pretore competente, il quale fa le veci del giudice delegato.
Per la rioevibilità della domanda basta la ade sione della maggioranza assoluta dei creditori vo tanti, sempre che questa rappresenti tre quarti dei crediti. Nessuna altra condizione è richiesta.
Il verbale di concordato forma titolo esecutivo, senza bisogno di omologazione.
Se le proposte del debitore non sono accettate, la liquidazione e distribuzione dell’attivo è effettuata dal commissario giudiziale.
Tutti gli atti e documenti di questa procedura ad accezione del verbale di concordato, sono esenti dalle tasse di bollo e di registro.
F e r r o e d a c c ia io
Per formarsi un’ idea degli enormi progressi fatti dall’ industria siderurgica bisogna risalire a mezzo secolo fa, ossia al 1850, poiché dalla produ zione d’ allora a quella d’ oggi si ha 1' esponente dei progressi altrettanto enormi fatti dalle industrie metallurgiche, meccaniche e ferroviarie.
Premesso adunque che nel 1850 la produzione della ghisa in tutto il mondo fu tonnellate 4,401,415, ecco la produzione successiva di lustro in lustro. 1855.. .. tonn. 6,150,000 1880.. . tonn. 17,950,000 1860.. . • » 7,400,000 1885.. » 19,100,000 1865.. . • » 9,250,000 1890... . 27,157,000 1870... . » 11,900,000 1895... * 28,871,000 1875... . » 13,675,000 1900. .. . » 40,087,616 Nel 1900 la produzione totale si divideva così fra i principali paesi produttori :
B elgio... 1,001,872 Svezia... 518,263 Spagna... 289,315 Canadá... 86,090 Altri paesi. . . . 100,000 Ton auliate Stati Uniti... . 13,789,242 Gran Bret... 8,959,691 Germania ... . . 8,381,373 Russia... . 2,859,815 Francia... . 2,669,966 Austria-Ungh . 1,431,989
Passiamo all’ acciaio.
Totale tonn.. . 40,087,616
Reca meraviglia vedere come prima del 1850 il mondo così poco si servisse di questo metallo. A l lora l’ acciaio era prodotto coi vecchi processi della fusione al crogiuolo e della cementazione, in tali condizioni la produzione era limitata e molto co stosa.
B'u soltanto nel 1860 che la produzione dell’ ac ciaio divenne abbastanza considerevole, grazie ai processi Bessemer, e alla fabbricazione col forno a riverbero.
La produzione mondiale dell’ acciaio nel 1850 era di 85,000 tonn. appena.
11 progresso, di 5 in 5 anni, fino alla fine del secolo, è indicato dal seguente prospetto :
1855.. .. tonn. 120,000 1880___ tonn. 4,274,000 1860. .. . . 200,000 1885.... » 6,147,000 1865. .. . » 350,000 1890.... » 12,281,000 1870.... . 700,000 1895___ * 16,449,000 1875.... » 2,000,000 1900.... » 27,130,815 Ed ecco la particolareggiata produzione del 1900 :
Tonnellate Tonnellate
Stati U niti... 10,188,329 Austria Ungh. 1,126,942 Germania . . . . 6,257,745 B elgio... 644,132 Gran Bret.. .. 6,050,000 Svezia... 293,686 Russia... 1,800,000 Spagna... 148,000 Francia... 1,569,000 Altri paesi... 50,000 Non si sono ancora potute raccogliere per tutti i paesi le cifre relative alla produzione del 1901 — e non si conosce ancora la produzione mondiale del 1902.