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Portare la tecnologia in cabina: le nuove tecnologie a servizio dell'interprete e il caso della simultanea con testo

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Academic year: 2021

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Alma Mater Studiorum Università di Bologna

SCUOLA DI LINGUE E LETTERATURE, TRADUZIONE E INTERPRETAZIONE Sede di Forlì

Corso di Laurea magistrale in Interpretazione (classe LM - 94)

TESI DI LAUREA

in Metodi e Tecnologie per l’Interpretazione

Portare la tecnologia in cabina:

le nuove tecnologie a servizio dell’interprete e il caso della simultanea con testo.

CANDIDATO: Alessia Pollice RELATORE: Claudia Lecci CORRELATORE: Elio Ballardini Anno Accademico 2014/2015 Sessione III

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Riassunto

La rivoluzione tecnologica digitale ha coinvolto tutti gli aspetti dell’attività umana, senza escludere l’interpretazione. Questa tesi offrirà una visione d’insieme sulle tecnologie che l’interprete ha a sua disposizione, ma analizzerà più nel dettaglio le possibilità offerte nel campo dell’interpretazione simultanea e in particolare, nel caso della “simultanea con testo”. L’idea di concentrarsi su questa modalità specifica nasce da un’esperienza vissuta presso la Corte di Giustizia dell’Unione europea (CGUE), nell’ambito di osservazione e ricerca per una precedente tesi magistrale. Durante i due giorni di osservazione, fu possibile constatare che gli interpreti impiegano la tecnica della simultanea con testo quotidianamente. Dati i numerosi processi e sforzi coinvolti, il presente studio mira a comprendere se e come gli strumenti tecnologici possano agevolarne la pratica.

La prima parte della tesi illustrerà in modo approfondito la tecnica della simultanea con testo e il suo impiego presso la CGUE; per mezzo di un questionario sottoposto a interpreti professionisti, se ne analizzerà l’impiego anche negli altri ambiti di lavoro. Successivamente, verranno descritte le tecnologie a servizio della comunicazione linguistica e quelle a servizio dell’interpretazione.

La seconda parte dello studio si concentrerà sulla cabina di interpretazione, prima applicazione della tecnologia in questo ambito, e sulle tecnologie più adatte da utilizzare al suo interno, tra cui software, tablet e applicazioni.

In seguito, verranno analizzati i software che meglio potrebbero aiutare l’interprete durante la simultanea con testo. Verranno poi fornite proposte per sviluppi futuri e per un’illustrazione quanto più pratica, tali proposte verranno illustrate facendo riferimento a un dominio specifico, quello della “cooperazione giudiziaria in materia penale”.

Infine, dopo un breve cenno ad altre applicazioni della tecnologia nell’ambito dell’interpretazione (tra cui videoconferenza e remote interpreting), la conclusione offrirà un riepilogo dei risultati ottenuti in questo studio, nonché alcune speranze per il futuro legate alla didattica dell’interpretazione.

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Résumé

La révolution numérique a touché tous les aspects de la vie humaine, y compris l’interprétation. Ce mémoire vise non seulement à offrir un aperçu des technologies que l’interprète peut utiliser, mais examine aussi les possibilités concernant l’interprétation simultanée, notamment la « simultanée avec texte ». Le choix d’analyser ce type d’interprétation est lié à une expérience vécue auprès de la Cour de Justice de l’Union européenne (CJUE), dans le cadre des recherches menées pour la rédaction de mon précédent mémoire de Master. En effet, auprès de cette institution, la simultanée avec texte est employée chaque jour. Etant donné les procédés et les efforts impliqués dans cette technique, le but de ce mémoire est de chercher à comprendre si les outils numériques peuvent aider l’interprète et dans l’affirmative, comment les interprètes peuvent-ils les utiliser.

La première partie de l’étude illustre la technique de la simultanée avec texte, ainsi que son utilisation auprès de la CJUE. Par le biais d’un questionnaire soumis à des interprètes expérimentés, l’étude analyse son utilisation en dehors du contexte de cette institution.

La deuxième partie se penche sur la cabine d’interprétation, première application de la technologie dans ce domaine, ainsi que sur les technologies à utiliser à son intérieur : les logiciels, les tablettes et les applications. Après avoir analysé les logiciels qui pourraient aider le plus l’interprète pendant la simultanée avec texte, de nouvelles pistes pour le développement de nouveaux logiciels seront proposées. Afin de fournir une illustration pratique, les propositions seront décrites dans le cadre d’un domaine terminologique spécifique, à savoir « la coopération judiciaire en matière pénale ».

Après avoir démontré brièvement d’autres applications technologiques dans le domaine de l’interprétation (visioconférence, interprétation à distance, etc.), les conclusions résument les résultats de l’étude et s’ouvrent vers des pistes de recherche concernant la didactique de l’interprétation.

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Abstract

The digital revolution has affected all aspects of human life, and interpreting is no exception. This study will provide an overview of the technology tools available to the interpreter, and will particularly focus on simultaneous interpretation, in particular the “simultaneous interpretation with text” method.

The decision to analyse this particular method arose after an experience I had at the Court of Justice of the European Union (CJEU), during research for a previous Master’s dissertation. During that two- day experience, I noticed that interpreters used it on a daily basis. Owing to the efforts and processes the method entails, this dissertation will aim at discovering whether technology can help interpreters, and if so, how.

The first part of the study will describe the “simultaneous with text” approach, and how it is used at the CJEU; the data provided by a survey for professional interpreters will describe its use in other interpreting situations. The study will then describe Computer-Assisted Language Learning technologies (CALL) and technologies for interpreters.

The second part of the study will focus on the interpreting booth, which represents the first application of the technology in the interpreting field, as well as on the technologies that can be used inside the booth: programs, tablets and apps.

The dissertation will then analyse the programs which might best help the interpreter in simultaneous with text mode, before providing some proposals for further software upgrades. In order to give a practical description of the possible upgrades, the domain of “judicial cooperation in criminal matters” will be taken as an example.

Finally, after a brief overview of other applications of technology in the interpreting field .

(i.e videoconferencing, remote interpreting), the conclusions will summarize the results provided the study and offer some final reflections on the teaching of interpreting in the coming years.

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INDICE

INTRODUZIONE ... 11

CAPITOLO PRIMO 1. La simultanea con testo ... 15

1.1 La differenza con l’interpretazione simultanea ... 17

1.2 La differenza con la traduzione a vista ... 18

1.3 Le difficoltà della simultanea con testo ... 20

CAPITOLO SECONDO 2. L’impiego della simultanea con testo: teoria, pratica e esperienze ... 25

2.1 L’esperienza alla Corte di Giustizia dell’UE ... 25

2.2 L’impiego della simultanea con testo nei tribunali italiani ed europei ... 27

2.3 L’impiego nell’ambito pubblico/privato: risultati di un sondaggio ... 30

CAPITOLO TERZO 3. Le tecnologie dell’informazione e della comunicazione ... 39

3.1 Le TIC e la comunicazione linguistica ... 39

3.2 Le TIC a servizio dell’interpretazione ... 41

CAPITOLO QUARTO 4. La cabina di interpretazione ... 45

4.1 Le norme ISO ... 46

4.2 Le norme applicate presso le istituzioni europee ... 48

4.3 La realtà dei fatti: esperienze e risultati del sondaggio ... 49

CAPITOLO QUINTO 5. La tecnologia in cabina: proposte ... 53

5.1 I software per l’interpretazione ... 54

5.2 Il tablet ... 67

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5.4 Le cuffie ... 84

CAPITOLO SESTO 6. La tecnologia e la simultanea con testo ... 91

6.1 Il software ideale e il suo possibile funzionamento ... 92

6.2 Confronto con i software già esistenti ... 95

SETTIMO CAPITOLO 7. Esempio di impiego: il dominio giuridico ... 105

7.1 Il dominio della cooperazione giudiziaria in materia penale ... 106

7.2 Esempio di testo e analisi ... 109

7.3 Glossario ... 113

7.4 Ipotesi e deduzioni ... 121

OTTAVO CAPITOLO 8. Brevi cenni su altre applicazioni della tecnologia nel campo dell’interpretazione . 125 8.1 Relay interpreting ... 125

8.2 Interpretazione in audioconferenza e videoconferenza ... 126

8.3 Remote interpreting ... 126

8.4 L’ambito giudiziario e i progetti di EULITA ... 127

CONCLUSIONE ... 131

BIBLIOGRAFIA ... 137

SITOGRAFIA ... 147

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INTRODUZIONE

Al giorno d’oggi la rivoluzione tecnologica digitale ha coinvolto tutti i settori dell’attività umana: grazie alle nuove tecnologie infatti, la medicina, la meccanica, l’agricoltura, per citarne solo alcuni, hanno compiuto grandi progressi, migliorando la vita dell’uomo.

La tecnologia ha inoltre creato nuove posizioni lavorative, fino a qualche tempo fa impensabili; al contempo, tante professioni sembrano non essere più necessarie: si pensi ad esempio alla nuova era a cui il mondo probabilmente assisterà, quella della “Rivoluzione industriale 4.0”1,

dove le industrie saranno completamente automatizzate e non vi sarà più bisogno della manodopera umana.

Nell’ambito dell’interpretazione, che spazio occupa la tecnologia?

Se per interpretazione si intende l’interpretazione dialogica o, per essere più chiari, l’interpretazione “non di conferenza”2, si tratta di un mestiere antichissimo, già praticato in

Antichità, come testimoniato tra l’altro dagli Scritti Biblici (Genesi 42,23). Di certo la tecnologia ha contribuito a un miglioramento nella professione, se pensiamo anche solo al tipo di formazione oggi proposta, ma il ruolo di un interprete, in carne e ossa, resta fondamentale: per citare Wadensjö3, la situazione che si instaura nel caso dell’interpretazione dialogica è quella di un communicative pas de trois, dove senza l’interprete, la comunicazione non sarebbe in alcun modo possibile. Negli ultimi tempi stiamo tuttavia assistendo all’applicazione della tecnologia anche in questo ambito: applicazioni per smartphone che fungono da interprete e/o mediatore, il recentissimo Skype Translator® (di cui si tratterà brevemente nel par.3.1) e altri programmi sono pensati per sostituire appunto “l’elemento umano” nel “passo a tre comunicativo.

Nell’ambito dell’interpretazione di conferenza e soprattutto dell’interpretazione simultanea, la tecnologia ha sempre avuto un ruolo fondamentale, molto più che nell’interpretazione

1 Si veda

http://www.ilsole24ore.com/art/impresa-e-territori/2013-05-13/dentro-fabbriche-futuro-nuova-195735.shtml?uuid=AbA8javH (ultima consultazione: 23/12/2015)

2 Il concetto di interpretazione “non di conferenza” è da lungo tempo oggetto di dibattito terminologico circa la corretta

denominazione. Cfr. Mack in RUSSO, MACK a cura di (2009), pp. 3-17. Per mera comodità, da qui in poi ci si riferirà a tale tipo di interpretazione con il termine “interpretazione dialogica”, con la convinzione che non esista un termine capace di raggruppare tutte le modalità di interpretazione “non di conferenza” a oggi esistenti.

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dialogica: basti pensare che la creazione di M. Filene e M. Finlay, inventori del sistema brevettato di microfoni e cuffie ideato in collaborazione con l’IBM, segnò la nascita dell’interpretazione simultanea. Il primo modello del sistema venne testato nel 1925 presso la Società delle Nazioni4; esso prevedeva non solo l’impiego di cuffie e microfoni, ma anche di una macchina da scrivere: l’interprete infatti aveva il compito di tradurre il testo scritto del discorso, che veniva trascritto da uno stenografo nel momento stesso in cui veniva pronunciato dall’oratore. Successivamente, visti i risultati poco soddisfacenti, Filene apportò alcuni cambiamenti; il nuovo sistema fu testato presso l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO) e per la prima volta, gli interpreti praticarono la modalità simultanea tuttora utilizzata, senza l’ausilio di alcun testo scritto. I test proseguirono e Filene si avvalse della collaborazione dell’ingegnere Finlay per migliorare gli aspetti audio del sistema.

Il test fu poi ripetuto presso la Società delle Nazioni in occasione di più conferenze, ma alla fine l’organizzazione decise di rinunciare al sistema, continuando a utilizzare l’interpretazione consecutiva lunga o breve, tecnica impiegata da sempre.

Nel frattempo, l’ILO decise di installare il sistema in modo permanente presso la sede di Ginevra; tuttavia, la prima vera occasione in cui il sistema di Filene- Finlay fu adottato in permanenza e su larga scala fu presso il Palazzo di Giustizia di Norimberga, in occasione del processo contro i crimini di guerra commessi dai dirigenti del regime nazista, tenutosi tra il 1945 e il 1946.

Per questo motivo, la nascita dell’interpretazione simultanea viene associata al processo di Norimberga, a cui Gaiba (1999) ha dedicato uno studio molto approfondito.

Tornando all’impiego della tecnologia nell’ambito dell’interpretazione di conferenza, l’interpretazione consecutiva non è nata attraverso l’impiego delle tecnologie, ma è sempre stata praticata per mezzo delle sole competenze dell’interprete, per mezzo di note trascritte su carta. Blocco e penna restano tuttora i validi compagni dell’interprete; sono stati tuttavia proposti esperimenti riguardanti l’applicazione della tecnologia anche alla consecutiva (studi che verranno trattati nel capitolo 3), ma sembrano non aver ancora ottenuto il consenso probabilmente auspicato.

L’idea di voler indagare l’applicazione della tecnologia nel campo dell’interpretazione nasce da un’esperienza vissuta personalmente presso la Corte di Giustizia dell’Unione europea (CGUE) nel dicembre del 2012. Tale opportunità, assieme a un’ulteriore esperienza presso la

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Direzione Generale Traduzione della Commissione europea (DGT-Dipartimento italiano, sede di Bruxelles), è stata oggetto di tesi5 nell’ambito dei miei studi in Interpretazione presso

l’Institut Supérieur de Traducteurs et Interprètes di Bruxelles (ISTI).

Nei giorni in cui ho avuto la possibilità di osservare il lavoro degli interpreti presso la CGUE, ho notato come nella maggior parte dei casi, essi non fossero chiamati a fornire un servizio di simultanea vera e propria, ma ad assolvere un compito ancor più difficile, quello della simultanea con testo.

A oggi, l’argomento della simultanea con testo è stato poco trattato negli studi dedicati all’interpretazione; tuttavia, l’importanza di questa tecnica è fondamentale, non solo nel caso dell’interpretazione presso la CGUE, ma anche in altri ambiti, come si illustrerà successivamente.

Vista la difficoltà che questa tecnica comporta, scopo di questa tesi è cercare una soluzione che permetta di agevolarne la pratica, nonché di capire se e come il settore della tecnologia digitale possa venire in aiuto dell’interprete in cabina.

Pertanto, dopo aver illustrato in modo approfondito la tecnica della simultanea con testo, il suo impiego presso la CGUE e in altri settori, si passeranno in rassegna le tecnologie e i software a servizio della comunicazione linguistica e dell’interpretazione.

Dopo questa indagine, verrà presentata una proposta per la creazione di un software concepito appositamente per la simultanea con testo, che verrà poi confrontato con i software dedicati all’interpretazione già esistenti. A dimostrazione del suo funzionamento, si indagherà sul suo utilizzo in un dominio specifico, quello della “cooperazione giudiziaria in materia penale”, che verrà presentato nel paragrafo 7.1.

La scelta di tale dominio è giustificata dal tipo di esperienza vissuta presso la CGUE e presso la DGT, ma anche e soprattutto dalla particolarità, che contraddistingue il dominio giuridico da tutti gli altri domini. Come infatti affermato da Ralli (2009), prendendo spunto da Alfredo Fioritto, professore di diritto amministrativo presso l’Università di Pisa,

il linguaggio giuridico, a differenza degli altri linguaggi specialistici, non si limita solamente a descrivere la realtà, ma la modifica (Fioritto 2007: 408), incidendo quindi sulla sfera della

5 POLLICE A. (2013) Le domaine judiciaire et l’interprétation simultanée : étude d’un binôme complexe mais

possible depuis toujours. Haute École de Bruxelles, Institut Supérieur de Traducteurs et Interprètes (ISTI). Tesi

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società e, conseguentemente, sulla vita di ciascun individuo. Si pensi ad un rogito, alla richiesta di cambio di residenza o al “sì” pronunciato durante un matrimonio civile.

Visto quindi il carattere “performativo” (sempre in Ralli, 2009) di tale dominio, alla difficoltà di rendere nella lingua d’arrivo (LA) quanto ascoltato in lingua di partenza (LP), si aggiunge anche la difficoltà di rendere “la performatività”, con tutte le implicazioni che ciò comporta: conoscenza del sistema giuridico del paese della lingua di partenza e quello della lingua d’arrivo, confronto tra i due sistemi, ricerca di un’equivalenza, che molto spesso non esiste. In tutto questo non bisogna dimenticare che il dominio giuridico funge anche da “contenitore” per altri tipi di linguaggio: si pensi ad esempio ad una causa sulla fabbricazione di candele, a cui ho assistito durante la mia esperienza presso la CGUE, dove alla terminologia giuridica si aggiunge la terminologia specialistica legata alla produzione delle candele e alle componenti delle cere utilizzate, come la paraffina ad esempio.

Queste sono in sintesi alcune tra le difficoltà linguistiche gestite dall’interprete in ambito giudiziario, a cui si aggiungono le difficoltà culturali, il rispetto di una deontologia e, se chiamato a fornire un servizio di traduzione a vista o di simultanea, a complicare il tutto subentra il fattore tempo.

Viste le numerose difficoltà, ma anche le interessanti sfide poste da questo dominio, la tecnologia, sempre più avanzata, ma soprattutto rapida, potrebbe quindi costituire un valido aiuto per l’interprete, soprattutto quando l’immediatezza della simultanea rende tutto più complesso.

Prima di addentrarsi in questo studio, è doveroso fare due premesse: il principio alla base di questa idea non vuole considerare la tecnologia come un mezzo capace di compiere l’attività di interpretazione al posto del professionista, ma solo di facilitare l’interprete nel suo arduo compito.

L’altra premessa riguarda l’innovazione tecnologica: non è da escludere che, nel periodo di redazione di questa tesi, la proposta qui presentata venga sviluppata attraverso un software, un’applicazione o una funzione all’interno di un programma già esistente, senza che vi sia una correlazione tra quanto qui presentato e quello che verrà sviluppato. Qualora ciò accadesse, sarà necessario un cambio di rotta, in corso d’opera, ma potrebbe dimostrare al contempo che l’idea di partenza non è poi così priva di fondamento.

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CAPITOLO PRIMO

1. La simultanea con testo

La simultanea con testo non è una tecnica di recente scoperta; Gaiba (1999) dimostra che una prima forma di questa tecnica veniva utilizzata a Ginevra già prima del processo di Norimberga (1945-1946), ma non viene specificato se presso la Società delle Nazioni o l’ILO o presso entrambe:

In Geneva, the Filene-Finlay system was also used for “simultaneous reading of pretranslated texts”. This of course was only possible when the speakers were reading from texts that they have been available to the interpreters well in advance. The interpreters would translate the speeches before the session and read them at the same time as the original speech. With this system the proceedings were carried out as fast as in a conference involving only one language. (1999: 31)

In realtà, come verrà illustrato in questo capitolo, la tecnica della simultanea con testo differisce dall’esempio illustrato da Gaiba, poiché non consiste nella lettura di un testo tradotto, ma di una vera e propria interpretazione; tuttavia, ciò che li accomuna è la necessità per l’interprete di adattare la rapidità del suo eloquio a quella dell’oratore.

Sebbene questa prima forma veniva utilizzata già prima del 1945, a oggi la simultanea con testo non è stata oggetto d’indagine specifica, ragion per cui non esiste una definizione condivisa da tutti, né una denominazione ufficialmente riconosciuta per questa tecnica. Effettuando una ricerca su internet, si potrà notare inoltre che si tratta di una tecnica non inserita, perlomeno esplicitamente, in nessun corso di laurea italiano, se non in qualche seminario.

Le ragioni potrebbero essere molteplici: non essendovi una denominazione riconosciuta da tutti, è quindi probabile che la simultanea con testo sia inglobata nella pratica della traduzione a vista o della simultanea “ordinaria”; nel caso specifico dei corsi di laurea, di sicuro il tempo a disposizione per illustrare tutte le tecniche non è sufficiente1. Eppure, come verrà meglio illustrato nel secondo capitolo, si tratta di una tecnica molto adoperata nel settore professionale, complessa e difficile da gestire sul campo, se non si ha mai avuto l’occasione di utilizzarla durante la formazione.

1 Ad esempio, in Lambert (1989), la simultanea con testo viene definita “Interprétation à vue”; l’autrice afferma

inoltre che questa pratica fu aggiunta come nuovo modulo nell’offerta didattica, novità che tramite ricerche effettuate su Internet non è stata rilevata in nessun corso di laurea italiano.

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Nonostante la scarsità di studi a riguardo, Danica Seleskovitch e Marianne Lederer, pioniere degli studi sull’interpretazione e fondatrici della théorie du sens, già nel 1989 avevano incluso la simultanea con testo nella prima versione di Pédagogie raisonnée de l’interprétation ed evidenziato le sue difficoltà2.

La creazione di questa pubblicazione fu commissionata alle due autrici dallo SCIC (oggi Direzione Generale Interpretazione della Commissione europea), per fornire delle linee guida sull’insegnamento dell’interpretazione, al fine di ottenere una preparazione che corrispondesse alle esigenze della Comunità economica europea. Ciò conferma quindi che la simultanea con testo non è una pratica di recente scoperta, e che già vent’anni fa si sentiva l’esigenza di formare gli interpreti a riguardo.

Nei paragrafi scritti da Seleskovitch e Lederer, non viene fornita esattamente una definizione, ma ne vengono analizzati tutti gli aspetti e le difficoltà; qualche anno più tardi invece, Gile afferma che:

La simultanée avec texte est une variante de la simultanée ‘ordinaire’: il s’agit de l’interprétation simultanée d’un discours que lit l’orateur et dont l’interprète dispose en cabine. (1995 : 112)

Gile quindi, forse per la prima volta negli studi sull’interpretazione, fornisce una definizione per una pratica che in realtà è molto diffusa fra i professionisti del settore. A tal proposito, Seleskovitch et Lederer avevano affermato:

Constante dans les congrès scientifiques et techniques, la lecture au micro de communications rédigées à l’avance s’impose de plus en plus dans les grandes assemblées internationales. Les débats spontanés disparaissent et parallèlement l’interprétation devient une traduction orale en cabine des textes dont il est donné lecture. (2002: 204)

Dalle osservazioni di questi tre grandi studiosi, è possibile dedurre che la simultanea con testo implica l’attività di lettura e di traduzione, simultanee all’ascolto dello stesso testo, letto da un oratore; tuttavia, per esaminare meglio le sue caratteristiche e difficoltà, si fornirà un confronto con due attività simili ad essa, ma differenti per capacità coinvolte: l’interpretazione simultanea “ordinaria” e la traduzione a vista.

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17 1.1 La differenza con l’interpretazione simultanea

Citando la definizione fornita dalla DG Interpretazione, l’interpretazione simultanea è “un tipo di interpretazione che avviene in contemporanea con l’oratore”3: mentre infatti l’oratore

pronuncia il suo discorso, l’interprete in cabina traduce e restituisce contemporaneamente in lingua di arrivo (LA) quanto ascoltato in lingua di partenza (LP).

Nel 2010, Russo redige la voce enciclopedica dedicata all’interpretazione simultanea nell’ Handbook of Translation Studies e afferma che:

Simultaneous interpreting is a complex and cognitive ability used to serve communication between speakers from different linguistic and cultural backgrounds. It entails the oral transposition of a message from a source language (SL) into a target language (TL) while the message is being delivered […] The interpreter therefore has to listen to the speaker and produce his/her own speech at the same time.

Nell’attività della simultanea, prendendo spunto da quanto illustrato da Gerver, possono essere distinte 4 fasi:

procedura di input (Input procedures): il contenuto di partenza in LP (lingua di partenza) viene recepito dall’interprete e “immagazzinato”;

fase della memoria “operativa” o “di lavoro” (Operational or working memory): attraverso la memoria a breve termine, l’interprete recupera l’informazione “immagazzinata”;

fase di “decodifica” e “codifica” (decoding and encoding): il contenuto recepito in LP viene decodificato e immediatamente codificato in LA (lingua d’arrivo);

procedura di output (output procedures): il contenuto viene reso e “consegnato” in LA (1975: 125-126).

Se si tiene conto del modello degli sforzi presentato da Gile (1985; 1995: 94-98, 112), le capacità coinvolte in questo processo sono:

l’ascolto nella fase di input;

la memoria nella fase della memoria operativa, ma anche nel lasso di tempo che va dall’input alla decodifica;

la produzione nella fase di codifica e ovviamente di output;

3http://ec.europa.eu/dgs/scic/what-is-conference-interpreting/simultaneous/index_it.htm (consultato il 24/10/2015), corsivo

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Se si confrontano queste fasi e capacità al processo della simultanea con testo, è possibile evincere che:

 tutte le fasi corrispondono sia nell’ordine che nel contenuto, eccetto che per la fase della memoria: l’interprete deve sì recuperare l’informazione immagazzinata, ma a differenza della simultanea pura, il testo può essere “recuperato” se perso, in un certo senso, poiché è già di per sé “immagazzinato” sul foglio che l’interprete ha sotto gli occhi;

alle capacità già citate, si aggiunge quella della lettura, che le precede tutte: infatti, avendo il testo sotto gli occhi, l’interprete può e deve leggere quello che ascolta; in questo modo, come afferma Gile, è possibile constatare “[..] la réduction de l’effort de mémoire à court terme grâce à la présence visuelle du texte sous les yeux de l’interprète”. (1995: 112).

È necessario prestare attenzione a quanto appena riportato attraverso le parole di Gile: di primo acchito, si potrebbe dedurre che la capacità di memoria non è coinvolta, ma che sia invece sostituita in un certo senso dalla capacità di lettura. In realtà, Gile parla giustamente di réduction, non di assenza o sostituzione; infatti, per quanto l’interprete abbia il testo sotto gli occhi, la sua lettura non è indipendente, ma “vincolata” al discorso pronunciato dall’oratore: la lettura è “ritmata”(Gile, ibidem) dall’oratore, pertanto l’interprete non potrà leggere a suo ritmo, ma dovrà coordinare la lettura all’ascolto e di conseguenza anche la sua produzione. Questa differenza di ritmo nello sforzo della lettura caratterizzerà anche il paragrafo seguente.

1.2 La differenza con la traduzione a vista

A differenza della simultanea con testo, la traduzione a vista è stata oggetto di più studi che hanno cercato di fornirne una definizione e in alcuni casi, ne hanno analizzato le caratteristiche in modo approfondito;4.

Nel 1952 Jean Herbert la include nel suo Manuel de l’interprète, uno dei primi scritti dedicati alla riflessione sull’interpretazione di conferenza5 Nella parte dedicata all’interpretazione

simultanea, Herbert include, oltre allo chuchotage e “l’interprétation simultanée téléphonée”

4 LEE, J. (2012) sostiene che la traduzione a vista sia stata oggetto di pochi studi.

5 Per maggiori dettagli sui primi scritti circa l’interpretazione di conferenza, si rimanda a FALBO,C. La qualità nascosta dei

primi scritti sull’interpretazione di conferenze" in Benelli, G. e Tonini, G. (a cura di) (2006) Studi in ricordo di Carmen Sànchez

Montero. Trieste, EUT Edizioni Università di Trieste, vol. 1, 107-118, consultabile al link:

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(questa la denominazione fornita per indicare la simultanea ordinaria), anche la traduzione a vista, definendola come:

Cas particulier où l’interprète prend un texte qui lui était jusqu’alors inconnu et, soit directement, soit par téléphone, le «lit» dans une langue autre que celle dans laquelle ce texte est écrit, à la cadence d’une lecture normale sans traduction. (1952: 6)

Nel 1966, Irène Spilka la definisce invece come

[…] une des formes que peut prendre l’interprétation simultanée quand, par exemple, on soumet à l’interprète un texte qu’il n’a jamais vu et qu’il doit débiter dans une langue différente, soit en s’adressant directement à son auditeur, soit en parlant dans un microphone. (1966: 46)

Continuando a seguire le fasi descritte da Gerver (1975: 125-126), nella traduzione a vista è possibile notare che:

la procedura di input non è legata all’ascolto, ma alla lettura, poiché il testo è letto direttamente dall’interprete e non da un oratore;

 la fase della memoria occupa meno spazio nel processo, poiché avendo il testo sotto gli occhi e non essendoci un oratore a leggerlo, l’interprete può gestire autonomamente il testo;

la fase di decodifica e codifica hanno lo stesso ruolo presente nella simultanea, l’unica differenza è la possibilità di acquisire un proprio ritmo, mentre nella simultanea il ritmo è scandito dalla velocità d’eloquio dell’oratore;

 la fase di output corrisponde a quella presentata nella simultanea.

Quanto agli sforzi coinvolti, in base alla Théorie des efforts di Gile (1995: 111), abbiamo:

una capacità di ascolto sostituita dalla capacità di lettura;

lo sforzo della memoria è ridotto;

lo sforzo della produzione è “scandito” dal ritmo dell’interprete.

Si potrebbe considerare pertanto la traduzione a vista come un esercizio semplice. In realtà, il fatto di avere il testo sotto gli occhi non vuol dire che l’interprete possa sapere tutto quello che tradurrà, a meno che non abbia la possibilità di leggere il testo con tutta calma, prima dell’esercizio. La vera traduzione a vista, come ricordato anche da Herbert riguarda però la traduzione di testi mai letti prima; l’unico vantaggio che l’interprete può trarne è la mancanza dello sforzo dell’ascolto e quindi nessun problema di riconoscimento delle parole all’orecchio.

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da una resa fluida, che gli permetterà di poter scorrere con la vista verso l’unità di senso successiva, in modo da non esser mai colto di sorpresa. Tuttavia, nel caso di testi molto complessi, come ad esempio quelli giuridici, anche l’interprete più esperto potrebbe trovarsi davanti a difficoltà difficili da superare in un colpo d’occhio, per non parlare delle interferenze linguistiche che, come ricorda Gile (1995: 112), sono un ostacolo più frequente quando la lingua di partenza è stampata su carta. In questi casi, per quanto il ritmo possa essere gestito dall’interprete, non si potrà di certo lasciar passare diversi minuti prima di fornire una soluzione, poiché appunto non si tratta di un’attività di traduzione scritta, ma di traduzione a vista.

Paragonando la traduzione a vista alla simultanea con testo, l’unico vantaggio è quello dato dal ritmo, che non dipende da fattori esterni (la lettura di un oratore), ma è gestibile dall’interprete in modo autonomo.

Per questo, la traduzione a vista è considerata da molti studi un esercizio molto valido per la preparazione alla simultanea con testo6, così come per l’interpretazione consecutiva, la simultanea e l’apprendimento delle lingue in genere. Infatti, come affermato da Ballardini (1998), la traduzione a vista è “una tecnica […], a cavallo tra traduzione e interpretazione, di non facile esecuzione, che sollecita una preparazione adeguata”.

A differenza della simultanea con testo, la traduzione a vista costituisce parte integrante nella maggior parte delle formazioni offerte in Europa e altrove, con dei moduli specifici a essa dedicati non solo nell’ambito di corsi in laurea magistrale in interpretazione di conferenza, ma anche in corsi di laurea triennale, così come accade nell’ambito della laurea in Mediazione Linguistica Interculturale della SSLTI dell’Università di Bologna, per esempio.

1.3 Le difficoltà della simultanea con testo

Dopo aver quindi analizzato le differenze che intercorrono fra simultanea con testo, simultanea “ordinaria” e traduzione a vista, sempre seguendo gli schemi di Gerver si può dedurre che le fasi e i processi coinvolti nella simultanea con testo sono:

 la fase di input;

 una fase di memoria operativa a breve termine, ma ridotta, grazie all’ausilio del testo scritto (Gile,1995: 112);

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21

 la fase di decodifica in LP e codifica in LA;

 la fase di output.

Quanto agli sforzi coinvolti, secondo il modello di Gile:

 la lettura;

 l’ascolto;

 la memoria; seppur ridotta, essa è essenziale dal momento che il ritmo non è gestito dall’interprete, ma dalla velocità di lettura dell’oratore; è necessario fare affidamento sulla memoria a breve termine: l’interprete infatti non ha il tempo di tornare indietro e rileggere quanto precedentemente interpretato, se non in casi eccezionali, quali l’interruzione nell’eloquio da parte dell’oratore o fattori esterni (ad esempio, gli applausi del pubblico);

 la produzione, anch’essa scandita dalla lettura dell’oratore.

Da ciò si evince che le difficoltà poste dalla simultanea con testo riguardano la capacità di coordinare tutti questi sforzi simultaneamente ma soprattutto, elemento finora non emerso, la capacità di gestire l’imprevisto.

Seleskovitch e Lederer avevano già individuato entrambe le difficoltà nella loro Pédagogie raisonnée de l’interprétation (2002: 209) e avevano inoltre sottoposto un gruppo di studenti all’esercizio, proponendo soluzioni e incoraggiando l’insegnamento di tali tecniche nei corsi di studio. Senza riportare per intero quanto da loro scritto, è utile riassumere i risultati della loro esperienza.

Riguardo la capacità di coordinare gli sforzi simultaneamente:

 se l’ascolto è “facilitato” dalla lettura, non si può focalizzare l’attenzione soltanto sulla lettura, a discapito dell’ascolto; se così fosse, si tratterebbe di una traduzione a vista, che non tiene conto del discorso pronunciato dall’oratore;

 mentre si ascolta e si legge, si deve anche “immagazzinare” l’informazione e quindi utilizzare la propria memoria, sia perché non c’è tempo per rileggere quanto già reso, sia perché tradurre focalizzandosi solo sulla lettura, può generare il rischio del transcodage, facendo perdere il senso di quel che si traduce, nonché il rischio di interferenza linguistica (si pensi alla traduzione dal francese all’italiano ad esempio, dove il rischio di calchi è sempre molto alto);

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 l’attenzione quindi deve essere divisa fra tutti e quattro gli sforzi, al fine di assicurare una buona interpretazione.

Quanto alla gestione dell’imprevisto: in qualsiasi professione e circostanza, gli imprevisti non sono mai i benvenuti e di certo non sono facili da gestire. Nel caso della simultanea con testo, la prima causa di imprevisto è data dalla scelta dell’oratore di non seguire più il testo letto: infatti, è possibile che l’oratore, avendo già pronunciato quel testo più volte (si pensi a una campagna elettorale o a un discorso presidenziale), decida in un dato momento di non seguire più il testo e di parlare a braccio.

Si pensi inoltre al fatto che, molto spesso, l’oratore decide di scrivere il suo discorso per comodità, per non perdere il filo logico soprattutto quando ha a disposizione un lasso di tempo molto limitato (si pensi alle interrogazioni parlamentari o alle assemblee generali istituzionali, dove ai partecipanti è dato al massimo un minuto per un’osservazione o una manciata di minuti per presentare il proprio programma). In questi casi, succede frequentemente che l’oratore abbia costruito un discorso che eccede il tempo a disposizione; l’oratore ha quindi due soluzioni davanti a sé: leggere a un ritmo sostenuto, quasi impossibile da seguire anche per chi non ha bisogno di interpretazione oppure tagliare e giungere direttamente alla conclusione.

Di fronte all’imprevisto, l’interprete non può continuare a leggere e tradurre quello che ha sotto gli occhi, anche perché non sarebbe fedele all’oratore; per questo lo sforzo dell’ascolto non può essere soppresso a favore della lettura e/o della resa, poiché imprescindibile. Per queste ragioni, la prima volta che ci si imbatte in una simultanea con testo, si è come storditi dall’insieme degli sforzi da gestire; si finisce per non riuscire a capire su cosa concentrarsi e come poter restituire quanto letto e/o ascoltato. Se quindi all’inizio ci si sente sicuri grazie alla possibilità di avere il testo sotto gli occhi, si capisce piano piano che in realtà è molto più difficile, se non peggio.

Un altro imprevisto è dato dalla consegna del testo a ridosso dell’intervento o, peggio ancora, dalla mancata consegna: in quel caso, l’interprete non potrà far altro che contare sul suo ascolto e sulle sue competenze, cercando di fornire una resa quanto più completa, pur consapevole che non si potrà tradurre per filo e per segno quanto ascoltato, poiché non ve ne sarà il tempo: infatti, come affermato da Seleskovitch e Lederer (2002: 204), “traduire au rhythme de 2 minutes la page de 250 mots signifierait traduire en une journée de travail un ouvrage de 180 pages”.

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Anche Ballardini, evoca tutte le difficoltà già citate; se in Pédagogie de l’interprétation, il focus è sugli studenti, in questo caso il focus è maggiormente sugli interpreti professionisti. Anche in questo caso, si evidenzia la difficoltà del compito, resa tale

dalla necessità di sincronizzare le diverse fasi operative. L’interprete, in teoria, dovrebbe nello stesso tempo ascoltare il discorso, seguire la relazione scritta e produrre la versione finale tenendo il passo dell’oratore per non arrivare “fuori tempo massimo” nella fase conclusiva dell’intervento, che spesso è ad effetto. Tutto ciò, com’è ovvio, non è semplice da realizzarsi, sia perché ascoltare con attenzione di per sé è faticoso, sia perché la lettura del relatore è di solito più veloce, meno ridondante di un discorso pronunciato a braccio, sia, ancora, perché lo sforzo di lettura ha un effetto perturbatore sull’ascolto, il quale entra a sua volta in concorrenza con la lettura (1998: 6)

Pertanto, per evitare che il testo scritto da risorsa preziosa si trasformi in “elemento di disturbo” (Ballardini, ibidem), è innegabile la necessità di un metodo, da affiancare all’esperienza e alla pratica.

L’esperienza e la pratica permetteranno all’interprete:

 di poter ben ripartire l’attenzione tra i 4 sforzi, in modo da non perdere eventuali cambi di programma da parte dell’oratore;

 qualora in alcuni passaggi o per tutta la durata del testo la rapidità dell’oratore fosse eccessiva, una grande esperienza permetterà all’interprete di abbandonare il testo e di interpretare il testo come se si trattasse di una simultanea ordinaria;

 una buona pratica di traduzione a vista e di simultanea ordinaria permetteranno all’interprete di capire cosa omettere, quando la velocità sarà troppo elevata e come non perdere il filo sul foglio, pur omettendo alcune piccole unità di senso, per rimanere al passo nella lettura con quanto ascoltato.

Quindi, come sostenuto da Ballardini:

Spetta all’interprete, dunque, valutare caso per caso quale importanza attribuire al testo di cui dispone in cabina, quale beneficio può trarne la sua prestazione. Si tratta per lui di sapere affrontare una serie di evenienze estremamente variabili, di gestirle nel modo più appropriato, cercando sempre di applicare la legge del minimo sforzo e della massima efficacia. (ibidem)

La scelta di non usufruire del testo, seppur spiacevole, è frequente; anche Ballardini conferma che, per tutte le ragioni sopra enunciate,

l’interprete preferisce spesso lavorare unicamente ad orecchio, facendo astrazione del supporto scritto, riservandosi la possibilità di ricorrervi in caso di bisogno (cifre, nomi geografici o di persone, sigle ecc.) o chiedendo eventualmente la collaborazione del collega

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24

a fianco. Sempre che detto collega sia ben disposto o non stia studiando un altro documento. (ibidem)

Infatti, sebbene la collaborazione fra colleghi di cabina sia un valore trasmesso durante la formazione, allo stesso tempo è necessario imparare a contare sulle proprie forze, in modo da essere capaci di gestire le situazioni più difficili anche quando non si dispone di un aiuto esterno.

Nel caso della simultanea con testo, quando il testo viene consegnato a ridosso dell’intervento o a intervento iniziato, abbiamo già affermato che l’interprete non potrà far altro che contare sulle sue competenze; quando tuttavia il testo viene consegnato prima, anche solo dieci minuti prima, c’è solo una competenza che potrà permettere all’interprete di usufruirne al meglio: conoscere un metodo valido per analizzarlo rapidamente.

Seleskovitch e Lederer illustrano questo metodo in modo completo: si tratta della preparazione del testo.

La preparazione del testo fa parte delle strategie di anticipazione che l’interprete può adottare nel suo lavoro, e non è un caso se nell’opera di Gile (1995), il paragrafo sulla simultanea con testo sia proprio seguito dalla strategia dell’anticipazione.

Preparare un testo per la simultanea vuol dire essere capaci, in un lasso di tempo molto ristretto, di:

 poterlo leggere preventivamente e coglierne il senso;

 capire quali potrebbero essere le parti da omettere qualora la velocità fosse sostenuta;

 soprattutto, chiarire il significato di alcuni termini o espressioni sconosciuti.

Lo scopo è quello, appunto, di far sì che il testo resti una risorsa preziosa, che aiuti quanto più possibile l’interprete. Si tenga però conto del fatto che:

1. queste operazioni necessitano però di tempo;

2. analizzando il testo, capiterà indubbiamente di annotarlo, ma il foglio dovrà rimanere quanto più ordinato possibile, in modo da non intralciarne la lettura durante l’interpretazione.

Se a ciò si aggiunge la necessità di agire in un lasso di tempo molto ristretto, va da sé che effettuare correttamente tutte queste operazioni non è scontato.

Eppure, come si dimostrerà nel capitolo successivo, la simultanea con testo non è una tecnica immaginaria, ma è utilizzata in molti ambiti.

(25)

25

CAPITOLO SECONDO

2. L’impiego della simultanea con testo: teoria, pratica e

esperienze

2.1 L’esperienza alla Corte di Giustizia dell’UE

Come anticipato nell’introduzione, l’idea di questa tesi nasce da un’esperienza vissuta presso la Corte di Giustizia dell’Unione Europea (CGUE) nel dicembre del 2012, nell’ambito di un altro progetto di tesi. Durante i due giorni di visita, è stato possibile osservare da vicino il lavoro degli interpreti del dipartimento di italiano, nonché il lavoro dei giuristi linguisti, dal momento che l’elaborato precedente si concentrava maggiormente sulla terminologia. Grazie a un’apposita autorizzazione, nonché alla disponibilità degli interpreti stessi, è stata analizzata la loro attività prima e durante le udienze; durante queste ultime, è stata inoltre data l’opportunità di effettuare “cabina muta”. Da queste attività sono emersi molti aspetti, che esamineremo qui di seguito.

Nella fase precedente l’udienza, gli interpreti hanno accesso al fascicolo di causa, ossia a tutti i documenti necessari alla preparazione dell’udienza da parte di giudici e difensori. Oltre agli atti processuali, relazioni e verbali di udienza, possono essere incluse osservazioni e risposte delle parti, anche sotto forma di moduli “domanda e risposta”, che facilitino la comprensione della questione. Il fascicolo è messo a disposizione degli interpreti proprio per permettere loro di prepararsi sul caso, comprendere la natura del contenzioso e prepararsi dal punto di vista terminologico.

Nel corso delle udienze, molteplici sono stati gli aspetti rilevati, tra cui la difficoltà dovuta non solo alla terminologia giuridica (impossibile da gestire senza lo studio del fascicolo di causa o senza una grande esperienza nel campo), ma anche alla particolarità degli argomenti trattati nelle udienze (nello specifico, pagamento di dazi doganali per la prima udienza; quanto alla seconda, l’utilizzo di un particolare tipo di cera di paraffina nella fabbricazione di candele, di cui già si è accennato nell’introduzione). Particolare è inoltre la struttura dell’udienza, costituita da speciali formule di apertura e chiusura, così come il ruolo di figure quali l’usciere d’udienza o il cancelliere.

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Tutti gli aspetti sono stati oggetto di discussione nel lavoro precedente; oltre a questi, si aggiungono le specificità della cabina di interpretazione, di cui si discuterà nuovamente nel quarto capitolo di questo elaborato, nonché la simultanea con testo, di cui si parlerà qui di seguito.

Nelle udienze seguite, la simultanea con testo ha costituito il 90% del servizio fornito dagli interpreti, i quali hanno interpretato le arringhe lette dai difensori, avendo il testo a disposizione. Circa le arringhe, agli avvocati sono fornite delle raccomandazioni direttamente dalla Direzione Interpretazione, disponibili on line all’indirizzo:

http://curia.europa.eu/jcms/jcms/Jo2_12354/conseils-aux-plaideurs.

Nelle raccomandazioni, si consiglia ai difensori di esprimersi liberamente, evitando la lettura di testi, poiché un testo letto rende il lavoro degli interpreti più difficile. Tuttavia, qualora si decidesse di utilizzare un testo scritto, si consiglia di inviarlo in anticipo via mail, in modo che gli interpreti possano consultarlo nella fase di preparazione dell’udienza. Viene assicurato che il testo non sarà divulgato a terzi, ma che verrà utilizzato esclusivamente dagli interpreti per assicurare un servizio migliore.

Una delle raccomandazioni che colpisce particolarmente è la seguente: “all’udienza solo gli interventi effettuati davanti ai giudici saranno oggetto di fedele interpretazione simultanea”. La definizione “interventi effettuati davanti ai giudici” non è chiara, ma lascerebbe intendere che il testo fornito è una base su cui lavorare, ma che non sarà l’oggetto principale dell’interpretazione simultanea. Pertanto, a far fede non sarà la traduzione a vista effettuata, ma l’interpretazione simultanea di quanto pronunciato davanti ai giudici. Allo stesso tempo, si potrebbe dedurre che gli interpreti non si limiteranno a tradurre a vista il testo fornito, senza ascoltare l’oratore, ma seguiranno sia il testo scritto che il discorso orale, dando precedenza a quest’ultimo, proprio come nella simultanea con testo.

Infine, nelle raccomandazioni seguono altri consigli, tra cui il pronunciare chiaramente e lentamente citazioni, riferimenti, numeri, acronimi ecc.

Oltre all’esperienza sul campo, sono stati inoltre somministrati questionari a domanda aperta ai funzionari interpreti, ai funzionari giuristi linguisti e agli interpreti tirocinanti presso la CGUE1.

1 Tutti i questionari sono consultabili nell’appendice della tesi POLLICE A. (2013) Le domaine judiciaire et

l’interprétation simultanée : étude d’un binôme complexe mais possible depuis toujours. Haute École de

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Nel questionario sottoposto agli interpreti funzionari della Corte, sono state rivolte domande circa la simultanea con testo.

In risposta, gli interpreti affermano che, contrariamente alle raccomandazioni, i testi sono talvolta forniti al massimo 10 minuti prima della conferenza. Quanto alla loro utilità, non è sempre facile seguire il testo, perché un discorso scritto è di solito ponderato, elaborato, quindi difficile da tradurre simultaneamente. Può tuttavia essere utile per le citazioni che riguardano sentenze, legislazione, ma è necessario sempre prendere le dovute distanze, per non incorrere in calchi, soprattutto quando le lingue in questione fanno parte dello stesso ceppo linguistico. Non essendo una pratica che viene esercitata durante il corso di studi come la consecutiva e la simultanea, alcuni interpreti hanno affermato che non è stato facile per loro abituarvisi e che a volte, data la velocità con cui gli oratori leggono e la frequenza con cui saltano punti del discorso, preferiscono mettere da parte il testo, concentrandosi solo su quanto pronunciato dall’oratore.

2.2 L’impiego della simultanea con testo nei tribunali italiani ed europei

Numerose ricerche sembrano indicare che il caso della simultanea con testo applicata all’ambito giudiziario europeo non sia stato oggetto di nessuno studio. A ciò si aggiunge il fatto che l’interpretazione simultanea in ambito giudiziario è di per sé un ambito di nicchia poiché, stando a quanto appreso dalle fonti che verranno citate, le modalità di interpretazione più utilizzate in questo campo sembrano essere la consecutiva breve, con o senza note, e la simultanea in forma sussurrata, ossia lo chuchotage.

Il progetto di ricerca ImPLI (Improving police and legal interpreting) condotto dal consorzio UNITI (Charles University - Praga, Fachhochschule Köln - Colonia, Heriot-Watt University – Edimburgo, ISIT – Parigi, Lessius University – Anversa, DIT-SSLTI Università di Bologna – Forlì), finanziato dalla Commissione Europea, ha analizzato, tra numerosi aspetti, le modalità di interpretazione utilizzate nei sei paesi europei delle università partecipanti, concludendo che:

la simultanea è utilizzata, ma nella forma di chuchotage e in determinate fasi del procedimento;

Per comodità, nell’appendice del presente elaborato vengono riportati soltanto i questionari sottoposti agli interpreti (§Appendice I) e ai tirocinanti (§Appendice II).

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 la consecutiva è la modalità più diffusa, più nella forma senza note, perché spesso gli interpreti chiamati non conoscono la tecnica di presa di note;

 la traduzione a vista è utilizzata nella fase delle indagini preliminari, per tradurre documenti scritti;

 l’utilizzo dell’interpretazione in remoto si diffonde sempre più e il relais è utilizzato solo quando non è possibile nominare un interprete che lavori da e verso le due lingue coinvolte nel procedimento, oppure in altri casi particolari2.

A parte questo studio, la maggior parte degli articoli accademici dedicati alle modalità di interpretazione utilizzate in ambito giudiziario si concentra sul contesto statunitense, più che sulla realtà europea; anche gli studi statunitensi confermano che la modalità più utilizzata è la simultanea, ma nella forma di chuchotage:

L’interpretazione simultanea (solitamente nella forma sussurrata conosciuta anche come

chuchotage) viene utilizzata per permettere all’imputato alloglotta di seguire il

dibattimento quando le altre parti non si rivolgono direttamente a lui, per esempio durante tutte le testimonianze (Hewitt, 1995: 32-34; Gonzalez, Vasquez e Mikkelson 1991: 163). A tale proposito è importante rilevare che la tecnica della simultanea è particolarmente rilevante nell’interpretariato giudiziario. (Garwood, Preziosi, 2013: 84).

In una nota, Garwood e Preziosi (ibidem) spiegano inoltre che sul sito dei Tribunali Federali degli Stati Uniti, nella pagina dedicata alle competenze di un interprete in ambito giudiziario, la tecnica dell’interpretazione simultanea viene definita come la più utilizzata in aula. L’interprete deve infatti dimostrarsi “adept at simultaneous interpretation, which is the most frequent form of interpretation used in the courtroom, and in consecutive interpretation and sight translation”3.

Come Preziosi e Garwood, anche Mikkelson (2000: 73) conferma che la forma di chuchotage è quella più utilizzata e aggiunge che la vera simultanea in cabina è raramente utilizzata.

Edwards (1995), nel paragrafo dedicato alle diverse modalità di interpretazione utilizzate,

2 http://www.isit-paris.fr/wp-content/uploads/2014/11/IMPLI_Final_Report.pdf (ultima consultazione:

27/12/2015)

3 http://www.uscourts.gov/services-forms/federal-court-interpreters/interpreter-skills (Ultima consultazione:

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afferma che “The 4th configuration is an interpreting booth, familiar to conference interpreters, which may sometimes be set up in courtroom, by the court, for large, long trials”. (1995: 79). De Jongh (1992: 45) afferma presso i tribunali americani, l’interprete lavora per la maggior parte del tempo in simultanea; tuttavia, non viene fatto alcun riferimento all’utilizzo della cabina di interpretazione.

Tornando al contesto europeo, al di fuori delle fonti accademiche, l’unica che fa riferimento all’impiego dell’interpretazione simultanea in cabina in ambito giudiziario il sito del Tribunale Penale Internazionale per l’ex-Jugoslavia4. Conosciuto con l’acronimo inglese ICTY o francese

TPIY, si tratta di un organo giurisdizionale ad hoc istituito dalle Nazioni Unite per giudicare i crimini commessi durante i conflitti che negli anni ’90 colpirono i Balcani e più precisamente: la Croazia (1991-1995), Bosnia e Erzegovina (1992-1995), il Kosovo (1998-1999) e l’ex Repubblica Jugoslava di Macedonia (2001)5.

Presso tale Tribunale, vengono impiegate nei processi, oltre all’ inglese e francese, lingue ufficiali, anche il bosniaco-serbo-croato, l’albanese e il macedone. Di conseguenza, le aule di tribunale sono dotate di cabine fisse, come presso la CGUE.

Oltre a queste due istituzioni, le altre sedi giuridiche in Europa sono la Corte Internazionale di Giustizia (ICJ in inglese o CIJ in francese), la Corte Penale Internazionale (ICC in inglese, CPI in francese), la Corte europea dei Diritti dell’Uomo, la Corte EFTA, il Tribunale Internazionale del diritto del mare, la Corte permanente di arbitrato e l’Organo di conciliazione (DSB) dell’Organizzazione mondiale del commercio. Secondo le ricerche effettuate per la redazione di questa tesi sembrano mancare studi specifici e informazioni dettagliate sul servizio di interpretazione fornito presso tali istituzioni. Tuttavia, attraverso i siti internet ufficiali delle istituzioni, le testimonianze e le interviste a interpreti disponibili online viene spesso citata la disponibilità di cabine fisse per l’interpretazione simultanea.

Passando adesso a un’analisi della realtà italiana, si riscontra il medesimo problema rilevato in precedenza: sebbene nell’ambito dell’interpretazione di trattativa il dominio giudiziario sia oggetto di numerosi studi, così come affermato da Garwood in Russo, Mack (2005: 149), è difficile reperire studi che si concentrino sull’interpretazione simultanea in tribunale. Anche

4 http://www.icty.org/en/about/registry/translation-and-interpretation (ultima consultazione: 27/12/2015)

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effettuando ricerche attraverso i siti internet dei singoli tribunali, non vi è nessuna informazione specifica circa le modalità di interpretazione a cui si fa ricorso nelle udienze e nelle fasi preliminari, né circa la presenza di cabine nelle aule.

Tuttavia, Ballardini afferma “In Italia, le aule di tribunale non sono solitamente attrezzate per la simultanea, la quale appare soprattutto nella forma di chuchotage e solo dall’italiano verso la lingua straniera”. (2005: 170)

Ballardini aggiunge:

Dans la plupart des cas, en Italie, les salles d’audience où se déroulent les débats ne sont pas équipées pour l’interprétation simultanée, ce qui peut surprendre si l’on songe que cette modalité a fait ses classes, pour ainsi dire, précisément dans le cadre d’un « grand procès » international, celui de Nuremberg. Il n’est pas rare en effet, surtout pendant les interrogatoires à l’audience, que l’on interprète à voix haute suivant une technique proche de la simultanée, mais sans équipement (microphone et écouteurs). A cet égard, il est souhaitable que la justice pénale italienne renoue au plus tôt avec l’expérience technique inaugurée au niveau international il y a plus de soixante ans. (2012: 183).

2.3 L’impiego nell’ambito pubblico/privato: risultati di un sondaggio

Si è ritenuto necessario capire quanto davvero la simultanea con testo sia utilizzata nei restanti contesti del settore pubblico e nel settore privato. Le esperienze di professori e interpreti professionisti raccolte in ambito accademico hanno più volte confermato che la simultanea con testo non viene praticata soltanto presso la CGUE. Per dimostrarlo, si è deciso di procedere alla creazione di un questionario (§ Appendice III), con l’idea di sottoporlo a interpreti operanti in più ambiti.

Una richiesta di collaborazione è stata inviata a dieci associazioni: Associazione Interpreti di Bolzano (AIB), Associazione Italiana Traduttori e Interpreti (AITI), Associazione Italiana Traduttori e Interpreti Giudiziari (AssITIG), Associazione Milano Interpreti (AMI), Associazione Nazionale Traduttori e Interpreti (ANITI), Associazione Traduttori e Interpreti del Ministero dell’Interno (ANTIMI), Assointerpreti, Consorzio Romano Interpreti (CRIC), Interpreti di Conferenza Firenze e TradInfo. La stessa è stata inoltre inviata a 19 interpreti, contattati tramite i loro siti personali disponibili online.

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La domanda è stata accolta positivamente dalle 4 AITI, Associazione degli Interpreti di Bolzano, TradInfo, dal consorzio CRIC e da quasi tutti gli interpreti, per un totale di 43 risposte ottenute, consultabili nel loro insieme in appendice (§ Appendice IV).

Gli interpreti hanno potuto rispondere al questionario in modo anonimo, indicando semplicemente gli anni di esercizio e gli ambiti di lavoro.

Figura 1 Prime domande rivolte; l’asterisco indica che la risposta è obbligatoria

Il modulo online ha creato un riepilogo dei risultati ottenuti per ogni domanda, attraverso grafici:

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Fra le opzioni è stato incluso l’ambito giudiziario, nella speranza di ottenere maggiori informazioni rispetto a quanto appreso dagli studi e dai siti internet citati nel paragrafo 2.2. A questi quesiti sono seguite 9 domande sulla simultanea con testo; ad alcune domande è stato assegnato l’obbligo di risposta, poiché a seconda dell’opzione di risposta scelta, il modulo online avrebbe presentato una serie di domande volte a approfondire l’argomento o a giustificare la scelta.

Nel caso di questa domanda ad esempio, la scelta dell’opzione “raramente” “spesso” o “molto spesso” comportava un’ulteriore domanda sul testo ricevuto.

Figura 3 Prima domanda sottoposta, con obbligo di risposta.

Qui di seguito i risultati:

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Figura 5 Risultati domanda n°4

Figura 6 Risultati domanda n°5

Anche se in questo riepilogo non è visibile, nel questionario si è preferito inserire una definizione di “simultanea con testo”, dal momento che come spiegato nel capitolo primo, si tratta di una denominazione non comunemente riconosciuta. Coloro che hanno risposto “mai” o “raramente”, sono stati indirizzati direttamente alla domanda n°11:

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Per coloro che avrebbero invece risposto “qualche volta”, “spesso” o “molto spesso”, sono state previste ulteriori domande:

Figura 8 Risultati domanda n°6

Figura 9 Risultati domanda n°7

Oltre ai grafici riepilogativi, il modulo online ha permesso di estrapolare le risposte per soggetto intervistato, consentendo così un’analisi “incrociata” dei risultati ottenuti.

Sulla base dei risultati finora presentati e dell’estrapolazione si evince che:

 in generale, gli interpreti ricevono raramente il testo dei discorsi pronunciati, ma quando ciò accade il testo è fornito all’inizio della conferenza;

 chi ha affermato di lavorare nell’ambito giudiziario (10 su 43), ha anche dichiarato di lavorare come interprete da più di 10 anni o da 3 a 10 anni. Di questi interpreti, 2 hanno dichiarato di non aver mai praticato la simultanea con testo;

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 i 2 interpreti che hanno affermato di praticare la simultanea con testo in ambito giudiziario hanno affermato di impiegare questa pratica spesso o molto spesso; tuttavia, gli stessi hanno affermato di utilizzarla anche durante conferenze del settore pubblico e privato;

 chi ha dichiarato di impiegare raramente la simultanea con testo (15 interpreti su 43), ha motivato la risposta affermando che il testo è un elemento di disturbo, se ricevuto poco prima (78,6% dei casi).

Qui di seguito verranno illustrate le risposte di chi ha affermato di praticare la simultanea con testo da qualche volta a molto spesso:

Figura 10 Risultati domanda n°6

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Figura 12 Risultati domanda n°8

Figura 13 Risultati domanda n°9

I risultati dimostrano che la simultanea con testo è una pratica in generale poco adoperata, ma utilizzata maggiormente nel settore pubblico, piuttosto che nel privato: effettivamente, osservando semplicemente la realtà attraverso i telegiornali o video disponibili online, capita spesso di vedere oratori come ministri, presidenti e altre autorità pronunciare un discorso sulla base di un testo scritto.

Ulteriori dati sono forniti dai commenti che gli interpreti del questionario hanno potuto inviare alla fine della compilazione; ad esempio, un interprete ha affermato di lavorare in Vaticano, dove molto spesso e con molto anticipo, vengono forniti i testi agli interpreti, “anche perché contengono molte citazioni della Bibbia o delle Encicliche che richiedono una lunga preparazione.” In questo caso il testo è “assolutamente indispensabile per garantire una buona preparazione, anche perché il pubblico che ci ascolta è quasi sempre molto colto6”.

Altri interpreti hanno dichiarato di ricevere raramente i testi degli interventi: uno di loro ha affermato che molto dipende dalle conferenze; altri tre interpreti hanno invece fatto riferimento all’utilizzo di presentazioni Powerpoint® sulle quali, afferma un interprete, “l’oratore parla a braccio”.

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Tuttavia, quando gli interpreti dispongono del testo, lo utilizzano appieno. Essi lo leggono rapidamente dall’inizio alla fine, annotano le soluzioni traduttive già note che potrebbero creare difficoltà e cercano il significato dei termini sconosciuti. Tutte queste attività contribuiscono alla “preparazione” del testo, operazione che il 91,7% riesce a effettuare; chi invece non annota nulla sul testo, afferma che non ha abbastanza tempo per farlo.

Nei commenti è stato evidenziato che spesso le opzioni di risposta non erano soddisfacenti e che sarebbe stato meglio fornire per ogni domanda una distinzione fra settore privato e pubblico. In effetti, analizzando le risposte, ci si rende conto di come sarebbe stato possibile ottenere risultati più chiari: ad esempio, chiedendo di rispondere sulla sola base della realtà italiana, oppure creando tre questionari diversi, uno per il settore privato, uno per il settore pubblico e l’altro per l’ambito giudiziario.

Le difficoltà nell’ideazione di un questionario sono molteplici: c’è bisogno di ponderare bene l’ordine delle domande; le opzioni di risposta devono poter soddisfare tutti i casi e devono essere prive dell’influenza legata ai risultati che si spera di ottenere. In questo caso in particolare, un’altra difficoltà è stata racchiudere in un solo questionario più oggetti di indagine (la simultanea con testo, le tecnologie, le norme ISO, etc.). Si sarebbe potuto limitare il questionario alla sola simultanea con testo, ma dal momento che la presente tesi propone l’applicazione della tecnologia a questa tecnica e che il parere di chi lavora sul campo conta molto più di qualsiasi teoria, si sarebbe persa una grande opportunità. Allo stesso modo, creare un questionario con domande aperte e diviso per ambito di lavoro avrebbe forse permesso di ottenere risultati migliori, ma avrebbe reso il questionario più lungo e faticoso da compilare, con il rischio di una minor collaborazione a causa del tempo richiesto; per questo motivo, si è deciso di optare per la formula a risposta multipla.

Tuttavia, questo non vuol dire che il questionario somministrato non possa essere migliorato; qualora vi sia la possibilità di ripetere lo studio, le proposte degli interpreti consentiranno sicuramente di creare una formula di somministrazione migliore, capace di generare risultati ancor più precisi.

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CAPITOLO TERZO

3. Le tecnologie dell’informazione e della comunicazione

3.1 Le TIC e la comunicazione linguistica

Grazie all’utilizzo delle nuove tecnologie, la comunicazione linguistica ha compiuto grandi progressi, a partire dall’apprendimento delle lingue stesse: infatti, sono numerosi oggi i supporti multimediali dedicati a quest’attività, che non è più così vincolata a dizionari cartacei, lezioni frontali o corsi di lingua in fascicoli come una volta. Oggi, nell’ambito scientifico, si parla comunemente di Computer-Assisted Language Learning (CALL), ossia “the search for and study of applications of the computer in language teaching and learning” (Levy, 1997: 1).

Per l’apprendimento delle lingue, il Quadro Comune Europeo di Riferimento per la Conoscenza delle Lingue1 individua tre competenze necessarie: la comprensione, lo scritto, il parlato. Già con l’avvento della registrazione su nastro, la tecnologia permise di migliorare le competenze della comprensione e del parlato, perché rese il materiale necessario per l’ascolto alla portata di tutti coloro che non avevano la possibilità di ricevere insegnamento da un madrelingua; il progresso tecnologico legato alle due competenze ha ovviamente contribuito a migliorare anche la competenza scritta.

Successivamente, il computer e i supporti CD hanno sostituito audio e videocassette. Tuttavia, nonostante la novità apportata da questi strumenti, Internet è stato ed è tuttora il mezzo che ha rivoluzionato maggiormente l’apprendimento linguistico. D’Angelo afferma:

Le connessioni ad Internet ad alta velocità hanno inoltre permesso ai docenti di accedere a materiali multimediali autentici, facilitando l’interazione in tempi reali tra parlanti in ogni parte del mondo e conducendo a una trasformazione oramai irreversibile degli scenari educativi [...] (2012: 12)

Se prima era stato possibile diffondere l’utilizzo di materiale “autentico” attraverso” cassette audio, video o cd, oggi Internet permette di annullare ogni distanza e di comunicare direttamente con chiunque si voglia. Attore di questo progresso è la tecnologia voIP (Voice

Figura

Figura 2 Riepilogo delle risposte ottenute
Figura 6 Risultati domanda n°5
Figura 9 Risultati domanda n°7
Figura 12 Risultati domanda  n°8
+7

Riferimenti

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